Scrittore russo (Jasnaja Poljana, Tula, 1828

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Scrittore russo (Jasnaja Poljana, Tula, 1828
Biografie
Scrittore russo (Jasnaja Poljana, Tula, 1828 - Astapovo 1910).
La madre, principessa Marija Nikolaevna Volkonskaja, scomparve quando Tolstoj non aveva
ancora due anni. Nel 1837 morì improvvisamente anche il padre, conte Nikolaj Il'i?. Educatrice
del futuro scrittore, dei suoi tre fratelli maggiori e della sorella minore divenne una loro lontana
parente, Tat'jana Aleksandrovna Ergol'skaja, cui Tolstoj fu sempre legato da particolare affetto.
Nel 1841 Tolstoj si trasferì con la famiglia a Kazan'. Qui ebbe inizio la sua vita autonoma.
Nel settembre 1844, dopo due anni e mezzo di preparazione, venne ammesso in quella
università , dapprima alla sezione orientale (araba e turca) della facoltà di filosofia, poi, non
avendo sostenuto gli esami del primo corso, alla facoltà di giurisprudenza. Al terzo anno di
corso Tolstoj studiò con grande interesse, fatto non privo di rilievo nel suo sviluppo spirituale, il
Nakaz (Ordinanza) di Caterina II in raffronto a De l'esprit des lois di Montesquieu. Nell'aprile
1847 lasciò l'università senza avere ultimato gli studi e fece ritorno a Jasnaja Poljana, passando
dalla vita studentesca a quella del proprietario terriero. Per 4 anni Tolstoj visse in modo vario e
disordinato tra la tenuta di Jasnaja Poljana, Pietroburgo e Mosca: tentò nuovamente gli studi
universitari, aprì (nel 1849) una scuola per i figli dei suoi contadini, provò la carriera burocratica
a Tula, partecipò alla vita mondana senza rifuggire dalle sregolatezze proprie a un aristocratico
giovane e ricco. Proseguì intanto il Diario che aveva cominciato nel 1846-47, opera ricca non
d'impressioni esteriori, ma di riflessioni, di regole di condotta, di attenta osservazione del proprio
comportamento. Si avvertono i risultati delle letture di Rousseau e di Sterne. Il 25-III-1851
Tolstoj annota nel suo Diario il proposito di scrivere la Storia della giornata di ieri. Questo
racconto, cui Tolstoj attese il 26-28 marzo, contiene i germi della futura analisi psicologica e
della filosofia morale tolstoiana. Nel 1851, anno in cui comincia anche Infanzia, Tolstoj si
determina quindi per la prima volta come scrittore.
Al principio del maggio 1851 Tolstoj partì per il Caucaso dove rimase sino al 1854, partecipando
alle azioni belliche contro le popolazioni montane. Nel Caucaso scrisse Infanzia e Adolescenza,
opere di carattere autobiografico, e i racconti L'incursione e Ricordi di un marcatore, e iniziò il
Romanzo di un proprietario russo (sulla cui base in seguito fu scritto il Mattino di un proprietario,
1856), il racconto Il taglio del bosco e il romanzo I cosacchi. Nel settembre 1852 nella rivista
««Il Contemporaneo»», di cui direttore era allora il poeta N. A. Nekrasov, apparve il primo
scritto di Tolstoj, Infanzia, accolto dalla critica con molto favore. L'incursione e Adolescenza,
pubblicate sempre nel «Contemporaneo», non fecero che rafforzare la fama del giovane
scrittore.
Di ritorno dal Caucaso Tolstoj, dietro sua richiesta, fu trasferito nell'armata danubiana che
combatteva contro i turchi e, nel novembre 1854, fu inviato a Sebastopoli, dove prese parte
attiva alla guerra di Crimea e alla difesa della città . A Sebastopoli egli fu testimone del coraggio
e dell'abnegazione dei soldati russi. «Ai tempi dell'antica Grecia non ci fu tanto eroismo»,
scriveva al fratello, e ringrazia Dio di «vivere in un tempo così glorioso». Nel numero di
settembre 1855 del «Contemporaneo» Tolstoj pubblicò, insieme con il Taglio del bosco, il primo
dei suoi Racconti di Sebastopoli, ossia Sebastopoli nel dicembre 1854, cui fecero seguito
Sebastopoli nel maggio 1855 e Sebastopoli nell'agosto 1855.
