Relazione Durst

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Relazione Durst
Femminismo, Neofemminismo, e studi di genere senza superumanismo
Margarete Durst
Università di Roma 2
La vita non edifica niente senza cavare le pietre altrove.
Robert Musil. L’uomo senza qualità vol. I.
Premessa.
Sottolineo innanzitutto l’ancoraggio del femminismo alla lunga tradizione della storia delle
donne, di cui autrici come Anna Rossi Doria sono state e sono insigni rappresentanti il che non è
avvenuto con immediatezza e facilità ed è stato a più riprese contestato. Fu Anna Rossi Doria che
avendo aderito al primo seminario su femminismo e studi di genere da me promosso all’Università
di Roma Tor Vergata, sottolineò come stonasse nel titolo del volume a mia cura Identità femminili
in formazione. Questioni di genere tra storia e storie 1il termine identità – di stampo prettamente
giuridico - poiché esseri umani comunque sessuati e nel caso specifico le donne, sono
“individualità” ciascuna una indivisibile e plurale come tuttora ci insegna il sempre vivo pensiero di
Hannah Arendt. Avendo assimilato la lezione mi dispiacque che il titolo del seminario La difficile
individualità femminile da me avviato all’università d Roma Tor Vergata2 si mutò in L’individualità
femminile anche perché confluito nelle pari opportunità.
Il titolo del testo che qui propongo riecheggia il tema nietzschiano dell’umano troppo
umano, su cui mi sono espressa nel saggio d’apertura Post-umano, amore e questioni di genere nei
testi “sui generis di Rosi Bradotti” del recente volume Questioni di genere tra vecchie e nuovi
pregiudizi e nuove o presunte libertà3 cocurato con Sonia Sabelli4, nel quale spicca il saggio di
Luisella Battaglia il cui impegno a tutto campo sul fronte bioetico e del rispetto dei diritti per ogni
essere vivente potrebbe ritenersi esteso, pur con delle riserve, alla sopravvivenza del pianeta con le
speci umane e non che lo abitano’, il che sfocia nell’utopia. Apprezzo tale linea di pensiero che ho
appreso da Pietro Maria Toesca, un mio maestro allora professore incaricato che non ha avuto
l’onore di diventare ordinario né si è dato da fare per esserlo. Da qui pure il mio apprezzamento per
il femminismo della differenza sessuale in quanto non mira al carrierismo, come testimoniano le
donne nonché degli uomini che si riconoscono in tale linea di pensiero ed azione (del che si è avuto
un ennesimo riscontro pure nel recente seminario di Lecce istituito e presieduto da Marisa Forcina).
1
Che pure fu uno dei miei volumi più apprezzati.
Anche esso mutuato da Anna Rossi Doria.
3
In corso di stampa per le Edizioni ETS.
4
Assegnista di ricerca assai brava che, completato il tempo prefissato del suo incarico, dovendosi mantenere ha ripreso
la sua occupazione di base in un ministero del lavoro, come tende ad accadere a persone dei settori non tecnico
scientifici ed economici.
2
La settima ed ultima partizione del mio saggio nel volume in corso di stampa già citato
intitolata Questioni morali ed etiche inerenti donne, uomini e animali di vario genere5 ho ritenuto
che avrebbe potuto essere apprezzata da Luisella Battaglia, il che h concorso alla scelta del titolo
del presente saggio. Riflettere sul postumano, per quanto possa apparire attuale, rinvia in effetti ai
grandi classici del passato della tradizione umanistica, cioè a persone assai interessate e coinvolte,
oltre che competenti, sulle questioni dell’animalità propria ed altrui, del che si darà conto in seguito.
Laddove speci viventi non umane e non sempre della serie delle più sensitive, empatiche e
intelligenti (quali cani, gatti, cavalli, uccelli, ma pure animali acquatici) sono oggi usate come cavie
per la ricerca medica, oltre che ammaestrate per divertire per lo più gli umani di varia età. Gli umani
si trovano pertanto, nell’epoca della post o neo modernità attraversata dalla crisi economica ed
ecologica, a preoccuparsi assai più della prima che della seconda tipologia di crisi, a riprova della
diffusa scarsa introiezione dei valori etici, oltre che di quelli morali intesi in senso proprio cioè non
moralistico.
