Morire di spread?

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Morire di spread?
della diocesi di como
Periodico Settimanale | Poste Italiane S.P.A. | Sped. In Abbonamento Postale |
D.L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 1, Dcb Como
Anno XXXVI - 30 giugno 2012 - € 1,20
Mondo
7
Ambiente
26
10-11
Como
16
Sondrio
29
Cresce la
tensione tra
Turchia e Siria
Rio+20:
i grandi
“indecisi”
Bassone:
condizioni
insostenibili
Chiesa e
modernità
in Europa
opo l’abbattimento
D
di un caccia turco.
La testimonianza di un
alla conferenza
D
internazionale
sull’ambiente nessuna
elle ultime settiN
mane la vivibilità
all’interno del carcere
l tema al centro di
Ita dallo
una conferenza tenustorico e giorna-
siriano a Como.
Editoriale
Morire di spread?
decisione concreta.
è diventata più difficile.
lista Sergio Romano.
Terremoto. La visita del Santo Padre in Emilia
di don Angelo Riva
L
spread: chi non ne ha
’abominevole
sentito parlare? Così pervasivo nelle
cronache quotidiane, ma anche
così ineffabile – pochi sanno spiegare cosa
sia veramente (chissà, magari tra un po’
avremo pure paura di nominarlo, come
tempo fa si diceva “male brutto” per non
pronunciare la terribile parola “cancro”).
Tutto ebbe inizio negli Stati Uniti dopo
l’11 settembre. Il boom del mattone,
per rilanciare l’economia americana, fu
sostenuto da una massiccia concessione
di mutui per la casa a basso costo.
Fiutando l‘affare, la finanza speculativa
ha appoggiato su quei mutui immobiliari
una vera e propria montagna di titoli di
credito ad altissimo rischio (cosiddetti
“tossici”), che hanno infestato le banche
di tutto il mondo. Per un po’ il sistema ha
retto, ma poi la gigantesca bolla speculativa
ha cominciato a scoppiare. Banche
sull’orlo del fallimento (la prima, nel 2008,
la Lehmann&Brothers), con le Banche
Centrali costrette a intervenire pompando
denaro pubblico per scongiurare
catastrofiche bancarotte. In tal modo, però,
il colossale debito privato degli USA si è
spalmato sul debito pubblico di mezzo
mondo. Ed ecco qui la seconda, maliziosa
furberia ideata della finanza speculativa:
attaccare il “debito sovrano” degli Stati
più fragili (prima la Grecia, poi l’Italia,
la Spagna…). Il meccanismo è semplice:
distrarre i risparmiatori dall’acquistare i
titoli pubblici di quegli Stati. I quali, quindi,
per attrarre capitali e non finire in “default”,
si vedono costretti a innalzare i redimenti
offerti dai loro titoli (cosa che, ovviamente,
sul lungo periodo, finirà per creare altri
debiti). Ed eccoci così al nostro famigerato
spread, cioè il differenziale di rendimento
fra i titoli del debito sovrano (per es.
italiano) e quelli del colosso tedesco,
crescere come una febbre devastante (da
100 a 500 punti in pochi mesi). E occupare
gli spazi della cronaca quotidiana, oltre
che gli incubi dei nostri governanti. Questa
rapida sintesi ci rende edotti di un fatto:
la crisi dell’Europa, di cui parlavano nello
scorso Editoriale, è anzitutto una crisi
politica ed economica. Sì, perché l’Europa
– a differenza degli USA – non è una Stato
unitario e non ha istituzioni adeguate – per
es. una Banca Centrale dotata di effettivi
poteri – per fronteggiare le manovre
della finanza speculativa. La quale, si sa,
prospera proprio suscitando l’instabilità
dei mercati, perché su quella ci mangia. I
Paesi dell’Unione non hanno al momento
armi sufficientemente affilate per reggerne
la sfida. Speriamo che se le diano in fretta.
Ma c’è una radice ancor più profonda
della crisi del Vecchio Continente. Ed è la
dimenticanza delle sue radici culturali e
religiose. Il sogno di un’Europa unita è nato
dalla visione illuminata di tre grandi statisti
cattolici, un italiano, un francese e un
tedesco. Poi però questa ispirazione iniziale
si è man mano sbiadita, offuscata. E la
scena se la son presa burocrati e banchieri,
accordi sulle quote del latte e fibrillazioni
sullo spread. Certo, solo con la cultura non
si campa, né si arginano gli speculatori
senza scrupoli con la semplice memoria
delle nostre comuni “radici cristiane”. Però
forse la mancata menzione di tali “radici”
nel Trattato dell’Unione rappresenta
qualcosa di più di una stanca, annosa
querelle fra laici e cattolici. Ci ritorneremo
in un prossimo intervento.
foto afp/sir
«Non siete e non sarete soli!».
Queste le parole commosse di
Benedetto XVI in visita lo scorso
26 giugno alle le popolazioni
dell’Emilia ferite dal terremoto.
«Popolazioni colpite ma non
piegate», ha detto il presidente
della Regione Vasco Errani, «che
hanno perso quanto avevano di
più caro», ha ribadito l’arcivescovo
di Bologna Carlo Caffarra, ma
«pronte a ricostruire, sull’amore di
Dio».
Pagina 5
Pastorale turistica 13
Come aprirsi
all’accoglienza
Grest 2012
A Caiolo l’incontro
con il vescovo Diego
15
Como
Asl e scuola uniti
contro il sovrappeso
18
Sondrio
31
Arte e fede: iconografia
e territorio in diocesi
ERRATA CORRIGE:
Sul numero scorso,
in prima pagina,
è stata indicata UNA
data ERRATA della
beatificazione
di nicolò rusca.
la data corretta è
il 21 aprile 2013
2
Idee e opinioni
Sabato, 30 giugno 2012
L
a stampa, la televisione
e la radio della Svizzera
italiana hanno dato grande
risalto alla decisione del governo
Monti di riprendere con la
Confederazione Elvetica le
trattative sulla questione fiscale .
Di fatto le parti si sono incontrate
non più tardi di una settimana
fa a Roma, concordando i punti
da trattare ed il calendario delle
riunioni fissando già la prossima
per fine giugno. Naturalmente nel
pacchetto è previsto un riesame
della questione ristorni, ritenendo,
la Svizzera, che l’accordo del 1974
è superato per i cambiamenti
sociali ed economici nel frattempo
intervenuti. Io stesso sono
avvicinato dalla RSI perché,
quale artefice di quell’accordo
, esprimessi la mia opinione in
merito.
Queste le mie considerazioni
✎ L’opinione |
di Antonio Sanna
Italia e Svizzera, i ristorni non
sono una questione come tante
registrate dall’intervistatrice e
trasmesse dalla radio svizzera
il giorno prima dell’incontro
romano. Effettivamente in 38 anni
dalla sua entrata in vigore ci sono
stati mutamenti che non possono
essere ignorati. Cito i più evidenti. I
Comuni di frontiera si sono dati le
strutture delle quali erano carenti
a causa della forte migrazione
dalle altre regioni d’Italia. Non c’è
più per il frontaliere l’obbligo del
rientro alla sera nel paese dove
abita e nel quale doveva risiedere
da almeno sei mesi per poter
accedere ad un posto di lavoro
in Ticino. Anche la fascia dei 20
chilometri che delimitava l’area
frontaliera non esiste più: oggi
può trovare occupazione oltre
frontiera anche chi abita molto
lontano dal confine, agevolato
da accordi bilaterali e da quello
sulla libera circolazione delle
persone che pure la Svizzera ha
sottoscritto. Tutto questo sarà sul
tavolo della Commissione italo –
svizzera che tratterrà la questione
della doppia imposizione assieme
alla black list. Probabilmente se
tutta la problematica fiscale sarà
trattata, come è stato annunciato,
in un unico ambito, ne scaturirà
la proposta da parte svizzera
di diminuire la percentuale di
ristorno ai Comuni italiani di
confine. Certamente i Sindaci
destinatari delle somme
ristornate non avrebbero di che
rallegrarsi. Personalmente se fossi
ancora primo cittadino ne sarei
preoccupato, ma onestamente oggi
come oggi è impossibile evitare di
discuterne. Però come argomento
a se stante, non dimenticando le
origini dell’accordo e soprattutto
che le opere realizzate con i tanti
miliardi di vecchie lire ristornati
abbisognano di manutenzione
(attualmente ne è consentito il
30%) senza la quale , in alcuni
casi, si rischia il deterioramento.
L’accordo del 1974 è stato allora
scorporato da una questione fiscale
con la Svizzera che si trascinava da
40 anni. Ritengo che la delicatezza
della questione suggerisca di fare
lo stesso oggi perché, messo in
un “calderone”, non finisca per far
danni e avere tempi biblici.
SPIGOLATURE | di Giuseppe Anzani
Legge sull’aborto
una ferita aperta
I
nammissibile, anzi “manifestamente
Il recente
inammissibile”, così è stata liquidata
pronunciamento della
il 20 giugno scorso la questione
di costituzionalità della legge 194
Corte Costituzionale
sull’aborto, sollevata dal tribunale di
Spoleto. Sbrigata in camera di consiglio,
in materia di aborto,
senza neppure tenere udienza. Quando
una minorenne vuol abortire senza che i
riapre il dibattito sulla
genitori neppure lo sappiano, e chiede al
giudice tutelare di autorizzarla, può essere legge 194 e sulle sue
alla scelta abortiva quando pur
quel giudice un arbitro di morte? E chi
fosse immotivata) non riguardano il
contraddizioni
è, che cosa conta quel figlio nel grembo,
giudice. Manifesta inammissibilità
che conto ne fa la nostra legge, dopo
significa in sostanza “ma di che
che la Corte di Giustizia europea, nel bloccare i brevetti
s’impiccia questo giudice”. Se c’è o non c’è un guasto
che vorrebbero sfruttare embrioni (sentenza 18 ottobre
nella legge, starebbe fuori del campo processuale che da
2011) ha detto che sin dal concepimento si tratta di esseri
lui può essere arato. Non è un ingrediente del processo
umani?
decisionale, insomma. Valuti se la ragazza sa far da sola,e
Il giudice di Spoleto aveva sollevato il dubbio, perché la
basta, il “che cosa” non è affar suo.
procedura prevista dalla legge consente la soppressione
E invece è la ferita. è la 27esima volta, ancora dopo 34
del figlio in grembo senza nessuna tutela, senza neppure
anni dalla comparsa della legge, che si riapre l’esame
una verifica delle ragioni addotte. Un problema serio,
perchè un giudice italiano segnala la ferita aperta.
sì o no? Qualche giorno fa la Consulta ha giudicato che
E se la Consulta continua a dire che la questione
quella domanda non merita neanche una risposta. E’
è inammissibile, cioè in sostanza a rifiutare lei di
inammissibile, non se ne parla proprio.
impicciarsi; rifiuta anche di dire una buona volta se
Io lo so perché è finita così, e mi pare di indovinare anche
quella possibilità di sopprimere “liberamente” un essere
come sarà motivata l’ordinanza della Corte, nel dire che
umano sia conforme alla Costituzione, o la stracci,
“queste domande non s’hanno da fare”. Dirà che al giudice stracciando il più essenziale dei diritti umani. Nel 1975,
tutelare non è richiesto di “autorizzare l’aborto”, ma di
prima della legge 194, era stata più chiara, contemplando
accertare che la ragazza minorenne è abbastanza matura
i diritti anche del figlio. Ma oggi sembra diventato un
per sapere quel che fa e per non dirlo ai genitori quando
dialogo fra sordi il rapporto fra giudici tutelari e Corte
non conviene, e dunque sarebbe una “autorizzazione a
costituzionale, come hanno osservato gli studiosi, da
decidere”. Dirà che tutto il resto, la procedura, l’esame
quando la questione vera, il quesito “di giustizia”, è
delle ragioni addotte, la presenza di un pericolo per la
stato messo in fuori gioco. Quasi ibernato, inaccessibile
salute, le condizioni oggettive e soggettive pur indicate
persino alla ripugnanza etica che assale i giudici tutelari
dall’art. 4 della legge (e per verità di così fragile ingombro
quando devono dare pollice ritto o pollice verso su un
essere umano che vivrà o morrà. Neanche l’obiezione di
coscienza possono invocare, perchè gli si ripete anche
su questo fronte che l’autorizzazione non riguarda
l’aborto, ma la capacità di decidere (vedi le raffinatezze
dell’ipocrisia: decidere che cosa, se non esattamente
“quella” cosa per la quale si chiede autorizzazione?).
Con la scappatoia di aggiungere che se proprio uno sta
male e non se la sente, passi le carte a un collega che non
fa storie.
La tutela della vita può contare oggi sul soccorso alla
maternità “difficile” dato da quei volontari che hanno a
cuore la dignità d’ogni essere umano, madre e bambino,
l’aiuto e l’accoglienza. La legge, finchè perdura la sua
interna ipocrisia, ci chiude le porte e vuol chiuderci
gli occhi. “Inammissibile” è infatti proprio la parola
che schiva il merito, si ferma sulla soglia, impedisce di
entrare. Non fa vincere l’etica, ma l’etichetta. Alla tavola
costituzionale ci si deve comportare così, vien detto, e
su certi problemi i giudici devono stare zitti. Giusto così?
Racconta Victor Hugo che alla mensa del del re di Francia
era inammissibile che parlassero i bambini, qualunque
cosa dicessero, e quando il nipotino del re gridò
“nonno!…” a metà pranzo, fu zittito. Al termine il sovrano,
intenerito, gli si avvicinò e gli chiese cosa avesse voluto
dirgli, e il bimbo: “c’era un bruco nell’insalata, e adesso
l’hai già mangiato”.
◆ Stella polaredi don angelo riva
Delitto senza castigo. Specchio dei nostri tempi?
I
l prossimo 24 agosto la giustizia norvegese deciderà delle sorti di Andres Breivik, il massacratore
di 77 persone nelle stragi di Oslo e Utoya, apice – a
suo dire – di una personale strategia difensiva contro
l’invasione del multi-culturalismo. I giudici dovranno decidere fra la richiesta della Procura di un internamento psichiatrico a vita per infermità mentale,
e l’istanza della difesa, che rivendica invece il pieno
riconoscimento della facoltà di intendere e di volere
del suo assistito. Per il quale, quindi, si aprirebbero
le porte del carcere (pena stimata: 21 anni).
Premesso che occorrerà avere massima fiducia nell’operato dei giudici (gli unici ad essere a conoscenza
di tutti gli aspetti del caso), confesso che l’ipotesi di
una assoluzione di Breivik per riconosciuta infermità
mentale un po’ mi inquieta. Almeno per due motivi.
La splendida Norvegia incarna alla perfezione il
mondo moderno evoluto e super-sviluppato. Belli,
pochi, ricchissimi (il petrolio), alti, biondi, vitaminizzati, acculturati, assistiti da uno Stato sociale efficientissimo e ultramoderno, chi meglio dei norvegesi potrebbe rappresentare i cittadini del Moderno
Occidente? Prima di delirare con idee folli, imbracciare il mitra e braccare le sue prede inermi, Breivik,
di questa modernità, avrebbe potuto essere l’icona
perfetta, il testimonial da stampare sulla brochure:
la civiltà della ragione, le idee chiare e distinte, l’emancipazione individuale, l’autonomia dell’uomo,
sfuggito alla minorità dei “secoli bui”. Poi però sono
arrivati il “post-moderno” e i “maestri del sospetto”, a
deprimerci nella fiducia, a dirci che la ragione è poco
più che una “vanghetta” con la quale lo spaesato uomo d’oggi cerca a fatica di contendere un fazzoletto di
terra certa alle inondazioni del dubbio (immagine di
Joseph Ratzinger); e che la presunta autonomia delle
nostre azioni è in realtà il travestimento di pulsioni
per lo più inconsce; e che il mito dell’emancipazione
si è capovolto nell’ammissione dell’insuperabilità dei
condizionamenti esterni e soprattutto interiori, psicologici. Per cui sembra che nessuno possa più essere
ritenuto responsabile di nulla. è per questo che l’ipotesi di assoluzione di Breivik per infermità mentale
un po’ mi inquieta. Suonerebbe come l’ennesima certificazione che, davvero, non siamo mai responsabili
delle nostre azioni, le nostre idee (comprese quelle
più criminali) pagano dazio a insuperabili matrici
sociali, le nostre volizioni sono frutto di uno psichismo occulto e disgraziato del quale sarebbe ingiusto
portar pena. Ma se Breivik, così lucido, così determinato, così convinto, è pazzo – certamente lo sono
le sue idee: ma è pazzo anche nel senso che non gli
possono essere ascritte a responsabilità? –, c’è ancora
qualcuno in giro, mi chiedo, di cui si possa dire che
deve rispondere delle sue azioni?
A meno che – ed è il secondo motivo della mia perplessità – dietro quella possibile assoluzione non sia
all’opera un elementare meccanismo di difesa collettivo. Dare del “pazzo” a un uomo che ha scalato
all’indietro tutti i gradini dell’etica e della civiltà, che
ha saputo trar fuori il peggior liquame dalla propria
umanità, potrebbe anche essere un modo conveniente di tranquillizzare le nostre coscienze. Di dispensarci dal guardare al torbido che potrebbe annidarsi anche dentro di noi. Per illuderci che no, noi
non potremo mai essere così “mostruosi”.
