istruzioni per l`uso

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istruzioni per l`uso
FITOFARMACI:
ISTRUZIONI PER L’USO
DIFESA/FITOFARMACI
Sta per iniziare una nuova campagna di difesa antiparassitaria
n GUSTAVO DALLACQUA
IASMA – Centro per l’Assistenza
Tecnica
N
el campo dei fitofarmaci si è assistito in
questi ultimi anni ad
una continua progressiva evoluzione volta a rendere questi prodotti sempre
meno tossici nei confronti dell’uomo e sempre più rispettosi dell’ambiente, questo sia attraverso lo studio di principi
attivi sempre più “tranquilli”,
evoluti, selettivi e specialistici
rispetto al passato, sia attraverso l’introduzione di formulazioni e confezioni sempre più
atte a ridurre i rischi collegati
all’impiego di queste sostanze.
Questa positiva evoluzione
non deve comunque farci abbassare la guardia rispetto al
problema del corretto utilizzo di questi prodotti nelle nostre aziende. Non guasta
dunque richiamare brevemente alcuni degli accorgimenti pratici e delle norme
che regolano il corretto uso
dei fitofarmaci, con particolare riguardo alla sicurezza
d’ impiego.
I FITOFARMACI
Per fitofarmaci si intendono tutti quei preparati che
vengono utilizzati sia per
proteggere i vegetali dalle
malattie (è questo il caso dei
fungicidi, degli insetticidi e
degli acaricidi) sia per rego-
lare certi processi vitali (come
nel caso dei fitoregolatori)
oppure per eliminare le malerbe (come nel caso dei diserbanti).
Tutti i fitofarmaci richiedono una specifica registrazione
da parte del Ministero della
Salute e il loro impiego è regolato da precise norme di legge che ne disciplinano l’acquisto, l’utilizzo in azienda e lo
smaltimento.
I fitofarmaci vengono classificati per legge in cinque
gruppi principali a seconda
della loro tossicità e pericolosità, ognuno denominato e
identificato in modo tale da
renderlo facilmente e immedia-
TERRA TRENTINA
All’avvicinarsi di una
nuova campagna di difesa antiparassitaria è
utile richiamare alcuni
accorgimenti pratici sul
corretto uso dei prodotti, con particolare riguardo alla sicurezza di
impiego dell’operatore
agricolo
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tamente riconoscibile, anche
attraverso l’uso di appropriati
simboli.
Così, ad esempio, i prodotti “Molto Tossici” (T+) e “Tossici” (T), cioè tutti quei preparati che possono provocare
intossicazioni mortali per l’uomo, sono segnalati sulla confezione con un simbolo a forma di teschio.
I prodotti “Nocivi” (Xn) ,
che sono in grado di causare
gravi intossicazioni nell’uomo
e i prodotti “Irritanti” (Xi) hanno invece come simbolo la croce di Sant’ Andrea (X).
Ai prodotti “Non classificati” appartengono invece, tutti
quei preparati che non rientrano in nessuna delle categorie viste prima. Per i prodotti
appartenenti a questo gruppo
talvolta possono comparire
indicazioni supplementari del
tipo “Prodotto irritante” oppure “Manipolare con prudenza”.
sere munito dell’apposito patentino rilasciato
dalle autorità
competenti
dopo aver frequentato obbligatoriamente
uno
specifico corso
ed aver superato
il relativo esame.
Quando si
sceglie e si acquista un fitofarmaco, oltre all’aspetto tossicità, è necessario valutare bene anche
altre cose. Ad esempio, se il
principio attivo è ammesso dal
“Protocollo d’ intesa” nel caso
delle aziende che aderiscono
alla produzione integrata o comunque se il prodotto è adatto o no alle esigenze e allo
scopo al quale è destinato. Chi
è ben aggiornato e documentato sa spesso acquistare i prodotti coniugando al meglio efL’ACQUISTO
ficacia, bassa tossicità, costo e
DEI FITOFARMACI
rispetto per l’ambiente.
Chiunque voglia acquistaÈ importante anche scegliere un prodotto “Molto Tossico”, re le formulazioni più valide,
“Tossico” o “Nocivo”, deve es- tra le molte proposte dal mercato, per guadagnarci in
termini di praticità e di sicurezza al momento dell’utilizzo.
