Cieli Dolomitici n°14

Transcript

Cieli Dolomitici n°14
14
Giornalino dell’
Associazione Astrofili Agordini “Cieli Dolomitici”
2010
La splendida foto di copertina ritrae il passaggio (naturalmente prospettico) della cometa 103/P Hartley 2, una delle più
brillanti del 2010, nei pressi del Doppio Ammasso del Perseo. L’immagine è stata ottenuta l’8/10/2010
da Rolando Ligustri, del Circolo Astrofili Talmassons, usando in remoto uno strumento ubicato nel New Mexico.
Un intervista a Lugustri è pubblicata all’interno di questo quattordicesimo numero del giornalino.
WWW.CIELIDOLOMITICI.IT
WWW.CIELIDOLOMITICI.IT
WWW.CIELIDOLOMITICI.IT
SOMMARIO
EDITORIALE pag. 3 di Claudio Pra
ROLANDO LIGUSTRI, IL FOTOGRAFO DELLE COMETE intervista di Claudio Pra Pag. 4
Quattro chiacchiere con il re nelle riprese delle stelle con la coda
AGORDINO, DOVE OSSERVARE IL CIELO? di Alvise Tomaselli pag. 5
Alcuni tra i migliori osservatori naturali del nostro territorio consigliati da un esperto
L’OSSERVAZIONE DEI SATELLITI ARTIFICIALI di Claudio Pra pag.10
In cielo si possono vedere a occhio nudo la Stazione Spaziale, lo Space Shuttle e persino lo zainetto perso da
un astronauta...
….ERA QUALCHE ANNO FA……….. Fanta-racconto tratto dal sito www.neteditor.it da Tomaso
Avoscan Pag. 12
Fanta-racconto?
L’ASPIRANTE APPRENDISTA ASTROFILO di Nevio De Col pag. 14
Da curioso ad astrofilo praticante
DOMANDE DEI LETTORI pag. 15
Perché...?
LO SPAZIO...DEL SORRISO di Claudio Pra pag. 16
Per non prendere la nostra passione troppo sul serio
IL LIBRO DELLA NATURA testo di Federico Shoedler proposto da Tomaso Avoscan pag. 17
La divulgazione astronomica di un tempo
ATTIVITA’ DELL’ASSOCIAZIONE pag. 19
Planetario a tutto gas
A SCUOLA DI STELLE di Vittorio De Nardin pag. 20
Tra matematica e italiano c’è posto anche per il cielo
CURIOSITA’ CELESTI di Claudio Pra pag. 21
8/7/1842: l’ultima eclisse totale di Sole in Agordino
GLI ASTROFILI DI CIELI DOLOMITICI pag. 22
Conosciamo un altro Associato
Per contattare il responsabile del giornalino
Claudio Pra:
Sito internet dell’Associazione:
www.cielidolomitici.it
e-mail : [email protected]
e-mail
[email protected]
Telefono: 0437/523186
Indirizzo: via Saviner Di Calloneghe 22
32020 Rocca Pietore (Bl)
WEBMASTER Andrea Cibien
2
EDITORIALE di Claudio Pra
L’astrofilo, o l’astronomo dilettante (che suona meglio), è colui che per diletto osserva e/o studia il cielo. Cieli
Dolomitici raccoglie circa mezzo centinaio di appassionati, quota su cui ci si è assestati da qualche tempo dopo
i grandi numeri iniziali ”regalati”probabilmente dalla novità di un associazione che si presentava in Agordino
proponendo qualcosa di insolito, diverso e, diciamolo pure, affascinante. Una cinquantina di iscritti, lo
“zoccolo duro”rimasto, sono comunque un patrimonio notevole, che molti altri gruppi di astrofili non riescono
a raggiungere pur operando in territori più popolati del nostro. Tutto bene quindi? Facendo un attenta analisi di
questa prima mezza dozzina di anni di attività bisogna senz’altro rilevare che il nostro è un gruppo anomalo,
formato da un piccolissimo manipolo di motivati praticanti a cui si aggiunge molto sporadicamente qualche
membro nuovo. Per il resto troviamo molti appassionati, o forse il termine più corretto è affascinati, che non
praticano o lo fanno pochissimo. Infine, non nascondiamocelo, alcuni sono semplicemente dei sostenitori,
magari neppure astrofili, che mantengono il contatto con l’Associazione unicamente rinnovando la tessera, cosa
comunque lodevole e molto apprezzata.
Ma come va nelle altre associazioni di astrofili? Sicuramente, cosa che ci accomuna, sono poche le persone (e
sempre le stesse), che si incaricano di ricoprire i ruoli di responsabilità e di portare avanti il lavoro, proponendo
quell’attività che giustifica l’esistenza dell’Associazione stessa. Questi sono quasi sempre i più motivati, che
passano del tempo sotto il cielo anche per proprio conto. Fin qui tutto nella norma dunque. Qualche perplessità,
che invece ci differenzia, nasce dalla pochissima partecipazione all’attività proposta, cosa che “costerebbe”
solo la presenza saltuaria. Da noi è difficile incontrare più di sei sette Associati a una conferenza, a una serata
osservativa o a un incontro di qualsiasi tipo. Le “solite facce note”. Neanche negli appuntamenti più stimolanti
e più affollati di curiosi “Cieli Dolomitici” riesce a raccogliere un buon numero di propri membri. Sono tutte
opportunità proposte, anche con fatica e molto lavoro dietro le quinte, lasciate purtroppo cadere nel vuoto, che
tra l’altro scoraggiano chi le propone. La passione è alimentata dalla frequentazione dell’ambiente che la
contraddistingue. Difficilmente l’entusiasmo contagia chi sta ai margini. Certo i tempi moderni sono frenetici,
sempre pieni di “altre” cose da fare. Tutti facciamo fatica a ritagliarci un po’ di tempo libero. Ma se una cosa
piace, per questa si trova almeno un po’ di quel tempo libero da dedicargli.
Credo, come ho scritto altre volte, che il Giornalino dell’Associazione sia un importante contatto con gli
Associati, per la stragrande maggioranza l’unico. Chiaramente però non può bastare.
Al di là del pacifico fatto che ognuno fa quel che vuole e gestisce il proprio tempo come meglio crede, sarebbe
comunque bello, direi fondamentale, condividere maggiormente le cose. E’ lo scopo per il quale l’Associazione
è nata. Il mio è un appello? Forse si. E’ comunque una riflessione che riguarda il futuro di “Cieli Dolomitici”.
Un Associazione che non riesce a coinvolgere un buon numero dei propri iscritti e che non si garantisce un
ricambio è chiaramente destinata prima o poi a languire e in seguito a scomparire. Un po’ come avere una data
di scadenza.
LA BIBLIOTECA DELL’ASSOCIAZIONE
Tra le opportunità offerte agli Associati c’è quella di poter accedere alla biblioteca dell’Associazione.
La biblioteca è ben fornita (oltre a molti libri e riviste ci sono anche videocassette e DVD) ed è
auspicabile che un buon numero di persone se ne servano. Ricordiamo che per accedere alla biblioteca
bisogna contattare Claudio al 3493278611 per fissare un appuntamento.
3
ROLANDO LIGUSTRI, IL FOTOGRAFO DELLE COMETE
intervista di Claudio Pra
Ospite illustre di questo numero del nostro Giornalino è Rolando Ligustri,
conosciuto astrofotografo friulano, che si dedica alla ripresa e allo studio delle
comete. Le suo splendide riprese sono spesso pubblicate su riviste e siti
web italiani e stranieri.
Come e quando inizia la tua carriera di astrofotografo e perché hai
scelto le comete?
Nel '73 ho comperato il mio primo telescopio ma il “salto” qualitativo è arrivato
nel 1986, quando ho iniziato a fotografare il cielo grazie al passaggio della
famosissima cometa di Halley . L'idea di poterla riprendere mi emozionò moltissimo! Da allora ho
sempre seguito quasi esclusivamente le comete perché sono degli oggetti stupendamente variabili
(un esempio per tutte la 17/P Holmes nel 2007).
Dal 1995 uso il CCD e in questi ultimi anni ho partecipato a diverse campagne osservative che mi
hanno dato molte soddisfazioni.
Quali sono gli ingredienti per diventare un ottimo fotografo celeste?
Pazienza, non fermarsi ai primi intoppi, capire dove si sbaglia e correggersi. Poi conta moltissimo
l'attrezzatura: tanti danno grandissima importanza all'ottica. Io, in caso di spesa, darei più
importanza alla montatura: diciamo un buon 60% per la montatura e 40% per l'ottica. Però quello che
fa veramente la differenza è la qualità del Cielo, che deve essere il più scuro possibile.
Tra le tante comete che hai ripreso, ce n'è una a cui sei particolarmente legato?
Non solo una ma diverse: la Hale-Bopp è stata la prima che ho ripreso con il CCD e mi fece piacere
segnalare ad un Astronomo di Asiago la presenza di forte attività già un anno prima del suo
splendido passaggio. Anche la Hyakutake mi ha impressionato per la sua lunga coda e tremenda
velocità relativa; poi la 17/P. Dico solo "impressionante! Però quella che mi ha più scioccato è stata
la C/2006 P1 Mc Naught, perché è stato per me un vero shock allontanarmi dal lavoro poco prima di
mezzogiorno, arrivare in osservatorio ed osservarla bene con il Sole a 6 gradi di distanza!