è pazzo, non ci rappresenta…
Attualità
Sabato, 30 giugno 2012
3
Corrado Passera e Giorgio Squinzi. Il ministro e il presidente degli industriali
italiani, moderati da Oscar Giannino, si sono confrontati in un dibattito a Como.
Confronto sul futuro del Paese
N
el corso di un anno
ne possono accadere
di cose... E allora può
capitare che i volti e i
nomi siano i medesimi (quelli
di Corrado Passera e Giorgio
Squinzi), così come lo stesso
è il contesto in cui si sono
ritrovati ospiti (l’assemblea
territoriale di Confindustria
Como), ma a distanza di
dodici mesi è cambiato il peso
degli incarichi che gli illustri
relatori sono stati chiamati
a ricoprire: ministro delle
Infrastrutture e dello Sviluppo
economico il primo, presidente
degli industriali italiani il
secondo. Lunedì 25 giugno
Passera e Squinzi, moderati
dal poliedrico giornalista
economico Oscar Giannino, si
sono confrontati sul palco che
pochi minuti prima aveva visto
il report annuale, sullo stato di
salute dell’industria lariana, del
presidente comasco Francesco
Verga. Un intervento, quello di
Verga, che non ha mancato di
mettere in evidenza le difficoltà
e gli affanni del momento, ma
che ha voluto lanciare forti
messaggi di speranza (“L’alba
di un nuovo giorno” era il titolo
scelto, accompagnato dalla
proiezione di un filmato la
cui colonna sonora era l’aria
“Vincerò”). Anche perché in
economia la psicologia conta.
Sentirsi ripetere, in modo
ossessivo, che siamo sull’orlo
del baratro e che la possibilità
di “default”, causa il rischio
sovrano prodotto da uno
“spread” impazzito, è sempre
lì, dietro l’angolo, non infonde
fiducia (tanto che il dato
sui consumi diffuso a inizio
settimana, e relativo al mese di
aprile, dice di un meno 6% di
acquisti da parte delle famiglie
italiane, strette dalla morsa di
una tassazione sempre più alta,
che supera, fra imposte dirette
e indirette, il 60%).
L’intervento di Verga – vedi una
sintesi più avanti, sempre su
questo numero del Settimanale
– è stato intervallato da alcune
interessanti interviste. Gli
interventi più severi sono
giunti dal “cervello in fuga”
Michele Boldrin, professore
di economia presso la
Saint Louis University di
Washington. «L’Italia deve
fare scelte che non possono
più essere posticipate – è la
sua lettura della situazione
nel nostro Paese –. La crisi
che si sta affrontando è solo
parzialmente legata a quanto
sta accadendo a livello
mondiale. L’Italia paga le
mancate riforme strutturali
che dovevano essere già
avviate negli Anni Novanta
e che affondano le radici nei
comportamenti sbagliati e
nelle progettualità inadeguate
degli Anni Ottanta». Il dramma,
sempre secondo Boldrin,
riguarda i giovani: «da quindici
anni il flusso in uscita dei
talenti ha raggiunto volumi
giganteschi. E si tratta non
più di ricercatori e scienziati,
ma di imprenditori, che non
riescono a essere competitivi
in un sistema troppo rigido e
chiuso come quello italiano».
Centralità dell’educazione,
questione culturale e fiducia
nelle nuove tecnologie sono
la ricetta proposta da Boldrin,
sostenuto dall’imprenditore
Riccardo Donadon, il quale
ha chiuso la sua riflessione
citando Steve Jobs, che
sosteneva che «l’innovazione
funziona e si radica al meglio
laddove si incrociano capacità
tecnologica e pensiero
umanistico». Da tale punto
di vista l’Italia ha le carte in
regola per fare cose eccellenti.
È questa l’unica strada
percorribile per uscire, in via
definitiva, da una crisi «che
in fondo – ha chiosato Verga
–, è soltanto l’ultima di una
lunga serie che abbiamo già
affrontato».
Sollecitato sul presente e
Tavola rotonda
in vista del vertice europeo
in corso in questi giorni, il
ministro Corrado Passera ha
evidenziato come «negli ultimi
mesi l’Italia abbia recuperato
credibilità sullo scacchiere
internazionale. L’Europa non
ha gestito né bene né in modo
pragmatico la crisi in atto in
generale e quella greca in
particolare. Servono rigore,
gestione e contenimento del
debito pubblico ma anche
impegno per far ripartire
la crescita». Da europeista
convinto e da profondo
conoscitore dei mercati
europei e internazionali
Squinzi ha registrato lo
scollamento esistente fra
«i politici e gli industriali».
Significativo il caso tedesco,
dove l’imprenditoria «è lontana
dalle posizioni rigoriste della
Merkel: l’euro deve essere
salvato perché la prima a
rimetterci sarebbe proprio la
Germania… Senza la moneta
unica il pericolo di un “tuffo
nella povertà” è reale, con un
possibile crollo economico
dell’area euro quantificabile
fra il 30 e il 40%». L’Italia “a
rischio di commissariamento”,
ha aggiunto Passera, ora sta
cercando l’equilibrio dei conti
e l’ottimizzazione della spesa
(«per questo abbiamo scelto
un “cagnaccio” come Enrico
Bondi» è stata l’osservazione
colorita del ministro). «Vanno
bene i sacrifici, ma ora è tempo
di alleggerire la pressione
fiscale – si è inserito Squinzi
–. Abbiamo bisogno di una
politica vera e buona, europea
e non nazionale, che sappia
difendere dagli attacchi
speculativi degli Stati Uniti che
hanno ripreso a scialacquare».
Tanti gli argomenti sul tavolo:
innanzitutto la sofferenza delle
imprese (si viaggia al ritmo di
100mila chiusure all’anno),
la necessità di risollecitare il
credito (a dicembre 2011 le
concessioni di credito avevano
raggiunto una flessione di 20
miliardi di euro), le politiche
energetiche, gli incentivi
per i giovani, il recupero del
sommerso («che non si fa con
le operazioni “alla Cortina”
ma con politiche attive, come
il fondo per le ristrutturazioni
da poco licenziato», è stata
l’osservazione corale sia
di Squinzi sia di Passera).
Rendere più semplice la
vita delle imprese e delle
famiglie, arrivare a un reale
disboscamento dell’apparato
normativo-burocratico
(«sette anni per autorizzare
l’ampliamento di un fabbricato
sono decisamente troppi»,
ha stigmatizzato Squinzi),
alleggerire la fiscalità. Queste
le soluzioni da perseguire.
Tenendo presente l’ultima,
durissima, osservazione
di Giannino (salutata da
un’ovazione della platea):
«guardando al futuro
dell’offerta politica, gli italiani
devono capire che non hanno
più bisogno di uno Stato
ladro».
A Como, lo scorso 26 giugno, esperti si sono
confrontati su un argomento di forte attualità
Europa e Italia oltre la crisi...
U
na tavola rotonda dedicata a un
tema attualissimo: “Oltre la crisi
– globalizzazione, Europa, Italia”. A organizzare il confronto, a Como,
lo scorso 26 giugno, presso la Camera di
Commercio, la Fondazione Credito Valtellinese. Si sono alternate le voci di Mauro Magatti (preside della Facoltà di sociologia della Cattolica di Milano), Alberto Quadrio Curzio (economista di fama,
docente universitario e presidente del
Centro di Ricerca di analisi economica
della Cattolica), Roberto Zoboli (ordinario di Politica economica), Angelo Palma
(professore associato di Economia aziendale) e Paolo De Santis (presidente della
Camera di Commercio comasca). La pesante crisi che sta interessando i Paesi europei dell’area del mediterraneo e il tasso
di crescita mondiale giunto ai livelli più
alti della storia economica sono il risultato di due andamenti tra loro divergenti.
Da un lato le economie emergenti, che si
identificano nell’acronimo BRIC (Brasile, Russia, India, Cina) stanno crescendo con ritmi molto sostenuti, dall’altro
le economie dei Paesi sviluppati stanno
progredendo in modo deludente per un
sistema economico che intendeva uscire
da una lunga e pesante precedente crisi;
in questo contesto non positivo i paesi
denominati PIGS (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna) hanno una crescita nulla e
li accomuna un elevato debito pubblico.
In Italia vi sono problemi specifici preoccupanti: alla nota scarsa produttività si
sono aggiunti la caduta della produzione industriale, la riduzione dei consumi,
la minore capacità di risparmio. Queste
ultime accentuate dall’aggravio fiscale,
dalla crescente disoccupazione e dal fatto che le banche - anch’esse non esenti
da una situazione difficile - erogano con
fatica il credito. Quattro elementi preoccupano i mercati e incidono sui loro giudizi: l’enorme debito pubblico, una spesa
pubblica fuori controllo, una pressione
fiscale al limite della sopportazione, una
burocrazia distruttiva.
Per quanto riguarda le imprese, le cui
condizioni di sviluppo si rapportano a
due fondamentali riferimenti, l’innovazione e l’export, esse devono rivedere i
bassi livelli di capitalizzazione e la correlata struttura finanziaria, in quanto
l’eccessivo ricorso alla leva finanziaria
accresce il livello di rischio, incide sulla
solidità patrimoniale, limita lo sviluppo.
pagina a cura di
ENRICA LATTANZI
4
Italia
Sabato, 30 giugno 2012
Appello dei cattolici italiani. Un documento programmatico e di ampio respiro.
“L’
attuale crisi finanziaria
e monetaria è
particolarmente il frutto
di un deficit politico dell’Ue,
dell’incapacità di far crescere
unitamente la dimensione delle
relazioni economiche e quella
politico istituzionale, separando di
fatto l’ideale europeo dal consenso
dei suoi popoli, e indebolendo le
scelte strategiche della solidarietà
e della sussidiarietà che devono
caratterizzare il rapporto tra le
nazioni aderenti all’Unione”. È
quanto si legge nel documento
finale della manifestazione
“Costruiamo gli Stati Uniti
d’Europa” svoltasi il 25 giugno
a Roma per iniziativa del Forum
delle persone e delle associazioni
d’ispirazione cattolica nel mondo
del lavoro che comprende Cisl,
Confartigianato, Confcooperative,
Coldiretti, Compagnia delle
Opere, Acli e Movimento cristiano
lavoratori.
Per il Forum non si può
“consentire un ritorno al passato,
che sarebbe disastroso per gli
effetti economici e infausto per
il futuro delle relazioni interne
e internazionali dei nostri
popoli e tale da marginalizzare
il Vecchio Continente nello
scacchiere mondiale”. L’uscita
dalla crisi attuale è possibile “offrendo
contemporaneamente risposte all’altezza
dei problemi in campo economico e
politico, sulla spinta dei valori, e delle
idealità, che hanno animato i Padri
fondatori” che ebbero, dopo la Seconda
Guerra Mondiale, “il coraggio e la
visione per costruire le fondamenta delle
economie sociali di mercato, che hanno
segnato il più lungo periodo di sviluppo
e di benessere conosciuto dall’Europa”.
Nel documento si afferma che i tratti
dell’identità europea, ovvero “la centralità
della persona, la libertà nella solidarietà,
la sussidiarietà diffusa, il rispetto del
pluralismo culturale, politico e sociale
ancorato alla democrazia partecipativa,
hanno un solido riferimento nelle
comuni radici cristiane che ispirarono
■ Afghanistan
Colpito a morte ad
Adraskan il carabiniere
scelto Manuele Braj
U
na notizia che “ancora una volta
ferisce il cuore di ogni italiano”,
ma “non ci si può fermare: il lavoro
di addestramento che compiono i nostri
militari in Afghanistan, in particolare
Carabinieri e Guardia di finanza, è per la
protezione e la sicurezza di quella gente”.
Così monsignor Vincenzo Pelvi, ordinario
militare per l’Italia, parla della morte
del carabiniere scelto Manuele Braj,
30enne originario di Galatina (Lecce), e
del ferimento di due suoi commilitoni,
in seguito a un’esplosione avvenuta la
mattina di lunedì 25 giugno ad Adraskan,
a Ovest di Kabul. La vittima lascia la
moglie 28enne e il figlio di 8 mesi. I
tre, assieme a un quarto militare rimasto
illeso, facevano parte di uno speciale
nucleo addestrativo della polizia afghana.
Una circostanza sulla quale riflette il
vescovo castrense: “L’addestramento
è prima di tutto far capire la logica
dell’aiuto reciproco, della fraternità, per
vivere nel proprio Paese proteggendo
i più deboli, stando vicini ai più
bisognosi”. Mons. Pelvi sottolinea come
“nella professione militare l’attenzione
all’uomo sia un compito”. “I nostri
militari - aggiunge - decidono di farsi
dono agli altri perché possano vivere in
sicurezza. Non ci può essere ricerca della
giustizia e della pace senza il rispetto
di ogni persona. La pace, prima che
traguardo, è cammino, e i nostri militari
mettono loro stessi a servizio perché una
pace giusta si concretizzi”.
Costruiamo
gli Stati Uniti
d’Europa
Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer,
Robert Schuman, Paul Enri Spaak, Luigi
Einaudi, Jean Monnet”. “Crediamo – si
legge nel testo – che l’Europa abbia oggi
bisogno d’istituzioni politiche comuni
che permettano di conseguire tutti
quegli obiettivi che nessuna nazione
separatamente può raggiungere”. Urge,
pertanto, “un autentico momento
neocostituzionale che dia insieme
legittimità ed efficacia alla sua azione,
attraverso un trasferimento di poteri dagli
Stati nazionali verso le Istituzioni europee
in materia: di regolazione monetaria e
finanziaria, d’indirizzo e monitoraggio
delle politiche fiscali e di bilancio, di
politica estera e di difesa”. Da qui la
richiesta di “istituzioni più democratiche,
legittimate e rese autorevoli dal voto degli
elettori, il rafforzamento del Parlamento
europeo nella funzione d’indirizzo e
controllo della Commissione europea,
l’evoluzione dei canali di rappresentanza
per le regioni e per le rappresentanze
sociali”.
Sul piano economico e finanziario, per
il Forum, “è indispensabile costruire
la fiducia delle persone mettendo al
riparo i risparmiatori e gli investitori
dalle scorribande speculative, per
rendere sostenibile il rimborso del
debito dei singoli Stati, per rafforzare i
fondi d’investimenti nella direzione di
programmi comuni per dare solidità al
sistema bancario”. Un ruolo importante
lo giocano lo sviluppo economico
e il lavoro: “Rafforzare l’apertura
delle nostre economie nazionali per
consentire più libertà d’intraprendere
e d’innovare, e per favorire l’accesso
ai migliori prodotti e servizi da parte
dei consumatori, coniugata a una
intelligente tutela delle produzioni e
delle specificità culturali dei territori
e delle loro popolazioni”. Per i giovani
il Forum chiede “un programma
europeo di sostegno all’inserimento
lavorativo, che mobiliti il sistema
formativo e i protagonisti del mondo
economico e sociale, rafforzi i
processi d’innovazione, favorisca la
crescita di una nuova classe dirigente
orientata ad affrontare le sfide
della globalizzazione”. “Sostenere
la costruzione degli ‘Stati Uniti
d’Europa’ – conclude il documento
– significa, per noi, costruire una
comunità di popoli che crede nella
possibilità di affermare un umanesimo
universale basato sul riconoscimento
dei diritti delle persone e sulla
qualità democratica della vita delle
istituzioni. Un umanesimo, come
insegna Benedetto XVI nella ‘Caritas
in Veritate’, che trae linfa e ispirazione
nelle radici cristiane che ispirano la
nostra iniziativa e le sappia sviluppare
in una crescita equilibrata e rispettosa
di ogni persona e di ogni popolo”.
Nell’aprire i lavori, il presidente di
Confcooperative, Luigi Marino, ha
detto che “è tempo di una nazioneContinente. Gli staterelli europei sono
sempre meno competitivi, per cui
bisogna costruire una sovranità comune
e un’Unione politica per non cadere
nelle mani della tecnocrazia”. Un compito
difficile che non deve far perdere di vista,
come affermato dallo storico Agostino
Giovagnoli, “la visione realistica dei
piccoli passi” che fu dei Padri fondatori
dell’Europa e la loro robusta coscienza
storica d’ispirazione cristiana. Dello stesso
avviso, l’economista Stefano Zamagni,
per il quale in questa opera di nuova
costruzione è necessario “recuperare
le radici cristiane dell’Europa che si
ritrovano in tre parole chiave: persona,
democrazia e fraternità”. Accogliere queste
parole significa “non tenere separato il
momento della produzione da quello
della distribuzione delle ricchezze.
Redistribuire mentre si produce”.
Come affrontare l’afa dell’estate.
Acqua, rimedio
per il caldo
È
arrivata l’estate, e con essa le alte
temperature. Il problema resta
quello di attrezzarsi per sopportare
il caldo e l’afa al meglio. “Il punto
fondamentale è riuscire ad affrontare
prontamente il rischio disidratazione:
problema riguardante soprattutto le
categorie più rischio come anziani,
donne e bambini - sottolinea Umberto
Solimene dell’Università degli Studi
di Milano - e quindi bere abbondanti
quantità di acqua, preferibilmente
ricca di minerali: è importante per
assumere elementi quali il calcio
e il magnesio, indispensabili per
compensare la sudorazione”. Quando
il bilancio idrico si fa negativo si parla
di disidratazione: letteralmente, cattiva
idratazione. E una diminuzione anche
solo del 2% del peso corporeo è già in
grado di alterare la termoregolazione,
influendo negativamente sul volume
plasmatico, limitando l’attività e le
capacità fisiche del soggetto (proveremo
quindi stanchezza, cefalea e difficoltà
di concentrazione), senza dimenticare
l’aumento di viscosità del sangue.
