L`UT - Coldiretti
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CONFEDERAZIONE NAZIONALE COLTIVATORI DIRETTI Area Ambiente e Territorio L’UTILIZZO DI FITOFARMACI: POSSIBILI EFFETTI SULLA SALUTE DELL’UOMO E SULL’AMBIENTE Dicembre 1999 2 L’utilizzo di fitofarmaci: possibili sull’ambiente 1 effetti sulla salute dell’uomo e Aspetti sanitari relativi all’uso dei fitofarmaci L’utilizzo di fitofarmaci e gli effetti che questi producono sulla salute umana e sul contesto ambientale costituiscono un tema di rilevante attualità, sul quale la ricerca scientifica, da tempo, si dibatte al fine di individuare la reale soglia di pericolosità di queste sostanze e le possibili soluzioni per ridurne l’impatto. Il problema dell’utilizzo degli fitofarmaci presenta due diversi aspetti: 1) gli effetti che queste sostanze producono sulla salute umana in riferimento a due diverse categorie di soggetti: a) i lavoratori agricoli e delle industrie chimiche, in quanto persone che hanno un contatto diretto con tali sostanze; b) i consumatori, in quanto possono, attraverso gli alimenti, assumere residui di tali sostanze. 2) l’impatto che essi determinano sull’ambiente. 1 fitofarmaci sono, di per sé, dei prodotti che hanno intenzionalmente un effetto tossico in quanto finalizzati a sopprimere alcuni organismi. Si tratta, pertanto, di sostanze che l’uomo disperde nell’ambiente, al fine di eliminare insetti nocivi che possono compromettere il raccolto. L’esposizione può riguardare il lavoratore agricolo o dell’industria chimica addetta alla produzione di queste sostanze. Le modalità con cui si può verificare sono: - durante la dispersione del prodotto (vapori, aerosol, particolato); - mancato o errato utilizzo dei dispositivi di protezione individuali (maschere, tute, guanti ecc.); - procedure di utilizzo ed immagazzinamento scorrette; - nel caso di lavori in serra (esposizione “indoor”). L’intossicazione del lavoratore può awenire per: - inalazione - ingestione - contatto dermico. Il lavoratore agricolo che utilizza i fitofarmaci è, ovviamente, esposto ad essi anche attraverso l’ambiente. Nel caso, in cui l’ambiente di lavoro coincide con la residenza del lavoratore, come avviene in molte aziende agricole a conduzione familiare, la presenza di sostanze tossiche può essere riscontrata anche nell’ambiente domestico, se l’agricoltore non è sufficientemente attento ad alcune norme di prevenzione. 1 1 dati riportati in questo lavoro sono stati diffusi nel seminario di studio: “ Sorveglianza epidemiologica di popolazioni esposte ad antiparassitari”, che si è tenuto a Roma dal 22 al 26 novembre 1999, presso l’Istituto Superiore di Sanità. 3 L’esposizione, poi, può riguardare il consumatore nei casi di: - uso domestico di insetticidi; - assunzione di alimenti con residui di fitofarmaci; - presenza in ambienti contaminati. L’intossicazione può awenire per: - inalazione; - ingestione; - contatto dermico. L’esposizione ai fitofarmaci, può awenire, infine, attraverso l’ambiente (per dispersione diretta della sostanza, per mobilità della stessa, per ripartizione, per bioaccumulo, persistenza, trasformazione e degradazione). Le modalità possono essere: - inalazione; - ingestione di alimenti contaminati; - contatto dermico. 4 Il consumo di fitofarmaci L’Italia è un mercato importante per la vendita di fitofarmaci. Secondo i dati diffusi dalla FAO (1997)) siamo, infatti, al secondo posto in Europa per il consumo di queste sostanze con 80.000 tonnellates. Nazione Africa Algeria Cameron Marocoo Zimbawe Totale Tonn. di sost. attive 9400 3900 9400 4000 30.090 America latina e Caraibi 57000 Brasile 7000 Cile 1 Nazione Oceania Australia Totale Est asiatico Iran 1 Turchia Totale Tonn. sostanze attive 120000 120820 19600 23600 53870 Nord America Il fenomeno può spiegarsi con il fatto che si sono andate sempre più diffondendo le grandi colture (mais, soia, ecc.) che, come noto, richiedono un intenso uso di queste sostanze. Ad ogni modo, se si esamina il trend delle vendite, in Italia, di fitofarmaci, a partire dagli anni 1990, si registra un andamento decrescente come risulta dai dati Agrofarmas: 2 E’ importante evidenziare che tutti i dati disponibili, relativi al consumo di fitofarmaci, fanno riferimento alle quantità vendute di prodotto e non ai quantitativi effettivamente utilizzati dagli operatori agricoli, dato, questo, ‘che è impossibile rilevare. 3 1 dati sono tratti da: “L’agricoltura italiana conta - 1999”, pubblicato dall’ INEA 5 evoluzione dell’utilizzo di fitofarmaci (000 tonnellate) - Agrofarma Secondo Agrofarma, le colture per le quali si registra un maggior consumo di fitofarmaci, sono: al primo posto la vite, a causa dei numerosi parassiti che possono comprometterne il raccolto; poi, in quantità via via decrescenti, le pomacee, il mais, le orticole, le barbabietole, il frumento, le floricole, i vivai forestali, il riso le drupacee, la soia, l’olivo e, agli ultimi posti, il pomodoro e gli agrumi. L’andamento delle vendite, inoltre, é legato anche a fattori stagionali. Le regioni italiane maggiori consumatrici di fitofarmaci sono quelle settentrionali (54,1%), dove, del resto, sono più presenti le grandi colture cerealicole, seguite dal centro (32,2%) ed infine il Mezzogiorno (13,7%). Sfugge, comunque, alla rilevazione statistica il fenomeno delle vendite di prodotti nel mercato nero che comporta il consumo di prodotti introdotti illegalmente nel nostro paese, soprattutto dalla Francia, non etichettati e contenenti a volte sostanze ormai fuorilegge. Rispetto agli anni 1960, lo scenario dell’agricoltura è, tuttavia, profondamente cambiato e, quindi, anche l’utilizzo dei fitofarmaci, ha subito nei consumi forti cambiamenti. Un tempo, la tipologia chimica delle sostanze utilizzate era profondamente diversa: si ricorreva all’arsenico, oggi vietato, ai cloroderivati, anch’essi oggi vietati, mentre persiste l’uso di oli minerali. Molto utilizzati sono, ancora, gli organofosforici e i derivati del rame. 1 fattori che hanno determinato una flessione nella vendita di fitofarmaci sono: - l’evoluzione delle tecniche di coltivazione; - la ricerca, orientata dalle case produttrici di fitofarmaci, alla individuazione di prodotti a basso dosaggio; - l’assistenza tecnica; - l’attenzione del legislatore per la tutela ambientale e la salute umana nell’utilizzo di tali sostanze; - la migliore tecnologia delle macchine agricole irroratrici. L’assistenza tecnica ha avuto un ruolo determinante nel divulgare tecniche di coltivazione con sistemi di lotta ai parassiti che richiedano un limitato uso di sostanze chimiche. 