Comunque sono tutte belle. Ormai in 15 anni di riprese ho fotografato circa 130 comete ed ognuna
ha una sua storia.
Anni fa avresti immaginato che un astronomo dilettante potesse ottenere risultati
semiprofessionali come spesso succede oggi?
No, onestamente no. Il passo avanti fatto dalle strumentazioni anche amatoriali è impressionante.
Inoltre c'è da dire che ai giorni nostri sia i privati che le associazioni possono disporre di strumenti
che solo pochi anni fa erano retaggio di Università.
Tu utilizzi spesso telescopi in remoto posti dall'altra parte del mondo in remoto . Ci spieghi
come funziona?
Si paga un contratto con i titolari del sistema per avere accesso ai loro telescopi (che sono dislocati
sotto i cieli scurissimi di New Mexico, Australia e Spagna). Per ognuno di loro c'è una tariffa oraria. Si
accede tramite un'interfaccia da loro studiata (molto intuitiva e semplice) facendo le esposizioni.
Dopo una mezz’ ora si possono scaricare dalla propria cartella remota sul PC, le immagini acquisite.
C'è un immagine che sogni di poter immortalare?
Ehhhhh! La scoperta di una mia cometa. Ma per farlo bisogna avere una costanza
enorme. Però io penso che tra non molto avremo una scoperta amatoriale italiana...
Cosa pensa uno dei re del digitale di chi ancora osserva il cielo in visuale?
Sono due approcci diversi: l'osservare il cielo è un qualcosa di personale, intimo. Fare foto, che poi
puoi condividere con altri o che puoi misurare ottenendo risultati scientifici, ti porta su un altro piano..
A me piacciono entrambi, anche se prediligo fotografare.
4
AGORDINO, DOVE OSSERVARE IL CIELO? di Alvise Tomaselli
Potrebbe sembrare banale, ma per un astrofilo uno degli ostacoli che limita le osservazioni del cielo
notturno è la scarsa conoscenza di un buon sito da dove effettuarle. Specie fra i neofiti mi sono
sentito spesso rivolgere la domanda: “ma dove è meglio andare ad osservare il cielo?”. Non è facile
dare una risposta in senso assoluto in quanto l’osservazione degli oggetti celesti è funzione di
molteplici fattori che possono limitare un sito per prediligerne un altro. In primis, l’orizzonte libero da
ostacoli (montagne, edifici etc) nel settore di cielo che abbiamo deciso di osservare, poi la presenza
di inquinamento luminoso, la distanza del sito ( quindi i chilometri da fare in auto), l’eventuale
“passeggiata” notturna da sobbarcarsi, il trasporto della strumentazione, le condizioni meteo e
climatiche. Sono solo alcuni dei fattori che devono essere tenuti in considerazione prima di
intraprendere una serata osservativa. Ci potrebbe essere (perchè no?) anche il giustificato timore nel
frequentare siti remoti da soli in piena notte. Esiste anche chi è più fortunato di altri e può permettersi
di stazionare il proprio strumento pochi metri fuori dalla propria abitazione, ma capita raramente.
Mi sono permesso di elencare alcuni classici siti osservativi (molti altri li ho omessi per non
dilungarmi troppo) nella zona dell’Agordino, che derivano dall’esperienza personale e da varie uscite
effettuate anche con gli amici dell’associazione. Non ho la pretesa di indirizzarvi necessariamente in
questo o quel posto, piuttosto di dare un’indicazione su varie opzioni che possano essere d’ aiuto a
chi fa i primi timidi passi sotto la volta celeste. Alcuni siti sono stati collocati appositamente a fondo
valle nella speranza di incoraggiare chi può avere problemi nella frequentazione di zone di alta quota
e molto distanti da casa.
MALGA CALEDA
QUOTA: 1572 m.s.l.m.
COORDINATE: 12°05’43’’ E 46°19’00’’ N
ACCESSO: Da Agordo per il passo Duran, circa 800 m prima di raggiungere il passo deviazione per
strada sulla destra (indicazioni in loco). Dopo qualche centinaio di metri si giunge alla malga.
NOTE: si tratta di un sito comodo per il facile accesso (estivo) anche con auto. Il cielo è
generalmente scuro e privo di inquinamento luminoso (almeno nei periodi in cui la malga non è
ancora in funzione). Buone osservazioni a Sud e Sud-Ovest. Limitato campo osservativo nelle altre
direzioni per presenza del gruppo montuoso del Tamer-San Sebastiano ad Est Nord-Est e della
Moiazza a NordOvest
PASSO GIAU
QUOTA: 2090 m.s.l.m.
COORDINATE: 12°02’23’’ E 46°29’10’’ N
ACCESSO: Strada S.P. 638 del passo Giau. 1,1 km dopo aver superato il Rifugio Fedare e 1,5 km
5
prima del passo, sulla destra è ubicato il Rifugio Enrosadira. Sulla sinistra si dirama una traccia di
strada chiusa (con catena) e un comodo piazzale. Posto per un’auto.
NOTE: è uno dei posti di osservazione d’eccellenza per il campo di visuale per lo scarso
inquinamento luminoso ma soprattutto per la comodità di accesso (con auto). Il cielo è
particolarmente libero verso Sud e Ovest. Il Nord e l’Est, pur essendo liberi, presentano qualche
impedimento per la presenza dei gruppi dell’Averau, Nuvolao e Cernera. L’Est sarebbe ottimo dal
Passo, ma esiste qualche problema di luci passive per la presenza di edifici presenti proprio sul
valico. E’ possibile anticipare le osservazioni optando per una sosta ristoratrice presso i rifugi
presenti in loco. L’auto vicina al luogo dell’osservazione funge da riparo temporaneo nel caso di
temperature particolarmente rigorose. La strada del passo Giau è generalmente poco trafficata.
PASSO VAL PAROLA (EX FORTE)
QUOTA: 2185 m.s.l.m.
COORDINATE: 11°59’23’’ E 46°31’44’’ N
ACCESSO: Strada S.R. 48 delle Dolomiti fino al passo Falzarego, poi a sinistra per il Passo Val
Parola (direzione San Cassiano) per la S.P. 24 fino all’altezza dell’ex forte (ora museo). 200 metri
dopo il forte c’è un grande ed evidente piazzale sterrato.
NOTE: Ottimo e comodo sito osservativo in quota. Si presta in particolare per osservazioni verso
Ovest e Sud Ovest specie nel caso di obiettivi bassi sull’orizzonte (pianeti interni, dopo il tramonto
del Sole). Nord e Nord – Est invece sono interdetti dalla parete del Lagazuoi che incombe poco
distante. Moderato passaggio di auto che possono in qualche periodo dell’anno infastidire per la luce
dei fari.
6
PASSO VAL PAROLA (DOPO IL RIFUGIO VAL PAROLA)
QUOTA: 2115 m.s.l.m.
COORDINATE: 11°59’14’’ E 46°32’01’’ N
ACCESSO: Come per il sito precedente, ma proseguendo fino al rifugio Val Parola. Da qui la strada
scende verso San Cassiano. Si prosegue per circa 500 metri oltre il rifugio superando un tornante a
sinistra. In prossimità di un piazzale di terra sulla destra troviamo il sito proposto.
NOTE : Come il precedente, buon posto per osservazioni verso Ovest e Sud – Ovest e osservazioni
basse sull’orizzonte. Non indicato per i quadranti settentrionali e orientali. Comodo, facilmente
raggiungibile in auto. Talvolta un po’ disturbato dai fari delle auto in transito.
PASSO FALZAREGO
QUOTA: 2100 m.s.l.m.
COORDINATE: 12°00’41’’ E 46°31’10’’ N
ACCESSO: Fino al passo Falzarego per la S.R. 48 delle Dolomiti. 300 metri oltre il passo (in
direzione Cortina d’Ampezzo) ci sono sulla destra in sequenza due piazzole per parcheggiare l’auto.
Si raggiungono, a piedi, dei comodi prati sulla sinistra leggermente in rilievo rispetto al sedime
stradale. Si sceglie il posto più conveniente evitando alcune piante di cirmolo presenti in loco.
NOTE: Questo sito consente una buona visione verso Est e Sud – Est. E’ uno dei pochi siti
osservativi che ha l’Est libero. La conca di Cortina d’Ampezzo purtroppo è ricca di luci che in qualche
caso possono rendere difficoltose le osservazioni basse sull’orizzonte.
In alternativa, più comodamente, si può parcheggiare ed osservare anche dal piazzale del passo
(vedi foto) ma ci possono essere luci fastidiose e innumerevoli passaggi di auto (e curiosi).
7
NUVOLAO
QUOTA: 2576 m.s.l.m.
COORDINATE: 12°02’44’’ E 46°29’43’’ N
ACCESSO: Si sale per la S.P. 638 del Passo Giau fino all’altezza del rifugio Fedare (quota 2000
m.s.l.m.) dove si lascia l’auto nell’ ampio piazzale. Da qui si prosegue a piedi per il sentiero C.A.I.
464 per Forcella Nuvolao e poi si piega a destra per il sentiero 439 fino alla vetta del Nuvolao dove si
erge l’omonimo rifugio (un ora abbondante di cammino dal Fedare) . In estate e nella stagione
invernale è possibile arrivare fino alla forcella Nuvolao (2413 m.s.l.m.) fruendo della seggiovia che
parte dal rifugio Fedare (in orario di esercizio) . Ovviamente bisognerà preventivare la successiva
discesa a piedi.