Lo sviluppo spirituale di Tolstoj è originale e complesso. Un pensiero del Diario della fine del
1854 testimonia della direzione e dello stato del suo pensiero in quell'epoca. Tolstoj parla di una
«idea grande, enorme» cui egli si sente capace di dedicare tutta la vita: «Questa idea è la
fondazione di una nuova religione corrispondente allo sviluppo dell'umanità , la religione di
Cristo, ma purificata dalla fede e dal mistero, una religione pratica che non prometta una
beatitudine futura bensì che dia la beatitudine sulla terra». Questa inquietudine, questa
insoddisfazione, quest'ansia d'attuazione dell'«idea grande, enorme» di una nuova «religione»
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terrena non permettono a Tolstoj di fissarsi in uno stato o livello della vita sociale. Anche la vita
militare, come già quella dello studente e del proprietario, lo stanca. Nel 1855 annota nel Diario
: «La carriera militare non è fatta per me e quanto prima ne levo le gambe per darmi
interamente a quella letteraria, tanto meglio sarà ». Alla fine del novembre 1856 Tolstoj va in
congedo con il grado di sottotenente.
La posizione di Tolstoj nella letteratura del suo tempo fu particolarissima. La critica, sia quella
estetizzante sia quella democratico-rivoluzionaria, lo accolse subito con calore. ?ernyševskij
parlò, a proposito del giovane Tolstoj, di una «profonda conoscenza dei moti segreti della vita
psichica», di una straordinaria capacità di raffigurare la «dialettica dell'anima» e indicò la
«immediata purezza del sentimento morale» come altro tratto caratteristico dell'opera dello
scrittore. Ma neppure la vita del letterato poteva soddisfare Tolstoj. Entrato nel gruppo che
faceva capo alla rivista democratica «Il Contemporaneo» (in cui maturava proprio allora un
processo di differenziazione tra gli elementi politicamente più avanzati con a capo ?ernyševskij
e quelli moderati liberali, tra cui Turgenev), ben presto si trovò isolato e deluso in quell'ambiente
di politici e di intellettuali, anche se per breve tempo si avvicinò all'ala liberale ed estetizzante
(Annenkov, Družinin e Botkin). In una lettera del 1857 Tolstoj scrive: «Grazie a Dio non ho dato
retta a Turgenev il quale mi dimostrava che un letterato dev'essere soltanto un letterato. Questo
non era nella mia natura». Tolstoj restò fuori dei raggruppamenti politici e ideologici del suo
tempo. «La mente che io posseggo e che amo negli altri – scrisse nel 1857 – è quella per cui
l'uomo non crede a nessuna teoria; conducendole oltre le distrugge tutte e, senza compierle, ne
costruisce di nuove». Questo radicale atteggiamento antidogmatico e anti-intellettualistico si
riflette in ogni ricerca tolstoiana di una linea di comportamento storico-sociale e di un'idealità cui
ispirarla.
La complessità della posizione ideale di Tolstoj rispetto a quella degli altri scrittori russi degli
«anni cinquanta» porta il futuro autore di Guerra e pace in uno stato di crisi. Tolstoj provava una
simpatia autentica e profonda per i contadini, allora servi della gleba, e nello stesso tempo era
preoccupato del destino del suo proprio ceto sociale, la nobiltà . A differenza di altri scrittori
russi, come Turgenev, p. es., per Tolstoj le contraddizioni sociali essenziali della sua epoca non
potevano essere oggetto di più o meno distaccata osservazione: in esse egli era calato, in
modo attivo e diretto. Nel 1856 Tolstoj porta a termine Giovinezza, l'ultima parte della sua
trilogia, e pubblica La tempesta di neve, Due ussari e Il mattino di un proprietario, opera,
quest'ultima, che segna una ben precisa tappa nello sviluppo della creazione tolstoiana. A
proposito di questo scritto, ?ernyševskij rilevò la straordinaria capacità di Tolstoj di trasferirsi
interamente nell'animo del contadino. In questo animo Tolstoj scoprì aspetti tali da rendere con
evidenza impossibile un'unione tra il contadino e il proprietario, secondo quella idealità di
aristocratismo patriarcale che egli allora andava vagheggiando. Sempre nel 1856, quando i suoi
contadini rifiutarono la sua proposta di liberazione dal servaggio, Tolstoj fece questo commento
pieno di lucidità e di realismo: «I contadini con la loro eterna abitudine alla menzogna,
all'inganno e all'ipocrisia, abitudine creata dal secolare governo tutelatore dei proprietari,
dicendo d'essere felici con me come padrone, nelle mie parole e proposte non hanno visto altro
che il desiderio di ingannarli e derubarli».