C’è infine
un ulteriore
aspetto che
vale la pena
di sottolineare, spesso
poco percepito da chi acquista i fitofarmaci, e cioè
quello della
responsabilità
che scatta nel
preciso momento dell’acIn mancanza di un locale adatto, almeno i fitofarmaci più pericolosi quisto, il che
vanno conservati in un armadio metallico chiuso a chiave
significa che
quando si prende in carico un
fitofarmaco ci si assume anche
l’onere di rispondere in prima
persona, sia civilmente che penalmente, per qualunque danno o incidente che possa derivare da un uso improprio del
prodotto o dal non rispetto
delle norme stabilite.
LA CONSERVAZIONE
IN AZIENDA
Una volta acquistato il prodotto antiparassitario, se non
viene subito utilizzato, sorge il
problema di come stoccarlo e
conservarlo in azienda. Anche
qui la normativa vigente detta
una serie di norme e di procedure che vanno applicate e
seguite con attenzione pena
severe sanzioni in caso di controlli e verifiche da parte degli
enti preposti.
Il luogo dove si conservano i fitofarmaci in azienda è di
fondamentale importanza per
prevenire rischi di danni o incidenti spiacevoli. La normativa vigente prescrive che almeno i prodotti “Molto Tossici”
“Tossici” e “Nocivi” vengano
conservati in azienda in appositi locali o armadi, chiusi a
chiave e resi inaccessibili ai
non addetti. Il buon senso
però suggerisce che tutti i prodotti fitosanitari, anche quelli
non appartenenti alle categorie più a rischio, vengano con-
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efficaci sia
perché aumenta notevolmente la
deriva della
miscela antiparassitaria.
È necessario chiudere
gli erogatori
quando
si
esce su strade
o capezzagne
per svoltare.
Per evitare
di inquinare
pozzi e corsi
d’ acqua, è
necessario rispettare le opportune distanze.
Molti regolamenti comunali dettano poi norme
ancora più reLe moderne cabine montate sulle trattrici rappresentano un ottimo strittive e detmezzo di protezione durante il trattamento
tagliate per
quanto riguarre danno a se stessi e agli altri, da i trattamenti in zone resia cose ed animali, ai fondi dei denziali stabilendo, ad esemvicini e all’ambiente in gene- pio, le fasce orarie entro le
rale.
quali possono essere effettuaIn particolare è necessario ti i trattamenti e le distanze da
che i mezzi di distribuzione mantenere da confini e da edisiano efficienti e ben regolati fici pubblici e privati per arreper evitare inutili sprechi di care meno danno e disagio
prodotto. A questo proposito possibile a persone e cose.
si ricorda che il Protocollo d’intesa per la produzione integraPERCHÈ E COME
ta prevede l’obbligo del conPROTEGGERSI
trollo completo dell’atomizzaPer capire come proteggertore, tramite officine specializzate, ogni sei anni. È però buo- si, è necessario prima di tutto
na norma che almeno una vol- conoscere quali sono i rischi.
ta all’anno si sottoponga l’ato- Questo è il concetto ispiratore
mizzatore ad una accurata che sta anche alla base di tutta
manutenzione e revisione la normativa vigente in materia di tutela dei lavoratori, in
aziendale.
Vanno anche evitate le per- qualsiasi ambito di attività essi
dite e le tracimazioni di miscela operino (legge 626).
Nel caso specifico dei fitodal bocchettone di carico e
dagli ugelli dell’atomizzatore farmaci i rischi di intossicazione sono riconducibili a due
durante il transito su strada.
Non si devono effettuare situazioni principali: rischio di
trattamenti in presenza di ven- intossicazione acuta, caratteto, sia perché risultano poco rizzata da sintomi e danni cli-
nici gravi ed immediati che richiedono spesso un intervento medico urgente e rischio di
intossicazione cronica, forse non meno grave della precedente, ma sicuramente più
subdola, perché le conseguenze sono differite nel tempo,
anche nell’arco di molti anni.
