Morire di spread?
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Morire di spread?
della diocesi di como Periodico Settimanale | Poste Italiane S.P.A. | Sped. In Abbonamento Postale | D.L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 1, Dcb Como Anno XXXVI - 30 giugno 2012 - € 1,20 Mondo 7 Ambiente 26 10-11 Como 16 Sondrio 29 Cresce la tensione tra Turchia e Siria Rio+20: i grandi “indecisi” Bassone: condizioni insostenibili Chiesa e modernità in Europa opo l’abbattimento D di un caccia turco. La testimonianza di un alla conferenza D internazionale sull’ambiente nessuna elle ultime settiN mane la vivibilità all’interno del carcere l tema al centro di Ita dallo una conferenza tenustorico e giorna- siriano a Como. Editoriale Morire di spread? decisione concreta. è diventata più difficile. lista Sergio Romano. Terremoto. La visita del Santo Padre in Emilia di don Angelo Riva L spread: chi non ne ha ’abominevole sentito parlare? Così pervasivo nelle cronache quotidiane, ma anche così ineffabile – pochi sanno spiegare cosa sia veramente (chissà, magari tra un po’ avremo pure paura di nominarlo, come tempo fa si diceva “male brutto” per non pronunciare la terribile parola “cancro”). Tutto ebbe inizio negli Stati Uniti dopo l’11 settembre. Il boom del mattone, per rilanciare l’economia americana, fu sostenuto da una massiccia concessione di mutui per la casa a basso costo. Fiutando l‘affare, la finanza speculativa ha appoggiato su quei mutui immobiliari una vera e propria montagna di titoli di credito ad altissimo rischio (cosiddetti “tossici”), che hanno infestato le banche di tutto il mondo. Per un po’ il sistema ha retto, ma poi la gigantesca bolla speculativa ha cominciato a scoppiare. Banche sull’orlo del fallimento (la prima, nel 2008, la Lehmann&Brothers), con le Banche Centrali costrette a intervenire pompando denaro pubblico per scongiurare catastrofiche bancarotte. In tal modo, però, il colossale debito privato degli USA si è spalmato sul debito pubblico di mezzo mondo. Ed ecco qui la seconda, maliziosa furberia ideata della finanza speculativa: attaccare il “debito sovrano” degli Stati più fragili (prima la Grecia, poi l’Italia, la Spagna…). Il meccanismo è semplice: distrarre i risparmiatori dall’acquistare i titoli pubblici di quegli Stati. I quali, quindi, per attrarre capitali e non finire in “default”, si vedono costretti a innalzare i redimenti offerti dai loro titoli (cosa che, ovviamente, sul lungo periodo, finirà per creare altri debiti). Ed eccoci così al nostro famigerato spread, cioè il differenziale di rendimento fra i titoli del debito sovrano (per es. italiano) e quelli del colosso tedesco, crescere come una febbre devastante (da 100 a 500 punti in pochi mesi). E occupare gli spazi della cronaca quotidiana, oltre che gli incubi dei nostri governanti. Questa rapida sintesi ci rende edotti di un fatto: la crisi dell’Europa, di cui parlavano nello scorso Editoriale, è anzitutto una crisi politica ed economica. Sì, perché l’Europa – a differenza degli USA – non è una Stato unitario e non ha istituzioni adeguate – per es. una Banca Centrale dotata di effettivi poteri – per fronteggiare le manovre della finanza speculativa. La quale, si sa, prospera proprio suscitando l’instabilità dei mercati, perché su quella ci mangia. I Paesi dell’Unione non hanno al momento armi sufficientemente affilate per reggerne la sfida. Speriamo che se le diano in fretta. Ma c’è una radice ancor più profonda della crisi del Vecchio Continente. Ed è la dimenticanza delle sue radici culturali e religiose. Il sogno di un’Europa unita è nato dalla visione illuminata di tre grandi statisti cattolici, un italiano, un francese e un tedesco. Poi però questa ispirazione iniziale si è man mano sbiadita, offuscata. E la scena se la son presa burocrati e banchieri, accordi sulle quote del latte e fibrillazioni sullo spread. Certo, solo con la cultura non si campa, né si arginano gli speculatori senza scrupoli con la semplice memoria delle nostre comuni “radici cristiane”. Però forse la mancata menzione di tali “radici” nel Trattato dell’Unione rappresenta qualcosa di più di una stanca, annosa querelle fra laici e cattolici. Ci ritorneremo in un prossimo intervento. foto afp/sir «Non siete e non sarete soli!». Queste le parole commosse di Benedetto XVI in visita lo scorso 26 giugno alle le popolazioni dell’Emilia ferite dal terremoto. «Popolazioni colpite ma non piegate», ha detto il presidente della Regione Vasco Errani, «che hanno perso quanto avevano di più caro», ha ribadito l’arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra, ma «pronte a ricostruire, sull’amore di Dio». Pagina 5 Pastorale turistica 13 Come aprirsi all’accoglienza Grest 2012 A Caiolo l’incontro con il vescovo Diego 15 Como Asl e scuola uniti contro il sovrappeso 18 Sondrio 31 Arte e fede: iconografia e territorio in diocesi ERRATA CORRIGE: Sul numero scorso, in prima pagina, è stata indicata UNA data ERRATA della beatificazione di nicolò rusca. la data corretta è il 21 aprile 2013 2 Idee e opinioni Sabato, 30 giugno 2012 L a stampa, la televisione e la radio della Svizzera italiana hanno dato grande risalto alla decisione del governo Monti di riprendere con la Confederazione Elvetica le trattative sulla questione fiscale . Di fatto le parti si sono incontrate non più tardi di una settimana fa a Roma, concordando i punti da trattare ed il calendario delle riunioni fissando già la prossima per fine giugno. Naturalmente nel pacchetto è previsto un riesame della questione ristorni, ritenendo, la Svizzera, che l’accordo del 1974 è superato per i cambiamenti sociali ed economici nel frattempo intervenuti. Io stesso sono avvicinato dalla RSI perché, quale artefice di quell’accordo , esprimessi la mia opinione in merito. Queste le mie considerazioni ✎ L’opinione | di Antonio Sanna Italia e Svizzera, i ristorni non sono una questione come tante registrate dall’intervistatrice e trasmesse dalla radio svizzera il giorno prima dell’incontro romano. Effettivamente in 38 anni dalla sua entrata in vigore ci sono stati mutamenti che non possono essere ignorati. Cito i più evidenti. I Comuni di frontiera si sono dati le strutture delle quali erano carenti a causa della forte migrazione dalle altre regioni d’Italia. Non c’è più per il frontaliere l’obbligo del rientro alla sera nel paese dove abita e nel quale doveva risiedere da almeno sei mesi per poter accedere ad un posto di lavoro in Ticino. Anche la fascia dei 20 chilometri che delimitava l’area frontaliera non esiste più: oggi può trovare occupazione oltre frontiera anche chi abita molto lontano dal confine, agevolato da accordi bilaterali e da quello sulla libera circolazione delle persone che pure la Svizzera ha sottoscritto. Tutto questo sarà sul tavolo della Commissione italo – svizzera che tratterrà la questione della doppia imposizione assieme alla black list. Probabilmente se tutta la problematica fiscale sarà trattata, come è stato annunciato, in un unico ambito, ne scaturirà la proposta da parte svizzera di diminuire la percentuale di ristorno ai Comuni italiani di confine. Certamente i Sindaci destinatari delle somme ristornate non avrebbero di che rallegrarsi. Personalmente se fossi ancora primo cittadino ne sarei preoccupato, ma onestamente oggi come oggi è impossibile evitare di discuterne. Però come argomento a se stante, non dimenticando le origini dell’accordo e soprattutto che le opere realizzate con i tanti miliardi di vecchie lire ristornati abbisognano di manutenzione (attualmente ne è consentito il 30%) senza la quale , in alcuni casi, si rischia il deterioramento. L’accordo del 1974 è stato allora scorporato da una questione fiscale con la Svizzera che si trascinava da 40 anni. Ritengo che la delicatezza della questione suggerisca di fare lo stesso oggi perché, messo in un “calderone”, non finisca per far danni e avere tempi biblici. SPIGOLATURE | di Giuseppe Anzani Legge sull’aborto una ferita aperta I nammissibile, anzi “manifestamente Il recente inammissibile”, così è stata liquidata pronunciamento della il 20 giugno scorso la questione di costituzionalità della legge 194 Corte Costituzionale sull’aborto, sollevata dal tribunale di Spoleto. Sbrigata in camera di consiglio, in materia di aborto, senza neppure tenere udienza. Quando una minorenne vuol abortire senza che i riapre il dibattito sulla genitori neppure lo sappiano, e chiede al giudice tutelare di autorizzarla, può essere legge 194 e sulle sue alla scelta abortiva quando pur quel giudice un arbitro di morte? E chi fosse immotivata) non riguardano il contraddizioni è, che cosa conta quel figlio nel grembo, giudice. Manifesta inammissibilità che conto ne fa la nostra legge, dopo significa in sostanza “ma di che che la Corte di Giustizia europea, nel bloccare i brevetti s’impiccia questo giudice”. Se c’è o non c’è un guasto che vorrebbero sfruttare embrioni (sentenza 18 ottobre nella legge, starebbe fuori del campo processuale che da 2011) ha detto che sin dal concepimento si tratta di esseri lui può essere arato. Non è un ingrediente del processo umani? decisionale, insomma. Valuti se la ragazza sa far da sola,e Il giudice di Spoleto aveva sollevato il dubbio, perché la basta, il “che cosa” non è affar suo. procedura prevista dalla legge consente la soppressione E invece è la ferita. è la 27esima volta, ancora dopo 34 del figlio in grembo senza nessuna tutela, senza neppure anni dalla comparsa della legge, che si riapre l’esame una verifica delle ragioni addotte. Un problema serio, perchè un giudice italiano segnala la ferita aperta. sì o no? Qualche giorno fa la Consulta ha giudicato che E se la Consulta continua a dire che la questione quella domanda non merita neanche una risposta. E’ è inammissibile, cioè in sostanza a rifiutare lei di inammissibile, non se ne parla proprio. impicciarsi; rifiuta anche di dire una buona volta se Io lo so perché è finita così, e mi pare di indovinare anche quella possibilità di sopprimere “liberamente” un essere come sarà motivata l’ordinanza della Corte, nel dire che umano sia conforme alla Costituzione, o la stracci, “queste domande non s’hanno da fare”. Dirà che al giudice stracciando il più essenziale dei diritti umani. Nel 1975, tutelare non è richiesto di “autorizzare l’aborto”, ma di prima della legge 194, era stata più chiara, contemplando accertare che la ragazza minorenne è abbastanza matura i diritti anche del figlio. Ma oggi sembra diventato un per sapere quel che fa e per non dirlo ai genitori quando dialogo fra sordi il rapporto fra giudici tutelari e Corte non conviene, e dunque sarebbe una “autorizzazione a costituzionale, come hanno osservato gli studiosi, da decidere”. Dirà che tutto il resto, la procedura, l’esame quando la questione vera, il quesito “di giustizia”, è delle ragioni addotte, la presenza di un pericolo per la stato messo in fuori gioco. Quasi ibernato, inaccessibile salute, le condizioni oggettive e soggettive pur indicate persino alla ripugnanza etica che assale i giudici tutelari dall’art. 4 della legge (e per verità di così fragile ingombro quando devono dare pollice ritto o pollice verso su un essere umano che vivrà o morrà. Neanche l’obiezione di coscienza possono invocare, perchè gli si ripete anche su questo fronte che l’autorizzazione non riguarda l’aborto, ma la capacità di decidere (vedi le raffinatezze dell’ipocrisia: decidere che cosa, se non esattamente “quella” cosa per la quale si chiede autorizzazione?). Con la scappatoia di aggiungere che se proprio uno sta male e non se la sente, passi le carte a un collega che non fa storie. La tutela della vita può contare oggi sul soccorso alla maternità “difficile” dato da quei volontari che hanno a cuore la dignità d’ogni essere umano, madre e bambino, l’aiuto e l’accoglienza. La legge, finchè perdura la sua interna ipocrisia, ci chiude le porte e vuol chiuderci gli occhi. “Inammissibile” è infatti proprio la parola che schiva il merito, si ferma sulla soglia, impedisce di entrare. Non fa vincere l’etica, ma l’etichetta. Alla tavola costituzionale ci si deve comportare così, vien detto, e su certi problemi i giudici devono stare zitti. Giusto così? Racconta Victor Hugo che alla mensa del del re di Francia era inammissibile che parlassero i bambini, qualunque cosa dicessero, e quando il nipotino del re gridò “nonno!…” a metà pranzo, fu zittito. Al termine il sovrano, intenerito, gli si avvicinò e gli chiese cosa avesse voluto dirgli, e il bimbo: “c’era un bruco nell’insalata, e adesso l’hai già mangiato”. ◆ Stella polaredi don angelo riva Delitto senza castigo. Specchio dei nostri tempi? I l prossimo 24 agosto la giustizia norvegese deciderà delle sorti di Andres Breivik, il massacratore di 77 persone nelle stragi di Oslo e Utoya, apice – a suo dire – di una personale strategia difensiva contro l’invasione del multi-culturalismo. I giudici dovranno decidere fra la richiesta della Procura di un internamento psichiatrico a vita per infermità mentale, e l’istanza della difesa, che rivendica invece il pieno riconoscimento della facoltà di intendere e di volere del suo assistito. Per il quale, quindi, si aprirebbero le porte del carcere (pena stimata: 21 anni). Premesso che occorrerà avere massima fiducia nell’operato dei giudici (gli unici ad essere a conoscenza di tutti gli aspetti del caso), confesso che l’ipotesi di una assoluzione di Breivik per riconosciuta infermità mentale un po’ mi inquieta. Almeno per due motivi. La splendida Norvegia incarna alla perfezione il mondo moderno evoluto e super-sviluppato. Belli, pochi, ricchissimi (il petrolio), alti, biondi, vitaminizzati, acculturati, assistiti da uno Stato sociale efficientissimo e ultramoderno, chi meglio dei norvegesi potrebbe rappresentare i cittadini del Moderno Occidente? Prima di delirare con idee folli, imbracciare il mitra e braccare le sue prede inermi, Breivik, di questa modernità, avrebbe potuto essere l’icona perfetta, il testimonial da stampare sulla brochure: la civiltà della ragione, le idee chiare e distinte, l’emancipazione individuale, l’autonomia dell’uomo, sfuggito alla minorità dei “secoli bui”. Poi però sono arrivati il “post-moderno” e i “maestri del sospetto”, a deprimerci nella fiducia, a dirci che la ragione è poco più che una “vanghetta” con la quale lo spaesato uomo d’oggi cerca a fatica di contendere un fazzoletto di terra certa alle inondazioni del dubbio (immagine di Joseph Ratzinger); e che la presunta autonomia delle nostre azioni è in realtà il travestimento di pulsioni per lo più inconsce; e che il mito dell’emancipazione si è capovolto nell’ammissione dell’insuperabilità dei condizionamenti esterni e soprattutto interiori, psicologici. Per cui sembra che nessuno possa più essere ritenuto responsabile di nulla. è per questo che l’ipotesi di assoluzione di Breivik per infermità mentale un po’ mi inquieta. Suonerebbe come l’ennesima certificazione che, davvero, non siamo mai responsabili delle nostre azioni, le nostre idee (comprese quelle più criminali) pagano dazio a insuperabili matrici sociali, le nostre volizioni sono frutto di uno psichismo occulto e disgraziato del quale sarebbe ingiusto portar pena. Ma se Breivik, così lucido, così determinato, così convinto, è pazzo – certamente lo sono le sue idee: ma è pazzo anche nel senso che non gli possono essere ascritte a responsabilità? –, c’è ancora qualcuno in giro, mi chiedo, di cui si possa dire che deve rispondere delle sue azioni? A meno che – ed è il secondo motivo della mia perplessità – dietro quella possibile assoluzione non sia all’opera un elementare meccanismo di difesa collettivo. Dare del “pazzo” a un uomo che ha scalato all’indietro tutti i gradini dell’etica e della civiltà, che ha saputo trar fuori il peggior liquame dalla propria umanità, potrebbe anche essere un modo conveniente di tranquillizzare le nostre coscienze. Di dispensarci dal guardare al torbido che potrebbe annidarsi anche dentro di noi. Per illuderci che no, noi non potremo mai essere così “mostruosi”. è pazzo, non ci rappresenta… Attualità Sabato, 30 giugno 2012 3 Corrado Passera e Giorgio Squinzi. Il ministro e il presidente degli industriali italiani, moderati da Oscar Giannino, si sono confrontati in un dibattito a Como. Confronto sul futuro del Paese N el corso di un anno ne possono accadere di cose... E allora può capitare che i volti e i nomi siano i medesimi (quelli di Corrado Passera e Giorgio Squinzi), così come lo stesso è il contesto in cui si sono ritrovati ospiti (l’assemblea territoriale di Confindustria Como), ma a distanza di dodici mesi è cambiato il peso degli incarichi che gli illustri relatori sono stati chiamati a ricoprire: ministro delle Infrastrutture e dello Sviluppo economico il primo, presidente degli industriali italiani il secondo. Lunedì 25 giugno Passera e Squinzi, moderati dal poliedrico giornalista economico Oscar Giannino, si sono confrontati sul palco che pochi minuti prima aveva visto il report annuale, sullo stato di salute dell’industria lariana, del presidente comasco Francesco Verga. Un intervento, quello di Verga, che non ha mancato di mettere in evidenza le difficoltà e gli affanni del momento, ma che ha voluto lanciare forti messaggi di speranza (“L’alba di un nuovo giorno” era il titolo scelto, accompagnato dalla proiezione di un filmato la cui colonna sonora era l’aria “Vincerò”). Anche perché in economia la psicologia conta. Sentirsi ripetere, in modo ossessivo, che siamo sull’orlo del baratro e che la possibilità di “default”, causa il rischio sovrano prodotto da uno “spread” impazzito, è sempre lì, dietro l’angolo, non infonde fiducia (tanto che il dato sui consumi diffuso a inizio settimana, e relativo al mese di aprile, dice di un meno 6% di acquisti da parte delle famiglie italiane, strette dalla morsa di una tassazione sempre più alta, che supera, fra imposte dirette e indirette, il 60%). L’intervento di Verga – vedi una sintesi più avanti, sempre su questo numero del Settimanale – è stato intervallato da alcune interessanti interviste. Gli interventi più severi sono giunti dal “cervello in fuga” Michele Boldrin, professore di economia presso la Saint Louis University di Washington. «L’Italia deve fare scelte che non possono più essere posticipate – è la sua lettura della situazione nel nostro Paese –. La crisi che si sta affrontando è solo parzialmente legata a quanto sta accadendo a livello mondiale. L’Italia paga le mancate riforme strutturali che dovevano essere già avviate negli Anni Novanta e che affondano le radici nei comportamenti sbagliati e nelle progettualità inadeguate degli Anni Ottanta». Il dramma, sempre secondo Boldrin, riguarda i giovani: «da quindici anni il flusso in uscita dei talenti ha raggiunto volumi giganteschi. E si tratta non più di ricercatori e scienziati, ma di imprenditori, che non riescono a essere competitivi in un sistema troppo rigido e chiuso come quello italiano». Centralità dell’educazione, questione culturale e fiducia nelle nuove tecnologie sono la ricetta proposta da Boldrin, sostenuto dall’imprenditore Riccardo Donadon, il quale ha chiuso la sua riflessione citando Steve Jobs, che sosteneva che «l’innovazione funziona e si radica al meglio laddove si incrociano capacità tecnologica e pensiero umanistico». Da tale punto di vista l’Italia ha le carte in regola per fare cose eccellenti. È questa l’unica strada percorribile per uscire, in via definitiva, da una crisi «che in fondo – ha chiosato Verga –, è soltanto l’ultima di una lunga serie che abbiamo già affrontato». Sollecitato sul presente e Tavola rotonda in vista del vertice europeo in corso in questi giorni, il ministro Corrado Passera ha evidenziato come «negli ultimi mesi l’Italia abbia recuperato credibilità sullo scacchiere internazionale. L’Europa non ha gestito né bene né in modo pragmatico la crisi in atto in generale e quella greca in particolare. Servono rigore, gestione e contenimento del debito pubblico ma anche impegno per far ripartire la crescita». Da europeista convinto e da profondo conoscitore dei mercati europei e internazionali Squinzi ha registrato lo scollamento esistente fra «i politici e gli industriali». Significativo il caso tedesco, dove l’imprenditoria «è lontana dalle posizioni rigoriste della Merkel: l’euro deve essere salvato perché la prima a rimetterci sarebbe proprio la Germania… Senza la moneta unica il pericolo di un “tuffo nella povertà” è reale, con un possibile crollo economico dell’area euro quantificabile fra il 30 e il 40%». L’Italia “a rischio di commissariamento”, ha aggiunto Passera, ora sta cercando l’equilibrio dei conti e l’ottimizzazione della spesa («per questo abbiamo scelto un “cagnaccio” come Enrico Bondi» è stata l’osservazione colorita del ministro). «Vanno bene i sacrifici, ma ora è tempo di alleggerire la pressione fiscale – si è inserito Squinzi –. Abbiamo bisogno di una politica vera e buona, europea e non nazionale, che sappia difendere dagli attacchi speculativi degli Stati Uniti che hanno ripreso a scialacquare». Tanti gli argomenti sul tavolo: innanzitutto la sofferenza delle imprese (si viaggia al ritmo di 100mila chiusure all’anno), la necessità di risollecitare il credito (a dicembre 2011 le concessioni di credito avevano raggiunto una flessione di 20 miliardi di euro), le politiche energetiche, gli incentivi per i giovani, il recupero del sommerso («che non si fa con le operazioni “alla Cortina” ma con politiche attive, come il fondo per le ristrutturazioni da poco licenziato», è stata l’osservazione corale sia di Squinzi sia di Passera). Rendere più semplice la vita delle imprese e delle famiglie, arrivare a un reale disboscamento dell’apparato normativo-burocratico («sette anni per autorizzare l’ampliamento di un fabbricato sono decisamente troppi», ha stigmatizzato Squinzi), alleggerire la fiscalità. Queste le soluzioni da perseguire. Tenendo presente l’ultima, durissima, osservazione di Giannino (salutata da un’ovazione della platea): «guardando al futuro dell’offerta politica, gli italiani devono capire che non hanno più bisogno di uno Stato ladro». A Como, lo scorso 26 giugno, esperti si sono confrontati su un argomento di forte attualità Europa e Italia oltre la crisi... U na tavola rotonda dedicata a un tema attualissimo: “Oltre la crisi – globalizzazione, Europa, Italia”. A organizzare il confronto, a Como, lo scorso 26 giugno, presso la Camera di Commercio, la Fondazione Credito Valtellinese. Si sono alternate le voci di Mauro Magatti (preside della Facoltà di sociologia della Cattolica di Milano), Alberto Quadrio Curzio (economista di fama, docente universitario e presidente del Centro di Ricerca di analisi economica della Cattolica), Roberto Zoboli (ordinario di Politica economica), Angelo Palma (professore associato di Economia aziendale) e Paolo De Santis (presidente della Camera di Commercio comasca). La pesante crisi che sta interessando i Paesi europei dell’area del mediterraneo e il tasso di crescita mondiale giunto ai livelli più alti della storia economica sono il risultato di due andamenti tra loro divergenti. Da un lato le economie emergenti, che si identificano nell’acronimo BRIC (Brasile, Russia, India, Cina) stanno crescendo con ritmi molto sostenuti, dall’altro le economie dei Paesi sviluppati stanno progredendo in modo deludente per un sistema economico che intendeva uscire da una lunga e pesante precedente crisi; in questo contesto non positivo i paesi denominati PIGS (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna) hanno una crescita nulla e li accomuna un elevato debito pubblico. In Italia vi sono problemi specifici preoccupanti: alla nota scarsa produttività si sono aggiunti la caduta della produzione industriale, la riduzione dei consumi, la minore capacità di risparmio. Queste ultime accentuate dall’aggravio fiscale, dalla crescente disoccupazione e dal fatto che le banche - anch’esse non esenti da una situazione difficile - erogano con fatica il credito. Quattro elementi preoccupano i mercati e incidono sui loro giudizi: l’enorme debito pubblico, una spesa pubblica fuori controllo, una pressione fiscale al limite della sopportazione, una burocrazia distruttiva. Per quanto riguarda le imprese, le cui condizioni di sviluppo si rapportano a due fondamentali riferimenti, l’innovazione e l’export, esse devono rivedere i bassi livelli di capitalizzazione e la correlata struttura finanziaria, in quanto l’eccessivo ricorso alla leva finanziaria accresce il livello di rischio, incide sulla solidità patrimoniale, limita lo sviluppo. pagina a cura di ENRICA LATTANZI 4 Italia Sabato, 30 giugno 2012 Appello dei cattolici italiani. Un documento programmatico e di ampio respiro. “L’ attuale crisi finanziaria e monetaria è particolarmente il frutto di un deficit politico dell’Ue, dell’incapacità di far crescere unitamente la dimensione delle relazioni economiche e quella politico istituzionale, separando di fatto l’ideale europeo dal consenso dei suoi popoli, e indebolendo le scelte strategiche della solidarietà e della sussidiarietà che devono caratterizzare il rapporto tra le nazioni aderenti all’Unione”. È quanto si legge nel documento finale della manifestazione “Costruiamo gli Stati Uniti d’Europa” svoltasi il 25 giugno a Roma per iniziativa del Forum delle persone e delle associazioni d’ispirazione cattolica nel mondo del lavoro che comprende Cisl, Confartigianato, Confcooperative, Coldiretti, Compagnia delle Opere, Acli e Movimento cristiano lavoratori. Per il Forum non si può “consentire un ritorno al passato, che sarebbe disastroso per gli effetti economici e infausto per il futuro delle relazioni interne e internazionali dei nostri popoli e tale da marginalizzare il Vecchio Continente nello scacchiere mondiale”. L’uscita dalla crisi attuale è possibile “offrendo contemporaneamente risposte all’altezza dei problemi in campo economico e politico, sulla spinta dei valori, e delle idealità, che hanno animato i Padri fondatori” che ebbero, dopo la Seconda Guerra Mondiale, “il coraggio e la visione per costruire le fondamenta delle economie sociali di mercato, che hanno segnato il più lungo periodo di sviluppo e di benessere conosciuto dall’Europa”. Nel documento si afferma che i tratti dell’identità europea, ovvero “la centralità della persona, la libertà nella solidarietà, la sussidiarietà diffusa, il rispetto del pluralismo culturale, politico e sociale ancorato alla democrazia partecipativa, hanno un solido riferimento nelle comuni radici cristiane che ispirarono ■ Afghanistan Colpito a morte ad Adraskan il carabiniere scelto Manuele Braj U na notizia che “ancora una volta ferisce il cuore di ogni italiano”, ma “non ci si può fermare: il lavoro di addestramento che compiono i nostri militari in Afghanistan, in particolare Carabinieri e Guardia di finanza, è per la protezione e la sicurezza di quella gente”. Così monsignor Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l’Italia, parla della morte del carabiniere scelto Manuele Braj, 30enne originario di Galatina (Lecce), e del ferimento di due suoi commilitoni, in seguito a un’esplosione avvenuta la mattina di lunedì 25 giugno ad Adraskan, a Ovest di Kabul. La vittima lascia la moglie 28enne e il figlio di 8 mesi. I tre, assieme a un quarto militare rimasto illeso, facevano parte di uno speciale nucleo addestrativo della polizia afghana. Una circostanza sulla quale riflette il vescovo castrense: “L’addestramento è prima di tutto far capire la logica dell’aiuto reciproco, della fraternità, per vivere nel proprio Paese proteggendo i più deboli, stando vicini ai più bisognosi”. Mons. Pelvi sottolinea come “nella professione militare l’attenzione all’uomo sia un compito”. “I nostri militari - aggiunge - decidono di farsi dono agli altri perché possano vivere in sicurezza. Non ci può essere ricerca della giustizia e della pace senza il rispetto di ogni persona. La pace, prima che traguardo, è cammino, e i nostri militari mettono loro stessi a servizio perché una pace giusta si concretizzi”. Costruiamo gli Stati Uniti d’Europa Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer, Robert Schuman, Paul Enri Spaak, Luigi Einaudi, Jean Monnet”. “Crediamo – si legge nel testo – che l’Europa abbia oggi bisogno d’istituzioni politiche comuni che permettano di conseguire tutti quegli obiettivi che nessuna nazione separatamente può raggiungere”. Urge, pertanto, “un autentico momento neocostituzionale che dia insieme legittimità ed efficacia alla sua azione, attraverso un trasferimento di poteri dagli Stati nazionali verso le Istituzioni europee in materia: di regolazione monetaria e finanziaria, d’indirizzo e monitoraggio delle politiche fiscali e di bilancio, di politica estera e di difesa”. Da qui la richiesta di “istituzioni più democratiche, legittimate e rese autorevoli dal voto degli elettori, il rafforzamento del Parlamento europeo nella funzione d’indirizzo e controllo della Commissione europea, l’evoluzione dei canali di rappresentanza per le regioni e per le rappresentanze sociali”. Sul piano economico e finanziario, per il Forum, “è indispensabile costruire la fiducia delle persone mettendo al riparo i risparmiatori e gli investitori dalle scorribande speculative, per rendere sostenibile il rimborso del debito dei singoli Stati, per rafforzare i fondi d’investimenti nella direzione di programmi comuni per dare solidità al sistema bancario”. Un ruolo importante lo giocano lo sviluppo economico e il lavoro: “Rafforzare l’apertura delle nostre economie nazionali per consentire più libertà d’intraprendere e d’innovare, e per favorire l’accesso ai migliori prodotti e servizi da parte dei consumatori, coniugata a una intelligente tutela delle produzioni e delle specificità culturali dei territori e delle loro popolazioni”. Per i giovani il Forum chiede “un programma europeo di sostegno all’inserimento lavorativo, che mobiliti il sistema formativo e i protagonisti del mondo economico e sociale, rafforzi i processi d’innovazione, favorisca la crescita di una nuova classe dirigente orientata ad affrontare le sfide della globalizzazione”. “Sostenere la costruzione degli ‘Stati Uniti d’Europa’ – conclude il documento – significa, per noi, costruire una comunità di popoli che crede nella possibilità di affermare un umanesimo universale basato sul riconoscimento dei diritti delle persone e sulla qualità democratica della vita delle istituzioni. Un umanesimo, come insegna Benedetto XVI nella ‘Caritas in Veritate’, che trae linfa e ispirazione nelle radici cristiane che ispirano la nostra iniziativa e le sappia sviluppare in una crescita equilibrata e rispettosa di ogni persona e di ogni popolo”. Nell’aprire i lavori, il presidente di Confcooperative, Luigi Marino, ha detto che “è tempo di una nazioneContinente. Gli staterelli europei sono sempre meno competitivi, per cui bisogna costruire una sovranità comune e un’Unione politica per non cadere nelle mani della tecnocrazia”. Un compito difficile che non deve far perdere di vista, come affermato dallo storico Agostino Giovagnoli, “la visione realistica dei piccoli passi” che fu dei Padri fondatori dell’Europa e la loro robusta coscienza storica d’ispirazione cristiana. Dello stesso avviso, l’economista Stefano Zamagni, per il quale in questa opera di nuova costruzione è necessario “recuperare le radici cristiane dell’Europa che si ritrovano in tre parole chiave: persona, democrazia e fraternità”. Accogliere queste parole significa “non tenere separato il momento della produzione da quello della distribuzione delle ricchezze. Redistribuire mentre si produce”. Come affrontare l’afa dell’estate. Acqua, rimedio per il caldo È arrivata l’estate, e con essa le alte temperature. Il problema resta quello di attrezzarsi per sopportare il caldo e l’afa al meglio. “Il punto fondamentale è riuscire ad affrontare prontamente il rischio disidratazione: problema riguardante soprattutto le categorie più rischio come anziani, donne e bambini - sottolinea Umberto Solimene dell’Università degli Studi di Milano - e quindi bere abbondanti quantità di acqua, preferibilmente ricca di minerali: è importante per assumere elementi quali il calcio e il magnesio, indispensabili per compensare la sudorazione”. Quando il bilancio idrico si fa negativo si parla di disidratazione: letteralmente, cattiva idratazione. E una diminuzione anche solo del 2% del peso corporeo è già in grado di alterare la termoregolazione, influendo negativamente sul volume plasmatico, limitando l’attività e le capacità fisiche del soggetto (proveremo quindi stanchezza, cefalea e difficoltà di concentrazione), senza dimenticare l’aumento di viscosità del sangue. “Con una diminuzione del 5% avremo crampi, mentre arrivando ad una perdita del 7% compariranno allucinazioni e perdita di coscienza. Infine, se si raggiunge il 20%, il valore risulterà incompatibile con la vita” aggiunge il professor Solimene. Indispensabile quindi reintegrare ogni perdita di acqua, assecondando lo stimolo della sete, che sorge spontaneo quando la perdita di acqua supera lo 0,5%. Che fare quindi? Fondamentale è stare attenti ai diversi campanelli d’allarme lanciati dal nostro corpo, anche quelli meno evidenti come stanchezza anomala, diminuzione e colorito più scuro delle urine secrete, in modo da contrastare prontamente il deficit idrico. Come sottolinea lo studio sull’idratazione condotto dalla dottoressa Sheila M. Campbell e pubblicato sull’American College of Nutrition, il fabbisogno idrico quotidiano per le donne è di 2,7 litri, mentre per gli uomini si arriva a 3,7 litri da assumere attraverso cibo e acqua. Importante è inoltre bere molto e spesso, durante tutta la giornata. Per le donne è consigliabile bere almeno mezzo litro di acqua al mattino prima di uscire, indossare un vestiario idoneo e idratarsi a piccole dosi, all’incirca ogni ora, per abbassare la temperatura corporea e tenere sotto controllo la sudorazione in eccesso. Per quanto riguarda i bambini, questa è la categoria che deve bere di più, dal momento che l’acqua ha un ruolo essenziale nello sviluppo del loro organismo: è necessario però fornire pochi sali al bambino piccolo e una maggiore quantità ad un ragazzo. Nella scelta delle bevande, meglio privilegiare l’acqua minerale, preferibilmente non bicarbonata. è inoltre importante vestire i bambini in modo leggero ed evitare l’esposizione diretta al sole nelle ore più calde. Per proteggersi dall’arsura l’acqua è la bevanda migliore: oltre a idratare, è integratore naturale di calcio, magnesio e potassio, fondamentali per mantenere una corretta omeostasi del corpo. Speciale Terremoto Non siete soli! Sabato, 30 giugno 2012 ■ Benedetto XVI Una breve presenza per un messaggio straordinario V Ricostruire sull’amore di Dio U n’accoglienza festosa. Così l’Emilia ha accolto martedì 26 giugno Benedetto XVI, nella sua visita apostolica annunciata appena una settimana fa ma presente nelle intenzioni del Papa già dai primi momenti dopo il 20 maggio, “segno della solidarietà di tutta la Chiesa”, come ha detto all’Angelus di domenica scorsa. “Rovereto… ricomincia da qui”, recitava uno striscione scritto a mano, con pennarello nero, dai ragazzi della parrocchia di don Ivan Martini, appeso a lato del palco sul quale si è seduto Benedetto XVI. Il Papa è entrato nella zona rossa e si è raccolto in preghiera davanti alla chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, nella quale è morto il sacerdote e sulla cui facciata oggi campeggiava la sua immagine; poi l’incontro con la popolazione – oltre 2 mila persone – e le autorità, al termine del quale ha ricevuto in dono, tra l’altro, dall’Agesci il fazzoletto scout di don Ivan e dall’Azione cattolica carpigiana una t-shirt con un cuore e un sismografo, fatta per raccogliere fondi dopo il terremoto. È l’amore di Dio “solido come una roccia” la “ferma speranza” sulla quale “si può ricostruire”. Ne è convinto Benedetto XVI, che ha salutato vescovi e sacerdoti, “rappresentanti delle diverse realtà religiose e sociali”, forze dell’ordine e “soprattutto – ha rimarcato a braccio – i