Campotenese: fuori dai luoghi comuni

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Campotenese: fuori dai luoghi comuni
PROTAGONISTI NELLA SELEZIONE
Campotenese:
fuori dai luoghi comuni
Storia di coraggio, passione e
amicizia, quella di Campotenese.
Di un’azienda agricola cooperativa che è diventata un polo produttivo e di eccellenza per latte,
formaggi, carni e salumi. Di un
ragazzo, Biagio Perrone, che parte per imparare, torna a casa per
mettersi in gioco e coinvolge tutti
nel suo progetto. Di una mandria
di vacche che è cresciuta e migliorata con lui, sino ad arrivare a misurarsi ad armi pari con aziende
che fanno selezione da anni. Ora
l’allevamento Campotenese aspira
a diventare tra i primi in Italia per
GPFT e ci sta riuscendo.
di Marie Vida
C
ampotenese, uscita della fatidica
autostrada A3, che porta al Parco
Nazionale del Pollino e corrisponde
alla contrada omonima del comune
di Morano Calabro, in provincia di
Cosenza, a mille metri di altitudine.
Così si chiama la cooperativa sorta
negli anni settanta, con lo scopo di
riunire e rafforzare agricoltori ed
allevatori della zona. Negli anni novanta, sotto la guida di Luigi Perrone,
viene introdotta la trasformazione e
la commercializzazione di latte e carne di bovini e suini. Da qualche tempo Campotenese è anche un nome
che si è ritagliato un proprio spazio
nell’allevamento della Frisona Italiana. Il propellente di partenza, nelle
vicende recenti di questa azienda, si
deve a Biagio, figlio di Luigi, protagonista di un movimento che, partito
dalla selezione dell’allevamento di
vacche da latte, ha coinvolto tutta la
gestione e ha fatto diventare Campotenese un polo di produzione
con un caseificio più grande, un
allevamento suino e di vitelloni fino
a 12-13 mesi, uno spaccio aziendale
ed una struttura commerciale, Distribuzione Campotenese. Formaggi
e salumi tipici, carni ed insaccati
nascono nell’ottica di dare qualità e
tracciabilità all’origine, intesa come
reale valore di un territorio, dove,
nei secoli, l’attività agricola è sempre stata fiorente ed ha dato grandi
prodotti.
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Da destra, Biagio Perrone con il padre Luigi, presidente della cooperativa Campotenese
ed il veterinario aziendale Santo Sola
Biagio Perrone si definisce “mezzo
cremonese e mezzo campotenese”.
E’ un trentenne che ama la sua terra e crede che quella agricola ne
sia la più vera vocazione. Parte da
solide radici familiari, si è formato
in diverse esperienze formative e
professionali che hanno dato pragmatismo e determinazione al suo
innato entusiasmo, cortesia, garbo e
voglia di fare. Lo incontriamo a Piacenza, dove risiede, dividendosi tra
nord, sud e centro Italia, perché fa
parte del Comitato Consultivo degli
Esperti Anafi ed è anche impegnato
come consulente di altre aziende
zootecniche, la Maccarrese di Roma
e la Pilano di Taranto. Ci racconta la
storia affascinante di un’impresa che
dimostra come, anche nelle realtà
chiamate “difficili”, siano le persone
e le idee che fanno la differenza.
IDEE CHIARE
Nel 2002, mentre frequenta la facoltà di agraria a Piacenza, Biagio
Perrone si rivolge all’allevamento
Idevra di Ca’ d’Andrea, un nome
storico e di primo piano nella selezione della Frisona. “Mandai una
e-mail alla direzione, chiedendo di
visitare l’azienda. Fausto Pandini, che
è il responsabile dell’allevamento,
non prese troppo sul serio la mia
richiesta, ma mi fece rispondere
che potevo andare da loro quando
volevo. Mi presentai qualche tempo
dopo e arrivai in un momento in cui
Fausto era super impegnato con i
prelievi alle vacche. Mi chiese che
cosa sapevo fare in stalla e mi invitò
a dargli una mano e ad infilarmi un
paio di stivali ed una tuta: da quel
momento, non li ho più tolti. Sono
rimasto a lavorare all’Idevra per 10
anni, Fausto, per me, è stato un maestro di vita, un amico, un fratello, una
persona che mi ha guidato ed introdotto alla selezione genetica e mi ha
fatto appassionare a questo mondo.
Posso dire che Campotenese di oggi
sia figlia dell’Idevra.”