In realtà noi siamo ancora nani sulle spalle di giganti nel mentre ci proiettiamo in un futuro
che si prospetta carico di tensioni per l’intero pianeta, con quanti lo abitano, il che non ci induce a
rimpiangere il passato né a stupirci, appunto perché l’umano troppo umano si fa sentire e si impone
anche nel nostro presente, e un esempio ce lo offrono gli staticamente accertati - pur se condannati
per legge – femminicidi. che avvenivano pure nel passato su assai ampia scala ma rimanevano per
lo più sepolti, non si sa se al pari delle donne uccise. Ci si dovrebbe pertanto impegnare senza
cedimenti di sorta sul fronte del rispetto dei diritti per ogni essere umano comunque sessuato, onde
evitare che valga ancora come di fatto avviene il detto coniato dai movimenti delle donne “non ti
illudere di avere dei diritti”, che a tutt’oggi vede in crescita atti di violenza nella sfera intima di
persone di ogni sesso e quelli meno denunciati riguardano oltre le donne gli uomini in quanto
maschi, cioè ‘uomini tout court’, che con grande ritrosia denunciano la violenza subita: un tema su
cui la letteratura è via via aumentata, ma con ritardo rispetto agli studi in altri paesi e stati quali gli
Stati Uniti.6
Di certo non è facile dirimere e risolvere questioni in cui s’intrecciano opzioni tra loro
controverse come ben sanno pure i movimenti pacifisti. Delle tante iniziative, prese di posizione e
denunce da parte dei movimenti e delle associazioni delle donne si sa ormai molto vista la ricchezza
delle documentazioni, il che accendendo il dibattito impegna nella mediazione ad ampio raggio. In
continuità con i movimenti del passato si è così creata una specie di catena o meglio rete di relazioni
ormai attiva a livello internazionale, il che, data la poliedricità degli indirizzi femministi e degli
studi di genere nel mondo, con quanto ciò comporta a seconda dei modelli culturali imperanti nei
diversi stati, e il conseguente maggior o minor potere di ciascuno, richiede una intensa capacità di
ascolto e mediazione nel dibattito. Ed è proprio l’amplificarsi a livello mondiale degli studi di cui
qui si tratta che non permette tempi di lettura e riflessione degli eventi adeguata a posizionarsi sia
esprimendo il proprio giudizio che fattivamente. Da qui la necessità d’interagire ascoltando e
ascoltandosi senza uniformarsi e cercando, come questo convegno testimonia, di dialogare insieme.
5
Ivi. pp.13-17.
La letteratura sul tema per quanto attiene al genere maschile in Italia si sta man mano sviluppando, ma con ritardo
rispetto agli studi in altre stati come, oltre gli Stati Uniti, l’Olanda che oltre a rispettare i diritti umani dichiarati
universali ha ‘sdoganato’ il matrimonio tra persone delle stesso sesso con quanto di utile esso comporta pure sul piano
ereditario.
6
Fermi restando che le sperequazioni tuttora sussistenti tra uomini e donne, ancora a maggior
danno ovviamente delle stesse, non hanno più il potere intimidente del passato, quel che vale per
uno stato e pure per un paese e una regione può non valere altrove: ed infatti è ancora attuale in
varie aree del mondo il refrain che mi trovai a cantare, a piazza Esedra a Roma incinta del mio
primo figlio, in una lunga schiera di donne di varie età: “Sebben che siamo donne paura non
abbiamo, e per amor dei nostri figli in lega ci mettiamo”: eco di una solidarietà tutta al femminile
orientata in toto alla tutela delle funzione materna, ma il rifiuto della disparità nei diritti tra uomini e
donne era già vivo date la preclusione della parità imposta alle donne, e tra questi si cita
l’impossibilità di ricongiungersi al coniuge ove questi trasferitosi all’estero non avesse dato
l’assenso, il che poteva escludere la moglie dalla successione nei beni.7 Tutto ciò può accadere
ancora benché sia perseguito per legge e cito l’Italia, ed accade in forme ben più frequenti e dure in
paesi e stati del mondo che non riconoscono la parità dei diritti umani, inclusa quella del soccorso ai
migranti. Nel contempo c’è però da chiedersi, pure a fronte delle ripetute tragedie dei migranti,
come sia di fatto possibile conciliare esigenze e rispetto dei bisogni delle plurime tipologie di esseri
umani e più in generale di esseri viventi. Come accordarsi sulle priorità fra diverse istanze senza
rinunciare però a uno sforzo di conciliazione con altre. I movimenti femministi, con le loro
molteplici filiere, possono tutelare i bisogni di un mondo complesso e pervaso da tensioni continue
ed esplosioni di violenza che da un lato imporrebbero l’opzione per il pacifismo radicale e da un
altro ne rendono difficile la realizzazione.