“Con una diminuzione del 5% avremo
crampi, mentre arrivando ad una perdita
del 7% compariranno allucinazioni e
perdita di coscienza. Infine,
se si raggiunge il 20%, il valore
risulterà incompatibile con
la vita” aggiunge il professor
Solimene. Indispensabile
quindi reintegrare ogni perdita
di acqua, assecondando lo
stimolo della sete, che sorge
spontaneo quando la perdita di
acqua supera lo 0,5%.
Che fare quindi? Fondamentale è stare
attenti ai diversi campanelli d’allarme
lanciati dal nostro corpo, anche quelli
meno evidenti come stanchezza
anomala, diminuzione e colorito più
scuro delle urine secrete, in modo da
contrastare prontamente il deficit idrico.
Come sottolinea lo studio
sull’idratazione condotto dalla
dottoressa Sheila M. Campbell e
pubblicato sull’American College
of Nutrition, il fabbisogno idrico
quotidiano per le donne è di 2,7 litri,
mentre per gli uomini si arriva a 3,7 litri
da assumere attraverso cibo e acqua.
Importante è inoltre bere molto e spesso,
durante tutta la giornata. Per le donne
è consigliabile bere almeno mezzo litro
di acqua al mattino prima di uscire,
indossare un vestiario idoneo e idratarsi
a piccole dosi, all’incirca ogni ora, per
abbassare la temperatura corporea e
tenere sotto controllo la sudorazione in
eccesso. Per quanto riguarda i bambini,
questa è la categoria che deve bere di
più, dal momento che l’acqua ha un
ruolo essenziale nello sviluppo del loro
organismo: è necessario però fornire
pochi sali al bambino piccolo e una
maggiore quantità ad un ragazzo. Nella
scelta delle bevande, meglio privilegiare
l’acqua minerale, preferibilmente non
bicarbonata. è inoltre importante vestire
i bambini in modo leggero ed evitare
l’esposizione diretta al sole nelle ore più
calde. Per proteggersi dall’arsura l’acqua
è la bevanda migliore: oltre a idratare, è
integratore naturale di calcio, magnesio
e potassio, fondamentali per mantenere
una corretta omeostasi del corpo.
Speciale Terremoto
Non siete soli!
Sabato, 30 giugno 2012
■ Benedetto XVI
Una breve presenza per un
messaggio straordinario
V
Ricostruire sull’amore di Dio
U
n’accoglienza festosa. Così l’Emilia ha accolto martedì
26 giugno Benedetto XVI, nella sua visita apostolica
annunciata appena una settimana fa ma presente nelle
intenzioni del Papa già dai primi momenti dopo il 20 maggio,
“segno della solidarietà di tutta la Chiesa”, come ha detto
all’Angelus di domenica scorsa. “Rovereto… ricomincia da
qui”, recitava uno striscione scritto a mano, con pennarello
nero, dai ragazzi della parrocchia di don Ivan Martini, appeso
a lato del palco sul quale si è seduto Benedetto XVI. Il Papa
è entrato nella zona rossa e si è raccolto in preghiera davanti
alla chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, nella quale è
morto il sacerdote e sulla cui facciata oggi campeggiava la
sua immagine; poi l’incontro con la popolazione – oltre 2
mila persone – e le autorità, al termine del quale ha ricevuto
in dono, tra l’altro, dall’Agesci il fazzoletto scout di don Ivan
e dall’Azione cattolica carpigiana una t-shirt con un cuore e
un sismografo, fatta per raccogliere fondi dopo il terremoto. È
l’amore di Dio “solido come una roccia” la “ferma speranza”
sulla quale “si può ricostruire”. Ne è convinto Benedetto
XVI, che ha salutato vescovi e sacerdoti, “rappresentanti
delle diverse realtà religiose e sociali”, forze dell’ordine e
“soprattutto – ha rimarcato a braccio – i volontari” per la loro
“testimonianza concreta di solidarietà e di unità”. “Vorrei che
tutti, in ogni paese, sentiste come il cuore del Papa è vicino al
vostro cuore per consolarvi, ma soprattutto per incoraggiarvi
e sostenervi”, ha detto ai presenti, e più in generale rivolto
a tutte le popolazioni colpite, che vanno al di là dei confini
regionali, coinvolgendo la bassa mantovana e l’alto polesine.
Nel discorso, intervallato dagli applausi della folla, un ricordo
lo ha dedicato a don Ivan Martini, “rendendo omaggio alla sua
memoria”, rivolgendo poi un saluto ai sacerdoti e ai confratelli:
“State dimostrando, come già è avvenuto in altre ore difficili
della storia di queste terre, il vostro amore generoso per il
popolo di Dio”. “Sulle macerie del dopoguerra – non solo
materiali – l’Italia è stata ricostruita certamente grazie anche
ad aiuti ricevuti, ma soprattutto grazie alla fede di tanta gente
– ha evidenziato il Pontefice –, animata da spirito di vera
solidarietà, dalla volontà di dare un futuro alle famiglie, un
futuro di libertà e di pace”. “Voi – ha aggiunto – siete gente che
tutti gli italiani stimano per la vostra umanità e socievolezza,
per la laboriosità unita alla giovialità. Tutto ciò è ora messo a
dura prova da questa situazione, ma essa non deve e non può
intaccare quello che voi siete come popolo, la vostra storia
e la vostra cultura. Rimanete fedeli alla vostra vocazione di
gente fraterna e solidale, e affronterete ogni cosa con pazienza
e determinazione, respingendo le tentazioni che purtroppo
sono connesse a questi momenti di debolezza e di bisogno”.
“Non siete e non sarete soli”, ha quindi affermato Benedetto
XVI evidenziando la “vicinanza, solidarietà, affetto” della
gente espressa “attraverso tanti segni e aiuti concreti”. “La
mia presenza in mezzo a voi vuole essere uno di questi segni
di amore e di speranza”, ha aggiunto esprimendo “profonda
commozione davanti a tante ferite”, assieme al riconoscimento
di “tante mani che le vogliono curare insieme a voi”, “che la
vita ricomincia, vuole ricominciare con forza e coraggio”.
Infine, dal Pontefice “un forte appello alle istituzioni” e “a ogni
cittadino a essere, pur nelle difficoltà del momento, come
il buon samaritano del Vangelo che non passa indifferente
davanti a chi è nel bisogno, ma, con amore, si china, soccorre,
rimane accanto, facendosi carico fino in fondo delle necessità
dell’altro”. “La Chiesa – ha concluso – vi è vicina e vi sarà
vicina con la sua preghiera e con l’aiuto concreto delle sue
organizzazioni, in particolare della Caritas, che s’impegnerà
anche nella ricostruzione del tessuto comunitario delle
parrocchie”. “Pur così duramente flagellato, questo popolo
sta trovando l’unità più vera e profonda”, ha riconosciuto
l’arcivescovo di Bologna, card. Carlo Caffarra, portando il
saluto dei vescovi emiliano romagnoli al Papa e parlando di
“immane tragedia” perché “questo popolo ha perduto ciò che
aveva di più caro: le sue case, le sue chiese, i suoi municipi, i
luoghi del lavoro”. “Queste persone sono state colpite mentre
svolgevano il loro lavoro, con i gesti quotidiani che rendono un
consorzio umano, un paese, qualcosa di più: una comunità”,
ha evidenziato il presidente della Regione Emilia Romagna,
Vasco Errani, precisando che questa terra è “colpita ma non
piegata”. Una comunità “che pure tra tante difficoltà e disagi
vuole essere solidale, al lavoro. Che non cede alla disperazione
e allo sconforto”, “guarda avanti e vuole costruire qualcosa per
domani” con “qualità, umanità, passione”.
FRANCESCO ROSSI
■ Aiuto alle popolazioni terremotate
La nostra diocesi in campo con la Caritas
O
ltre 100mila euro da destinare agli interventi a favore delle comunità colpite
dal terremoto. Nel giorno della visita di Benedetto XVI in Emilia il direttore
della Caritas diocesana, Roberto Bernasconi, fa il punto sugli interventi messi
in campo per l’emergenza sisma. “Grazie alla colletta organizzata in tutte le
parrocchie della diocesi abbiamo già raccolto oltre centomila euro e altri fondi
potrebbero arrivare nelle prossime settimane o mesi”, spiega Bernasconi che
nelle scorse settimane ha fatto visita in più occasioni alle diocesi colpite, in
particolare a quella di Mantova; l’ultimo viaggio il 21 giugno scorso. “Durante
l’ultimo viaggio – racconta il direttore della Caritas – abbiamo consegnato
alcune tende, in risposta ad un preciso appello della Protezione Civile dell’Emilia
Romagna, e un condizionatore”. Le tende in particolare serviranno a quelle
famiglie che, pur avendo la casa agibile, vivono ancora al di fuori delle abitazioni
per paura di ulteriori scosse. L’attenzione della Caritas di Como si è concentrata
soprattutto sul mantovano. “Non dobbiamo dimenticare – continua Bernasconi
– che tra le diocesi colpite c’è anche quella di Mantova che fa parte della nostra
stessa regione ecclesiale e con cui, come Caritas, collaboriamo da tempo. è
stato dunque naturale, insieme alle altre diocesi della Lombardia, cercare di dare
da subito il nostro aiuto”. Nella sua ultima visita il direttore della Caritas ha
incontrato la piccola comunità di Quatrelle, frazione del Comune di Felonica sul
confine con l’Emilia. Una comunità di poche centinaia di abitanti dove il numero
di sfollati è ridotto (pochi nuclei familiari), ma in cui il sisma ha danneggiato
la chiesa e gran parte degli spazi di ritrovo. “Ci stiamo attivando – spiega
Bernasconi – per capire cosa fare per ridare a questa comunità un spazio di
incontro e socializzazione. I soldi della colletta potrebbero servire a questo”.
5
icino al vostro cuore per consolarvi,
ma soprattutto per incoraggiarvi e
sostenervi”. È condensato in queste
parole il senso della presenza di Benedetto
XVI a Rovereto, la cittadina in provincia
di Modena, diocesi di Carpi, scelta come
simbolo di tutto ciò che il sisma ha
devastato in questo fiorente lembo di
pianura padana che si estende tra Emilia,
Lombardia Veneto.
“Avrei voluto visitare tutte le comunità…”,
qui è il cuore del padre che parla, che ha
un pensiero per tutti i suoi figli, nessuno
escluso. Si era capito fin da subito che i
resoconti dalle terre terremotate avevano
lasciato il segno nell’animo del Papa, il
sacerdote morto sotto le macerie, le vittime
tra gli operai, le chiese sventrate e le
comunità orfane dei loro simboli di storia e
di fede, l’eroismo dei parroci e dei volontari.
Ecco il senso di quel pensiero ricorrente, “ho
sentito il bisogno di venire in mezzo a voi”.
E con gioia questa famiglia, ora nella prova,
ha accolto come un padre il Papa, un padre
che seppur lontano e con mille pensieri,
ha sentito il bisogno di venire a trovarla.
Tutto è stato preparato con cura in tempi
brevissimi, mantenendo uno stile di sobrietà
e di semplicità familiare: i gruppi di bambini
e di giovani nelle prime posizioni insieme
agli anziani e ai disabili, persone e famiglie
chiamate a portare il saluto al Papa.
Tutto bello, ma dopo? Restano le macerie
e le zone rosse, si torna nelle tende e non
nelle proprie case, non si può ancora aprire
il negozio o la fabbrica, in paese non c’è il
pane e il medico è ancora sotto la tenda.
Ciò che colpisce nelle parole di Benedetto
XVI è la capacità d’immedesimarsi in questa
condizione in cui “ci può essere la paura,
l’angoscia”, ci sono “le tentazioni che
purtroppo sono connesse a questi momenti
di debolezza e di bisogno”. Tutti l’hanno
sentito davvero vicino. Tutti hanno accolto
il suo messaggio d’incoraggiamento come
credibile e possibile perché radicato nella
fede in Dio, il cui amore per ognuno di noi
“è solido come una roccia”.
C’è un passaggio del discorso di Benedetto
XVI che andrebbe stampato su magliette e
striscioni, ma soprattutto dovrebbe penetrare
nei cuori di tutti coloro che oggi stentano
a vedere un futuro luminoso: “Su questa
roccia, con questa ferma speranza, si può
costruire, si può ricostruire”. Si attinge
alle radici della fede ma senza ignorare
l’identità di un popolo che viene prima
delle appartenenze o delle diverse opzioni
ideologiche: “Rimanete fedeli alla vostra
vocazione di gente fraterna e solidale,
e affronterete ogni cosa con pazienza e
determinazione”.
Il Papa ci è accanto – “non siete e non
sarete soli” – con i fatti e non solo con le
parole; gli aiuti della Chiesa sono arrivati e
arriveranno. Il forte appello alle Istituzioni
e ai singoli cittadini a non dimenticare
ma a farsi prossimo, ognuno per le proprie
responsabilità, di chi è nel bisogno, ora
merita di essere raccolto e misurato alla
prova dei fatti. “Rispetto delle regole senza
eccessi di burocrazia”, ha affermato il
governatore Vasco Errani. Bene ora si faccia
presto perché la vera sfida da vincere è tra il
desiderio di rinascita di un popolo e l’inerzia
dei palazzi del potere.
Ricostruire vuol dire anche far spazio al
nuovo, ma tutto deve tornare come prima,
anche se niente sarà come prima, per poter
affidare ai nostri figli e alle nostre comunità
una stagione di pace, di serenità e di
speranza.
LUIGI LAMMA
direttore di “Notizie” - Carpi
6
Europa
Sabato, 30 giugno 2012
Analisi. Un’interivsta a Edoardo Ongaro (Università Bocconi) su politica e uscita dalla crisi
I
l Consiglio europeo del
28 e 29 giugno segnerà
– anche alla luce delle
elezioni greche - un’altra
tappa nel cammino dell’Ue.
I 27 leader torneranno a
confrontarsi sulle modalità
per contrastare la crisi e per
favorire la crescita.
Ne abbiamo parlato con
Edoardo Ongaro, attualmente
professore ordinario di
International Public Services
Management presso la
Northumbria University di
Newcastle, nel Regno Unito,
e visiting professor presso
l’Università Bocconi di
Milano.
Qual è il suo giudizio sulle
“strategie di uscita” dalla
crisi finora elaborate in sede
comunitaria?
“Poco lungimiranti.
Intendiamoci, governare e
amministrare è un’arte molto
difficile, e lo è ancora di
più in un contesto politicoistituzionale multi-livello
come quello europeo. Ma,
guardando a tutta l’Europa,
mi domando se le ‘agenzie
formative’ (in primis i partiti,
ma anche le istituzioni, le
università…) abbiano operato
adeguatamente nel formare
e selezionare una classe
politica di alto livello. Mi
sembra che mentre alcuni
leader stiano sforzandosi di
sviluppare soluzioni efficaci,
molti altri componenti della
classe dirigente europea
non accompagnino
adeguatamente tale sforzo”.
Gli Stati membri le sembrano
intenzionati a rafforzare una
vera governance economica
europea, che appare come
una premessa necessaria per
accrescere la competitività
del sistema-Europa e
salvaguardare la stessa
moneta unica?
“Difficile affermarlo, così come
è difficile dire se istituzioni
europee sovranazionali
come Commissione ed
Europarlamento stiano
operando efficacemente per
spronare gli Stati verso lo
sviluppo di una governance
europea. La Commissione
Ue è ancora il ‘motore
dell’integrazione’? O potrebbe
fare ben di più in tale
direzione?”.
Quale strada
prenderà la
nuova Europa?
Il 28 e 29 giugno
si riunirà il
Consiglio europeo,
chiamato a
prendere decisioni
concrete per
rilanciare l’UE
L’opinione pubblica intuisce
che esistono differenti
posizioni tra i principali
leader nazionali. È possibile
delineare uno schema dei
modelli in campo?
“Vi sono almeno quattro
modelli in campo. Due
sono quelli più dibattuti, e
probabilmente anche quelli
maggiormente presenti
all’attenzione dei decisori:
chiamiamoli modello
dell’austerità (primo: fare
ordine in ciascun Paese)
e modello della crescita
attraverso nuovi strumenti
europei (quali project
bond, eurobond, fino alla
condivisione di una quota
di debito pubblico). Gli altri
due si possono rinvenire nella
riflessione accademica. Il terzo
è quello che muove dall’assunto
che il modello di sviluppo
socio-economico europeo non
sia più sostenibile a causa delle
pressioni competitive innescate
dalla globalizzazione. La via da
percorrere è quella di ispirarsi
agli Usa, e questo deve avvenire
a partire dai singoli Stati”.
E il quarto modello?
“Il quarto è quello che ritiene
che il modello sociale europeo
Lavoro e giovani
(economia sociale di mercato
e istituzioni del welfare, a
partire dall’assistenza sanitaria
universale e gratuita) sia
costitutivo e identitario dell’Ue,
sul piano culturale, anche se
non inquadrato nei trattati.