volontari” per la loro “testimonianza concreta di solidarietà e di unità”. “Vorrei che tutti, in ogni paese, sentiste come il cuore del Papa è vicino al vostro cuore per consolarvi, ma soprattutto per incoraggiarvi e sostenervi”, ha detto ai presenti, e più in generale rivolto a tutte le popolazioni colpite, che vanno al di là dei confini regionali, coinvolgendo la bassa mantovana e l’alto polesine. Nel discorso, intervallato dagli applausi della folla, un ricordo lo ha dedicato a don Ivan Martini, “rendendo omaggio alla sua memoria”, rivolgendo poi un saluto ai sacerdoti e ai confratelli: “State dimostrando, come già è avvenuto in altre ore difficili della storia di queste terre, il vostro amore generoso per il popolo di Dio”. “Sulle macerie del dopoguerra – non solo materiali – l’Italia è stata ricostruita certamente grazie anche ad aiuti ricevuti, ma soprattutto grazie alla fede di tanta gente – ha evidenziato il Pontefice –, animata da spirito di vera solidarietà, dalla volontà di dare un futuro alle famiglie, un futuro di libertà e di pace”. “Voi – ha aggiunto – siete gente che tutti gli italiani stimano per la vostra umanità e socievolezza, per la laboriosità unita alla giovialità. Tutto ciò è ora messo a dura prova da questa situazione, ma essa non deve e non può intaccare quello che voi siete come popolo, la vostra storia e la vostra cultura. Rimanete fedeli alla vostra vocazione di gente fraterna e solidale, e affronterete ogni cosa con pazienza e determinazione, respingendo le tentazioni che purtroppo sono connesse a questi momenti di debolezza e di bisogno”. “Non siete e non sarete soli”, ha quindi affermato Benedetto XVI evidenziando la “vicinanza, solidarietà, affetto” della gente espressa “attraverso tanti segni e aiuti concreti”. “La mia presenza in mezzo a voi vuole essere uno di questi segni di amore e di speranza”, ha aggiunto esprimendo “profonda commozione davanti a tante ferite”, assieme al riconoscimento di “tante mani che le vogliono curare insieme a voi”, “che la vita ricomincia, vuole ricominciare con forza e coraggio”. Infine, dal Pontefice “un forte appello alle istituzioni” e “a ogni cittadino a essere, pur nelle difficoltà del momento, come il buon samaritano del Vangelo che non passa indifferente davanti a chi è nel bisogno, ma, con amore, si china, soccorre, rimane accanto, facendosi carico fino in fondo delle necessità dell’altro”. “La Chiesa – ha concluso – vi è vicina e vi sarà vicina con la sua preghiera e con l’aiuto concreto delle sue organizzazioni, in particolare della Caritas, che s’impegnerà anche nella ricostruzione del tessuto comunitario delle parrocchie”. “Pur così duramente flagellato, questo popolo sta trovando l’unità più vera e profonda”, ha riconosciuto l’arcivescovo di Bologna, card. Carlo Caffarra, portando il saluto dei vescovi emiliano romagnoli al Papa e parlando di “immane tragedia” perché “questo popolo ha perduto ciò che aveva di più caro: le sue case, le sue chiese, i suoi municipi, i luoghi del lavoro”. “Queste persone sono state colpite mentre svolgevano il loro lavoro, con i gesti quotidiani che rendono un consorzio umano, un paese, qualcosa di più: una comunità”, ha evidenziato il presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, precisando che questa terra è “colpita ma non piegata”. Una comunità “che pure tra tante difficoltà e disagi vuole essere solidale, al lavoro. Che non cede alla disperazione e allo sconforto”, “guarda avanti e vuole costruire qualcosa per domani” con “qualità, umanità, passione”. FRANCESCO ROSSI ■ Aiuto alle popolazioni terremotate La nostra diocesi in campo con la Caritas O ltre 100mila euro da destinare agli interventi a favore delle comunità colpite dal terremoto. Nel giorno della visita di Benedetto XVI in Emilia il direttore della Caritas diocesana, Roberto Bernasconi, fa il punto sugli interventi messi in campo per l’emergenza sisma. “Grazie alla colletta organizzata in tutte le parrocchie della diocesi abbiamo già raccolto oltre centomila euro e altri fondi potrebbero arrivare nelle prossime settimane o mesi”, spiega Bernasconi che nelle scorse settimane ha fatto visita in più occasioni alle diocesi colpite, in particolare a quella di Mantova; l’ultimo viaggio il 21 giugno scorso. “Durante l’ultimo viaggio – racconta il direttore della Caritas – abbiamo consegnato alcune tende, in risposta ad un preciso appello della Protezione Civile dell’Emilia Romagna, e un condizionatore”. Le tende in particolare serviranno a quelle famiglie che, pur avendo la casa agibile, vivono ancora al di fuori delle abitazioni per paura di ulteriori scosse. L’attenzione della Caritas di Como si è concentrata soprattutto sul mantovano. “Non dobbiamo dimenticare – continua Bernasconi – che tra le diocesi colpite c’è anche quella di Mantova che fa parte della nostra stessa regione ecclesiale e con cui, come Caritas, collaboriamo da tempo. è stato dunque naturale, insieme alle altre diocesi della Lombardia, cercare di dare da subito il nostro aiuto”. Nella sua ultima visita il direttore della Caritas ha incontrato la piccola comunità di Quatrelle, frazione del Comune di Felonica sul confine con l’Emilia. Una comunità di poche centinaia di abitanti dove il numero di sfollati è ridotto (pochi nuclei familiari), ma in cui il sisma ha danneggiato la chiesa e gran parte degli spazi di ritrovo. “Ci stiamo attivando – spiega Bernasconi – per capire cosa fare per ridare a questa comunità un spazio di incontro e socializzazione. I soldi della colletta potrebbero servire a questo”. 5 icino al vostro cuore per consolarvi, ma soprattutto per incoraggiarvi e sostenervi”. È condensato in queste parole il senso della presenza di Benedetto XVI a Rovereto, la cittadina in provincia di Modena, diocesi di Carpi, scelta come simbolo di tutto ciò che il sisma ha devastato in questo fiorente lembo di pianura padana che si estende tra Emilia, Lombardia Veneto. “Avrei voluto visitare tutte le comunità…”, qui è il cuore del padre che parla, che ha un pensiero per tutti i suoi figli, nessuno escluso. Si era capito fin da subito che i resoconti dalle terre terremotate avevano lasciato il segno nell’animo del Papa, il sacerdote morto sotto le macerie, le vittime tra gli operai, le chiese sventrate e le comunità orfane dei loro simboli di storia e di fede, l’eroismo dei parroci e dei volontari. Ecco il senso di quel pensiero ricorrente, “ho sentito il bisogno di venire in mezzo a voi”. E con gioia questa famiglia, ora nella prova, ha accolto come un padre il Papa, un padre che seppur lontano e con mille pensieri, ha sentito il bisogno di venire a trovarla. Tutto è stato preparato con cura in tempi brevissimi, mantenendo uno stile di sobrietà e di semplicità familiare: i gruppi di bambini e di giovani nelle prime posizioni insieme agli anziani e ai disabili, persone e famiglie chiamate a portare il saluto al Papa. Tutto bello, ma dopo? Restano le macerie e le zone rosse, si torna nelle tende e non nelle proprie case, non si può ancora aprire il negozio o la fabbrica, in paese non c’è il pane e il medico è ancora sotto la tenda. Ciò che colpisce nelle parole di Benedetto XVI è la capacità d’immedesimarsi in questa condizione in cui “ci può essere la paura, l’angoscia”, ci sono “le tentazioni che purtroppo sono connesse a questi momenti di debolezza e di bisogno”. Tutti l’hanno sentito davvero vicino. Tutti hanno accolto il suo messaggio d’incoraggiamento come credibile e possibile perché radicato nella fede in Dio, il cui amore per ognuno di noi “è solido come una roccia”. C’è un passaggio del discorso di Benedetto XVI che andrebbe stampato su magliette e striscioni, ma soprattutto dovrebbe penetrare nei cuori di tutti coloro che oggi stentano a vedere un futuro luminoso: “Su questa roccia, con questa ferma speranza, si può costruire, si può ricostruire”. Si attinge alle radici della fede ma senza ignorare l’identità di un popolo che viene prima delle appartenenze o delle diverse opzioni ideologiche: “Rimanete fedeli alla vostra vocazione di gente fraterna e solidale, e affronterete ogni cosa con pazienza e determinazione”. Il Papa ci è accanto – “non siete e non sarete soli” – con i fatti e non solo con le parole; gli aiuti della Chiesa sono arrivati e arriveranno. Il forte appello alle Istituzioni e ai singoli cittadini a non dimenticare ma a farsi prossimo, ognuno per le proprie responsabilità, di chi è nel bisogno, ora merita di essere raccolto e misurato alla prova dei fatti. “Rispetto delle regole senza eccessi di burocrazia”, ha affermato il governatore Vasco Errani. Bene ora si faccia presto perché la vera sfida da vincere è tra il desiderio di rinascita di un popolo e l’inerzia dei palazzi del potere. Ricostruire vuol dire anche far spazio al nuovo, ma tutto deve tornare come prima, anche se niente sarà come prima, per poter affidare ai nostri figli e alle nostre comunità una stagione di pace, di serenità e di speranza. LUIGI LAMMA direttore di “Notizie” - Carpi 6 Europa Sabato, 30 giugno 2012 Analisi. Un’interivsta a Edoardo Ongaro (Università Bocconi) su politica e uscita dalla crisi I l Consiglio europeo del 28 e 29 giugno segnerà – anche alla luce delle elezioni greche - un’altra tappa nel cammino dell’Ue. I 27 leader torneranno a confrontarsi sulle modalità per contrastare la crisi e per favorire la crescita. Ne abbiamo parlato con Edoardo Ongaro, attualmente professore ordinario di International Public Services Management presso la Northumbria University di Newcastle, nel Regno Unito, e visiting professor presso l’Università Bocconi di Milano. Qual è il suo giudizio sulle “strategie di uscita” dalla crisi finora elaborate in sede comunitaria? “Poco lungimiranti. Intendiamoci, governare e amministrare è un’arte molto difficile, e lo è ancora di più in un contesto politicoistituzionale multi-livello come quello europeo. Ma, guardando a tutta l’Europa, mi domando se le ‘agenzie formative’ (in primis i partiti, ma anche le istituzioni, le università…) abbiano operato adeguatamente nel formare e selezionare una classe politica di alto livello. Mi sembra che mentre alcuni leader stiano sforzandosi di sviluppare soluzioni efficaci, molti altri componenti della classe dirigente europea non accompagnino adeguatamente tale sforzo”. Gli Stati membri le sembrano intenzionati a rafforzare una vera governance economica europea, che appare come una premessa necessaria per accrescere la competitività del sistema-Europa e salvaguardare la stessa moneta unica? “Difficile affermarlo, così come è difficile dire se istituzioni europee sovranazionali come Commissione ed Europarlamento stiano operando efficacemente per spronare gli Stati verso lo sviluppo di una governance europea. La Commissione Ue è ancora il ‘motore dell’integrazione’? O potrebbe fare ben di più in tale direzione?”. Quale strada prenderà la nuova Europa? Il 28 e 29 giugno si riunirà il Consiglio europeo, chiamato a prendere decisioni concrete per rilanciare l’UE L’opinione pubblica intuisce che esistono differenti posizioni tra i principali leader nazionali. È possibile delineare uno schema dei modelli in campo? “Vi sono almeno quattro modelli in campo. Due sono quelli più dibattuti, e probabilmente anche quelli maggiormente presenti all’attenzione dei decisori: chiamiamoli modello dell’austerità (primo: fare ordine in ciascun Paese) e modello della crescita attraverso nuovi strumenti europei (quali project bond, eurobond, fino alla condivisione di una quota di debito pubblico). Gli altri due si possono rinvenire nella riflessione accademica. Il terzo è quello che muove dall’assunto che il modello di sviluppo socio-economico europeo non sia più sostenibile a causa delle pressioni competitive innescate dalla globalizzazione. La via da percorrere è quella di ispirarsi agli Usa, e questo deve avvenire a partire dai singoli Stati”. E il quarto modello? “Il quarto è quello che ritiene che il modello sociale europeo Lavoro e giovani (economia sociale di mercato e istituzioni del welfare, a partire dall’assistenza sanitaria universale e gratuita) sia costitutivo e identitario dell’Ue, sul piano culturale, anche se non inquadrato nei trattati. Secondo questo modello, una governance federale è indispensabile, anche per incassare il ‘dividendo del federalismo’ (l’Europa, se fosse un’unica entità politicoeconomica, avrebbe bilanci ben più in ordine di, ad esempio, Stati Uniti o Giappone), ma al contempo l’Europa unita non sopravviverà se non verranno radicalmente riformati i sistemi di welfare in modo da garantirne l’equilibrio e il rilancio, perché il modello sociale europeo è quello che rende l’Ue unica nel mondo”. Esiste una via d’uscita – sostenuta a livello politico oppure in ambienti accademici – che si può ritenere più vicina a un modello “federalista” di integrazione europea? “Penso che il quarto modello sia più realistico di quanto si possa pensare. In un certo senso per attuarlo si tratta ‘soltanto’ di alzare la posta in gioco: più federalismo, e rapidamente, come chiedono i fautori della crescita attraverso nuovi strumenti europei, in cambio di riforme che mirino a rinnovare il modello sociale europeo, riforme che rendono ben più dell’austerità nel garantire la sostenibilità di lungo periodo del sistema. Ma gli attori in campo sapranno essere così lungimiranti da giocare al rialzo invece che al ribasso? Peraltro abbiamo ben visto gli scarsi risultati prodotti finora dal gioco al ribasso. Un buon passo intermedio è quello recentemente suggerito da Martin Wolf: una unione delle garanzie (in caso di crisi gravi, la garanzia deve essere fornita collettivamente e in modo quasi automatico al paese in difficoltà) accompagnata da una unione degli aggiustamenti: non solo i Paesi in difficoltà, ma anche quelli in crescita debbono aggiustare il proprio tasso di inflazione e spesa”. Quale la strada da intraprendere? Come rispondere ai problemi finanziari, a quelli dell’economia “reale”, alla mancanza di lavoro? “Introdurre certi tasselli in modo appropriato può aiutare - ad esempio intervenire nei salvataggi bancari con una logica federale, direttamente nei capitali delle banche da parte delle istituzioni europee -, purché siano inseriti in una visione di lungo termine. Altrimenti le opinioni pubbliche europee non si mobiliteranno e vorranno provare altre soluzioni, nazionali o anche regionali. Penso che ne resterebbero deluse, ma in alternativa deve essere offerta una più lungimirante visione di Europa”. GIANNI BORSA Sir Europa Green economy e nuove tecnologie possono essere la via contro la disoccupazione giovanile Ripartire dalla formazione P arlando del futuro dell’Unione Europea non si può non partire dalla formazione e dall’avviamento al lavoro delle giovani generazioni. Secondo le più recenti statistiche della Commissione europea, i tassi di disoccupazione giovanile tra i 15 e i 24 anni si aggirano, in media, sul 22% con punte del 50% in Spagna e Grecia, mentre la media mondiale è del 13%. Quanto all’abbandono scolastico, ci aggiriamo sul 16% dei maschi e 12% delle femmine, vale a dire che 1 ragazzo su 7 abbandona la scuola senza competenze. Un andamento in controtendenza con la Strategia Europa 2020, promossa dalla stessa Commissione, che mira ad una percentuale di abbandoni al di sotto del 10%, ad innalzare l’educazione superiore al 40% e l’occupazione al 75% della popolazione attiva. Secondo Luca Jahier del Comitato economico e sociale europeo, organo consultivo dell’UE, per rilanciare l’occupazione giovanile biso- gna ripartire proprio dalla scuola. “Le università – spiega Jahier – sembrano aver perso chiarezza sul senso del loro scopo e percorso. Dovremmo diventare più capaci di adattare il nostro sistema formativo sulla base delle necessità della società contemporanea, in tutte le fasi della formazione, dall’asilo in poi, in una formazione continua”. Infatti, una delle necessità è di “ri-formare e mantenere le competenze professionali attraverso la formazione permanente”. Sempre secondo le stime della Commissione europea, nel 2020 oltre 1/3 dei lavori nell’Ue richiederanno competenze di alto profilo e i tre settori con maggiore potenziale lavorativo saranno l’economia verde (si prevedono 20 milioni di nuovi posti di lavoro nei prossimi 10 anni), il settore medico e le tecnologie dell’informazione e della comunicazione. “È quindi evidente – continua Jahier - il finanziamento pubblico ai sistemi scolastici deve aumentare tenendo in considerazione questi settori in crescita; gli studenti devono essere orientati ad acquisire competenze necessarie in questi settori; deve migliorare la collaborazione tra il settore privato, la società civile, le scuole e le università”. Senza dimenticare, continua il consulente UE, la necessità di migliorare le competenze linguistiche dei giovani. In questo contesto Jahier ha speso parole di plauso per il progetto della Commissione di finanziamento alle imprese e ai giovani di 8 Paesi dell’Ue con disoccupazione oltre il 30% e per il progetto di mobilità transnazionale “Your First Eures Job”, una sorta di ufficio per l’occupazione paneuropeo. Mondo Sabato, 30 giugno 2012 MEDIO ORIENTE Dopo l’abbattimento di un caccia turco, Erdogan ha convocato i vertici militari della NATO. Si teme un’escalation di violenza Cresce la tensione tra Turchia e Siria Q uei pochi che ancora si sforzavano di farla passare come una questione interna dovranno ricredersi. La crisi siriana è ufficialmente divenuta un affare internazionale non solo per il costante flusso di profughi che hanno trovato rifugio nei Paesi vicini e per le violazioni dei diritti umani (già 15 mila morti), ma – da venerdì 22 giugno – per il coinvolgimento diretto nel conflitto della Turchia, membro della Nato. L’esercito siriano ha, infatti, abbattuto un caccia F-4 Phantom dell’aviazione turca reo di aver sconfinato in territorio siriano per poi fare ritorno nello spazio aereo internazionale, dove è stato raggiunto da un missile della contraerea siriana. Un episodio immediatamente condannato dal governo turco – da tempo ai ferri corti con Damasco - che ha inviato una lettera al Consiglio di sicurezza dell’Onu, definendo “una minaccia per la sicurezza” della regione l’abbattimento di un suo jet militare da parte della Siria. Il vicepremier Bulent Arinc ha dichiarato in una conferenza stampa che l’azione siriana “non rimarrà impunita”, mentre il premier Erdogan ha detto che il Paese “è pronto a rispondere agli attacchi”. Ankara ha anche preteso la convocazione del Consiglio dell’Alleanza Atlantica in base all’articolo 4 del Trattato secondo cui se un membro si sente minacciato e subisce un’offesa, tale offesa è vista come fatta a tutti i membri. Al momento, però, un intervento diretto della Nato sembra difficile, considerando il sostegno russo alla leadership di Assad. In una conferenza stampa, lunedì 25 giugno, Jihad Makdissi, portavoce del ministero degli esteri a Damasco, ha ribadito che “noi non abbiamo alcuna intenzione ostile contro il popolo turco o il governo turco”. L’incidente ha però innalzato la tensione fra i due Paesi, già ad un punto di rottura per il sostegno che Ankara dà ai ribelli che combattono contro il regime di Assad. Finora, però, lo stesso premier turco Tayyip Erdogan è rimasto piuttosto misurato, anche se potrebbe crescere il sostegno turco ai ribelli antiregime. Intanto i ministri degli esteri dell’Unione europea hanno promesso di accrescere le pressioni su Assad, ma hanno anche chiesto alla Turchia di dar prova di moderazione. ✎ Rovinare il mosaico siriano Di seguito pubblichiamo la testimonianza di un giovane siriano cattolico che da alcuni anni vive nel comasco. La sua famiglia vive ancora in Siria e per questo ha chiesto di rimanere anonimo. Nelle sue parole troviamo tutta l’amarezza e la preoccupazione per la situazione della sua terra. L a Siria, il paese dell’inizio della civiltà, occupa una terra al centro del mondo come citato dalla Bibbia; territorio di transizione all’incrocio di culture e attraversato dalle vie commerciali verso l’oriente. La Siria è la terra che esprime pienamente la ricchezza e la complessità dell’incontro di diverse culture, religioni e civiltà. Attraverso i secoli è diventato un laboratorio di dialogo ecumenico e tolleranza interreligiosa. Questo insieme di un mosaico bimillenario si sta rovinando. Tutto inizia, mi hanno raccontato i miei familiari, sulla scia della “primavera” degli altri paesi; dei ragazzi di scuola nella città di Darah nel sud del paese, scrivono sul muro “cade il regime”, e per questo vengono duramente puniti e rinchiusi nel carcere. Le famiglie dei ragazzi unite fra loro, sono uscite nella piazza a manifestare contro il regime, per la loro liberazione. Nel giro di ben poco tempo le tensioni si sono diffuse dal sud al nord esplodendo nei fatti degli ultimi mesi. La maggioranza dei siriani sono musulmani sunniti (74%) il resto è formato da minoranze (alawiti, parenti del presidente e cari delle forze armate e altre piccole religioni). I cristiani sono il 10% della popolazione. Queste minoranze vivono quindi con paura e preoccupazione tra questi due fuochi. Gli oppositori islamici contro il regime sono spinti dalle armi e da soldi sostenuti dai paesi dell’Arabia Saudita e Turchia per rovinare , combattere, fare confusione e quindi peggiorare la situazione. La preghiera per tutti i siriani è che il Signore aiuti a mettere pace e dialogo fra tutti perché la guerra in Siria non è solo perdita per la nazione, ma per i mondo intero che non può più ammirare questo meraviglioso mosaico. ANALISI. Ecco perché è possibile guardare con speranza al futuro del Paese L ’ elezione di Mohammed Morsi, esponente dei Fratelli Musulmani, significa l’avvio di una stagione oscura di fondamentalismo che ucciderà le gemme della primavera araba? La tentazione di dare una risposta pessimista è forte. Le tensioni sono elevate, i fondamentalisti in questi mesi hanno usato parole preoccupanti e non sono mancati fenomeni di violenza come, tra gli altri, gli attentati nelle chiese copte. Ma esistono varie ragioni per una lettura non pessimista. Innanzitutto l’equilibrio dei poteri. L’esercito ha accettato lo svolgimento del ballottaggio e la devoluzione dei poteri al nuovo presidente, ma questo di fatto avverrà al termine di una trattativa che non è conclusa. L’esercito ha invalidato le elezioni parlamentari e oggi abbiamo un presidente senza Parlamento che ha come contraltare l’esercito. Apparentemente il pessimo degli scenari. In realtà, con gli occhi del mondo addosso, Morsi e l’élite militare sono costretti a trovare un’intesa in tempi rapidi, convocare nuove elezioni ed evitare colpi di mano antidemocratici. In secondo luogo la geografia politica egiziana. La prima elezione del Parlamento ha presentato una polarizzazione marcata con una maggioranza ai partiti più radicali. Le organizzazioni già attive (quelle d’ispirazione religiosa) hanno raccolto voti più facilmente. Il voto presidenziale viceversa, pur con l’affermazione di Morsi, ha visto una maggioranza netta alla somma dei candidati moderati. Questo farebbe pensare ad un voto più veritiero espresso alle presidenziali e ad un Egitto Il nuovo Egitto non fa paura moderato, che vuole la democrazia e non cerca degenerazioni oligarchiche, religiose o militari. In un contesto, che difficilmente potrà impedire votazioni libere in futuro, Morsi dovrà tenere conto di queste sensibilità. Un terzo elemento è la situazione internazionale. L’Egitto in questi anni ha gestito con responsabilità la relazione con Israele, disinnescando, anche all’interno della Lega Araba, le occasioni di crisi in Medio Oriente. Lo ha fatto per convinzione e per interesse, guadagnando un consistente sostegno finanziario dagli Usa. Ma non ci sono solo considerazioni pragmatiche per una lettura non pessimista della situazione. Vi è anche la disponibilità ad uno sguardo senza pregiudizi. Formazioni come Hezbollah e Hamas sono escluse dal dialogo in Occidente perché estremiste. In realtà costituiscono un’importante forma di presenza sociale che provvede a servizi fondamentali, dalle scuole alle pensioni, con motivazioni non dissimili da tante forme d’intervento sociale nate anche in ambito cristiano. Non è possibile liquidarle solo come “partiti fondamentalisti”. La particolare condizione di difficoltà vissuta da queste comunità ha favorito una tendenza al fondamentalismo, ma proprio per questo occorre dialogare con questi mondi, per isolarne l’estremismo e valorizzare il contributo sociale positivo. I Fratelli Musulmani nascono prima di questi movimenti e ne costituiscono in alcuni casi il riferimento culturale. Contrapponendosi al modernismo islamico, che ha portato ad esperienze come quella di Kemal in Turchia, i Fratelli Musulmani nascono con un richiamo all’integralismo, ma nella loro storia non rifiutano la modernità e da tempo hanno nei fatti accettato lo Stato laico: in Egitto eleggono da anni un centinaio di parlamentari con il 20% dei voti. Ebbene è su quell’abitudine a partecipare e su quel senso di responsabilità che oggi occorre puntare per costruire un dialogo e isolare le posizioni più radicali. Le prime parole di Morsi sembrano andare nella direzione giusta. Nel suo primo intervento ha parlato di difesa dello stato di diritto, di diritti universali, delle donne, dei minori e delle minoranze religiose e ha confermato il rispetto di tutti gli accordi internazionali, cioè soprattutto di quelli con Israele. Il giorno seguente ha fatto circolare la proposta ad El Baradei, l’ex responsabile dell’Agenzia delle Nazioni Unite per l’energia nucleare, e ad un cristiano copto per la vicepresidenza. Presto vedremo se la primavera potrà continuare a dare frutti o se un temporale fondamentalista ci ha fatto tornare all’inverno. Perché questo non accada però occorre che anche da parte nostra, Europa in primis, si costruiscano relazioni per disinnescare il pregiudizio che da noi, come in Egitto, alimenta solo minacce e contrapposizioni. RICCARDO MORO 7 Economia 8 Sabato, 30 giugno 2012 M prosegue il dibattito sul lavoro 18 o l o c i art entre andiamo in stampa, fra martedì 26 e mercoledì 27 giugno, Camera e Senato sono impegnate nel votare la fiducia che il Governo ha posto sui 4 articoli della riforma del Mercato del Lavoro, con l’obiettivo di incassare il via libera definitivo a strettissimo giro e presentarsi al Consiglio europeo del 28-29 giugno con il testo approvato. La strada appare spianata dopo che la Camera ha respinto le pregiudiziali di incostituzionalità presentate dall’Idv e dalla Lega con 372 no, 60 sì e 6 astenuti. La richiesta di accelerazione per dare via libera alla riforma, sollecitata da Palazzo Chigi la scorsa settimana, ha come contropartita l’impegno dell’Esecutivo a risolvere «tempestivamente, con appropriate iniziative legislative, altri problemi posti dai gruppi parlamentari», si legge in comunicato diffuso dalle forze politiche che appoggiano Monti, in particolare «la questione degli esodati e alcuni aspetti della flessibilità in entrata e degli ammortizzatori sociali», anche «sulla base delle costruttive proposte provenienti dai gruppi di maggioranza». In particolare, la platea dei 65mila esodati, già “salvaguardati” dal decreto del governo, si allargherà ad altri 55mila lavoratori, spostando dal 4 al 31 dicembre la scadenza degli accordi sulla mobilità o cassa integrazione, che potranno andare in pensione con le vecchie regole ante-riforma. Il ministro Fornero Perchè è comunque necessario riformare e cambiare... Nel mercato del lavoro servono flessibilità e tutele. N el precedente articolo ho sostenuto che l’art. 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori poteva essere abrogato, in quanto non più rispondente alle esigenze del mercato del lavoro e alla tutela dei diritti dei lavoratori. Sarebbe tuttavia da scriteriati non ipotizzare, a fronte di detta cancellazione, tutta una serie di modernizzazioni e innovazioni, attente a difendere ed affermare la centralità del lavoro, nella vita delle persone, nonché la dignità imprescrittibile dei singoli lavoratori. Volendo meglio precisare il valore etico del lavoro bisogna ricordare, che il lavoro è un bene dell’uomo – è un bene della sua umanità –, perché mediante il lavoro l’uomo non solo trasforma la natura adattandola alle proprie necessità, ma anche realizza se stesso come uomo ed anzi, in un certo senso, diventa più uomo” (Laborem exercens 9,4). Ciò premesso, mi pare ragionevole sostenere che i diritti dei lavoratori chiedono altre tutele. Prima di entrare nel merito, sottolineo che l’abrogazione dell’art. 18, in assenza di riforme strutturali, di nuove leggi e di nuova cultura, non innesca la ripresa economica, in modo reale e duraturo. Quest’ultima per potersi realizzare richiede un insieme, complesso e innovativo, di interventi da parte del mondo politico, sindacale e delle associazioni degli imprenditori. Tento ora di porre in evidenza il quadro economico/finanziario del Paese, nonché le tecniche, le ideologie, le metafisiche e gli interessi che sottendono le relazioni industriali, le politiche economiche e occupazionali, nonché gli obiettivi che di fatto dette realtà perseguono. In Italia, scrive l’Istat, vi sono 3 milioni di inattivi, ossia di persone che non L’ ha ribadito le ragioni della riforma del mercato del lavoro: «È stata chiesta da istituzioni internazionali che ne hanno visto le luci e i lati positivi – ha detto–. Anche se nessuno l’ha mai definita perfetta è articolata e complessa». Secondo il ministro Fornero, «risolvere i problemi in modo pragmatico può permettere al paese di raggiungere nuovi traguardi di occupazione». L’obiettivo è «ritarare la flessibilità in entrata, ostacolando l’uso cattivo che ha condotto al precariato». hanno lavoro e non lo cercano, perché scoraggiate e deluse, ma che sarebbero disposti ad accettarne uno. A questo gruppo si aggiungono 2 milioni e 108mila disoccupati (dato 2011), che potrebbero ancora salire. Gli inattivi e i disoccupati sono cresciuti, in maniera preoccupante, nonostante la vigenza dell’art. 18: sui licenziamenti e sull’occupazione detto articolo è inincidente. Gli inattivi, sommati ai disoccupati, stando ai dati Istat, sono oltre i 5 milioni di individui, che chiedono di essere inseriti nei processi produttivi, dell’industria e del terziario. È la mancanza di offerta di lavoro che preoccupa i lavoratori, non l’abrogazione dell’art. 18, che, stando ai dati della Cgil, dal 2007 al 2011 ha permesso all’1% dei licenziati, che hanno adito le vie legali, di essere riassunti. Lo scontro sull’art. 18 ha distolto da tutta una serie di problemi che schiacciano i lavoratori. In discussione non v’è il problema dei disoccupati, degli inattivi, della riforma delle pensioni che, così come definita, creerà condizioni di vita miserabili alle nuove generazioni. Vi è anche l’inadeguatezza delle relazioni industriali e l’ideologizzazione che ancora le condiziona e preclude ogni revisione critica, capace di portarle a livelli di sano pragmatismo. Prima di concludere vorrei accennare a quei pezzi di riforma del lavoro rimasti in ombra e che mi riservo di approfondire in un prossimo articolo. Sono tanti, mi limiterò pertanto a fare alcune brevi anticipazioni. La prima riguarda i voucher, ossia il sistema, introdotto quattro anni fa, per pagare i lavoratori a ore. I voucher, Articolo 18. L’analisi di Gloria Paolini, Cisl Una situazione complessa inizio degli anni 2000 è stato fortemente animato da dialettica e conflittualità sul tema della riforma del Mercato del Lavoro; Biagi e il libro bianco hanno fornito più che spunti per riflettere. Per la Cisl, pur sostenendo il valore storico dello Statuto dei lavoratori in particolare sulla tutela della libertà e dignità , era importante una revisione per adeguare ed integrare lo Statuto dei lavoratori rispetto ai grandi cambiamenti che dal 1970 hanno riguardato il mondo del lavoro: la rappresentanza, presente e tutelata dentro i grandi luoghi di lavoro, ma incapace di raggiungere tutti quei lavoratori esclusi dalla tradizionale tutela sindacale; il modello e i contenuti della contrattazione; le tipologie dei contratti di lavoro; gli ammortizzatori sociali. Un rinnovato protagonismo delle parti sociali con una evoluzione dello Statuto dei lavoratori verso un quadro nuovo di tutele per tutte le varie forme di lavoro, forse avrebbe oggi contribuito a misurarci con la crisi con strumentazioni più avanzate. Sul ritardo e sulla conflittualità che si è generata nel confronto sulla Riforma portata in Parlamento, ci sono responsabilità diffuse e anche il Sindacato , ma in particolare la Cgil, non può non assumersene un pezzo importante per le influenze ideologiche che ne hanno condizionato troppo spesso la propria azione. Anche nel dibattito di questi mesi sulle regole del lavoro, molto ha pesato l’ideologia che ha enfatizzato l’art 18 ritenendolo l’elemento determinante sia per chi voleva smantellarlo, sia per chi rifiutava ogni intervento. La soluzione adottata propone una modifica equilibrata che richiama la proposta della Commissione Cnel nel 1985, rende la norma più europea vicina in particolare proprio al modello tedesco : al licenziamento ingiustificato non segue più automaticamente il reintegro, ma esso avviene quando le motivazioni sono valutate insussistenti dal giudice. La Cisl ha proposto da subito la strada del modello tedesco ritenendo importante la procedura obbligatoria e preventiva di conciliazione prevista in caso di licenziamento individuale. In pratica, prima di licenziare anche un solo lavoratore, l’Azienda è obbligata a comunicare preventivamente alla Direzione Provinciale Lavoro le motivazioni del licenziamento e il lavoratore può farsi assistere dal sindacato per verificarne la validità. Un momento importante di valutazione che può fare da deterrente in caso di licenziamenti senza giusta causa, e da filtro per favorire soluzioni transattive o predisporre gli elementi per passare al giudice. Per una valutazione di merito sulla modifica, la Cisl ritiene che l’intervento sull’art. 18 debba essere contestualizzato all’interno dell’impianto complessivo della riforma del mercato del lavoro perché essa si pone l’obiettivo di creare le condizioni affinché domanda e offerta di lavoro possano alimentarsi reciprocamente, valorizzando il capitale umano oggi depotenziato dalla precarietà e collocando la nuova mobilità del utilizzati in solo 4 anni, hanno superato i 28 milioni. Non si dimentichi che il richiamato sistema doveva essere utilizzato solo per i lavori “meramente occasionali”, ossia lavori di poche ore. In realtà è stato usato soprattutto per i lavori stagionali in agricoltura, i quali come tutti sanno si articolano su più mesi. Al riguardo ricordo che sui voucher non si pagano tasse, i contributi pensionistici sono minimi, per malattia, maternità e trattamento di fine rapporto, nulla è previsto. In breve, in troppe occasioni, hanno dimostrato di comprimere i costi a carico del datore di lavoro e di azzerare i diritti dei lavoratori. La riforma del lavoro, ora in discussione, non pare concedere, agli ammortizzatori sociali, il dovuto equilibrio. Il cosiddetto outplacement, che in italiano potremmo tradurre: “disponibile alla ricollocazione”, è sottovalutato. Il reinserimento di chi viene licenziato, per ragioni economiche, se venisse trascurato provocherebbe malesseri gravi, soprattutto nella fascia di lavoratori che ha superato i cinquant’anni. Ho accennato a temi di rilievo, ma ne ho tralasciati di più importanti, quali la ristrutturazione e l’ammodernamento delle strutture sindacali, la cultura sindacale e imprenditoriale, la contrattazione ai vari livelli, la rappresentanza dei lavoratori e la loro partecipazione alla vita sindacale e aziendale, per non parlare del ruolo e dell’importanza che ha l’azienda nella vita di una nazione e della responsabilità personale nei percorsi di sviluppo. Giovanni Paolo II nel Discorso alla Conferenza Internazionale del lavoro del 1982 affermò: “Il progresso esige una valutazione e un giudizio di valore: ci si deve domandare se tale progresso è sufficientemente ‘umano’... Pur cercando una risposta…nell’analisi dell’insieme dei processi socio-economici, non si possono tralasciare gli elementi e i contenuti che costituiscono l’intimo dell’uomo: lo sviluppo della sua conoscenza e della sua coscienza”. Spero di conoscere, in contraddittorio, il pensiero dei lettori. GIANNI MUNARINI lavoro all’interno di un sistema di sostegno al reddito e di protezione sociale inclusivo. Adesso la priorità è la crescita, il sistema deve tornare competitivo. Le grandi imprese per operare nel mondo globale devono allinearsi agli standards di competitività internazionale con innovazioni di prodotto e di processo rimettendo in discussione l’organizzazione del lavoro; il mondo delle piccole imprese e dell’artigianato soffre il calo dei consumi ed ha bisogno di una strategia di sostegno e investimenti in nuove tecnologie capaci di mettere i saperi in rete favorendo così una maggiore capacità competitiva. In questo contesto, anche la Rappresentanza sindacale deve interrogarsi sulla propria adeguatezza. Per la Cisl la Rappresentanza si manifesta soprattutto nella capacità contrattuale e non con l’unico obiettivo di realizzare interessi contingenti dei lavoratori, ma con l’ambizione di contribuire per la realizzazione di una società più equa. L’intesa raggiunta nel 2011 sul modello contrattuale apre spazi e prospettive nuove soprattutto per la contrattazione decentrata; la vera sfida sta nella capacità di partecipazione del sindacato all’interno dei processi organizzativi che interessano le aziende; la condivisione delle conoscenze e delle strategie aziendali consente di condizionare le scelte che regolano i rapporti di lavoro attraverso accordi mirati e attenti a non annullare i valori solidaristici che la contrattazione nazionale deve continuare a garantire. La Cisl è consapevole delle difficoltà ma è convinta che la contrattazione è il presidio della rappresentanza sindacale che può dare voce e protagonismo al mondo del lavoro. Cultura A Como un tassello di una nuova Camaldoli? A Camaldoli, quasi settant’anni fa, un gruppo qualificato di cattolici mise a punto idee e programmi (il cosiddetto “Codice di Camaldoli”), che poi ispirarono molti articoli della nuova Costituzione del 1948. A Como, sabato 16 giugno, un buon gruppo di soci e simpatizzanti del Meic (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale), nel Convegno regionale dal titolo “Idee per la città futura”, hanno riflettuto sulla Sabato, 30 giugno 2012 A Como il convegno regionale del Meic partecipazione dei laici alla realizzazione del bene comune. “Progetto Camaldoli” era il titolo del testo di riferimento, pubblicato dal Meic nel 2008, con quattro capitoli dedicati alla visione cristiana dell’uomo, ai temi del lavoro, al problema dell’ambiente ed al senso della cittadinanza. Su queste tesi si stanno facendo approfondimenti sempre più aggiornati e incisivi, con uno formativo. Poi sarà dovere di chi si sentirà chiamato, intervenire concretamente nell’azione politica e amministrativa, cercando di ribaltare il degrado, l’inefficienza e la corruzione, che fanno prosperare la disaffezione e l’antipolitica. Ma ritorniamo al Convegno di Como. Bene le presenze, da Milano e Lecco, da Bergamo e Brescia, da Lodi, Cremona e Varese, e, naturalmente, da Como, oltre che del presidente nazionale e relatore, Carlo Cirotto, e del vicepresidente nazionale, Beppe Elia. Bene l’organizzazione generale, curata dal delegato regionale, Paolo Gallo, e dalla presidente del Meic di Como, Maria Assunta Ostinelli. Bene la conduzione dei lavori di Anna Maria Delitala, del Meic di Lecco. Intense e stimolanti le tre relazioni dell’assistente regionale del Meic, «Parole evangeliche sulla politica...» Cesare e a Dio quello che è di Dio” (Mt 22,21). Il primato va riservato alle cose di Dio, anche se va riconosciuta, nel suo ambito, la sovranità di Cesare. Terzo. “Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio…” (Lc 6,20). Dio, se fa una preferenza, la fa a favore del povero; si può parlare di “sacramento” del povero. Quarto. “…ma chi vuol esser grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti” (Mc 10,43-44). Il potere che l’autorità deve esercitare, si misura dalla disposizione al servizio. Sono parole da ascoltare e da meditare, per giungere ad un discernimento, che apra poi le porte all’azione concreta. La riflessione dell’assistente regionale del Meic don Attilio Mazzoni in apertura di convegno. L a prima relazione della giornata, svolta dall’assistente regionale del Meic, don Attilio Mazzoni, aveva come argomento: “Parole evangeliche sulla politica”. Stando pienamente dentro il tema, il relatore ha fatto centro su quattro parole (distanza, primato, preferenza e servizio) ricavate da quattro frasi di Gesù, e ha sottolineato quattro concetti interconnessi. Primo. “O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?” (Lc 12,14). Gesù prende le distanze dalle cose del diritto e della politica, perché egli si occupa piuttosto della giustizia di Dio. Secondo. “Rendete dunque a Cesare quello che è di Volendo far risuonare oggi quelle parole, per mettere a fuoco alcune priorità, ci si può soffermare anzitutto sulla preferenza per i poveri e per gli ultimi. Non è una preferenza di parte, che privilegi unilateralmente un gruppo rispetto ad altri, o alcuni trascurando gli altri, ma appartiene alla categoria della verità e della giustizia. Stare dalla parte dei poveri vuol dire svolgere 9 docente di teologia morale e pastorale, don Attilio Mazzoni, del titolare di Istituzioni di Diritto Pubblico, Filippo Pizzolato, e del presidente nazionale del Meic, docente di Citologia e di Biologia, Carlo Cirotto. Molto gradita la condivisione espressa in aula dal nuovo sindaco di Como, Mario Lucini, l’adesione annunciata del cardinal Angelo Scola, arcivescovo di Milano, e la lettera di augurio e di sostegno del vescovo di Como, monsignor Diego Coletti. la giusta azione politica, perché contestualmente, automaticamente, si realizza, insieme al bene dei deboli, anche il bene di tutti. Si costruisce un bene, da cui nessuno è escluso, perché si migliora la vita collettiva, con vantaggio anche di chi povero non è. Ne deriva che chi si preoccupa dei deboli, dei fragili, dei poveri, non compie un’azione da santo, meritoria solo davanti a Dio, ma si comporta da saggio, che ricerca e promuove il bene dell’intera società. Un’altra sottolineatura riguarda l’autorità da intendersi come servizio. Quando si esercita l’autorità come servizio, non si fa una scelta opzionale tra più possibilità, ma si risponde, ancora una volta, alle esigenze imprescindibili della verità e della giustizia. Un altro nucleo, toccato dalle quattro parole che interagiscono fra di loro, è quello dell’etica. L’etica richiede prima di tutto la virtù, sia quella sociale, sia quella personale, perché ci sono sempre in gioco le persone, prima delle cose, prima dei progetti, prima delle regole. Eppure le regole sono necessarie, ma non possono sostituire la moralità. Un ultimo rilievo dà importanza alla funzione mediatrice dell’azione politica, che deve saper conciliare l’etica, appunto, con il mercato (ecco l’economia sociale di mercato), l’efficienza e l’efficacia con la solidarietà, l’identità personale con il valore della comunità. Filippo Pizzolato. Ripartire dalla persona e dal bene comune. Le nuove sfide rivolte ai cattolici. Q uando ha preso la parola Filippo Pizzolato, dell’Università Milano Bicocca, per svolgere il tema “Spazi e modalità di un nuovo impegno politico dei cattolici”, si è capito che c’era sintonia tra la riflessione ancorata alla teologia e l’indagine di carattere giuridicopolitico. La relazione, articolata e di appassionata densità, è stata ricca sia di definizioni chiare sia di sfumature stimolanti, e ha portato alla luce i nuclei vitali della verità sull’uomo e sul suo operare nella società civile e nell’agone politico. Per un cattolico c’è il faro, forse non sufficientemente conosciuto, della “Dottrina Sociale della Chiesa”, patrimonio prezioso di valori vivi e dinamici, da meditare e da tradurre responsabilmente in consapevolezza, azione sociale e politica. Proclamare la dignità della persona, come proclamare il fondamento del diritto naturale, rimarrebbero solo degli slogan, se poi non ci si impegnasse a promuovere la persona e a costruire il diritto naturale mediante la rete delle relazioni, nel perseguimento del bene comune. Della persona va detto che il suo valore non viene calato dall’alto; la persona concreta vive nella storia ed ha una sua vulnerabilità, e ha bisogno di relazioni interpersonali buone che la sostengano e la facciano crescere. Del diritto naturale va detto che non precede la società, ma è un punto di arrivo, frutto – ripetiamo le parole – delle buone relazioni. Del bene comune va detto che deve avere come stella polare la condizione di chi sta peggio, e deve andar bene per me e per gli altri, e deve tener conto della cultura degli altri, e che quindi, per concretizzarsi, deve partire da rapporti sociali accoglienti e promozionali. Tra le relazioni fondamentali c’è il lavoro, snodo centrale della partecipazione al disegno della creazione, strumento elementare, ma indispensabile, perché ciascuno realizzi le proprie esigenze. Da queste indicazioni generali si possono trarre alcune linee per la ricostruzione di spazi virtuosi della politica. Riaprire il canale dei partiti, liberandolo dalle ostruzioni che ne impediscono la dinamica positiva, da cui deriva la progettazione concreta per lo sviluppo, e l’esercizio corretto La relazione del presidente nazionale del Meic Carlo Cirotto Scienza e bene comune N el pomeriggio, l’attesa relazione del Presidente nazionale del Meic, Carlo Cirotto, dell’Università di Perugia, aveva come titolo “Scienza e bene comune”. Ci si poteva attendere una panoramica sui vantaggi che le scoperte della scienza e della tecnologia offrono alla vita sociale, contribuendo a facilitare e arricchire il bene comune. Sarebbe stato troppo facile e un po’ banale. In effetti, Cirotto ha posto subito una domanda sorprendente e curiosa: “Il bene comune è un’invenzione umana o c’è già in natura?”. E dopo aver definito che cos’è il bene comune, ha escluso che la “scienza” se ne debba occupare esplicitamente, così come invece fanno le dottrine sociali, ma ha dimostrato che in natura sono presenti logiche e dinamiche, che hanno le stesse caratteristiche del “bene comune” normalmente inteso. Una definizione ragionevole di “bene comune” può essere questa: “l’insieme dei beni necessari sia alla comunità intera sia ai singoli individui”. Le varie concezioni antropologiche e culturali la declinano poi in modo diverso. Nella concezione liberale, che privilegia la felicità individuale, il “bene comune” è la sommatoria dei beni individuali. Nella visione collettivista, esiste esso solo, come Stato o come classe, ignorando le caratteristiche personali. Secondo la dottrina cristiana, invece, esso è piuttosto l’insieme convergente di istanze individuali e sociali, che consente per ciascuno, lo sviluppo integrale della persona, ivi compresi i beni spirituali dell’arte, della cultura, della religione e via dicendo. E la scienza? Di per sé, ha un oggetto diverso, studia il mondo oggettivo, e quindi ha una visione del mondo estranea sia al liberalismo sia al collettivismo, sia al personalismo. Ma è possibile porsi, con l’aiuto della scienza, la curiosa domanda iniziale, e cioè se esiste un bene comune in natura. Emergono tre osservazioni: a) le cose sono inserite in un tempo, che ha miliardi di anni; b) le cose sono organizzate a più livelli, ascendenti; c) vi sono leggi della gestione del potere. Non si tratta di pensare ad un partito dei cattolici, ma alla vitalità democratica dei partiti, nei quali la presenza deve essere un confronto e un dialogo attivo, responsabile e generoso. Si richiede anche un ulteriore sforzo culturale, per aprirsi almeno alla dimensione europea, per non dire mondiale. Attuare una democrazia partecipativa e deliberativa, in cui le decisioni vengano prese insieme al cittadino, ed in cui l’istituzione sappia “rendere presente l’assente”, per interpretare la dinamica dei più deboli e incarnare le esigenze delle generazioni future. Vivere la sussidiarietà come alleanza tra società e istituzione, che hanno bisogno l’una dell’altra. Deve diventare chiaro che l’azione di chi opera nel sociale ha un rilievo politico, e che l’istituzione politica non può scavalcare l’impegno sociale. Promuovere una economia sociale di mercato, in cui al lavoro venga data la dignità di vocazione sociale, la concorrenza non sia disgiunta dall’etica, e, in un mondo globalizzato, lo sguardo non si fermi a confini troppo ristretti. interne che tengono legate le cose dello stesso livello. Cirotto ha usato il termine scientifico di “integroni”, che sono presenti a livelli diversi, che sono in accordo con quelli dello stesso livello, che si associano per formare unità di livello superiore. Può essere convincente la successione crescente, che parte dalle particelle subatomiche, passa agli atomi, e quindi alle molecole, alle macromolecole, alle cellule, agli esseri viventi. In questa organizzazione collaborativa, che c’è in natura, si nota una consonanza con i principi, che regolano il bene comune nella vita sociale. Il principio del primato della persona. Autore, centro e fine della vita economica e sociale è la persona, che è anteriore allo Stato, è dotata di libertà e di coscienza, ed è portatrice di diritti civili. Il principio della solidarietà. L’uomo cresce e si realizza attraverso la vicinanza degli altri uomini. L’uomo e la donna, che hanno pari dignità, danno origine al primo cerchio sociale (la famiglia) e anche al secondo (la società). Il principio della sussidiarietà, fondato sul fatto che la società viene prima dello Stato. Lo Stato ha il compito di riconoscere, di tutelare e di coordinare ciò che la società sa produrre, e perciò non deve voler fare anche ciò che la società civile è in grado di gestire; l’assistenzialismo e la burocrazia invadente sono una degenerazione nel rapporto dinamico tra società e Stato. pagina a cura di ABELE DELL’ORTO Ambiente 10 Sabato, 30 giugno 2012 la santa sede per uomo e ambiente alle differenti problematiche poste al conseguimento di un corretto processo di sviluppo sostenibile, ma soprattutto nel sottolineare come non possa ridursi a problema tecnico ciò che tocca la dignità dell’uomo e dei popoli”. Il rischio ribadiscono “è di uno sviluppo senza orientamento etico”. Da qui il richiamo al collegamento tra “sviluppo sostenibile e sviluppo umano integrale”. Durante i giorni della Conferenza la Santa Sede e i rappresentanti cattolici sono stati attaccati da più fronti per l’ T ra le delegazioni presenti a Rio de Janeiro, in qualità di osservatori, anche una rappresentanza del Vaticano che ha richiamato la necessaria alleanza tra “uomo e ambiente”. Parlando del ruolo della Santa Sede in questi Summit, in un documento pubblicato alla vigilia del vertice si sottolinea come “la sua presenza non si è contraddistinta nel promuovere determinate soluzioni tecniche opposizione espressa ad un articolo del documento finale che, nella bozza poi emendata, parlava di diritti riproduttivi delle donne, sottolineando la necessità di garantire l’accesso a mezzi sicuri e poco costosi per la pianificazione familiare, per l’aborto e la contraccezione e in generale il diritto alla salute sessuale e riproduttiva, inquadrati nel contesto di una lotta per alleviare la pressione dell’uomo sull’ambiente. Una definizione poi eliminata per l’opposizione di alcuni Paesi arabi, Sud Americani e della Polonia. RIO+20. Dalla conferenza internazione sull’ambiente nessuna decisione concreta l’approccio multilaterale e di penalizzare ulteriormente quelli più poveri. L’unica nota positiva è la forte vitalità della società civile e la dinamicità di un pezzo non trascurabile delle imprese, che creano le condizioni per l’avvio di una forte mobilitazione verso un’economia verde equa e solidale, con cui combattere anche la povertà. Per il resto, il fallimento è triste anche se era prevedibile. Una partita giocata da un’Europa incapace di esercitare un potere reale, Usa distratti, economie emergenti dall’atteggiamento altalenante e il forte peso delle lobby del petrolio affinché nulla cambi”. I Grandi “indecisi” La Conferenza ONU sullo sviluppo sostenibile si chiude con un accordo al ribasso e le accuse della società civile. Ma dalle intese tra governi e imprese arrivano segni positivi N ulla di fatto. Il grande incontro sullo sviluppo sostenibile di Rio de Janeiro si è chiuso il 22 giugno scorso con un accordo al ribasso. Il documento finale licenziato dall’assemblea, intitolato “il futuro che vogliamo”, non contiene infatti nessun impegno vincolante per i governi firmatari. Non è stata approvata la proposta, avanzata dal gruppo dei G77 (i Paesi in via di sviluppo guidati da Cina e Brasile), per la creazione di un fondo di 30 miliardi di dollari all’anno per la realizzazione di progetti sostenibili nei Paesi in via di sviluppo, così come non è stato trovato nessun accordo – cosa prevista già alla vigilia del summit - sulla progressiva abolizione degli incentivi ai combustibili fossili. La Conferenza, promossa dalle Nazioni Unite, ha così confermato la visione di un sistema internazionale senza una leadership politica capace di rispondere alle emergenze del pianeta: dal riscaldamento globale, alla salvaguardia della biodiversità, dalla riduzione delle emissioni alla promozione di nuove forme di energia, passando per la salvaguardia degli Oceani e delle foreste. Le vecchie potenze, Stati Uniti in testa, si sono dimostrate ancora una volta incapaci di dettare l’agenda delle riforme e le nuove potenze emergenti - forti ormai di un vero e proprio potere di veto su qualsiasi iniziativa – non sono ancora abbastanza forti da veder accolte le proprie proposte. Nasce da qui lo stallo che ormai da anni segna quel percorso di riflessione sulla salvaguardia dell’ambiente iniziato nel lontano 1972 a Stoccolma e proseguito con una serie Pubblichiamo il pensiero che Paolo Bustaffa, direttore del Sir, ha offerto al 9° Forum di Greenaccord, tenutosi a Trento nel mese di giugno, nel ricevere il premio “Sentinella del Creato” assegnato al Sir per l’impegno su comunicazione e ambiente. Il convegno di Greenaccord (Trento, 14 – 17 giugno) in collaborazione con Fisc e Ucsi ha avuto come tema: “Salì sul monte. Mons sanus pro corpore sano”. LA BOCCIATURA Secca è arrivata la bocciatura da parte delle associazioni ambientaliste e della società civile che si sono radunate negli stessi giorni a Rio per un vertice parallelo concluso con una dichiarazione – “la Rio+20 che non vogliamo” – in aperto contrasto con le conclusioni della Conferenza ONU. È stato un vertice caratterizzato “da una mancanza assoluta di leadership politica, che ha prodotto un documento debolissimo, che non contiene nessun tipo d’impegno concreto, in particolare per quanto riguarda l’aiuto finanziario ai paesi poveri, per sostenere la loro transizione verso un’economia verde equa e solidale”, ha spiegato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza che aggiunge: “Il carattere bilaterale e volontario delle risposte rischia di compromettere ✎ commento | Informazione A Trento il convegno promosso da FISC e Greenaccord di appuntamenti periodici durante questi quarant’anni. Un cammino che ha avuto nell’incontro di Rio de Janeiro del 1992 e nel cosiddetto Earth Summit di Johannesburg nel 2002 i punti più importanti. “ L che piantava gli alberi” ’ uomo è il titolo di un piccolo libro di Jean Giono, scrittore francese di origine italiana. Racconta un incontro di Jono con un pastore, Elzéard Bouffier, che ogni pomeriggio sceglie 100 ghiande e ogni mattina va a seminarle accuratamente in un terreno montano privo di vegetazione. La scelta delle ghiande è meticolosa, solo quelle perfettamente sane verranno seminate. Dopo diversi anni dal primo incontro Giono, attraversata la guerra 1915-1918, torna dal pastore e scrive: “...scorsi in lontananza una specie di nebbia grigia che ricopriva le cime come un tappeto. Diecimila querce occupano davvero un grande spazio. Ero letteralmente ammutolito e, poiché lui non parlava, passammo l’intera giornata a passeggiare in silenzio per la sua foresta”. Forse possiamo vedere in ogni ghianda sana una notizia buona. Il sogno di un pastore ha qualche contatto con quello di un giornalista che considera il raccontare l’oggi come un servizio al futuro, alle generazioni che verranno. Per raccontare giornalisticamente il creato IL “VERDE” CHE AVANZA Dall’incontro di Rio arrivano però anche segnali positivi, perché dove non arrivano i governi e i leader sta arrivando il mercato. Si moltiplicano, infatti, gli accordi per promuovere la diffusione di energie rinnovabili nel mondo, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. Durante il Summit, ad esempio, l’Italia ha firmato un accordo bilaterale per promuovere iniziative congiunte per valorizzare le competenze delle imprese italiane e brasiliane nel settore delle fonti innovative di energia. Il Ghana ha presentato un piano nazionale di azione energetica per sostenere i meccanismi di finanziamento innovativi seguito da Bangladesh, Kenya, Mozambico, Nepal, Tagikistan, Uruguay e Vietnam. Nel frattempo, il Brasile, il paese ospitante, si è impegnato a investire altri 4,3 miliardi dollari per fornire l’accesso universale all’energia a livello nazionale entro il 2014. La Microsoft ha dichiarato il proprio obiettivo a divenire “carbon neutral” entro il 2013, l’italiana Eni ha stanziato circa 5 miliardi di dollari per un progetto integrato di costruzione e riabilitazione di centrali e delle reti di trasmissione e distribuzione di energia elettrica in Congo e l’ India Energy and Resources Institute ha promesso di ampliare i servizi di illuminazione per le famiglie dei paesi in via di sviluppo, usando il fotovoltaico e altre tecnologie energetiche pulite, entro il 2018. Senza dimenticare l’accordo di cooperazione da 30 miliardi di dollari tra Cina e Brasile per lo sviluppo sostenibile. M.L. di Paolo Bustaffa L’impegno di raccontare l’ambiente occorre mettersi sulla sua lunghezza d’onda, fare spazio alle sue voci e ai suoi volti, avendo cura di coltivare un silenzio interiore per approfondire, capire, raccontare. Lo stesso silenzio che Benedetto XVI ha messo a tema, accanto alla parola, nel messaggio per la giornata delle comunicazioni sociali 2012. Per la parola è ancora il creato a offrire una risposta. In un racconto ebraico si legge che nella scuola di un villaggio c’era un bambino un po’ particolare: ogni volta che il rabbino diceva “E Dio disse...” usciva sulla strada e incominciava a danzare sollevando la polvere. Il rabbino chiede il perché di quella che egli considera una stranezza. “Ma perché - la risposta del piccolo - ogni volta che tu dici ‘E Dio disse...’ io vedo il cielo, gli alberi, i fiumi, gli animali e mi viene voglia di gridare e danzare...” Il bambino aveva superato il rabbino nel riconoscere le parole e la Parola, nello scoprire tra loro un’alleanza. Aveva detto che il creato è in se stesso comunicazione. Una lezione che anche oggi vale per i nuovi e gli antichi media. Raccontare il creato giornalisticamente significa soprattutto far nascere domande sul significato del vivere e del morire, significa indicare sentieri per cercare e incontrare le risposte in una coscienza libera e alimentata dal dialogo tra fede e ragione. E quando, grazie anche al racconto mediatico del creato, si avvia una ricerca interiore è da prevedere che dalle risposte si arrivi, con stupore, alla Risposta. Anche nel digitale le ghiande del pastore francese e la danza del bimbo ebreo possono diventare immagini che invitano a guardare e a custodire il creato con gli occhi e con il cuore del Creatore. Seminare notizie come ghiande feconde e danzare nella polvere della cronaca e della storia: si può pensare così una comunicazione al servizio della verità e della speranza. Ambiente Sabato, 30 giugno 2012 11 Intervista. Il valtellinese Ezechieli ci parla del futuro “sostenibile” del pianeta U n giudizio molto duro sulle grandi Conferenze internazionali come quella di Rio de Janeiro - “sono fuori dal tempo” -, ma anche una visione ottimista del futuro in materia di sostenibilità ambientale perché “il mondo sta già cambiando”. A parlare al Settimanale è Eric Ezechieli, valtellinese, tra i principali esperti in Italia di tematiche legate alla sostenibilità. Ezechieli è, infatti, rappresentante in Italia del “The Natural Step”, organizzazione internazionale di ricerca e consulenza strategica per la sostenibilità e membro del comitato scientifico della Planet Life Economy Foundation (Milano) e della Society for Organizational Learning (Cambridge - MA). Se pensiamo a quanto consumano in termini di risorse Paesi come Cina e India e a quanto ne avranno bisogno nei prossimi decenni, diventa chiaro che è necessario un cambio di prospettiva. Altrimenti non ci sarà futuro”. Ma in questa situazione non crede che il divario tra paesi ricchi e tecnologicamente avanzati e paesi poveri possa aumentare? “Sinceramente penso sia esattamente il contrario. Faccio un esempio: è più semplice ristrutturare e rendere energeticamente efficiente un palazzo del seicento o una casa costruita da zero? La diffusione esponenziale di smart phone nei Paesi africani e il conseguente accesso in Il documento conclusivo crescita della popolazione a della Conferenza Rio+20 è internet è la dimostrazione stato definito “debole” da più di come proprio le nuove parti, tanto che alcuni hanno tecnologie possano ridurre addirittura parlato di un questo divario tra nord e vero e proprio “fallimento”. sud. Le popolazioni di tanti Che idea si è fatto? paesi possono così entrare “Il problema non è se andare o non andare verso un futuro sostenibile, “Sono d’accordo e dirò di più: nel circuito della conoscenza la cosa non mi stupisce. Ho e della circolazione delle bensì come e quando andarci. Le conferenze internazionali? Inutili” avuto modo di seguire per informazioni da cui prima anni questo tipo di incontri e erano tagliati fuori. In sono convinto che sono strumenti ormai chi rappresenta i governi oggi rappresenta nel giro di pochi decenni”. Bangladesh ad esempio sono stati installati fuori dal tempo, inadeguati a rispondere interessi consolidati e le conseguenti milioni di impianti fotovoltaici, garantendo alla sfide di oggi. Non è una questione di rendite di posizione. Per questo è difficile Crede sia realmente possibile? la corrente elettrica ad altrettante abitazioni cattiva volontà, ma di strumenti e approcci che dai governi arrivi una spinta per il “Di fatto sta già accadendo. Ci sono piccole scollegate dalla rete”. che non possono produrre risultati. cambiamento. Pur essendoci una grande e medie imprese che stanno portando Credo anzi che sia stata dedicata troppa vitalità sia di organizzazioni no profit avanti progetti interessanti. Basta guardare Nonostante la Conferenza di Rio e i suoi attenzione e aspettative ad un incontro che che della società civile, il peso delle all’Italia dove la produzione di energia esiti, lei guarda con speranza al futuro? si sapeva non avrebbe prodotto risultati. corporazioni (penso in particolare a quelle con i pannelli fotovoltaici è passata da “Assolutamente sì. Come ho già detto credo Come dimostra proprio la debolezza del delle energie fossili) è ancora troppo forte. 5 a 13 gigawatt nel giro di un anno. Una sia una perdita di tempo dedicare energie documento finale”. Da questo punto di vista l’esempio delle crescita che sta sconvolgendo il mercato e speranze ad eventi di quel genere in cui il rinnovabili è indicativo: negli ultimi mesi c’è dell’elettricità”. rapporto tra costi e benefici è spropositato. Questa incapacità operativa è la stato un grande dibattito, anche in Italia, sul Ma è in atto una trasformazione che parte conseguenza di un sistema internazionale tema degli incentivi all’energia solare, ma Quindi pensare ad un futuro più dalla gente e che andrà inevitabilmente a in cui tutto è bloccato al confronto/ poco o niente si dice sui sussidi all’industria sostenibile non è un utopia? ridefinire le scelte dei governi, anche se i scontro tra nuove e vecchie potenze o alla delle risorse fossili. Basterebbe togliere “Credo che tra la gente stia maturando governanti ora non se ne rendono conto”. mancanza di volontà politica dei governi? questi sussidi e destinarli alle energie la consapevolezza che il problema non è “Credo che entrambe le cose siano rinnovabili e all’efficienza energetica per se andare o non andare verso un futuro collegate. Non bisogna dimenticare che cambiare il quadro energetico del pianeta sostenibile, bensì come e quando andarci. MICHELE LUPPI L’unica via percorribile ● Nato sull’esempio di una realtà analoga nella città di Bergamo ● In questa prima fase è ● Farà capo all’ufficio in via di costituzione diocesano per la la rete dei partecipanti Salvaguardia del Creato La Diocesi verso un Centro di Etica Ambientale L a Diocesi di Como si sta facendo promotrice di un Centro di Etica Ambientale. Uno spazio per accogliere, interpretare e approfondire una riflessione culturale di ispirazione cristiana sul rapporto tra l’uomo e la natura, senza pregiudizi o posizioni forzatamente ideologiche, tenendo conto del primato dei valori spirituali, dell’etica, della bellezza come motore di azioni e comportamenti e dell’importanza dell’impegno dei singoli e della collettività per garantire un futuro al pianeta. Per questo ci si intende ispirare alla Dottrina Sociale della Chiesa, con le sottolineature contenute nella Fides et ratio di Giovanni Paolo II e nella Caritas in Veritate di Benedetto XVI. Un’analoga esperienza è in atto nella vicina Bergamo, per iniziativa della Diocesi, del Comune e della Provincia, cui hanno aderito anche la Regione Lombardia e l’Università. In seguito a proficui contatti tra la Diocesi di Como e questo Centro di Etica Ambientale, mons. Coletti si è mostrato intenzionato a proporre questa esperienza per la nostra Diocesi e ha incaricato il responsabile del Servizio alla Pastorale Sociale, del Lavoro e della Custodia del Creato, don Giuseppe Corti, di dare avvio ai lavori per la costituzione di un Centro di Etica Ambientale anche da noi. In questa prima fase sarà fondamentale creare una rete di Enti ed Associazioni interessate a questo progetto, in primis i comuni e le Amministrazioni Provinciali di Como e Sondrio, poi le Camere di Commercio, gli Uffici Scolastici Provinciali, l’Università, gli Istituti di ricerca, gli Ordini professionali (Ingegneri, Architetti, Geologi, Medici) e quindi le associazioni culturali e ambientaliste interessate. È prevista anche la stesura condivisa di una “Carta dei Principi ideali” e di uno Statuto che regolerà l’attività del Centro. La nuova istituzione si propone di favorire un dibattito culturale improntato alla salvaguardia e alla valorizzazione del Creato, in un’ottica di apertura al senso della bellezza e della complessità dei dinamismi e delle relazioni tra gli uomini e tra uomo e natura, ricercando a tale scopo una nuova alleanza tra la cultura umanistica e quella scientifica. Un’interessante prospettiva del Centro sarà anche quella di porre a confronto e in dialogo il cristianesimo e le altre religioni sui temi della salvaguardia del Creato, della pace e della bioetica. Dal punto di vista operativo l’attività si concretizzerà in progetti, corsi di formazione, consulenze culturali, didattiche e pedagogiche e nell’organizzazione di convegni, seminari, conferenze. Il Centro di Etica Ambientale diocesano affronterà dunque un discorso culturale più complesso e generale rispetto alla già esistente Rete Interdiocesana “Nuovi Stili di il centro promuoverà incontri di formazione, seminari e offrirà consulenze culturali Vita”, di cui fanno parte alcuni uffici pastorali diocesani con l’obiettivo di unire conoscenze ed esperienze per costruire un’azione più incisiva ed efficace rispetto alla promozione dei nuovi stili di vita. Per informazioni: [email protected] 12 Sabato, 30 giugno 2012 In dialogo e oggi r e d e r ri - c Il volto silenzioso del Dio Cristiano Dio da che parte sta? Perché non interviene? U no dei temi problematici che più attanaglia il cuore di molti che si sono messi alla ricerca di Dio, che hanno intrapreso un cammino interrotto, che hanno compreso che Dio può essere inteso diversamente da come lo si pensa o lo si è presentato, è il problema della sofferenza. E non sempre le risposte che ricevono li aiutano a fare qualche passo nella corretta direzione. E’ in gioco il volto del Dio cristiano, non una tematica spirituale o morale. “S e ci fosse davvero un Dio buono, non accadrebbero certe cose…”; “Come fai a credere in un Dio buono e onnipotente quando vedi gli innocenti morire e i malvagi trionfare?”; “Non posso credere in Dio fino a quando vedo morire un bambino…”. Queste e altre sono le affermazioni che ho raccolto in molti incontri. Domande che conservo sempre dentro di me e che mi convincono che, alla radice, esse –se affrontate frettolosamente – sfigurano il volto del Dio cristiano. Credo che solo una lettura, attenta e pudica, di alcune pagine bibliche possa aiutare a collocare le domande nella loro giusta prospettiva. Credo che molti possano dire di avere fatto proprie le domande di Israele: «Perché nascondi la tua faccia e dimentichi la nostra afflizione e la nostra oppressione?»; ancora: «O Dio, non startene silenzioso, non rimanere muto e inerte!». È più radicalmente: se la storia è guidata dal Dio salvatore e liberatore, perché esistono ancora la sofferenza, il dolore e la morte? E, quando l’uomo grida la sua sofferenza, Dio da che parte sta? Nella storia di Israele, inizialmente, si tentò una risposta di natura sapienziale, comune ad altri popoli: «Se fai bene, Dio ti premierà, se fai male Dio ti castigherà!». L’esperienza storica porta però Israele a comprendere che non è affatto vero che l’affermazione «se fai bene avrai bene» sia sempre valida. Infatti, c’è gente che fa il male e sta bene! Entra così lentamente in crisi l’idea tradizionale di retribuzione. Da una parte, si proclama che Dio è giusto e fedele; dall’altra, c’è la storia concreta che sembra smentire tutto ciò. Allora, come è fatta la giustizia di Dio? Che senso ha la vita? Che significa servire Dio? LA PROTESTA DI GIOBBE In questa prospettiva ci lasciamo interrogare dal racconto di Giobbe: egli è un uomo «integro e retto», «teme Dio ed è alieno dal male». Un insieme di sofferenze si abbatte su di lui. L’interrogativo è serio e radicale: «Perché un giusto soffre?» E Dio, da che parte sta? Il libro si muove secondo lo schema del dramma: cinque personaggi intervengono a turno con le loro risposte. Da una parte, Giobbe da solo (si è sempre soli quando si soffre!); dall’altra, i quattro amici «teologi» che -a turno e con ostinazione- rispondono alle domande di Giobbe. Il confronto tra gli amici e Giobbe non avviene tanto per stabilire chi ha ragione quanto per svelare due modi di leggere l’esperienza umana e le domande che la pervadono. La tesi degli amici di Giobbe è chiara: la sofferenza rimanda al peccato dell’uomo: non ci possono essere eccezioni; la felicità è compagna inseparabile dei buoni; di fronte a Dio l’uomo è sempre impuro. Ma Giobbe non ha una teoria già pronta: egli si lascia interrogare, vuole cercare e capire. Rifiuta in modo radicale ogni risposta che pretenda di essere esaustiva del mistero dell’esistenza. Dopo aver chiamato in causa gli amici per contestare la loro visione delle cose, si rivolge direttamente a Dio: «Quante sono le mie colpe e i miei peccati? Fammi conoscere il mio misfatto e il mio peccato». Giobbe chiama in causa Dio ma questi tace! Il dilemma si fa terribile: se non può provare la colpa di Giobbe, Dio si comporta come un nemico insopportabile; se ha le prove, le faccia conoscere! Il silenzio di Dio diventa insopportabile. Perché Giobbe soffre se è innocente? Perché Dio non risponde? Giobbe non