Nell’ambito dell’impiego
dei fitofarmaci in azienda, è
possibile distinguere alcuni
momenti in cui il rischio è più
elevato:
● apertura delle confezioni,
pesatura e preparazione
della miscela antiparassitaria
● distribuzione della miscela
in campagna (trattamento)
● trasporto e stoccaggio in
azienda dei fitofarmaci
● manutenzione delle attrezzature per i trattamenti
● attività colturali nei campi
trattati (tempo di rientro)
È evidente che in ognuna
di queste fasi particolarmente
a rischio deve esserci un attento utilizzo degli adatti dispositivi di protezione al fine di
ridurre il più possibile i rischi
collegati.
LE VIE DI PENETRAZIONE
L’organismo umano può
assorbire le sostanze contenute nei fitofarmaci attraverso
varie vie:
● la pelle: si tratta della via
di penetrazione più importante. L’assorbimento aumenta di
molto in caso di abrasioni e
ferite (da 2 a 10 volte a seconda del prodotto) ma anche la
pelle perfettamente integra è
in grado di lasciar passare
molte sostanze estranee, soprattutto dove è più sottile o
più grassa o più sudata;
● le vie respiratorie: attraverso le vie respiratorie sono
in grado di penetrare nei polmoni soltanto le particelle infinitesimamente piccole, come
quelle dei gas o degli aerosol,
mentre particelle più grosso-
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I MEZZI DI PROTEZIONE
L’operatore è sicuramente il
più esposto ai rischi collegati
all’impiego di fitofarmaci. Deve
essere quindi sua preoccupazione primaria quella di munirsi
dei mezzi più adatti ed efficienti
per evitare possibili contaminazioni e intossicazioni, spesso
sottovalutate da molti.
I cosiddetti “dispositivi di pro-
tezione individuale” (D.P.I.) e
cioè tuta, guanti, stivali, maschera, occhiali, ecc., hanno lo
scopo di evitare la penetrazione nell’organismo di dosi, anche minime, di fitofarmaci e
quindi vanno indossati correttamente e d’abitudine, ogni
volta che si preparano e si distribuiscono le miscele antiparassitarie.
I D.P.I. devono rispondere
a caratteristiche tecniche e a
requisiti di qualità e di idoneità previsti per legge (certificazione CE). Oltre a ciò però,
devono avere anche un elevato livello di confortevolezza in
modo tale che l’operatore li
“tolleri” con facilità e li indossi
per tutto il tempo necessario,
requisito questo fondamentale per soddisfare ad un altro
importantissimo aspetto relativo ai D.P.I. e cioè quello della “probabilità d’uso” (vale a
dire che, tanto più un D.P.I. è
facile da indossare e non fastidioso, tanto più è “probabile” che l’agricoltore lo usi regolarmente).
La tuta
Indossare una tuta consente di mettere al riparo la maggior parte della superficie corporea, proteggendo la pelle
dall’assorbimento. Oltre però
a proteggere dalle sostanze
tossiche una buona tuta deve
essere anche di pratico utiliz-
zo: non deve impedire i movimenti, non deve essere troppo pesante o calda, deve consentire la giusta traspirazione
ed anche essere facilmente lavabile.
Anche le tute, come gli altri D.P.I. devono essere omologate.
Le tute in tessuto gommato, pur fornendo un elevatissimo grado di protezione, sono
poco consigliate per la loro
scarsa traspirabilità cosa che le
rende poco adatte e poco confortevoli specie nella stagione
calda.
Tra le tute omologate oggi
in commercio, è possibile distinguere due tipologie fondamentali: quelle realizzate con
tessuti tradizionali (tipo cotone impermeabilizzato) e quelle in “tessuto non tessuto” pluristrato, traspirante (tipo
Tyvek).
Le prime forniscono un
buon livello di protezione dai
liquidi nebulizzati, hanno notevoli caratteristiche di resistenza meccanica agli strappi e all’usura ed hanno una buona
confortevolezza, ma sono abbastanza costose. Possono essere lavate anche nelle lavatrici domestiche e all’occorrenza, il trattamento impermeabilizzante del tessuto può essere rigenerato presso lavanderie specializzate.
