Piano di zona 2011-2015 - Azienda Ulss 4 Alto Vicentino

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Piano di zona 2011-2015 - Azienda Ulss 4 Alto Vicentino
Piano di zona 2011‐2015 Programmazione anno 2013 Variazioni rispetto alla programmazione iniziale per il 2013 nel
PianodiComunità2011/2015
Di seguito vengono riportate le variazioni principali di programmazione per area di afferenza e per intervento. Nella tabella seguente è riportato il quadro di sintesi della programmazione della dotazione di posti letto per la resi‐
denzialità anziani, da sottoporre ad autorizzazione regionale coerenti con le esigenze locali. 42
0
0
0
0
0
0
0
0
15
52
45
72
166
62
49
185
48
52
Villa Miari - Santorso
11
0
11
Casa Annunziata - Schio
67
0
1.369
57
Totale ULSS 4
Altro
42
52
45
156
190
108
145
267
48
67
Non autosufficienti
non accreditabili di
impegnativa
Casa Charitas - Schio
Casa Nostra - Valdastico
Casa Panciera - Schio
IPAB La Pieve - Breganze
La Casa - Schio Baratto
La Casa - Schio Valbella
Muzan - Malo
O.I.C. - Thiene
San Giuseppe - Pedemonte
Villa S. Angela - Breganze
Autosuff. religiosi
20
Autosufficienti
0
Posti letto di I° livello per
religiosi
36
Hospice
Casa di Riposo Caltrano - Caltrano
Svp
75
60
Posti letto di II° livello di
cui Sapa
Posti letto di I° livello
0
0
Posti letto di II° livello
Alzheimer
Di cui per religiosi
75
60
Centro Servizi (3)
A. Rossi - Arsiero
A. Penasa - Valli del Pasubio
Posti letto di II° livello
Capacità ricettiva
complessiva del Centro
servizi
Quadro della programmazione ad agosto 2012, per le strutture sociosanitarie residenziali per non autosufficienti + 7 p.l. di I° livello
Conversione dei 16 p.l. per autosuff. in p.l. di I° livello
16
16
Azioni previste nella
programmazione del Piano di
Zona 2011-2015
26
+ 13 p.l. di I° livello
+ 10 p.l. di I° livello
48
24
24
80
28
897 194
10 (4)
36
22
6
20
10
25
9
+ 66 p.l. di I° livello
+ 12 p.l. di I° livello
15
+ 24 p.l. di II° liv., + 14 p.l. di
I° liv.; da conversione di altrettanti p.l. resid. disab. (2)
42
10
6
9
31
42
12
9
25
26
25
0
162 (1)
1.189
180
Posti accreditabili per non autosufficienti
(2) La programmazione del Piano di Zona 2011-2015 prevede la conversione di complessivi 38 posti per disabili in: 24 p.l. di II° livello e 14 p.l. di I° livello
(3) Nel rispetto del tetto di accreditabilità per l’Azienda Ulss n. 4 di 979 impegnative di residenzialità per anziani non autosuff. (4) Sono un “di cui” dei posti di II° livello
(1)
(1)
Per le altre aree non si rappresentano differenze significative con quanto previsto nel piano di comunità e nelle prece‐
denti riprogrammazioni. Si riporta l’analisi della destinazione dei finanziamenti dalla Regione e dai Comuni che per il 2013 rimane sostanzialmente invariata rispetto al 2012, grazie alle stabilità delle rette nei Centri di Servizio residenziali e semiresidenziali e degli altri servizi in ottemperanza a quanto previsto dalla normativa sulla Spending Review. 1 Trasversalità: diseguaglianze in salute
In embrione del Piano di Zona 2001‐2003 e con maggior forza il successivo Piano di Zona 2004‐2006, l’Azienda Ulss n. 4 ha iniziato a porre l’attenzione sull’incidenza dei determinanti della salute sulla qualità di vita delle persone, così come indicato dall’OMS. In quest’ottica il capitolo “2 La qualità della vita: i determinanti della salute” del piano trattava specificatamente del tema dei determinanti, sottolineando che «La condizione di salute, elemento essenziale di una vita piena e libera, di‐
pende da un insieme complesso di fattori: genetici, ambientali, psicologici, fisici, cul‐
turali. A volte il passaggio tra due differenti situazioni di salute può dipendere da un cambiamento improvviso in un qualsiasi fattore, altre volte i cambiamenti possono essere più lenti e dagli effetti meno visibili. Analogamente i fattori migliorativi agisco‐