accetta le argomentazioni degli amici, vuole che Dio stesso gli risponda! Finalmente entra in scena Dio e si rivolge a Giobbe ponendo domande che sembrano completamente estranee al dibattito: «Dov’eri tu quando io ho creato il mondo?». Sembra un’ironia. Eppure Dio riconduce Giobbe alla sua giusta dimensione: quella di creatura. Giobbe confessa la sua piccolezza («mi sento piccolo») mentre Dio sta ancora parlando. Le domande di Giobbe si confondono nel mistero di Dio sapiente e creatore e restano, allo stesso tempo, aperte. Alla fine del dramma Dio interviene ed afferma che le domande di Giobbe erano giuste; false erano, invece, le argomentazioni degli amici. pagina a cura di Arcangelo Bagni Il mistero che ci interpella Il crocifisso rivelazione ultima e definitiva del Dio Cristiano D al dramma di Giobbe possiamo cogliere una prima indicazione: per Giobbe la sofferenza e la contraddizione non sono argomenti per negare l’esistenza di un Dio buono né per rifugiarsi nell’apparente soluzione dell’ateismo. Anzi, la sofferenza costringe Giobbe a cercare Dio malgrado Dio, cioè a cercare il Dio buono in cui crede sebbene questi gli appaia sotto le sembianze di un nemico che lo bersaglia con le frecce. Allora una sincera ricerca deve accettare la presenza di Dio senza negare la propria esperienza, come fanno invece gli amici di Giobbe. C’è quindi una giusta ricerca e una giusta protesta che non possono, però, eliminare il mistero di Dio. La fede può intervenire per illuminare, per approfondire, non per capovolgere la realtà. Ogni evasione dalla storia elude il nocciolo del problema: si tradirebbe l’uomo e si renderebbe un cattivo servizio a Dio. Per questo Dio rimprovera gli amici di Giobbe. «Gesù di Nazaret, il quale passò facendo del bene e guarendo... lo uccisero appendendolo ad una croce, ma Dio lo ha risuscitato». Questo è il primo annuncio, che gli Apostoli fanno a tutti. E` la testimonianza che la via di Gesù è la via che realizza l’uomo: la solidarietà va oltre la sconfitta e la morte. Gesù è stato infatti solidale con la sofferenza di uomini concreti: ha guarito gente ammalata, ha accolto gente emarginata. Egli stesso ha conosciuto l’angoscia dell’amicizia infranta dalla morte e della sconfitta della sua proposta: piange per l’amico Lazzaro e su Gerusalemme che lo rifiuta. Di fronte a tutto ciò, Gesù non rimane passivo né accetta di rassegnarsi, ma «passò facendo del bene e guarendo...»: una lotta che assume il volto della solidarietà e della liberazione nonostante tutto. Non teme di incontrare peccatori e prostitute e a Zaccheo, a Maddalena, alla donna adultera offre una speranza nuova. Ma la scelta di Gesù si tramuta in scandalo: colui che viene a liberare i poveri e i sofferenti fa l’esperienza della sconfitta, del silenzio di Dio, della morte. Il «buon pastore» diventa «l’agnello immolato», il seminatore diventa il grano che muore, il Signore diventa il servo sofferente annunciato dai profeti. Ma è necessario comprendere fino in fondo questa prospettiva «paradossale e scandalosa». In Israele si sapeva che i profeti potevano essere perseguitati e respinti. Geremia -tra i tanti- ne aveva fatto l’esperienza in modo emblematico. Ma lo scandalo della croce di Gesù va ben oltre. Il crocifisso non appare solo come uno sconfitto; egli è, per tutti i presenti, il «maledetto da Dio». Questa situazione è indicata dal modo stesso dell’esecuzione della morte: «maledetto colui che pende dal legno»: il giudizio stesso di Dio sembra essere dalla parte di quanti lo deridono. SCANDALO ED ENIGMA Per Gesù è l’ora della domanda radicale, profonda, inquietante: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»: «Ai piedi della croce si scontrano due modi di credere, e Gesù in croce ne è la discriminante: da una parte, chi è disposto a credere unicamente se Gesù scende dalla croce; dall’altra, chi crede proprio perché rimane sulla croce. Al centro di questa tensione Gesù e il Padre. Gesù si rivolge al Padre con una domanda, ma il Padre tace. La voce che ha parlato al Battesimo e alla trasfigurazione qui tace. E Gesù muore con una domanda, con la domanda. Non è sorprendente?» (B. Maggioni). Della morte di Gesù, di questa morte reale che contesta tutti gli idoli, tutte le false immagini di Dio, la fede cristiana ha fatto il luogo supremo dell’amore di Dio per gli uomini. Comprendiamo allora che il mistero della croce avvicina a Dio in modo totalmente diverso e sorprendente. Esso mette in risalto soprattutto la misteriosità di Dio, di questo Dio che si fa conoscere come l’inconoscibile, che domanda di accettarlo nella sua imprevedibilità, nella sua realtà «scandalosa»: dono fino alla croce! Gesù che muore in croce è l’uomo che fa la massima esperienza dell’amore di Dio: un amore di autentica donazione, un amore che -perché tale- non è né finalizzato né strumentalizzato. E` dono e basta. Siamo in grado, a questo punto, di comprendere meglio gli interrogativi di Giobbe. Giobbe diventa l’abbozzo di una figura storica -quella di Gesù- nella quale si concretizza la speranza di Giobbe stesso di trovare un mediatore per il suo dialogo con Dio; dove l’assenza di Dio si fa presenza nel nostro stesso dolore umano e -appunto per questola risposta ad esso non viene più (come nella vicenda di Giobbe) da una teofania, dal di fuori della nostra storia umana e della sua limitatezza, ma dal di dentro, dal cuore stesso della storia. Come la vita di Giobbe, così quella di Gesù fu una lotta -in mezzo agli uomini e di fronte a Dioper ristabilire la verità sull’uomo e su Dio. Gesù nella sua passione e non «malgrado essa» è l’ultima parola di Dio. Nella sua passione-crocifissione egli non è solo il volto umano di Dio, ma anche «perfettamente uno» con il Padre. Allora sono tutte le nostre precomprensioni su Dio, le nostre false e rassicuranti immagini di Dio che devono essere purificate. Il credente non conosce altro Dio se non quello che si manifesta così vulnerabile nella vicenda della morte del suo Cristo. Manifestazione che si apre ad una domanda: «Qual è dunque questo Dio che si dice e si dona attraverso la morte di Colui che è suo Figlio?». Quale Dio rivela il Figlio che nella sua morte esprime grida al Padre e si fida li lui? Una fiducia che non annulla la domanda? Quale Dio? Domande da accogliere e custodire prima ancora che cercare frettolosamente di rispondere ad esse. Vita diocesana Sabato, 30 giugno 2012 13 Pastorale del Turismo. Arriva l’estate e il territorio della nostra Diocesi, ad alta vocazione turistica, diventa meta di scoperta e conoscenza di moltissime persone... Come aprirsi all’accoglienza. I l calendario, insieme a Scipione e Caronte - i due anticicloni subtropicali di origine africana che ci stanno regalando tempo stabile, ma anche tanto, tanto caldo umido - ci dicono che l’estate è arrivata. E, sebbene la crisi economica rosicchi inesorabilmente risorse e risparmi delle famiglie, la parola “estate” evoca immediata l’idea di vacanza, cui sono connesse una miriade di attività turistiche, differenti per qualità, contenuti e destinatari. Non più tardi di un mese fa, Norberto Tonini, già referente dell’Associazione mondiale per il Turismo, intervenendo a Como nella sessione del Congresso teologico-pastorale del “Family 2012” di Milano dedicata al rapporto tra famiglia e turismo, introdusse la propria relazione citando gli articoli 13 e 24 della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo, ricordando che «il riconoscimento dei diritti alla mobilità e al riposo remunerato - spiegò Tonini - hanno favorito la nascita e l’affermazione delle attività turistiche». Un turismo, chiosarono nella medesima sede i sociologi e coniugi Chiara e Mauro Magatti, che «va declinato sotto tre aspetti: antropologico, perché ci rende più umani; economico, considerata la capacità di muovere persone e capitali; etico, vista la dimensione relazionale tutta da valorizzare». Il turismo, dunque, è una grande opportunità di «umanizzazione – fu l’osservazione dei Magatti – che aiuta a superare la tendenza a rimanere chiusi in se stessi, per educare all’accoglienza, arricchirsi a vicenda scoprendo limiti e potenzialità di ciascuno, diventare curiosi di cosa ci circonda, imparare a rispettare le persone, le culture, insieme all’ambiente, alla natura, al Creato affidati alla nostra cura». Turismo, allora, come occasione di crescita, di conoscenza, di approfondimento, di riscoperta dei rapporti (soprattutto del “ritrovarsi” in famiglia), di opportunità per “nutrire lo spirito”, di fattore di promozione di concetti quali solidarietà, socialità e sostenibilità, non solo come momento di riposo, svago e divertimento. Nel 2012 si calcola che “per turismo” si muoverà almeno un miliardo di persone in tutto il mondo. È un fenomeno, quindi, che merita attenzione, anche dal punto di vista pastorale. Innanzitutto per quanto riguarda la voce “pellegrinaggi”, ma in particolare per l’aspetto di “apertura all’altro” che le comunità del nostro territorio diocesano – ad altissima vocazione turistica – possono sperimentare. «Il tema è grande e complesso – spiega don Gigi Zuffellato, direttore dell’Ufficio diocesano Sport e Turismo –. La “pastorale turistica” è affidata al sacerdote, all’intera parrocchia e ai Vicariati, visto che è tutta la comunità a entrare in contatto con chi giunge per periodi di vacanza più o meno lunghi. Senza dimenticare chi arriva richiamato sì dalle bellezze naturali, ma soprattutto dal nostro patrimonio culturale, architettonico, artistico e di fede, con la Cattedrale, le basiliche, i santuari. Spesso ci si “sfiora” semplicemente, in considerazione anche del fatto che i moltissimi turisti che frequentano le nostre località di lago e di montagna esprimono differenti sensibilità religiose. Testimoniare, però, il proprio “esserci” come cristiani è un segnale importante». Ci sono iniziative particolari in Diocesi? «Anche quest’anno – risponde don Gigi – distribuiremo un depliant in sei lingue nel quale il Vescovo esprime il proprio “benvenuto” ai turisti. Stiamo, inoltre, studiando la possibilità di incrementare le “informazioni all’esterno”: come le brochures sui santuari e le chiese della diocesi, piuttosto che un database consultabile via internet con le diverse iniziative (estive e invernali) ad ampio richiamo turistico proposte dalle parrocchie (pensiamo alle cappellanie alpine, alle elevazioni spirituali, alle feste patronali…). Vorremmo anche potenziare il ruolo delle “nostre” guide. Mentre la grande sfida sarebbe riuscire a realizzare un sussidio a uso delle parrocchie con suggerimenti per migliorare l’accoglienza (specie dal punto di vista liturgico, con i Vangeli in diverse lingue, per esempio). Tutto questo, però, valorizzando capacità ed esigenze di ciascuna comunità – che presenta caratteristiche proprie e irripetibili – e lavorando in rete con gli operatori del settore». Sul nostro territorio è molto radicato il “turismo delle seconde case” e, spesso, anche dal punto di vista della “frequentazione”, si finisce con l’essere più presenti nella parrocchia dove si trascorrono la vacanza o il weekend piuttosto che là dove si risiede abitualmente… «Questo è vero. Si tratta di scelte fatte dalle famiglie. Penso che siano importanti il dialogo e il confronto fra i parroci. Per le famiglie che appartengono alla nostra diocesi, e si “spostano” da un luogo all’altro, diventa più facile individuare una “continuità” del cammino pastorale. Per chi viene da fuori la cosa diventa più complessa…». Turismo significa accogliere, ma anche partire, specie in pellegrinaggio… «Per quanto riguarda la nostra diocesi, da tre anni è attivo un servizio ai pellegrinaggi, coordinato da don Giovanni Illia, che, oltre a organizzare pellegrinaggi aperti a tutta la diocesi seguendo percorsi e temi sempre nuovi, offre il proprio sostegno alle parrocchie impegnate nell’organizzazione di singoli pellegrinaggi comunitari. È una presenza importante da conoscere e utilizzare al meglio». ENRICA LATTANZI Agenda del Vescovo Venerdì 29 giugno A Como, tutto il giorno, Consiglio Episcopale. Sabato 30 giugno A Como, alle ore 11.00, presso la basilica di San Fedele, Santa Messa con il corpo di Polizia Penitenziaria. Da domenica 1 a sabato 7 luglio Esercizi spirituali con i Vescovi della Conferenza Episcopale Lombarda. ■ Il Vangelo della domenica: 1 luglio - XIII domenica del tempo ordinario «Prese la mano della bambina» (Mc 5,21-24.35-43) Prima Lettura: Sap 1, 13-15; 2, 23-25 Seconda Lettura: 2Cor 8, 7.9.13-15 PAPà GIàIRO E LA MOGLIE Giàiro era capo della sinagoga, ma prima ancora era un papà angosciato per la figlia morente e l’affida a Gesù. Sa che può contare su di lui; basta che Gesù vada a casa sua e le imponga la mano. Alla notizia della morte della figlia, mentre alcuni sono rassegnati e altri nel trambusto piangono, urlano, deridono, lui sa che deve “aver fede”. L’aveva chiesto Gesù. Accanto c’è la mamma; non sappiamo il suo nome; non si descrivono i suoi sentimenti; non si conoscono le sue parole. Ma c’è. Con un gesto di gentilezza, Gesù l’ha voluta accanto a sé nella stanza dove regna la morte! Muti sono anche i testimoni prescelti; gli stessi del Tabor e dell’Orto degli Ulivi. Per un attimo “La morte entrata nel mondo per l’invidia del diavolo” ha il sopravvento. UNA MANO TESA Fossi un pittore, fisserei la scena su quella mano forte e ugualmente delicata di Gesù che stringe quella fredda e inerte della ragazza. Certo: Gesù dice anche in aramaico (la lingua parlata dalla gente): “ Talità kum”, ma è la mano che mi colpisce. “ Dammi una mano” non lo diciamo forse anche noi nel bisogno a chi ci può aiutare?; Gesù è uno su cui puoi contare; Gesù è uno che la mano te la dà; anzi te le da tutte e due. Basta aver fede. Un ultimo particolare; la ragazza aveva dodici anni; l’età di quando Gesù era rimasto al tempio e i suoi genitori erano angosciati come Giàiro e la moglie nel racconto di oggi. Dodici anni: età stupenda e ugualmente piena di contraddizioni. Li vediamo i dodicenni al Grest in questi giorni; un attimo esuberanti e poco dopo soprapensiero; chiacchieroni e subito dopo si esprimono a monosillabi; ribelli e se ne hanno voglia, stupendamente disponibili. E i genitori preoccupati come Giàiro, sua moglie, Maria e Giuseppe. Il rime- dio? Tra i tanti, “aver fede” e affidarli a Gesù. Per ciascuno di loro c’è la mano tesa di Gesù che “ da ricco che era si è fatto povero” per starci vicino. UNA SCRITTA CURIOSA Conservo come ricordo una foto scattata da un caro amico sulla Riviera dei Fiori ad Alassio. Rappresenta il sacrario dei caduti in mare. Davanti alla cappella in mattoni, c’è una croce in acciaio con la figura stilizzata di Gesù e un targa del 2007 con questa scritta curiosa: “ Solo lui è inossidabile, inattaccabile, incorruttibile: credigli”. La collego volentieri alla frase del Vangelo di oggi: “ Non temere, soltanto abbi fede”. Come Giàiro duemila anni fa; come i marinai di Alassio ai nostri giorni, non ci resta che credere e lasciarci afferrare dalla mano forte e rassicurante di Gesù. don ALFONSO ROSSI Vita diocesana 14 Sabato, 30 giugno 2012 Scuola diocesana di musica. L’offerta adesso diventa più ampia L è l’istituzione più antica a Scuola Diocesana di musica e sacra liturgia «Luigi Picchi» tra le scuole diocesane di è l’istituzione più antica tra Como ed è fra le prime le scuole diocesane di Como ed in Italia per fondazione; è tra le prime in Italia per data di fondazione (1928). Questo oltre alle materie classiche fatto si può collocare all’interno quest’anno saranno di un discorso più ampio, che ha visto la nostra Diocesi, nei tempi introdotti altri strumenti. preconciliari e postconcilari, in natura della liturgia e delle sue leggi. prima linea nelle sperimentazioni di canto in lingua Nel contempo non può prescindere da competenze che viva e nel mettere in pratica le novità liturgicosi acquisiscono con paziente lavoro. pastorali confluite nei dettati del Concilio Vaticano A ciascuna assemblea che celebra il Cristo Signore II. Molte comunità cristiane, nella nostra e in altre non va richiesto nulla di più né nulla di meno di Diocesi, godono dell’apporto di una nutrita schiera di quanto essa può dare. Anche queste sono condizioni musicisti, maestri di coro e cantori formati nell’ultimo attraverso le quali l’azione liturgica può diventare un cinquantennio di lavoro dalla nostra istituzione. celebrare in spirito e verità, una vera professione di fede, Sempre di più si avverte la necessità di rilanciare un credibile segno di comunione con Dio e con i fratelli. una consapevolezza circa l’autenticità del celebrare, La scuola propone un percorso formativo e didattico ispirata ai principi genuini della riforma liturgica. mirato a offrire alla Diocesi degli animatori La partecipazione delle Assemblee ai santi Misteri è spiritualmente convinti, ecclesialmente motivati autentica solo quando è Il Signore colui che si cerca e seriamente abilitati dal punto di vista di una e che insieme si incontra, col frutto di una crescita professionalità musicale-liturgico-pastorale. Si rivolge personale ed ecclesiale. Pertanto il servizio di prevalentemente a giovani; ma anche ad adulti che animazione liturgico - musicale delle Assemblee – al intendono meglio qualificare la loro opera all’interno pari dell’arte di celebrare da parte di chi presiede – è della propria parrocchia. In questa prospettiva i parroci un compito delicato. Richiede primariamente, da parte hanno un ruolo fondamentale nell’individuare, nel di chi lo esercita, una spiritualità e poi chiarezza sulla motivare e poi nell’accompagnare gli alunni durante l’iter formativo: la loro valorizzazione, con saggia gradualità, si rivelerà motivo di maturazione e fonte di accresciuta consapevolezza per la Comunità tutta. Dal prossimo anno scolastico la Scuola di musica punta ad ampliare maggiormente la sua offerta formativa. Oltre alle tradizionali lezioni del sabato pomeriggio si sta lavorando per una serata feriale di lezione, probabilmente a metà della settimana. Gli ingredienti saranno: lo studio della Liturgia, lezioni di lettura della musica, una serie di incontri monografici su tematiche liturgiche e musicali (aperte anche ad uditori esterni). Anche lo studio dello strumento troverà il suo spazio e, se il numero di iscritti lo permetterà, si pensa di inserire, oltre allo studio dell’ organo, anche quello di altri strumenti musicali (flauto, chitarra…). Ulteriori informazioni saranno fornite a breve tramite il “Settimanale” o possono essere richieste all’Ufficio Liturgico inviando una mail a liturgia@diocesidicomo. it o telefonando a don Simone Piani (333-6217220). Lo scorso 23 giugno a Como, presso l’Istituto Santa Croce, si è svolta l’assemblea annuale degli Istituti secolari attivi in diocesi; relatore don Ivan Salvadori PELLEGRINAGGIO guardando al PROSSIMO BEATO NICOLò RUSCA La Chiesa oggetto e soggetto del Concilio L a Chiesa ha sempre il suo fascino. Per questo, “La Chiesa soggetto e oggetto del Concilio Vaticano II”, è stato l’argomento che gli Istituti Secolari attivi in diocesi hanno approfondito nell’annuale Assemblea, tenuta a Como, sabato 23 giugno, all’Istituto Santa Croce. Il Coordinatore, che dopo la preghiera, ha iniziato i lavori della giornata, ha sottolineato l’irrinunciabilità di questa iniziativa, perché è quella che convalida il lavoro costante che si sta svolgendo da parte degli Istituti stessi, che lì erano tutti rappresentati. Ad avvalorare l’argomento, è stato poi don Ivan Salvadori, assistente diocesano di Azione cattolica e qualificato docente in Seminario che con vera competenza ha puntato i fari su una precisa angolatura della vita della Chiesa, interpellando la famosa Costituzione conciliare “Dei Verbum” e la Esortazione Apostolica “Verbum Domini”. Diverse nel tempo e nello stile ma sempre guidate dallo stesso Spirito; soggetto unico il Verbum, la Parola. Facendo un po’ la parte del diavolo, dopo una saggia introduzione, don Ivan ha posto duri interrogativi: la parola di Dio gioca ancora la sua importanza? È proprio centrale nella vita della Chiesa? Non ha talvolta “uso decorativo”? L’attuale stagione come la vive? Come la propone? Sarebbero bastate queste domande per far pensare a lungo; ma la forte idea di fondo ha provocato un po’ tutti questi Consacrati impegnati nel difficile mondo attuale: la relazione divina è un dialogo fra Dio e l’umanità, proprio perché “piacque a Dio, nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso” (capitolo I “Dei Verbum”); ma per che cosa? “per rendere il mondo più giusto, più abitabile” (n.100 “Verbum Domini”). Concetti grossi questi, come tanti altri, in sintonia di fede, in continuità di magistero, perché la Chiesa è sempre “soggetto e oggetto”. Certo la “Dei Verbum” è a sfondo rigidamente teologico; la “Verbum Domini”, senza tradire il Concilio è più pastorale , più missionaria, anche nelle espressioni linguistiche. Sempre però la Parola di Dio – “Dei Verbum” o “Verbum Domini” – è un richiamo al suo ascolto e una spinta alla evangelizzazione. E per i Consacrati Secolari? “Se nessun credente in Cristo, può sentirsi estraneo… i laici, in particolare le donne… in questo tempo devono sviluppare nuove forme di annuncio” (n.94 “Verbum Domini”). Insomma la Chiesa di sempre, da sempre offre la Parola di Dio; non c’è che da ascoltarla, e da comunicarla. Don Ivan, con tanta profondità e altrettanta disinvoltura, questa volta l’ha consegnata ai membri degli Istituti secolari. E nel dibattito si è voluta chiarificazione fra Tradizione e tradizioni; si sono fatte disquisizioni sul concetto di Verbo; anche validi richiami alla Trinità nel suo mistero; costante la voglia di una seria riscoperta di Dio da comunicare agli altri. Anche nell’omelia, durante la Messa, i Secolari presenti, da don Ivan hanno avuto queste parole evangeliche per gustare la Parola. Quel “non preoccupatevi” di Gesù detto a chi nella quotidianità di preoccupazioni ne incontra, non può che ispirare fiducia di figli nei riguardi di un Padre che è nei cieli. E sull’eco del “cor inquietum” immortalato con sant’Agostino, si è consolidato l’invito a una costante ricerca di Dio che, in fondo, pur con le dovute differenze carismatiche è l’unico anelito di tutti gli Istituti Secolari. Valeva proprio la pena di essere presenti, se non altro per sentirsi Chiesa, in questo modo, in questo tempo. CIA MARAZZI 21 aprile 2013: è questa la data in cui a Sondrio si svolgerà il solenne rito di beatificazione dell’arciprete Nicolò Rusca (per approfondimenti vedi pagina 29 di questo stesso numero del “Settimanale”). Lo scorso 19 dicembre Benedetto XVI, dopo aver ricevuto in udienza il cardinale Angelo Amato, autorizzò la Congregazione per le Cause dei Santi – di cui Amato è Prefetto – a pubblicare il decreto relativo al «martirio del Servo di Dio Nicola Rusca, Sacerdote diocesano; nato a Bedano (Canton Ticino) nel mese di aprile 1563 e ucciso in odio alla Fede a Thusis (Svizzera) il 4 settembre 1618». L’annuncio della data è stato comunicato martedì 19 giugno, a Sondrio, dal vescovo monsignor Diego Coletti, durante la solenne Santa Messa in Collegiata per la festa dei patroni della città, i santi Gervasio e Protasio. La conferma della data del 21 aprile, che, tra l’altro, viene a coincidere con i 450 anni dalla nascita dell’ormai prossimo beato Rusca, è giunta proprio in questi giorni dalla Segreteria di Stato Vaticana. Fra le molteplici iniziative organizzate per celebrare questa figura di sacerdote, testimone della fede fino a dare la propria vita, segnaliamo il pellegrinaggio rievocativo a piedi, in programma fra Sondrio, la Valmalenco (dove egli fu arciprete) e la svizzera Thusis (dove fu martirizzato) dall’1 al 5 settembre prossimi. Ci sono due proposte in base alla propria disponibilità: info presso il Segretariato diocesano pellegrinaggi (telefono 031-3312232) o presso don Alfonso Rossi (telefono 0342-451124). Grest2012 Sabato, 30 giugno 2012 15 A Caiolo i Grest della Diocesi in festa «Passpartù 2012». Alla riscoperta della “Parola” che conta più delle altre... I l vescovo monsignor Diego Coletti è arrivato su una minicar messa a disposizione dal vicino golf club e con in testa il cappellino che migliaia di bambini, in questi giorni, indossano per difendersi dal sole a picco che arroventa i nostri oratori: è questa una delle immagini della festa dei Grest che giovedì scorso a Caiolo ha coinvolto più di quattromila bambini dai sei ai tredici anni, accompagnati dai loro animatori e sacerdoti. Sono arrivati da ogni punto della diocesi per vivere quello che da lontano potrebbe sembrare solo un grande evento, uno dei tanti dei quali fanno notizia solo i numeri, ma il meeting è stato davvero una grande festa, nella quale si sono intrecciati divertimento e animazione, condivisione e dialogo, incontri e conoscenze, una festa che ha, però, avuto un’unica e importante protagonista: la Parola, quella parola, con la p maiuscola, che si è fatta carne e che, come un “Passpartù” - per dirla con le parole dello slogan del grest - ci permette di entrare nel nostro cuore e nel cuore degli altri, aiutandoci ad aprire ogni porta chiusa. Una Parola che non va sprecata, ma che con quel “tu” finale mette al centro l’amico, e mette al centro soprattutto Gesù, l’Amico numero uno come ha ricordato il vescovo. In realtà, il momento di festa all’aviosuperficie di Caiolo è stato solo il culmine di una giornata che ha visto molti oratori del comasco incontrare altrettanti oratori della provincia di Sondrio: fin dalla mattinata i pullman carichi di ragazzi hanno raggiunto la Valtellina per unirsi in gemellaggio e vivere, nel piccolo, un’esperienza di Chiesa fatta di giochi a squadre e di pranzi al sacco da condividere. Intorno alle 13.30 i cancelli dell’aviosuperficie si sono aperti e i ragazzi hanno cominciato a riempire i settori della spianata di Caiolo: alcuni sono arrivati in bicicletta e i più temerari a piedi, dopo qualche ora di cammino. In tutti era però tangibile la gioia dell’essere lì e di condividere con altri un momento di festa inusuale e che qualcuno ha paragonato a una “mini Giornata Mondiale della Gioventù”. Di certo non mancavano il caldo tipico delle GMG, le scorte di acqua e nemmeno l’entusiasmo dei partecipanti, anche se il momento che più di ogni altro ha reso il meeting dei Grest “universale” è stato l’incontro con il vescovo della diocesi sorella di Carabayllo, mons. Lino Panizza e le testimonianze di don Roberto Seregni e don Ivan Manzoni che nei prossimi mesi lasceranno la diocesi per recarsi in Perù: una realtà che i ragazzi del Grest hanno già imparato a conoscere grazie all’iniziativa di carità che il Centro per la Pastorale Giovanile ha proposto ad ogni oratorio, in occasione delle attività estive. Importantissimo per la riuscita della festa è stato l’apporto di tanti giovani volontari e il lavoro della protezione civile che ha cercato di rinfrescare continuamente i ragazzi, provando a rendere i 35 gradi della Valtellina e il sole del pomeriggio un po’ più sopportabile. Certo, gestire sessanta pullman non è stata impresa semplice e soprattutto qualcuno ha dovuto attendere un po’ prima di tornare a casa; rimane comunque la soddisfazione di aver fatto assaporare, anche ai più piccoli, un ingrediente dell’“essere Chiesa” e quanto sia bello ritrovarsi tutti insieme intorno a Colui che per primo ha rotto il silenzio e ha pronunciato il nostro nome, Colui che allontana i tanti “bla bla bla” frutto della confusione e del disordine, Colui che rende perfetti nell’unità perché capace di rompere ogni distanza, Colui che giovedì scorso ha raccolto la nostra grande diocesi, rendendola piccola quasi quanto una pista di atterraggio. a cura del CENTRO PER LA PASTORALE GIOVANILE ■ L’iniziativa di carità proposta a tutti i ragazzi Progetti a sostegno di Carabayllo G iovedì scorso, nella cornice calda e gioiosa del raduno diocesano dei Grest a Caiolo, abbiamo accolto il Vescovo Lino Panizza Richero, in visita alla nostra diocesi. Monsignor Lino è il Vescovo della diocesi di Carabayllo (Perù), dove da novembre 2010 vivono il loro ministero sacerdotale come fidei donum don Savio e don Umberto e che il prossimo anno vedrà la presenza giovane e fresca di altri due sacerdoti e due laiche. La visita del Vescovo Lino è nella logica dello scambio e della collaborazione tra Chiese, proprio come scritto sugli accordi di cooperazione missionaria. Al di là degli aspetti formali di questi accordi è proprio la visita reciproca che arricchisce la comunità, che apre orizzonti di conoscenza, che pone interrogativi, che racconta con parole e con gesti la storia e la vita di altri popoli: le missioni diocesane sono il segno visibile della Chiesa, di tutte le nostre parrocchie che esprimono la loro missionarietà nel servizio alla diocesi di Maroua-Mokolo in Camerun ed alla diocesi di Carabayllo in Perù e che maturano la loro coscienza missionaria grazie all’impegno di annuncio e di servizio non solo di chi è in missione, ma di tutta la diocesi. In questa linea il Grest 2012 ha aperto le porte ad un progetto di carità che riguarda proprio la missione diocesana a Carabayllo. “Soy niño, soy Iglesia” è il motto che accompagna in questi giorni il cammino caritativo dei nostri oratori. All’interno di un Grest il cui tema ci porta a scoprire l’importanza delle parole e della Parola, nell’anno dedicato dalla diocesi alla Parola non poteva esserci una parola diversa. • “Soy niño, soy Iglesia” è una frase presa in prestito dal piano pastorale della diocesi di Carabayllo che può aiutare i bambini e i ragazzi a scoprire il loro essere chiesa. • Un cammino caritativo anche nei giorni di Grest per non relegare la carità in alcuni giorni dell’anno ma per educare i bambini e i ragazzi con gli animatori ad uno stile feriale di attenzione alle povertà e di condivisione. • Un’iniziativa-progetto nella missione diocesana in Perù per costruire 4 mura e un tetto dove fare catechesi e regalare una Bibbia a ciascuna famiglia: perché la Parola trovi una casa costruita dall’uomo dove essere annunciata ma soprattutto perché il dono della Parola che costruisca in noi una casa accogliente, ospitale, missionaria. GABRIELLA RONCORONI direttore Centro missionario diocesano Como Cronaca Sabato, 30 giugno 2012 17 Disagi. Nelle ultime settimane, pena il caldo e problemi strutturali, la vivibilità all’interno della casa circondariale ha toccato livelli di insostenibilità. Bassone: bolgia dantesca U na cisterna contenente gasolio in fase di progressivo sprofondamento, con rischi d’impatto ambientale incalzanti e incalcolabili. Colonie di piccioni che invadono l’istituto, depositando quantità esorbitanti di escrementi già responsabili di una epidemia di febbre acuta e promettenti nuove diffusioni di morbi e contagi. Pantegane che si aggirano liberamente nei corridoi, così grosse da incutere soggezione persino ai cani che vi prestano loro malgrado “servizio”, tra i liquami che si depositano sui pavimenti dai fori che si producono nell’involucro dei micro sacchetti delle immondizie utilizzati al posto dei normalissimi sacchi neri, classificati come “genere di lusso” nel bilancio gestionale delle spese. E poi ancora un sovraffollamento da bolgia dantesca, tubazioni idriche così antiquate e corrose da limitare l’afflusso nei rubinetti e in doccia a un commovente (per lo sforzo) rigagnolo d’acqua putrida e gelida, disinfettanti a tal punto diluiti – quando ci sono - che alcuni degli ospiti in vena di protesta autolesionistica li hanno ingeriti senza inconvenienti particolari per la salute. Né si tratta purtroppo di una scenografia tratta da “Blade Runner” o da altra pellicola ispirata a contenuti di fantasia. A rendere sempre più irrespirabile l’atmosfera che aleggia sul Bassone, la Casa circondariale che dal 1985 avrebbe dovuto accogliere non più di 176 detenuti, ma che al momento ne ha stipati ben 570 tra le sudice e inospitali pareti di celle sempre più anguste e intasate, sono naturalmente le esigenze superiori della Ragion di Stato, che taglia, sforbicia e assottiglia anche laddove ci sarebbe invece da intervenire, rafforzare e perfezionare, perché ci sono in ballo la dignità umana (dei reclusi), il decoro professionale (degli agenti di custodia) e soprattutto l’impellente necessità di scongiurare il serio pericolo di tumulti e disordini che potrebbero innescare una reazione a catena tra le più letali sotto il profilo della sicurezza. Per Massimo Corti, guardia penitenziaria con 29 anni di servizio in curriculum e segretario regionale del dipartimento di amministrazione penitenziaria, per fare il punto della situazione e cercare di procedere a qualche intervento correttivo immediato, prima che possa accadere qualcosa di molto brutto. E quando parliamo di “intervento correttivo” non alludiamo certo all’imbiancatura delle pareti dell’ufficio del direttore e del corridoio della direzione, che puntualmente registriamo a ogni cambio al vertice dell’istituto, mentre l’ultima imbiancatura della caserma degli agenti risale al 1985 –ossia all’anno dell’inaugurazione del carcere- e le celle e i bagni sono ridotti a qualcosa che ricorda molto da vicino le stalle. Volendo infine parlare di “sprechi”, dato che a quanto pare è questo il punctum dolens della questione, teniamo a precisare che il nostro carcere possiede un macchinario per raggi X mai utilizzato per la mancanza di un banalissimo certificato, e che i detenuti che hanno bisogno di essere sottoposti alle radiografie vengono scortati, con mezzi di trasporto e sorveglianza armata, nei diversi ospedali della zona, facendo lievitare i costi e comportando inutili perdite di tempo. Ma anche su questo tema non abbiamo mai ottenuto risposte, e ciò Sporcizia, carenza di acqua, topi, caldo impossibile. Costruito per 176 detenuti oggi ne “ospita” 570 generale, provinciale e regionale della Federazione Nazionale Sicurezza della Cisl, “sarebbe improprio e inesatto parlare di “emergenza” per fotografare l’attuale degrado del carcere, mentre sarebbe molto più realistico descrivere il fenomeno in termini di vera e propria insostenibilità. «Sono decenni, e non anni, che chiediamo a gran voce di essere ascoltati dal provveditore e dagli organi competenti, ma siamo ancora in attesa di risposte. Intanto le gravi carenze strutturali soggiacenti già dall’epoca della costruzione dell’istituto si sono cronicizzate e ingigantite, le condizioni igienico-sanitarie hanno raggiunto livelli di guardia non oltrepassabili in alcun modo, e la mancanza di disponibilità idrica che lamentiamo da settimane non si limita a impedire l’uso delle docce e dei servizi, ma rappresenta, sul versante della sicurezza, un detonatore pronto a far esplodere una rivolta che potrebbe condurre a esiti inimmaginabili. Non più di pochi giorni fa circa duecento detenuti si sono rifiutati di rientrare in cella dopo l’ora di passeggio, ed è stato solo al termine di una lunga e laboriosa trattativa che siamo riusciti a riportare la protesta sui binari di un’apparente normalità, persuadendo i recalcitranti a soprassedere e a tornare ad affilare le armi della pazienza e della sopportazione. Ma è difficile bassone lomazzo Vescovo in S. Fedele con la Polizia Penitenziaria Sabato 30 giugno festa dei compleanni in Casa Albergo M ons. Diego Coletti, vescovo di Como, celebrerà sabato 30 giugno, alle ore 11, presso la basilica di S. Fedele, in Como città, un S. Messa con il Corpo di Polizia Penitenziaria della casa circondariale del Bassone. dire fino a quando potremo continuare a tirare la corda in questo modo. Tutto quello che sappiamo è che, preso atto del disagio dovuto alla carenza d’organico dell’istituto, la linea d’azione del provveditorato prevede ulteriori tagli del personale, glissando sul fatto che già adesso, nelle attuali condizioni, un agente deve coprire quattro turni di sezione». E’ sicuramente una realtà estrema le cui responsabilità sono tuttavia condivisibili con quelle inerenti altre strutture, poiché presenta innegabili analogie con lo sfacelo di altre carceri lombarde e italiane. «Indubbiamente - prosegue Corti - ma se la situazione dei penitenziari della Lombardia rimane quella che è, a Como va senz’altro