Donne altamente competenti nei settori scientifici più complessi della fisica e
dell’astronomia sono soggette a situazioni di disparità rispetto ai loro colleghi uomini, come ho
potuto documentare di recente, ed un segnale in controtendenza in Italia è la recente nomina come
senatore a vita di Elena Cattaneo, una giovane biologa già di fama internazionale, ed altrettanto lo è
il sorpasso delle donne in diversi corsi di laurea scientifici precedentemente caratterizzati dalla
prevalenza maschile. Le catene relazionali funzionano comunque se le persone s’impegnano
effettivamente a comprendersi e ad accordarsi, non solo in senso strumentale, pur quando alcuni
orientamenti non coincidono. Possiamo e dobbiamo pertanto far leva sul legame della buona
amicizia - in cui ci si può confrontare, discutere e cercare di conciliare punti di vista differenti, è
infatti la differenza cioè il rifiuto dell’omologazione ai canoni vigenti che “fa la qualità”, come
insegna appunto ‘la scuola della differenza’. Ci si trova così investite di responsabilità e di scelte
certo non facili da sostenere anche perché il femminismo, nelle sue varie versioni che coinvolgono
ormai gran parte del mondo, ha sviluppato una modalità per lo più critica nei confronti di
partenariati e sponsorizzazioni con enti e fondazioni ed è per certi aspetti segmentato in aree
culturali, nazionali ed etniche diverse.
Uno dei temi più discussi e scottanti su cui il dibattito tende ad esacerbarsi per l’eccessiva
radicalità di alcune prese di posizione a livello di orientamenti e scelte politiche in cui si avverte
l’incidenza di miti di vario tipo è quello dell’aborto, come emerge anche dalla sintesi inviataci da
Daher relativo ai diritti riproduttivi in Italia, di cui si valutano gli ambivalenti aspetti in una società
globalizzata come l’attuale. Il tema è di fatto assai controverso in quanto vi entrano in gioco fattori
ideologici e credenze religiose, laddove l’aborto è un scelta che una donna adulta e consapevole
7
Come esempio indelebile nella mia mente giovanile è rimasto a tutt’oggi, quasi settantenne, quello di mia sorella che
determinatasi a seguire il marito, andato in missione per un anno negli Stati Uniti, decise incinta del primo figlio di
raggiungerlo ma dovette chiedere l’autorizzazione al marito ed essendo il parto prossimo dovette convincere oltre che il
consorte l’intero gruppo famigliare.
deve poter fare senza pressioni ove non si senta, per motivi che lei ‘sente’ profondamente, di
sostenere una gravidanza. Il che non autorizza a considerare l’aborto un atto facile, cioè non
incisivo, in quanto segna oltre il corpo la psiche.
Intervengo su questo tema in quanto mi interessa da tempo, e di recente ho avuto nuova
documentazione in merito seguendo la tesi della dottoranda Giorgia Rocca intitolata “L’educazione
alla salute come veicolo d’integrazione culturale e di parità di Genere: i consultori famigliari e la
popolazione straniera in Italia”8, in cui si attestano analiticamente9 le difficoltà che insorgono nei
centri di accoglienza e nei consultori, pur se non sono più quelli varati per legge quaranta anni fa.
Inutile ricordare che il mondo medico italiano si aprì tardivamente ed a tappe ai cambiamenti sui
temi della natalità, ed in primis accettò l’aborto terapeutico e, a seguire, la legge 19/198 legalizzò
l’interruzione volontaria di gravidanza, sottolineando però giustamente il ruolo centrale del
consultorio riguardo alla procreazione responsabile, quindi all’educazione sessuale e alla
prevenzione dell’aborto. Di fatto la mancanza di servizi tempestivi ed accurati oltre a creare alle
donne in gravidanza disagio per se stesse, può ostacolarle nelle loro scelte sulla maternità quanto
più essa si presenti per loro difficile e tale da dare adito a forme di depressione che si riflettono sul
neonato/a.10 Nella propria sfera intima ogni persona va rispettata e mai forzata, bisogna infatti
sapersi amare per poter amare l’altro/altra da sé.