1 metodi di difesa delle colture che si sono awincendati fino ad oggi sono: 6 - la lotta chimica a “calendario”, cui si è ricorso nell’agricoltura del dopoguerra, la lotta chimica “consigliata” che prevede un impiego ragionato delle sostanze chimiche; - la lotta chimica “guidata” che prevede delle soglie di tolleranza nell’uso di prodotti chimici e l’utilizzo di sostanze a basso impatto ambientale, - la lotta “integrata”, attualmente la più seguita, che prevede un utilizzo congiunto di sostanze chimiche e di sistemi di lotta naturali; - i protocolli di difesa antiparassitaria imposti agli agricoltori dalle industrie agro-alimentari. La lotta integrata è utilizzata sul territorio italiano a macchia di leopardo, per cui, in alcune zone, restano ancora in uso metodi tipici della vecchia agricoltura con uso intensivo di prodotti chimici. In particolare, l’Unione Europea punta molto sullo strumento dell’assistenza tecnica per ridurre l’utilizzo di fitofarmaci: nell’ambito di Agenda 2000, si prevede, infatti, una revisione del reg. CEE 270/794, che ha istituito la figura del divulgatore agricolo, al fine di aumentare il numero di tecnici che possono prestare assistenza tecnica alle imprese agricole. L’uso più contenuto di fitofarmaci è dovuto, inoltre, ad una legislazione più attenta al problema ambientale, sia a livello comunitario che nazionale. A livello comunitario hanno avuto impatto positivo: il reg. Ce 2092/91 del Consiglio, del 24 giugno 199 1, relativo al metodo di produzione biologico di prodotti agricoli e alla indicazione di tale metodo sui prodotti agricoli e sulle derrate alimentari; - il reg. CEE 1094/885 di modifica dei regg. CEE 797/85 e 1760/87, con il quale sono stati introdotti il regime di messa a riposo dei terreni, comunemente noto come set-aside, e l’estensivizzazione; il reg. Ce 2078/92 sui metodi di produzione agricola compatibili con le esigenze di protezione dell’ambiente e con la cura dello spazio naturale, sulle tecniche di coltivazione ecocompatibili; A livello nazionale ci sono stati provvedimenti che hanno messo al bando o fortemente limitato il ricorso ad alcune sostanze particolarmente tossiche come il bromuro di metile 6 4 Regolamento (CEE) n. 270/79 del Consiglio, del 6 febbraio 1979, relativo allo sviluppo della divulgazione agricola in Italia 5 v. GUCE L 106 del 27/4/88 6 Ordinanza del ministero della Sanità del 16 giugno 1994 che impone l’utilizzo di tale sostanza ad anni alterni. 7 Infine, è da evidenziare che le industrie chimiche, in Italia, soprattutto quelle che aderiscono ad Agrofarma, hanno ampiamente investito nel settore della ricerca scientifica, per immettere sul mercato prodotti a basso dosaggio che abbiano un minor impatto sulla salute umana e standard di sicurezza più elevati anche per quanto riguarda i possibili effetti sull’ambiente. Un ulteriore elemento che ha determinato una flessione nei consumi di fitofarmaci, è la migliore tecnologia delle macchine con cui viene effettuata l’irrorazione del prodotto7: la precisione delle attrezzature nel colpire il bersaglio limita la dispersione del prodotto e determina un minor impatto ambientale. Owiamente è fondamentale che le macchine irroratrici siano revisionate e tarate periodicamente: in tal senso sono previsti specifici obblighi di legge8. La rilevanza statistica delle intossicazioni per uso di fitofarmaci Il fenomeno delle intossicazioni per uso di fitofarmaci non può essere realmente stimato, in quanto non esiste a livello nazionale un ente che raccolga in modo sistematico i dati relativi ai casi di intossicazione, ma esistono attualmente solo alcuni soggetti che detengono in merito dati parziali e, cioè: i Centri Antiveleni (CAV) di alcuni ospedali italiani e l’Inail che, comunque, detiene solo i dati relativi ai casi denunciati e indennizzati di infortuni dovuti all’utilizzo di fitosanitari. Non sono disponibili, tra l’altro, dall’utilizzo di queste sostanze. dati sulle malattie professionali indotte 1 dati detenuti dai centri antiveleni, in particolare, l’ospedale Niguarda di Milano e a Roma, il policlinico Umberto 1 e Gemelli, raccolgono la quasi totalità delle informazioni sui casi di intossicazione. Tuttavia, essendo le informazioni raccolte sulla base di schede che non distinguono l’operatore agricolo professionale dalla persona residente in un ambito agricolo, non è possibile, da questi dati, dedurre qual é la consistenza del fenomeno tra i lavoratori agricoli, ma solo una quantificazione dei casi più genericamente verificatisi nell’ambiente agricolo. L’impostazione del formulario, sulla base del quale vengono rilevati i dati sulle intossicazioni acute è quella indicata all’allegato 1, della risoluzione del Consiglio dell’Unione Europea del 3/ 12/90 9. 7 v. a tale proposito la pubblicazione del Conama:“L’utilizzo in sicurezza delle macchine per la difesa delle colture con prodotti fitosanitari” documento redatto nell’ambito delle attività previste dall’Intesa Conama-Ispesl - 6/2/96 - pubblicato nel settembre 1999. 8 Ai fini della sicurezza le macchine agricole per la difesa delle colture con fitofarmaci possono essere suddivise in due gruppi, a seconda che siano state immesse per la prima volta sul mercato prima o dopo il 2 1 / 9/ 1996. Le prime devono rispondere ai disposti del DPR 547/ 55, mentre le seconde devono fare riferimento:alla legislazione comunitaria recepita in Italia con il DPR 459/96 9 Risoluzione del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio, del 3 dicembre 1990, relativa al miglioramento della prevenzione e del trattamento delle intossicazioni acute nell’uomo ( in G.U.C.E. n. C 329 del 31/ 12/90 pag. 8 Anche i dati in possesso dell’INAIL offrono uno spaccato limitato perché identificano solo i casi indennizzati e non quelli realmente verificatisi. Ciò comporta che il fenomeno rischia di essere o sovrastimato o sottostimato, così da rendere particolarmente difficile l’adozione di un’adeguata politica di prevenzione. La carenza di dati sulle intossicazioni da fitofarmaci e, in particolare, quelle che riguardano i lavoratori professionali, è dovuto anche al mancato rispetto da parte dei soggetti interessati della legge 2 dicembre 1975, n. 638 (in Gazz. Uff., 17 dicembre, n. 33 l).-- Obbligo dei medici chirurghi di denunciare i casi di intossicazione da fitofarmaci), ai sensi della quale i medici chirurghi che per qualsiasi motivo vengano a conoscenza di un’ intossicazione devono denunciarla entro due giorni al competente organo sanitario regionale a livello provinciale che, entro 10 giorni, deve informare il ministero della Sanità. lo Per la violazione di tale obbligo è prevista anche una ammenda. Per quanto concerne la rilevazione statistica dei dati disponibili, sussiste un problema legato alla definizione di jitofirmaco e di intossicazione in quanto, per i due termini, esistono diverse definizioni, a seconda delle normative o dei codici disciplinari cui si fa riferimento. Nella definizione comunitaria di fitofarmaco, rientrano ad es. i fertilizzanti, gli insetticidi, i rodenticidi, gli antitarmici, là dove, comunemente, i fertilizzanti non sono considerati come fitofarmaci. Secondo i dati 1998, resi noti dal Centro Antiveleni dell’Ospedale di Niguarda di Milano che raccoglie il 70% delle chiamate dal territorio nazionale, su 47.931 chiamate di intervento o di consulenza per intossicazione sospetta o accertata , 3.180 sono relative a intossicazioni per uso di fitofarmaci (il 6,63% delle chiamate totali). Le fasce di persone più esposte sono quelle tra i 20 e i 49 anni e quella tra i 50 e i 69. Un dato allarmante riguarda i bambini residenti nelle zone rurali, perché un numero significativo di casi interessa anche la fascia di età da 0 a 4 anni. Ciò evidenzia che soprattutto nei casi in cui la residenza dell’agricoltore coincide con il posto di lavoro, i fitofarmaci non sono adeguatamente conservati. Le fasce orarie in cui si registrano i maggiori casi di intossicazione, sono dalle 7 alle 10 del mattino e nelle tarde ore del pomeriggio, soprattutto in estate. Il numero delle intossicazioni è anche connesso al periodo stagionale: in estate i casi di lo L’ art. 1 della legge in oggetto recita: U Ferme restando le disposizioni dell’art. 365 del codice penale e dell’art. 4 del codice di procedura penale, l’esercente la professione di medico chirurgo ha l’obbligo, entro due giorni da quello in cui ne sia venuto a conoscenza nell’esercizio della denunciare ogni caso, sua professione, di anche sospetto, di intossicazione da fitofarmaci all’ufficiale sanitario, che deve trasmettere la denuncia al competente organo sanitario regionale, a livello provinciale, il quale entro i dieci giorni successivi, ne informa il Ministero della sanità. Nella denuncia devono essere indicati: a) prenome e cognome, età, domicilio e professione della persona o delle persone intossicate; prodotto b) il che ha determinato l’intossicazione, le circostanze nelle quali l’intossicazione si è verificata e lo stato clinico della persona o delle persone intossicate e la terapia praticata”. 