assegnata la maglia nera nella speciale classifica. L’auspicio è di avere al più presto un incontro con Aldo Fabozzi, il Provveditore Sabato 30 giugno consueto appuntamento con la festa dei compleanni nella Casa Albergo di Lomazzo. Gli ospiti che hanno compiuto gli anni nel mese di giugno festeggeranno con parenti, amici e volontari e dalle ore 15.30 con la musica e la simpatia del signor Cappello Salvatore di Lurago Marinone. Gli ospiti festeggiati saranno: Monti Mario (81 anni), Lazzari Maria (84 anni), Ferri Enrichetta (85 anni), Benzoni Anna (88 anni), Verga Giuseppina (88 anni), Brasca Speranza (89 anni), Verga Francesca Caterina e Roncalli Arturo (90 anni), Premoli Lucia (90 anni), Carugo Joria e Tassarollo Ida (91 anni), Guelfi Adriana (91 anni), Faverio Luciano (95 anni) e Villa Maria (97 anni). La denuncia, continua, di Massimo Corti (Cisl) e la richiesta di un incontro con il Provveditore ci invita a non farci soverchie illusioni nemmeno per quanto riguarda il futuro, a breve, medio e lungo termine. L’unica speranza che ci rimane è riposta nella sensibilità dei comaschi e nella loro presa di coscienza del problema. Capire che così non è più possibile andare avanti sarebbe il primo passo per cominciare almeno a impostare un abbozzo di intervento, ma senza il contributo di tutti sarà difficile realizzare qualcosa di efficace e duraturo». SALVATORE COUCHOUD Como Cronaca 18 Sabato, 30 giugno 2012 Asl e scuola, unite contro il sovrappeso tra la popolazione scolastica La firma del documento, in Asl. Da sinistra: il dr. Carlo Alberto Tersalvi, il dr. Claudio Merletti e il dott. roberto bollina (direttore generale asl como) La sottoscrizione di un progetto, della durata di tre anni, che interesserà gli studenti dai 9 ai 13 anni delle province di Como e di Varese U n’intesa tra Asl e mondo della scuola per far fronte al crescente problema del sovrappeso nelle province di Como e di Varese. A sottoscriverla, nei giorni scorsi, sono stati l’Asl di Como e l’Ufficio Scolastico Territoriale XII, sul filo della continuità rispetto ad un cammino che da anni vede queste due realtà affiancate, ciascuna forte delle proprie specifiche competenze, per sensibilizzare i più piccoli rispetto all’acquisizione di sani stili di vita. Obiettivo dell’accordo il lancio del progetto: “Azioni di prevenzione del sovrappeso” che, nell’arco del prossimo triennio, interesserà gli studenti della scuola primaria e secondaria di primo grado delle due province, con particolare attenzione alla fascia di età che va dai 9 ai 13 anni. «La strada che ha condotto a questo progetto – le parole del dott. Carlo Alberto Tersalvi, direttore sanitario dell’Asl di Como – si colloca nel solco di un cammino da tempo avviato a livello regionale, e provinciale, che vede sanità e scuole legate da una comune alleanza per la promozione di adeguati stili di vita, secondo una logica positiva e non repressiva. Con la promozione di progetti come l’attuale si vorrebbe rendere strutturale questa modalità di pensiero, in maniera tale che tale forma di educazione e sensibilizzazione diventi quotidiana e non occasionale». Il progetto, come detto, si prefigge l’obiettivo prioritario del contenimento del fenomeno del sovrappeso e dell’obesità tra gli studenti attraverso il trasferimento di informazioni sulla corretta alimentazione e la promozione di una adeguata attività motoria nei curricula formativi scolastici. «Destinatari del progetto – spiega la dott. ssa Anna Nel 2006 i bambini il 23,2% dei bambini di 9 anni aveva questa caratteristica, contro il 29,5 del 2011. Numeri importanti che, pur mitigati dal calo degli obesi (sempre tenendo come riferimento la popolazione di 9 anni di età) dal 9,6 al 7,7%, conferma la necessità e l’urgenza di una sensibilizzazione mirata per la promozione di sani stili di vita. Sannino, responsabile del settore Educazione e Salute dell’Asl di Como – saranno certamente gli alunni, ma anche le famiglie e gli stessi docenti degli istituti scolastici statali e paritari delle due province. Gli obiettivi prefissati consistono nell’avviare un percorso di miglioramento sistematico e diffuso degli stili di vita da parte degli alunni degli studenti presenti sui territori interessati dal progetto; consolidare le competenze specifiche in tema di educazione alimentare motoria nel corpo docente delle scuole; creare, nel lungo periodo, condizioni favorevoli al miglioramento della qualità della vita dei futuro cittadini». Le fasi in cui si articolerà il progetto, che prenderà il via dal prossimo mese di settembre, si caratterizzeranno nella raccolta di dati tra la popolazione scolastica, sulla scorta di iniziative simili condotte in passato (periodo settembre – dicembre 2012); l’adeguata formazione del personale docente (gennaio – giugno 2013); l’attuazione nelle classi delle attività didattiche programmate (con l’eventuale contemporanea presenza di personale qualificato) (anni scolastici 2013/2014 e 2014/2015); l’esecuzione di successive verifiche e valutazioni. «I dati di cui oggi disponiamo – ha spiegato il dott. Claudio Merletti, dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale XII – ci dicono che l’obesità tra i giovani appare in costante aumento. Da qui la necessità di consolidare una collaborazione che da tempo vede Asl e scuola agire in sinergia sul fronte dell’educazione della popolazione scolastica e della prevenzione da scorretti comportamenti». Un punto di partenza oggettivo, dunque: attualmente la prevalenza di obesità giovanile in Europa è 10 volte maggiore rispetto agli anni Settanta. Il 20% dei bambini europei è in sovrappeso o obeso, con un picco del 34% nei bambini da 6 a 9 anni. In provincia di Como in passato sono stati condotti dall’Asl specifici studi basati su misurazioni dirette di campioni della popolazione, accompagnati dalla richiesta di compilazione di questionari da parte dei genitori. Nello specifico a partire dal 2006 è stato avviato un sistema di sorveglianza nutrizionale che ha coinvolto i bambini di 9 anni di età. Il primo studio è stato condotto su un campione di 883 bambini, che rappresentavano il 18% dell’intera popolazione comasca oggetto della verifica, rilevando direttamente peso, altezza, circonferenza della vita, oltre che acquisendo informazioni sulla frequenza di assunzione di cibo e il tempo dedicato all’attività fisica extrascolastica. Il campione del 2006 ha rivelato, tra la popolazione scolastica di 9 anni d’età, il 67,1% dei bambini normopeso, il 23,2% sovrappeso e il 9,6% obeso. Analoga indagine, effettuata 5 anni dopo (nel 2011) su una popolazione scolastica di 1067 bambini (sempre di 9 anni) ha rilevato una diminuzione dei normopeso (62,8%), e degli obesi (7,7%), ma un incremento dei sovrappeso (29,5%). Da qui la scelta di mettere in atto strategie mirate di sensibilizzazione e di coinvolgimento della popolazione scolastica e delle famiglie per invertire questa tendenza. (m.ga.) Si è svolto lo scorso 25 giugno. Obiettivo: ridurre al minimo le irregolarità Piscine: corso Asl per la prevenzione L fa il punto sui controlli nelle piscine ’ASL pubbliche. L’occasione è stata quella di un corso di formazione interno, per il proprio personale sulla prevenzione, tenutosi lo scorso lunedì 25 giugno, con finalità di migliorare la specifica azione di tutela su un’attività fisica particolarmente utile al benessere complessivo della persona. Le piscine, in gergo denominate “ impianti natatori” sono infatti non immuni da criticità che possono avere spiacevoli conseguenze per la salute. Oltre il malaugurato rischio da annegamento, sempre presente, ci possono essere rischi legati alle specifiche attività sportive da agenti microbiologici, chimici o fisici. L’ASL è costantemente attenta a far sì che si evitino questi problemi mediante visite ispettive e verifiche analitiche delle acque. Partiamo dalle ispezioni sulle 85 piscine aperte al pubblico del territorio provinciale: sono state 20 nel 2009, di cui 11 hanno avuto esito favorevole e 9 hanno evidenziato delle irregolarità. Nel 2010 su 35 ispezioni, 15 sono state favorevoli, mentre nel 2011, delle 13 ispezioni solo 6 hanno ricevuto il “va bene” dagli ispettori. Le ricerche microbiologiche sulle acque hanno evidenziato alcune non conformità - 29 analisi su 558 dovute spesso a problemi relativi alla disinfezione delle acque di approvvigionamento e di ricircolo, oppure ad un temporaneo sovraffollamento dell’impianto. Riguardo ai parametri chimici delle acque, il problema più frequente è stato quello di valori discontinui di cloro libero attivo nelle vasche, dovuto a carenza di sistemi di autocontrollo, monitoraggio e campionamenti interni che devono essere attuati dai gestori. Miglioramento delle procedure di controllo interne da parte dei gestori, affiancato da costante azione di vigilanza dell’ASL : questi sono i due presupposti pe prevenire i rischi igienico sanitari alle persone che frequentano le piscine. Como Cronaca Sabato, 30 giugno 2012 19 Como ed Ecuador. Un progetto che mira ad avvicinare due mondi lontani. C omo, Italia ed Ecuador. Due mondi lontani, un oceano di mezzo, una distanza abissale sul fronte politico, economico, sociale. Eppure parte proprio da Como la sfida per avvicinare questi due poli, partendo da un anello debole della catena sociale: la disabilità. Debole in Italia, ma forte, nel nostro Paese, di una attenzione e di una sensibilità che hanno permesso di inserire questo tema in un modello generale di welfare. Modello fatto di assistenza, accompagnamento, coinvolgimento, emancipazione. Debole in Ecuador, in un contesto sociale in cui il volontariato stenta ad attecchire e la politica guarda con difficoltà il mondo della disabilità, poco appetibile e spendibile sul fronte elettorale. L’avvicinamento tra Como e l’Ecuador nasce dalla promozione di un progetto di interscambio sulla disabilità con la regione ecuadoregna del Chimborazo. Progetto che si fonda sulla volontà di esportare oltre oceano un modello di rete che ha dato e sta dando buoni risultati, nell’ottica di offrire ai portatori di disabilità opportunità nuove, restituendo loro una dignità che troppo spesso in Ecuador non è riconosciuta. L’idea, ben accolta dal Comune di Como, nella persona dell’assessore ai Servizi Sociali Bruno Magatti, nasce da una passione per l’Ecuador di Diego Rizza e da una lunga amicizia con Rolando Gomez, disabile, oggi coordinatore provinciale della Il sindaco di Como Mario Lucini mentre dona un omaggio a mario gomez Interscambio disabilità Obiettivo dell’iniziativa, con la collaborazione del Comune di Como: esportare un modello di relazione e partecipazione che in Italia ha dato buoni risultati. disabilità della regione di Chimborazo e membro del Conadis (Consiglio Nazionale di Disabilità). “Partner” attivi del progetto anche due associazioni comasche: “Il Gabbiano” di Cantù, da sempre in prima linea sul tema della disabilità; e “Il Sole” onlus. In questi giorni in Italia Rolando Gomez si sta imbevendo di questo mondo per coglierne le sfumature, le idee, i progetti, nell’ambizioso intento di riprodurne un modello possibile nel suo Paese. «Nel mio Paese - spiega oggi è molto più importante costruire palazzi che restano vuoti, piuttosto che sviluppare progetti che offrano alle persone disabili reali opportunità di aiuto. Sono qui per conoscere le vostre realtà, per incontrare le vostre associazioni, nella speranza che qualcuno di voi possa fare lo stesso e prendere coscienza delle grandi differenze che ci caratterizzano. Il mio desiderio è che, a partire da questi primi contatti, si possano promuovere insieme dei progetti che offrano alla mia gente la possibilità di vivere una vita nuova». Ad affiancare Gomez, in questo progetto, ci saranno, come detto, anche “Il Gabbiano” e “Il Sole” che studieranno con lui, e con la collaborazione delle associazioni che via via si affiancheranno, modalità possibili per leggere ed affrontare la disabilità in maniera diversa. Primo passo di questa intesa sarà il sostegno, da parte de “Il Sole” ad un progetto di adozione a distanza per bambini con disabilità. Un punto di partenza. «La sfida che intendiamo giocare sul fronte della disabilità – ha spiegato Bruno Magatti – è quella di offrire, sempre di più, a questo mondo spazi di vita indipendente. Il che significa assicurare a chi è diversamente abile la possibilità di progettare la propria storia in autonomia e indipendenza». Una sfida valida in assoluto, a prescindere dai confini e dagli oceani. (m.ga.) Progetto per il rilascio on line dei certificati a Palazzo Cernezzi La tecnologia entra in anagrafe L a tecnologia entra di prepotenza anche in anagrafe, a Como. La giunta di palazzo Cernezzi ha infatti approvato, nei giorni scorsi, un progetto sperimentale, di un anno, promosso dal settore Sistemi Informativi, per il rilascio on-line dei certificati di anagrafe tramite la tecnologia del timbro digitale. “Con questo progetto avviamo una sperimentazione – commenta Lorenzo Spallino, assessore all’Informatizzazione, Portale Web comunale e Digitalizzazione procedure -. Ritengo, infatti, prioritario potenziare tutti quei servizi cui il cittadino possa accedere on-line, evitando così inutili perdite di tempo con code agli sportelli”. Per quanto riguarda l’assolvimento dell’imposta di bollo, il certificato verrà stampato con una doppia dicitura, che prevede l’obbligo da parte del cittadino di apporre il contrassegno Notizie flash ■ 1 luglio Capitolo Generale Servi Carità: S. Messa con il Card. Poletto Domenica 1 luglio, alle ore 17.00, nel Santuario del Sacro Cuore, si terrà una solenne concelebrazione eucaristica, presieduta dal card. Severino Poletto, con i numerosi confratelli eletti da tutto il mondo per l’inizio del 19° capitolo generale dei Servi della Carità. In serata i padri capitolari si trasferiranno a Barza d’Ispra (VA) nella Casa Don Guanella dove si svolgeranno i lavori capitolari. È possibile seguire la celebrazione in diretta su http://www. sacrocuorecomo.it/multimedia/radio. html. telematico sul certificato, nonché la sua marcatura temporale di annullo prima del suo utilizzo secondo la seguente procedura: il cittadino comprerà la marca da bollo prima di richiedere il certificato; all’atto della richiesta informatica il programma interrogherà l’utente chiedendogli di compilare i campi relativi alla marca da bollo con l’apposizione del numero seriale univoco e della data di rilascio; verrà stampato un certificato che riporterà, all’interno di un quadrante, il numero e la data della marca digitata dal cittadino; il cittadino prima dell’utilizzo del certificato dovrà apporre la marca da bollo indicata e annullarla. Il numero e la data della marca da bollo verranno conservati in un apposito archivio informatico per permettere eventuali controlli. Con il ❚❚ Incontro con Giancarla Codrignani Donne e lavoro L bolognese Giancarla ’ intellettuale Codrignani - già docente e parla- mentare, politologa, giornalista e scrittrice femminista impegnata sulle tematiche della discriminazione - sarà a Como il 2 luglio, ospite della Consigliera di Parità per presentare il suo ultimo libro “Stiano pure scomode, signore” (Ed. Libera Stampa, 2011), che raccoglie gli scritti pubblicati sul mensile “Noi donne”. Un incontro di “riflessioni al femminile” per fare il punto sulle politiche di genere nel lavoro, ma non solo. Con Giancarla Codrignani, saranno presenti Isa Ferraguti, presidente della Cooperativa Libera Stampa, editrice della Rivista “Noi Donne” e rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni femminili del territorio. L’appuntamento è per lunedì 2 luglio alle ore 17.30 in Villa Gallia, via Borgo Vico 148, a Como. rilascio dei certificati on-line, il cittadino non dovrà versare i diritti di segreteria (0,26 centesimi di euro per certificato non in bollo e 0,52 centesimi di euro per quelli in bollo). Il Comune di Como rinuncerà quindi alla parte di propria competenza, corrispondente al 90% del totale dei diritti e del mancato introito della restante quota del 10% sarà data comunicazione al Ministero dell’Interno affinchè valuti la possibilità di rinunciare a tale quota oppure che la stessa sia versata dal Comune e che sulla base del numero annuo di certificati rilasciati on-line venga poi corrisposto al Ministero dell’Interno l’importo dovuto. Per il 2011 l’ammontare dei diritti di segreteria è stato di 6.865 euro, somma destinata ad essere inferiore nel 2012 a seguito dell’entrata in vigore della Legge di Stabilità. Notizie flash ■ Caldaie Confermato il termine del 1° agosto per gli interventi Caldaie: confermato il termine dell’1 agosto per gli interventi. La Giunta comunale ha deciso di confermare il termine dell’1 agosto 2012 per l’adeguamento alla normativa regionale che prevede l’obbligo di sistemi per la termoregolazione degli ambienti e la contabilizzazione autonoma del calore per tutti gli impianti con potenza termica superiore ai 350 kw e installazione ante 1/8/97. Per gli impianti con potenza termica superiore a 116,4 kw e installazione ante 1/8/98 il termine è fissato all’1 agosto 2013 e per i restanti impianti è all’1 agosto 2014. 20 Sabato, 30 giugno 2012 Como Cronaca Dopo l’operazione dei Carabinieri Ex Rasa: uno sgombero efficace? U Le perplessità della na vera e propria azione di sgombero, nell’ambito di una comunità di Rebbio dopo vasta operazione di controllo del territorio, quella messa in atto dal il deciso intervento della scorsa settimana che ha Comando Provinciale dei carabinieri di Como, la scorsa settimana, portato all’identificazione presso l’ex Rasa di via Scalabrini, di un nutrito numero a Rebbio. L’irruzione tra quegli come quello attuato nei giorni spazi di vita fatiscenti ha portato le di stranieri scorsi mette a disagio persone che forze dell’ordine all’identificazione già vivono in condizioni precarie”. di 17 persone, per lo più di nazionalità tunisina e Il parroco di Rebbio, che con la Caritas segue questi algerina. Tutti trasferiti al Comando provinciale per stranieri (algerini, tunisini e marocchini regolari) le identificazioni di rito. La comunità di Rebbio, a riporta il racconto di uomini che sono stati oggetto di commento della modalità con cui è stata condotta una “operazione di forza” poco comprensibile. “Alle 5 l’operazione, ci ha fatto pervenire un contributo che, del mattino, i Carabinieri, con un furgone e due gazzelle volentieri, pubblichiamo: e coadiuvati da un elicottero in volo sulla zona, sono “Venerdì 22 giugno, presso l’ ex Rasa di Via Scalabrini, i entrati nell’area ex Rasa. Hanno eseguito dei controlli, Carabinieri del Comando di Como sono intervenuti, di sequestrato i cellulari, puntando anche armi contro gli prima mattina, per eseguire dei controlli sugli stranieri stranieri. Tutto quello che c’era all’interno dell’edificio residenti in quell’area. è stato buttato all’aperto, sono stati spaccati armadi Don Giusto Della Valle, a nome della Caritas della e svuotate le bombole del gas. “Gli stranieri sono stati parrocchia di Rebbio, sottolinea che “un intervento poi scortati in caserma, trattenuti per alcune ore: ognuno di loro è stato accusato di trovarsi “in edificio privato in stato di abbandono in compagnia di” altri extracomunitari. Gli stranieri controllati nell’area ex Rasa, quando è possibile, lavorano e spediscono a casa, nel Nordafrica, i loro pochi risparmi. La maggior parte di loro usufruisce del dormitorio Caritas, ma quando scade il periodo a loro disposizione per restare nella struttura di via Napoleona tornano a dormire, dove sono stati trovati venerdì mattina. Don Giusto ribadisce che “le forze dell’ordine hanno il diritto di controllare”, ma nello stesso tempo rimarca come il trattamento riservato a questi stranieri, peraltro conosciuti e regolari, sia stata un’operazione che non porta con sé alcuna prospettiva o soluzione. Ora quegli uomini sono tornati là dove sono sempre stati”. ❚❚ Camerlata Chiusa la via Oltrecolle: primi disagi alla viabilità D alle ore 21 dello scorso 22 giugno, e fino alle ore 21 del 6 luglio il viadotto dei Lavatoi (meglio noto come viadotto dell’Oltrecolle-Canturina) è totalmente chiuso al transito. La chiusura, legata ai lavori per la tangenziale di Como, che rientrano nell’ambito del cantiere per la Pedemontana, sta già creando i primi disagi. Si ricorda che il traffico proveniente da via Oltrecolle viene deviato lungo gli itinerari via Donatori di Sangue, via Turati e via Muggiò; il traffico proveniente da via Belvedere e diretto verso Lecco/Bergamo è deviato lungo l’itinerario via Canturina-SP 38; all’intersezione via Canturina-via Turati. Dalla sera del 6 luglio e fino al dicembre 2013, il viadotto dei Lavatoi sarà riaperto ma solo in direzione Erba/Lecco. foto william Como Università Sabato, 30 giugno 2012 21 Pastorale universitaria. Dall’1 al 7 luglio prossimi, in Germania, un incontro speciale con i giovani ricercatori di tutto il mondo. Ci sarà anche l’olgiatese Elena Donegani E lena Donegani, di Olgiate Comasco, parteciperà insieme a otto connazionali al prestigioso “Lindau Nobel Laureate Meeting”, è stata selezionata anche per uno speciale incontro con i ministri dell’Istruzione di diversi paesi ufficiouniversita@ diocesidicomo.it, www.facebook.com/home.php www.universicomo.it Don Andrea Messaggi e l’equipe di Pastorale Universitaria C Una studentessa di fisica dell’Insubria a tu per tu con i Nobel i sarà anche una giovane studentessa di fisica dell’Università dell’Insubria a dialogare con i premi Nobel che all’1al 7 luglio prossimi, a Lindau (Germania), sul lago di Costanza, incontreranno giovani ricercatori di tutto il mondo. Elena Donegani, 25 anni, di Olgiate Comasco (CO), iscritta al corso di laurea magistrale in fisica dell’Università dell’Insubria, è stata selezionata insieme a altri otto giovani italiani per partecipare al tradizionale “Lindau Nobel Laureate Meeting”, che quest’anno vedrà impegnati 580 giovani scienziati provenienti da 69 paesi e più di 25 premi Nobel a discutere su tematiche di frontiera nel campo della Fisica. Non solo, la studentessa comasca è stata anche invitata dal ministro tedesco dell’Istruzione e della Ricerca, Annette Schavan, a una speciale gita in battello, il 30 giugno. Durante la serata, 50 tra i giovani selezionati per il convegno anticiperanno l’incontro con alcuni dei premi Nobel invitati al meeting e avranno la possibilità di dialogare con i ministri dell’Istruzione e della Ricerca di diversi paesi. «Incontrare di persona i premi Nobel, avere l’occasione di parlare e confrontarsi direttamente con loro, rappresenta un contatto importante fra noi giovani scienziati e chi ha già raggiunto i massimi livelli » spiega Elena, che non saprebbe dire quale fra i grandi fisici che saranno a Lindau è più ansiosa di incontrare «Veltman, Rubbia, Gross e Steinberger, poi Schmidt, perchè è l’ultimo premio Nobel... e zur Hausen. Insomma tutti!» Il lavoro di ricerca per la tesi di Elena Donegani fa parte delle attività del gruppo di Fisica Medica coordinato dalla dottoressa Michela Prest del Dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia dell’Università dell’Insubria, sede di Como. Elena si occupa in particolare dello sviluppo di un dosimetro/spettrometro per fasci di neutroni con la prospettiva di applicazioni nell’ambito di terapie oncologiche “non convenzionali”, come la “Boron Neutron Capture Therapy”, una terapia Il sito on-line della Pastorale universitaria è visitabile all’indirizzo www. universicomo. it Letteratura di montagna L’Università dell’Insubria patrocina la sesta edizione di LetterAltura L dell’Insubria patrocina la sesta edizione di LetterAltura, la ’Università principale manifestazione dedicata alla letteratura di montagna, in programma a Verbania dal 28 giugno al 1 luglio 2012. L’inaugurazione di LetterAltura è avvenuta giovedì 28 giugno, alle ore 17.30, a Villa Giulia di Verbania Pallanza. Quest’anno l’evento prevede cinque diversi percorsi tematici: Alpinismo, Esistenze, La Capra, Il Formaggio di capra, Montagne d’Europa e, come di consueto, la programmazione prevede anche appuntamenti nei giorni successivi nelle valli: in Valle Antigorio (Baceno e Crodo) il 7 e l’8 luglio. Sul Lago d’Orta (Ameno e Miasino) il 14 e il 15 luglio. A Macugnaga il 20, 21 e 22 luglio. Invariata la formula del Festival: incontri con gli autori dalla mattina alla sera, spettacolo in tarda serata, e un continuo raffronto tra lettori, ascoltatori e autori all’insegna del dialogo per approfondire, conoscere, riflettere e divertirsi. Tra gli ospiti internazionali: lo scrittore cileno Luis Sepulveda e il regista polacco Krzysztof Zanussi. Spicca poi in programma l’omaggio che la manifestazione tributa a Walter Bonatti.Per consultare il programma completo degli eventi: www. letteraltura.it. F in corso di sviluppo per la cura di particolari tipi di tumori. Proprio il settore della fisica medica e dell’adroterapia è quello che maggiormente interessa la giovane scienziata, che però ancora non sa cosa farà nei prossimi anni: «Per il futuro vedo varie possibilità, tutte interessanti. Ad esempio potrei fare o la scuola di specializzazione in Fisica medica oppure ricerca, ma per ora sono impegnata nei due esami che mi mancano per concludere il corso di Laurea Magistrale». Il Lindau Nobel Laureate Meeting, giunto ormai alla sua sessantaduesima edizione, è uno dei più importanti convegni scientifici del 2012. Fedele al motto “Educating, Inspiring, Connecting Scientific Generations”, l’incontro offre un’opportunità per lo scambio di conoscenza tra premi Nobel e giovani talenti di vari paesi. I giovani scienziati vengono segnalati da oltre 200 organizzazioni del mondo e sono successivamente selezionati da un Comitato Scientifico. Per l’Italia l’organizzazione di riferimento è, dal 2010, la Fondazione Cariplo. inalmente siamo on-line!…o meglio, abbiamo creato un sito della Pastorale universitaria.. L’equipe di Pastorale universitaria ha pensato di cogliere l’occasione per presentarvelo; si tratta di un sito sostanzialmente flessibile ed essenziale, dove si possono trovare spunti di riflessione, articoli, informazioni e proposte per il mondo universitario… ma entriamo più nel dettaglio… Ci sono diverse sezioni dedicate alla “storia” della Pastorale, al lavoro svolto finora come il classico “chi siamo”, ma soprattutto gli “articoli” e gli “incontri”, con relativo archivio, dove si possono ritrovare alcune tra le pubblicazioni più significative degli ultimi anni e gli eventi svolti e proposti. Per le informazioni più immediate troviamo la sezione “news” e il “memo” dove vengono inseriti fatti, notizie e novità per l’università e non solo… Puntiamo invece lo sguardo sulle aree dedicate alle riflessioni e al dialogo: la sezione “blog”, all’interno della quale abbiamo distinto tematiche precise come corsivo, sguardo sulla realtà, intelligenza della fede, e altro ancora, e un argomento centrale posto in evidenza (per iniziare abbiamo scelto il discorso del Santo Padre in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù) che è lo spunto principale per la riflessione e il dialogo, e che verrà periodicamente modificato per dare continuamente nuovi temi da poter affrontare. Naturalmente è possibile per ogni utente registrarsi al sito o contattarci per qualsiasi informazione, dubbio o consiglio. Ecco qui, in breve naturalmente, ma volevamo proporvi la nostra pagina web ... per farla crescere INSIEME. Don Andrea e l’Equipe di Pastorale Universitaria 22 Sabato, 30 giugno 2012 Como Cronaca Confindustria 2012: “L’alba di un nuovo giorno” L’intervento di Francesco Verga, presidente comasco: una fotografia interessante sulla situazione attuale, e sguardo al futuro L “ ’alba di un nuovo giorno”. Questo il titolo scelto da Francesco Verga, presidente di Confindustria Como, all’Assemblea Generale 2012, svoltasi a Villa Erba, davanti a una nutrita platea di imprenditori, e accanto a Corrado Passera, Ministro dello Sviluppo Economico, Infrastrutture e Trasporti, e Giorgio Squinzi, Presidente di Confindustria. Uno sguardo generale e completo, il suo, sulla situazione economica attuale, che ha permesso di fotografare l’esistente e di allargarlo quindi verso l’orizzonte. «È stato un anno difficile per tutti – l’esordio di Verga - nonostante qualche piccolo segnale iniziale di miglioramento la situazione è tornata ad essere poco incoraggiante. Non è semplice, ma dobbiamo sforzarci di avere fiducia. In Italia la produzione industriale, che l’anno scorso era riuscita a fatica a recuperare nel secondo trimestre parte delle perdite, quest’anno ha perso un altro 5%. Dall’estate scorsa il PIL è diminuito costantemente, fino a perdere l’1,5%. Nello stesso periodo, il tasso di disoccupazione è salito dall’8 al 10%. Anche i consumi sono diminuiti: la spesa delle famiglie nel primo trimestre del 2012 è calata del 2,4% rispetto allo stesso periodo del 2011». Tutto negativo? No. «Segnali positivi – ha continuato il presidente - vengono dal nostro export: la Lombardia è tornata sui livelli pre-crisi a 104 miliardi di euro con un + 11% nel 2011 ed un + 6,4 % nei primi tre mesi del 2012. E Como eccelle tra le province lombarde. Dobbiamo riprendere la via dello sviluppo, ma l’unico modo per farlo è mettere l’impresa al centro: a Europa e Governo chiediamo solo la garanzia di un contesto adeguato per far crescere le nostre imprese e creare ricchezza e sviluppo per tutto il paese. Sono le imprese il traino della ripresa, in particolare il manifatturiero, il cui valore aggiunto per l’economia italiana è di circa il 52% del totale. Il comparto produttivo italiano è il secondo in Europa e il settimo nel mondo». La relazione del presidente è quindi proseguita con richieste precise a Stato e governo perché anch’essi facciano la loro parte. «Noi chiediamo un impegno su alcune condizioni che riteniamo fondamentali per lo sviluppo: un serio processo di riforma e semplificazione burocratico-amministrativa; la riduzione degli sprechi - ma anche della spesa - nella Pubblica Amministrazione; la semplificazione fiscale e la riduzione del carico impositivo sulle imprese; favorire l’accesso delle imprese al credito: la politica deve spingere le banche a fare le banche; una politica energetica che allinei il costo dell’energia per le nostre aziende a quello dei competitors Europei». «Tra il 2008 e il 2011 – ha proseguito Verga - in provincia di Como nel settore manifatturiero si sono persi i 6500 posti di lavoro; in Canton Ticino invece ne sono stati creati ben 2800. Come hanno fatto? Esattamente diminuendo il carico fiscale alle imprese, un prezzo dell’energia adeguato, un mercato del lavoro più flessibile , regole semplici ed una Pubblica Amministrazione che funziona. Non c’è niente da inventarsi: basta copiare con intelligenza». Tra le sfide da affrontare anche quella sull’innovazione: «Dobbiamo investire nell’innovazione. La presenza di un comasco, Giorgio Carcano, nella task force sulle start up voluta e guidata dal Ministro Passera è un segno importante». Richiami non sono mancati anche ai temi dell’internazionalizzazione, della necessità di sostenere i giovani imprenditori. Un sguardo finale, quindi, più direttamente rivolto alla città di Como. «Da poco più di un mese ha un nuovo sindaco e una nuova amministrazione: il loro lavoro è solo all’inizio ma noi ci auguriamo che lo svolgano con la volontà di dare alla città un valore ed un volto nuovi. Como ha bisogno di un progetto che in questi anni è mancato. Ha bisogno di una visione di ampio respiro, che vada al di là del qui ed ora. Noi crediamo nell’importanza di un impegno in prima persona, ed è per questo che, poco prima delle elezioni, abbiamo presentato ai candidati sindaco un “Impegno per la Como che verrà”, stilato insieme alle altre associazioni di categoria di Como, in cui abbiamo cercato di dare una visione strategica indicando i progetti secondo noi più urgenti per la città. Colgo l’occasione per ringraziare i membri del gruppo di lavoro che si sono impegnati nel progetto: Annarita Polacchini, Massimo Colombo, Pietro Lironi, Aram Manoukian e Alessandro Rampoldi. Pensiamo che gli imprenditori abbiano un ruolo importante nella società, che va oltre quello di gestire l’impresa in maniera etica e profittevole per i propri soci e per i collaboratori. Il cambiamento della nostra città dipende anche da noi imprenditori e non intendiamo sottrarci a un impegno per la collettività. Quello che abbiamo presentato è un progetto territoriale di ampio respiro e di lungo termine, che speriamo il nuovo sindaco accolga con convinzione. Dallo sviluppo del territorio alle iniziative per favorire cultura e università, alla ecosostenibilità fino al potenziamento delle infrastrutture e alla valorizzazione del turismo, abbiamo individuato una serie di azioni con lo scopo di far uscire Como dall’impasse in cui si trova da anni. Noi siamo a disposizione della città per un confronto di idee ma anche per un impegno concreto. Se il sindaco Lucini o i membri della nuova amministrazione avranno bisogno, noi risponderemo». Como Cronaca Ricordo ■ Olgiate C. Anniversario sacerdotale Don Frumento, 60 anni! I l 28 giugno mons. Gianfranco Frumento, per molti anni vice direttore dell’Ufficio Catechistico e poi Canonico della Cattedrale, ha celebrato il 60° anniversario di ordinazione sacerdotale. Importante traguardo per un sacerdote molto amato in diocesi, come testimonia un ricordo di Rosangela e Angelo, due fedeli a lui ancora molto legati, che così ne tratteggiano la figura: “… sacerdote per più di 40 anni confessore attivo in Duomo, per lungo tempo Direttore dell’Ufficio Catechistico, per circa 40 anni insegnante di religione nelle scuole medie di Como, autore riconosciuto in ambito nazionale di numerosi saggi relativi al Catechismo, attento studioso e conoscitore del Concilio e del Post Concilio. Attualmente mons. Frumento si trova ricoverato per motivi di salute presso l’Istituto S. Croce di Como. è ancora intellettualmente molto attivo, si documenta in continuazione circa i problemi e le novità della Chiesa attraverso la lettura dei testi, soprattutto di teologia, appena editi. La lettura è L’ultimo saluto a Gianfranco Livio, laico esemplare La ricorrenza è caduta lo scorso 28 giugno. Il ricordo di due coniugi ancora molto vicini al sacerdote, ricoverato, per motivi di salute, presso l’Istituto S. Croce di Como la costante delle sue giornate solitarie, lunghe e monotone per una persona come lui, abituata , fino a un anno fa, al contatto quotidiano con i fedeli”. “Mons. Frumento – continua il ricordo - è stato, e continua ad essere il nostro confessore da quando 40 anni fa, sposi novelli, ci siamo stabiliti a Como. Ci sembra che in una Chiesa mai come oggi attraversata da tante inquietudini, 60 anni di sacerdozio limpido meritino un’attenzione particolare quale esempio per giovani e anziani…” Cadenabbia. Nuovi appuntamenti dal 30 giugno Torna la musica alla chiesa anglicana dell’Ascensione T orna a grande richiesta la rassegna di pregevoli momenti musicali nella Chiesa Anglicana dell’Ascensione di Cadenabbia (di fronte al traghetto), grazie all’intraprendenza della signora Janet Mary Anderson che ne è curatrice, organista e direttore artistico, e al patrocinio del Comune di Griante. Tre eventi hanno già aperto la stagione: il recital dell’arpista Stefania Saglietti e ‘The Crucifixion’ di John Stainer con il Coro Laudamus diretto da Silvia Manzoni. Sabato 24 giugno si è tenuto invece un recital di arpa di Judith Lieber, solista e insegnante di fama internazionale (tra l’altro direttrice musicale del Concorso Internazionale d’Arpa in Israele, il più importante del mondo) che vive tra Tel Aviv e Tremezzo e da molti anni tiene una masterclass a Grandola e Uniti: per lei musiche Bach padre e figlio, Carlos Salzedo, settembre recital dell’arpista Martino Gabriel Fauré, Claude Debussy. Panizza. Il programma continua il 30 giugno Tutti questi concerti sono a ingresso con la masterclass vocale diretta dalla libero e le libere offerte degli ascoltatori, statunitense Kathryn Armour, quindi il coperte le spese vive dell’evento, sono 7 luglio eccezionalmente alle 17.30 (tutti completamente