A tale proposito richiamo il gruppo di Diotima ovvero il femminismo della differenza
sessuale, in specie per come lo interpreta e lo mette in pratica Luisa Muraro, una tendenza in cui si
riconoscono persone impegnate sul fronte del dar credito al valore delle donne, e alla funzione
simbolica materna associata al riconoscimento dell’autorità, o meglio a mio avviso al
riconoscimento dell’autorevolezza. Infatti, benché gli studi di genere coinvolgano ormai da tempo
ed a ragione il maschile, è sulla genealogia materna che si è fatto fin dal primo femminismo leva: e’
dai gesti della madre o chi per lei che s’impara, e su tale tema richiamo una lezione svolta da
8
G. Rocca partecipa al Dottorato internazionale di Scienze dell’Educazione dell’Università Tor Vergata di Roma, ha
un figlio assai amato da entrambi i genitori (il padre è di etnia non italiana e svolge ha un lavoro diverso da quello della
moglie), ho avuto molte occasioni per apprezzare oltre la sua ottima preparazione la sua capacità relazionale, nonché la
sua delicatezza.
9
Nell’introduzione alla sua tesi di dottorato Giorgia Rocca, dando conto analiticamente della sua esperienza più che
decennale di lavoro nell’ambito dell’accoglienza e del sostegno ai migranti forzati in specie nel settore socio-sanitario,
che, come scrive nell’introduzione della sua tesi dottorale, le ha dato modo “di riflettere sulle numerose difficoltà che i
migranti si trovano ad affrontare, che scaturiscono per la maggior parte da conflitti di carattere etico per via delle
differenti culture di provenienza degli uni e degli altri, ed anche dl vissuto traumatico dei migranti forzati unito
all’ignoranza degli operatori socio-sanitari sulla realtà del conflitto d cui essi provengono”, specifica che “migranti
forzati sono definiti tutti coloro costretti ad abbandonare il loro paese a causa di conflitti, guerre civili e persecuzioni
personali per motivi di razza, etnia, religione, genere e orientamento sessuale, o per motivi di dissenso politico e che
per questi motivi fanno richiesta di protezione internazionale nei paesi di destinazione, non facile è quindi il loro
inserimento data la complessità del sistema sanitario loro riconosciuto. Da qui muove quella che G. Rocca definisce
“l’esperienza per me più fruttuosa”: operatrice e mediatrice culturale sia nell’ ambulatorio SAMIFO (Salute per i
migranti Forzati) che nel Centro Astalli (sede romana del Jesiut Refugee Center), ed usufruendo del Consultorio
famigliare di zona in cui opera un equipe ginecologica ostetrica e infermieristica per le donne migranti ha avviato la sua
indagine sul duplice fronte italiano e spagnolo.
10
Per quanto mi riguarda ho avuto modo di verificare di persona come fosse stata perniciosa la pressione fatta su una
donna sposata che desiderava fermamente di non avere un secondo figlio, infatti essendole stata appurata una nuova
gravidanza le fu diagnostica una malattia assai grave del feto, e lei a espresse con fermezza il desiderio di abortire, ma
una catena di persone famigliari ed amiche la costrinse di fatto a partorire, ed essendo il bambino fortemente minorato
lei cadde in depressione il che sortì effetti negativi pure sul primo figlio, ovviamente era legittimo che i suoi congiunti
avessero espresso un parere, ma non che l’avessero indotta a non abortire
Simonetta Ulivieri.11 Sorpresi e in parte critici furono alcuni colleghi e colleghe allorché si
accorsero che un uomo: Franco Restaino, da tempo professore ordinario, figurava tra i relatori alla
stregua di una mosca bianca in quanto fautore del femminismo, che peraltro era già attraversato da
orientamenti diversi da quelli della Società delle storiche.