Le tute in tessuto non tessuto sono molto leggere e con-
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lane, come le polveri o le goccioline di miscela antiparassitaria, generalmente si fermano
nelle prime vie aeree, senza
arrivare ai polmoni e senza,
quindi, passare nel sangue;
● la via orale: la bocca e
l’apparato digerente non rappresentano una via di assorbimento importante nell’esposizione professionale, ma lo
potrebbero diventare se si portano alla bocca le mani sporche di antiparassitario. È per
questo motivo che si consiglia
di non mangiare e di non fumare mentre si svolgono operazioni connesse all’impiego
dei fitofarmaci;
● gli occhi: già di per sé
gli occhi sono particolarmente irritabili da sostanze chimiche ed estranee in genere, ma
la loro costante umidità e la
ricca vascolarizzazione ne
fanno anche una buona via
di penetrazione per molti
principi attivi contenuti nei fitofarmaci.
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ed esposta al sole dopo ogni
utilizzazione, per favorire la
degradazione dei principi attivi e periodicamente lavata
(tranne il caso delle tute “usa
e getta”), evitando la centrifuga.
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I guanti
fortevoli, pur garantendo un
sufficiente grado di protezione.
Per contro hanno scarsa resistenza meccanica e si possono
strappare facilmente. Il loro
costo non è elevato: quelle
meno costose hanno un utilizzo di tipo “usa e getta”, mentre
quelle un po’ più care possono essere lavate e riutilizzate
per un certo numero di volte.
È importante indossare la
tuta sopra gli stivali ed i guanti, per evitare colature di liquidi al loro interno.
La tuta va asciugata all’aria
Le quantità maggiori di prodotto che vengono a contatto
con l’operatore interessano le
mani e possono provocare irritazioni ed allergie, oltre ad
essere assorbite e passare nel
sangue. La scelta del tipo di
guanti da utilizzare è quindi
fondamentale, visto che non
tutti i materiali sono in grado
di esercitare una buona protezione. Idonei sono i guanti in
gomma cloroprenica (tipo neoprene) o in nitrile. I guanti felpati internamente offrono un
maggiore confort in quanto limitano la sudorazione delle
mani. Per migliorare ulteriormente questo aspetto, può
anche essere utile indossare
sotto i guanti dei guantini leggeri in cotone. Non vanno invece bene i guanti pesanti utilizzati nell’industria chimica
perché costosi e privi di sensibilità e nemmeno i guanti in
lattice di gomma perché non
garantiscono una sufficiente
protezione.
I guanti vanno scelti del tipo
e taglia adeguati. Vanno indossati su mani ben asciutte e
pulite. Prima di toglierli, lavare accuratamente le mani con
i guanti indossati, utilizzando
acqua e sapone, per rimuovere i residui di prodotti quindi
sfilare i guanti rivoltandoli ed
esporli all’aria
per favorire il
completo asciugamento anche
della parte interna.
Sostituire i
guanti appena
presentano scre-
polature, tagli o porosità.
Lavare comunque sempre
accuratamente le mani ed il
viso al termine di ogni trattamento.
Gli occhiali
Le protezioni naturali degli
occhi (ciglia, palpebre, lacrime) non sono sufficienti da
sole ad evitare la possibile
penetrazione di prodotti, per
cui si rende necessario ricorrere all’utilizzo di appositi occhiali, omologati e garantiti sia
nei confronti delle sostanze
chimiche sia per quanto riguarda la resistenza meccanica, così
da proteggere gli occhi anche
da eventuali traumi. Le lenti
devono essere anti-appannamento ed anti-graffio. Gli occhiali più adatti sono realizzati in materiali morbidi ed hanno un sistema di valvole per
la circolazione interna dell’aria.
Vanno indossati già al momento dell’apertura delle confezioni e della preparazione
della miscela.
Dopo l’uso vanno accuratamente lavati con acqua e sapone e riposti con cura.