Secondo questo modello,
una governance federale è
indispensabile, anche per
incassare il ‘dividendo del
federalismo’ (l’Europa, se
fosse un’unica entità politicoeconomica, avrebbe bilanci ben
più in ordine di, ad esempio,
Stati Uniti o Giappone), ma al
contempo l’Europa unita non
sopravviverà se non verranno
radicalmente riformati i
sistemi di welfare in modo
da garantirne l’equilibrio e
il rilancio, perché il modello
sociale europeo è quello che
rende l’Ue unica nel mondo”.
Esiste una via d’uscita –
sostenuta a livello politico
oppure in ambienti
accademici – che si può
ritenere più vicina a un
modello “federalista” di
integrazione europea?
“Penso che il quarto modello
sia più realistico di quanto
si possa pensare. In un certo
senso per attuarlo si tratta
‘soltanto’ di alzare la posta
in gioco: più federalismo, e
rapidamente, come chiedono i
fautori della crescita attraverso
nuovi strumenti europei, in
cambio di riforme che mirino
a rinnovare il modello sociale
europeo, riforme che rendono
ben più dell’austerità nel
garantire la sostenibilità di
lungo periodo del sistema. Ma
gli attori in campo sapranno
essere così lungimiranti da
giocare al rialzo invece che al
ribasso? Peraltro abbiamo ben
visto gli scarsi risultati prodotti
finora dal gioco al ribasso.
Un buon passo intermedio è
quello recentemente suggerito
da Martin Wolf: una unione
delle garanzie (in caso di
crisi gravi, la garanzia deve
essere fornita collettivamente
e in modo quasi automatico
al paese in difficoltà)
accompagnata da una unione
degli aggiustamenti: non solo
i Paesi in difficoltà, ma anche
quelli in crescita debbono
aggiustare il proprio tasso di
inflazione e spesa”.
Quale la strada da
intraprendere? Come
rispondere ai problemi
finanziari, a quelli
dell’economia “reale”, alla
mancanza di lavoro?
“Introdurre certi tasselli in
modo appropriato può aiutare
- ad esempio intervenire nei
salvataggi bancari con una
logica federale, direttamente
nei capitali delle banche da
parte delle istituzioni europee
-, purché siano inseriti in
una visione di lungo termine.
Altrimenti le opinioni
pubbliche europee non si
mobiliteranno e vorranno
provare altre soluzioni,
nazionali o anche regionali.
Penso che ne resterebbero
deluse, ma in alternativa
deve essere offerta una più
lungimirante visione di
Europa”.
GIANNI BORSA
Sir Europa
Green economy e nuove tecnologie possono
essere la via contro la disoccupazione giovanile
Ripartire dalla formazione
P
arlando del futuro dell’Unione Europea
non si può non partire dalla formazione
e dall’avviamento al lavoro delle giovani generazioni. Secondo le più recenti statistiche della Commissione europea, i tassi di
disoccupazione giovanile tra i 15 e i 24 anni si aggirano, in media, sul 22% con punte
del 50% in Spagna e Grecia, mentre la media
mondiale è del 13%. Quanto all’abbandono
scolastico, ci aggiriamo sul 16% dei maschi e
12% delle femmine, vale a dire che 1 ragazzo
su 7 abbandona la scuola senza competenze. Un andamento in controtendenza con la
Strategia Europa 2020, promossa dalla stessa
Commissione, che mira ad una percentuale
di abbandoni al di sotto del 10%, ad innalzare l’educazione superiore al 40% e l’occupazione al 75% della popolazione attiva. Secondo Luca Jahier del Comitato economico e
sociale europeo, organo consultivo dell’UE,
per rilanciare l’occupazione giovanile biso-
gna ripartire proprio dalla scuola. “Le
università – spiega Jahier – sembrano
aver perso chiarezza sul senso del loro
scopo e percorso. Dovremmo diventare più capaci di adattare il nostro sistema formativo sulla base delle necessità
della società contemporanea, in tutte le
fasi della formazione, dall’asilo in poi,
in una formazione continua”. Infatti,
una delle necessità è di “ri-formare e
mantenere le competenze professionali attraverso la formazione permanente”. Sempre secondo le stime della
Commissione europea, nel 2020 oltre
1/3 dei lavori nell’Ue richiederanno
competenze di alto profilo e i tre settori
con maggiore potenziale lavorativo saranno l’economia verde (si prevedono
20 milioni di nuovi posti di lavoro nei
prossimi 10 anni), il settore medico e
le tecnologie dell’informazione e della
comunicazione. “È quindi evidente –
continua Jahier - il finanziamento pubblico ai sistemi scolastici deve aumentare tenendo in considerazione questi
settori in crescita; gli studenti devono
essere orientati ad acquisire competenze necessarie in questi settori; deve migliorare la collaborazione tra il settore
privato, la società civile, le scuole e le
università”.
Senza dimenticare, continua il consulente UE, la necessità di migliorare le
competenze linguistiche dei giovani. In
questo contesto Jahier ha speso parole
di plauso per il progetto della Commissione di finanziamento alle imprese e
ai giovani di 8 Paesi dell’Ue con disoccupazione oltre il 30% e per il progetto
di mobilità transnazionale “Your First
Eures Job”, una sorta di ufficio per l’occupazione paneuropeo.
Mondo
Sabato, 30 giugno 2012
MEDIO ORIENTE
Dopo l’abbattimento di
un caccia turco, Erdogan
ha convocato i vertici
militari della NATO.
Si teme un’escalation
di violenza
Cresce
la tensione
tra Turchia
e Siria
Q
uei pochi che ancora si sforzavano
di farla passare come una questione
interna dovranno ricredersi.
La crisi siriana è ufficialmente
divenuta un affare internazionale non
solo per il costante flusso di profughi che
hanno trovato rifugio nei Paesi vicini e per
le violazioni dei diritti umani (già 15 mila
morti), ma – da venerdì 22 giugno – per il
coinvolgimento diretto nel conflitto della
Turchia, membro della Nato. L’esercito
siriano ha, infatti, abbattuto un caccia F-4
Phantom dell’aviazione turca reo di aver
sconfinato in territorio siriano per poi fare
ritorno nello spazio aereo internazionale,
dove è stato raggiunto da un missile
della contraerea siriana. Un episodio
immediatamente condannato dal governo
turco – da tempo ai ferri corti con Damasco
- che ha inviato una lettera al Consiglio
di sicurezza dell’Onu, definendo “una
minaccia per la sicurezza” della regione
l’abbattimento di un suo jet militare da
parte della Siria. Il vicepremier Bulent
Arinc ha dichiarato in una conferenza
stampa che l’azione siriana “non rimarrà
impunita”, mentre il premier Erdogan ha
detto che il Paese “è pronto a rispondere
agli attacchi”. Ankara ha anche preteso la
convocazione del Consiglio dell’Alleanza
Atlantica in base all’articolo 4 del
Trattato secondo cui se un membro si
sente minacciato e subisce un’offesa, tale
offesa è vista come fatta a tutti i membri.
Al momento, però, un intervento diretto
della Nato sembra difficile, considerando il
sostegno russo alla leadership di Assad.
In una conferenza stampa, lunedì 25
giugno, Jihad Makdissi, portavoce del
ministero degli esteri a Damasco, ha
ribadito che “noi non abbiamo alcuna
intenzione ostile contro il popolo turco
o il governo turco”. L’incidente ha però
innalzato la tensione fra i due Paesi, già
ad un punto di rottura per il sostegno che
Ankara dà ai ribelli che combattono contro
il regime di Assad. Finora, però, lo stesso
premier turco Tayyip Erdogan è rimasto
piuttosto misurato, anche se potrebbe
crescere il sostegno turco ai ribelli antiregime. Intanto i ministri degli esteri
dell’Unione europea hanno promesso di
accrescere le pressioni su Assad, ma hanno
anche chiesto alla Turchia di dar prova di
moderazione.
✎ Rovinare il mosaico siriano
Di seguito pubblichiamo la testimonianza di un giovane siriano cattolico
che da alcuni anni vive nel comasco. La sua famiglia vive ancora in Siria
e per questo ha chiesto di rimanere anonimo. Nelle sue parole troviamo
tutta l’amarezza e la preoccupazione per la situazione della sua terra.
L
a Siria, il paese dell’inizio della civiltà, occupa una terra al centro del
mondo come citato dalla Bibbia; territorio di transizione all’incrocio di
culture e attraversato dalle vie commerciali verso l’oriente. La Siria è la terra
che esprime pienamente la ricchezza e la complessità dell’incontro di diverse
culture, religioni e civiltà. Attraverso i secoli è diventato un laboratorio di
dialogo ecumenico e tolleranza interreligiosa. Questo insieme di un mosaico
bimillenario si sta rovinando. Tutto inizia, mi hanno raccontato i miei
familiari, sulla scia della “primavera” degli altri paesi; dei ragazzi di scuola
nella città di Darah nel sud del paese, scrivono sul muro “cade il regime”,
e per questo vengono duramente puniti e rinchiusi nel carcere. Le famiglie
dei ragazzi unite fra loro, sono uscite nella piazza a manifestare contro il
regime, per la loro liberazione. Nel giro di ben poco tempo le tensioni si sono
diffuse dal sud al nord esplodendo nei fatti degli ultimi mesi.
La maggioranza dei siriani sono musulmani sunniti (74%) il resto è formato
da minoranze (alawiti, parenti del presidente e cari delle forze armate e
altre piccole religioni). I cristiani sono il 10% della popolazione. Queste
minoranze vivono quindi con paura e preoccupazione tra questi due fuochi.
Gli oppositori islamici contro il regime sono spinti dalle armi e da soldi
sostenuti dai paesi dell’Arabia Saudita e Turchia per rovinare , combattere,
fare confusione e quindi peggiorare la situazione. La preghiera per tutti
i siriani è che il Signore aiuti a mettere pace e dialogo fra tutti perché la
guerra in Siria non è solo perdita per la nazione, ma per i mondo intero che
non può più ammirare questo meraviglioso mosaico.
ANALISI. Ecco perché è possibile guardare con speranza al futuro del Paese
L
’
elezione di Mohammed Morsi,
esponente dei Fratelli Musulmani,
significa l’avvio di una stagione
oscura di fondamentalismo
che ucciderà le gemme della primavera
araba? La tentazione di dare una risposta
pessimista è forte. Le tensioni sono elevate,
i fondamentalisti in questi mesi hanno
usato parole preoccupanti e non sono
mancati fenomeni di violenza come, tra
gli altri, gli attentati nelle chiese copte. Ma
esistono varie ragioni per una lettura non
pessimista.
Innanzitutto l’equilibrio dei poteri.
L’esercito ha accettato lo svolgimento del
ballottaggio e la devoluzione dei poteri
al nuovo presidente, ma questo di fatto
avverrà al termine di una trattativa che
non è conclusa. L’esercito ha invalidato le
elezioni parlamentari e oggi abbiamo un
presidente senza Parlamento che ha come
contraltare l’esercito. Apparentemente il
pessimo degli scenari. In realtà, con gli
occhi del mondo addosso, Morsi e l’élite
militare sono costretti a trovare un’intesa
in tempi rapidi, convocare nuove elezioni
ed evitare colpi di mano antidemocratici.
In secondo luogo la geografia
politica egiziana. La prima elezione
del Parlamento ha presentato una
polarizzazione marcata con una
maggioranza ai partiti più radicali.
Le organizzazioni già attive (quelle
d’ispirazione religiosa) hanno raccolto
voti più facilmente. Il voto presidenziale
viceversa, pur con l’affermazione di
Morsi, ha visto una maggioranza netta alla
somma dei candidati moderati. Questo
farebbe pensare ad un voto più veritiero
espresso alle presidenziali e ad un Egitto
Il nuovo Egitto
non fa paura
moderato, che vuole la democrazia e non
cerca degenerazioni oligarchiche, religiose
o militari. In un contesto, che difficilmente
potrà impedire votazioni libere in futuro,
Morsi dovrà tenere conto di queste sensibilità.
Un terzo elemento è la situazione
internazionale. L’Egitto in questi anni ha
gestito con responsabilità la relazione con
Israele, disinnescando, anche all’interno
della Lega Araba, le occasioni di crisi in
Medio Oriente. Lo ha fatto per convinzione
e per interesse, guadagnando un consistente
sostegno finanziario dagli Usa. Ma non ci
sono solo considerazioni pragmatiche
per una lettura non pessimista della
situazione. Vi è anche la disponibilità ad
uno sguardo senza pregiudizi. Formazioni
come Hezbollah e Hamas sono escluse dal
dialogo in Occidente perché estremiste. In
realtà costituiscono un’importante forma
di presenza sociale che provvede a servizi
fondamentali, dalle scuole alle pensioni,
con motivazioni non dissimili da tante
forme d’intervento sociale nate anche in
ambito cristiano. Non è possibile liquidarle
solo come “partiti fondamentalisti”. La
particolare condizione di difficoltà vissuta
da queste comunità ha favorito una
tendenza al fondamentalismo, ma proprio
per questo occorre dialogare con questi
mondi, per isolarne l’estremismo e
valorizzare il contributo sociale positivo.
I Fratelli Musulmani nascono prima di
questi movimenti e ne costituiscono
in alcuni casi il riferimento culturale.
Contrapponendosi al modernismo
islamico, che ha portato ad esperienze
come quella di Kemal in Turchia, i Fratelli
Musulmani nascono con un richiamo
all’integralismo, ma nella loro storia
non rifiutano la modernità e da tempo
hanno nei fatti accettato lo Stato laico: in
Egitto eleggono da anni un centinaio di
parlamentari con il 20% dei voti. Ebbene è
su quell’abitudine a partecipare e su quel
senso di responsabilità che oggi occorre
puntare per costruire un dialogo e isolare
le posizioni più radicali. Le prime parole
di Morsi sembrano andare nella direzione
giusta. Nel suo primo intervento ha parlato
di difesa dello stato di diritto, di diritti
universali, delle donne, dei minori e delle
minoranze religiose e ha confermato il
rispetto di tutti gli accordi internazionali,
cioè soprattutto di quelli con Israele.
Il giorno seguente ha fatto circolare la
proposta ad El Baradei, l’ex responsabile
dell’Agenzia delle Nazioni Unite per
l’energia nucleare, e ad un cristiano copto
per la vicepresidenza.
Presto vedremo se la primavera potrà
continuare a dare frutti o se un temporale
fondamentalista ci ha fatto tornare
all’inverno. Perché questo non accada
però occorre che anche da parte nostra,
Europa in primis, si costruiscano relazioni
per disinnescare il pregiudizio che da noi,
come in Egitto, alimenta solo minacce e
contrapposizioni.
RICCARDO MORO
7
Economia
8 Sabato, 30 giugno 2012
M
prosegue
il dibattito
sul lavoro
18
o
l
o
c
i
art
entre andiamo in stampa,
fra martedì 26 e mercoledì
27 giugno, Camera e Senato
sono impegnate nel votare la
fiducia che il Governo ha posto
sui 4 articoli della riforma del
Mercato del Lavoro, con l’obiettivo
di incassare il via libera definitivo
a strettissimo giro e presentarsi
al Consiglio europeo del 28-29
giugno con il testo approvato.
La strada appare spianata dopo
che la Camera ha respinto le
pregiudiziali di incostituzionalità
presentate dall’Idv e dalla Lega
con 372 no, 60 sì e 6 astenuti. La
richiesta di accelerazione per dare
via libera alla riforma, sollecitata
da Palazzo Chigi la scorsa
settimana, ha come contropartita
l’impegno dell’Esecutivo a risolvere
«tempestivamente, con appropriate
iniziative legislative, altri problemi
posti dai gruppi parlamentari», si
legge in comunicato diffuso dalle
forze politiche che appoggiano
Monti, in particolare «la questione
degli esodati e alcuni aspetti
della flessibilità in entrata e degli
ammortizzatori sociali», anche
«sulla base delle costruttive
proposte provenienti dai gruppi
di maggioranza». In particolare,
la platea dei 65mila esodati, già
“salvaguardati” dal decreto del
governo, si allargherà ad altri
55mila lavoratori, spostando dal 4
al 31 dicembre la scadenza degli
accordi sulla mobilità o cassa
integrazione, che potranno andare
in pensione con le vecchie regole
ante-riforma. Il ministro Fornero
Perchè è comunque necessario riformare e cambiare...
Nel mercato del lavoro
servono flessibilità e tutele.
N
el precedente articolo ho
sostenuto che l’art. 18 dello
Statuto dei diritti dei lavoratori
poteva essere abrogato, in quanto
non più rispondente alle esigenze del
mercato del lavoro e alla tutela dei
diritti dei lavoratori. Sarebbe tuttavia
da scriteriati non ipotizzare, a fronte di
detta cancellazione, tutta una serie di
modernizzazioni e innovazioni, attente
a difendere ed affermare la centralità
del lavoro, nella vita delle persone,
nonché la dignità imprescrittibile dei
singoli lavoratori. Volendo meglio
precisare il valore etico del lavoro
bisogna ricordare, che il lavoro è un
bene dell’uomo – è un bene della sua
umanità –, perché mediante il lavoro
l’uomo non solo trasforma la natura
adattandola alle proprie necessità, ma
anche realizza se stesso come uomo
ed anzi, in un certo senso, diventa più
uomo” (Laborem exercens 9,4). Ciò
premesso, mi pare ragionevole sostenere
che i diritti dei lavoratori chiedono
altre tutele. Prima di entrare nel merito,
sottolineo che l’abrogazione dell’art.