Nonostante le reciproche riserve e critiche le donne hanno però perseguito l’obbiettivo di far
sentire e valere la loro voce in merito non solo alle loro capacitazioni (come le intende Amartya
Sen) e diritti, ma pure riguardo alla loro esistenza e al modo di orientarsi nelle scelte e pratiche di
vita. Questi rapidi riferimenti al passato servono per a non far dimenticare alle donne la fatica di
capire e contrastare sia l’esclusione dalla vita pubblica che dal poter decidere nella sfera privata e
famigliare almeno, ma non solo, quando sono in gioco i diritti e i poteri maritali.12
Il tema della relazione materna - una costante degli studi femministi e neo femministi implica un’attenzione precipua alla riflessività e da qui al saper decidere con autorevolezza,
assumendosi il carico delle proprie scelte, e come ben si sa è spesso proprio tale tema, di per sé
cruciale nei contesti formativi di ogni tipo e livello, che solleva questioni sul crinale in cui si
incontrano e/o scontrano, e in ogni caso si distinguono a livello concettuale, autorità e
autorevolezza.13 Ovviamente anche tra le varie speci viventi non umane vigono codici che
delimitano campi di ingerenza, quindi aree in cui non ci si può avventurare se non con cautela,
accortezza e rispetto del confine; confine che per l’essere umano segna uno spartiacque in cui è in
gioco la possibilità di mediazione e riflessione considerata sua precipua in quanto in grado di far
decidere al meglio perché in grado d’intendere e volere. Ma è poi vero che l’intelligenza sia di per
sé una virtù? Il banale esempio della superiore intelligenza di persone di entrambi i sessi definite a
ragione ladri dovrebbe dissuadere dall’acritica valorizzazione dell’intelligenza, come noto Kant
distingue con cura le diverse sue critiche e quella della Ragion pratica non può confondersi con
quella della Ragion pura pratica, pur se integrante della stessa.
Sul tema specifico dell’animalità e delle sue capacità intellettive ed empatiche cito oltre al
caso di un cane di famiglia cui l’insipienza delle due bambine amorose alle quali era stato affidato
produsse una morte precoce, un estratto dai “Quaderni di psichiatria” Anno VII 1920 – N. 7-8,
Genova stab. tip. G.B. Marsano, 1920, N.7-8, in cui si tratta di Animali pensanti quali cani, cavalli
viventi in Germania “patria dei più famosi animali pensanti”. Animali, detti impropriamente bestie,
quali cavalli particolarmente sapienti di cui si documenta la capacità di cantare, nonché contare
monete di persone presenti picchiando a terra con lo zoccolo, furono bruciati vivi con il loro
padrone per ordine del Papa in quanto sospetti di stregoneria. E’ evidente che la componente
psichica quindi relazionale svolge un ruolo cruciale nell’essere animale in quanto assai più sensitivo
degli umani, posto che l’empatia è comune ad ogni tipologia di vivente, il che pone di nuovo il
problema se essa sia o meno una virtù, e a concludere che non c’è una definizione univoca di virtù.
Ovviamente la documentazione sugli animali pensanti è molto analitica e l’ho potuta in parte
reperire solo attraverso carteggi famigliari remoti.
11
Ciò accadde nel primo convegno sul genere che riuscii con poche colleghe ad organizzare all’Università d Roma Tor
Vergata sul tema.
12
Il cui lunghissimo curricolo è ovviamente reperibile su numerosi siti.
13
Del che ho avuto riprova nel convegno svoltosi a Lecce promosso e coordinato da Marisa Forcina.
Aggiungo che la mia esperienza archivistica presso l’istituto dell’Enciclopedia italiana
fondato da Giovanni Gentile, da tempo conclusasi, mi ha temprato alla ricerca analitica, ma i corsi e
i ricorsi storici di cui a ragione parlava proprio Gentile si ripetono, infatti ora sono afflitta da
difficoltà mnestiche cui mi sto man mano famigliarizzando. Mi ha temprato però anche la mia
tenacia, si potrebbe dire di matrice tedesca, nel perseguire pure con fatica se non a caro prezzo
alcuni obbiettivi cui attribuisco valore, ed uno è quello dell’amicizia e dell’ospitalità intesa come
modalità relazionale di base cui le donne sono per lo più avvezze.
Concludo affermando che a mio parere le questioni morali ed etiche ineriscono oltre ogni
essere umano comunque sessuato, con la sua precipua componente di animalità quale forma di più o
meno immediata istintività, il mondo che giornalmente ci viene presentato in maniera molto
dettagliata come in costante crisi, ancor più che economica a livello di eco sistema. Sono infatti le
sconsiderate e sempre crescenti attività altamente inquinanti messe in atto da tecnologie che, nel
mentre possono spesso risultare efficaci nella sfera del vivente in specie umano, possono
danneggiare il mondo quale terra comune, come provano gli effetti disastrosi operati dal disgelo dei
ghiacciai - quali inondazioni e frane - per cui muoiono moltissimi umani e non umani, e quelli che
sopravvivono non hanno di che sfamarsi.