NOTE: Si tratta di una delle “terrazze astronomiche” più famose e interessanti della zona. IL cielo da
quassù offre panorami stellati mozzafiato, nonché tramonti e albe da favola. L’inquinamento
luminoso è praticamente assente, fatto salvo per un limitato disturbo verso i fondovalle più abitati
(Agordino e Conca Ampezzana).
N.B.: Non bisogna dimenticare che per questo tipo di uscite osservative c’è una componente
“alpinistica” che non deve essere sottovalutata. Il clima e il sito di montagna comporta tutta una serie
di precauzioni tipiche delle escursioni in montagna (vestiti pesanti, bevande calde, cibo etc). Il rifugio
è aperto solo nella stagione estiva e comunque nelle ore notturne di osservazione non è funzionante!
CANCELLADE (AGORDO)
QUOTA: 664 m.s.l.m.
COORDINATE: 12°02’57’’ E 46°16’16’’ N
ACCESSO: Si accede per la strada che da Agordo sale verso La Valle Agordina – Passo Duran, fino
all’altezza di un bivio verso destra per località Cancellade (1,3 km dal bivio della S.R. 203). Per circa
500 metri fino ad un altro incrocio per la zona artigianale, verso destra. Da qui per circa 400 metri
fino a radure prative
con ampie possibilità di
scel ta
del
pu n to
osservativo.
8
NOTE: si tratta di una località comoda specie per chi osserva nella zona del basso Agordino, dove il
cielo è poco inquinato da luci passive (se paragonato ad altre località limitrofe). Il versante Est è
interdetto dalla Monte Cielo. Luogo tranquillo.
PIANI DI PEZZE’ (ALLEGHE)
QUOTA: 1467 m.s.l.m.
COORDINATE: 12°02’22’’ E 46°24’46’’ N
ACCESSO: Si accede per la strada che dal centro di Alleghe porta (indicazioni) fino a Piani di
Pezzè. Dopo 4,8 km. poco prima di raggiungere la zona di arrivo della cabinovia, c’è un piazzale –
parcheggio sulla destra.
NOTE: è un sito comodo e facilmente raggiungibile anche nel periodo invernale. Particolarmente
indicato per osservazioni verso Sud e Sud-Ovest.
RIF (AGORDO)
QUOTA: 790 m.s.l.m.
COORDINATE: 12°02’54’’ E 46°17’13’’ N
ACCESSO: da Agordo (Ospedale) per la strada che porta a “Rif” (1,4 km) poi ancora in direzione
“Piasent” per 400 metri fino ad un bivio dove è possibile parcheggiare. Le osservazioni si effettuano
in prossimità del bivio.
NOTE: sito facilmente accessibile per tutto l’ anno. Comodo specie per chi osserva dal basso
Agordino. Libero l’orizzonte ad Ovest e Sud-Ovest. Purtroppo l’illuminazione di Agordo è sempre
presente e danneggia le osservazioni, specie se basse all’orizzonte.
9
FARENZENA (AGORDO)
QUOTA: 756 m.s.l.m.
COORDINATE: 12°01’48’’ E 46°17’32’’ N
ACCESSO: Si raggiunge comodamente in auto seguendo la strada che dall’abitato di “Parech” porta
in quota alla frazione di “Farenzena”. Dopo circa 1 km, prima delle case, in prossimità di un tornante
a destra, c’è una piazzola per un’auto.
NOTE: Come il precedente, sito comodo e rapido da raggiungere. Anche in questo caso è
consigliato per osservazioni su oggetti nel cielo a Sud e Sud-Ovest. Marcato inquinamento luminoso
di Agordo e zona industriale adiacente.Bella visione del gruppo dell’Agner e Valle di San Lucano.
L’OSSERVAZIONE DEI SATELLITI ARTIFICIALI di Claudio Pra
Tra le tante osservazioni della volta stellata che ci possono vedere protagonisti, c’è anche quella che riguarda il
transito dei satelliti artificiali. Quante volte ci è capitato di alzare gli occhi al cielo individuando un silenzioso
puntino luminoso in movimento tra le stelle? Certo potergli dare un nome sarebbe bello e ai nostri giorni la
cosa è più semplice di quel che si possa pensare. Esistono infatti parecchie possibilità per riuscire a prevedere
orario e traiettoria di molti satelliti. La più semplice è collegarsi via web ad un sito specializzato
(www.heavens-above.com) inserendo le coordinate del proprio luogo di osservazione. Dopodiché apparirà una
pagina con gli orari del passaggio di molti satelliti che attraverseranno il “nostro” cielo, nonché altre
informazioni. La pagina potrà essere salvata tra i nostri siti preferiti e la volta successiva non occorrerà altro
che cliccarvi sopra, senza più bisogno di altro.
Come si possono osservare i satelliti? Chiariamo subito che un satellite riflette la luce del Sole ed è quindi
visibile se è colpito dai raggi della nostra stella. Il modo più semplice per osservarli è seguirli a occhio nudo, se
sono abbastanza luminosi (ce ne sono tantissimi). Altrimenti basterà un piccolo binocolo per seguire i meno
luminosi o quelli che transitano magari in un cielo non ancora totalmente scuro e che l’occhio da solo non
riesce a percepire. Con un binocolo si potrà anche tentare di percepire qualche particolare su un unico satellite,
il più grande e famoso: la ISS (International Space Station), la stazione spaziale internazionale. Il manufatto è
talmente grande e luminoso che in determinate condizioni sarà possibile intuire la sua forma. Personalmente mi
è capitato di vederla rettangolare. Chiaramente gli enormi pannelli solari e i vari moduli assemblati, riflettendo
la luce del Sole, possono darle la forma che più le si avvicina (a occhio nudo è perfettamente puntiforme). Si
potrebbe osservarla molto meglio al telescopio, ma il problema è inseguire “a mano” quel puntino che si muove
piuttosto velocemente. Anche riuscendo ad averlo nel campo dell’oculare le vibrazione indotte dal nostro
movimento si farebbero sentire e questo, accoppiato all’ingrandimento maggiore che nel binocolo, sarebbe
deleterio per la lettura dell’immagine. Credo quindi che un binocolo tenuto a mano libera sia l’unica
alternativa.
Su altri satelliti non è comunque possibile distinguere dettagli essendo tutti troppo piccoli per mostrarceli. Ci
dovremo quindi accontentare di riconoscerli in cielo.
In ogni caso il transito più bello che si possa osservare è quello della Stazione Spaziale, sia perché, come già
detto, è il satellite quasi sempre più luminoso (a meno che le condizioni del passaggio non siano molto
sfavorevoli), sia perché stiamo osservando un puntino di luce che ospita degli uomini a bordo e che, in circa un
ora e mezza, fa un giro completo intorno al nostro pianeta. La ISS, posta a un altezza di poco inferiore ai 400
km. nelle migliori condizioni osservative è brillantissima (magnitudine -3).
10
Anche seguire il transito di uno Space Shuttle ha un grandissimo fascino, sia perché a sua volta è molto
luminoso (sempre se il passaggio è favorevole e comunque non raggiungerà mai la luminosità della ISS) sia
perché anche in questo satellite trovano posto degli uomini. La navetta ha quasi sempre come obbiettivo
l’attracco alla Stazione Spaziale e riuscire a cogliere i momenti in cui è nei pressi di quest’ultima (un po’ prima
dell’aggancio e un po’ dopo lo sgancio) è stupendo. Si vedono due puntini luminosi vicini tra loro, uno
chiaramente molto più luminoso dell’altro, che disegnano la stessa traiettoria sulla volta stellata. Da non
perdere! Ma anche il transito senza accoppiata vale l’osservazione. Chiaramente gli Shuttle sono più d’uno ed è
anche bello poterli “collezionare” tutti. Io ho finito la collezione di quelli ancora operativi (Endeavour,
Discovery e Atlantis). Il
Challenger e il Columbia,
distrutti in due spaventosi
incidenti, non ho fatto in
tempo ad osservarli. Ricordo
il giorno del disastro del
Columbia, disintegratosi in
fase di rientro a terra con
sette uomini a bordo: la
mattina presto mi alzai per
cercarlo in cielo ma le
montagne me lo nascosero
(il transito era basso
sull’orizzonte). La sera seppi
che era finito in mille pezzi.
Avevo mancato l’occasione
di salutarlo. Era il primo
febbraio 2003.
Gli shuttle saranno presto
messi “in pensione”e chi è
L’accecante flare (brillamento) di un satellite Iridium squarcia la costellazione di int er essat o alla lo r o
Orione. Foto Claudio Pra
o sser vazio ne
dovrà
sbrigarsi.
Un altro satellite da osservare, anzi una flotta di satelliti visto che ce ne sono in orbita una settantina, sono gli
Iridium. Sono preposti alla telefonia satellitare e hanno delle antenne altamente riflettenti che spesso
provocano degli autentici bagliori in cielo. Succede quando il fascio di luce è rivolto verso l’osservatore. In
quel caso avremo un “flare”, cioè un brillamento, che può essere anche intensissimo e raggiungere la mag. -9!!!