9 intossicazione sono molto più frequenti (soprattutto nei mesi di agosto e settembre). La via di intossicazione più frequente è l’ingestione: questo dato è sorprendente in quanto in ambito agricolo dovrebbe risultare più frequente l’inalazione o il contatto dermico. Dalle schede informative dei C.A.V. che registrano i dati della persona al momento della chiamata, si evince che molti infortuni accadono perché il prodotto viene spesso travasato, durante la preparazione di miscele, in bottiglie non etichettate che spesso sono confuse con contenitori di bevande. Ad ogni modo, dal 1995 al 1998, non sono giunte segnalazioni di decessi per intossicazione in ambiente lavorativo. Le sostanze per le quali si registra un maggior numero di intossicazioni sono in ordine decrescente di pericolosità: - gli organo fosforici; - i carbamati ; - gli organo clorati; - le piretrine. Infine, le intossicazioni colpiscono più uomini che donne. 1 dati ricavabili dai test di controllo in relazione ai casi di intossicazione da fitofarmaci rilevano, a partire dal 1995, un andamento crescente: Follow up fitofarmaci (C.A.V. osp. Niguarda Milano) Anno 1995 1996 1997 1998 Chiamate 2303 2596 3105 3180 Morti 32 17 19 15 Accidentali 7 4 2 1 Tentati suicidi 16 13 17 14 La terapia consigliata più frequentemente è quella sintomatica; in relazione al prodotto assunto, purtroppo, non sempre esiste una terapia antitodica mirata e specifica. Il CAV di Milano ha posto in essere alcuni interventi di informazione per le categorie più a rischio (bambini ed operatori agricoli). Il ritorno dell’attività di informazione è stato più positivo per i bambini che per gli adulti. 1 dati riscontrati, invece, dai CAV di Roma segnalano per il centro sud 1036 chiamate relative a intossicazioni da fitofarmaci, con una punta per la regione Lazio, seguita dalla Sicilia e dalla Puglia. Il 23% dei casi riguarda l’ambito agricolo, il 70% la casa , il 3% i luoghi aperti e 1’1,28% il luogo di lavoro. Gli incidenti che avvengono nell’ambiente agricolo (come già detto i CAV considerano non solo il posto di lavoro, ma tutta l’area agricola) riguardano non 10 solo le persone che hanno il patentino, ma, risiedono nell’area rurale. nell’ ambito domestico, coloro che ~; i 1 1 dati in possesso dell’INAIL, invece, fanno riferimento esclusivamente agli infortuni accaduti a seguito dell’utilizzo di fitofarmaci, mentre non sono disponibili dati sulle malattie professionali contratte dall’operatore agricolo, nello svolgimento di tale attività. 1 dati fanno riferimento ad infortuni che hanno comportato più di 3 giorni di astensione del lavoro e riguardano un periodo di 5 anni (1993- 1997). Infortuni per uso di fitofarmaci denunciati all’INAIL e indennizzati nel periodo 1993-1995 Infortuni anni ‘93-95 1 n. casi Non indennizzati Totale 170 950 Le Regioni in cui si sono verificati più casi di intossicazione sono la Ruglia (14 1 casi) e le Marche (76 casi). Gli infortuni interessano per il 50% gli uomini e per il restante 50% le donne. E’ da segnalare che il risultato ottenuto in Ruglia è dovuto ad un incidente collettivo occorso nel 1995: i casi di intossicazione hanno riguardato alcune persone avviate al lavoro, in un vigneto irrorato con endosulfan. Anche la Basilicata, nel 1994, ha registrato un incidente collettivo (44 casi di intossicazione da fitofarmaci):alcuni lavoratori addetti alla forestazione non avevano rispettato l’avvertimento del Dipartimento Agricoltura e Foreste che segnalava, per quella giornata, il trattamento della zona, con fitofarmaci, tramite elicottero. Gli indici di frequenza degli infortuni segnalano una maggiore propensione al rischio di intossicazione in Umbria, Marche, Ruglia, Veneto e Calabria. L’indice di frequenza delle intossicazioni a livello nazionale era nel 1995 pari al 16.5 (per milione di ore lavorate), mentre nel 1997 è sceso a 10. / Le attività agricole durante le quali è più facile che si verifichi una intossicazione da fitofarmaci sono: - la preparazione del terreno; - la propagazione delle piante; - la zootecnia. Le sostanze più a rischio, sono secondo 1’INAIL: gli anticrittogamici, gli insetticidi e i diserbanti. 1 dati sopra riportati non riguardano le intossicazioni avvenute in serre e vivai in quanto gli infortuni occorsi in questi luoghi di lavoro sono classificati dall’INAIL come infortuni del settore-industria. Ad ogni modo si segnalano nelle serre e nei vivai solo 22 casi per il quinquennio 1993-97 di cui 14 awenuti in Sicilia. Questo dato sembra sorprendente in quanto la serra è un ambiente definito e quindi 11 dovrebbe essere più probabile che si verifichino intossicazioni da fitofarmaci: il dato confortante potrebbe, però, essere dovuto anche al fatto che, i lavoratori delle serre, sono maggiormente informati sui rischi connessi all’uso di fitofarmaci e che comunque facciano un uso sistematico dei Dispositivi di Protezione Individuali. Gli effetti sulla salute umana Alcune categorie di fitofarmaci sono particolarmente a rischio per la salute. Tra questi si segnalano: - i carbamati; - gli organo fosforati; - gli organoalogenati. Gli effetti che l’utilizzo dei fitofarmaci produce sulla salute umana sono: - cancerogenici (le sostanze incriminate sono gli organocloridici, organofosfati, alcuni erbicidi quali il cloramben, nitrofen, i solfati, l’atrazina sospettata di causare tumori all’ovaio). In particolare, a livello internazionale, sono classificati come potenziali cancerogeniil nella cat.3 R40: - l’atrazina; - il canfeclor; - clordecone (insetticida che provoca effetti soprattutto sul sistema endocrino); - i l mirex; - immunologici - neurologici (danni a carico del sistema nervoso centrale) - a livello dell’apparato riproduttivo (ad es. i carbamati, gli organofosfati e il DDT). Gli organofosfati e i carbamati sono i fitofarmaci che più comunemente causano malattie sistemichei2. Gli effetti nocivi dovuti ad una ripetuta esposizione a queste sostanze si producono attraverso diversi meccanismi che includono anche gli ingredienti attivi, gli ingredienti inerti, le impurità e le scorie. Un problema molto dibattuto è quello del nesso causa-effetto tra esposizione ai fitofarmaci e patologia tumorale. Le ricerche condotte anche negli Stati Uniti hanno evidenziato, tra le persone che lavorano in agricoltura, il manifestarsi, di un maggior numero di casi, di alcuni tipi di tumore, rispetto ad altri individui che hanno analogo stile di vita o che risiedono in un contesto ambientale similare. Resta, però, difficile, e questo è un limite delle ricerche condotte in questo campo, stabilire con certezza se sia proprio l’esposizione ai fitofarmaci la causa 11 Non tutti gli enti internazionali che verificano la tossicità delle sostanze chimiche, hanno gli stessi criteri di classificazione per cui, alcune sostanze secondo un sistema di classificazione sono considerate cancerogene, secondo altri criteri, semplicemente nocive. 