destinate al fondo gli altri concerti sono alle 21.00) l’evento per il restauro del pregevole organo “La Melodia Gregoriana nella Divina della chiesa. Info tel. 02.6120596 www. Commedia di Dante: Purgatorio” con il churchonlakecomo.com. Coro Gregoriano diretto da Alessandro Altri quattro concerti avranno luogo Arienti; il 17 luglio di nuovo Kathryn nella Chiesa dell’Ascensione, con Armour stavolta nella veste di soprano ingresso a pagamento (10 euro): due di accompagnata all’organo da Terrence mercoledì, organizzati da Mikrokosmos Woollen; il 21 luglio un gradito ritorno: e due di sabato dal Lake Como Festival. il Luther King Choir da San Paolo del Appuntamento dunque il 18 luglio Brasile, diretto da Martino Lutero con le originali sonorità del quartetto Galati De Oliveira, che tanto successo formato da Gian Marco Solarolo (oboe ha riscosso lo scorso anno; infine il 2 È ad abbadia il premio oscar green di Abbadia Lariana, in provincia di Lecco, una delle “giovani imprese agricole” all’avanguardia della Lombardia, che ha ricevuto una “menzione speciale” lunedì 25 giugno, a Milano, nell’ambito del premio “Oscar Green Regionale”. A condurla è Marco Riva, un ingegnere meccanico che, dall’anno scorso, ha deciso di dedicarsi anche a una nuova attività: risvegliare vigneti dormienti e recuperare viti secolari. Insieme alla compagna Margherita Mangioni, laureata in economia e commercio, a Linzanico un borgo medioevale nel comune di Abbadia Lariana (Lc), sulla sponda orientale del lago di Como, ha fondato un’azienda recuperando Sabato, 30 giugno 2012 23 Tre eventi hanno già aperto la stagione, tra maggio e giugno, altri previsti tra giugno e settembre classico), Maurizio Schiavo (viola), Alfredo Pedretti (corno classico) e Antonio Papetti (violoncello) su musiche di Stamiz; e il 5 settembre con l’altrettanto affascinante quartetto di Stefano Bagliano (flauto), Federico Guglielmo (violino), Erik Oskar Huetter (violoncello) e Christian Brembeck (fortepiano), per loro brani di Mozart e Haydn: info www.cameristica.it oppure e-mail [email protected]. Per gli ultimi due eventi, il 25 agosto Sara Calvanelli all’accordion e l’8 settembre il duo viola-chitarra di Maurizio Barbetti e Francesco Cuoghi, far invece riferimento a www.lakecomofestival.com , e-mail [email protected]. (g.fo.) un vigneto storico abbandonato da anni. Attraverso la collaborazione con la Fondazione Fojanini ha scoperto sul suo piccolo appezzamento di terreno l’esistenza di viti antiche e rare, che ora sta cercando di riportare a nuova vita. «Giunto quest’anno alla sesta edizione, il premio Oscar Green, è promosso da Coldiretti Giovani Impresa su tutto il territorio nazionale per evidenziare e dare spazio all’innovazione in agricoltura» sottolinea il presidente di Coldiretti Como-Lecco Fortunato Trezzi, che si dice “molto soddisfatto per il risultato raggiunto da un’impresa agricola che ben testimonia il ruolo della “giovane agricoltura” nel territorio lariano”. Se non erro, fu nel 1936 che si tenne ad Olgiate la conclusione del Congresso Eucaristico Diocesano, con mons. Macchi ed altri Vescovi di diocesi vicine. Non molti sono, oggi, gli olgiatesi che si ricordano del grandioso evento. Uno è ancora tra noi, ed è don Plinio Bottinelli, già direttore della Caritas diocesana, tesoriere del Centro di Aiuto alla Vita e, da ultimo, parroco di Camnago Volta. Un altro è appena scomparso all’età di 83 anni, il 24 maggio scorso: Gianfranco Livio. Entrambi erano in età da prima comunione, che allora si riceveva a sette anni, come la cresima. Di Gianfranco Livio mi sembra giusto ricordare non solo i meriti acquisiti nel campo della industria tessile, con la quale ha procurato ricchezza e lavoro a centinaia di persone nella sua Olgiate e circondario; ma anche il grande impegno ed i mezzi profusi per la stampa cattolica. Grande amico di don Giuseppe Brusadelli, per decenni direttore del quotidiano diocesano “L’Ordine”, di cui promosse la diffusione ed il sostegno economico, a cominciare dagli anni in cui prevosti di Olgiate furono indimenticabili sacerdoti, come don Ambrogio Fogliani e don Anacleto Brachetti, cui seguirono altri parroci emeriti, come don Lorenzo Calori… La zona di Olgiate è sempre stata nella diocesi culla di vocazioni, anche laicali. Credo che sia giusto non perderne la memoria. Quantomai oggi. Certamente non mancano le chiamate. Il passato ci aiuti a pregare affinché oggi non manchino le risposte…. Anche io, come altri amici, quali Ferruccio Vignola, Gianfranco Cattaneo, Camillo Ronchetti e lo scomparso Federico Ostinelli, ho goduto delle virtù umane e cristiane di Gianfranco Livio, per il quale dedico la preghiera che mi sgorga dal cuore.: “L’eterna gioia dona a lui o Signore / e splenda a lui la luce del Tuo volto / e viva nella Tua grazia per l’eternità. Amen”. Attilio Sangiani Como Cronaca 24 Sabato, 30 giugno 2012 Curiosità d’altri tempi La storia di Tognotto di Chiavenna I Colpito da una grave malattia ntorno alla metà del Quattrocento viveva in Valchiavenna un certo fece voto, in caso di guarigione, Tognotto de Dorisio, forse da di lasciare la famiglia e diventare identificare con l’Antonietto, frate francescano. Una volta abitante in Val San Giacomo che nel 1439 davanti al pretore di Chiavenna guarito e diventato eremita testimoniava a favore di un Pestalozzi non resse alle fatiche accusato di stregoneria. Tognotto aveva casa, moglie e figli dell’impegno e “tornò” nel mondo e sicuramente anche una decente situazione economica: ma improvvisamente si ammalò e gli eremiti potevano di un morbo tanto grave che non trovò altro se non far trovarsi in mille posti, voto, in caso di guarigione, di lasciare la famiglia e di spesso accanto ad una chiesa campestre (più tardi farsi frate francescano della regolare osservanza. accanto a santuari come quello del Soccorso o di Fatto il voto, di lì a poco migliorò alquanto in salute Nobiallo), e se la loro fama attirava più discepoli, il loro e decise, con il consenso della moglie, di attuare il eremo poteva trasformarsi in un convento. Così non suo pio proposito. Si recò dunque al convento dei accadde all’eremita scelto da Tognotto, che seguiva francescani osservanti, si può presumere a quello evidentemente una regola di di S.Croce in Boscaglia presso Como, l’unico allora vita rigidamente ascetica, tanto che il discepolo dopo esistente in diocesi; i frati però, a dispetto delle sue un po’ di tempo lasciò il mantello e tornò nel mondo. buone intenzioni, non vollero accettarlo tra loro, La sua posizione però non era semplice: era perché era avanti negli anni e di salute ancora partito da casa dichiarando che andava a farsi frate malferma. per adempiere ad un voto, ed era disonorevole Allora Tognotto andò da un eremita, che lo accolse e ripresentarsi a quel modo. Forse anche la moglie lo rivestì del mantello. Come la cocolla e lo scapolare poteva avere qualche difficoltà a riprendere la erano i distintivi dei monaci, così il mantello lo era convivenza coniugale... degli eremiti, che potevano essere di regola o matrice Così il buon chiavennasco si rivolse al sommo potere agostiniana, o francescana, o anche carmelitana... delle Chiavi, allora saldamente nelle mani di Pio II Piccolomini, il quale da Siena il 16 luglio 1460 emise una Bolla, nella quale dichiarava il postulante assolto da ogni possibile irregolarità, perché non aveva emesso una professione religiosa formale, e perché non era guarito del tutto dalla malattia all’origine del suo voto, e delegava il Vescovo di Como, Lazzaro Scarampi, all’applicazione di quanto concesso. Allora Tognotto si presentò a Como davanti al vicario generale, canonico Bartolomeo Parravicini, il 6 maggio dell’anno seguente che lo dichiarò del tutto libero da ogni obbligo e da ogni sanzione canonica, laico in tutto e per tutto, quindi in grado di riprendere possesso dei suoi beni patrimoniali, di stipulare contratti eccetera (naturalmente anche di riprendere la convivenza con la moglie). mario longatti ❚❚ Iniziativa benefica Notizie flash Un paese in... pezze. Brienno rinasce ■ Como Restauri alla Cappella del Crocifisso, in via Napoleona È partita nei giorni scorsi, al Poliambulatorio di via Napoleona, a Como, la risistemazione della Cappella del Crocifisso, collocata al primo piano del Monoblocco. Sotto la supervisione dell’architetto Salvatore Interlicchia, e grazie al contributo di alcuni sponsor, il luogo di culto sarà rivisitato e reso più accogliente per operatori e pazienti. Oltre ad aver recuperato e ricollocato un crocifisso che si trovava nella chiesa del vecchio ospedale - ora sconsacrata - , è in via di realizzazione un affresco sul tema della crocifissione ad opera della pittrice Anna Catalano, artista di Mariano Comense. I lavori termineranno a fine luglio. C ade sabato 7 luglio l’anniversario della disastrosa frana che lo scorso anno cancellò un pezzo di storia di Brienno lasciando irrimediabilmente ferito il suggestivo borgo medievale, e alcuni suoi abitanti senza casa o con enormi danni alle proprie attività lavorative. Alcune appassionate hanno ideato per quella giornata un momento di solidarietà sotto la forma insolita dell’ “urban knitting”, sulla falsariga dell’evento tenutosi il 6 aprile a L’Aquila che ancora porta le ferite del terremoto. “Un paese in… pezze: Coloriamo Brienno con l’urban knitting” è il titolo dell’iniziativa, che fin dalle prime ore del mattino vedrà il centro storico decorato con pezze a maglia e all’uncinetto e con fiori fatti a mano. E’ ammesso qualsiasi tipo di filato, però per facilitare l’allestimento è preferibile che i riquadri siano di dimensioni 50x50 oppure 25x25 cm, o anche 40x40 o 20x20. Chi volesse partecipare può inviare i propri lavori, entro il 29 giugno, a Eletta Revelli, via ai Crotti n. 5, 22010 Moltrasio. La giornata continuerà con altre iniziative, tra cui il concerto inaugurale della rassegna “Virtuosismi d’Organo” per cui si esibiranno Angela Citterio al flauto e Ennio Cominetti all’organo della chiesa parrocchiale (info@ agimuslombardia.com) (g.fo.) Notizie flash ■ Grandate In festa per i 50 anni di indipendenza della Repubblica del Congo Una festa per i 52 anni di indipendenza della Repubblica Democratica del Congo si terrà sabato 30 giugno a Grandate. Ad organizzarla, al centro sportivo di via San Pos è il gruppo volontari del Congo. Dalle 17 alle 24 ci sarà la possibilità di guastare i piatti tipici del Congo con canti e balli dall’Africa. Scacchi in mostra fino al 4 di agosto al Museo del Cavallo Giocattolo di Grandate ■ Grandate Il 1° luglio appuntamento con la Tosca S cacchi di tutte le fogge e dimensioni sono in mostra – fino al 4 agosto – al Museo del Cavallo Giocattolo, in via Tornese 10 a Grandate. L’esposizione è organizzata in collaborazione con il “Circolo Scacchi Città di Como” per rendere omaggio a questo gioco giunto dall’India settentrionale del VI o VII secolo d.C. Tra i set più particolari in esposizione quello di Mao Tse Tung in bambù e legno verniciato, gli scacchi a spillo in osso del 18-19 secolo per le partite ambulanti, set provenienti dalla Mongolia, dal Perù, dai Paesi dell’est Europa. I bambini si lasceranno affascinare dalla scacchiera che prende ispirazione dal maghetto di Harry Potter. Ospite d’onore della mostra, una scacchiera gigante opera dell’artista Enrico Baj che, ogni sabato pomeriggio, sarà protagonista di un laboratorio dedicato ai bambini. Per info: [email protected]; www. museodelcavallogiocattolo.it; 031- 382038 031382250. Orari: martedì- sabato, 10.30-12.30 e 15.0018.30, lunedì 15.00-18.30. Chiuso la domenica. Il Comune di Grandate propone, per domenica 1 luglio, alle ore 21, presso la Sala “Aquilone” della Società Artsana spa, la “Tosca” di Giacomo Puccini, nell’ambito dell’8° edizione della Rassegna lirica Grandate”. L’ingresso è libero. Como Cronaca ti Emigran Il 30 giugno e il 1° luglio appuntamento a Ponte Capriasca (Canton Ticino) per molti “soci” del sodalizio Cultura e divertimento con i “Bellunesi nel mondo” P romuovere iniziative culturali d’interesse sociale nei luoghi d’emigrazione, organizzare viaggi, visite a parenti in Italia e all’estero, favorire il contatto con i giovani per una maggiore conoscenza del fenomeno migratorio e della storia, cultura e tradizioni della terra d’origine dei loro padri, sono le principali attività dell’Associazione “I Bellunesi nel mondo” che è attiva anche ad Olgiate Comasco con una propria sede che raggruppa oltre 200 “Famiglie” di Foto d’archivio La sezione olgiatese dell’associazione, dedicata a don Capraro, riunisce oltre 200 famiglie di conterranei conterranei che sabato 30 giugno e domenica 1°luglio parteciperanno ad un’interessante manifestazione che si terrà a Ponte Capriasca, in Canton Ticino. La Famiglia Bellunese di Olgiate Comasco è sorta nel 2002 ed è stata intitolata a don Giuseppe Capraro per non dimenticare quanto questo sacerdote di Longarone, anche lui per qualche anno emigrante, ha rappresentato per le nostre comunità. Ogni anno organizza molteplici attività commemorative, culturali e ricreative, come la “Giornata dell’emigrante” tenutasi a Valmorea, la “Giornata Provinciale alla memoria degli emigranti deceduti all’estero sul lavoro” che si è tenuta a Bizzarrone, la manifestazione nazionale sull’emigrazione a Predazzo, gli anniversari delle tragedie di Stava e Mattmark, i numerosi concerti come quello tenuto dalla Fisorchestra “G. Rossini” di Santa Giustina (Belluno) nella chiesa prepositurale di Santo Stefano a Tesserete (Canton Ticino) e interessanti gite come quelle in Puglia, ad Oberamergan (Germania), a Locarno, sul trenino del Bernina, al Rifugio Giovio (Garzeno) e a Germasino in occasione della “Festa della valle”. “Il nostro prossimo appuntamento – spiega Michele Boninsegna, presidente della Famiglia Bellunese di Olgiate Comasco – è fissato per l’ultimo fine settimana di giugno quando parteciperemo alla Festa “Bellunese” in Canton Ticino. Sabato 30 saremo presenti al convegno organizzato dalla Famiglia Bellunese di Lugano dal titolo “Un futuro al nostro passato delle Famiglie Bellunesi in Svizzera”. All’incontro sono attesi giovani e meno giovani di origini bellunesi e le varie “Famiglie Bellunesi della Svizzera invieranno i loro delegati. Al termine del convegno, a partire dalle ore 20, i nostri soci, amici e simpatizzanti, parteciperanno alla serata danzante con musica dal vivo. Domenica 1 luglio si terrà invece la “Festa Campestre Bellunese” alla Cascina di Ponte Capriasca, località distante circa 35 km da Olgiate Comasco e comodamente raggiungibile attraverso il valico stradale di Bizzarrone – Brusata. Il ritrovo è previsto per le ore 10, alle 11,30 sarà celebrata una Santa Messa e alle ore 13 inizierà il pranzo conviviale con menù tipico. Alle 14,30 ci sarà il saluto delle Autorità e saranno presenti oltre agli ospiti del convegno di sabato anche il sindaco di Ponte Capriasca signor Marco Consonni e la nostra “socia” poetessa e scrittrice Miriam Ballerini che con la sua ultima opera poetica “Battiti” ha trionfato al prestigioso premio internazionale “Europa”. Seguirà un pomeriggio ricreativo con musica, canti, balli e una ricca lotteria. Alle 18 avverrà la chiusura ufficiale delle due giornate”. La “Famiglia Bellunese” di Olgiate Comasco, come gli altri gruppi organizzati costituiti in Italia e all’estero nei luoghi di residenza e di lavoro degli emigranti, è un centro di schietta amicizia bellunese, ma anche di promozione culturale e di impegno sociale. Chiunque desideri informazioni su tutte le sue iniziative può rivolgersi presso la sede in via Milano 30 ad Olgiate Comasco, tel. 031-946082. Paolo Borghi ❚❚ Novità. Positivo successo per la “prima” Pesce insubrico all’Ittico di Milano P rodotti ittici ancora poco noti ma dalla filiera corta e garantita approdano al mercato ittico di Milano. Grazie al protocollo d’intesa firmato sabato 16 giugno nelle sale del Mercato Ittico di Milano da parte dei rappresentanti di Regione Lombardia, Province di Como, Lecco, Sondrio e Varese, Apeca, Anapi Pesca, Apat e Sogemi specie ittiche considerate “povere” come carassio, siluro, e gardon provenienti dai laghi di Como, Maggiore, Comabbio, Mezzola e Varese verranno commercializzate presso la struttura milanese. “Si tratta di qualità ittiche che nelle nostre zone vengono consumate previa trasformazione, come l’affumicatura o la marinatura” commenta Carlo Romanò, funzionario del settore pesca della Provincia di Como, capofila del progetto Interreg “Valorizzazione sostenibile dei prodotti ittici tradizionali ed in- novativi dei laghi insubrici” che sostiene l’iniziativa e che ha offerto il brunch finale a base di prodotti ittici lacustri dell’area insubrica. “In altre culture invece, come quella slava, alcune di queste specie, e mi riferisco nello specifico al pesce siluro, sono considerate delle prelibatezze. Per questo il canale offerto dal mercato ittico consente di raggiungere intanto tutti gli extracomunitari interessati all’acquisto del pesce, favorito anche dal basso costo al chilo. La bontà dell’idea è già confermata dai primi risultati di vendita di sabato mattina: tutto il pesce siluro a disposizione, circa 1 quintale, è andato esaurito in pochi minuti”. Pesce che, spiega Romanò, “non ha nulla a che fare con quello pescato, anche abusivamente, nelle acque poco pulite del Po, con tutti i giusti dubbi sulla qualità della carne. E’ molto importante segnalare che il pesce in vendita al mercato ittico, il siluro così come le altre specie, proviene tutto da acque dolci di lago, dalla salubrità verificata e costantemente monitorata, e da attività di pesca professionale e non dilettantistica, o peggio, abusiva. Le resistenze all’acquisto sono comprensibili, poiché non si tratta di specie che non hanno fatto parte sinora della nostra cultura, ma la salubrità e il controllo di filiera sono garantite”. Sabato, 30 giugno 2012 25 Notizie flash ■ Villa Guardia Addio alla Carnini: la protesta dei sindacati Un duro colpo per la Carnini, la storica azienda del gruppo Parmalat, che da 80 anni distribuisce il latte in provincia di Como. é dei giorni scorsi la notizia della decisione di Parmalat di chiudere la linea di produzione con sede a Villa Guardia (dove lavorano un centinaio di persone) e il suo probabile trasferimento nel bergamasco. L’attuale sede di viale Rimembranza dovrebbe restare come polo logistico. Immediata la reazione delle forze sindacali, le rappresentanze RSU dei lavoratori legate a Fai CISL e a Flai CGIL di Como, che hanno diffuso una nota manifestando il profondo disagio per la situazione. “L’assemblea dei lavoratori della Carnini riuniti oggi 25 giugno nella sede di Villaguardia - recita la nota - non condivide la decisione comunicata da Parmalat nell’incontro tenutosi lo scorso venerdì 22 giugno presso il Ministero dello Sviluppo economico (MISE) di chiudere le produzioni. La Carnini è un azienda che all’interno del gruppo Parmalat ha sempre avuto ottime performances, una buona redditività ed efficienza produttiva. La produzione Carnini è strettamente legata al territorio, infatti oltre il 50% del latte prodotto proviene dalle stalle delle province di Como e Varese, il restante dalla Valtellina attraverso l’approvvigionamento presso una quarantina di produttori, rappresenta quindi un esempio di “Filiera Corta” un possibile modello di valorizzazione delle produzioni locali, attraverso un legame stretto tra produttori e industria locale, la Carnini di Villa Guardia garantisce un prodotto di elevata qualità ai consumatori, la giusta remunerazione ai produttori locali oltre all’occupazione degli addetti interessati”. “I lavoratori - prosegue la nota chiedono a Parmalat di mantenere la produzione dei siti di Carnini Villa Guardia - Cilavegna e pertanto proclamano: 1. Il blocco immediato dello straordinario; 2. Uno sciopero di due ore da svolgersi in concomitanza con l’incontro alla Confindustria Parmense il prossimo 4 luglio, incontro nel quale Parmalat dovrà presentare il Piano Industriale e le Mission dei vari siti; 3. I lavoratori danno mandato a Fai CISL e Flai CGIL di chiedere un incontro con il Prefetto di Como per valutare possibili alternative”. Como Cronaca 26 Sabato, 30 giugno 2012 Presentati i restauri. Lo scorso venerdì 22 giugno Ossuccio: la XII cappella Le opere sono state eseguite con i fondi della Soprintendenza dei Beni Artistici e Architettonici della Lombardia. Presenti anche mons. Flavio Feroldi e don Andrea Straffi V enerdi 22 giugno sono stati presentati i restauri completati alla Dodicesima Cappella del Sacro Monte di Ossuccio, alla presenza, tra gli altri, di mons. Flavio Feroldi, don Andrea Straffi, del sindaco di Ossuccio Giorgio Cantoni e di molti fedeli e appassionati d’arte e di storia. Le opere, eseguite con fondi della Soprintendenza ai Beni Artistici e Architettonici della Lombardia, della Fondazione Comunità Comasca e del Santuario Madonna del Soccorso, hanno riguardato tutti gli aspetti: dalla copertura della cappella, alla deumidificazione, agli affreschi, alle statue. Dopo la benedizione impartita ai presenti da padre Elia De Carli è stato possibile visitare (con molta, molta prudenza, passando su tappetini appositi) la cappella restaurata, quindi si è saliti al Santuario dove sono state proiettate le immagini dei lavori. Il dott. Daniele Pescarmona della Soprintendenza ha aperto gli interventi degli esperti, segnalando tra l’altro come la presenza costante dei Frati Cappuccini al Santuario abbia favorito l’avvio di interventi di recupero, sia per l’interesse e l’animazione suscitati attorno al Sacro Monte, sia in quanto gli enti pubblici hanno così avuto un interlocutore stabile con cui dialogare. Don Andrea Straffi, responsabile diocesano per l’Arte Sacra, ha sottolineato che la Cappella restaurata raffigurante l’Ascensione simboleggia e compendia l’esperienza stessa dei Sacri Monti, quale pellegrinaggio in ascesa, che è anche cammino dell’anima verso il cielo. E ha poi evidenziato la somiglianza S ritorna il battello spazzino u richiesta del Comune di Como il commissario straordinario della Provincia di Como, Leonardo Carioni, ha approvato, lo scorso 22 giugno, la convenzione tra la Provincia e il Comune di Como per l’utilizzo del battello spazzino. L’approvazione di questo atto consentirà di riprendere una collaborazione costruttiva tra i due enti, che permetterà di garantire la regolarità della pulizia del primo bacino del del Cristo che ascende nella cappella con il Risorto del transetto del Duomo di Como (posteriore di due anni, e del medesimo autore Agostino Silva). Quindi l’architetto Roberto Segattini e il direttore del team di restauratori Fabio Bevilacqua hanno dettagliatamente illustrato i vari interventi, non puramente conservativi ma in parte anche sostitutivi pur mantenendo fermo il principio della reversibilità: in altre parole, la concezione ‘moderna’ del restauro vorrebbe che si conservasse quanto resta, senza aggiungere cose posticce, ma guardando anche alla funzione di devozione delle Cappelle ossuccesi si è cercato di supplire alle lacune ove fosse ragionevolmente ipotizzabile l’aspetto originario. Alcune lacune degli affreschi, danneggiati dall’umidità, sono state riempite con colori neutri, mentre alle statue in terracotta sono stati riattaccati i frammenti caduti e, dove fossero irrimediabilmente perduti come nel caso di mani e piedi di alcuni Apostoli, sostituiti da parti nuove però facilmente riconoscibili e asportabili. Hanno Lario, a beneficio dell’ambiente e dell’immagine turistica del lago. In particolare l’accordo prevede che per la durata di 3 anni, con la possibilità di proroga per ulteriori tre, la Provincia metta a disposizione del Comune non solo il battello, ma anche un supporto economico, rimborsando le spese sostenute per il funzionamento del servizio: costi del carburante (verranno riconosciuti al 100%); costi per la manutenzione del natante (verranno riconosciuti al 100%); costi per lo smaltimento e/o recupero dei detriti galleggianti raccolti dal Comune (verranno riconosciuti al 50% rispetto a quelli sostenuti e stimato nell’importo massimo presunto di 35mila euro iva esclusa). Nella convenzione è previsto inoltre che, nella gestione del materiale galleggiante raccolto, si privilegi il recupero degli scarti legnosi, prioritario rispetto allo smaltimento in discarica. ❚❚ Contro il Comune di Gera Pian di Spagna: monito di WWF, Legambiente e Cros D ura presa di posizione di Legambiente, WWF e CROS contro un provvedimento autorizzato dal comune di Gera Lario all’interno dell’area del Pian di Spagna. Le organizzazioni firmatarie del documento “denunciano – si legge nella nota diramata nei giorni scorsi - il grave attacco all’integrità, peraltro già compromessa, della Riserva Pian di Spagna e lago di Mezzola”. “Il Comune di Gera Lario – prosegue la nota ha rilasciato il 1° giugno il permesso di costruire in un’area di massima naturalità, in zona umida protetta dalla Convenzione di Ramsar (Convenzione mondiale per la protezione delle zone umide), in un SIC (Sito di importanza comunitaria) e in una ZPS (Zona a Protezione Speciale per gli uccelli). Un atto grave che guarda all’interesse di un privato invece che alla tutela di una riserva naturale di enorme valore ambientale lungo uno dei corridoi migratori più importanti d’Italia. L’area è vicina alla foce dell’Adda in zona soggetta a esondazione, con la possibilità che in futuro ancora una volta si spendano soldi pubblici per danni derivanti dal costruire in zone a rischio”. lavorato all’opera: Fabiola Mischiasti, Marta Rigetti, Serena Comini, Chiara Masia, Sara Caraccio, Lorella Pezzolato, Fabio Bevilacqua. (g.fo.) “Le associazioni ambientaliste – conclude il comunicato - intendono ricorrere contro il provvedimento e chiedono la sospensione dell’intervento per una valutazione complessiva dell’incidenza sull’intera area. In tal senso hanno sollecitato il presidente della Riserva e la Regione richiamando l’attenzione di quest’ultima sull’opportunità di una sospensiva in attesa dell’approvazione del nuovo Piano di gestione della Riserva che dovrà ribadire l’inedificabilità dell’area”. «Immediatamente dopo il mio insediamento – il commento dell’assessore comunale all’Ambiente Bruno Magatti - mi sono preoccupato di portare a compimento questo iter, già avviato dalla precedente amministrazione lo scorso gennaio, e sono molto contento del fatto che il commissario Carioni abbia corrisposto alle nostre sollecitazioni. Finalmente oggi siamo nelle condizioni di poter riavviare il servizio». Hai l’alcolismo in casa? Vuoi saperne di più? I Gruppi Familiari Al-Anon condividono le loro esperienze in modo anonimo e gratuito e possono offrirti le informazioni che cerchi Telefona allo: 800 087 897 Sui passi del Santo Sabato, 30 giugno 2012 27 Il Cammino. Itinerario ormai definitivo, nell’ambito del progetto omonimo U n piccolo “Cammino di Santiago” tra i monti e le valli delle provincie di Como e di Sondrio ricalcando, a piedi, le orme del “nostro” don Luigi Guanella, montanaro e camminatore instancabile. È ormai definito il cammino “Sui passi di don Luigi Guanella”, nell’ambito del progetto omonimo, proposto dalla Provincia “Sacro Cuore” dei Servi della Carità e sostenuto da Fondazione CARIPLO, da numerose istituzioni ed enti (tra cui le Figlie di Santa Maria della Provvidenza, la Diocesi di Como, la Provincia di Sondrio, la Provincia di Como, le Comunità Montane Valchiavenna, Valtellina di Morbegno e Valli del Lario e del Ceresio, i Comuni interessati, le Parrocchie, la Fondazione Credito Valtellinese, il BIM dell’Adda, la Camera di Commercio di Como), oltre che da associazioni e gruppi culturali ed escursionistici locali. Si tratta di un percorso pedonale che congiunge Campodolcino a Como, lungo antichi sentieri (Via Spluga, Via Bregaglia, Via Francisca, Via Regina) e passando per i luoghi più importanti legati alla vita del nostro Santo. Ne scandiscono le tappe edifici religiosi, realtà educative e assistenziali, musei e aree espositive che ci parlano ancora di lui. Dalla casa natale di Fraciscio, alla chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista di Campodolcino dove fu battezzato, al “Motto del vento” di Gualdera, al Santuario di Gallivaggio, a Olmo, a Chiavenna, a Prosto di Piuro, a Savogno, a Nuova Olonio, a Traona, a Pianello del Lario e poi, in battello, a Como, fino al Santuario del Sacro Cuore, dove riposano le sue spoglie. Centocinquanta chilometri “dalle aspre montagne innevate della valle San Giacomo, alle paludi del Pian di Spagna, alla dolcezza dei terrazzamenti della bassa Valtellina, alla incomparabile bellezza del Lario, all’eleganza delle città di Chiavenna e Como: un colorato ventaglio di paesaggi sotto ‘quel cielo di Lombardia, così bello quand’è bello, così splendido, relative alla relazione tra don Guanella e il luogo, nonché le indicazioni stradali per raggiungerlo. Sulla mappa è anche indicata la presenza di altri punti di interesse turistico e di servizi posti in prossimità del percorso, utili alla pianificazione del pellegrinaggio o della visita. Oltre a ottenere le informazioni sul percorso in tempo reale, è possibile stamparle oppure scaricarle in files in formato kml e gpx. Per agevolare l’utente all’uso di questa mappa interattiva è stata predisposta una dettagliata guida all’utilizzo. La sezione “Percorsi e sentieri” contiene anche le indicazioni sui sentieri meditativi, scanditi dai pensieri di don Guanella. Nella sezione “Media + Multimedia” sono raccolti i video e le audioguide scaricabili in formato Mp3 del Museo “Don Luigi Guanella” di Como, alcune immagini panoramiche esplorabili dei principali punti guanelliani e la Rassegna Stampa con i file pdf di alcune pagine web o di quotidiani e periodici che hanno parlato del progetto e del percorso. Dalla casa natale di Fraciscio, alla chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista di Campololcino, a Gualdera, a Gallivaggio, a Traona, a Pianello. E altro ancora, fino a Como così in pace’ (A. Manzoni, I Promessi Sposi, cap. XVII), che accompagna il pellegrino nel cammino, immagine di quella mano provvidente di Dio in cui don Guanella ha sempre confidato”. Il sito internet L’itinerario è stato rilevato dall’associazione Iubilantes con il sistema WebGis, utilizzando il protocollo ProtSIS, specifico per la sentieristica, adottato come standard dalla Regione Lombardia. Dal lavoro congiunto dei tecnici di Iubilantes e di Meroni Comunicare è nato il grande sito in sei lingue del progetto www. suipassididonguanella.org (disponibile per ora solo la versione italiana). In home page spicca la fotografia del nuovo Santo e la presentazione del progetto, oltre ai link ai siti guanelliani principali, ai loghi e alla citazione degli enti e delle associazioni sostenitrici. Nella sezione “Don Guanella e i suoi luoghi” si possono trovare informazioni sulla vita e sul carisma di don Luigi Guanella e sui ventotto luoghi più importanti della sua vicenda. Nella sezione “Percorsi e sentieri” è riportata la mappa interattiva tridimensionale del percorso, con tutte le informazioni necessarie per pianificare il proprio itinerario. Selezionando i punti di partenza e di arrivo desiderati su una mappa basata su Google Earth, è possibile avere una serie di informazioni utili alla valutazione personale delle difficoltà di percorrenza di quel particolare tratto: la tipologia del percorso, il tipo di fondo, il grado di pericolosità, l’altimetria. Cliccando sui punti di interesse guanelliano, è possibile visualizzare informazioni e immagini La segnaletica In prossimità dei luoghi guanelliani sono stati posizionati cartelli bilingui (italiano e inglese) che ricordano la relazione tra il sito e don Guanella; nella parte inferiore di questi cartelli sono stati realizzati dei QR-code per consentire la visualizzazione su dispositivi smartphone, via web, della traduzione in francese, tedesco, spagnolo e portoghese del testo. Presto il percorso sarà anche corredato di opportuna segnaletica con il logo del progetto (mutuato dal logo del Museo “Don Luigi Guanella” di Como, che evidenzia un’immagine stilizzata di don Guanella con le sue montagne), accanto ad una speciale icona del pellegrino, già presente sul Cammino di Santiago di Compostela, per identificare il cammino come pellegrinaggio. Oltre al percorso pedonale, saranno segnalati itinerari in auto per raggiungere i luoghi guanelliani. Lungo il percorso, in luoghi ad alto flusso turistico concordati con le amministrazioni locali, è previsto anche il posizionamento di cartelli di percorso. pagina a cura di SILVIA FASANA ■ Accanto al grande itinerario I cinque sentieri meditativi A ccanto al grande itinerario “Sui passi di don Luigi Guanella”, sono stati realizzati cinque “Sentieri Meditativi” in altrettanti luoghi significativi, che costituiscono il “cuore” del progetto. I sentieri sono accompagnati e scanditi da piccoli pannelli in alluminio con frasi di San Luigi Guanella su temi specifici, supportati da basi in legno di rovere massiccio. Il primo sentiero meditativo porta da Fraciscio a Gualdera e affronta il tema “Chiamati a volare in alto” - La vita dell’uomo e la sua vocazione. A Fraciscio, infatti, Luigi Guanella ha avuto la vita; a Gualdera l’intuizione della sua vocazione alla carità. Il secondo sentiero meditativo invece è attorno all’abitato di Olmo, sul tema “Andiamo al Padre” - La paternità di Dio; in questo luogo infatti, in un momento particolarmente difficile, don Guanella ha spe- rimentato nella sua vita l’intensa vicinanza di Dio, Padre tenero e amorevole. Il terzo sentiero meditativo si snoda ad anello all’interno della Riserva Naturale Pian di Spagna – Lago di Mezzola, nella zona della Cascina della Poncetta, in un incomparabile scenario naturale di zona umida. Il tema è “Con confidenza e amore” - La pedagogia guanelliana; nel Pian di Spagna, con la bonifica di una parte della palude e la creazione di un villaggio chiamato Nuova Olonio, don Guanella ha manifestato tutta la sua attenzione educativa alla promozione integrale della persona, cercando di dare una risposta ai bisogni più profondi dell’uomo: «Pane e Signore». Sul lungolago di Pianello del Lario, dietro la chiesa parrocchiale, si trova il quarto sentiero meditativo sul tema: “Come i gigli del campo” - La Provviden- za. A Pianello don Guanella sperimentò potentemente la divina Provvidenza e, dopo le difficili prove di Traona e di Olmo, finalmente scoccò per lui «l’ora della misericordia»: la sera del 5 aprile 1886 da questo lungolago partì la celebre “barchetta” con alcune suore e orfanelle alla volta di Como, per avviare quella che diventerà poi la Casa “Divina Provvidenza”. Nel verde parco della casa Santa Maria della Provvidenza di Lora, Casa madre delle suore guanelliane, sarà posizionato il quinto sentiero meditativo, sul tema “Fare un po’ di bene” - La carità, perché da Como infatti, don Guanella, con l’aiuto delle sue suore, dei suoi sacerdoti e degli amici laici, portò la sua intraprendente voglia di bene in molte parti d’Italia, in Svizzera e perfino in America. Valli Varesine 28 Sabato, 30 giugno 2012 Il Grest protagonista nell’estate della Valcuvia S i muove la tribù del Grest lungo i sentieri che portano ai campi e ai boschi. Si agitano i bambini e i giovanissimi accompagnati da animatori e animatrici, parroci e suore…è una festa che si trasmette in tutta la Valcuvia, rimbombante di grida e di canti cadenzati, oppure di silenzi che danno spazio a brevi momenti formativi. L’impegno non manca e si alterna al gioco. A Casalzuigno si è aperto anche un laboratorio di costruzione di aerei, sotto la guida del prof. Martegani, il quale anche quest’anno ripropone la felice attività che già lo scorso anno ha destato interesse non solo da parte dei ragazzi, ma anche degli adulti. Così, come a Casale, ovunque fioriscono laboratori di ogni genere per accontentare gli interessi dei giovanissimi. Il GREST è un formidabile momento formativo per i ragazzi e di sollievo per le famiglie. Questa attività può durare lo spazio di due settimane, oppure coprire una bella fetta di vacanza; dipende dalle disponibilità e dalla volontà Per