Al principio del 1857 Tolstoj lasciò la Russia e compì il suo primo viaggio nell'Europa
occidentale (Germania, Francia, Italia settentrionale e Svizzera). In una lettera da Parigi a
Botkin Tolstoj scrive, dopo avere assistito a un'esecuzione capitale: «La volontà sfrontata e
insolente di eseguire la giustizia, la legge di Dio. La giustizia che è risolta dagli avvocati, ognuno
dei quali, basandosi sull'onore, sulla religione e la verità , dice il contrario dell'altro. Con le
stesse formalità sono stati uccisi il re e Chénier e i repubblicani e gli aristocratici... è vero che lo
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Stato è una congiura non solo per sfruttare, ma soprattutto per corrompere i cittadini. Eppure gli
Stati esistono, e in una forma così imperfetta. Da questo ordine non si può passare al
socialismo. Che cosa resta allora da fare a quelli, diciamo, come me?... Comprendo le leggi
morali, le leggi dell'etica e della religione che, non obbligatorie per alcuno, conducono innanzi e
promettono un avvenire armonico, sento le leggi dell'arte che dà nno felicità sempre; ma le leggi
politiche sono per me una così tremenda menzogna che in esse non scorgo né il meglio, né il
peggio... Questo l'ho capito, sentito e avvertito adesso... da oggi non solo non andrò più a
vedere una cosa simile, ma non servirò mai nessun governo». Il giorno dopo Tolstoj lascia
Parigi. «Tutti i governi sono uguali nella misura del bene e del male. Il miglior ideale è
l'anarchia», scriverà poche settimane più tardi.
Nel 1857 Tolstoj pubblica il racconto Lucerna, nel quale, ispirandosi a un episodio osservato
nella città svizzera, dà sfogo a queste sue tendenze «anarchiche» e critica la società borghese,
la sua ostilità all'arte. A Lucerna, la prima opera «moralistica» di Tolstoj, è legato il racconto
lungo Albert (1858). Del 1859 sono il racconto Tre morti e il romanzo breve La felicità
domestica. Così Tolstoj illustra l'idea dominante di Tre morti : «La mia idea era: muoiono tre
esseri: una signora, un contadino e un albero. La morte della signora è misera e ripugnante
perché essa ha mentito tutta la vita e mentisce davanti alla morte... Il contadino muore
tranquillamente proprio perché non è un cristiano. La sua religione è un'altra anche se per
abitudine compie i riti cristiani; la sua religione è la natura con cui vive... L'albero muore in modo
tranquillo, onesto e magnifico. Magnifico, perché non mentisce, non finge, non teme, non si
duole».
Il dramma spirituale di Tolstoj si approfondisce. è lo stesso lavoro di scrittore a essere messo in
questione. Ma intanto Tolstoj si occupa con passione delle scuole per i figli dei contadini. Allo
storico hegeliano ?i?erin, allora suo amico, che ironizzava su questa sua attività pedagogica
Tolstoj risponde: «Per te è strano che si diano lezioni a dei bambini sporchi. Io invece non
capisco come si possa, avendo stima di se stesso, scrivere sull'emancipazione un articolo».
Nel giugno 1860 Tolstoj parte per l'estero allo scopo di vedere il fratello Nikolaj ammalato di
tubercolosi e di conoscere lo stato della teoria e della prassi pedagogica. La morte del fratello
(ottobre 1860) colpì profondamente Tolstoj e il ricordo di questo evento doloroso troverà poi
riflesso nella descrizione della morte di Nikolaj Levin in Anna Karenina. In Europa, dove rimase
più di 9 mesi, Tolstoj s'incontrò, tra l'altro, con Herzen e con Proudhon. Tornato in patria Tolstoj
ricoprì la carica di giudice di pace e iniziò la pubblicazione della rivista «Jasnaja Poljana». Dopo
circa un anno dovette lasciare la carica per l'indignazione che la sua attività , tutta volta alla
difesa degli interessi dei contadini, aveva suscitato tra i nobili. Cominciano intanto le prime
persecuzioni governative: nel giugno 1862 a Jasnaja Poljana la polizia, durante l'assenza di
Tolstoj, fa una accurata perquisizione durata due giorni.