12 v “Clinica1 evaluation of pesticide: exposure and poisonings” di Michael O’Malley in Lancet 1997; 349; 1161-66 12 scatenante del tumore, perché sembra difficile isolare la variabile dell’utilizzo della sostanza da altre cause che possono determinare la malattia (ad es. lo stile di vita della persona: se è un fumatore o se assume alcol in forti quantità; se vive in un contesto inquinato da altre sostanze a rischio; se ha una predisposizione genetica alla malattia; se vive in condizioni ambientali a rischio, esponendosi ad es. direttamente ai raggi ultravioletti, ecc.). Gli studi condotti sembrano, comunque, rilevare che l’esposizione a queste sostanze facilita il manifestarsi di alcuni tumori piuttosto che altri quali ad es. quelli alla prostata, alla bocca, allo stomaco, il melanoma, la malattia di Hodgkin, la leucemial3. Benché l’utilizzo dei fitofarmaci sia legato alla comparsa di alcuni tipi di tumore, i meccanismi di azione sono ancora oscuri. Negli studi sperimentali è stato dimostrato che alcuni fitofarmaci causano diversi deficit immunitari diminuendo la resistenza dell’organismo alle infezioni, determinando l’atrofia del timo e sopprimendo l’attività di alcune cellule. Negli agricoltori, il rischio di contrarre il tumore è, inoltre, più alto in estate quando l’uso dei fitofarmaci si somma all’esposizione prolungata ai raggi ultravioletti. In questa stagione, a causa delle alte temperature, è più facile, del resto, che l’agricoltore rinunci ad utilizzare i dispositivi di protezione aumentando così il rischio. Inoltre, sono stati effettuati alcuni studi sulla possibilità che l’esposizione al DDT possa causare il cancro al seno. E’ noto, infatti, che il DDT ha effetti sull’attività estrogenica: risultati delle ricerca non hanno portato ad un risultato certo ma non hanno neanche escluso che l’esposizione a quantità elevate di questa sostanza possa contribuire a far manifestare la malattiai4. Infine, un aspetto importante sul quale si sta soffermando la ricerca è quello del nesso tra uso di fitofarmaci e malformazioni alla nascita. Gli studi di laboratorio hanno dato in questo senso una risposta positiva, per quanto concerne i test effettuati sugli animali, ma il legame causale nell’uomo sembra essere piuttosto debole. Non ci sono, ancora, dati sufficienti per giungere a risposte rassicuranti o pessimistiche, in quanto sulla malformazione possono influire altre variabili legate alla storia individuale o ad un particolare contesto ambientale. E’ evidente, comunque, che durante la gestazione l’esposizione a fitofarmaci è assolutamente rischiosa per il feto e per la madrei5. 6-18) 13 V. “Clues to cancer etiology from studies of farmers” dalla rivista : Stand J. Work Environ Health 1992;18;209-15 14 v. Dichlorodiphenyltrichloroethane Serum Levels and breast cancer risk: a case-contro1 study from Mexico L.Lopez-Carrillo, A.Bla.ir, Malaquias Lopez-Cervantes, Mariano Cebrian, Celina Rueda, Raul Reyes, A.Moha.r and Jaime Bravo - Cancer Research september 1997 - National Institute of Public Health - Mexico 1s Epidemiologica1 studies on reproductive effects of pesticides - Finnish Institute of occupational health 1998 13 Gran parte delle patologie e dei rischi di intossicazione legati all’utilizzo di fitofarmaci potrebbe essere notevolmente ridimensionato se l’operatore agricolo adottasse alcune cautele, in primo luogo facendo ricorso ai Dispositivi di Protezione Individuali (tute, maschere, guanti ecc.). L’uso dei DPI è purtroppo ancora molto limitato, con una netta flessione nella stagione estiva, periodo in cui aumentano i rischi legati all’uso di queste sostanze perché è la stagione in cui si effettua la gran parte dei trattamenti. Ciò evidenzia notevoli carenze culturali in termini di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali. Alcuni comportamenti scorretti aumentano, infatti, la soglia di rischio: ad esempio, la somministrazione a mano del prodotto, camminando in avanti, espone maggiormente l’agricoltore al prodotto tossico, mentre sarebbe più corretto somministrare il prodotto camminando all’indietro. La ricerca L’ Istituto Superiore di Sanità, ai sensi dell’art. 17, comma 4, letta) 16 del decreto legislativo n.194 del 17 marzo 1995, ha avviato una serie di attività di ricerca l6 (in Gazz. Uff., 27 maggio 1995, n. 122, s.o.). -- Attuazione della direttiva 9 1/414/CEE in materia di immissione in commercio di prodotti fitosanitari. L’ art. 17 recita: “Controllo ufficiale dell’immissione in commercio e dell’utilizzazione dei prodotti fitosanitari. 1. Il Ministro della sanità, sentiti i Ministri delle risorse agricole, alimentari e forestali, dell’ambiente e dell’industria, commercio e artigianato, entro il 3 1 ottobre di ciascun anno, adotta piani nazionali annuali per il controllo ufficiale: dei prodotti fitosanitari in circolazione, al fine di accertarne la rispondenza ai 4 requisiti prescritti dal presente decreto e, in particolare, alle condizioni di autorizzazione; dell’utilizzazione dei prodotti fitosanitari autorizzati conformemente a tutte le b) indicazioni riportate nelle etichette, in applicazione dei principi delle buone pratiche fitosanitarie nonché, ove possibile, dei principi di lotta integrata (1). 2. Le Regioni e le Province autonome trasmettono al Ministero della sanità, entro il 31 maggio di ciascun anno, i risultati delle misure ispettive eseguite per la realizzazione dei piani annuali di cui al comma 1. 3. Il Ministero della sanità presenta ogni anno, entro il 31 luglio, agli altri Stati membri e alla Commissione europea, una relazione sui risultati delle misure ispettive eseguite durante l’anno precedente. 4. Il Ministro della sanità, di concerto con il Ministro dell’ambiente, sentita la Conferenza permanente Stato-Regioni, adotta piani nazionali triennali per: a) il controllo e la valutazione, mediante indagini coordinate dall’Istituto superiore di sanità, di eventuali effetti derivanti dall’utilizzazione dei prodotti fitosanitari sulla salute degli operatori addetti alla produzione, alla distribuzione ed all’applicazione dei preparati stessi, nonché sulla salute della popolazione esposta a residui di sostanze attive di prodotti fitosanitari negli alimenti, nelle bevande e nell’ambiente; b) il controllo e la valutazione, mediante indagini coordinate dall’Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente, di eventuali effetti dovuti all’utilizzazione dei prodotti fitosanitari sui comparti ambientali vulnerabili, in particolare sulle acque superficiali e sotterranee, nonché sugli organismi non bersaglio; c) il controllo e la valutazione mediante indagini svolte dall’Istituto superiore di sanità, di eventuali effetti dovuti alla presenza simultanea di residui di più sostanze attive nello stesso alimento o bevanda con particolare riferimento agli alimenti per la prima infanzia soggetti a specifica normativa al fine di individuare valori limite cumulativi accettabili di detti residui, da definire ai sensi dell’articolo 19. 