Durante il tirocinio in terra cremonese, Biagio torna nella sua terra
natale con l’obiettivo di tirar fuori il
meglio dall’allevamento di Frisone
della Campotenese.
Campotenese O-Man Bianca
Campotenese Mtoto Giulia
Campotenese Million Giulia
Campotenese Royal Estate ET
Nel 2003, quando diviene effettivamente responsabile
zootecnico dell’allevamento, ha tante idee e volontà di
attuarle: “Arrivai e stravolsi le cose, il che, naturalmente,
creò uno scontro di mentalità. Io volevo impostare l’azienda secondo i criteri di gestione che avevo imparato
a Cremona: uso delle materie prime nell’alimentazione,
benessere animale, selezione e pressione selettiva. L’allevamento era stato un po’ abbandonato a se stesso: mio
padre, presidente della cooperativa da 20 anni, proveniva
da un altro ambito lavorativo, era maresciallo dei Carabinieri. Nell’82 avevano sì introdotto una trentina di manze
figlie di vacche importate dal Canada, ma su queste era
stato usato seme di varie razze e in monta naturale. Devo
dire che però, nell’impresa di sistemare la selezione delle
vacche, è stato lui che mi ha supportato e sopportato;
qui, a molti pareva un’idea eccentrica che io, potendo
scegliere tra altre occupazioni, andassi a lavorare in una
stalla. Ora mio padre è più che orgoglioso di quello che
siamo riusciti ad ottenere sulle vacche e ne parla come
di sue creature.”
Biagio parte nel suo piano di selezione concentrandosi su alcuni punti chiave. “ Dal 2005 aderimmo al progetto Royal del Ciz e sistemammo la sala di mungitura a 6+6
con una 10+10 parallela con podometri e programmi
computerizzati di controllo. Cominciai a collaborare con
Carlo Federici, che è il nostro consulente alimentarista e
poi, nel 2006, iniziammo un programma intenso di embryo transfer. Metà degli embrioni sono di provenienza
Campotenese Royal Ebrezza ET
Ciz, che hanno dato vita a 30-40 animali con il prefisso
Royal che sono adesso tra le vacche con indice genomico più alto: dopo l’Idevra, questo è il nucleo di selezione
Royal più grande. Abbiamo introdotto, in seguito, anche
vacche che provengono da altre famiglie importanti
nel mondo, come la Juror Faith, la famiglia di Gerarld e
Garrett. Inoltre, stiamo lavorando con Campotenese Micky Pledge, nipote diretta della famosa Wind-Knoll-View
Pledge E96, da lei abbiamo un bellissimo vitello con
Emerald in attesa di test genomico. In questo momento
stiamo lavorando sulla famiglia di Campotenese Mtoto
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La razione delle vacche da latte è composta di farina di granella di mais, farina di estrazione di soia al 44% di proteine, seme di cotone,
girasole, polpe di bietola più minerali e vitamine che variano secondo i gruppi. Alle freschissime, l’80% della razione, più medica disidratata e glicole propilenico. Spiega Biagio: “Nel 2005 abbiamo acquistato un essiccatoio per 16 balloni: probabilmente siamo gli unici in
sud Italia, ma ho imparato a Cremona che la stalla è figlia della campagna. Il nostro slogan aziendale è “il miglior mangime è quello che
produciamo giornalmente”, perché la qualità che vogliamo è quella che facciamo a casa, con le nostre materie prime, mentre tutto ciò che
compriamo fuori non siamo in grado di controllarlo”
Giulia, che discende dalle prime
manze frisone introdotte in azienda.”
Attualmente Campotenese Holstein è un allevamento che munge
170 vacche Frisone che, nel 2012,
hanno prodotto 10.323 kg di latte
con grasso 3,55% e proteine 3,27%.
Tutti i dati relativi all’allevamento,
sia per produzione che per genetica e morfologia, hanno subìto una
crescita esponenziale negli ultimi
cinque anni, mostrando il lavoro
impressionante compiuto sul fronte
della selezione.