Della rivista «Jasnaja Poljana» uscirono in tutto 12 numeri. Gli articoli in essa pubblicati hanno
in genere carattere programmatico e polemico. Caratteristico è già il titolo paradossale di uno di
essi: «Da chi si deve imparare a scrivere: i bambini dei contadini da noi o noi da loro?». La
risposta non meno paradossale è che lo scrittore, dovendo vedere il mondo così com'è, deve
apprendere questa capacità dai piccoli contadini che contemplano la realtà con occhi puri e
chiari. Nello stesso articolo Tolstoj afferma: «Il nostro ideale è dietro, non avanti. L'educazione
guasta e non corregge. Quanto più è guasto un bambino, tanto meno bisogna educarlo, tanto
più ha bisogno di libertà ».
Nel settembre 1862 Tolstoj sposò Sof'ja Andreevna Bers, figlia del medico di corte. Da principio
egli si sentì marito felice e non meno felice padre di una famiglia in continuo aumento. In questo
periodo Tolstoj portò a compimento il romanzo I cosacchi, che fu pubblicato nel 1863 insieme
con il racconto Polikuška.
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Dalle sue prime esperienze di vita e dalle sue prime prove letterarie Tolstoj ha ormai compiuto
un lungo e tortuoso cammino. Relegato, come potrebbe sembrare, nella sua tenuta di Jasnaja
Poljana, egli è invece personalissimamente inserito nella dialettica storica. Rielaborando di
continuo il suo rapporto con le questioni cruciali del suo tempo, Tolstoj s'impegna nel problema
enorme del rapporto tra individuo e storia, libertà e necessità . La scienza storica non lo
soddisfa perché essa finge di «avere la possibilità di conciliare tutte le contraddizioni e di
possedere per i personaggi e gli eventi storici la misura infallibile del bene e del male». Contro
questa presunzione astrattamente razionalistica insorge Tolstoj.
A Guerra e pace T. lavorò dal 1863 al 1869. Originariamente egli pensava di scrivere un
romanzo sui decabristi ai quali nel 1856 fu concesso di fare ritorno dalla Siberia. Il romanzo
doveva cominciare appunto da quell'anno. Ma poi Tolstoj spostò l'inizio al 1825, l'anno stesso
della rivolta decabrista. Ma anche questo inizio fu ritenuto insoddisfacente perché non
permetteva di illuminare la formazione del carattere dell'eroe. Tolstoj risalì allora al 1812, al
tempo cioè dell'invasione napoleonica. Il romanzo intanto era diventato completamente diverso
da quello primamente progettato. L'inizio definitivo divenne il 1805. La stesura di Guerra e pace
fu laboriosa e complessa. Nel 1867 Tolstoj ultimò la prima redazione del romanzo cui voleva
dare il titolo Tutto è bene quel che finisce bene (in tale redazione Andrej Bolkonskij restava
vivo). Anche la struttura dell'opera era diversa. Solo in seguito Guerra e pace, pur mantenendo
il carattere di duplice cronaca familiare che aveva all'inizio, si trasformò in una vera e propria
epopea, sì che lo stesso Tolstoj, parlando con M. Gor'kij, poteva dire del suo capolavoro:
«Senza falsa modestia, è come l'Iliade».