18, in assenza di riforme strutturali,
di nuove leggi e di nuova cultura, non
innesca la ripresa economica, in modo
reale e duraturo. Quest’ultima per
potersi realizzare richiede un insieme,
complesso e innovativo, di interventi
da parte del mondo politico, sindacale
e delle associazioni degli imprenditori.
Tento ora di porre in evidenza il quadro
economico/finanziario del Paese, nonché
le tecniche, le ideologie, le metafisiche e
gli interessi che sottendono le relazioni
industriali, le politiche economiche
e occupazionali, nonché gli obiettivi
che di fatto dette realtà perseguono.
In Italia, scrive l’Istat, vi sono 3 milioni
di inattivi, ossia di persone che non
L’
ha ribadito le ragioni della riforma
del mercato del lavoro: «È stata
chiesta da istituzioni internazionali
che ne hanno visto le luci e i lati
positivi – ha detto–. Anche se
nessuno l’ha mai definita perfetta
è articolata e complessa». Secondo
il ministro Fornero, «risolvere i
problemi in modo pragmatico può
permettere al paese di raggiungere
nuovi traguardi di occupazione».
L’obiettivo è «ritarare la flessibilità
in entrata, ostacolando l’uso cattivo
che ha condotto al precariato».
hanno lavoro e non lo cercano, perché
scoraggiate e deluse, ma che sarebbero
disposti ad accettarne uno. A questo
gruppo si aggiungono 2 milioni e 108mila
disoccupati (dato 2011), che potrebbero
ancora salire. Gli inattivi e i disoccupati
sono cresciuti, in maniera preoccupante,
nonostante la vigenza dell’art. 18: sui
licenziamenti e sull’occupazione detto
articolo è inincidente. Gli inattivi,
sommati ai disoccupati, stando ai dati
Istat, sono oltre i 5 milioni di individui,
che chiedono di essere inseriti nei
processi produttivi, dell’industria e del
terziario. È la mancanza di offerta di
lavoro che preoccupa i lavoratori, non
l’abrogazione dell’art. 18, che, stando
ai dati della Cgil, dal 2007 al 2011 ha
permesso all’1% dei licenziati, che hanno
adito le vie legali, di essere riassunti. Lo
scontro sull’art. 18 ha distolto da tutta
una serie di problemi che schiacciano
i lavoratori. In discussione non v’è il
problema dei disoccupati, degli inattivi,
della riforma delle pensioni che, così
come definita, creerà condizioni di vita
miserabili alle nuove generazioni. Vi è
anche l’inadeguatezza delle relazioni
industriali e l’ideologizzazione che
ancora le condiziona e preclude ogni
revisione critica, capace di portarle a
livelli di sano pragmatismo. Prima di
concludere vorrei accennare a quei pezzi
di riforma del lavoro rimasti in ombra
e che mi riservo di approfondire in un
prossimo articolo. Sono tanti, mi limiterò
pertanto a fare alcune brevi anticipazioni.
La prima riguarda i voucher, ossia il
sistema, introdotto quattro anni fa,
per pagare i lavoratori a ore. I voucher,
Articolo 18. L’analisi di Gloria Paolini, Cisl
Una situazione complessa
inizio degli anni 2000 è stato fortemente
animato da dialettica e conflittualità
sul tema della riforma del Mercato del
Lavoro; Biagi e il libro bianco hanno fornito
più che spunti per riflettere. Per la Cisl, pur
sostenendo il valore storico dello Statuto dei lavoratori in particolare sulla tutela della libertà e dignità , era importante una
revisione per adeguare ed integrare lo Statuto dei lavoratori
rispetto ai grandi cambiamenti che dal 1970 hanno riguardato
il mondo del lavoro: la rappresentanza, presente e tutelata
dentro i grandi luoghi di lavoro, ma incapace di raggiungere
tutti quei lavoratori esclusi dalla tradizionale tutela sindacale;
il modello e i contenuti della contrattazione; le tipologie dei
contratti di lavoro; gli ammortizzatori sociali.
Un rinnovato protagonismo delle parti sociali con una evoluzione dello Statuto dei lavoratori verso un quadro nuovo
di tutele per tutte le varie forme di lavoro, forse avrebbe oggi
contribuito a misurarci con la crisi con strumentazioni più
avanzate. Sul ritardo e sulla conflittualità che si è generata
nel confronto sulla Riforma portata in Parlamento, ci sono
responsabilità diffuse e anche il Sindacato , ma in particolare
la Cgil, non può non assumersene un pezzo importante per
le influenze ideologiche che ne hanno condizionato troppo
spesso la propria azione. Anche nel dibattito di questi mesi
sulle regole del lavoro, molto ha pesato l’ideologia che ha enfatizzato l’art 18 ritenendolo l’elemento determinante sia per
chi voleva smantellarlo, sia per chi rifiutava ogni intervento.
La soluzione adottata propone una modifica equilibrata che
richiama la proposta della Commissione Cnel nel 1985, rende
la norma più europea vicina in particolare proprio al modello
tedesco : al licenziamento ingiustificato non segue più automaticamente il reintegro, ma esso avviene quando le motivazioni sono valutate insussistenti dal giudice.
La Cisl ha proposto da subito la strada del modello tedesco
ritenendo importante la procedura obbligatoria e preventiva
di conciliazione prevista in caso di licenziamento individuale.
In pratica, prima di licenziare anche un solo lavoratore, l’Azienda è obbligata a comunicare preventivamente alla Direzione Provinciale Lavoro le motivazioni del licenziamento e
il lavoratore può farsi assistere dal sindacato per verificarne
la validità. Un momento importante di valutazione che può
fare da deterrente in caso di licenziamenti senza giusta causa,
e da filtro per favorire soluzioni transattive o predisporre gli
elementi per passare al giudice.
Per una valutazione di merito sulla modifica, la Cisl ritiene che
l’intervento sull’art. 18 debba essere contestualizzato all’interno dell’impianto complessivo della riforma del mercato del
lavoro perché essa si pone l’obiettivo di creare le condizioni affinché domanda e offerta di lavoro possano alimentarsi
reciprocamente, valorizzando il capitale umano oggi depotenziato dalla precarietà e collocando la nuova mobilità del
utilizzati in solo 4 anni, hanno superato
i 28 milioni. Non si dimentichi che
il richiamato sistema doveva essere
utilizzato solo per i lavori “meramente
occasionali”, ossia lavori di poche ore. In
realtà è stato usato soprattutto per i lavori
stagionali in agricoltura, i quali come
tutti sanno si articolano su più mesi. Al
riguardo ricordo che sui voucher non si
pagano tasse, i contributi pensionistici
sono minimi, per malattia, maternità
e trattamento di fine rapporto, nulla è
previsto. In breve, in troppe occasioni,
hanno dimostrato di comprimere i
costi a carico del datore di lavoro e
di azzerare i diritti dei lavoratori. La
riforma del lavoro, ora in discussione,
non pare concedere, agli ammortizzatori
sociali, il dovuto equilibrio. Il cosiddetto
outplacement, che in italiano potremmo
tradurre: “disponibile alla ricollocazione”,
è sottovalutato. Il reinserimento di chi
viene licenziato, per ragioni economiche,
se venisse trascurato provocherebbe
malesseri gravi, soprattutto nella
fascia di lavoratori che ha superato i
cinquant’anni. Ho accennato a temi
di rilievo, ma ne ho tralasciati di più
importanti, quali la ristrutturazione
e l’ammodernamento delle strutture
sindacali, la cultura sindacale e
imprenditoriale, la contrattazione ai vari
livelli, la rappresentanza dei lavoratori e
la loro partecipazione alla vita sindacale
e aziendale, per non parlare del ruolo e
dell’importanza che ha l’azienda nella
vita di una nazione e della responsabilità
personale nei percorsi di sviluppo.
Giovanni Paolo II nel Discorso alla
Conferenza Internazionale del lavoro
del 1982 affermò: “Il progresso esige una
valutazione e un giudizio di valore: ci
si deve domandare se tale progresso è
sufficientemente ‘umano’... Pur cercando
una risposta…nell’analisi dell’insieme dei
processi socio-economici, non si possono
tralasciare gli elementi e i contenuti
che costituiscono l’intimo dell’uomo: lo
sviluppo della sua conoscenza e della
sua coscienza”. Spero di conoscere, in
contraddittorio, il pensiero dei lettori.
GIANNI MUNARINI
lavoro all’interno di un sistema di sostegno al
reddito e di protezione sociale inclusivo. Adesso
la priorità è la crescita, il sistema deve tornare
competitivo. Le grandi imprese per operare nel
mondo globale devono allinearsi agli standards
di competitività internazionale con innovazioni di prodotto
e di processo rimettendo in discussione l’organizzazione del
lavoro; il mondo delle piccole imprese e dell’artigianato soffre
il calo dei consumi ed ha bisogno di una strategia di sostegno
e investimenti in nuove tecnologie capaci di mettere i saperi in rete favorendo così una maggiore capacità competitiva.
In questo contesto, anche la Rappresentanza sindacale deve
interrogarsi sulla propria adeguatezza. Per la Cisl la Rappresentanza si manifesta soprattutto nella capacità contrattuale
e non con l’unico obiettivo di realizzare interessi contingenti
dei lavoratori, ma con l’ambizione di contribuire per la realizzazione di una società più equa. L’intesa raggiunta nel 2011 sul
modello contrattuale apre spazi e prospettive nuove soprattutto per la contrattazione decentrata; la vera sfida sta nella
capacità di partecipazione del sindacato all’interno dei processi organizzativi che interessano le aziende; la condivisione
delle conoscenze e delle strategie aziendali consente di condizionare le scelte che regolano i rapporti di lavoro attraverso
accordi mirati e attenti a non annullare i valori solidaristici
che la contrattazione nazionale deve continuare a garantire.
La Cisl è consapevole delle difficoltà ma è convinta che la contrattazione è il presidio della rappresentanza sindacale che
può dare voce e protagonismo al mondo del lavoro.
Cultura
A
Como un tassello di
una nuova Camaldoli? A
Camaldoli, quasi settant’anni
fa, un gruppo qualificato di cattolici
mise a punto idee e programmi (il
cosiddetto “Codice di Camaldoli”),
che poi ispirarono molti articoli
della nuova Costituzione del 1948.
A Como, sabato 16 giugno, un
buon gruppo di soci e simpatizzanti
del Meic (Movimento Ecclesiale di
Impegno Culturale), nel Convegno
regionale dal titolo “Idee per la
città futura”, hanno riflettuto sulla
Sabato, 30 giugno 2012
A Como il convegno regionale del Meic
partecipazione
dei laici alla
realizzazione del
bene comune.
“Progetto Camaldoli” era il titolo
del testo di riferimento, pubblicato
dal Meic nel 2008, con quattro
capitoli dedicati alla visione
cristiana dell’uomo, ai temi del
lavoro, al problema dell’ambiente
ed al senso della cittadinanza.
Su queste tesi si stanno facendo
approfondimenti sempre più
aggiornati e incisivi, con uno
formativo. Poi sarà dovere di chi
si sentirà chiamato, intervenire
concretamente nell’azione politica
e amministrativa, cercando di
ribaltare il degrado, l’inefficienza e
la corruzione, che fanno prosperare
la disaffezione e l’antipolitica.
Ma ritorniamo al Convegno di
Como. Bene le presenze, da Milano
e Lecco, da Bergamo e Brescia,
da Lodi, Cremona e Varese, e,
naturalmente, da
Como, oltre che
del presidente
nazionale e relatore,
Carlo Cirotto, e del vicepresidente
nazionale, Beppe Elia. Bene
l’organizzazione generale, curata dal
delegato regionale, Paolo Gallo, e
dalla presidente del Meic di Como,
Maria Assunta Ostinelli. Bene la
conduzione dei lavori di Anna Maria
Delitala, del Meic di Lecco.
Intense e stimolanti le tre relazioni
dell’assistente regionale del Meic,
«Parole evangeliche
sulla politica...»
Cesare e a Dio quello che è di
Dio” (Mt 22,21). Il primato va
riservato alle cose di Dio, anche
se va riconosciuta, nel suo
ambito, la sovranità di Cesare.
Terzo. “Beati voi poveri, perché
vostro è il regno di Dio…” (Lc
6,20). Dio, se fa una preferenza,
la fa a favore del povero; si
può parlare di “sacramento”
del povero. Quarto. “…ma chi
vuol esser grande tra voi si
farà vostro servitore, e chi vuol
essere il primo tra voi sarà il
servo di tutti” (Mc 10,43-44). Il potere che l’autorità deve
esercitare, si misura dalla disposizione al servizio. Sono
parole da ascoltare e da meditare, per giungere ad un
discernimento, che apra poi le porte all’azione concreta.
La riflessione dell’assistente regionale del Meic
don Attilio Mazzoni in apertura di convegno.
L
a prima relazione della giornata, svolta
dall’assistente regionale del Meic, don Attilio
Mazzoni, aveva come argomento: “Parole
evangeliche sulla politica”. Stando pienamente dentro
il tema, il relatore ha fatto centro su quattro parole
(distanza, primato, preferenza e servizio) ricavate da
quattro frasi di Gesù, e ha sottolineato quattro concetti
interconnessi. Primo. “O uomo, chi mi ha costituito
giudice o mediatore sopra di voi?” (Lc 12,14). Gesù
prende le distanze dalle cose del diritto e della politica,
perché egli si occupa piuttosto della giustizia di Dio.
Secondo. “Rendete dunque a Cesare quello che è di
Volendo far risuonare oggi quelle parole, per mettere
a fuoco alcune priorità, ci si può soffermare anzitutto
sulla preferenza per i poveri e per gli ultimi. Non è
una preferenza di parte, che privilegi unilateralmente
un gruppo rispetto ad altri, o alcuni trascurando gli
altri, ma appartiene alla categoria della verità e della
giustizia. Stare dalla parte dei poveri vuol dire svolgere
9
docente di teologia morale e
pastorale, don Attilio Mazzoni,
del titolare di Istituzioni di Diritto
Pubblico, Filippo Pizzolato, e del
presidente nazionale del Meic,
docente di Citologia e di Biologia,
Carlo Cirotto. Molto gradita la
condivisione espressa in aula dal
nuovo sindaco di Como, Mario
Lucini, l’adesione annunciata del
cardinal Angelo Scola, arcivescovo
di Milano, e la lettera di augurio e
di sostegno del vescovo di Como,
monsignor Diego Coletti.
la giusta azione politica, perché contestualmente,
automaticamente, si realizza, insieme al bene dei deboli,
anche il bene di tutti. Si costruisce un bene, da cui
nessuno è escluso, perché si migliora la vita collettiva,
con vantaggio anche di chi povero non è. Ne deriva che
chi si preoccupa dei deboli, dei fragili, dei poveri, non
compie un’azione da santo, meritoria solo davanti a Dio,
ma si comporta da saggio, che ricerca e promuove il
bene dell’intera società.
Un’altra sottolineatura riguarda l’autorità da
intendersi come servizio. Quando si esercita l’autorità
come servizio, non si fa una scelta opzionale tra più
possibilità, ma si risponde, ancora una volta, alle
esigenze imprescindibili della verità e della giustizia.
Un altro nucleo, toccato dalle quattro parole che
interagiscono fra di loro, è quello dell’etica.
L’etica richiede prima di tutto la virtù, sia quella sociale,
sia quella personale, perché ci sono sempre in gioco
le persone, prima delle cose, prima dei progetti, prima
delle regole. Eppure le regole sono necessarie, ma
non possono sostituire la moralità. Un ultimo rilievo
dà importanza alla funzione mediatrice dell’azione
politica, che deve saper conciliare l’etica, appunto,
con il mercato (ecco l’economia sociale di mercato),
l’efficienza e l’efficacia con la solidarietà, l’identità
personale con il valore della comunità.
Filippo Pizzolato. Ripartire dalla persona e dal bene comune.
Le nuove sfide rivolte ai cattolici.
Q
uando ha preso la parola Filippo Pizzolato, dell’Università Milano Bicocca, per
svolgere il tema “Spazi e modalità di un
nuovo impegno politico dei cattolici”, si è capito che c’era sintonia tra la riflessione ancorata
alla teologia e l’indagine di carattere giuridicopolitico. La relazione, articolata e di appassionata densità, è stata ricca sia di definizioni chiare sia di sfumature stimolanti, e ha portato alla
luce i nuclei vitali della verità sull’uomo e sul
suo operare nella società civile e nell’agone politico. Per un cattolico c’è il faro, forse non sufficientemente conosciuto, della “Dottrina Sociale
della Chiesa”, patrimonio prezioso di valori vivi
e dinamici, da meditare e da tradurre responsabilmente in consapevolezza, azione sociale
e politica. Proclamare la dignità della persona,
come proclamare il fondamento del diritto naturale, rimarrebbero solo degli slogan, se poi
non ci si impegnasse a promuovere la persona
e a costruire il diritto naturale mediante la rete
delle relazioni, nel perseguimento del bene comune. Della persona va detto che il suo valore
non viene calato dall’alto; la persona concreta
vive nella storia ed ha una sua vulnerabilità, e
ha bisogno di relazioni interpersonali buone che
la sostengano e la facciano crescere. Del diritto
naturale va detto che non precede la società,
ma è un punto di arrivo, frutto – ripetiamo le
parole – delle buone relazioni. Del bene comune va detto che deve avere come stella polare la
condizione di chi sta peggio, e deve andar bene
per me e per gli altri, e deve tener conto della
cultura degli altri, e che quindi, per concretizzarsi, deve partire da rapporti sociali accoglienti
e promozionali. Tra le relazioni fondamentali c’è
il lavoro, snodo centrale della partecipazione al
disegno della creazione, strumento elementare,
ma indispensabile, perché ciascuno realizzi le
proprie esigenze.