14 sulla tematica relativa all’impatto ambientale e sulla salute umana derivante dall’impiego di fitofarmacii7. 1 progetti che l’Istituto ha in corso di realizzazione, in collaborazione con istituti di ricerca ed altri enti anche a carattere internazionale, sono: 1) la riduzione dell’impatto ambientale derivante dall’uso di fitofarmaci; 2) gli effetti sulla salute dell’esposizione a fitofarmaci; 3) l’esposizione umana a xenobiotici con potenzialità endocrina, che riguarda sia i fitofarmaci che altre sostanze chimiche; 4) la sicurezza nell’uso dei fitofarmaci, ricerca che mira a studiare le interazioni a livelli di esposizione reale, basati sull’analisi dei meccanismi d’azione si singole sostanze; 5) l’individuazione di fattori metabolici di suscettibilità a fitofarmaci con particolare riferimento agli organofosforici; 6) gli effetti dei fitofarmaci sull’apparato riproduttivo e sull’embrione; 7) la presenza di residui chimici nell’alimentazione per l’infanzia. A tale proposito oggi si discute se è necessario prevedere dei parametri di residui più bassi di quelli previsti nell’alimentazione degli adulti. L’identificazione del rischio derivante dall’utilizzo di fitofarmaci La legislazione comunitaria ha stabilito alcune indicazioni di base per l’individuazione delle sostanze pericolose. La normativa base è costituita come noto dalla direttiva 67/548/CEE del Consiglio, del 27 giugno 1967, concernente il ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative relative alla classificazione, all’imballaggio e all’etichettatura delle sostanze pericolose. La direttiva è stata più volte modificata. Nell’allegato 1 della direttiva sono riportate le sostanze pericolose classificate sulla base delle caratteristiche fisicochimiche e delle proprietà tossicologiche; nell’allegato 11, i simboli che identificano le sostanze più pericolose; nell’allegato 111, le frasi standard di rischio per descrivere le proprietà pericolose di ciascuna sostanza e nell’allegato IV, gli standard di sicurezza che devono essere adottati nella fase di manipolazione delle stesse. Le sostanze che sono sull%uropean Inventory of Existing Commercia1 Chemical Substances (detto anche inventario EINECS) hanno un numero di identificazione 5. Le Regioni e le Province autonome trasmettono i risultati dei piani di cui al comma 4, lettera a), all’Istituto superiore di sanità e quelli di cui al comma 4, lettera b), all’Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente. 6. L’Istituto superiore di sanità e l’Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente, ciascuno dell’ambito della propria competenza, valutano i risultati di cui al comma 5 e formulano pareri e proposte di eventuali misure cautelative ai Ministeri interessati”. i7 Su questo argomento v. anche il d.m. 26 aprile 1996, contenente il piano per il controllo ufficiale dell’immissione in commercio e dell’utilizzazione dei prodotti fitosanitari per l’anno 1996, ed il d.m. 9 giugno 1997, contenente lo stesso piano, per l’anno 1997. :: 15 riportato nell’allegato 1: esse sono attualmente circa 100.000. Tale elenco è una semplice classificazione. : Allo stato attuale, chi immette una sostanza per la prima volta sul mercato, non compresa tra quelle presenti nell’allegato 1, è tenuto all’obbligo di notifica. Altra direttiva importante è la 88/379/ CEE che stabilisce i limiti di concentrazione di queste sostanze, che possono essere presenti nei preparati. Le restrizioni sull’immissione in commercio di tali sostanze sono dettate, dalla direttiva 76/769/CEE recepita in Italia, con il DM 12/8/98is. 5 :. Le restrizioni hanno efficacia solo per i prodotti commercializzati all’interno dell’Unione Europea: pertanto, una sostanza vietata all’interno del mercato d e l l ’ U n i o n e p u ò e s s e r e p r o d o t t a nellUE, s e è d e s t i n a t a a d e s s e r e commercializzata in paesi al di fuori dell’area comunitaria. Per quanto concerne invece l’importazione e l’esportazione di prodotti chimici pericolosi questo ambito è disciplinato dal reg. CEE 2455/9219. Il criterio di pericolosità si basa sul principio della persistenza della sostanza. Il regolamento istituisce un sistema comune di notifica e di informazione sulle importazioni e esportazioni da o verso i paesi terzi di alcuni prodotti chimici tra cui i fitofarmaci vietati o soggetti a rigorose restrizioni a causa degli effetti sulla salute umana e sull’ambiente e prevede 1’ applicazione del sistema internazionale di notifica o assenso preliminare in conoscenza di causa (procedura PIC) istituito dal programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) e dalla FAO. A tale procedura aderiscono 115 paesi. Informazioni sulla tossicità delle sostanze contenute negli fitofarmaci possono essere reperite presso: - l’lntemationai A g e n c y far R e s e a r c h on Cancer (IARC) (sito Internet http: / /www.iarc.fr/) - L’EPA (Integrated Risk Information System (IRIS) (sito Internet http: / /www.epa.gov/iris) - Il Nationai Toticology Program (sito Internet: http: / /ntp-server.niehs.nih.gov) che ha pubblicato il Report on carcinogens 1998 - L’Internationai P r o g r a m m e o n c h e m i c a l s a f e t y ( I P C S ) ( s i t o I n t e r n e t http: / /www.who.int/pcs) Nei fitofarmaci possono esserci sostanze classificate come cancerogene: tuttavia, una volta che dalla sostanza attiva si passa al preparato, quest’ultimo è soggetto 1s Decreto Ministeriale 12 agosto 1998 (in Suppl. ordinario n. 14, alla Gazz. Uff. n. 13, del 18 gennaio). - Recepimento delle direttive 94/60/CE, 96/55/CE, 97/ lO/CE/, 97/ 16/CE, 97/56/CE e 97/64/CE, recanti modifiche alla direttiva 76/769/CEE del Consiglio del 27 luglio 1976 concernente il ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari, ed amministrative degli Stati membri relative alle restrizioni in materia di immissione sul mercato e di uso di talune sostanze e preparati pericolosi. 19 Reg. CEE 2455/92 del Consiglio, del 23/7/92 relativo alle esportazioni e importazioni comunitarie di taluni prodotti chimici pericolosi (GUCE L 251 del 29/6/ 1992 pag. 13-22) successivamente modificato dai regg. CEE 3135/94, 1492/96 e 2247/98). 