Le maschere e i filtri
Per proteggere la pelle del
viso e le vie respiratorie è indispensabile l’utilizzo di apposite maschere con filtro. Sono
da preferire le semimaschere
dotate di due filtri laterali che,
per il fatto di essere dotate di
due ingressi d’ aria dall’esterno, riducono di molto la difficoltà a respirare migliorando,
Il copricapo
la concentrazione delle sostanze chimiche filtrate, l’umidità
e la temperatura ambiente, il
peso corporeo e il ritmo respiratorio della persona che li
utilizza, la corretta manutenzione e conservazione. È quindi
quasi impossibile dare una
durata teorica del filtro. Generalmente, in base all’esperienza, si considera che un prefiltro (filtro antipolvere) P1 o P2
duri all’incirca 20-25 ore, mentre il filtro a carboni attivi (A1)
abbia un’ autonomia di circa
40-50 ore. Più semplicemente
si può dire che il filtro va so-
Una adeguata
protezione della
testa e del cuoio
capelluto si può
ottenere indossando degli appositi cappucci
spesso collegati
alla tuta stessa
oppure utilizzando degli adatti cappelli dotati
di copricollo.
Le calzature
Stivali di qualunque genere sono adatti allo scopo; in
alternativa è possibile utilizzare delle soprascarpe in
gomma.
DIFESA/FITOFARMACI
stituito quando l’utilizzatore avverte
l’odore o il
sapore della
sostanza: ciò
avviene quando il carbone
attivo è saturo
e ha quindi
esaurito la sua
capacità di assorbimento.
Una corretta manutenzione
e conservazione di maschera
e filtro contribuiscono a prolungarne efficienza e durata: La
maschera va accuratamente
lavata con acqua e sapone
dopo ogni utilizzo, previa
asportazione prima dei filtri. Le
cartucce filtranti vanno riposte
in un sacchetto di nailon chiuso o in contenitori a tenuta per
uso alimentare (per evitare che
il carbone attivo si consumi) e
se possibile, conservate fuori
dal deposito di antiparassitari.
prono collo e spalle ha il vantaggio di proteggere molto
bene volto, cuoio capelluto e
spalle e offre un maggiore confort di utilizzo rispetto alle
maschere. L’aria respirata viene immessa nel casco con ventilazione forzata tramite elettroventilatore dopo essere stata
adeguatamente filtrata da un
filtro combinato gas/vapori/
polveri.
Le cabine condizionate
Le moderne cabine pressurizzate montate su molti trattori rappresentano quanto di
meglio dal punto di vista della
protezione individuale almeno
nella fase di distribuzione della miscela. Sono caratterizzate
da guarnizioni a tenuta e dalla
presenza di un impianto filtrante dell’aria che oltre ad immettere aria pulita, mantiene in
cabina una certa sovrappressione che evita l’ingresso di
sostanze contaminanti dall’esterno. Fondamentale per un
corretto e sicuro funzionamento di questo dispositivo è la
manutenzione delle guarnizioni di tenuta e la periodica sostituzione dei filtri del sistema
di ventilazione, secondo le indicazioni del costruttore.
Il casco integrale
Proteggersi anche durante
le operazioni colturali
Questo D.P.I. costituito da
una specie di elmetto provvisto di visiera a tenuta e di protezioni impermeabili che co-
Capita frequentemente che
l’agricoltore sia costretto ad
eseguire delle pratiche colturali tipo potature a verde, di-
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di conseguenza, il confort e la
probabilità d’ uso.
Fondamentale è la scelta dei
filtri adatti, cosa non semplice
vista l’eterogenea composizione dei fitofarmaci e la variabilità delle miscele antiparassitarie che si andranno a preparare in campagna.