Da queste indicazioni generali si possono trarre
alcune linee per la ricostruzione di spazi virtuosi
della politica. Riaprire il canale dei partiti, liberandolo dalle ostruzioni che ne impediscono la
dinamica positiva, da cui deriva la progettazione
concreta per lo sviluppo, e l’esercizio corretto
La relazione del presidente nazionale del Meic Carlo Cirotto
Scienza e bene comune
N
el pomeriggio, l’attesa relazione del Presidente
nazionale del Meic, Carlo Cirotto, dell’Università
di Perugia, aveva come titolo “Scienza e bene
comune”. Ci si poteva attendere una panoramica sui
vantaggi che le scoperte della scienza e della tecnologia
offrono alla vita sociale, contribuendo a facilitare e
arricchire il bene comune. Sarebbe stato troppo facile
e un po’ banale. In effetti, Cirotto ha posto subito una
domanda sorprendente e curiosa: “Il bene comune è
un’invenzione umana o c’è già in natura?”. E dopo
aver definito che cos’è il bene comune, ha escluso che la
“scienza” se ne debba occupare esplicitamente, così come
invece fanno le dottrine sociali, ma ha dimostrato che in
natura sono presenti logiche e dinamiche, che hanno le
stesse caratteristiche del “bene comune” normalmente
inteso.
Una definizione ragionevole di “bene comune”
può essere questa: “l’insieme dei beni necessari sia
alla comunità intera sia ai singoli individui”. Le varie
concezioni antropologiche e culturali la declinano poi in
modo diverso. Nella concezione liberale, che privilegia
la felicità individuale, il “bene comune” è la sommatoria
dei beni individuali. Nella visione collettivista, esiste
esso solo, come Stato o come classe, ignorando le
caratteristiche personali. Secondo la dottrina cristiana,
invece, esso è piuttosto l’insieme convergente di istanze
individuali e sociali, che consente per ciascuno, lo
sviluppo integrale della persona, ivi compresi i beni
spirituali dell’arte, della cultura, della religione e via
dicendo. E la scienza? Di per sé, ha un oggetto diverso,
studia il mondo oggettivo, e quindi ha una visione del
mondo estranea sia al liberalismo sia al collettivismo, sia
al personalismo.
Ma è possibile porsi, con l’aiuto della scienza, la curiosa
domanda iniziale, e cioè se esiste un bene comune
in natura. Emergono tre osservazioni: a) le cose sono
inserite in un tempo, che ha miliardi di anni; b) le cose
sono organizzate a più livelli, ascendenti; c) vi sono leggi
della gestione del potere. Non si tratta di pensare ad un partito dei cattolici, ma alla vitalità
democratica dei partiti, nei quali la presenza
deve essere un confronto e un dialogo attivo,
responsabile e generoso. Si richiede anche un
ulteriore sforzo culturale, per aprirsi almeno alla dimensione europea, per non dire mondiale.
Attuare una democrazia partecipativa e deliberativa, in cui le decisioni vengano prese insieme al cittadino, ed in cui l’istituzione sappia
“rendere presente l’assente”, per interpretare
la dinamica dei più deboli e incarnare le esigenze delle generazioni future. Vivere la sussidiarietà come alleanza tra società e istituzione, che
hanno bisogno l’una dell’altra. Deve diventare
chiaro che l’azione di chi opera nel sociale ha un
rilievo politico, e che l’istituzione politica non
può scavalcare l’impegno sociale. Promuovere
una economia sociale di mercato, in cui al lavoro venga data la dignità di vocazione sociale,
la concorrenza non sia disgiunta dall’etica, e, in
un mondo globalizzato, lo sguardo non si fermi
a confini troppo ristretti.
interne che tengono legate le cose dello stesso livello.
Cirotto ha usato il termine scientifico di “integroni”, che
sono presenti a livelli diversi, che sono in accordo con
quelli dello stesso livello, che si associano per formare
unità di livello superiore. Può essere convincente
la successione crescente, che parte dalle particelle
subatomiche, passa agli atomi, e quindi alle molecole,
alle macromolecole, alle cellule, agli esseri viventi.
In questa organizzazione collaborativa, che c’è in natura,
si nota una consonanza con i principi, che regolano il
bene comune nella vita sociale. Il principio del primato
della persona. Autore, centro e fine della vita economica
e sociale è la persona, che è anteriore allo Stato, è dotata
di libertà e di coscienza, ed è portatrice di diritti civili. Il
principio della solidarietà. L’uomo cresce e si realizza
attraverso la vicinanza degli altri uomini. L’uomo e la
donna, che hanno pari dignità, danno origine al primo
cerchio sociale (la famiglia) e anche al secondo (la
società). Il principio della sussidiarietà, fondato sul
fatto che la società viene prima dello Stato. Lo Stato ha
il compito di riconoscere, di tutelare e di coordinare
ciò che la società sa produrre, e perciò non deve voler
fare anche ciò che la società civile è in grado di gestire;
l’assistenzialismo e la burocrazia invadente sono una
degenerazione nel rapporto dinamico tra società e Stato.
pagina a cura di ABELE DELL’ORTO
Ambiente
10 Sabato, 30 giugno 2012
la santa sede
per uomo e ambiente
alle differenti problematiche poste al
conseguimento di un corretto processo
di sviluppo sostenibile, ma soprattutto
nel sottolineare come non possa ridursi a
problema tecnico ciò che tocca la dignità
dell’uomo e dei popoli”.
Il rischio ribadiscono “è di uno sviluppo
senza orientamento etico”. Da qui il
richiamo al collegamento tra “sviluppo
sostenibile e sviluppo umano integrale”.
Durante i giorni della Conferenza la
Santa Sede e i rappresentanti cattolici
sono stati attaccati da più fronti per l’
T
ra le delegazioni presenti a Rio de Janeiro, in
qualità di osservatori, anche una rappresentanza
del Vaticano che ha richiamato la necessaria
alleanza tra “uomo e ambiente”. Parlando del ruolo
della Santa Sede in questi Summit, in un documento
pubblicato alla vigilia del vertice si sottolinea
come “la sua presenza non si è contraddistinta
nel promuovere determinate soluzioni tecniche
opposizione espressa ad un articolo del
documento finale che, nella bozza poi
emendata, parlava di diritti riproduttivi
delle donne, sottolineando la necessità di
garantire l’accesso a mezzi sicuri e poco
costosi per la pianificazione familiare,
per l’aborto e la contraccezione e in
generale il diritto alla salute sessuale e
riproduttiva, inquadrati nel contesto di una
lotta per alleviare la pressione dell’uomo
sull’ambiente. Una definizione poi eliminata
per l’opposizione di alcuni Paesi arabi, Sud
Americani e della Polonia.
RIO+20. Dalla conferenza internazione sull’ambiente nessuna decisione concreta
l’approccio multilaterale e di penalizzare
ulteriormente quelli più poveri. L’unica
nota positiva è la forte vitalità della
società civile e la dinamicità di un pezzo
non trascurabile delle imprese, che
creano le condizioni per l’avvio di una
forte mobilitazione verso un’economia
verde equa e solidale, con cui combattere
anche la povertà. Per il resto, il fallimento
è triste anche se era prevedibile. Una
partita giocata da un’Europa incapace di
esercitare un potere reale, Usa distratti,
economie emergenti dall’atteggiamento
altalenante e il forte peso delle lobby del
petrolio affinché nulla cambi”.
I Grandi “indecisi”
La Conferenza ONU
sullo sviluppo sostenibile
si chiude con un accordo
al ribasso e le accuse della
società civile. Ma dalle
intese tra governi e imprese
arrivano segni positivi
N
ulla di fatto. Il grande incontro
sullo sviluppo sostenibile di
Rio de Janeiro si è chiuso il 22
giugno scorso con un accordo al
ribasso. Il documento finale licenziato
dall’assemblea, intitolato “il futuro che
vogliamo”, non contiene infatti nessun
impegno vincolante per i governi
firmatari. Non è stata approvata la
proposta, avanzata dal gruppo dei G77
(i Paesi in via di sviluppo guidati da Cina
e Brasile), per la creazione di un fondo
di 30 miliardi di dollari all’anno per la
realizzazione di progetti sostenibili nei
Paesi in via di sviluppo, così come non
è stato trovato nessun accordo – cosa
prevista già alla vigilia del summit - sulla
progressiva abolizione degli incentivi ai
combustibili fossili.
La Conferenza, promossa dalle Nazioni
Unite, ha così confermato la visione di
un sistema internazionale senza una
leadership politica capace di rispondere
alle emergenze del pianeta: dal
riscaldamento globale, alla salvaguardia
della biodiversità, dalla riduzione
delle emissioni alla promozione di
nuove forme di energia, passando per
la salvaguardia degli Oceani e delle
foreste. Le vecchie potenze, Stati Uniti
in testa, si sono dimostrate ancora una
volta incapaci di dettare l’agenda delle
riforme e le nuove potenze emergenti
- forti ormai di un vero e proprio potere
di veto su qualsiasi iniziativa – non
sono ancora abbastanza forti da veder
accolte le proprie proposte. Nasce da qui
lo stallo che ormai da anni segna quel
percorso di riflessione sulla salvaguardia
dell’ambiente iniziato nel lontano 1972
a Stoccolma e proseguito con una serie
Pubblichiamo il pensiero
che Paolo Bustaffa, direttore
del Sir, ha offerto al 9°
Forum di Greenaccord,
tenutosi a Trento nel mese
di giugno, nel ricevere
il premio “Sentinella
del Creato” assegnato
al Sir per l’impegno su
comunicazione e ambiente.
Il convegno di Greenaccord
(Trento, 14 – 17 giugno) in
collaborazione con Fisc e
Ucsi ha avuto come tema:
“Salì sul monte. Mons sanus
pro corpore sano”.
LA BOCCIATURA
Secca è arrivata la bocciatura da parte
delle associazioni ambientaliste e della
società civile che si sono radunate negli
stessi giorni a Rio per un vertice parallelo
concluso con una dichiarazione – “la
Rio+20 che non vogliamo” – in aperto
contrasto con le conclusioni della
Conferenza ONU. È stato un vertice
caratterizzato “da una mancanza
assoluta di leadership politica, che ha
prodotto un documento debolissimo,
che non contiene nessun tipo d’impegno
concreto, in particolare per quanto
riguarda l’aiuto finanziario ai paesi
poveri, per sostenere la loro transizione
verso un’economia verde equa e solidale”,
ha spiegato il presidente di Legambiente
Vittorio Cogliati Dezza che aggiunge:
“Il carattere bilaterale e volontario
delle risposte rischia di compromettere
✎ commento |
Informazione
A Trento il
convegno
promosso da FISC
e Greenaccord
di appuntamenti periodici durante
questi quarant’anni. Un cammino che
ha avuto nell’incontro di Rio de Janeiro
del 1992 e nel cosiddetto Earth Summit
di Johannesburg nel 2002 i punti più
importanti.
“
L
che piantava gli alberi”
’ uomo
è il titolo di un piccolo libro di
Jean Giono, scrittore francese
di origine italiana. Racconta un incontro di
Jono con un pastore, Elzéard Bouffier, che
ogni pomeriggio sceglie 100 ghiande e ogni
mattina va a seminarle accuratamente in un
terreno montano privo di vegetazione. La
scelta delle ghiande è meticolosa, solo quelle
perfettamente sane verranno seminate.
Dopo diversi anni dal primo incontro Giono,
attraversata la guerra 1915-1918, torna dal
pastore e scrive: “...scorsi in lontananza
una specie di nebbia grigia che ricopriva le
cime come un tappeto. Diecimila querce
occupano davvero un grande spazio. Ero
letteralmente ammutolito e, poiché lui
non parlava, passammo l’intera giornata a
passeggiare in silenzio per la sua foresta”.
Forse possiamo vedere in ogni ghianda sana
una notizia buona. Il sogno di un pastore ha
qualche contatto con quello di un giornalista
che considera il raccontare l’oggi come
un servizio al futuro, alle generazioni che
verranno.
Per raccontare giornalisticamente il creato
IL “VERDE” CHE AVANZA
Dall’incontro di Rio arrivano però
anche segnali positivi, perché dove non
arrivano i governi e i leader sta arrivando
il mercato. Si moltiplicano, infatti, gli
accordi per promuovere la diffusione
di energie rinnovabili nel mondo, in
particolare nei Paesi in via di sviluppo.
Durante il Summit, ad esempio, l’Italia
ha firmato un accordo bilaterale per
promuovere iniziative congiunte per
valorizzare le competenze delle imprese
italiane e brasiliane nel settore delle
fonti innovative di energia. Il Ghana ha
presentato un piano nazionale di azione
energetica per sostenere i meccanismi
di finanziamento innovativi seguito da
Bangladesh, Kenya, Mozambico, Nepal,
Tagikistan, Uruguay e Vietnam. Nel
frattempo, il Brasile, il paese ospitante, si
è impegnato a investire altri 4,3 miliardi
dollari per fornire l’accesso universale
all’energia a livello nazionale entro
il 2014. La Microsoft ha dichiarato il
proprio obiettivo a divenire “carbon
neutral” entro il 2013, l’italiana Eni ha
stanziato circa 5 miliardi di dollari per
un progetto integrato di costruzione e
riabilitazione di centrali e delle reti di
trasmissione e distribuzione di energia
elettrica in Congo e l’ India Energy and
Resources Institute ha promesso di
ampliare i servizi di illuminazione per
le famiglie dei paesi in via di sviluppo,
usando il fotovoltaico e altre tecnologie
energetiche pulite, entro il 2018. Senza
dimenticare l’accordo di cooperazione da
30 miliardi di dollari tra Cina e Brasile per
lo sviluppo sostenibile.
M.L.
di Paolo Bustaffa
L’impegno di
raccontare l’ambiente
occorre mettersi sulla sua lunghezza d’onda,
fare spazio alle sue voci e ai suoi volti, avendo
cura di coltivare un silenzio interiore per
approfondire, capire, raccontare.
Lo stesso silenzio che Benedetto XVI
ha messo a tema, accanto alla parola,
nel messaggio per la giornata delle
comunicazioni sociali 2012. Per la parola è
ancora il creato a offrire una risposta.
In un racconto ebraico si legge che nella
scuola di un villaggio c’era un bambino un
po’ particolare: ogni volta che il rabbino
diceva “E Dio disse...” usciva sulla strada
e incominciava a danzare sollevando la
polvere. Il rabbino chiede il perché di quella
che egli considera una stranezza.
“Ma perché - la risposta del piccolo - ogni
volta che tu dici ‘E Dio disse...’ io vedo il
cielo, gli alberi, i fiumi, gli animali e mi viene
voglia di gridare e danzare...” Il bambino
aveva superato il rabbino nel riconoscere
le parole e la Parola, nello scoprire tra loro
un’alleanza. Aveva detto che il creato è in se
stesso comunicazione.
Una lezione che anche oggi vale per i nuovi e
gli antichi media.
Raccontare il creato giornalisticamente
significa soprattutto far nascere domande sul
significato del vivere e del morire, significa
indicare sentieri per cercare e incontrare le
risposte in una coscienza libera e alimentata
dal dialogo tra fede e ragione.
E quando, grazie anche al racconto
mediatico del creato, si avvia una ricerca
interiore è da prevedere che dalle risposte si
arrivi, con stupore, alla Risposta.
Anche nel digitale le ghiande del pastore
francese e la danza del bimbo ebreo possono
diventare immagini che invitano a guardare
e a custodire il creato con gli occhi e con il
cuore del Creatore.
Seminare notizie come ghiande feconde
e danzare nella polvere della cronaca
e della storia: si può pensare così una
comunicazione al servizio della verità e della
speranza.
Ambiente
Sabato, 30 giugno 2012
11
Intervista. Il valtellinese Ezechieli ci parla del futuro “sostenibile” del pianeta
U
n giudizio molto duro
sulle grandi Conferenze
internazionali come
quella di Rio de Janeiro
- “sono fuori dal tempo” -, ma
anche una visione ottimista
del futuro in materia di
sostenibilità ambientale perché
“il mondo sta già cambiando”.
A parlare al Settimanale è
Eric Ezechieli, valtellinese,
tra i principali esperti in
Italia di tematiche legate
alla sostenibilità. Ezechieli
è, infatti, rappresentante in
Italia del “The Natural Step”,
organizzazione internazionale
di ricerca e consulenza
strategica per la sostenibilità
e membro del comitato
scientifico della Planet
Life Economy Foundation
(Milano) e della Society for
Organizational Learning
(Cambridge - MA).
Se pensiamo a quanto
consumano in termini di
risorse Paesi come Cina e
India e a quanto ne avranno
bisogno nei prossimi
decenni, diventa chiaro che
è necessario un cambio di
prospettiva. Altrimenti non ci
sarà futuro”.