16 ~ , ‘, ad un altro tipo di classificazione. Pertanto, è possibile che in un prodotto fitosanitario regolarmente commercializzato ci siano percentuali minime di sostanze vietate; ciò è dovuto al fatto che manca un’armonizzazione tra la legislazione che si occupa delle sostanze attive e quella che disciplina i preparati. Le misure di prevenzione dei rischi derivanti dall’impiego di fitosanitari Le condizioni critiche nell’impiego di prodotti fitosanitari si riscontrano prevalentemente: in base alla caratteristiche dell’ambiente di lavoro che può essere in spazi aperti (pianura, collina ecc.) oppure in luoghi confinati (serre) o a seconda del microclima (l’esposizione cutanea alla sostanza tossica varia ad es. in funzione del tasso di umidità); nell’acquisto del prodotto ( a volte gli operatori si rivolgono al mercato nero dove possono recuperare prodotti contenti sostanze vietate dalla legislazione vigente. Si tratta comunque di un fenomeno limitato di rilevanza marginale); nelle modalità di trasporto del prodotto; nell’utilizzo dei DPI (spesso non sono utilizzati o vi si ricorre in modo improprio); nella fase di preparazione e distribuzione delle miscele. A volte si riscontrano comportamenti scorretti che determinano un rischio di intossicazione (ad es. nel preparare la miscela, molti agricoltori versano prima la polvere e poi l’acqua inalando, così, con lo sbuffo, le polveri della sostanza tossica); nello smaltimento dei contenitori; nel rientro nelle colture trattate; nelle fasi di lavorazione del prodotto che ha subito trattamenti con fitofarmaci; in considerazione del tipo di attrezzatura usata per la distribuzione del prodotto e del grado di manutenzione delle stesse. 1 rischi di esposizione ai fitofarmaci aumentano anche quando l’organizzazione del lavoro nell’azienda agricola presenta un basso livello di specializzazione: ciò è frequente soprattutto nelle piccole imprese con pochi addetti nelle quali la stessa persona è dedita a più attività. Si riscontra, comunque, un basso livello di informazione tra gli agricoltori sulle possibili vie di penetrazione delle sostanze tossiche nell’organismo umano ( per via cutanea, inalatoria, ecc.). Il ruolo della prevenzione nel limitare i rischi di intossicazione è, dunque, di fondamentale importanza. Un validissimo metodo di prevenzione è l’utilizzo, da parte dell’operatore agricolo, dei dispositivi di protezione individuali che, però, devono essere utilizzati correttamente altrimenti possono essere, anch’essi, un veicolo di intossicazione (ad. es. utilizzare guanti non di gomma, ma di tessuto può favorire una più agevole penetrazione della sostanza tossica). E’ indispensabile, pertanto, che l’agricoltore sia adeguatamente informato sui comportamenti più idonei, anche riguardanti l’igiene personale ( ad es. lavarsi le mani dopo aver manipolato i prodotti), da adottare quando utilizza i fitofarmaci. A volte, un agricoltore disinformato circa i rischi che corre nel lavorare con queste 17 sostanze, potrebbe creare un rischio di esposizione anche nell’ambiente domestico: il lavoratore, che dopo aver utilizzato i fitofarmaci entra in casa con gli abiti sporchi, senza essersi cambiato preventivamente, immette nell’ambiente domestico residui tossici. Le ricerche condotte in questo campo, hanno evidenziato che a seguito dell’utilizzazione di un prodotto fitosanitario, le diverse parti del corpo hanno un grado di esposizione differenziato: una ricerca condotta dal Dipartimento di Epidemiologia e della salute pubblica della facoltà di agraria di Wageningen in Olanda, ha evidenziato che le parti del corpo umano più esposte sono: il collo e le caviglie, nonché le ascelle, la parte mediale delle braccia, l’inguine e le parti del corpo in cui l’epidermide è più sottile. Il rischio di intossicazione da fitofarmaci non è solo legato alle proprietà fisico-chimiche del prodotto, ma anche a fattori comportamentali, occupazionali ed ambientali20. E’ interessante evidenziare che studi compiuti a livello internazionale sull’utilizzo di fitosanitari hanno dimostrato che questi aspetti di criticità sono comuni a tutti paesi del mondo e che la disattenzione nei confronti della prevenzione è spesso ancorata agli stessi comportamenti, sia che si tratti di lavoratori residenti in paesi tecnologicamente avanzati, che in paesi in via di sviluppo. Il tema della prevenzione è stato affrontato anche dal legislatore, sia a livello comunitario che nazionale, con una serie di obblighi per i datori di lavoro ed i lavoratori anche nel campo dell’informazione e della formazione. Gli interventi di miglioramento della prevenzione e del trattamento delle intossicazioni acute nell’uomo, sono stati oggetto della risoluzione del Consiglio dellUE del 3/ 12/9021 che intende coordinare tali misure all’interno dei singoli stati membri. L’Unione ha auspicato la creazione di una banca dati, per registrare le informazioni sui casi di intossicazione che, spesso, awengono per prodotti dei quali non si conosce il contenuto, anche al fine di migliorare la tempestività dell’intervento e consentire una pronta individuazione degli antidoti necessari. Ciascuno stato membro deve nominare un’autorità nazionale di coordinamento dei centri antiveleni degli ospedali: tale ente ha, tra l’altro, il compito di inviare alla DG V della Commissione Europea, una relazione sulla situazione nazionale entro il 15 maggio dell’anno successivo a quello in corso (lo schema della relazione è riportato nell’allegato 11 della risoluzione). In Italia, l’ente delegato a tale compito è l’Istituto Superiore di Sanità ed i dipartimenti provinciali del Ministero della Sanità che si preoccupano di dare attuazione alla risoluzione. Su 22 CAV esistenti in Italia solo 9 partecipano a questo programma di attività dell’ISS e sono: Firenze, Genova, Milano, Napoli, Padova, Pavia, Roma (Policlinico Umberto 1 e Gemelli). 1 CAV sono tenuti a registrare le informazioni sui casi di intossicazione sulla base di un modello riportato nell’allegato 1 della risoluzione. I 20 v. “Epidemiological surveillance on health effects of pesticides ( di J. De Cock - novembre 1999) 21 v. nota n.9 : 18 L’Italia rispetto agli altri paesi europei presenta il maggior numero di CAV e quindi, potrebbe attuare un buon programma di rilevazione e di prevenzione. Per quanto attiene, poi, la prevenzione dei rischi derivanti dall’impiego di fitosanitari, esistono delle norme a livello nazionale e comunitario. Le misure di sorveglianza sanitaria sono quelle previste dalla legislazione in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro: in particolare il decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626 (in Gazz. Uff., 12 novembre 1994, n . 2 6 5 , s.o.) riguardante l’attuazione delle direttive 89/ 39 1 /CEE, 89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE e 90/ 679/ CEE relative al miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro, ed il Decreto del Presidente della Repubblica 19 marzo 1956, n. 303 (in Gazz. Uff., 30 aprile 1956, n. 105, s.o.). recante: “Norme generali per l’igiene del lavoro” . Quest’ultimo prevede che la sorveglianza sanitaria sia limitata ai casi in cui ci sia un impiego professionale di fitofarmaci con composti organici del fosforo. La sorveglianza sanitaria obbligatoria scatta quando, a seguito della valutazione dei rischi presenti in azienda, si riscontra la presenza di un rischio residuo derivante dall’uso di fitofarmaci. Disposizioni particolarmente restrittive nell’uso di fitofarmaci sono previste a favore di categorie di lavoratori particolarmente a rischio quali le lavoratrici madri 22ed i minori 23. Altro aspetto importante è quello relativo al rilascio o al rinnovo dei “patentini” per l’acquisto e l’impiego dei presidi sanitari in agricoltura (v. art. 23 e 24 del dpr 1255/68 e l a circ. d e l M i n i s t e r o d e l l a S a n i t à n . 