Vedere il flare di uno di questi satelliti è qualcosa di incredibile e prevederlo è semplice utilizzando le cartine
inserite nel sito consigliato sopra. Quel che si nota è dapprima un puntino poco luminoso che, arrivando nei
pressi del punto previsto per il flare, aumenta lentamente di luminosità fino ad arrivare al suo apice. Il
brillamento dura qualche secondo. In seguito l’Iridium perde luminosità tornando una quasi insignificante
stellina errante. I flare possono raggiungere una diversa luminosità; alcuni sono appena accennati, altri
discretamente luminosi, altri ancora molto luminosi. Infine ci sono quelli mostruosi, che riescono perfino a
illuminare un ambiente buio. Da lasciare senza fiato!
Stazione Spaziale, Shuttle e Iridium che innescano flare brillanti sono sicuramente i satelliti più spettacolari. Ci
sono poi altri satelliti molto meno appariscenti ma prestigiosi, che valgono l’osservazione. Satelliti spia o
dedicati a specifici compiti di monitoraggio del nostro pianeta. Insomma, ce n’è per tutti i gusti. L’importante è
sapere cosa rappresenta quel puntino di luce.
Per finire alcune mie osservazioni tra le più particolari:
Ricordo di aver osservato più volte la brillante MIR, la stazione spaziale sovietica, fatta rientrare e disintegrare
in atmosfera nel 2001.
Ho avuto l’opportunità di vedere il transito della navetta cinese Shenzhou 6 con due astronauti, (anzi, essendo
cinesi, takonauti) a bordo. Era il primo volo cinese nello spazio con due membri di equipaggio. In seguito ho
potuto osservare anche la Shenzhou 7 con 3 Takonauti a bordo. In entrambi i casi puntini luminosi abbastanza
anonimi ma molto prestigiosi da “acchiappare”.
Particolare anche l’osservazione del satellite americano fuori controllo (probabilmente spia) USA 193. Si
disintegrò in seguito nell’atmosfera terrestre.
Cosa dire poi dello zainetto perso da un astronauta che stava facendo una “passeggiata spaziale” fuori dalla
ISS? L’astronauta, per una banale disattenzione, si vide sfuggire lo zainetto che cominciò ad orbitare intorno
11
....ERA QUALCHE ANNO FA………..www.neteditor.it (scelto da Tomaso Avoscan)
“Ti dico che si sta avvicinando, e veloce, anche”.
L’assistente mise l’occhio sul telescopio.
Era inequivocabile: il puntino non era più un puntino. Era un punto luminoso e, se procedeva a quella
velocità…
“… sarà visibile ad occhio nudo fra tre giorni” concluse il professore.
Era anche telepatico? pensò l’assistente. Poteva essere. Più probabile, però, che fosse fuori di testa.
“Tutti sostengono che non ci colpirà. La Luna ne devierà l’orbita e l’asteroide rimbalzerà via, come un
sasso lanciato sulla superficie dell’acqua”.
“Non ti ho insegnato niente, allora? Credere che qualcosa sia vero solo perché tutti lo dicono? È
questo che hai imparato?”.
“No, però… insomma, che cosa abbiamo noi? Un vecchio telescopio ottico, carta, penna e una
calcolatrice a rullo che ogni tanto s’inceppa... (anzi, bisogna comprare la carta) mentre loro…”
“Sì lo so, telescopi a onde radio, mappe celesti aggiornate ogni settimana…”. Si staccò dalla
scrivania e si adagiò sulla sedia, incrociando le braccia dietro la testa. “Adesso dimmi che cosa vedi
tu, però” – disse.
L’assistente si staccò dall’oculare e guardò il suo vecchio insegnante. Si strinse le braccia intorno al
corpo, come se rabbrividisse. Faceva freddo, fuori. Ma non solo.
“Un corpo celeste grande come un settimo del continente. E viaggia dritto verso di noi”.
Il professore annuì. “E adesso dimmi che cosa hanno gli altri”.
“Calcolatori grandi come questa stanza, centinaia di tecnici all’opera…”
Il professore lo interruppe, alzando due dita.
“Potere. Ecco che cos’hanno. Potere. Il potere di farci stare zitti e di far sentire solo la loro voce”.
“Oh, andiamo, adesso non mi dirà che la Comunità astronomica internazionale…”
12
“Non è della Comunità che parlo”. Si alzò dalla sedia, prese l’assistente per un braccio e si avvicinò
alla finestra. Guardarono in alto. Il cielo era nero e le stelle come schegge di diamanti.
“Credo che ce ne siano altri come noi. Dilettanti. Appassionati. Astrofili, più che astronomi… per non
parlare degli astrologi. Gente senza voce. Che non può avere voce. Forse che non vuole, perché
teme di dire quello che dovrebbe… e forse neppure tanti. Abbiamo smesso di guardare il cielo,
ragazzo. Le luci della città hanno reso la notte simile al giorno e non c’è più bisogno della luna e
delle stelle… no, non credo che siano poi così tanti quelli che si sono rifugiati in montagna a
guardare il cielo come noi”.
“Insomma, lei crede davvero…”
“Pressioni, intimidazioni, ricatti. E, soprattutto, derisione e silenzio”.
“Sarebbe pazzesco”.
“No, sarebbe logico”.
Il professore si staccò dalla finestra. Come sempre, quand’era nervoso, prese un po’ di mangime e lo
sminuzzò sulla gabbia della cavia. Frammenti di cibo caddero attraverso le sbarre. L’animaletto si
destò rapidissimo da quello che, fino a quel momento, era sembrato un sonno profondo e si mise a
mangiare. I suoi fianchi pelosi si muovevano frenetici mentre la bestiola trangugiava i frammenti di
cibo.
“Pensaci un attimo. Un corpo celeste di quelle dimensioni. Non lo puoi fermare. Non lo puoi
deviare. Non lo puoi frantumare. A che cosa servirebbe saperlo…. Prima?”.
“Che cosa succederebbe?... Voglio dire.... l'impatto”
“Non lo sai?”.
Lentamente, l’assistente annuì. “Estinzione” disse.
“Già. Probabilmente non completa, ma quasi. Di buona parte delle specie viventi. Le più evolute,
almeno”. Il professore chiuse la finestra. Un movimento secco, deciso. Definitivo.
L’assistente si sedette. Nella semioscurità, il suo volto sembrava tutt’occhi.
“Che cosa resterebbe di… noi?”.
“Niente, probabilmente. Del resto, da quanto dura la nostra civiltà? Poche migliaia di anni. Se
parliamo della civiltà tecnologica, poi, poche decine”.
“Troppo poco”. L’assistente si alzò e si mise a gironzolare per la stanza. “Quasi niente, per i tempi
geologici… e se l’impatto… beh, se l’impatto fosse come dice lei, sarebbe tutto distrutto. Magari
qualche traccia impercettibile sepolta sotto uno strato d’iridio… e quanto tempo passerebbe prima
che la natura si riprendesse dal disastro?”.
Il professore fece spallucce. “Milioni di anni – disse – forse decine di milioni. È già successo. Se poi
pensiamo al tempo necessario per l’evoluzione di un’altra specie intelligente (e non è detto che
accada) i tempi sarebbero ancora più lunghi”.
“La natura potrebbe prendere un’altra strada” mormorò l’assistente "Ricominciare da capo".
Il professore si avvicinò alla gabbietta della cavia. “Forse da loro”.
L’assistente cacciò fuori la lingua in un’istintiva smorfia di disgusto.
Si avvicinò allo specchio. Forse era il caso di prendersi una vacanza. Divertirsi, fare un po’ di
esercizio fisico, godersi il sole prima di… eh sì, la pelle aveva proprio assunto un brutto colore verde
malaticcio. Si grattò la testa. Stava anche perdendo le squame.
Guardò la cavia. L’animaletto aveva smesso di mangiare ed ora dormiva di nuovo.
“Mammiferi – disse – puah!”.
13
L’ASPIRANTE APPRENDISTA ASTROFILO di Nevio De Col
Come molti di voi sapranno, la primavera scorsa “Cieli Dolomitici” ha organizzato un corso base per
permettere a chiunque di diventare un' astrofilo provetto, evitando il “fai da te” che spesso si tramuta in letture
troppo tecniche che dopo qualche ora mettono a dura prova anche la volontà dei più motivati. L'iniziativa è
stata un successo, anche perché il corso era strutturato in modo tale da servire anche a coloro avevano bisogno
di colmare dei vuoti culturali, che spesso impediscono la comprensione di fenomeni o problematiche più
tecniche.
Come ultima lezione è stato proposto un appuntamento all'aperto con la presentazione di vari tipi di strumenti
e la possibilità di osservare la volta celeste con l'ausilio di tali strumenti, puntati su elementi caratteristici del
cielo primaverile ed estivo.