l’occasione la Comunità montana Valli del Verbano ha finanziato la sistemazione del sentiero che porta alla prima cascata Manifestazioni ■ Vararo Successo per la “Festa del Boscaiolo” L Alpini in festa alle Cascate di Cittiglio S i svolgerà (tempo permettendo) sabato 30 giugno e domenica 1° luglio la tradizionale “Festa Alpina alle Cascate”, organizzata dalla sezione Alpini di Cittiglio nel prato posto ai piedi delle tre cascate formate nella valle di Vararo dal torrente San Giulio. Il luogo sarà accessibile anche in notturna grazie al sentiero nel bosco che gli alpini provvedono ad illuminare per rendere agevole il percorso. Il programma prevede cena alpina la sera del sabato dalle 18.30 alle 22.30; la domenica alle 10.30 l’alzabandiera, seguita, alle 10.45, dalla S. Messa al campo. Dalle 12.00, fino a sera sarà invece attivo uno stand gastronomico con specialità della tradizione locale. Quest’anno la vigilia della festa è allietata dalla comunicazione che la Comunità montana Valli del Verbano ha proprio in questi giorni ultimati i lavori per sistemare il tratto di sentiero che dal prato delle feste porta fino alla prima delle tre cascate di Cittiglio. Da alcuni anni, infatti, il transito lungo il pur breve percorso era di fatto reso difficoltoso e disagevole dai dissesti che si erano verificati a causa di alcuni violenti temporali ed eventi alluvionali che avevano causato smottamenti e cadute di piante lungo il percorso. A questo disagio era da aggiungere il deperimento che aveva ormai interessato le staccionate e i ponticelli che in passato erano stati messi in opera lungo il sentiero dagli alpini cittigliesi. Per rendere ancora sicuro il transito dei turisti e degli appassionati di montagna attratti dalla cascata e dal fresco della valle, si sono fatti lavori per recuperare i ponticelli, allargare il sentiero, sostituire le staccionate in legno e posare funi metalliche a lato del sentiero per rendere sicuri i punti più critici del percorso. “Tra gli obiettivi dell’ente montano – afferma il presidente di CM Marco Magrini - c’è innanzitutto la difesa dei versanti delle nostre montagne, tanto belle quanto fragili. Le frane, purtroppo protagoniste di episodi di cronaca, sono la dimostrazione che la montagna necessita di costante attenzione e manutenzione per poter prevenire i pericoli di dissesti del suolo, soprattutto in concomitanza con forti piogge. Per questo motivo – prosegue Magrini - Comunità Montana, e le Amministrazioni che ne fanno parte, sono concordi nell’investire importante risorse per la difesa del suolo”. A tal proposito all’interno del PISL – Piano integrato di sviluppo locale - approvato dai Sindaci e da Regione Lombardia, si è dato spazio ad un corposo progetto di 126 mila euro, dedicato agli interventi da mettere in atto sul versante franoso del Monte Nudo, nel Comune di Cittiglio, e ad altre due opere, nei comuni di Duno e Castello Cabiaglio, interventi tutti finalizzati a ridurre il rischio di smottamenti del suolo, caduta di massi e alberi e frane. Grazie anche all’Amministrazione comunale di Cittiglio, infatti, Comunità Montana, interverrà prossimamente anche per ripristinare e garantire la sicurezza del sentiero che porta alla seconda e poi alla terza cascata di Cittiglio, migliorando, così, l’accessibilità a queste ricercate mete del turismo locale. A.C. ❚❚ Domenica il raduno interarma. Nuova sede per la Protezione Civile A Marzio una domenica Tricolore D omenica 24 giugno la piccola comunità marziese ha vissuto e fatto vivere alle centinaia di persone venute da fuori una grande giornata all’insegna di un grandissimo civismo e di una forte italianità. Fortemente voluta dal giovane Sindaco, geometra Frontali, che ha saputo coinvolgere tutte le associazioni locali e della zona, la manifestazione definita “Primo raduno interarma” ha richiamato in paese tutte le rappresentanze delle forze armate di cielo, di terra e di mare. C’erano i bersaglieri, i paracadutisti della Folgore, i marinai, i fanti, i finanzieri, i carabinieri, i vigili del fuoco, gruppi della protezione civile, gli alpini; insomma una partecipazione militare contata in duecentocinquanta presenze provenienti anche dal Friuli e dal Piemonte. Lo stesso Sindaco, fregiato della sua appartenenza militare, era con loro lasciando il vice sindaco a fare gli onori di casa. Annunciata dallo speaker, la sfilata, iniziata con la fanfara dei bersaglieri di Vergiate che hanno dato il brio a tutta la cerimonia, si di impiantar giorno dopo giorno nuove idee da parte dei giovani educatori e dai volontari adulti. Ad ogni modo ovunque si giri attraversando i nostri paesi, l’atmosfera è quella gioiosa e spensierata che vivono i ragazzi al termine delle scuole. All’interesse verso il gioco, alla socializzazione e a tutto ciò che porta alla crescita morale dei ragazzi, deve trovare spazio anche la riflessione, questo ogni giorno, per dare senso alla proposta del GREST. SERGIO TODESCHINI è svolta tra gli applausi della folla e delle Autorità che assistevano al passaggio dal terrazzo della “cà vegia”. Abbiamo notato il Prefetto di Varese, il consigliere regionale Alfieri, il presidente della provincia , della Comunità Montana, i Sindaci dei comuni vicini, Ufficiali dell’Arma, delle Fiamme Gialle ed altre ancora. I gruppi, raggiunta la zona del cimitero, hanno assistito al solenne suono del silenzio alla scopritura di due lapidi: ai caduti di tutte le guerre ed al soldato. Al termine tutti si sono portati sotto il tendone appositamente allestito per assistere alla S. Messa celebrata dal novantottenne monsignor don Luigi che al suo ingresso è stato salutato da un’ovazione generale, segno dell’affetto e della stima che gode. Lo aiutava nel rito religioso Stefano, studente di teologia al seminario di Lugano. Le offerte raccolte saranno destinate ai terremotati dell’Emilia. Terminata la celebrazione, dopo l’esibi- zione di un gruppo di ragazzi, il Sindaco ha consegnato premi e benemerenze agli esponenti militari e civili, esprimendosi con simpatiche motivazioni. In primis però la donazione al loro amato parroco dell’immagine del Sacro Cuore a Cui don Luigi è tanto devoto, una riproduzione eseguita da una marziese, di quella esistente all’Università Cattolica di Milano. Sul retro la firma di tutte le famiglie di Marzio. La mattinata si concludeva con l’inaugurazione della sede della Protezione Civile che ha trovato collocazione nello stabile già della scuola elementare. Si erano ormai fatte le tredici e trenta e, quindi, era ora di pranzo per quanti avevano deciso di rimanere anche per assistere nel pomeriggio all’esibizione del coro monte Piambello in canti della montagna. Complimenti a tutta l’Amministrazione comunale per questa bellissima iniziativa che veramente ci ha uniti tutti sotto una sola bandiera. All’anno prossimo. Ni. Sa. a “Festa del boscaiolo” si è svolta, domenica 24 giugno a Vararo (frazione montana del comune di Cittiglio). A promuovere l’iniziativa l’associazione Vivi Vararo, con il patrocinio del Comune. Una bella giornata di sole ha fatto da cornice ad una manifestazione ben organizzata e ben riuscita che ha attirato sul monte di Cittiglio tanta gente, contenta di godere della natura del luogo e apprezzare le sfide che si succedevano nel “ring” dei boscaioli. Le diverse gare di taglio col resegone, con l’ascia, con la motosega, si sono succedute mettendo alla prova l’abilità e il fisico dei partecipanti. Tutti si sono divertiti, gustando le specialità che l’associazione Vivi Vararo aveva preparato e godendo anche del mercatino organizzato per l’occasione. Una giornata positiva che ha portato vivacità e visitatori nella bella frazione montana di Cittiglio. ■ Brenta Fino a domenica 8 luglio il “Palio della Rosa” È iniziato lunedì scorso, 25 giugno e proseguirà fino a domenica 8 luglio la prima fase del “Palio della Rosa” che ha visto le cinque contrade di Brenta sfidarsi la sera al parco pubblico in diverse specialità e discipline. La contrada che uscirà vincitrice dalla competizione paesana avrà il privilegio di porre, durante la festa della Beata Vergine delle Grazie di San Quirico del prossimo settembre, la tradizionale rosa d’oro tra le mani della Madonna. ■ Gemonio La comunità e la ricorrenza di San Pietro N ell’ambito della festa patronale di San Pietro la parrocchia di Gemonio ha organizzato una serie di eventi che iniziati il 25 giugno si protrarranno sino al prossimo 6 luglio. Venerdì 29 giugno, alle 21, si tiene la S. Messa nella chiesa romanica di San Pietro nel giorno della festa del Santo. A presiedere la celebrazione i sacerdoti del vicariato di Cittiglio. Altre Messe dedicate sono programmate per le ore 8.30 e per le ore 10.00 di domenica 1° luglio. Al termine di ciscuna Messa si svolgerà l’incanto dei canestri. Alle ore 18.00 momento di preghiera comunitario a chiusura della festa. Ultima appendice - questa volta culturale - legata a San Pietro si avrà alle ore 21.00 di venerdì 6 luglio quando don Andrea Straffi direttore dell’ufficio diocesano per l’arte sacra e per i beni culturali diocesani - interverrà per la presentazione degli interventi di restauro del 3° lotto degli affreschi che decorano la chiesa di S. Pietro. Precederà l’incontro un momento di preghiera in cui la comunità di Gemonio ricorderà i 20 anni di sacerdozio di don Andrea che in Valcuvia ha vissuto la sua esperienza diaconale nel 1991 - 1992. A.C. Sondrio Cronaca Chiesa e modernità: sguardo europeo “L a Chiesa e la modernità: uno sguardo europeo”. Questo il titolo della conferenza che lo storico ed editorialista del Corriere della Sera Sergio Romano ha tenuto lo scorso 23 giugno presso la gremita Sala Besta della Banca Popolare di Sondrio. Nell’introdurre il relatore e la relazione, il presidente Piero Melazzini ha messo a fuoco il tema. La Chiesa cattolica si trova oggi a dover affrontare una società radicalmente trasformata dalle due grandi rivoluzioni degli ultimi decenni: quella sessuale e quella tecnologica, con le sue implicazioni biologiche e bioetiche, potenziali minacce alla funzione e missione della Chiesa. Sergio Romano ha affrontato quest’argomento nel libro-inchiesta che è stato presentato all’inizio dell’incontro. S’intitola: La Chiesa contro. Dalla sessualità all’eutanasia tutti i no all’Europa moderna. Il celebre ex-ambasciatore che fu in Russia ai tempi della perestrojka lo ha scritto a quattro mani insieme al figlio Beda. «Oggi la Chiesa cattolica deve affrontare sfide e problemi come mai è accaduto in passato», ha esordito, nel suo eloquio garbato, il relatore, per poi subito ripercorrere la trasformazione che la Chiesa stessa ha già dovuto compiere nel trascorrere dei secoli, fino alla perdita del potere temporale e allo scontro con le nuove ideologie classiste, che la costrinsero a pensare a una propria dottrina sociale, siglata dall’Enciclica Rerum Novarum, di papa Leone XIII. Il ricordo di questo evento è servito a Romano per sottolineare l’estrema difficoltà dei tempi nuovi. Allora la Chiesa si trovò a trattare con delle circoscritte classi sociali, quella borghese, quella operaia. Oggi, invece, è sfidata da una classe indefinibile. Sono le singole persone che, grazie alla tecnologia, possono rivendicare il proprio diritto di scelta su temi un tempo indiscutibili, come la nascita, la procreazione, la morte. Il giornalista ha, quindi, accennato in modo rapido ai resoconti approfonditi nel libro, che mostrano come gli Stati europei hanno cercato di adattare le loro legislazioni laiche a questi cambiamenti radicali, prescindendo dal pensiero della Chiesa. In Danimarca, ha raccontato, esiste per esempio un ottimo centro per la procreazione assistita, che secondo Romano, ha una ragione storica. Dipenderebbe dal fatto che in questo paese di marinai, segnato dalle lunghe ● Incontro ecumenico lo scorso lunedì a Sondrio I ● Sono intervenuti monsignor Zubiani e il pastore D’Archino Sabato, 30 giugno 2012 29 assenze degli sposi trattenuti dal mare, il problema di poter programmare le nascite è questione umana profondamente avvertita. Il libro precisa che la Danimarca «esporta liquido seminale nei ventisette paesi dell’Unione europea, anche quando il suo uso è illegale nel paese di destinazione, come in Italia e in Germania». L’Olanda è stata, invece, il primo Stato europeo ad avallare nel 2001 il matrimonio tra omosessuali. Lo spirito liberale tipicamente olandese, ha sottolineato Romano, ha avuto il sopravvento sulle forti resistenze della Chiesa. L’eutanasia assistita viene, invece, applicata, peraltro secondo uno scrupoloso regolamento, in Svizzera, nel cantone di Zurigo. Anche di ciò, Romano ha rintracciato una motivazione storica: «Il codice svizzero», ha detto, «tradizionalmente permetteva il suicidio assistito dell’ufficiale disonorato». Una licenza che, in quel cantone, è ora stata estesa ad altre circostanze. Infine, un accenno alla Gran Bretagna e alla sua legislazione che consente il prelievo delle cellule staminali dall’embrione entro le prime due settimane (per gli inglesi fase pre-embrionale) e che legittima le inquietanti ricerche sulla clonazione. «In Italia la Chiesa non rinuncia a fare battaglie più intransigenti e inflessibili di quelle che è in grado di fare altrove, anche perché può contare su una classe politica più debole e opportunista di quella con cui deve trattare negli altri paesi dell’Europa cristiana». Questa frase evidenziata sulla quarta di copertina del libro, sintetizza il senso di quanto Sergio Romano ha detto in seguito e, cioè, che rispetto agli altri Paesi europei lo Stato italiano ha avuto, negli ultimi anni, maggiori difficoltà nell’affrontare le questioni in causa soprattutto per via di una classe politica condizionata dai problemi di Berlusconi. «L’ex presidente del consiglio», ha detto, «è stato un grande procrastinatore a causa della sua debolezza, dovuta al suo conflitto d’interessi e al fatto che ha avuto bisogno dell’appoggio dei suoi alleati per promulgare le tante leggi ad personam, ritagliate in funzione delle sue esigenze». Per compensare questa sua debolezza, ha aggiunto, Berlusconi ha chiesto anche l’appoggio della Cei, che in un certo momento è diventata una sorta di «terza camera del parlamento». Il pubblico è intervenuto con numerose domande, tra cui una sul concetto di “relativismo”. «Il Papa vede nel relativismo il rischio della verità declassata a opinione, che produce confusione e impoverimento culturale. Io uso la parola con un significato diverso e credo nel relativismo come clima di discussione che permetta la convivenza delle diverse opinioni», ha spiegato il relatore. Infine, ha concluso in risposta a un’altra domanda, «ho l’impressione che questo Papa preferisca una Chiesa meno ampia, ma più forte sul piano della coesione e della coerenza. Sta facendo un passo indietro rispetto al mondo per mantenere la sua carica profetica». Perché di fronte agli «obblighi a cui uno Stato liberale non può sottrarsi», l’ipotesi di Sergio Romano riportata a pag. 82 del suo libro è che «la società che si conforma alle prescrizioni della Chiesa è destinata ad essere scavalcata dalle altre». MILLY GUALTERONI ■ Secondo noi... Un confronto di idee su Chiesa, etica, politica e modernità con Sergio Romano, certamente una delle voci più autorevoli e stimate della cultura laica, non può che essere ricco e stimolante. “Dà da pensare”, come diceva Ricoeur. Altra cosa è trovarsi d’accordo con le sue tesi così meticolosamente esposte. Per esempio ci domandiamo se non sia proprio più possibile che le regole etiche possano ispirarsi a qualcosa che assomigli a un humanum universale e oggettivo, e ci si debba di conseguenza rassegnare a ratificare un’etica dettata dalle regole militari degli svizzeri, dallo spirito libero degli olandesi, piuttosto che dall’astinenza sessuale forzosa dei marinai danesi. Domande cruciali, tanto quanto le questioni epocali poste dalla tecnologia e dall’”ethos” sessuale contemporaneo. Al fondo resta l’interrogativo (improbo – lo ammetto – per un laico): ma la Chiesa deve sempre andar dietro alle mode, o talvolta anche ascoltare il paolino “nolite conformari huic saeculo” (“non conformatevi alla mentalità di questo mondo”, Rom 12,2)? don ANGELO RIVA ● Due relazioni corpose e stimolanti con stili e lessici diversi La Parola di Dio nella vita della Chiesa l 18 giugno, alla vigilia della festa dei Santi patroni Gervasio e Protasio, nei locali del centro pastorale Angelo Custode di Sondrio, si è tenuto un incontro ecumenico sul tema La Parola di Dio nella vita della Chiesa. Relatori monsignor Marco Zubiani, arciprete della città, e Stefano d’Archino, pastore riformato della Bregaglia, Canton Grigioni, e responsabile spirituale degli evangelici della provincia. Presenti in sala il pastore emerito di Poschiavo, Carlo Papacella e il responsabile del Centro Evangelico di cultura, Sergio Ronchi. Ha coordinato il dibattito Floriana Valenti del Consiglio Pastorale. La presenza a Sondrio, dagli inizi degli anni ’70, di un Centro Evangelico di cultura – che da un decennio promuove letture ecumeniche sulla Bibbia (tema di quest’anno Discepoli. Dinnanzi alle vocazioni degli apostoli, con il pastore Stefano d’Archino e don Battista Rinaldi) – ha favorito l’incontro tra il pastore riformato Stefano D’Archino e il parroco e i parrocchiani (non molti in verità) della città. Il piano pastorale diocesano 2012, che invita alla riflessione sulla Parola di Dio, ha indirizzato la scelta del tema dell’incontro. Non è facile sintetizzare le due relazioni corpose e stimolanti: con stili e lessici diversi i due relatori hanno ribadito il valore della Parola nella vita della Chiesa, senza tacere le difficoltà a concretizzare la Parola nella vita quotidiana delle Chiese. Don Marco, citando San Gerolamo – «L’ignoranza delle Scritture è l’ignoranza di Cristo» –, ha fatto riferimento alla Dei Verbum con i suoi chiari inviti al contatto continuo, alla lettura assidua e frequente e allo studio accurato della Scrittura. Ha ricordato che le limitazioni allo studio della Bibbia sono nate nella Chiesa cattolica proprio in risposta al libero esame dei testi sacri introdotto dalla Riforma, che pure ha il merito di aver rimesso al centro della vita cristiana la Sacra Scrittura. Dopo aver chiarito l’ampiezza del concetto di Parola di Dio, il suo rapporto con i Sacramenti e la Tradizione, Don Marco ha affrontato il tema della Parola nella comunità che dovrebbe: amarla nella lectio divina, studiarla in incontri qualificati e “pregarla” nella vita quotidiana. Il pastore d’Archino ha sostenuto che spesso cattolici e riformati dicono le stesse cose con parole diverse o usano parole uguali per cose diverse incorrendo in evidenti difficoltà di comprensione reciproca. Il significato originario di Riforma era quello di dare forma alla Chiesa, ora si parla, anche in ambito cattolico, di una Chiesa semper reformanda (che deve sempre essere riformata). Ha chiarito poi, inserendoli nel loro contesto storico, i concetti di Sola Scriptura e di libero esame, concetti che non ritiene attualmente essere motivo di divisione tra le due Chiese. In particolare il libero esame è un invito a tutti i cristiani ad un lettura attenta della Scrittura basata sul confronto nella Chiesa guidata dallo Spirito. Molto critico il pastore sulla lettura fondamentalista americana che non tiene conto dei generi letterari e dell’apporto delle scienze positive. Occorre ruminare la Parola, come afferma sant’Agostino e non lasciarci prendere dalla velocità della nostra società ricca di molte parole, ma di poca Parola. Nel dibattito è stato affrontato il tema dell’insegnamento della Bibbia nelle scuole italiane, richiesto da molti intellettuali anche non credenti, che lamentano come la Bibbia, canone della cultura europea, sia di fatto ignorata dagli studenti italiani. I saluti sono per un prossimo incontro nell’anno della fede. F. V. Valchiavenna 3o Sabato, 30 giugno 2012 ■ Chiavenna Cena di solidarietà a sostegno di Emergency Duecento valchiavennaschi a tavola per sostenere Emergency. Ha raccolto un’ottima attenzione sabato la cena promossa dal gruppo della Valchiavenna dell’associazione di Gino Strada. La manifestazione, organizzata per raccogliere fondi destinati ai progetti di Emergency, si è tenuta al Deserto a Chiavenna. Dopo la serata di fine maggio con un medico che ha lavorato in Afghanistan e in Sudan, questo era il secondo appuntamento dell’associazione. Il fondatore di Emergency, invece, è stato ospite della Banca Popolare di Sondrio, nella sede dell’istituto nel capoluogo valtellinese, circa tre mesi fa. Un appuntamento che ha richiamato nella sala Besta della Bps un folto pubblico interessato a sentire dalla viva voce di Strada le difficoltà che derivano dall’operare in zone dove la diffidenza dei poteri verso l’attività di Emergency rende difficile, ma ancora più indispensabile l’azione delle strutture sanitarie dell’associazione. La serata chiavennasca è stata caratterizzata dalla presentazione di alcuni filmati sull’attività di Emergency. Nel piazzale del Deserto alla fine della cena si è esibito un artista bregagliotto con un burattino che ha attirato l’attenzione dei tanti bambini presenti. Un piccolo contributo all’azione dei volontari che ogni giorno nelle zone afflitte dalla guerra e dalle guerriglie intestine garantiscono assistenza e interventi. ■ Solidarietà Raccolta fondi per i terremotati mantovani Franco Cesarini e palazzo Vertemate, un’accoppiata da ricordare. Fino all’ultimo minuto lo spettacolo di sabato sera è stato in dubbio a causa del rischio di maltempo. Ma la pioggia non è arrivata e per il pubblico c’è stato un concerto di alto livello. Trecentocinquanta persone hanno applaudito la Civica Filarmonica di Lugano diretta dal maestro Cesarini, ospite per il secondo anno consecutivo della rassegna curata da Omar Iacomella. Al programma dello spettacolo, particolarmente apprezzato grazie all’impeccabile esecuzione di pezzi di Kabalevsky, Gershwin, Cesarini e altri autori, è stato aggiunto “L’apprendista stregone” di Paul Dukas. Ma questa tappa del percorso musicale di Piuro - terminata con la degustazione di prodotti tipici e i fuochi d’artificio - ha avuto anche una finalità solidale. Tutto l’incasso - 700 euro - sarà devoluto al comitato per i terremotati della provincia di Mantova, per i quali si stanno moltiplicando le iniziative sul nostro territorio. Si è spento presso la Casa di Riposo di Teglio lo scorso 19 giugno. Sandro Massera, persona di grande umana personalità S i è spento lo scorso 19 giugno alla Casa di riposo Sant’Orsola di Teglio, dov’era da tempo degente, il professor Sandro Massera. Fu una persona di grande umanità e signorilità, un eccezionale insegnante all’Istituto magistrale “Candida LenaPerpenti” di Sondrio, dove fu titolare della cattedra di Latino e Storia, dopo avere insegnato nei ginnasi di Fermo, Jesi e Sondrio. Laureatosi in Lettere all’Università di Pavia nel 1943, il prof. Massera è stato uno degli storici più validi di Valtellina e Valchiavenna. Era nato il 15 aprile 1921 a Novate Mezzola e nel 1959 con don Peppino Cerfoglia, Luigi Festorazzi, Giovanni Giorgetta, don Tarcisio Salice, Giorgio e Guido Scaramellini fondò il Centro di studi storici valchiavennaschi, di cui fu consigliere e vicepresidente dal 1999 al 2003. Tre i temi prediletti nella sua ricerca storica e nei suoi scritti, uno riguarda la prima metà del Seicento, quando Valtellina e Valchiavenna furono al Fu professore di Lettere Classiche all’Istituto Magistrale di Sondrio e si dedicò con passione alla ricerca storica locale e alla scrittura; nel 1997 ricevette il Ligari d’Argento. centro delle contese tra Francia e Spagna; il secondo abbraccia gli anni a cavallo del Sette e Ottocento, con la fine del dominio grigione e il periodo napoleonico. Infine un terzo ambito è legato al suo paese natio sulle rive del lago. Edito dal Centro di studi storici valchiavennaschi, a Novate Mezzòla, dove fu sindaco dal 1956 al 1960, dedicò nel 1976 una monografia, scritta con Livio e Aurelio Benetti, sulla chiesa della Trinità, l’esempio più significativo di arte barocca in Valchiavenna, di cui promosse una impegnativa campagna di restauro. Nel 1985 fu la volta del “Vocabolario del dialetto”, una delle prime opere del settore in provincia, e poi di “Nuaa de na vòlta”, una rassegna fotografica, alla portata di tutti, con qualificanti didascalie che ripercorrono le principali vicende del borgo. Un altro suo libro, uscito nel 1996, è incentrato sugli scalpellini del granito di Sanfedelino, attività fiorente tra la fine del Settecento e la seconda metà del Novecento a Novate. Collaborò pure, dagli esordi nel 1962 al 2004 con l’intervallo di cinque annate, al bollettino “Clavenna” del Centro di studi storici valchiavennaschi. Per conto della Società storica valtellinese, di cui fu consigliere dal 1964 al ’97 e vice presidente dal 1970 all’87, pubblicò nel ’70 la monografia su Gian Giacomo Paribelli e vari contributi sul bollettino annuale. Per il volume “L’ambiente naturale e umano della provincia di Sondrio”, edito nel 1971 dalla Banca Popolare di Sondrio, ha firmato con don Salice una puntuale sintesi della storia di Valtellina e Valchiavenna. Importanti i suoi lavori, editi dal Credito Valtellinese: nel 1981 “La delegazione valtellinese al Congresso di Vienna (18141815)”; dieci anni dopo “La fine del dominio grigione in Valtellina e nei contadi di Bormio e di Chiavenna (1797)”; nel 1997 “Napoleone Bonaparte e i Valtellinesi. Breve storia di una grande illusione” e due anni dopo “La spedizione del duca di ■ La peregrinatio da domenica 1 a domenica 8 luglio Chiavenna accoglie san Guanella L a Valchiavenna si prepara ad accogliere la peregrinatio di san Luigi Guanella, figlio di questa terra, canonizzazto lo scorso 23 ottobre in piazza San Pietro a Roma. Dopo l’accoglienza che si svolgerà domenica 1° luglio verso le ore 17.30 seguita dalla Santa Messa unitaria per le due Parrocchie, si realizzerà tutta una settimana di preghiera, celebrazione e riflessione sulla figura e la persona del nostro Santo che vedremo presente nelle sue spoglie mortali, conservate nell’apposita Urna davanti a cui avremo la possibilità di sostare come tanti altri fedeli hanno fatto fino ad ora, in tanti centri e parrocchie specialmente della Lombardia in questo anno dopo la sua canonizzazione. Ogni giorno si ripeterà uno schema di celebrazione abbastanza simile con due momenti al mattino: Lodi e santa Messa alle ore 7.00, quindi una celebrazione alle 10,30 preferibilmente presieduta da un guanelliano. Al pomeriggio dalle ore 15.00 in poi, con la recita del S. Rosario, si suc- cederanno vari gruppi con iniziative diverse di preghiera fino alle ore 17,30 a cui farà seguito la celebrazione dei Vespri con la santa Messa. Ogni giorno sarà caratterizzato da una tematica specifica che riguarda la vita di Don Guanella. Le serate verranno distinte da alcuni momenti dopo cena a partire dalle 20,30 con alcune proiezioni sempre di interesse guanelliano. Anche nel tempo che va dalle 19 alle 20,30 sarà garantita una presenza davanti all’Urna specialmente da parte delle famiglie. Non mancherà in nessun momento la presenza dei “vigilantes” che, in maniera volontaria, presteranno la loro attenzione perché tutto si volga nel migliore dei modi e senza disordine di alcun tipo. Ci auguriamo che il passaggio di san Luigi Guanella nella nostra Chiavenna risulti positivo non solo per la novità e la bellezza dell’iniziativa, ma anche e soprattutto per un risveglio di nuovo fervore evangelico e caritativo, proprio del carisma del nostro Santo. Rohan in Valtellina. Storia e memorie nell’età della guerra dei trent’anni”. Altri suoi lavori sono stati pubblicati in diversi periodici, tra cui la “Rassegna economica della provincia di Sondrio” e il “Notiziario della Banca Popolare di Sondrio”. Per i suoi meriti di storico e insegnante, nel 1997 il Comune di Sondrio gli ha conferito il Ligari d’argento. I funerali si sono svolti nel pomeriggio del 20 giugno nella chiesa di San Rocco a Sondrio, dove, al termine della Messa, lo hanno ricordato il prof. Guido Scaramellini, presidente del Centro di studi storici valchiavennaschi, e l’insegnante Bruno Ciapponi Landi, vice presidente della Società storica valtellinese. Del prof. Sandro Massera rimane il ricordo di un uomo esemplare e sempre pronto alla collaborazione, di un illuminato educatore di generazioni di studenti e di uno studioso serio e rigoroso. CRISTIAN COPES Sondrio Cronaca Sabato, 30 giugno 2012 31 Tirano. Gli interventi di venerdì 22 giugno al convegno che è proseguito a Poschiavo. P roprio nel mese di La differenza non è di poco giugno di cinquecento conto. Da parte valtellinese anni fa (1512) le truppe si è sempre affermato che a grigioni occupavano Teglio era stato stipulato un la Valtellina e la Valchiavenna preciso patto, che prevedeva e iniziava così un periodo la prima ipotesi: un accordo storico nel quale i due popoli del quale poi si erano perse hanno compiuto insieme un le tracce, per cui noi siamo cammino durato quasi tre sempre stati considerati secoli. Da parte svizzera era come sudditi delle Eccelse stata avanzata la proposta di Tre Leghe. (Qualche anno “festeggiare” in modo solenne fa, su questa vicenda Marco questa ricorrenza (anche Foppoli aveva costruito perché loro dispongono di anche un divertente ben altre risorse finanziarie). romanzo dal titolo: Il patto Si è convenuto, invece, di perduto). cogliere l’occasione storica Ora, le maggiori novità per approfondire gli studi, sull’argomento sono venute soprattutto di quegli aspetti dalla relazione di Marta che ancora rimangono da Mangini, una giovane chiarire, così come era stato ricercatrice milanese, che fatto nel 1997, in occasione ha messo a confronto due della ricorrenza dei 200 anni documenti importanti. dalla fine dello stesso governo Il primo è costituito da grigione. È stato quindi un voluminoso codice di promosso un convegno, che oltre 1700 fogli, custodito si è svolto in due giornate: nell’archivio di Coira, venerdì 22 giugno presso il che contiene i Consigli di municipio di Tirano e sabato Valtellina dal 1481 sino 23 a Poschiavo. Vi hanno all’anno 1631. Tutti i fogli La discesa dei Grigioni nel 1512 ha significato la fine dei rapporti collaborato gli istituti culturali sono forati, quindi erano di entrambi i versanti, con che Valtellina e Valchiavenna avevano sempre avuto con Como e Milano custoditi in filza, cioè legati una preparazione meticolosa, con lo spago e solo dopo che ha comportato la il 1631 sono stati riuniti distribuzione ai partecipanti di una sintesi un fenomeno di dimensioni secolari. dei Grigioni nel 1512 abbia significato in volume. Il secondo è costituito da un bilingue di tutti gli interventi dei relatori. Martin Bundi, già deputato e Presidente la fine dei rapporti che la Valtellina e manoscritto di soli 8 fogli, conservato Naturalmente ogni nazione ha messo in del Consiglio Nazionale, si è soffermato la Valchiavenna avevano sempre avuto presso l’Archivio di Stato di Milano, campo i suoi studiosi più autorevoli, che in particolare sul primo periodo del con Como e Milano e la ricollocazione compilato nel 1623 dal notaio Nicola hanno focalizzato gli interventi soprattutto governo grigione, per offrire una visione delle stesse valli in un’area commerciale Parravicini. Ebbene, quest’ultimo contiene sul primo periodo, cioè sulle premesse tutta positiva dei vantaggi economici e politica centro-alpina. Una simile alcuni documenti relativi agli anni 1512storiche che hanno portato all’avvento dei derivati ad entrambe le popolazioni, discontinuità storica, tuttavia, non è 13 che dimostrano come gli accordi Grigioni e sui primi anni del loro governo fornendo, come esempi di maggior rilievo, stata improvvisa, ma è stata il frutto di un iniziali fossero di tipo federativo. Tali in Valtellina e nei contadi di Bormio e la fiera autunnale di Tirano (durava due lungo processo di emancipazione delle documenti mancano nel codice di Coira. Chiavenna. Così, Guido Scaramellini settimane!), il commercio del vino e la aree periferiche rispetto alle città, un La spiegazione può essere una sola: chi ha ha svolto una vivace relazione sul modo cura delle vie di comunicazione, compresa processo durato più secoli. Era inevitabile, compiuto il lavoro di raccolta ha operato con il quale i Grigioni erano visti, sia la via Priula attraverso il passo di San però, che l’attenzione di tutti andasse a una scelta, lasciando fuori alcuni atti, per nell’ambito della corte milanese, sia Marco (in realtà quest’ultima era stata focalizzarsi sulla questione che più è stata avvalorare le tesi dei Grigioni. A questo presso la popolazione. Florian Hitz, voluta fortemente dal governo veneziano, dibattuta dagli storici e cioè sul rapporto punto si apre un vero e proprio giallo, per Presidente della Società Storica dei che aveva realizzato anche la parte del originario fra le due popolazioni. Nel scoprire chi abbia compiuto una simile Grigioni, ha esaminato il disegno globale versante valtellinese). Massimo Della 1512 i Valtellinesi erano stati annessi ai operazione. di espansione dei Grigioni verso Sud, Misericordia, con una dettagliata analisi Grigioni come confederati, cioè come pagina a cura che non si è limitato al 1512, ma è stato storica, ha dimostrato come la discesa alleati a pari titolo oppure come sudditi? di CIRILLO RUFFONI Sudditi delle Tre Leghe Le relazioni di sabato 23 giugno La Valtellina, territorio prezioso A «Non sempre i magistrati nche la seconda giornata del convegno, che si è svolto grigioni hanno avuto presso la Casa Torre di una mano felice Poschiavo sabato 23 giugno, è stata dedicata al periodo iniziale del nell’amministrare governo grigione. Da parte svizzera la Valtellina e questo sono intervenuti Marc Antoni Nay e ha portato al distacco». Silvio Färber, tra i valtellinesi Ilario Silvestri e Diego Zoia. Come sempre, Arno Lanfranchi e Daniele Papacella hanno offerto ai di distanza dal convegno tenuto nel 1997, ha ricordato partecipanti la traduzione sintetica di ogni intervento. Di Scaramellini, era difficile dire qualcosa di nuovo, invece particolare rilievo si è dimostrato il saluto del Consigliere dalle relazioni sono emersi elementi di straordinario di Stato Martin Jäger. «Gli anniversari costituiscono interesse, che ci permettono ora una più attenta lettura sempre l’occasione per riflettere su quello che è stato e dei fatti. Risulta anzitutto che la venuta dei Grigioni in su ciò che potrebbe accadere in futuro – ha affermato –. Valtellina nel 1512, non è stata il frutto di una decisione Non sempre i magistrati grigioni hanno avuto una mano improvvisa, ma un’operazione pensata e pianificata negli felice nell’amministrare la Valtellina e questo ha portato alti livelli della politica internazionale, come dimostra al distacco. Ancora oggi nei Grigioni ci si interroga su la presenza a Tirano di un politico di spicco come il cosa avrebbe significato per noi un diverso esito storico. cardinal Schiner, che evidentemente aveva l’appoggio Con la Valtellina abbiamo perso qualcosa di prezioso… di una parte dei Valtellinesi. Tra questi vi era la potente Con la Valtellina, oggi le nostre valli avrebbero un famiglia dei Besta. Non è un caso, quindi, che proprio ben diverso peso politico e culturale all’interno della a Teglio sia stato stipulato un patto (sull’evento, ormai, Confederazione». non ci sono più dubbi; le prove offerte sono inconfutabili Nello svolgimento dei lavori, poi, si sono rivelate di e anche i relatori svizzeri si sono dichiarati d’accordo fondamentale importanza le riflessioni finali, con le su ciò). La situazione dei primi anni, tuttavia, ha quali Guglielmo Scaramellini e Georg Jäger sono proseguito Scaramellini, è rimasta fluida, suscettibile andati a cogliere gli aspetti di maggiore novità emersi di approdare al patto federativo o alla sudditanza. La dalle relazioni di entrambe le giornate. A soli 15 anni venuta dei Grigioni si collocava in un momento di gravi turbolenze, con la presenza di un esercito francese che si distingueva (purtroppo) per la rapacità, i soprusi e le spese astronomiche imposte alle popolazioni. Per questo, i nuovi sono stati accolti come dei liberatori. Il passaggio sotto la loro amministrazione (come ha illustrato bene Diego Zoia) è avvenuto nel modo più tranquillo e pacifico e, nei primi tempi, ha portato a tutti grandi vantaggi economici. Non vanno dimenticate, poi, le rivalità interne dei Valtellinesi, che ancora si dividevano in Guelfi e Ghibellini, per cui, nel 1515, sono stati gli abitanti stessi di Traona che, per non veder trionfare i rivali, hanno chiesto che i magistrati fossero tutti grigioni. Nel convegno si è avuto quindi un generale accordo sul fatto che il primo periodo del governo grigione abbia costituito una vera e propria luna di miele e che le difficoltà siano incominciate solo con i contrasti religiosi, ma nessuno si è addentrato in questo spinoso campo, nel quale, pure, molto rimane da approfondire. Sondrio Cronaca 32 Sabato, 30 giugno 2012 Notizie in breve no Conveg ■ Sondrio Lo scorso sabato “Progetti in piazza” Arte e fede: iconografia e territorio in Diocesi di Como Ogni amministrazione ha il problema di comunicare ai cittadini i lavori che sta svolgendo, non solo, ma di raccogliere anche da loro osservazioni e proposte sull’operato. Per questo motivo, gli assessori del Comune di Sondrio Michele Iannotti e Fabio Colombera, nella mattinata di sabato 23 giugno, in piazza Campello, hanno presentato ai cittadini i progetti in corso di esecuzione o che saranno realizzati fra breve. Si è trattato di un incontro informale, di tipo colloquiale, fatto con l’aiuto di cartelloni, continuando l’esperienza che era stata fatta in precedenza, quando erano stati presentati ai cittadini i progetti di riqualificazione dei due “salotti” di Sondrio, cioè le piazze Garibaldi e Campello. I lavori (hanno dichiarato gli assessori) si collocano in un progetto più generale di città sempre più bella, accogliente e a misura d’uomo e riguardano in particolare: la ristrutturazione della Casa di Riposo, le piste ciclabili nelle vie Stelvio e Vanoni, la sistemazione del Parco Ovest”, la riqualificazione del piazzale della stazione e dello scalo ferroviario (piazzale Bertacchi), il restauro del Teatro Sociale e del Castello Masegra e l’illuminazione delle vie Lungomallero Diaz e Cadorna. (C. R.) È veramente difficile riproporre, anche in modo sommario, la molteplicità di elementi che sono emersi dal convegno che si è svolto a Sondrio sabato 16 giugno, sia per l’ampiezza del tema (Arte e fede: iconografia e territorio in diocesi di Como), sia per la ricchezza degli spunti che sono venuti dai relatori. L’incontro, promosso dall’associazione culturale Ad Fontes, in collaborazione con il Museo Valtellinese di Storia e Arte (MVSA) e con l’Ufficio per i beni I partecipanti hanno potuto visitare l’esposizione dei crocifissi custoditi dal Museo Valtellinese. ■ Provincia Arriva “Il grana padano della solidarietà” culturali ecclesiastici della Diocesi di Como, ha avuto due momenti distinti. Nella prima parte, svolta presso la Sala Vitali del Credito Valtellinese e coordinata da Alessandro Rovetta dell’Università Cattolica di Milano, i relatori hanno affrontato il tema da diverse angolazioni. Massimo Della Misericordia, dell’Università Bicocca di Milano, si è soffermato in particolare sul linguaggio usato solitamente dai committenti, come appare dai documenti storici. Il verbo che ricorre più frequentemente è teneatur, l’esecutore, cioè, sia tenuto a svolgere l’opera, secondo il tema e le modalità volute dai committenti. La libertà creativa dell’artista, così come siamo abituati a considerarla, si è affermata solo in un La Fai-Cisl, in rappresentanza dei Lavoratori Agricoli e Alimentaristi, la Coldiretti, in rappresentanza dei produttori, e l’Unione del Commercio, in rappresentanza delle attività commerciali della provincia, portano nelle piazze della Valtellina e Valchiavenna “Il grana padano della solidarietà”. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di ricavare, grazie alla distribuzione del famoso prodotto grana padano (del quale si garantisce la tracciabilità e qualità), risorse economiche che saranno interamente devolute alle aziende agricole e ai caseifici colpiti dal terremoto che ha coinvolto anche il Mantovano, a sostegno della loro riorganizzazione strutturale e produttiva. La distribuzione avverrà a Chiavenna, in Piazza Bertacchi la mattina di sabato 30 giugno, a Morbegno, in Piazza S. Antonio la mattina di sabato 7 luglio, a Tirano, in Viale Italia la mattina di sabato 14 luglio, a Sondrio, in Piazza Garibaldi la mattina di sabato 21 luglio. ■ Sondrio Consorzio di Tutela Vini: nuovo direttivo Domenica 24 giugno, presso la sala del Policampus di Sondrio, si è riunita l’Assemblea dei Soci del Consorzio Tutela Vini di Valtellina che unisce ad oggi 933 soci. L’occasione è stata propizia per un confronto ed una verifica del percorso compiuto in un anno di lavoro. L’ordine del giorno includeva anche la designazione del nuovo Consiglio di Amministrazione che sarà in carica per il prossimo triennio. Al termine dello scrutinio, questi i nomi decisi dai soci votanti. Per la categoria viticoltori: Davide Fasolini, Marco Fay, Emil Galimberti e Andrea Vanotti. Per la categoria vinificatori e imbottigliatori: Claudio Alongi, Pietro Bettini, Siro Buzzetti, Emanuele Pelizzatti Perego, Mamete Prevostini, Aldo Rainoldi e Andrea Zanolari. A breve verrà convocato il Consiglio di Amministrazione che designerà il Presidente e i Vicepresidenti. L’incontro è stato promosso da “Ad Fontes”, MVSA e Ufficio per i beni culturali ecclesiastici della Diocesi momento successivo, in epoca romantica. Tra gli elementi che emergono più frequentemente vi è lo spirito di imitazione e di emulazione. I committenti fanno spesso riferimento ad un’opera conosciuta: la statua deve essere bella come quella che ha il paese vicino; gli abitanti di Pedesina (in Valgerola), nel 1423, chiedono che la loro chiesa sia alta non meno di quella di Rasura, la parrocchia dalla quale si stanno staccando. Rita Pezzola ha invece utilizzato, in modo originale, l’inventario dei documenti e dei libri della biblioteca dell’abbazia dell’Acquafredda di Lenno, per mostrare quanto feconde di ispirazione artistica siano state le opere scritte. Al primo posto vi è naturalmente la Bibbia, della quale l’abbazia possedeva un prezioso codice in pergamena. Altre fonti di ispirazione per le immagini e per gli edifici sacri sono state l’antifonario e i testi patristici. La relatrice ha sottolineato in particolare l’importanza attribuita al numero otto, che simboleggiava i salvati dal diluvio universale e che perciò veniva riproposto spesso nella struttura ottogonale dei battisteri, per indicare l’analogia dei salvati mediante il battesimo. In ambito locale hanno avuto un particolare rilievo i passionari, cioè le vite dei santi martiri, in particolare quella di S. Fedele, la cui venerazione si è diffusa molto soprattutto nell’area dell’alto Lario. Don Felice Rainoldi ha volato alto nel campo teologico nel quale si realizza l’incontro tra la parola (verbum) e le immagini. Una parte rilevante del suo intervento è stata dedicata alla difficile questione che ha angustiato la storia della Chiesa e che è sfociata nell’iconoclastia (la distruzione delle immagini sacre). Effettivamente l’icona può rappresentare un pericolo, ha affermato il relatore, perché può portare all’idolatria. Il suo uso corretto, invece, può diventare un sussidio molto importante per trasmettere la parola attraverso la raffigurazione. Il verbum diventa visibile, così come il Bambino, a Betlemme, è diventato visibile ai pastori accorsi alla grotta. Nell’inventario degli oggetti d’arte che si sta realizzando nella diocesi di Como, ha sottolineato don Andrea Straffi che dirige l’apposito Ufficio, sono già stati censiti ben 1800 crocifissi, delle più diverse forme e destinazioni. Il relatore, con l’aiuto di immagini, ha analizzato alcuni dei più antichi, come quello di Scaria in val d’Intelvi oppure quello, straordinario, custodito nella sagrestia di San Donnino a Como, che ha la figura del Cristo in avorio e la croce di ebano. La relazione di don Andrea ha costituito anche la premessa per il secondo momento del convegno: l’apertura straordinaria del Museo Civico di Sondrio, in modo che i partecipanti hanno potuto visitare l’esposizione dei crocifissi custoditi dal museo stesso, sotto la guida della direttrice Angela Dell’Oca. In particolare, Silvia Perlini ha illustrato la bellissima croce di Ambria (nella foto): un reperto davvero prezioso, giunto fino a noi dai secoli più lontani. CIRILLO RUFFONI ■ La missione economica dal 17 al 19 giugno scorsi Operatori turistici ad Amsterdam I mportanza dell’aggregazione fra operatori, focalizzazione sui mercati più vicini, quelli dell’Europa continentale, ma soprattutto l’interesse di buyer e tour operator esteri nei confronti dell’offerta collaterale alla neve che riguarda principalmente le terme, l’enogastronomia e, nel resto dell’anno, le altre pratiche sportive e del tempo libero, quali ciclobike, rafting, canyoning, trekking, golf, climbing e altri ancora. Queste le indicazioni che sono emerse dalla missione economica ad Amsterdam, svoltasi dal 17 al 19 giugno, che ha consentito a 14 operatori turistici, in rappresentanza di quasi mille strutture, per circa ventimila posti letto, di incontrare buyer e tour operator di Olanda e Germania e di presentare l’offerta turistica locale. «Siamo soddisfatti – è il commento del vicepresidente della Camera di Commercio di Sondrio, Stefano Masanti –, sia per i molti buyer che abbiamo incontrato sia per l’interesse riscosso dalle nostre località turistiche, e non mi riferisco soltanto ai centri più rinomati per gli sport invernali ma anche a città come Chiavenna e Tirano per tutto ciò che hanno da offrire per storia, cultura ed enogastronomia». Soddisfazione anche per Marco Bonat, segretario generale dell’ente camerale. «Da parte degli operatori è emersa con evidenza la volontà di collaborare – spiega –: su questo aspetto, che riteniamo fondamentale, come Ente intendiamo lavorare intensificando gli sforzi. Anche le indicazioni che sono venute sono importanti: il gap infrastrutturale ci penalizza, per questo dobbiamo puntare su mercati relativamente vicini per consentire ai turisti di raggiungerci in auto entro un tempo ragionevole, evitando loro lunghi e scomodi viaggi». Per gli operatori, che hanno trascorso l’intera giornata di lunedì 18 a colloquiare con buyer e tour operator, con i quali sono stati avviati contatti che dovranno essere sviluppati in futuro, la missione ha rappresentato anche un’occasione di confronto, come sottolinea Fabio Giacomelli di Lungolivigno: «Abbiamo avuto l’opportunità di dialogare tra operatori di zone diverse della provincia, è stato importante perché generalmente non succede. Lo stare insieme, il condividere questa esperienza, il confronto che abbiamo avuto sono stati molto proficui». Un ambiente sereno e molto collaborativo è quello evidenziato anche da Beppe Bonseri, presidente del Consorzio Tourisport di Santa Caterina, che aggiunge: «In questa fase difficile è importante che gli operatori si parlino e si confrontino. È presto per sapere se i contatti avviati consentiranno di chiudere contratti, certamente sono utili per comprendere meglio la domanda e per definire le nostre strategie». Sondrio Cronaca Sabato, 30 giugno 2012 33 Tirano. Nel sesto incontro del corso per operatori pastorali, promosso da Terzo Millennio di Sondrio, si è parlato delle apparizioni mariane nel Medioevo Maria: specchio del cielo I l sesto incontro, Le apparizioni della Vergine nel Medioevo: specchio del cielo, tenutosi a Madonna di Tirano presso la sala “Beato Mario” nell’ambito del corso per operatori pastorali volontari promosso da Terzo Millennio di Sondrio, ha avuto ancora una volta come relatrice Maria Gabriella Martini, esperta del Ministero dell’Università in filosofia della scienza, logica e teologia. Dopo aver ricordato che sin dai primi secoli del cristianesimo le apparizioni mariane evidenziano la materna preoccupazione di Maria per la vita dei suoi figli e che il Signore l’ha voluta Madre accanto agli uomini per guidarli a riconoscere e praticare la volontà del Padre nel cammino verso il Regno, la relatrice ha parlato della prima apparizione di cui si ha notizia, avvenuta nella Chiesa d’Oriente. «Le apparizioni sono avvenute in quelle terre – ha spiegato – proprio a causa della forma mentis dell’uomo orientale, troppo incline alla riflessione e alla meditazione, tanto da rischiare l’eresia». Con queste prime apparizioni la Madonna aiuta la Chiesa a definire la vera fede ortodossa. Infatti, appare a San Gregorio il Taumaturgo, vescovo di Neocesarea – l’episodio è raccontato da San Gregorio di Nissa nel 390 –, mentre durante la notte si trovava immerso in santi pensieri, per lasciargli una rivelazione che il giorno dopo egli comunicò alla sua Chiesa: «Io credo in un solo Dio, Padre del Logos vivente...». Con lei c’era San Giovanni Evangelista e teologo ed entrambi erano avvolti da luce abbagliante. San Gregorio il Taumaturgo morì nel 270 e nel 325 il Concilio di Nicea confermò la verità di questa rivelazione, codificandola nel Simbolo niceno-costantinopolitano. Nell’impero romano in suo onore. Ogni anno nella ricorrenza dei santi arcangeli Gabriele e Michele si celebrava una grande festa e il popolo accorreva per ottenerne la protezione. Una volta, una giovane donna, in preda alle doglie del parto, vinta dalla fatica e dalla paura, dovette fermarsi ai piedi del monte, proprio mentre la marea saliva minacciosamente. A salvarla dalle acque intervenne la Vergine che l’avvolse nel suo mantello, così che non fu lambita neppure dalla più piccola goccia d’acqua. La donna diede alla luce il suo bimbo e, cessata la marea, Maria disparve. «Si tratta di un evento che venne molto rappresentato – ha commentato Martini –, perché riguarda il rispetto assoluto da avere per ogni nuova vita che viene al mondo, poiché ogni persona ha un ruolo nell’ordine Con le prime apparizioni, la Madonna aiuta la Chiesa a definire la vera fede ortodossa. d’Occidente sono attestate rivelazioni mariane a partire dal IV secolo, quando cominciò a diffondersi il monachesimo. In proposito, Martini ha ricordato La vita di San Martino di Sulpicio Severo, discepolo prediletto e biografo di san Martino di Tours, che morì nel 397 dopo aver introdotto il monachesimo nelle Gallie. Egli narra che un giorno, insieme a un confratello, udì un discorrere concitato e sommesso nella cella di Martino. Quando questi uscì, lo supplicarono di raccontare loro l’evento misterioso. Vinta l’iniziale reticenza, «Martino confidò che l’avevano visitato Sant’Agnese, Santa Tecla e la Vergine Maria, ne descrisse la fisionomia e l’abito, aggiungendo che non era la prima volta che venivano, e che a volte apparivano anche San Pietro e San Paolo. È da notare che Martino nomina Agnese e Tecla e solo da ultimo Maria, particolare che rivela come all’epoca c’era sì la devozione alla Madonna, ma non ancora molto sviluppata». Nel VII secolo nella Spagna gotica, la notte del 18 dicembre 665 Maria apparve ad Ildefonso, santo vescovo di Toledo. «All’epoca, la Vergine – ha spiegato Martini –, ormai invocata come regina del cielo e della terra, e quindi mediatrice tra Dio e gli uomini, appare soprattutto ai vescovi nelle cattedrali per incoraggiarli e sostenerli nel loro difficile compito, o per confermarne l’operato come nel caso di Ildefonso. La notte del 17 dicembre, vigilia della festa dell’attesa della nascita di Gesù celebrata con grande concorso di clero e di popolo, entrando nella cattedrale, Ildefonso vide la Madonna, circondata da angeli e sante vergini, seduta sulla cattedra episcopale. Ella lo lodò per i suoi scritti in difesa della sua perpetua verginità e gli consegnò la pianeta inviatagli da suo Figlio, una veste gloriosa di un tessuto mai visto sulla terra. Confermava così che Ildefonso era già degno di vestire l’abito splendente dei beati. È questo il più celebre dei racconti prodigiosi che si narravano di lui». Delle apparizioni dei secoli successivi, ricordiamo l’episodio del XII secolo riportato nel Libro dei miracoli della Santa Madre di Dio di un anonimo, in cui leggiamo che Maria, invocata come Madre di misericordia, soccorre chi si trova in difficoltà. Il fatto si verificò presso il santuario di Mont Saint-Michel au-péril-dela-Mer, dove Aubert, vescovo di Avranches, dopo una terza visione dell’arcangelo Michele, costruì una bellissima chiesa ■ Le iniziative in calendario per i prossimi mesi A Tirano l’estate è benvenuta N el mese di luglio si aprirà a Tirano la terza edizione di Benvenuta Estate, una raccolta di eventi serali che si concluderà ad agosto, lasciando spazio al Benvenuto Autunno. L’Unione del Commercio, il Comune di Tirano ed il Consorzio Turistico Terziere Superiore sono le menti che tireranno le redini dell’iniziativa, con il sostegno di numerosi sponsor tra cui la Regione Lombardia, la Provincia di Sondrio, la Comunità Montana Valtellina di Tirano, il Comune di Tirano, il BIM, il Consorzio Turistico Valtellina Terziere Superiore, l’Unione del Commercio e del Turismo dei servizi della Provincia di Sondrio. Dall’orario dell’aperitivo serale fino a mezzanotte, per famiglie e turisti ci saranno negozi aperti, animazione, appuntamenti con il gusto, l’arte e la cultura lungo le vie e le piazze della città. Se questi sono gli ingredienti comuni, ogni data in calendario avrà delle specificità, che saranno dettagliatamente presentate a ridosso degli eventi. Obiettivo dell’iniziativa, ha spiegato Stefania Stoppani, assessore al Commercio e al Turismo, è quello di creare con gli anni una sinergia fra pubblico e privato, per pubblicizzare e promuovere l’attività dei commercianti tiranesi. L’amministrazione mette a disposizione un palcoscenico gratuito, che ogni azienda usa a propria discrezione e, così, permette ad ogni ente di informare la comunità sulla propria attività. A sottolineare l’importanza dell’iniziativa sono le parole del Presidente mandamentale Unione Commercio, Piero Ghisla: «Senza un’adeguata pubblicità anche un diamante di grande valore non vale nulla». A Tirano gli esercizi commerciali sono in prevalenza piccoli ed alcuni, come i negozi nelle frazioni, svolgono una funzione sociale più che commerciale. Per questo il comune aduano ha bisogno di una siner- gia fra i livelli amministrativo e commerciale. Così Benvenuta Estate avrà inizio il 7 luglio con l’apertura della stagione di saldi. Seguiranno tre appuntamenti nello stesso mese ed altri tre ad agosto, con l’iniziativa sempre più in crescita del Tiranotte, ideata sulla linea delle notti bianche delle grandi metropoli. A cavallo dei due mesi estivi è previsto il Colorart Tirano, una serata specifica per il centro storico che, con i suoi piccoli negozi, palazzi e corti signorili, si differenzia dalla restante parte della città. Si aprirà agli artisti locali, che vi allestiranno esposizioni delle loro opere. I lavori saranno, poi, messi all’asta ed il ricavato sarà devoluto in beneficienza. Vi sarà, inoltre, una novità musicale: gruppi locali si sfideranno in un concorso. Sarà il pubblico a giudicare i concorrenti ed a decidere chi si confronterà nella finale durante il Tiranotte. LUCIA SCALCO Nelle apparizioni Maria è sempre bella e accompagnata da una luce abbagliante. creaturale». A conclusione, la relatrice ha fatto notare che «Due sono gli elementi comuni a tutte le apparizioni: Maria è sempre straordinariamente bella e accompagnata da una luce abbagliante. Un monaco anonimo del XIII secolo la descrive “circonfusa di una gloria straordinaria, oltre ogni immaginazione, splendente come il sole e luminosa all’esterno come all’interno, tanto che si poteva vedere nel suo seno il Bambino Gesù dall’aspetto uguale a quello della Madre, luminoso e trasparente”, e conclude: “Ella era il riflesso della gloria di Dio, specchio del cielo”». PIERANGELO MELGARA Notizie in breve ■ Grosio L’Happy Corus canta per monsignor Capelli Proseguono gli appuntamenti di solidarietà per sostenere l’opera del missionario valtellinese monsignor Luciano Capelli. Sabato 30 giugno, alla presenza di Vescovo di Gizo, si esibirà il coro Happy Chorus di Delebio in un concerto Gospel a favore delle Isole Solomon. L’appuntamento è alle ore 20.30 nella chiesa parrocchiale di San Giuseppe a Grosio. Spettacoli 34 Sabato, 30 giugno 2012 ✎ il telecomando | Scelti per voi Ragazzi miei Un film di Scott Hicks. Con Clive Owen, durata 104 min.Australia, Gran Bretagna 2009 J oe Warr è un giornalista sportivo britannico che si è trasferito in Australia per seguire la seconda moglie Katy dalla quale ha avuto un figlio, Artie, che ha sei anni quando la madre muore per un tumore. Ora Joe, che è stato spesso lontano da casa per il suo lavoro si deve occupare del piccolo. La sua idea di base consiste nel lasciare ampia libertà al fanciullo. È un film su cosa significhi essere padri oggi . il regista riesce a proporre una serie di quesiti su come sia difficile imparare ad essere padri soprattutto quando questo ruolo è stato delegato a una prima e a una seconda consorte. Dire sempre di sì alle richieste dei figli? Porre il meno regole possibile per evitare l’aumento delle infrazioni? Il film mette a confronto tre figure maschili in fasi diverse della loro crescita. Tre. Perché non solo Artie ed Harry devono crescere. Deve farlo anche Joe, uscendo da un egoismo inconsapevole ma non per questo meno pericoloso. Domenica 1 luglio, ore 22.55, Rai Tre TV2000, “Nel cuore dei giorni” compie un anno Domenica 1 luglio. Aida, Rai5, 9.20. Opera. A sua immagine, Rai1, 10,30. Bandits, Iris, 16.55. Commedia con B. Willis. Superman III, It1, 15,45. Film d’azione. Il concerto, La7d, 17.10. Un’altra possibilità di vedere questo bel film. Prima pagina, R4, 16,35. Strepitosa commedia di B. Wilder con W. Matthau e J. Lemmon. Caccia al ladro, Rai3, 20.40. Uno dei capolavori di Hitchock con Cary Grant e Grace Kelly. State buoni se potete, Tv2000, 21.30. 2° parte con J. Dorelli. Ragazzi miei, Rai 3, 22.55. Vedi scheda. Lunedì 2. Rapa nui, Rai movie 16,00. 1680 Isola di Pasqua…. Casa famiglia, Tv2000, 20.30. Fiction quotidiana. 1° p. Il battesimo. The Jackal, R4, 21,10. Thriller fantapolitico con B. Willis. Arabesque, Iris, 21.05. Giallo con S. Loren. L’infedele, La7, 21.10. Attualità Martedì 3. Circo estate 2012, Rai3, 21.05. Varietà. The constant F esteggia il primo compleanno “Nel cuore dei giorni”, il contenitore che è, nelle parole di Dino Boffo, direttore di rete di Tv2000 (www.tv2000.it), “il biglietto da visita dell’intera emittente”. Per Boffo, il segreto di questa trasmissione è “invitare alla tavola televisiva gli italiani normali, prenderli sul serio, non usarli come riempitivi ma riconoscendo sempre la loro di Tiziano Raffaini gardener, La7, 21.10. Un thriller appassionante e ben girato. Il sole, Rai5, 21.15. Film di Sukurov sull’imperatore Iro Hito. Sherlockil banchiere cieco, It2, 21.30. Film tv di buona fattura. Un S. Holmes moderno. Lascia perdere che ti porta a mala strada- Don Pino Puglisi, Rai1, 23.10. La biografia di don Puglisi ucciso dalla mafia. Mercoledì 4. An american rhapsody, La7, 14.05. Storia di immigrazione e della fatica del’inserimento. The Truman Show, Rai4, 21.10. Un intenso film di P. Weir sui reality tv. The Boxer, Rai movie, 21.05. Un avvincente dramma di Sheridan nella realtà nordirlandese. Giovedì 5. Superquark, Rai1, 21.20. Ritorna P. Angela con un programma ricco di informazioni. Si parte col terremoto dell’Emilia. Quinta colonna, C5 , 21.10. Nuovo programma d’attualità. Il mandolino del capitano Corelli, R4, 21.10. Film drammatico. 2° guerra mondiale intrinseca dignità anche quando sembra che facciano perdere ritmo” e “dare spazio ai loro giudizi”. L’innesto dei telespettatori, spiega il direttore di rete, non è “come una pratica da sbrigare ma come un perno fondamentale del fare tv”. Certo, “col digitale terrestre la torta degli ascolti va per il 75% ai sette canali principali; il resto viene oggi ripartito tra circa duecentocinquanta canali digitali in Grecia. Con N. Cage. Il favoloso mondo di Amelie, LA7d, 21.10. Un film coinvolgente. Venerdì 6. La grande storia, Rai3, 21.05. Mussolini: marcia, morte, misteri. Documenti. Il profeta, Rai movie, 21.00. Storia di un giovane criminale che in prigione diventerà un boss. Orizzonti di gloria, La7, 21.10. Kubrick dissacra la guerra. Angeli e demoni, Cielo, 21.15. Spettacolare film di fantareligione. La straniera, Rai1, 21.20. Un’intensa storia d’amore, una fotografia toccante dell’immigrazione italiana. Sabato 7. Sulla via di Damasco, Rai2, 10,15. Rubrica religiosa. Million Dollar baby, Rai movie 21.05. Capolavoro di Eastwood incisivo e commovente. Il pranzo della domenica, Rai1, 21.20. Film su una signora anziana che riceve la visita delle tre figlie, Rai3, 21,30. Spionaggio. Don Luigi Sturzo, Tv2000, 21,20. Film tv in 2 parti. e satellitari. È una bella battaglia conquistare ogni giorno un centimetro al sole. Se si trattasse di una suddivisione aritmetica ciascun canale avrebbe lo 0,25% di share”. Tv2000 ha cominciato con uno 0,10 e ora è “ad oltre lo 0,40, con segmenti quotidiani stabili attorno all’1% di share, e punte che toccano il 5%. Lo diciamo con modestia: siamo un piccolo fenomeno, che oggi rischia di fare un caso a sé”. Lettere e Rubriche Sabato, 30 giugno 2012 35 ❚❚ Lettere al direttore [email protected] Europa, sviluppo e religioni. Idee per un confronto C aro don Angelo, leggendo i tuoi interventi sul n. 25, mi sono convinto che il nostro Settimanale ha bisogno non solo di un correttore di bozze, ma anche di un aiutino per le ‘bizze’, se mi permetti di giocare un po’ con il nome del tuo bel paesello nativo. Premetto che per me è importante anche la forma, lo stile con il quale si offre un messaggio; e di questo abbiamo fatto qualche accenno a viva voce. Ora invece è da discutere lo stesso contenuto, di solito presentato con competenza e chiarezza. Dell’editoriale ‘Dove va l’Europa?’ mi sembra bello il titolo, accettabili la premessa storica e la diagnosi sulla crisi del ‘sogno Europa’, ma del tutto infondato il giudizio su America, Cina, e Islam teocratico. Dove esiste un’America che avanza imperterrita grazie al suo credo protestanico, sorgente di libertà e sicurezza? Quale confucianesimo permette alla Cina di miscelare comunismo e capitalismo, al punto da essere uno spaventoso colosso economico? America e Cina hanno paura di se stesse, e di perdere un riferimento indispensabile per i loro interessi economici, qualora fallisse l’economia europea. Per la Cina basta leggere Avvenire di giovedì 21/06: “in Cina tutto bene. Ordine di Stato”. Per gli USA non dimentichiamo le analisi di politici ed economisti seri, che li giudicano la principale causa della crisi economica globale. Tutto da rifare è anche l’accenno all’Islam teocratico, come ‘additivo’ per il successo economico di alcuni paesi medio orientali. L’Islam, il Confucianesimo e il Protestantesimo sono qualche cosa di molto più serio, e non ‘instrumen- tum regni’ (in questo caso il regno di Mammona). Condivido la tua conclusione sull’importanza delle radici culturali e religiose per il futuro dell’Europa, ma non in forza delle tue premesse: preferirei l’attuale Europa laica e laicista, ad un’Europa con un ‘additivo cristiano’ compromesso con gli egoismi economici e politici. Dalle tue premesse deduco invece che l’Europa è il meglio ora esistente sul nostro pianeta. Figuriamoci come sarebbe meravigliosa, se fosse abitata da autentiche comunità cristiane. E’ questo che dobbiamo sognare, a partire dalla nostra amata Diocesi di Como. E’ dunque necessario augurarti fraternamente un ‘Buon lavoro!’. Don Pio Giboli C aro Direttore, ho letto il Suo editoriale del numero scorso e mi sono sorte alcune domande: -parla di Europa come soggetto; ma in realtà cosa intende? Persone, istituzioni? Per conto di chi, chi e cosa recuperare? Una etichetta da mettere a sigillo o una integrazione da attuare? -i protestanti sono o non sono cristiani, eredi come noi del Regno di Dio? Anche se qualche differenza c’è, siamo poi così sicuri che – in qualche caso- non abbiamo qualcosa da imparare da loro? - di quale “America” parla? Di Obama o della Kirchner o degli emergenti Brasile e Messico? Di un Sud America che si smarca dagli Usa? E qui –già che ci siamo - perché non citare le “lobbies” ebraiche? - la Cina (o meglio i cinesi, che fanno affari con tutti) ricerca risorse e tecnologie (sono veramente in tanti) nell’armonioso sviluppo di un “soft power” che confida più nel denaro che nel cannone. Non è così anche per lo “zar” Putin, convertito al patriottismo? E Confucio non è più etica che culto? - sono più “cattivi” gli sciiti iraniani, che sognano il nucleare o i sunniti Wahabiti di Riad, armati fino ai denti? E che dire del terzo incomodo, l’islamismo soft turco di Erdogan, che, lasciato a bollire, ora punta al Medio Oriente? E per gridare di più “al lupo , al lupo” ha mai letto “Fede e mercato una via islamica al capitalismo”? - e degli “gnomi” (di ogni colore e latitudine) che schiacciando pochi tasti spostano capitali da far invidia a Paperon de Paperoni, non dice nulla? Con simpatia, caro direttore, non risponda se no facciamo notte!! Con un invito, la prossima “”puntata” sia più essenziale. Cordialità. ROBERTO RIGHI Lettere [email protected] S i ricorda ai gentili lettori che le lettere al direttore non dovranno superare le 2200 battute circa. ❚❚ Il direttore risponde ... ma senza uno spirito l’Europa non va lontano P otenza e debolezza delle parole! Le parole “rivelano” un pensiero, ma anche lo “ri-velano”, cioè lo nascondono. Lasciano in ombre tante cose, che uno avrebbe voluto dire (ma non ha potuto per evidenti motivi di spazio), o non aveva per niente intenzione di dire (ma gli vengono chissà come attribuite). Per questo ci serve il dialogo e il confronto, che aiuta a svelare i retro-pensieri, e a chiarire ed arricchire le opinioni reciproche. Accolgo perciò con favore le osservazioni dei nostri due lettori. Gli argomenti, si riconoscerà, sono vari e stimolanti, e lasciano spazio a molta pluralità di punti di vista. Così sul ruolo delle religioni in ordine allo sviluppo economico e sociale di alcuni Paesi (il Protestantesimo negli USA, il Confu- La testimonianza, a Misna, di William Akec: dalla miseria alla solidarietà cianesimo in Cina, l’Islam fondamentalista in alcuni Stati) si potrà lungamente discutere, e legittimamente oscillare fra un giudizio che riconosce un ruolo importante, se non preponderante, di queste religioni sulle rispettive scacchiere civili e sociali, piuttosto che un ruolo sostanzialmente esiguo o del tutto marginale. Su queste posizioni non mi impegno più di tanto (non ne ho neanche la competenza per farlo). Il senso del mio ragionamento era infatti un altro: sottolineare, per contrappunto a quanto in qualche modo avviene in altre parti del mondo, come una delle radici dell’attuale debolezza dell’Europa sia proprio lo scarso apprezzamento riservato, soprattutto da parte della cultura ufficiale, alle radici religiose e cristiane del Vecchio Continente. Ma su questo tema mi propongo di ritornare sull’Editoriale del prossimo numero. In ogni caso era del tutto al di là delle mie intenzioni (s)qualificare dette religioni come “instrumentum regni” in mano ai rispettivi Stati: a parte che non lo so, più semplicemente il mio intento era di constatare come, nei Paesi che “tirano”, siamo di fatto in presenza di un substrato religioso relativamente omogeneo e certamente apprezzato, anche dall’intellighenzia politica e culturale, a differenza di ciò che accade in Europa. Men che meno, poi, mi sono mai sognato di prediligere “un’Europa con un additivo cristiano compromesso con gli egoismi economici e politici”. Non è evidentemente questo il senso autentico di un riconoscimento delle “radici cristiane” dell’Europa. Ma su questo ci ritorneremo. Un’associazione per aiutare i bambini di strada a Juba “ BuoneNuove Solo il bello del mondo Dopo le dieci buone notizie pubblicate sul numero di Pasqua (pag. 3) e l’apprezzamento dimostrato da alcuni lettori, abbiamo deciso di dedicare in forma stabile una rubrica alle buone notizie che riusciamo a scovare su giornali, tv o nella rete. Fatti e avvenimenti che troppo spesso vengono relegati in un angolo per far posto a fatti di cronaca che non sempre - seguendo criteri di notiziabilità - possono essere considerati prioritari, ma che riescono a catturare la curiosità, spesso morbosa, dei lettori. Editrice de Il Settimanale della Diocesi Soc. Coop. a r.l. Sede (direzione, redazione e amministrazione): V.le Cesare Battisti, 8 - 22100 Como Telefono 031-26.35.33 Fax Redazione 031-30.00.33 E-mail Redazione [email protected] Fax Segreteria 031-31.09.325 E-mail Segreteria [email protected] conto corrente postale S e non hai un po’ d’acqua e un pacchetto di biscotti non ti seguiranno mai” dice William Akec, uno che la miseria la conosciuta. Tornato da Khartoum con qualche soldo in tasca e il pensiero a chi aveva meno di lui, ha creato un’associazione per aiutare i bambini di strada del Sud Sudan. A raccontare alla MISNA questa storia di solidarietà sono i giornalisti dell’emittente cattolica Radio Bakhita (attiva dal 2006 a Juba), autori di un reportage pubblicato a inizio settimana. Dietro l’impegno di William e di Magai Deng, un altro ex bambino di strada diventato imprenditore prima di tornare in Sud Sudan, c’è la voglia di contribuire allo sviluppo sociale di un paese devastato da oltre 20 anni di guerra civile. Negli ultimi mesi, inoltre, il Sud Sudan è al centro di un forte flusso migratorio di sud sudanesi, prima residenti al Nord, che rientrano nei villaggi d’origine a causa dell’espulsione da parte n. 20059226 intestato a: Il Settimanale della Diocesi di Como Redazione di Sondrio: Via Gianoli, 18 - 23100 Sondrio Telefono e Fax 0342-21.00.43 E-mail [email protected] Stampa: A.G.Bellavite s.r.l. Missaglia (Lc) Registrazione Tribunale di Como numero 24/76 del 23.12.1976 Pubblicità: del governo di Khartoum a seguito dell’indipendenza proclamata dal Sud Sudan nel luglio scorso. “Nei mercati di Juba – racconta William – i bambini ci vengono incontro per salutarci e discutere con noi: abbiamo conquistato la loro fiducia”. Quasi sempre per cancellare le distanze basta un bel pranzo gratis al ristorante. Dopo si passa alle medicine e magari all’iscrizione gratuita alla scuola del quartiere. L’associazione è stata costituita nell’agosto 2011, poche settimane dopo la proclamazione dell’indipendenza del Direttore responsabile: Alberto Campoleoni Direttore editoriale: mons. Angelo Riva La Provincia Essepiemme Pubblicità Via Pasquale Paoli, 21 - 22100 Como Telefono 031-58.22.11 Fax 031-52.64.50 Tariffe: euro 31 a modulo commerciale Prezzo abbonamenti 2011: Annuale euro 50 Europeo ed extraeuropeo euro 50 più spese postali La testata Il settimanale della diocesi di Como fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250. Questo giornale è associato alla FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) e all’USPI Sud Sudan da Khartoum. Nei suoi primi mesi di vita ha assistito una cinquantina di bambini. “Chissà che in futuro – dicono i giornalisti di Radio Bakhita – non abbia i soldi per dare ai bambini del Sud Sudan anche una casa”. WWW.MISNA.ORG (Unione Stampa Periodica Italiana) Informativa per gli abbonati: La società Editrice de Il Settimanale della Diocesi di Como, titolare del trattamento, tratta i dati, liberamente conferiti per ricevere il ns. periodico in abbonamento, in ottemperanza al D.Lgs. 196/2003. Per i diritti di cui all’art. 7 (aggiornamento, cancellazione, ecc.) e per l’elenco di tutti i responsabili del trattamento, rivolgersi al Titolare del Trattamento presso la sede di viale Cesare Battisti 8, 22100 Como, tel. 031-263533. I dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli abbonamenti, al marketing, all’amministrazione e potranno essere comunicati a società esterne per la spedizione del periodico e per l’invio di materiale promozionale.