no su termini temporali molto differenziati: da pochi istanti a decine d’anni se non ge‐
nerazioni. La letteratura scientifica classifica i determinanti della salute in quattro grandi categorie: genetici, sociali, economici e ambientali. Numerosi studi dimostrano come l’incidenza della rete dei servizi socio‐sanitari sullo stato di salute complessivo viene valutato attorno al 10‐15%, quello del patrimonio genetico tra il 20% e il 30%, l’ambiente pesa circa il 20%, mentre il fattore socio‐economico risulta la variabile più importante tra il 40% e il 50% (vedi figura 39). La variabile socio‐economica, che com‐
prende i comportamenti, gli stili di vita, condizioni economiche dei singoli, risulta es‐
sere significativamente influenzabile dai soggetti istituzionali di una comunità, in particolare l’assetto politico, la scuo‐
la, la chiesa, la sanità attraverso programmi di educazione alla salute e prevenzione». Su questo si innesta il progetto Europeo Regions Tackling Health Inequalities (Re‐THI) che, nell’ambito del Programma Progress 2007‐2013 sulla lotta alle disuguaglianze in salute, ha lo scopo di sensibilizzare l’attenzione sui fattori dei de‐
terminanti socioeconomici che incidono sul diffondersi di casi di diseguaglianza nella tutela socio‐sanitaria. Nel 2008 la Commissione sui Determinanti Sociali della Salute dell’OMS ha invitato i Paesi membri a ridurre, nell’arco di una gene‐
razione (circa in 25 anni), il gradiente sociale della salute nelle popolazioni di riferimento. Se, infatti, le cure mediche possono prolungare la sopravvivenza e migliorare la prognosi di molte malattie, sono le condizioni sociali ed economi‐
che ad essere più influenti, lungo tutta la vita, nel determinare buone condizioni di salute e benessere. L’OMS stima che i fattori socio‐economici e gli stili di vita contribuiscano per il 40‐50% sulla salute delle persone, l’eredità genetica per un ulteriore 20‐30% e che solo per il 10‐15% una buona salute dipenda esclusivamente dalle cure mediche. Le dif‐
ferenze nello stato di salute sono largamente attribuibili a una differente distribuzione dei determinanti della salute tra i diversi gruppi di popolazione, dove per determinanti sociali della salute si intendono “le condizioni nelle quali le persone sono nate, crescono, vivono, lavorano e invecchiano incluso il sistema sanitario. Queste circostanze sono pla‐
smate dalla distribuzione di denaro, potere e risorse a livello globale, nazionale e locale, le quali sono influenzate dalle scelte politiche” (OMS, 2009b). Il Piano Socio Sanitario Regionale 2012‐2015 riprende la questione delle disuguaglianze e delle iniquità invitando, dove necessario, ad azioni correttive e migliorative al fine di contrastarne l’insorgenza: l’obiettivo è la Promozione dell’accesso da parte di tutti i cittadini alle prestazioni dei servizi socio ‐ assistenziali e sanitari affinché le disuguaglian‐
ze sociali non diventino disuguaglianze nell’accesso alle informazioni e ai servizi. Per dare compiutezza a questa impostazione, saranno oggetto di elaborazione gli indicatori di seguito riportati. Accesso all’informazione interna/esterna • Numero di attività di informazione dei servizi offerti ed eventuali dati raccolti sui target coinvolti; • Presenza di do‐
cumenti/materiale informativo sui servizi socio‐assistenziali erogati all’utenza per gruppi di popolazione; •Presenza di protocolli/manuali operativi per l’informazione relativa ai servizi socio‐assistenziali erogati per gli operatori; • Presen‐
za di protocolli/manuali operativi per l’informazione relativa ai servizi socio‐assistenziali erogati per gli utenti; • Pre‐
senza di protocolli operativi o accordi di rete tra Enti e Servizi, finalizzati a facilitare la fruizione dei servizi socio‐