3 7 d e l 29/12/88). Tranne che per alcuni soggetti, per i quali è previsto l’esonero (ad es. i laureati in scienze agrarie e i periti agrari), il patentino dovrebbe essere rilasciato solo a chi abbia eseguito uno specifico corso di formazione circa l’utilizzo di prodotti fitosanitari: ciò dovrebbe fornire alcune garanzia circa i modi di impiego del prodotto da parte dell’operatore agricolo. In realtà non sempre le Regioni prestano la dovuta attenzione a questo aspetto. Da un’indagine condotta a livello nazionale dal dipartimento Sicurezza Sociale della regione Toscana, nel periodo 1990-1998, non tutte le regioni hanno predisposto i corsi di formazione. L’obbligo 22 Legge 30 dicembre 1971, n. 1204, sulla tutela delle lavoratrici madri; Decreto del Presidente della Repubblica 25 novembre 1976, n. 1026 (in Gazz. Uff., 16 marzo, n. 72) - Regolamento di esecuzione della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, sulla tutela delle lavoratrici madri; decreto legislativo 25 novembre 1996, n. 645 (in Gazz. Uff., 2ldicembre 1996, n. 299). -Recepimento della direttiva 92/85/CEE concernente il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento 23 v. legge 17 ottobre 1967, n. 977 (in Gazz. Uff., 6 novembre, n. 276). - Tutela del lavoro dei fanciulli e degli adolescenti. Il dlgs 345/99 di attuazione della direttiva 94/33/CEE relativa alla protezione dei giovani sul lavoro, che ha modificato la legge 977/67, indica all’ allegato 3 quali sono le lavorazioni che espongono ad agenti chimici nocivi e alle quali non possono essere adibiti i lavoratori di giovane età. 19 regionale del corso è previsto solo da 8 regioni Piemonte, Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Campania e Calabria. Nessun obbligo è previsto, in merito, dalle regioni Marche, Umbria, Lazio, Sicilia e dalla prov. Autonoma di Bolzano (Trento prevede dei corsi serali di aggiornamento per gli agricoltori). Le regioni che hanno formalizzato la procedura dei corsi di formazione sono: le seguenti: Regione Anno in cui sono stati awiati Agricoltori formati i corsi di formazione Le regioni che rinnovano il patentino senza formalizzare alcuna procedura ( ci si limita ad un colloquio o a delle prove a quiz per l’interessato) sono: a o 0 u 0 R q Lombardia Marche Puglia Abruzzo e Molise Sicilia Liguria Sardegna Molto importante è infine, la Direttiva 98/24/CE del Consiglio del 7 aprile 1998 sulla protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori contro i rischi derivanti da agenti chimici durante il lavoro (quattordicesima direttiva particolare ai sensi dell’articolo 16, paragrafo 1, della direttiva 89/ 39 1 /CEE). La sicurezza degli alimenti L’utilizzo di prodotti htosanitari in agricoltura deve sottostare a parametri e limitazioni d’uso che escludano, nei limiti delle conoscenze disponibili, la presenza di rischi per la salute del consumatore. In particolare, la normativa comunitaria (Reg. CEE 2377/90 per i farmaci zootecnici e Dir. 4 14/9 1 /CEE per i prodotti fitosanitari) stabiliscono che possono essere usate solo sostanze di cui sono valutati i rischi possibili per i consumatori attraverso un insieme di studi tossicologici a breve - lungo termine. Gli studi tossicologici devono portare alla definizione di un Admissible Daily Intake - ADI, espresso -in milligrammi o mg/kg p.c., cioè di un livello di assunzione prolungata, in teoria per tutta la vita, che non comporti rischi per la salute. Generalmente, 1’ADI è ricavato dal più basso livello di dose senza effetto 20 osservabile (No Obserued Eflect Leuel - NoeE) derivato dall’insieme dei test di tossicologia: il Noel identificato per la derivazione dell’ADI, è diviso per un fattore di sicurezza per tener conto della difficoltà di estrapolare, dalla popolazione umana, dei risultati ottenuti su limitati e omogenei gruppi di animali da laboratorio. La valutazione dell’AD e di altri studi e dati sulla trasformazione e persistenza della molecola negli organismi bersaglio e nell’ambiente devono portare alla definizione di Limiti Massimi di Residui che sono essenziali per la gestione del rischio. Il rispetto dei LMR garantisce, infatti, che l’assunzione complessiva di residui attraverso la dieta non superi 1’ADI anche tenendo conto di possibili “picchi” di esposizione per eccesso del consumo Un aspetto importante è che 1’ADI deve assicurare una adeguata protezione non solo rispetto ad un ipotetico individuo medio, ma a eventuali sottogruppi di popolazione che possono essere particolarmente suscettibili a quella specifica molecola (ad es., nell’infanzia la popolazione è riconosciuta particolarmente suscettibile a diverse molecole con effetti sul sistema immunitario, endocrino, nervoso ecc.), Una della prospettive, nell’ambito legislativo, è quella di porre dei LMR specifici per i prodotti destinati all’infanzia. Un primo passo in tal senso è stato effettuato con la direttiva 98/36/CEE del 2/6/99 recepita in Italia con il DPR 7 aprile 1999 n. 128 (in Gazz. Uff., 12 maggio, n. 109). - Regolamento recante norme per l’attuazione delle direttive 96/5/CE e 98/36/ CE 24sugli alimenti a base di cereali e altri alimenti destinati a lattanti e a bambini. L’Italia è il primo paese europeo e il secondo al mondo, per numero di campioni alimentari sottoposti a controlli igienico-sanitari Il monitoraggio sui residui di fitofarmaci nei prodotti agricoli è effettuato dalla Rete nazionale di monitoraggio, istituita dal MIPA, a seguito del Piano nazionale per la lotta fitopatologica integrata, (v. legge 752/86). La rete è costituita da cinque centri di monitoraggio che coprono l’intero territorio nazionale. Le modalità di campionamento avvengono sulla base della direttiva CEE 79/70025 e del DM 20/12/80 (G.U n.8 del 9/1/81) 26. 1 risultati sono divulgati dal Ministero per le Politiche Agricole dopo aver sentito il parere di una commissione tecnicoscientifica composta da esperti del mondo accademico, della sperimentazione e della Sanità. L’attività di monitoraggio compiuta nei cinque anni, che vanno dal 1992 al 1997, ha evidenziato che la maggior parte degli alimenti contiene residui nei limiti legali, Su 51.948 campioni analizzati nel quinquennio, solo 1.797 (il 3,46%) è risultato 24 Direttiva 98/36/CE della Commissione del 2 giugno 1998 che modifica la direttiva 96/5/CE sugli alimenti a base di cereali e gli altri alimenti destinati ai lattanti e ai bambini (Testo rilevante ai fini del SEE) 25 Direttiva 79/700/CEE della Commissione, del 24 luglio 1979, che fissa i metodi comunitari di prelevamento dei campioni per il controllo ufficiale dei residui di fitofarmaci negli e sugli ortofrutticoli 26 Decreto ministeriale 20/ lZ/s‘O - Modalità di prelevamento dei campioni per il controllo dei residui di fitofarmaci negli e sugli ortofrutticoli. 21 irregolare. Di questi campionamenti irregolari la maggior parte riguarda tra i fruttiferi le pesche, le mele, le pere e le arance, mentre tra gli orticoli i pomodori e le lattughe. Si riportano, qui di seguito, i dati dei campionamenti eseguiti a livello nazionale, nell’anno 1997. RETE NAZIONALE di MONITORAGGIO sui RESIDUI di FlTOFARTvIACI nei PRODOTTI AGRICOLI A-À 1997: 5O anno COLTURA ACTINIDIE ALBICOCCHE ARANCE cAMP10Nx IRREGOLARI Co@ Cd 3 22 12 371 5 076 .TOTALE CAMPIOM: 136 386 809 1 100 CARCIOFI 289 CAROTE 94 CAVOLFIORI 83 CAVOLI BROCCOLI 149 CAVOLI CAPPUCCI 45 8 CAVOLI DI BRUXELLES 42 cA.voLI VERZA CETRIOTJ 63 CILIEGE 132 513 CLEMENTINE 142 FAGIOLINI 82 FINOCCHI 1.030 FRAGOLE -. 