Un buon filtro deve proteggere sia dai vapori organici
generati da molti fitofarmaci,
sia dalle particelle polverulente dei formulati in polvere, sia
dalle goccioline di liquido e
dagli aerosol prodotti dal trattamento. Di solito si consigliano quindi dei filtri combinati
di tipo A1+P1 (o P2). Il filtro
tipo A1 (cartuccia marrone secondo normativa europea EN
141) protegge dai vapori organici e dai gas, mentre il tipo
P1 o P2 (cartuccia bianca) serve per trattenere le polveri. I
filtri hanno una durata limitata
nel tempo che dipende da
molti fattori quali la natura e
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DIFESA FITIOFARMACI
radamento dei frutti, spollonatura, sfogliatura, ecc. in appezzamenti trattati con fitofarmaci. Per alcuni prodotti (non per
tutti), le norme prevedono il
rispetto del cosiddetto “tempo di
rientro” cioè di un tempo minimo da far trascorrere tra il
trattamento e il rientro in campo per operazioni colturali. In
ogni caso è comunque buona
cosa cercare di usare un minimo di precauzioni durante lo
svolgimento di questi lavori a
contatto con la vegetazione
trattata. Ad esempio si dovreb-
be evitare di indossare pantaloncini corti e magliette con
maniche corte o canottiere o,
peggio ancora, di stare a petto
nudo. Per la protezione delle
vie respiratorie si potrebbe
cercare di usare ad esempio
delle mascherine leggere antipolvere mentre per le mani
sono disponibili sul mercato
dei guanti leggeri in neopropilene che garantiscono una
buona sensibilità e che in qualche modo proteggono anche
dai residui.
A questo scopo sono anche allo studio, ma per il momento è ancora presto per parlarne, delle speciali schiume
siliconiche che spalmate su
mani e braccia come una crema formano una pellicola praticamente impercettibile che
dovrebbe però proteggere
dalle sostanze chimiche per
alcune ore per poi dissolversi
da sola senza inconvenienti di
sorta.
LO SMALTIMENTO DELLE
CONFEZIONI VUOTE
È questo un argomento
sempre di pressante attualità
che comporta dei costi molto
elevati, spesso aggravati da
comportamenti scorretti da
parte degli utilizzatori.
Le confezioni vuote dei fitofarmaci vanno smaltite secondo le indicazioni emanate dagli
organismi competenti. Si coglie
qui l’occasione per ribadire che
è solo ed esclusivamente l’imballaggio a diretto contatto con
l’antiparassitario che va smaltito come rifiuto speciale mentre
la confezione esterna può essere inviata al riciclaggio o eliminata con i normali rifiuti.
Per quanto riguarda invece
eventuali quantitativi di prodotti non più utilizzabili in
azienda o scaduti o revocati,
si ricorda che questi devono
essere smaltiti attraverso un’impresa autorizzata.
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FATTI/PREVISIONI
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Dal convegno nazionale su “Agricoltura e sviluppo della montagna” che si è svolto a Trento
per iniziativa della Federazione trentina delle cooperative con la collaborazione del Ministero
per le politiche agricole e forestali e dell’Istituto nazionale di economia agraria, è emersa una
prima e importante conclusione che stava a cuore degli organizzatori trentini. La cooperazione
può svolgere un ruolo importante per il recupero socio economico della montagna. Dal convegno però è anche emersa la necessità di stabilire alleanze per dare peso politico alla richiesta di
provvedimenti legislativi specifici per la montagna da parte dell’ Unione Europea.
***
Il mercato fondiario in Trentino registra prezzi ed andamenti diversificati secondo le zone
ed il tipo di coltivazione. In Bassa Vallagarina il prezzo dei terreni a vigneto ha toccato le 60
mila lire a metro quadro. A nord di Trento si pagano dalle 80 alle 90 mila lire a metro quadro
terreni a vigneto o a frutteto ma trasformabili in vigneto. Nella zona a denominazione di
origine Teroldego Rotaliano non c’è addirittura mercato o si superano le 120 mila lire a metro
quadrato. Meno vivaci sono le contrattazioni in Val di Non. A frenare la tendenza ad acquistare, anche a 35-40 mila lire, è subentrata la paura degli scopazzi per la quale è difficile
prevedere l’andamento futuro e le conseguenze sulla produttività delle piante.
***
La commissione esecutiva dell’Unione Europea ha messo a punto una direttiva che fissa
nuovi parametri minimi di qualità per il miele destinato al commercio. La direttiva porta la
data del 20 dicembre 2001 ed entrerà in vigore nell’agosto del 2003, ma per diventare esecutiva a tutti gli effetti dovrà essere recepita dal Governo italiano. Nel complesso – dice Lucia
Matteotti funzionario dell’Assessorato provinciale all’agricoltura di Trento che segue il settore
dell’apicoltura e dei prodotti dell’alveare – il provvedimento è migliorativo rispetto alle norme vigenti.