Nei giorni successivi è scattata dentro me la curiosità, che mi ha portato a chiedermi se questo hobby poteva
essere adatto a me, alle mie conoscenze e particolarità caratteriali. In questa indecisione, ho coniato il termine
di “aspirante apprendista astrofilo” che descrive benissimo lo stato mentale che sicuramente ho condiviso con
altri partecipanti al corso. In pratica la domanda che mi sono fatto era: -Mi butto o no?- In tale situazione ero
però avvantaggiato rispetto ad altri perché ho un collega d'ufficio,Vittorio De Nardin, che è molto attivo nell’
Associazione e che più volte si è dimostrato disponibile a farmi da Cicerone in questo ambiente totalmente
sconosciuto. Inoltre avevo la disponibilità di uno strumento d'osservazione gentilmente concesso dalla mia
fidanzata. A questo punto la decisione era ovvia e mancavano solo le condizioni per un’ uscita: infatti avevo
deciso che alla prima serata senza luna e con il cielo limpido mi sarei avventurato nell'osservazione della volta
ceste, assistito dal gentile Vittorio che avrei sottratto con la forza alla sua famiglia. La data stabilita fu l' undici
maggio, un venerdì che precedeva di un giorno la luna nuova e che le previsioni meteo davano per stabilmente
sereno. I giorni precedenti furono caratterizzati da frenetici preparativi. Scaricai tra l’altro, quanto più materiale
possibile dalle pagine web che si occupano di divulgazione dell’Unione Astrofili Italiani, per cercare di
costruire un programma di osservazione aderente alle mie capacità di astrofilo, praticamente pari a zero, che
però mi potesse dare delle piccole soddisfazioni. Scelsi un programma di osservazione piuttosto scarno, visto
che a fronte di circa 4 ore di uscita prevedevo grosse difficoltà e perdite di tempo nella ricerca dei miei
obiettivi. Scelsi in particolar modo, come zona “operativa”, la costellazione dell’ Orsa Maggiore, nota
praticamente a tutti. In quella plaga di cielo volevo in particolare osservare la nota coppia di stelle Mizar ed
Alcor, ed inoltre cercare di puntare le due galassie M81 ed M82.
La sera fatidica mi incontrai con Vittorio a Malga Calleda, a La Valle Agordina, verso le 21.00, ben prima che
il buio calasse . Per un principiante infatti, le varie operazioni per rendere operativi gli strumenti è meglio farle
quando ci si vede ancora, perché non sono proprio così banali. A fine procedura Vittorio mi invitò a puntare il
luminosissimo Venere, visibile anche in quel chiarore. Il pianeta, si mostrava appena sopra l'orizzonte e quindi
in fase di tramonto. Purtroppo l'osservazione non fu delle migliori, perché il seeing (disturbo dato dalle masse
d'aria in movimento che all’orizzonte è amplificato) rendeva l'immagine altamente frastagliata; Venere ha però
dato il meglio di sé, contemplativamente parlando, quando è scomparsa dietro le pareti della Moiazza.
Poco dopo l'attenzione si rivolse a Saturno, che già a bassi ingrandimenti si mostrava molto nitido e con un
ottimo contrasto, tanto da mostrare gli anelli nettamente separati dal disco del pianeta. Questa è stata un'ottima
occasione per “giocare” con i vari oculari e capirne il rendimento e le peculiarità. Successivamente, con la
comparsa della Stella Polare, completammo lo stazionamento dei telescopi.
La serata fu caratterizzata da due momenti diversi ma legati: il primo fu la ricerca dei corpi celesti tramite il
metodo dello star-hopping, che prevede di saltare da stella in stella fino all’individuazione dell’obiettivo (poi
osservato nel dettaglio). Il secondo fu la ricerca ed il riconoscimento delle varie costellazioni. Alternando le
due attività non si può dire che la noia mi abbia mai colto.
Durante la sessione osservativa siamo passati per la costellazione del Leone osservando anche Algieba, una
bella stella doppia; nei puntamenti le
difficoltà dell'aspirante apprendista
astrofilo si sono fatte sentire, ma sono state
prontamente ripagate dalle osservazioni
che acquistano un sapore particolare se
sono frutto delle proprie faticose ricerche.
Molto più difficili da puntare sono stati gli
ammassi globulari M3 e M13 e le galassie
M81 e M82. La loro ricerca è stata
davvero difficoltosa e se non ci fosse stato
Vittorio ad aiutarmi difficilmente sarei
riuscito a “centrarli”. Da questi puntamenti
ho capito che il cielo molto difficilmente
lo si vede come viene riportato sugli
atlanti e che bisogna aver ben chiaro cosa
14
Sono state quattro ore molto intense ed appaganti che forse mi hanno chiarito le idee e reso bene il significato
della parola astrofilo; sopratutto cosa vuol dire essere un' astrofilo alle prime armi. So che sicuramente sarà
un'esperienza che voglio ripetere. Riuscire a “leggere” almeno in parte quei piccoli puntini luminosi regala
emozioni uniche.
L'unica cosa che posso consigliare a chiunque abbia partecipato al corso è di provare in prima persona una
serata osservativa affiancati da persone esperte, che magari possano fornire la loro strumentazione . Sono certo
che altri sceglieranno di provare ad essere aspirante apprendista astrofilo.
DOMANDE DEI LETTORI
Carissimo sig. Claudio Pra, ho letto Cieli Dolomitici n°13 dopo aver visitato il planetario di S. Tomaso. Questa
sera mi sono collegato al vostro sito ed ho cominciato ad ascoltare le sue puntate dedicate all’astronomia
andate in onda su Radio Più. Le faccio i miei complimenti per quanto realizzato. Ho avuto fin da giovane una
certa curiosità verso il cielo ed ora che sono in pensione ho del tempo da dedicare a questa tematica. Purtroppo,
pur essendo originario di Rocca Pietore, vivo a Milano, dove l'osservazione del cielo è quasi impossibile.
Qualche curiosità però me la voglio togliere. Per esempio le chiedo :
Lei, come astrofilo, ha capito quanto è vasto l'universo? Ci sono più universi come pensa qualcuno? Ho sentito
che con il telescopio si vedono galassie lontane seicento milioni di anni luce; ma è possibile che da quelle
galassie si possano vedere altre galassie lontane altrettanto in quella direzione? Insomma, dalle sue
osservazioni si
È fatto un’ idea di come siamo posizionati nell’universo? Capisco che sono domande complicate, anche se
intriganti. Al vostro Planetario ho capito che il nostro sistema solare si trova in una galassia chiamata Via
Lattea e che le stelle che vediamo appartengono in maggioranza a questa. Non è che ci sia anche uno schema
che ci dica che la nostra galassia fa parte di un gruppo di galassie e che poi ci siano altri sistemi che sono stati
individuati? Mi sa rispondere con un po' più precisione al riguardo? Capisco che è importante studiare la nostra
galassia, ma sul resto più lontano cosa si è scoperto? Mi scuso per l'intrusione, ma lei sicuramente ne sa più di
me. Grazie anticipatamente per la sua risposta
Cordiali saluti.
Alberto Agostinelli
Sig. Agostinelli, mi fa piacere che le mie puntate dedicate all'astronomia trasmesse da Radio Più le siano
piaciute, così come mi fa piacere che la visita al nostro Planetario le abbia risvegliato l'interesse per il cielo. In
ogni caso, passando alle sue domande, tenga conto che si è rivolto a un semplice astrofilo, non certo a uno
studioso di professione. Come astrofilo mi sono fatto un' idea della vastità dell'universo, anche se la mente,
condizionata dal vivere di tutti i giorni sul pianeta Terra, si rifiuta di concepire distanze incredibili come quelle
che ci separano dalle altre stelle o galassie o di concetti come infinito. Mi chiede se ci sono più universi?
Questo proprio non lo so, come non lo possono sapere, ma solo teorizzare, gli studiosi. Diciamo che già un solo
universo è qualcosa di inimmaginabile e fermiamoci a quello. Con un telescopio si possono certamente vedere
galassie lontanissime. Anzi, alcune sono visibili in un semplice binocolo da 5 cm di apertura (sotto un cielo
molto buio). La grande Galassia di Andromeda, distante 2,3 milioni di anni luce da noi, è addirittura visibile a
occhio nudo come una lama di luce appena accennata. Con telescopi sempre più grandi ci si può spingere
sempre più lontano. L'oggetto più distante che ho osservato è un quasar nella costellazione della Vergine,
lontano 3 miliardi di anni luce!!! Ha certamente ragione nel pensare che da una galassia lontanissima da noi, si
possano vedere altre galassie a noi precluse perché troppo distanti. Come siamo posizionati nell'universo? A
casaccio, dove ci ha spinti il Big Bang (e non certo al centro di tutto come qualcuno pensava secoli fa). Le
stelle che vediamo, a occhio nudo e con telescopi amatoriali, appartengono tutte alla Via Lattea, la nostra
galassia. Per vedere altre stelle fuori dalla Via Lattea bisogna aspettare l'esplosione di una supernova che,
grazie alla sua grandissima luminosità, si rende visibile a grandissime distanze. Le galassie si aggregano in
ammassi. La nostra fa parte del "Gruppo Locale" che ne comprende più di cinquanta. Esistono chiaramente
altri amassi. Per non parlare dei superammassi. Insomma, nonostante le distanze abissali che le separano, alla
fin fine, su scala cosmica, si formano dei gruppi. Neanche le galassie amano stare da sole. Cosa si è scoperto al
di fuori della nostra galassia? Si è scoperto molto (in un periodo molto breve) ma l'argomento è talmente vasto
che non saprei da dove cominciare. Un librone probabilmente non basterebbe per fare un sunto. Fino al 1930
non eravamo nemmeno certi che esistessero galassie al di fuori della nostra e oggi invece siamo in grado di
osservarne di primordiali e di capire fenomeni che hanno luogo a grandissime distanze. Oltre non mi spingo e
la rimando alla lettura di qualche buon libro al riguardo.
La saluto cordialmente.