Ma in questa situazione non
crede che il divario tra paesi
ricchi e tecnologicamente
avanzati e paesi poveri
possa aumentare?
“Sinceramente penso sia
esattamente il contrario.
Faccio un esempio: è più
semplice ristrutturare e
rendere energeticamente
efficiente un palazzo del
seicento o una casa costruita
da zero? La diffusione
esponenziale di smart
phone nei Paesi africani e
il conseguente accesso in
Il documento conclusivo
crescita della popolazione a
della Conferenza Rio+20 è
internet è la dimostrazione
stato definito “debole” da più
di come proprio le nuove
parti, tanto che alcuni hanno
tecnologie possano ridurre
addirittura parlato di un
questo divario tra nord e
vero e proprio “fallimento”.
sud. Le popolazioni di tanti
Che idea si è fatto?
paesi possono così entrare
“Il problema non è se andare o non andare verso un futuro sostenibile,
“Sono d’accordo e dirò di più:
nel circuito della conoscenza
la cosa non mi stupisce. Ho
e della circolazione delle
bensì come e quando andarci. Le conferenze internazionali? Inutili”
avuto modo di seguire per
informazioni da cui prima
anni questo tipo di incontri e
erano tagliati fuori. In
sono convinto che sono strumenti ormai
chi rappresenta i governi oggi rappresenta
nel giro di pochi decenni”.
Bangladesh ad esempio sono stati installati
fuori dal tempo, inadeguati a rispondere
interessi consolidati e le conseguenti
milioni di impianti fotovoltaici, garantendo
alla sfide di oggi. Non è una questione di
rendite di posizione. Per questo è difficile
Crede sia realmente possibile?
la corrente elettrica ad altrettante abitazioni
cattiva volontà, ma di strumenti e approcci
che dai governi arrivi una spinta per il
“Di fatto sta già accadendo. Ci sono piccole
scollegate dalla rete”.
che non possono produrre risultati.
cambiamento. Pur essendoci una grande
e medie imprese che stanno portando
Credo anzi che sia stata dedicata troppa
vitalità sia di organizzazioni no profit
avanti progetti interessanti. Basta guardare
Nonostante la Conferenza di Rio e i suoi
attenzione e aspettative ad un incontro che
che della società civile, il peso delle
all’Italia dove la produzione di energia
esiti, lei guarda con speranza al futuro?
si sapeva non avrebbe prodotto risultati.
corporazioni (penso in particolare a quelle
con i pannelli fotovoltaici è passata da
“Assolutamente sì. Come ho già detto credo
Come dimostra proprio la debolezza del
delle energie fossili) è ancora troppo forte.
5 a 13 gigawatt nel giro di un anno. Una
sia una perdita di tempo dedicare energie
documento finale”.
Da questo punto di vista l’esempio delle
crescita che sta sconvolgendo il mercato
e speranze ad eventi di quel genere in cui il
rinnovabili è indicativo: negli ultimi mesi c’è dell’elettricità”.
rapporto tra costi e benefici è spropositato.
Questa incapacità operativa è la
stato un grande dibattito, anche in Italia, sul
Ma è in atto una trasformazione che parte
conseguenza di un sistema internazionale tema degli incentivi all’energia solare, ma
Quindi pensare ad un futuro più
dalla gente e che andrà inevitabilmente a
in cui tutto è bloccato al confronto/
poco o niente si dice sui sussidi all’industria
sostenibile non è un utopia?
ridefinire le scelte dei governi, anche se i
scontro tra nuove e vecchie potenze o alla
delle risorse fossili. Basterebbe togliere
“Credo che tra la gente stia maturando
governanti ora non se ne rendono conto”.
mancanza di volontà politica dei governi? questi sussidi e destinarli alle energie
la consapevolezza che il problema non è
“Credo che entrambe le cose siano
rinnovabili e all’efficienza energetica per
se andare o non andare verso un futuro
collegate. Non bisogna dimenticare che
cambiare il quadro energetico del pianeta
sostenibile, bensì come e quando andarci.
MICHELE LUPPI
L’unica via percorribile
● Nato sull’esempio di
una realtà analoga
nella città di Bergamo
● In questa prima fase è ● Farà capo all’ufficio
in via di costituzione
diocesano per la
la rete dei partecipanti
Salvaguardia del Creato
La Diocesi verso un
Centro di Etica Ambientale
L
a Diocesi di Como si sta
facendo promotrice di un
Centro di Etica Ambientale.
Uno spazio per accogliere,
interpretare e approfondire una
riflessione culturale di ispirazione
cristiana sul rapporto tra l’uomo
e la natura, senza pregiudizi o
posizioni forzatamente ideologiche,
tenendo conto del primato dei
valori spirituali, dell’etica, della
bellezza come motore di azioni e
comportamenti e dell’importanza
dell’impegno dei singoli e della
collettività per garantire un futuro
al pianeta. Per questo ci si intende
ispirare alla Dottrina Sociale
della Chiesa, con le sottolineature
contenute nella Fides et ratio di
Giovanni Paolo II e nella Caritas in
Veritate di Benedetto XVI.
Un’analoga esperienza è in atto
nella vicina Bergamo, per iniziativa
della Diocesi, del Comune e della
Provincia, cui hanno aderito anche
la Regione Lombardia e l’Università.
In seguito a proficui contatti
tra la Diocesi di Como e questo
Centro di Etica Ambientale, mons.
Coletti si è mostrato intenzionato
a proporre questa esperienza per
la nostra Diocesi e ha incaricato
il responsabile del Servizio alla
Pastorale Sociale, del Lavoro e
della Custodia del Creato, don
Giuseppe Corti, di dare avvio ai
lavori per la costituzione di un
Centro di Etica Ambientale anche
da noi. In questa prima fase sarà
fondamentale creare una rete di
Enti ed Associazioni interessate a
questo progetto, in primis i comuni
e le Amministrazioni Provinciali
di Como e Sondrio, poi le Camere
di Commercio, gli Uffici Scolastici
Provinciali, l’Università, gli Istituti
di ricerca, gli Ordini professionali
(Ingegneri, Architetti, Geologi,
Medici) e quindi le associazioni
culturali e ambientaliste interessate.
È prevista anche la stesura condivisa
di una “Carta dei Principi ideali”
e di uno Statuto che regolerà
l’attività del Centro. La nuova
istituzione si propone di favorire un
dibattito culturale improntato alla
salvaguardia e alla valorizzazione
del Creato, in un’ottica di apertura
al senso della bellezza e della
complessità dei dinamismi e delle
relazioni tra gli uomini e tra uomo
e natura, ricercando a tale scopo
una nuova alleanza tra la cultura
umanistica e quella scientifica.
Un’interessante prospettiva
del Centro sarà anche quella di
porre a confronto e in dialogo il
cristianesimo e le altre religioni sui
temi della salvaguardia del Creato,
della pace e della bioetica. Dal
punto di vista operativo l’attività
si concretizzerà in progetti,
corsi di formazione, consulenze
culturali, didattiche e pedagogiche
e nell’organizzazione di convegni,
seminari, conferenze.
Il Centro di Etica Ambientale
diocesano affronterà dunque un
discorso culturale più complesso e
generale rispetto alla già esistente
Rete Interdiocesana “Nuovi Stili di
il centro
promuoverà
incontri di
formazione,
seminari
e offrirà
consulenze
culturali
Vita”, di cui fanno parte alcuni uffici
pastorali diocesani con l’obiettivo di
unire conoscenze ed esperienze per
costruire un’azione più incisiva ed
efficace rispetto alla promozione dei
nuovi stili di vita.
Per informazioni:
[email protected]
12 Sabato, 30 giugno 2012
In dialogo
e oggi
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Il volto silenzioso del Dio Cristiano
Dio da che parte sta? Perché non interviene?
U
no dei temi problematici che più
attanaglia il cuore di molti che si
sono messi alla ricerca di Dio, che
hanno intrapreso un cammino interrotto,
che hanno compreso che Dio può essere
inteso diversamente da come lo si pensa
o lo si è presentato, è il problema della
sofferenza. E non sempre le risposte che
ricevono li aiutano a fare qualche passo
nella corretta direzione. E’ in gioco il
volto del Dio cristiano, non una tematica
spirituale o morale.
“S
e ci fosse davvero un Dio
buono, non accadrebbero
certe cose…”; “Come fai a
credere in un Dio buono e
onnipotente quando vedi gli innocenti
morire e i malvagi trionfare?”; “Non
posso credere in Dio fino a quando
vedo morire un bambino…”. Queste
e altre sono le affermazioni che ho
raccolto in molti incontri. Domande che
conservo sempre dentro di me e che mi
convincono che, alla radice, esse –se
affrontate frettolosamente – sfigurano
il volto del Dio cristiano. Credo che
solo una lettura, attenta e pudica, di
alcune pagine bibliche possa aiutare a
collocare le domande nella loro giusta
prospettiva. Credo che molti possano
dire di avere fatto proprie le domande di
Israele: «Perché nascondi la tua faccia e
dimentichi la nostra afflizione e la nostra
oppressione?»; ancora: «O Dio, non
startene silenzioso, non rimanere muto e
inerte!». È più radicalmente: se la storia
è guidata dal Dio salvatore e liberatore,
perché esistono ancora la sofferenza, il
dolore e la morte? E, quando l’uomo grida
la sua sofferenza, Dio da che parte sta?
Nella storia di Israele, inizialmente, si
tentò una risposta di natura sapienziale,
comune ad altri popoli: «Se fai bene, Dio
ti premierà, se fai male Dio ti castigherà!».
L’esperienza storica porta però Israele a
comprendere che non è affatto vero che
l’affermazione «se fai bene avrai bene» sia
sempre valida. Infatti, c’è gente che fa il
male e sta bene! Entra così lentamente in
crisi l’idea tradizionale di retribuzione. Da
una parte, si proclama che Dio è giusto e
fedele; dall’altra, c’è la storia concreta che
sembra smentire tutto ciò. Allora, come
è fatta la giustizia di Dio? Che senso ha la
vita? Che significa servire Dio?
LA PROTESTA DI GIOBBE
In questa prospettiva ci lasciamo
interrogare dal racconto di Giobbe: egli è
un uomo «integro e retto», «teme Dio ed è
alieno dal male». Un insieme di sofferenze
si abbatte su di lui. L’interrogativo è serio
e radicale: «Perché un giusto soffre?» E
Dio, da che parte sta? Il libro si muove
secondo lo schema del dramma: cinque
personaggi intervengono a turno con le
loro risposte. Da una parte, Giobbe da
solo (si è sempre soli quando si soffre!);
dall’altra, i quattro amici «teologi» che
-a turno e con ostinazione- rispondono
alle domande di Giobbe. Il confronto
tra gli amici e Giobbe non avviene tanto
per stabilire chi ha ragione quanto per
svelare due modi di leggere l’esperienza
umana e le domande che la pervadono.
La tesi degli amici di Giobbe è chiara: la
sofferenza rimanda al peccato dell’uomo:
non ci possono essere eccezioni; la felicità
è compagna inseparabile dei buoni; di
fronte a Dio l’uomo è sempre impuro.
Ma Giobbe non ha una teoria già pronta:
egli si lascia interrogare, vuole cercare
e capire. Rifiuta in modo radicale ogni
risposta che pretenda di essere esaustiva
del mistero dell’esistenza. Dopo aver
chiamato in causa gli amici per contestare
la loro visione delle cose, si rivolge
direttamente a Dio: «Quante sono le mie
colpe e i miei peccati? Fammi conoscere
il mio misfatto e il mio peccato». Giobbe
chiama in causa Dio ma questi tace! Il
dilemma si fa terribile: se non può provare
la colpa di Giobbe, Dio si comporta
come un nemico insopportabile; se ha
le prove, le faccia conoscere! Il silenzio
di Dio diventa insopportabile. Perché
Giobbe soffre se è innocente? Perché
Dio non risponde? Giobbe non accetta le
argomentazioni degli amici, vuole che Dio
stesso gli risponda! Finalmente entra in
scena Dio e si rivolge a Giobbe ponendo
domande che sembrano completamente
estranee al dibattito: «Dov’eri tu quando
io ho creato il mondo?». Sembra
un’ironia. Eppure Dio riconduce Giobbe
alla sua giusta dimensione: quella
di creatura. Giobbe confessa la sua
piccolezza («mi sento piccolo») mentre
Dio sta ancora parlando. Le domande di
Giobbe si confondono nel mistero di Dio
sapiente e creatore e restano, allo stesso
tempo, aperte. Alla fine del dramma Dio
interviene ed afferma che le domande di
Giobbe erano giuste; false erano, invece,
le argomentazioni degli amici.
pagina a cura
di Arcangelo Bagni
Il mistero che ci interpella
Il crocifisso rivelazione ultima
e definitiva del Dio Cristiano
D
al dramma di Giobbe possiamo cogliere una
prima indicazione: per Giobbe la sofferenza e la
contraddizione non sono argomenti per negare
l’esistenza di un Dio buono né per rifugiarsi nell’apparente
soluzione dell’ateismo. Anzi, la sofferenza costringe
Giobbe a cercare Dio malgrado Dio, cioè a cercare il Dio
buono in cui crede sebbene questi gli appaia sotto le
sembianze di un nemico che lo bersaglia con le frecce.
Allora una sincera ricerca deve accettare la presenza di Dio
senza negare la propria esperienza, come fanno invece gli
amici di Giobbe. C’è quindi una giusta ricerca e una giusta
protesta che non possono, però, eliminare il mistero di Dio.
La fede può intervenire per illuminare, per approfondire,
non per capovolgere la realtà. Ogni evasione dalla storia
elude il nocciolo del problema: si tradirebbe l’uomo e
si renderebbe un cattivo servizio a Dio. Per questo Dio
rimprovera gli amici di Giobbe.
«Gesù di Nazaret, il quale passò facendo del bene e
guarendo... lo uccisero appendendolo ad una croce,
ma Dio lo ha risuscitato». Questo è il primo annuncio,
che gli Apostoli fanno a tutti. E` la testimonianza che la
via di Gesù è la via che realizza l’uomo: la solidarietà va
oltre la sconfitta e la morte. Gesù è stato infatti solidale
con la sofferenza di uomini concreti: ha guarito gente
ammalata, ha accolto gente emarginata. Egli stesso
ha conosciuto l’angoscia dell’amicizia infranta dalla
morte e della sconfitta della sua proposta: piange per
l’amico Lazzaro e su Gerusalemme che lo rifiuta. Di
fronte a tutto ciò, Gesù non rimane passivo né accetta di
rassegnarsi, ma «passò facendo del bene e guarendo...»:
una lotta che assume il volto della solidarietà e della
liberazione nonostante tutto. Non teme di incontrare
peccatori e prostitute e a Zaccheo, a Maddalena, alla
donna adultera offre una speranza nuova. Ma la scelta
di Gesù si tramuta in scandalo: colui che viene a liberare
i poveri e i sofferenti fa l’esperienza della sconfitta, del
silenzio di Dio, della morte. Il «buon pastore» diventa
«l’agnello immolato», il seminatore diventa il grano che
muore, il Signore diventa il servo sofferente annunciato
dai profeti. Ma è necessario comprendere fino in fondo
questa prospettiva «paradossale e scandalosa». In Israele si
sapeva che i profeti potevano essere perseguitati e respinti.
Geremia -tra i tanti- ne aveva fatto l’esperienza in modo
emblematico. Ma lo scandalo della croce di Gesù va ben
oltre. Il crocifisso non appare solo come uno sconfitto;
egli è, per tutti i presenti, il «maledetto da Dio». Questa
situazione è indicata dal modo stesso dell’esecuzione
della morte: «maledetto colui che pende dal legno»: il
giudizio stesso di Dio sembra essere dalla parte di quanti
lo deridono.
SCANDALO ED ENIGMA
Per Gesù è l’ora della domanda radicale, profonda,
inquietante: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato?»: «Ai piedi della croce si scontrano due
modi di credere, e Gesù in croce ne è la discriminante: da
una parte, chi è disposto a credere unicamente se Gesù
scende dalla croce; dall’altra, chi crede proprio perché
rimane sulla croce. Al centro di questa tensione Gesù
e il Padre. Gesù si rivolge al Padre con una domanda,
ma il Padre tace. La voce che ha parlato al Battesimo
e alla trasfigurazione qui tace. E Gesù muore con una
domanda, con la domanda. Non è sorprendente?» (B.
Maggioni). Della morte di Gesù, di questa morte reale
che contesta tutti gli idoli, tutte le false immagini di Dio,
la fede cristiana ha fatto il luogo supremo dell’amore di
Dio per gli uomini. Comprendiamo allora che il mistero
della croce avvicina a Dio in modo totalmente diverso
e sorprendente. Esso mette in risalto soprattutto la
misteriosità di Dio, di questo Dio che si fa conoscere
come l’inconoscibile, che domanda di accettarlo nella
sua imprevedibilità, nella sua realtà «scandalosa»: dono
fino alla croce! Gesù che muore in croce è l’uomo che fa
la massima esperienza dell’amore di Dio: un amore di
autentica donazione, un amore che -perché tale- non è
né finalizzato né strumentalizzato. E` dono e basta. Siamo
in grado, a questo punto, di comprendere meglio gli
interrogativi di Giobbe. Giobbe diventa l’abbozzo di una
figura storica -quella di Gesù- nella quale si concretizza la
speranza di Giobbe stesso di trovare un mediatore per il
suo dialogo con Dio; dove l’assenza di Dio si fa presenza
nel nostro stesso dolore umano e -appunto per questola risposta ad esso non viene più (come nella vicenda di
Giobbe) da una teofania, dal di fuori della nostra storia
umana e della sua limitatezza, ma dal di dentro, dal cuore
stesso della storia. Come la vita di Giobbe, così quella di
Gesù fu una lotta -in mezzo agli uomini e di fronte a Dioper ristabilire la verità sull’uomo e su Dio. Gesù nella sua
passione e non «malgrado essa» è l’ultima parola di Dio.