Spetta pertanto ancora e sempre agli esseri umani imparare un uso accorto e ben mirato al
benessere comune delle tecnologie, il che potrebbe concorrere a salvaguardare l’esistenza del
mondo quale terra comune, ma ciò richiede un impegno costante sul piano sia morale che etico.
Infatti è sempre attuale quanto asseriva Guido Calogero in merito al comune e pari procedere di
morale ed etica, tale da non permettere priorità e privilegi all’una o all’altra, come di fatto si tende
a fare a seconda degli orientamenti personali d’indirizzo, oltre che politico, comportamentale e
relazionale.
Nella prospettiva femminista dovrebbe rientrare, e ritengo che accada pur se con una varietà
di modalità, prendersi carico del proprio prossimo comunque sessuato (cioè rispettandone gli
orientamenti sessuali per ogni fascia d’età) nella misura in cui è possibile per ciascuno/a. Occorre
infatti far interagire ad un tempo morale ed etica sapendo che la stessa etica pubblica non può
considerarsi di per sé esaustiva, e pertanto non può scindersi dalla moralità delle relazioni proprie
della sfera privata che lascia spazio ad orientamenti e modelli anche antagonistici. Al primo posto
nella questione dei diritti rimane comunque quello della violenza sessuale per entrambi i sessi, che
la convenzione di Ginevra non aveva sufficientemente sottolineato, e sono ancora sopratutto le
donne a subirla, benché uomini soprattutto giovani siano tuttora stuprati soprattutto se omosessuali,
e ovviamente l’omosessualità femminile è ancora oggetto di stigmatizazione. Chiaramente
l’accanimento nella violenza sessuale sulle donne è associato alla persistente immagine di
secondarietà delle stesse rispetto agli uomini, vale infatti a tutt’oggi il detto di Martha Nussbaum,
anticipato dalle studiose italiane di storia delle donne: “Non credere di avere dei diritti”, dato che le
donne ‘dovrebbero’ essere sottoposte, ovvero ‘a disposizione’ degli uomini.14
Quanto appena ricordato suona assai pessimista, ma purtroppo non è lontano dalla realtà,
benché sulle tematiche e questioni di cui si è trattato o fatto accenno l’Italia abbia una Costituzione
esemplare, in cui sono dichiarati e formalmente garantiti i diritti umani universali, poiché di fatto le
14
E fece bene la senatrice Rosi Bindi a dire a Berlusconi “Io non sono una donna a sua disposizione”, e ovviamente si
riferiva al voto elettorale.
donne sono ancora in posizione arretrata. Esse sono però come si sa niente affatto deboli e sanno
insegnare assai di più che a girare la “cucchiarella”, ovvero il mestolo di legno per la pasta che
comunque è stato un arnese utile ed efficace. Occorre comunque che funzioni la buona alleanza, un
tempo si diceva tra donne, con persone ben intenzionate a far girare meglio il mondo, il che
impegna nella capacità d’ascolto e mediazione. La via italiana all’integrazione è come noto
inclusiva ed universalistica e, come scrive un dottorando che ha fatto per anni l’insegnante di
sostegno per i portatori di handicap, ma desiderava anche laurearsi in un settore umanistico: “la via
italiana all’integrazione è totale, sia nei confronti degli stranieri che dei disabili, è una via
inclusiva”15, il che è verissimo ma si realizza di fatto? E se sì in che percentuale e con quale indice
di diversità tra generi maschile e femminile, oltre che per quanto riguarda i migranti di varie etnie?
Il dibattito femminista e sul genere ormai estesosi a livello mondiale vede un crescendo di
conflitti pure negli stati più aperti come quelli nordamericani, dovuto a una lettura che mette in
discussione il principio tradizionale, di stampo liberale, della gender neutrality, cioè indifferenza
alla differenza, in coerenza con il più generale principio dell’uguaglianza di fronte alla legge,
previsto pure dalla Costituzione italiana, un’opzione che tende di fatto a produrre effetti nocivi e
perversi proprio per le donne.16 Come asseriva Don Milani parlando della scuola, non vi è nulla di
più ingiusto che fare parti uguali fra disuguali, e mentre allora si alludeva alle classi sociali, cioè a
poveri e ricchi, la stessa cosa si può dire oggi trattando di differenze sessuali e disparità di genere.
Si pone pertanto l’alternativa tra una concezione dei diritti disincarnati ed una dei diritti incarnati,
espressione che ha dato il titolo al nostro comune progetto Prin.