15
Ciao! Credo proprio di aver trovato un piccolo meteorite!!! Il peso è nettamente maggiore rispetto a sassi
delle stesse dimensioni e sono presenti alcune "gocce" che dovrebbero essere causate dalla fusione
durante l'impatto con l'atmosfera. Ho fatto una prova con una calamita che viene attratta, anche se
molto meno rispetto un pezzo di ferro. L'ho trovato in un...campo da calcio!!! Dopo 2 mesi che non
giocavo più, mi sono deciso ad andare a fare allenamento con l'Agordina a Sospirolo e mentre giocavo
mi sono ritrovato tra i piedi il presunto meteorite. E pensare che da molto tempo, quando vado in
montagna, a funghi o a fare legna , istintivamente pongo l'occhio a terra con la speranza di trovare
meteoriti fossili o quant'altro. Ma non ho mai trovato presunte meteoriti, anche se spesso venivo
ingannato da frammenti di roccia vulcanica...
Non avendo grandi conoscenze di meteoriti chiedo un vostro parere.
Andrea Cibien
Ciao Andrea. La risposta è difficile. Dalla foto, il “presunto” meteorite mi ricorda una scoria di fusione, di
quelle che si ottengono dai forni delle vecchie miniere: in Agordino ce n’erano tante e, specie sui torrenti,
capita di imbattersi in residui della fusione dei metalli che spesso vengono scambiati per meteoriti grazie alle
loro bollosità. In questo caso però è strano che sia stata trovata in un campo di calcio e che nessuno l'abbia mai
notata prima. Quelle bolle che si vedono comunque, mi fanno pensare ad una scoria, ma non si sa mai! Penso
che comunque valga la pena approfondire l'argomento.
Alberto Bertini
Il “presunto” meteorite trovato da Andrea
sul campo di calcio di Sospirolo
LO SPAZIO... DEL SORRISO di Claudio Pra
Radiotelescopio: telescopio con radio incorporata
Sonda spaziale: astronauta che gode di cattiva reputazione
Transnettuniani: abitanti di Nettuno dall’ identità sessuale incerta
Zero Assoluto: gruppo musicale
Asteroidi: sostanza dopante
Discotomia: compilation musicale
Gnomone: gnomo di grandi dimensioni
Rapporto focale: amplesso intenso
Banda Equatoriale Sud: orchestra meridionale
Spianatore di campo: mezzo agricolo
Stringhe cosmiche: lacci da scarpe da usare nello spazio
16
“IL LIBRO DELLA NATURA”
di Federico Shoedler (edizione 1865)
proposto da Tomaso Avoscan
Di seguito si propone l’astronomia così come veniva divulgata più di un secolo fa su un
testo scolastico della scuola secondaria. Linguaggio colto, elegante ma decisamente…
poco divulgativo.
ASTRONOMIA
L’astronomia, ossia la scienza dei corpi dell’universo e dei loro movimenti, è un ramo
della fisica, che per la vastità ed importanza del suo oggetto richiede una trattazione
speciale. In siffatto studio la nostra attenzione è particolarmente fermata dai fenomeni
di movimento, le leggi dei quali sono quelle medesime che noi esponemmo nella parte
fisica, cosicché sotto questo riguardo l’astronomia si può dire la meccanica del Cielo.
Il campo in cui si effettuano codesti fenomeni è il cielo, e le moli in cui si manifestano
sono le così dette stelle e i pianeti. Avendo noi dichiarato come lo spazio vuoto sia
un’estensione interminata, non farà meraviglia se affermeremo che anche i detti corpi
sono innumerevoli. Quella distanza che si direbbe infinita, e che ad ogni modo riesce
inconcepibile al nostro intelletto; quelle masse così enormemente moltiplicate di corpi
materiali, e la straordinaria velocità dè loro movimenti, si improntano d’un carattere così
sublime e danno alla scienza che ne tratta sì grande maestà, che non si potrebbe certo
trovar l’uguale in verun'altra delle naturali dottrine.
“Lo spettacolo di distanze (scrive Shiller), senza confine, d’altezze imperscrutabili, del
vasto oceano che si schiude sotto i piedi dell’uomo e dell’oceano ben maggiore che
pende sovra il suo capo, sollevano il suo spirito oltre la ristretta cerchia della realità e la
comprimente cattività della vita fisica”.
Se in queste parole noi troviamo delineato abbastanza l’elevato carattere dei fatti
astronomici, non è perciò, come pensano e dicono molti, che l’astronomia abbia a
ritenersi la prima e la più nobile della fisiche discipline. Per il naturalista, alle cui
meditazioni appartiene tutto quanto è nel dominio della natura stessa, ciascun ramo
della sua scienza non è che l’anello di una catena che rientra in sé medesima, dalla
quale non si potrebbe staccarne uno solo, senza distrugger il legame di tutti. Idee false
sullo sviluppo delle più inapprezzabili piante, errori volgari intorno al più umile degli
animali sono altrettanto indegni d’uno spirito che aspira alla verità, quanto possa essere
l’assurdità degli antichi concetti intorno al movimento dei corpi celesti.
L’astronomia prende a considerare i proprii subbietti principalmente col soccorso della
matematica; perciocché i più importanti problemi che la riguardano si riferiscono a
spazio, numero e tempo, grandezza e distanza, lentezza o celerità; e queste infatti sono
le prime ricerche delle quali conviene ch’essa si proponga lo svolgimento.
Soltanto la matematica, e specialmente il calcolo sublime, ci pone in grado di trovar una
risposta a quelle ardue domande, e furono appunto gli sforzi adoperati in tale
intendimento, che recarono tanto sviluppo alle scienze matematiche. Senza di queste
sarebbe stato impossibile con tanta precisione segnar le vie per le quali gli astronomi
hanno raggiunto le loro incontestabili verità, laddove con quell’aiuto le scoperte dedotte
in prima con tante fatiche e per vie sì paurose, hanno potuto non soltanto conseguirsi
con modi più semplici, ma venir apprezzate e convenientemente anche da coloro che
non professano espressamente le matematiche.
L’Astronomia addomanda oltrecciò l’uso frequente di comparazioni, ed immagini che
valgano a render intelligibili alcuni dè suoi trovati. E invero, se tanto ci torna difficile il
farci concetto della grandezza del nostro globo terracqueo, ben più difficile a pezza si è il
rappresentarci al pensiero il sole che è di tanti milioni più grande. Ma le nostre idee si
rischiarano nella estimazione di proporzioni sì fatte, quando, a mò d’esempio, ci
adattiamo a immaginarci la terra simile ad un granello di miglio, e il sole ad una palla di
bigliardo. E chi poi saprebbe acquistar adeguata nozione dell’immensità interminabile
dell’universo, colle sue innumerevoli stelle? Tuttavia anche qui soccorrono i paragoni.
Nella capacità di una vastissima sala, quelle molecole infinite di polvere che vediamo a
traverso un raggio di sole che penetri solitario entro la stanza, ci daran modo di figurarci
17
le miriadi di soli disseminati nel vuoto.
L’astronomia può dirsi antica quanto la storia dell’uomo; imperciocchè quel medesimo
cielo che si stende oggi come un’azzurra vòlta sopra di noi, confortò da migliaia d’anni
coi suoi milioni di stelle anche lo sguardo degli avi nostri e destò come la nostra, la loro
ammirazione. Diremo anzi che il selvaggio, l’uomo costretto a percorrere perpetuamente
le sconfinate lande, le steppe infeconde sono tratti a guardar il cielo, ed i suoi fenomeni
con maggior attenzione di quello che faccia l’odierno abitatore delle città. Perché a què
primi sono le stelle orologio, scorta, bussola, barometro e calendario, laddove dalle
strette vie d’una città altri ben raramente solleva lo sguardo al cielo, o a dir meglio a
quella porzioncella di firmamento, che gli rimane scoperta.
Noi pertanto andiam debitori ai popoli primitivi, e più antichi di una serie copiosa di
importanti osservazioni astronomiche, perocchè quelle prische tribù ignare d’arte e di
scienze, viventi all’uso di pastori e cacciatori, ebbero mestieri del cielo stellato per
determinare il luogo ed il tempo.
E’ un vantaggio conosciutissimo che ha l’astronomia sopra le altri parti della scienza
naturale, di poter venire appresa fino ad un certo grado anche senza soccorsi artificiali.
Appena il grande astro del giorno è tramontato, ecco nello spazio celeste divenuto nero,
spuntar le stelle splendenti, prima le
maggiori, poscia poco a poco le minori finchè
si moltiplicano a migliaia e migliaia e danno
al firmamento l’aspetto della più brillante
magnificenza. Questo cielo notturno, quando
sia sgombro da vapori e da nubi diventa un
fertile campo di osservazione,
dove col
sussidio di accurata investigazione vedonsi
originarsi e compiersi moltissimi fenomeni
importanti, senza che ad accertarli faccia
bisogni di complicati mezzi materiali.
Affine
di
tener
sott’occhio
le
altre
manifestazioni del mondo fisico abbiamo
infatti continuamente d’uopo d’una certa
quantità di sostanze e di apparecchi la più
parte costosi; nella chimica principalmente;
ma per l’astronomia non occorre altro che
Uno strumento dell’epoca, (l’Amici II) fatto
alzar gli occhi al cielo per trovarsi, a dir così,
costruire dall’ ottico, astronomo e naturalista
nella propria officina, ed in mezzo alle sue
Giovanni Battista Amici
maravigliose produzioni.