assistenziali Mappare la vulnerabilità • Esiste un sistema di tracciabilità dei passaggi da un Servizio ad un altro? • Se si, è possibile mappare le cause di un’eventuale interruzione del percorso? • Presenza di dati quantitativi/qualitativi sull’utenza di un servizio relativi a fattori socio‐economici (livello di educazione, occupazione, ecc.) demografici (cittadinanza, etnia, luogo di residenza, ecc.) stato di salute. Sensibilizzazione • Numero di attività di sensibilizzazione alle disuguaglianze in salute realizzate; • Numero di operatori del pubblico e del privato sociale formati sulla tematica delle disuguaglianze in salute; • Numero di operatori del pubblico e del priva‐
to sociale coinvolti in progetti di sensibilizzazione sulla tematica delle disuguaglianze in salute; • Presenza di documen‐
ti/materiale di sensibilizzazione sulla tematica delle disuguaglianze in salute prodotti. 2 Analisidellaspesaedeifinanziamenti
I servizi oggetto della programmazione del Piano di Zona, rappresentano una spesa complessiva pubblica e privata pari a € 95.900.000 ed è ripartita tra i soggetti finanziatori come evidenziato nel grafico 1: con prevalenza della Regione (pari al 58%), seguito dagli utenti (per una quota del 30%) e dai Comuni per l’11%. La partecipazione di altri soggetti, provincia, fondazioni e altri soggetti privati, risulta ad oggi marginale. Articolando la spesa complessiva per area di destinazione, grafico 2, si evince che la maggior parte dei servizi siano ad oggi rivolti alla non autosufficienza, comprendendo in questa gli anziani per il 60%, i disabili per il 13% e la salute men‐
tale per il 10%. L’area minori e famiglia rappresenta solo il 10% della spesa dell’intero piano, seguita dalle dipendenze per il 3%. La ripartizione della spesa pubblica per area di destinazione è evidenziata dal grafico 3. La spesa complessiva, ripartita tra sociale e sanitario, sulla base delle indicazioni del DPCM del 29/11/2001, è raffigu‐
rata nel grafico 4. 3 Nelle singole aree, la ripartizione tra sanitario e sociale è raffigurata dal grafico 5, nella pagina seguente: in particolare si nota che nelle aree degli anziani, disabili e minori, vi è la maggior quota‐parte di spesa sociale. L’articolazione della spesa sociale, per fonte di finanziamento è rappresenta‐
ta dal grafico 6, da cui si desume che la maggior parte viene finanziata dalla compartecipazione degli utenti (per il 69%) e per il 25% dalle amministrazioni comunali. Analizzando il dato complessivo della spesa pubblica, di seguito rappresenta‐
ta con il grafico 7, emerge come la parte di compartecipazione degli utenti sia principalmente concentrata nell’area anziani (come quota alberghiera per le strutture residenziali), in seconda battuta nell’area disabili (come comparte‐
cipazione alle rette in comunità residenziali) e nell’area minori (come com‐
partecipazione delle rette negli asili nido). Per converso la spesa sociale rimanente, prevalentemente a carico dei co‐
muni, si concentra nell’area anziani (come contributi agli utenti, gestione di centri diurni per autosufficienti e case albergo), nell’area disabili (come soli‐
darizzazione della spesa a sostegno delle persone disabili gravi inserite in comunità), nell’area minori (come solidarizzazione della spesa per le comuni‐
tà alloggio e per gli affidi oltre alla gestione di asili nido e/o ludoteche). 4 Analisi della destinazione dei finanziamenti dalla Regione e dai Comuni Regione I servizi oggetto del Piano di zona utilizzano risorse per il 19% dei fondi complessivi del riparto regionale assegnato al territorio dell’Ulss 4. L’articolazione dei fondi complessivi, per tipologia di assistenza, viene rappresentata dal grafico 8. La gran parte dei finanziamenti oggetto del Piano, è assorbita dal Fondo per la non autosufficienza, per il 51,5%, dal Fondo dipendenze per lo 2,5% e per quota parte dell’Assistenza ospedaliera per il 3,6% e dell’Assistenza di base di‐