Tale problematica, sviluppatasi dagli anni ottanta sull’altra sponda dell’oceano atlantico, ha
messo in campo l’ipotesi di un diritto sessuato, che riconosce con l’esistenza originaria dei due sessi
le caratteristiche specifiche ascrivibili al genere femminile, laddove prima si declinava tutto al
maschile. Questo ha permesso una più equa distribuzione delle attività di cura, che comunque in
Italia vede ancora un evidente scarto tra i due sessi che si ripercuote sull’occupabilità e sulle
carriere occupazionali e professionali, ovviamente come ben si sa ed è ben documentato dalle
statistiche a discapito delle donne. Non meno documentato è il fatto che tali ripercussioni negative
sono particolarmente accentuate in Italia, oltre che in atre nazioni del Sud Europa, a causa della
debolezza del nostro sistema di welfare, che genera un sovraccarico dei compiti di cura gravanti
sulle famiglie e quindi sulle donne.
Tornando sulle concezioni giuridiche femministe nel mondo americano è stato rilevato che
esse sono duplici: una è definita liberale e una radicale, la prima imperniata sul concetto di
uguaglianza e la seconda su quello di differenza. Molte persone però ed io stessa fra queste pensano
che l’uguaglianza non può e non deve essere concepita in termini solo formali bensì anche
sostanziali, e la differenza non deve essere concepita in termini radicalmente separatisti che
15
Così scrive il dottore di ricerca Nello Mocerino, ed è vero che così dichiara la Costituzione, ma egli è anche
consapevole che, pur adottando una prospettiva culturale e interculturale ottimale, le vicende sia politiche nazionali e
internazionali, che famigliari e personali possono far cambiare le opzioni e determinazioni personali. Ma siamo anche
consapevoli e lo è anche il dottorando menzionato che la Costituzione Italiana, nonostante la sua completezza oltre che
bellezza, fatica ancora ad essere attuata, e ciò impegna ancora e sempre la scuola dei vari gradi e livelli all’impegno
costante nell’assolvere tale compito, e non dubito che ciò avvenga oltre che per Mocerino per la maggior parte di quanti
vivono in Italia, per quanto la crisi economica in corso acuisce rivalità e pregiudizi rispetto, oltre che ai autoctoni ai non
allineati a schieramenti di parte.
16
Attingo al testo molto argomentato, rinvenibile su Google, di Alessandra Cinardi, Diritto e diritti: un percorso nel
dibattito femminista negli Stati Uniti e in Canada negli anni Ottanta e Novanta.
oscurerebbero l’area di base dei diritti umani universali: libertà, partecipazione e scelta politica,
well being ecc. Tale linea di pensiero, potrebbe avere delle affinità con una terza posizione
affermatasi negli anni 80/90 nel dibattito sul rapporto tra diritto e genere negli Stati Uniti e in
Canada che tende a superare, come scrive Alessandra Cinardi sulla scia di F. Olsen , “il circolo
vizioso rappresentato dall’aut-aut ‘uguaglianza o differenza’, che impedirebbe d’inquadrare il vero
problema delle donne, in particolare di quelle che lavorano: che esse sono svantaggiate … perché
in alcuni casi vengono trattate in maniera diversa dagli uomini pur essendo nella stessa situazione
… e altre volte perché vengono trattate in maniera uguale agli uomini pur essendo in una
situazione diversa”.
Per concludere: in questo intervento ho parlato principalmente di due tematiche diverse, cioè
di femminismo/i e di genere, ma anche di rispetto del mondo naturale e degli altri esseri viventi,
che sono però di fatto correlate, perché i guasti prodotti sull’uno e sull’altro fronte possono essere
fatti risalire ad una medesima concezione superumanistica, storicamente di segno maschile, che
pretende di dominare il creato, cioè in pratica di disconoscere la differenza e trasformarla in
gerarchia e così esercitare il potere a discapito dei più deboli: da qui il legame tra femminismo/i e
teorie del postumano. Aggiungo che ogni persona dovrebbe poter avere modo di scoprire man mano
le proprie inclinazioni ed interessi, non solo in quanto mediati da una genealogia materna e/o
paterna, rileggendo man mano la propria storia inevitabilmente intessuta di miti e ossessioni. Ed è
appunto attingendo al tessuto relazionale della buona amicizia che ci si può perdonare e far
perdonare di atti mancati, errori compiuti e incomprensioni o misconoscimenti.