Pure malgrado che un certi numero delle sue
verità sia facile da rilevare, se ne noverano altre molto più essenziali che s’involano
all’occhio nudo. Per questo è indispensabile far uso di stromenti, i quali pel loro gran
costo sono una delle cause della scarsezza degli assidui cultori di questa scienza. Ciò
spiega pure perché le cognizioni degli antichi in questo argomento siano rimaste tanto
imperfette, e non abbiano avuto il loro pieno svolgimento se non dopo l’invenzione del
telescopio, il quale dischiuse più vasti spazi del cielo, che divennero sempre maggiori,
quanto più i perfezionamenti di esso si vennero effettuando.
L’evidente influenza del sole sul nostro globo pel quale esso è sorgente vitale di luce e
calore, le fasi lunari così mirabili nella forma loro come nei lor periodi, dovevano già da
remoti etadi far sì che venisse attribuita la più alta importanza a questi due corpi da
tutti quanti i popoli, fino a farli considerare come alcunché di sopranaturale e divino.
Dopo di loro, presentansi gli astri minori, i quali hanno anch’essi il proprio grado
d’importanza rispetto alla terra ed ai suoi abitanti, sebbene meno manifesta che nei
precedenti.
Si comprenda da ciò come nei tempi nei quali sulla natura delle stelle e delle loro
apparizioni di erano ideati tanti concetti erronei, siasi assegnata loro un’azione diversa
specialmente sui destini degli uomini. Per ogni grande avvenimento, per ogni
straordinario personaggio, per ogni novità che non si fosse saputo coordinare collo
spirito limitato e poco sviluppato dei popoli, si andava cercando l’incognita causa negli
18
Così si generò quel singolare miscuglio di dottrine affatto arbitrarie di superstizioni ed
errori intorno alle cose del cielo, il quale sotto il nome di astrologia per secoli interi
sviò lo sguardo degli uomini, e lo fece smarrir nel sentiero delle illusioni e degli inganni,
ritardando il progresso in modo veramente strano; finchè lo spirito umano afforzandosi
di spassionate osservazioni ruppe questi ostacoli al proprio sviluppo e riconobbe da
ultimo che la terra è bensì un punto nello spazio, ma non il suo centro; che gli astri sono
per loro stessi altrettanti mondi e non già semplici pietre migliari, o fari accesi per
rischiarar i destini delle passaggiere generazioni di questa piccola terra.
Tentando noi nel progresso di questo lavoro di dar qualche svolgimento alle principali
dottrine astronomiche, non vi potremmo riuscire senza far precedere la cognizione di
alcuni almeno di quegli aiuti che si resero necessarii alla scienza per definire ed esporre
i proprii risultamenti.
Questi aiuti consistono sopratutto in certi fondamentali principii, specialmente tratti
dalla geometria, i quali sebbene in massima siano da ritenere già noti, non sarà male
che vengano ricordati per agevolar la intelligenza della verità che scendono come
corollario da essi. Così acquistata la conoscenza dei modi di indagine, e del linguaggio
scientifico, più facile ci tornerà far passaggio, all’esame dei fenomeni che dal nostro
soggiorno ci si fan manifesti di giorno e di notte nell’universo. E per tal modo ci sarà
dato di giungere al vero concetto dell’ordinamento dei corpi celesti; e di fare il
conveniente apprezzamento delle idee erronee dè tempi passati.
ATTIVITA’ DELL’ ASSOCIAZIONE
Mercoledì 31 marzo e mercoledì 7 aprile si sono svolte le prime due serate di un corso base per astrofili in
Sala della Biblioteca di S. Tomaso. La terza serata si è svolta invece sotto il cielo di Passo Duran dove si è
potuto osservare a occhio nudo e al telescopio. Le iscrizioni raccolte sono state davvero molte, sicuramente
oltre ogni più rosea aspettativa. Quasi una trentina i partecipanti che hanno ricevuto, oltre che delle nozioni
fondamentali per cominciare ad osservare con consapevolezza il cielo, anche una utilissima guida astronomica
cartacea e un attestato di partecipazione. Sicuramente una bella e utile esperienza per “studenti” ma anche
“insegnanti”, volta a ingrandire la platea di cultori del cielo.
Mercoledì 21 aprile ad Agordo, abbiamo organizzato una serata osservativa dedicata agli studenti (e
familiari) delle classi quarta della scuola elementare di Agordo.
Giovedì 29 aprile a Belluno, abbiamo proposto agli “Amici dell’Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e
Culturali” una conferenza sulle scoperte di Galileo Galilei e la proiezione di Dreams, la ormai nota suggestiva
carrellata di immagini con protagoniste le nostre montagne immerse tra le stelle.
Martedì 10 agosto al Rifugio Bottari, in collaborazione con il C.A.I di Oderzo, abbiamo organizzato “La
notte delle stelle”. La manifestazione prevedeva una breve conferenza e a seguire l’osservazione del cielo. Le
condizioni meteo però, hanno regalato solo una brevissima schiarita, che ci ha permesso di osservare ben poco.
Numerosi comunque gli intervenuti.
Sabato 4 settembre presso la Sala della Gioventù a Caviola, Vania Lorenzi, astronoma Agordina che lavora
presso la Fundacìon Galileo Galilei-INAF alle Canarie, ha proposto su nostro invito una conferenza dal titolo:
Telescopio Nazionale Galileo, un telescopio italiano alle Canarie. Buona la partecipazione.
Estate al Planetario: Luglio e agosto, i due mesi estivi di maggior presenza turistica nei nostri paesi, hanno
portato un grande afflusso al Planetario di S. Tomaso. Nella ventina di serate proposte sono stati oltre 300 i
visitatori del Centro Provinciale “Emigranti”, in gran parte villeggianti. Grande quindi l’impegno profuso dai
divulgatori, tutti facenti parte dell’Associazione Astrofili Agordini “Cieli Dolomitici”, per coprire le tre
giornate settimanali dedicate alle visite, due delle quali richieste dai consorzi turistici di Alleghe e Falcade, che
hanno stretto una collaborazione fruttuosa con il Comune di S. Tomaso. Da un lato si offre al turista un
qualcosa di particolare e diverso dal solito, che viene molto apprezzato e dall’altro si valorizza una struttura che
anno dopo anno si dimostra molto valida se pubblicizzata a dovere.
19
A SCUOLA DI STELLE di Vittorio De Nardin
La scorsa primavera si è concluso un interessante " esperimento " che ha avuto come protagoniste le classi
quarta della scuola elementare di Agordo. Tutto è nato nell’ autunno del 2009 quando mia figlia, cha al tempo
frequentava il penultimo anno delle elementari, stava ricevendo insieme ai suoi compagni le prime nozioni di
astronomia dall’insegnate che curava le discipline scientifiche. In una di queste lezioni la piccola fece presente
che suo padre, il sottoscritto, era appassionato di astronomia e faceva parte di un' Associazione di astrofili.
Venni così contattato e in breve tempo organizzammo un incontro a scuola con la maestra, per capire se poteva
essere utile una mia collaborazione.
Tutto andò a buon fine e decidemmo per una visita al Planetario di S. Tomaso. La giornata scelta fu un sabato
pomeriggio di fine dicembre, non essendo stato possibile inserire l’appuntamento nel normale orario
scolastico. Essendo tre le classi coinvolte, ed avendo avuto un'adesione quasi totale dagli scolari, dovetti
sobbarcarmi tre turni per poter soddisfare tutti. Dalle 15.00 fin quasi alle 19.00 si alternarono davanti a me una
settantina di “alunni” tra ragazzi e genitori. Tra un turno e l'altro potei “staccare” solo per un quarto d’ora, ma
comunque tutto andò per il verso giusto. Molte furono le domande che giovani e adulti mi posero, alle quali
cercai di rispondere nel modo più semplice e comprensibile. Anche il livello di attenzione fu sempre molto alto,
il che dimostrò un reale interesse per gli argomenti trattati. Iniziai parlando del Sole e della sua importanza per
la vita. Continuai con le stagioni. Poi lo spettacolare momento del tramonto e la successiva comparsa delle
stelle, istante questo che è
sempre tra quelli che
colpiscono di più (non
mancò il classico oooh! di
meraviglia). Poi parlai
de l la na s c it a, de l l'
evoluzione e della morte
d e lle st e lle , d e lle
costellazioni, delle galassie
e via discorrendo. Per
ultimo, ma non perché
meno importante, un breve
accenno all'inquinamento
luminoso che impedisce di
osservare molte delle cose
di cui avevo parlato in
precedenza.
P er me
è st at a
u n 'e s p e r ie nz a mo lt o
gratificante, perché i
Il “maestro” Vittorio in mezzo ai bambini delle classi quarta di Agordo
bambini sono una fonte
inesauribile di curiosità e di spontaneità che sfocia in una grande varietà di domande; inoltre è stata la mia
prima volta da divulgatore al Planetario. Non nascondo che all'inizio ero un po' teso, cosa forse normale,
specialmente per una persona introversa e timida come me .