strettuale per il 42,4% (che va a finanziare l’assistenza domiciliare, i consultori familiari, il Csm, ecc.): il dettaglio delle diverse fonti di finanziamento, relative alle risorse impegnate per il Piano di zona, viene evidenziato nel grafico 9. 5 Per quanto riguarda il Fondo non autosufficienza, si registra una sostanziale conformità tra spesa e finanziamento per tipologia di servizio, con l’eccezione dei centri diurni per disabili che risultano ad oggi parzialmente sotto finanziamenti e, soprattutto, le grandi strutture (Il Cardo), come evidenziato nel grafico 10. Comuni L’articolazione della spesa sociale dei comuni, censita nel piano, è evidenziata dal grafico 11: quota parte viene gestita direttamente dal Comune, e quota parte viene delegata all’Azienda Ulss 4, sia per deleghe obbligatorie (quota indi‐
stinta), sia per deleghe vincolate. Relativamente alle funzioni delegate, la Conferenza dei Sindaci ha nel corso del tempo articolato tre tipologie di dele‐
ghe e quindi quote: una quota indistinta, una quota vincolata alla delega per i costi delle comunità alloggio per minori e per l’affido familiare, ed una quota vincolata per la residenzialità di persone disabili gravi inserite in comunità resi‐
denziali. Per le funzioni delegate le quote per il 2011 erano stabilite in: • quota indistinta € 15,03 pro‐capite; • quota vincolata per i minori € 2,85 pro‐capite; • quota vincolata per la residenzialità disabili € 3,22 pro‐capite. 6 Le funzioni delegate: indistinta La quota indistinta dei Comuni, per un ricavo totale di circa € 2.842.000, contribuisce al finanziamento della spesa dei seguenti servizi, evidenziando una previsione di sbilancio di circa € 99.817. Spesa finanziata con quota indistinta comunale Area Servizio Anziani Servizio soggiorni climatici 10.729 Dipendenze/alcolismo Servizi territoriali alle dipendenze 20.555 Disabili Servizio di assistenza scolastica Centro diurno per persone con disabilità Minori e famiglia Integrazione tra aree 1.384.780 940.198 Servizio disabilità 90.641 Consultori familiari e materno infantili 78.609 Servizio adozioni 13.737 Attività educative territoriali e domiciliari 82.620 Centri educativi diurni per minori 39.505 Laboratorio psicopedagogico 26.069 Servizio integrazione lavorativa 254.376 2.941.819 Le funzioni delegate: vincolate Fondo disabili La quota destinata al fondo vincolato per l’assistenza residenziale in favore di persone con grave disabilità è di € 3,22 pro‐capite, per un ricavo totale di circa € 609.000 a fronte di un costo previsto per il 2013 di € 817.000, da cui un disa‐
vanzo nell’anno 2013 previsto per € 208.000. In quest’area sono state intraprese diverse ed importanti iniziative, tra cui la principale è il progetto «Chiavi di casa», cofinanziato dalla «Fondazione Cariverona» ed inserito tra i progetti del‐
la «Fondazione di comunità vicentina per la qualità di vita». La principale progettualità che è stata avviata, in questo ambito, è la costruzione di appartamenti a bassa soglia assistenziale, per dare risposte più appropriate e quindi meno costose a persone con residui livelli di autonomia. Fondo minori La quota capitaria destinata agli interventi per i minori è di € 2,85 pro‐capite, per un ricavo totale di circa € 540.000 a fronte di un costo previsto per il 2013 pari a quasi € 537.000. Il fondo risulta attualmente in equilibrio, grazie al co‐
stante lavoro delle équipe Tutela minori e dall’attuazione di servizi di sostegno domiciliare alle situazioni maggiormen‐
te problematiche che ha incrementato il rapporto tra minori in famiglia e minori in struttura, sempre più a favore delle situazioni di accoglienza in famiglie affidatarie. 7