1 -INDME 18 LAMPONI 1.012 LATTUGHE LIMONI 185 MANDARINI 92 MELANZANE 525 MELE 419 MELONI 37 2 mm 4 MORE 127 NETTARINE 410 PATATE PEPERONI 154 8 PERCOCHE PERE 432 PESCHE 758 POMODORI 292 101 PORRI RADICCHI 257 2 RIBES 262 SEDANI SUSINE 82 UVE DA TAVOLA 1.195 V I N O 259 ZUCCHINI 415 TOTALE 11.152 3 3 2 0 1 0 0 0 I_ 8 32 7 1 - 1,o 14 32’ 2,4 o,o 272 w w :f 612 4,9 172 36 3,5 607 5’5 0 1 4 5 5 2 1 0 3 2 4 6 32 5 0 11 0 28 1 78 0 10 381 RO 015 473 LO U 574 50,o 60 2,4 0,5 2,6 25,0 L4 4,2 1,7 w 473 w lo,7 2: 010 2,4 376 ISTITUTO SPERIMEN TALE PER LA PATOLOGIA VEGETALE - ROMA 22 Prendendo come riferimento l’anno 1997, il sud è l’area in cui si registra un maggior numero di campioni irregolari come emerge dalla tabella seguente: Anno 1997 (elaborazione su dati MIPA) Nord Centro Sud27 Sicilia Totale campioni 3.545 2314 2500 1634 Campioni irregolari 100 65 141 32 Percentuale 3,5% 22 576 2 Sono state esaminate le cause di queste irregolarità (v. tabella sottostante). Esse sono: - eccessiva persistenza dei principi attivi impiegati, - dosaggi superiori al prescritto, - impiego su colture per le quali quei principi attivi non erano autorizzati, - non rispetto del tempo prescritto tra l’ultimo trattamento e la raccolta. Tutto questo è emerso grazie alla scheda informativa che accompagna obbligatoriamente il campione. MIPA 1997 - dati nazionali Campioni Campioni totali irregolari n 11.152 Principi attivi irreg. N 1 % n 3811 3,42 432 Usi impropri Campioni Non rispetto Camioni irregolari per del tempo irregolari per usi impropri non rispetto del tempo di careaza N % N 1 % N 1.994-7,9 1261 1,13 1.899 N % 49 0,44 L’esame critico con i tecnici ha consentito di ridurre notevolmente le irregolarità sulle stesse colture e sugli stessi areali quando i controlli sono stati ripetuti negli anni successivi. Il monitoraggio è proseguito anche per l’annata 1998-99: la percentuale delle irregolarità è scesa de11’1,8%. Inoltre, è emerso che gli sforzi e l’assistenza tecnica praticata dalle Regioni sono stati premiati. Infatti, sulle produzioni che seguono i dettami della lotta integrata, oppure coltivate seguendo le indicazioni del reg.CE 2078/92 o dei disciplinari, la percentuale di irregolarità riscontrata è nettamente inferiore a quella della lotta tradizionale. 27 Nel sud non sono compresi i dati relativi al monitoraggio dei prodotti di Sicilia e Sardegna. Riguardo alla Sardegna non è disponibile il dato relativo al monitoraggio avvenuto nell’anno 1997 (v. “Sintesi dei risultati ottenuti-nei cinque anni di attività della rete Nazionale di monitoraggio sui Residui di Fitofarmaci nei Prodotti Agricoli) - Istituto sperimentale per la patologia vegetale Roma 23 Dati MIPA 1998 Tipo di difesa Lotta tradizionale Lotta integrata Reg.CE 2078/92 Marchi di qualità Disciplinari % campionament i 45 29,5 23 1 0,5 % irregolarità 375 076 0,6 0 0 E’, in ogni caso, importante sottolineare che, quando il campionamento registra un superamento del limite di residuo consentito, ciò non comporta problemi per la salute, poiché la quantità di residui ammessa dalla legge è anche 100 volte inferiore all’ADI, stabilita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dalla FAO. Si può tranquillamente affermare che i residui di fitosanitari che il consumatore ingerisce nella dieta rappresentano una percentuale insignificante dei valori delle dosi giornaliere accettabili (ADI) delle singole sostanze attive. Del resto, i controlli effettuati dal Mipa, evidenziano che le quantità ingerite di residui rappresentano nel peggiore dei casi, fatto 100 l’ADI, 1’1,8%. Considerato che la soglia di rischio per la salute umana è rilevabile quando i residui ingeriti superano il 100% del’AD1, si può dedurre l’assoluta sicurezza sanitaria dei prodotti in commercio. Inoltre, la potenziale tossicità di una sostanza residua presente nell’alimento è ulteriormente condizionata dalle operazioni di cottura e lavaggio dell’alimento che contribuiscono ad abbassare ulteriormente il livello ultimo di potenziale tossicità del residuo. Infine, controlli analitici sui singoli alimenti sono effettuati anche dal ministero della Sanità, sulla base del D.M. del 23 dicembre 199228 che ha recepito la direttiva 90/642/CEE29. 1 risultati sono poi valutati secondo le linee guida promosse dalla Commissione del Codex Alimentarius30 sui residui dei prodotti fitosanitarisl. Anche da questi dati emergono risultati confrotanti che convalidano le conclusioni cui è giunto il Mipa attraverso le attività di monitoraggio sopra evidenziate. 2s Decreto Ministeriale 23 dicembre 1992 (in Gazz. Uff., 30 dicembre, n. 305). -- Recepimento della direttiva (CEE) n. 642/90, relativa ai limiti massimi di residui di sostanze attive dei presidi sanitari tollerate su ed in prodotti. 29 Direttiva 90/642/CEE del Consiglio, del 27 novembre 1990, che fissa le percentuali massime di residui di fitofarmaci su e in alcuni prodotti di origine vegetale, compresi gli ortofrutticoli 30 Il Codex Alimentarius è l’organismo Mondiale creato dalla FAO e dall’Organizzazione mondiale della Sanità (WHO) che fornisce riferimenti internazionali sugli standard alimentari. 3iV. anche “Prodotti Fitosanitari: Risultati dell’indagine sui controlli dei residui negli alimenti: anno 1998” - Agrofarma 1999 24 Prodotto Totale campioni Campioni regolari Campioni irregolari Privi di con residui residui Frutta Ortaggi totale 4203 4295 8498 2391 1766 3323 911 5714 2677 46 61 107 % campioni irregolari 171 1,4 1,3 Controllo uffkiale - anno 1998 Ministero della SanitàLa prevenzione Il vero problema dei residui di fitofarmaci negli alimenti è quello costituito dai prodotti agricoli importati dai paesi terzi rispetto all’area comunitaria, in particolare quelli provenienti dai paesi in via di sviluppo. Su tali prodotti, infatti, spesso i controlli sono effettuati nel paese d’origine o alla frontiera sulla base di parametri diversi rispetto a quelli ammessi dalla U.E. In merito, infatti, la soglia di tollerabilità dei residui è fissata sulla base di accordi internazionali che possono ammettere soglie di tolleranza nettamente superiori rispetto a quelle fissate dalla UE. Molto importante è, a riguardo, il Sanitay Phytosanita y System (SPS) previsto nell’ambito dell’Uruguay Round. ‘. Tale accordo prevede che qualsiasi misura restrittiva presa da un paese importatore per proteggere la salute umana, gli animali o le piante, deve essere basata su dati scientifici incluse anche le soglie di attestazione del rischio. Una misura più restrittiva di quella prevista dall’accordo internazionale può essere adottata da uno stato solo se questo abbia delle motivazioni scientifiche che giustificano l’adozione di tale misura. Talvolta, il controllo alla frontiera non viene affatto eseguito, e quindi, possono essere introdotti sul mercato dell’Unione Europea, prodotti agricoli che hanno un residuo piuttosto elevato di tali sostanze. Inoltre, i paesi in via di sviluppo ricorrono a metodi di coltivazione che comportano un massiccio ricorso ai fitofarmaci e, spesso, sono utilizzate sostanze chimiche ormai vietate nei paesi dell’area comunitaria. Occorrerebbe, pertanto, rafforzare le misure di sorveglianza sanitaria su tali prodotti e, comunque, prevedere l’identificazione del luogo d’origine, affinché il consumatore sia consapevole di acquistare un prodotto rispondente a standard di sicurezza eventualmente non paragonabili ai prodotti agricoli provenienti da paesi dell’area UE.