La filosofia della storia che Tolstoj svolge nel suo romanzo è in polemica opposizione a un
razionalismo dogmatico e astratto. «Se si ammette che la vita umana possa essere governata
dalla ragione si distrugge la possibilità della vita». Di qui la problematica storiosofica di Guerra e
pace : il rapporto tra l'eroe e la massa, tra necessità e libertà , tra causa ed effetto pur entro il
comportamento e l'azione storico-sociale. Il tutto sbocca nella visione fatalistica e
provvidenziale per cui «solo l'espressione del volere della Divinità indipendente dal tempo può
riferirsi all'intera serie degli eventi che ha da compiersi tra alcuni anni o secoli, e solo la Divinità
, da nulla suscitata, per suo puro volere può determinare l'indirizzo del movimento dell'umanità :
l'uomo invece agisce nel tempo e partecipa all'evento». Dopo il lavoro su Guerra e pace, Tolstoj
si accinse a scrivere un romanzo sull'epoca di Pietro il Grande, epoca in cui, a suo dire, «sta
tutto il nodo della vita russa». Durante il 1870 Tolstoj, preso da questo progetto, cominciò a
scrivere il romanzo, ma non andò oltre singoli abbozzi. Nel 1871 fu occupato nuovamente
dall'attività pedagogica. Compilò anche il suo Sillabario che uscì nel 1872. Anche l'anno
successivo non fu più felice per il libro su Pietro I. C'era qualcosa che gli impediva di realizzare
il progetto. Infatti dal marzo 1873 Tolstoj si dedicò interamente al lavoro per Anna Karenina,
romanzo progettato già tre anni prima.
L'ultimo grande romanzo di Tolstoj, Resurrezione, fu cominciato nel 1889 e, dopo essere
apparso nella rivista Niva, venne pubblicato in volume nel 1900. Numerosissime erano le parti
del romanzo proibite dalla censura zarista. L'edizione integrale del libro apparve in Inghilterra.
L'uscita alla luce di un libro come Resurrezione fu il motivo principale della scomunica di Tolstoj.
In effetti, il romanzo raffigura la Russia feudal-borghese degli zar in tutti i suoi istituti, dalla
famiglia alla magistratura, alla chiesa, con una tale forza d'indignazione da rasentare la satira.
Gli ultimi anni della vita di Tolstoj furono densi di attività . Nel 1893 pubblica Il regno di Dio
dentro di noi, nel 1895 Padrone e servitore, nel 1897 Che cosa è l'arte, nel 1905 Il divino e
l'umano e Shakespeare e il dramma, nel 1908 Non posso tacere, ecc. L'opera maggiore
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dell'ultimo Tolstoj resta Khadži-Murat, storia tragica di un montanaro indomito e ribelle. Andava
intanto maturando l'ultima crisi morale di Tolstoj, quella che lo costrinse a lasciare Jasnaja
Poljana e che precedette di poco la sua morte. Le ragioni che indussero Tolstoj più che
ottantenne ad abbandonare la sua tenuta e ad avventurarsi per il suo immenso paese sono
complesse e non si riducono a quelle di carattere psicologico e familiare. è indubbio che i
rapporti familiari tesi e difficili giocarono la loro parte nella decisione di Tolstoj ; Sof'ja
Andreevna era troppo legata alla sua educazione e al suo ambiente sociale per comprendere il
comportamento e il pensiero del marito, il quale aveva rotto con la sua classe, con i costumi, le
abitudini e le concezioni dell'ambiente in cui era nato e vissuto. L'affetto sincero che era stato
alla base della loro unione non poteva non essere messo duramente alla prova dalle
drammatiche contraddizioni storiche di cui l'opera e la vita di Tolstoj furono la testimonianza. Il
motivo del conflitto quindi non stava soltanto nella questione dell'eredità e della rinuncia da
parte di Tolstoj ai propri diritti d'autore. Le ricerche più recenti hanno messo chiaramente in luce
come alla base dell'abbandono di Jasnaja Poljana stesse un atto di eroismo morale con cui
Tolstoj intendeva uscire dalle laceranti contraddizioni del suo destino storico, rifiutando in un
supremo gesto di protesta quelle condizioni di ingiustizia e di privilegio che egli aveva sempre
condannato. Ammalatosi durante il breve viaggio che seguì la sua fuga da Jasnaja Poljana,
Tolstoj si aggravò e, dopo pochi giorni, morì nella piccola stazione di Astapovo. Seguirono i
funerali civili che riuscirono solenni nonostante gli impedimenti del goveno zarista. Tolstoj fu
sepolto nel parco di Jasnaja Poljana secondo il suo desiderio, nel luogo in cui, secondo una
leggenda udita nell'infanzia, era nascosto il «bastoncino verde» su cui era scritto come rendere
felici gli uomini.
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