Dopo quell’ incontro “teorico”, proposi di organizzare una serata sotto il cielo stellato vero e proprio, per
avvicinare gli alunni all'osservazione della volta celeste. Quindi, verso metà aprile di quest’anno, assieme agli
amici astrofili Alvise e Nevio, organizzammo un bell'incontro, ponendo l’ ”osservatorio” vicino alla zona
industriale di La Valle. Il posto, un grande prato a ridosso della strada, nonostante la presenza di alcuni
lampioni, si dimostrò una scelta azzeccata . Portammo due telescopi e un binocolo di grosse dimensioni e
puntammo un paio di oggetti di sicuro effetto: la Luna al primo quarto e Saturno. Non vi dico con che
entusiasmo i ragazzini ammirarono i crateri del nostro satellite! Sembrava quasi li potessero toccare con le
mani. E che dire degli anelli di Saturno, pur se il periodo non era il migliore per la loro osservazione data la
scarsa inclinazione? Purtroppo la presenza di alte nubi molto sottili non ci consentirono di puntare oggetti
deboli come nebulose o galassie, altrimenti visibili in condizioni di cielo buio e "pulito". Osservammo
comunque ancora qualche bella stella doppia e grazie ad un puntatore laser furono indicate le principali
costellazioni visibili in quel periodo.
Il centinaio di presenti ebbe così modo di prendere contatto con il cielo e il mondo dell’astrofilia. Penso che
questo sia un aspetto fondamentale per la divulgazione della nostra passione e per poter innescare in qualcuno
la curiosità che magari lo spingerà a diventare un nuovo astrofilo.
Mi auguro che questa esperienza venga ripetuta in futuro. La nostra Associazione è naturalmente ben lieta di
operare sul territorio divulgando le tematiche astronomiche. Un ringraziamento alla maestra Laura Friz che ha
richiesto la nostra collaborazione e anche ad Alvise Tomaselli e Nevio De Col che hanno collaborato con me
per la buona riuscita della serata osservativa.
20
CURIOSITA’ CELESTI di Claudio Pra
Tra le varie tipologie di eclisse è chiaramente quella totale la più spettacolare, sia per quanto riguarda la Luna
che, ancor di più, il Sole. Un eclisse totale di Luna credo l’abbiano vista tutti almeno una volta, una di Sole
probabilmente no. In effetti, quest’ultima è la più ambita ma anche la più difficile da vedere, se non altro
perché quasi sicuramente comporta mettersi in viaggio per andarla ad osservare, raggiungendo posti anche
molto lontani dalla nostra dimora. Per ammirare un eclisse totale di Luna basta che il nostro satellite naturale
sia sopra il nostro orizzonte al momento del fenomeno, cosa non certo rarissima. Per ammirarne una di Sole
occorre invece che l’ombra della Luna, proiettata sul nostro pianeta, ci “investa”. Siccome la fascia della
totalità, come è chiamata la zona dove l’ombra si proietta, non è molto estesa e va a interessare solo
determinate aree, ecco che bisogna avere la grande fortuna di rientrare nei luoghi del suo passaggio.
In ogni caso ogni anno, raggruppando tutte le tipologie di eclissi solari e lunari, possiamo avere un massimo di
ben sette fenomeni (cinque eclissi di Sole e due di Luna) e un minimo di quattro (due di Sole e due di Luna).
La durata di un eclisse totale, quella che trattiamo in questo articolo, dipende dalla geometria del fenomeno.
Quelle solari arrivano a un massimo di sette minuti e trentasei secondi, mentre quelle lunari più lunghe durano
un ora e quarantasei minuti.
L’ ultima eclisse totale di Luna visibile in Agordino si è verificata 21 febbraio 2008 in piena notte. La prossima
si verificherà il 15 giugno 2011 appena dopo cena.
In Italia l’ultima eclisse totale di Sole si è verificata nel 1961, ma l’Agordino fu solo sfiorato dalla fascia della
totalità, che riguardò l’Italia centro-settentrionale. Da noi si vide infatti il Sole quasi completamente occultato
dal disco lunare, ma una piccola frazione rimase visibile. La cosa, non sembrerebbe, fa la differenza perché
l’effetto è completamente differente. Anche più recentemente, nel 1999, fummo sfiorati da un eclisse totale di
Sole che fu visibile appena più a nord, in Austria.
Per trovarne una che riguardi l’Agordino bisogna tornare indietro di ben 168 anni, all’ 8 luglio 1842 quando,
poco prima delle sette del mattino (ora solare), con il Sole quindi piuttosto basso sull’orizzonte, le tenebre
ridiscescesero sulle Dolomiti poco dopo essersi dissolte. La totalità, ad Agordo, durò poco più di due minuti.
Vi state ora domandando quando ci sarà la prossima eclisse totale di Sole visibile anche dai nostri luoghi?
Beh, bisognerà aspettare qualche anno, esattamente settantuno!!! Il 3 settembre 2081 infatti, poco prima delle
nove mattutine ora solare, si assisterà alla fantastica sparizione del Sole. Non male la durata della totalità (tre
minuti circa ad Agordo). Sicuramente “Cieli Dolomitici” organizzerà un osservazione pubblica e gli astrofili
Agordini potranno radunarsi per l’evento storico, magari sul Broi di Agordo, affollatissimo per il concomitante
mercato settimanale. Quel giorno sarà infatti un mercoledì. Non assicuro la mia presenza ma... cercherò di non
mancare, anche perché mi seccherebbe aspettare il 14/6/2152 per il successivo appuntamento.
RIASSUNTO:
Numero massimo di eclissi in un anno: 7 (5 di Sole + 2 di Luna)
Numero minimo di eclissi in un anno:4 (2 di Sole + 2 di Luna)
Durata massima della totalità di un'eclissi di Sole: 7 minuti 36 secondi
Più lunga fase di totalità di un'eclissi di Luna: 1 ora e 46 minuti
Ultima eclisse totale di Sole verificatasi in Italia 15/2/1961
Ultima eclisse totale di Sole verificatasi in Agordino 8/7/1842
Prossima eclisse totale di Sole visibile in Italia e in Agordino 3/9/2081
Un ringraziamento ad Aldo Vitagliano per la collaborazione fornita sulle eclissi in Agordino.
Sito utile di approfondimento:
http://www.fisica.unisalento.it/astro/Eclipsa99/pagine/faq.htm
Le due riviste astronomiche che consigliamo caldamente
sono Nuovo Orione e Coelum.
La prima esce ogni ultimo giovedì del mese mentre la
seconda è in edicola i primi giorni del mese.
Entrambe costano 6 euro.
21
GLI ASTROFILI DI CIELI DOLOMITICI
Anna Miceli è la protagonista della nostra consueta rubrica volta a far conoscere gli astrofili del nostro gruppo.
Associata della prima ora è spesso presente alle iniziative organizzate da Cieli Dolomitici a cui partecipa con
grande curiosità ed entusiasmo. Si è anche dotata di un telescopio con il quale, di tanto in tanto, “cerca” di
avvicinare quei mondi lontani che appaiono una volta sceso il buio. Più frequentemente osserva senza
strumenti.
1) Quando osservi il cielo ti rendi conto della vastità che ci circonda?
No, non mi ne rendo conto. Penso che non ci sia un inizio o una fine.
2) Quale è stata la scintilla che ti ha fatto innamorare del cielo?
Ho avuto la fortuna di nascere in un piccolo paese della Calabria dove l'illuminazione era molto limitata. Così
la sera mi mettevo su un piccolo balcone e stavo ore ad osservare il cielo. Non conoscevo nessuna costellazione
o pianeta e non c'era nessuno a cui potessi chiedere spiegazioni. Facevo così lavorare la mia fantasia. Le poche
nozioni astronomiche che avevo appreso le avevo studiate a scuola.
3) Programmi le tue osservazioni o ti succede di uscire e improvvisare?
Preferisco improvvisare, specialmente nelle sere d'inverno (il cielo è bellissimo!).
4) Conosci le problematiche legate all’inquinamento luminoso? Ti sei resa conto di persona del
deterioramento della qualità del cielo?
Si, le conosco e ho paura che tra un po' di anni il cielo, le stelle e i pianeti saranno un ricordo lontano. Penso
alle generazioni future che non avranno la fortuna di osservare l'universo.
5) Finora cosa ti ha colpito maggiormente di quel che hai potuto osservare?
Mi ha colpito molto il pianeta Saturno. La prima volta che l'ho osservato mi sono emozionata e commossa.
6) Cosa pensi dell’Associazione di cui fai parte?
Penso che sia una bella cosa,anche se non sono molto presente alle serate. Però ringrazio l'Associazione che ha
dato una risposta alle domande di quando ero bambina. Ora guardo il cielo sapendo riconoscere qualcosa.
PLANETARIO DI S. TOMASO
Le serate si tengono ogni venerdì con inizio alle 20.30. Per partecipare occorre prenotarsi telefonando al
Comune di S. Tomaso in mattinata allo 0437/598004 oppure passare direttamente in Municipio. Il costo delle
serate è fissato in 5 euro per gli adulti e 3 euro per i minorenni. Non pagano i bambini sotto i cinque anni e i
portatori di handicap. Al raggiungimento del tetto massimo di prenotazioni per una serata, si sarà dirottati alla
successiva o alla prima dove ci sia posto (se d' accordo).
Per le scolaresche sono due le giornate di apertura settimanale, il mercoledì e il giovedì con lezioni alle 9.00 e
alle 10.30. La prenotazione va effettuata sempre ai numeri del Municipio e il pagamento (anticipato) è possibile
tramite bollettino di c/c Il costo va dai 2,50 euro a persona per le scuole dell' obbligo ai 3,00 euro per le
superiori. Il numero massimo di studenti per lezione non può superare i 25 per le scuole dell' obbligo e i 20 per
le superiori (nel numero rientrano gli accompagnatori).
Per gli Associati a “Cieli Dolomitici” l’ingresso è gratuito.
22