OBIETTIVO PRIMI PER GPFT
Sono soprattutto una trentina di soggetti genotipizzati in Italia, quasi tutti
con livelli tra i più alti di GPFT, che
hanno dato un impulso alla selezione presente in azienda. La genomica
è una strada che Biagio ha intrapreso
con decisione. “Ci credo così tanto
che uso il 50% di tori genomici sulla
mandria, - dice – “Di questi circa il
40% sono tori testati italiani e il 10%
internazionali. Il resto sono 25% di
tori al top italiani e 25% di tori al top
Usa e Canada. Il mio obiettivo per i
prossimi 10 anni è di avere l’azienda
tra le prime in Italia per GPFT. Credo
nella genomica perché vedo che gli
animali che stanno uscendo bene sono anche quelli che riteniamo siano
i migliori. Con soddisfazione, noto
che una delle nostre vacche più alte
genomicamente è Campotenese OMan Bianca, figlia della Campotenese
Mtoto Giulia, che è stata per molto
tra le prime 50 vacche d’Italia per
PFT e quando l’abbiamo testata per
GTPI, nel 2011, era tra le più alte ed
ora lo è anche per GPFT. Purtroppo, Bianca è morta lo scorso anno
per un incidente, ma abbiamo sue
discendenti. Se non ci fosse stata la
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genomica, sua madre, Mtoto Giulia
non avrebbe avuto tutta l’attenzione
da parte nostra e dei Centri, perché,
una vacca al sesto parto come lei,
pur ottima, rimane una normale
vacca da stalla. Eppure non ha mai
avuto una mastite o una zoppia, ha
fatto un vitello l’anno e, se non è
gravida a 100 giorni è perché, come
nostra filosofia aziendale, non fecondiamo le vacche che producono 50
kg al giorno, perché riteniamo che
non abbiano la forza necessaria per
portare avanti la gravidanza. A noi
non piace “tartassare” le vacche a 50
giorni, con ormoni e prostaglandine.
A 150 giorni, se la vacca non è gravida, facciamo impianto ormonale in
vulva ed abbiamo successo nell’80%
dei casi. Dai conti fatti nella nostra
azienda, una vacca non gravida, dopo i 150 giorni, ci costa 3-4 euro al
giorno. La mia filosofia di allevatore
posa sul rispetto per la fisiologia
dell’animale, una corretta routine
post parto, strategia di steaming up
a 260 giorni di gravidanza, quindi 1820 giorni effettivi. Manze e vacche
non stanno insieme, ho notato che
le primipare separate in pre e post
parto sono più tranquille. Abbiamo
tre gruppi di produzione, primo
parto, secondo, terzipare ed oltre; in
stalla, un 10% di vacche hanno più di
quattro parti.”
SFIDA FORAGGI
L’obiettivo futuro è aumentare la
superficie aziendale a 200 ettari e
arrivare a 200 vacche, spiega Biagio
Perrone. “Siamo indenni da IBR e,
per evitare di comprare nuovi animali, usiamo sulle manze seme sessato esclusivamente di origine italiana.
Circa un 15/20% di manze porta
embrioni nostri, che impiantiamo solo su calore naturale. A tutt’oggi ab-
biamo mandato cinque tori alla f.a.,
nei vari Centri. ”Campotenese è il
luogo ideale per allevare le Frisone,
sostiene Biagio. “Lo consideriamo un
po’ un’isola felice, un posto incontaminato, dove d’estate al massimo si
arriva a 30°, mentre d’inverno si può
scendere anche a -20°, ma è freddo
secco, di montagna. Nei 120 ettari
aziendali si coltiva erba medica e,
in rotazione, un miscuglio di avena,
veccia e loietto che andrà affienato
per le asciutte, oppure orzo. La zona
ha rese basse per il frumento e per il
mais non c’è irrigazione sufficiente,
per cui sui terreni irrigui, che sono
una quarantina di ettari, preferiamo
concentrarci sulla produzione di
erba medica. In campagna usiamo la
minima lavorazione e le tecniche più
innovative, in questo ho la fortuna
di avere un ottimo collaboratore in
Alessandro che, con tanta passione,
si occupa delle coltivazioni. Dal 2010
abbiamo fatto passi notevoli nella
gestione della stalla, grazie al nostro
veterinario, Santo Sola, con cui condividiamo tutte le idee e che è il
braccio operativo dell’azienda. Sante
è un preziosissimo collaboratore ed
è cresciuto professionalmente nella
nostra azienda. L’intero personale è
stato formato da noi: in Calabria la
cultura della vacca da latte è poco
diffusa. Organizziamo, per i nostri
dipendenti, un paio di visite l’anno
ad altre aziende per vedere realtà
significative sia per la campagna, che
per la stalla e corsi di mungitura, di
podologia, mascalcia. L’età media dei
nostri collaboratori è sui trent’anni,
siamo tutti più o meno coetanei: non
è facile trovare un’azienda agricola
con un età media cosi bassa e siamo
coinvolti in un progetto di lavoro
che ci appassiona ed unisce.