Nella sua passione-crocifissione egli non è solo il volto
umano di Dio, ma anche «perfettamente uno» con il
Padre. Allora sono tutte le nostre precomprensioni su Dio,
le nostre false e rassicuranti immagini di Dio che devono
essere purificate. Il credente non conosce altro Dio se non
quello che si manifesta così vulnerabile nella vicenda della
morte del suo Cristo. Manifestazione che si apre ad una
domanda: «Qual è dunque questo Dio che si dice e si dona
attraverso la morte di Colui che è suo Figlio?». Quale Dio
rivela il Figlio che nella sua morte esprime grida al Padre
e si fida li lui? Una fiducia che non annulla la domanda?
Quale Dio? Domande da accogliere e custodire prima
ancora che cercare frettolosamente di rispondere ad esse.
Vita diocesana
Sabato, 30 giugno 2012
13
Pastorale del Turismo. Arriva l’estate e il territorio della nostra Diocesi, ad alta
vocazione turistica, diventa meta di scoperta e conoscenza di moltissime persone...
Come aprirsi all’accoglienza.
I
l calendario, insieme a Scipione
e Caronte - i due anticicloni
subtropicali di origine africana che
ci stanno regalando tempo stabile,
ma anche tanto, tanto caldo umido
- ci dicono che l’estate è arrivata. E,
sebbene la crisi economica rosicchi
inesorabilmente risorse e risparmi
delle famiglie, la parola “estate”
evoca immediata l’idea di vacanza,
cui sono connesse una miriade di
attività turistiche, differenti per
qualità, contenuti e destinatari. Non
più tardi di un mese fa, Norberto
Tonini, già referente dell’Associazione
mondiale per il Turismo, intervenendo
a Como nella sessione del Congresso
teologico-pastorale del “Family
2012” di Milano dedicata al rapporto
tra famiglia e turismo, introdusse
la propria relazione citando gli
articoli 13 e 24 della Dichiarazione
universale dei diritti dell’Uomo,
ricordando che «il riconoscimento
dei diritti alla mobilità e al riposo
remunerato - spiegò Tonini - hanno
favorito la nascita e l’affermazione
delle attività turistiche». Un turismo,
chiosarono nella medesima sede i
sociologi e coniugi Chiara e Mauro
Magatti, che «va declinato sotto tre
aspetti: antropologico, perché ci rende
più umani; economico, considerata la
capacità di muovere persone e capitali;
etico, vista la dimensione relazionale tutta
da valorizzare». Il turismo, dunque, è una
grande opportunità di «umanizzazione –
fu l’osservazione dei Magatti – che aiuta
a superare la tendenza a rimanere chiusi
in se stessi, per educare all’accoglienza,
arricchirsi a vicenda scoprendo limiti
e potenzialità di ciascuno, diventare
curiosi di cosa ci circonda, imparare a
rispettare le persone, le culture, insieme
all’ambiente, alla natura, al Creato affidati
alla nostra cura». Turismo, allora, come
occasione di crescita, di conoscenza,
di approfondimento, di riscoperta dei
rapporti (soprattutto del “ritrovarsi” in
famiglia), di opportunità per “nutrire
lo spirito”, di fattore di promozione di
concetti quali solidarietà, socialità e
sostenibilità, non solo come momento di
riposo, svago e divertimento.
Nel 2012 si calcola che “per turismo” si
muoverà almeno un miliardo di persone
in tutto il mondo. È un fenomeno,
quindi, che merita attenzione,
anche dal punto di vista pastorale.
Innanzitutto per quanto riguarda la
voce “pellegrinaggi”, ma in particolare
per l’aspetto di “apertura all’altro” che le
comunità del nostro territorio diocesano
– ad altissima vocazione turistica –
possono sperimentare. «Il tema è grande
e complesso – spiega don Gigi Zuffellato,
direttore dell’Ufficio diocesano Sport
e Turismo –. La “pastorale turistica” è
affidata al sacerdote, all’intera parrocchia
e ai Vicariati, visto che è tutta la comunità
a entrare in contatto con chi giunge per
periodi di vacanza più o meno lunghi.
Senza dimenticare chi arriva richiamato
sì dalle bellezze naturali, ma soprattutto
dal nostro patrimonio culturale,
architettonico, artistico e di fede, con
la Cattedrale, le basiliche, i santuari.
Spesso ci si “sfiora” semplicemente,
in considerazione anche del fatto che
i moltissimi turisti che frequentano le
nostre località di lago e di montagna
esprimono differenti sensibilità religiose.
Testimoniare, però, il proprio “esserci”
come cristiani è un segnale importante».
Ci sono iniziative particolari in Diocesi?
«Anche quest’anno – risponde don Gigi –
distribuiremo un depliant in sei lingue
nel quale il Vescovo esprime il proprio
“benvenuto” ai turisti. Stiamo, inoltre,
studiando la possibilità di incrementare
le “informazioni all’esterno”: come le
brochures sui santuari e le chiese della
diocesi, piuttosto che un database
consultabile via internet con le diverse
iniziative (estive e invernali) ad ampio
richiamo turistico proposte dalle
parrocchie (pensiamo alle cappellanie
alpine, alle elevazioni spirituali, alle feste
patronali…). Vorremmo anche potenziare
il ruolo delle “nostre” guide. Mentre la
grande sfida sarebbe riuscire a realizzare
un sussidio a uso delle parrocchie
con suggerimenti per migliorare
l’accoglienza (specie dal punto
di vista liturgico, con i Vangeli in
diverse lingue, per esempio). Tutto
questo, però, valorizzando capacità
ed esigenze di ciascuna comunità –
che presenta caratteristiche proprie
e irripetibili – e lavorando in rete
con gli operatori del settore».
Sul nostro territorio è molto
radicato il “turismo delle seconde
case” e, spesso, anche dal punto
di vista della “frequentazione”,
si finisce con l’essere più
presenti nella parrocchia dove si
trascorrono la vacanza o il weekend piuttosto che là dove si risiede
abitualmente…
«Questo è vero. Si tratta di scelte
fatte dalle famiglie. Penso che siano
importanti il dialogo e il confronto
fra i parroci. Per le famiglie che
appartengono alla nostra diocesi, e
si “spostano” da un luogo all’altro,
diventa più facile individuare
una “continuità” del cammino
pastorale. Per chi viene da fuori la
cosa diventa più complessa…».
Turismo significa accogliere, ma
anche partire, specie in pellegrinaggio…
«Per quanto riguarda la nostra diocesi,
da tre anni è attivo un servizio ai
pellegrinaggi, coordinato da don
Giovanni Illia, che, oltre a organizzare
pellegrinaggi aperti a tutta la diocesi
seguendo percorsi e temi sempre nuovi,
offre il proprio sostegno alle parrocchie
impegnate nell’organizzazione di singoli
pellegrinaggi comunitari. È una presenza
importante da conoscere e utilizzare al
meglio».
ENRICA LATTANZI
Agenda del Vescovo
Venerdì 29 giugno
A Como, tutto il giorno, Consiglio Episcopale.
Sabato 30 giugno
A Como, alle ore 11.00, presso la basilica di San Fedele, Santa Messa con il
corpo di Polizia Penitenziaria.
Da domenica 1 a sabato 7 luglio
Esercizi spirituali con i Vescovi della Conferenza Episcopale Lombarda.
■ Il Vangelo della domenica: 1 luglio - XIII domenica del tempo ordinario
«Prese la mano della bambina» (Mc 5,21-24.35-43)
Prima Lettura:
Sap 1, 13-15; 2, 23-25
Seconda Lettura:
2Cor 8, 7.9.13-15
PAPà GIàIRO E LA MOGLIE
Giàiro era capo della sinagoga, ma prima
ancora era un papà angosciato per la figlia
morente e l’affida a Gesù. Sa che può contare
su di lui; basta che Gesù vada a casa sua e le
imponga la mano. Alla notizia della morte
della figlia, mentre alcuni sono rassegnati e
altri nel trambusto piangono, urlano, deridono, lui sa che deve “aver fede”. L’aveva chiesto
Gesù. Accanto c’è la mamma; non sappiamo
il suo nome; non si descrivono i suoi sentimenti; non si conoscono le sue parole. Ma
c’è. Con un gesto di gentilezza, Gesù l’ha voluta accanto a sé nella stanza dove regna la
morte! Muti sono anche i testimoni prescelti;
gli stessi del Tabor e dell’Orto degli Ulivi. Per
un attimo “La morte entrata nel mondo per
l’invidia del diavolo” ha il sopravvento.
UNA MANO TESA
Fossi un pittore, fisserei la scena su quella
mano forte e ugualmente delicata di Gesù
che stringe quella fredda e inerte della ragazza. Certo: Gesù dice anche in aramaico
(la lingua parlata dalla gente): “ Talità kum”,
ma è la mano che mi colpisce. “ Dammi una
mano” non lo diciamo forse anche noi nel
bisogno a chi ci può aiutare?; Gesù è uno su
cui puoi contare; Gesù è uno che la mano
te la dà; anzi te le da tutte e due. Basta aver
fede. Un ultimo particolare; la ragazza aveva
dodici anni; l’età di quando Gesù era rimasto
al tempio e i suoi genitori erano angosciati
come Giàiro e la moglie nel racconto di oggi.
Dodici anni: età stupenda e ugualmente piena di contraddizioni. Li vediamo i dodicenni
al Grest in questi giorni; un attimo esuberanti e poco dopo soprapensiero; chiacchieroni
e subito dopo si esprimono a monosillabi;
ribelli e se ne hanno voglia, stupendamente disponibili. E i genitori preoccupati come
Giàiro, sua moglie, Maria e Giuseppe. Il rime-
dio? Tra i tanti, “aver fede” e affidarli a Gesù.
Per ciascuno di loro c’è la mano tesa di Gesù
che “ da ricco che era si è fatto povero” per
starci vicino.
UNA SCRITTA CURIOSA
Conservo come ricordo una foto scattata da
un caro amico sulla Riviera dei Fiori ad Alassio. Rappresenta il sacrario dei caduti in mare. Davanti alla cappella in mattoni, c’è una
croce in acciaio con la figura stilizzata di Gesù e un targa del 2007 con questa scritta curiosa: “ Solo lui è inossidabile, inattaccabile,
incorruttibile: credigli”. La collego volentieri
alla frase del Vangelo di oggi: “ Non temere,
soltanto abbi fede”. Come Giàiro duemila anni fa; come i marinai di Alassio ai nostri giorni, non ci resta che credere e lasciarci afferrare dalla mano forte e rassicurante di Gesù.
don ALFONSO ROSSI
Vita diocesana
14 Sabato, 30 giugno 2012
Scuola diocesana di musica.
L’offerta adesso
diventa più ampia
L
è l’istituzione più antica
a Scuola Diocesana di musica
e sacra liturgia «Luigi Picchi»
tra le scuole diocesane di
è l’istituzione più antica tra
Como ed è fra le prime
le scuole diocesane di Como ed
in Italia per fondazione;
è tra le prime in Italia per data
di fondazione (1928). Questo
oltre alle materie classiche
fatto si può collocare all’interno
quest’anno saranno
di un discorso più ampio, che ha
visto la nostra Diocesi, nei tempi
introdotti altri strumenti.
preconciliari e postconcilari, in
natura della liturgia e delle sue leggi.
prima linea nelle sperimentazioni di canto in lingua
Nel contempo non può prescindere da competenze che
viva e nel mettere in pratica le novità liturgicosi acquisiscono con paziente lavoro.
pastorali confluite nei dettati del Concilio Vaticano
A ciascuna assemblea che celebra il Cristo Signore
II. Molte comunità cristiane, nella nostra e in altre
non va richiesto nulla di più né nulla di meno di
Diocesi, godono dell’apporto di una nutrita schiera di
quanto essa può dare. Anche queste sono condizioni
musicisti, maestri di coro e cantori formati nell’ultimo
attraverso le quali l’azione liturgica può diventare un
cinquantennio di lavoro dalla nostra istituzione.
celebrare in spirito e verità, una vera professione di fede,
Sempre di più si avverte la necessità di rilanciare
un credibile segno di comunione con Dio e con i fratelli.
una consapevolezza circa l’autenticità del celebrare,
La scuola propone un percorso formativo e didattico
ispirata ai principi genuini della riforma liturgica.
mirato a offrire alla Diocesi degli animatori
La partecipazione delle Assemblee ai santi Misteri è
spiritualmente convinti, ecclesialmente motivati
autentica solo quando è Il Signore colui che si cerca
e seriamente abilitati dal punto di vista di una
e che insieme si incontra, col frutto di una crescita
professionalità musicale-liturgico-pastorale. Si rivolge
personale ed ecclesiale. Pertanto il servizio di
prevalentemente a giovani; ma anche ad adulti che
animazione liturgico - musicale delle Assemblee – al
intendono meglio qualificare la loro opera all’interno
pari dell’arte di celebrare da parte di chi presiede – è
della propria parrocchia. In questa prospettiva i parroci
un compito delicato. Richiede primariamente, da parte
hanno un ruolo fondamentale nell’individuare, nel
di chi lo esercita, una spiritualità e poi chiarezza sulla
motivare e poi nell’accompagnare gli alunni durante
l’iter formativo: la loro valorizzazione, con saggia
gradualità, si rivelerà motivo di maturazione e fonte di
accresciuta consapevolezza per la Comunità tutta.
Dal prossimo anno scolastico la Scuola di musica punta
ad ampliare maggiormente la sua offerta formativa.
Oltre alle tradizionali lezioni del sabato pomeriggio
si sta lavorando per una serata feriale di lezione,
probabilmente a metà della settimana.
Gli ingredienti saranno: lo studio della Liturgia, lezioni di
lettura della musica, una serie di incontri monografici su
tematiche liturgiche e musicali (aperte anche ad uditori
esterni). Anche lo studio dello strumento troverà il suo
spazio e, se il numero di iscritti lo permetterà, si pensa
di inserire, oltre allo studio dell’ organo, anche quello di
altri strumenti musicali (flauto, chitarra…).
Ulteriori informazioni saranno fornite a breve tramite
il “Settimanale” o possono essere richieste all’Ufficio
Liturgico inviando una mail a liturgia@diocesidicomo.
it o telefonando a don Simone Piani (333-6217220).
Lo scorso 23 giugno
a Como, presso l’Istituto
Santa Croce, si è svolta
l’assemblea annuale
degli Istituti secolari
attivi in diocesi; relatore
don Ivan Salvadori
PELLEGRINAGGIO
guardando al PROSSIMO
BEATO NICOLò RUSCA
La Chiesa
oggetto
e soggetto
del Concilio
L
a Chiesa ha sempre il suo fascino.
Per questo, “La Chiesa soggetto e
oggetto del Concilio Vaticano II”, è
stato l’argomento che gli Istituti Secolari
attivi in diocesi hanno approfondito
nell’annuale Assemblea, tenuta a Como,
sabato 23 giugno, all’Istituto Santa Croce.
Il Coordinatore, che dopo la preghiera,
ha iniziato i lavori della giornata,
ha sottolineato l’irrinunciabilità di
questa iniziativa, perché è quella che
convalida il lavoro costante che si sta
svolgendo da parte degli Istituti stessi,
che lì erano tutti rappresentati. Ad
avvalorare l’argomento, è stato poi don
Ivan Salvadori, assistente diocesano di
Azione cattolica e qualificato docente in
Seminario che con vera competenza ha
puntato i fari su una precisa angolatura
della vita della Chiesa, interpellando
la famosa Costituzione conciliare “Dei
Verbum” e la Esortazione Apostolica
“Verbum Domini”. Diverse nel tempo
e nello stile ma sempre guidate dallo
stesso Spirito; soggetto unico il Verbum,
la Parola. Facendo un po’ la parte del
diavolo, dopo una saggia
introduzione, don Ivan ha
posto duri interrogativi: la
parola di Dio gioca ancora la
sua importanza? È proprio
centrale nella vita della
Chiesa? Non ha talvolta “uso
decorativo”? L’attuale stagione come
la vive? Come la propone? Sarebbero
bastate queste domande per far pensare
a lungo; ma la forte idea di fondo ha
provocato un po’ tutti questi Consacrati
impegnati nel difficile mondo attuale:
la relazione divina è un dialogo fra Dio
e l’umanità, proprio perché “piacque a
Dio, nella sua bontà e sapienza rivelare
se stesso” (capitolo I “Dei Verbum”); ma
per che cosa? “per rendere il mondo più
giusto, più abitabile” (n.100 “Verbum
Domini”). Concetti grossi questi,
come tanti altri, in sintonia di fede, in
continuità di magistero, perché la Chiesa
è sempre “soggetto e oggetto”. Certo la
“Dei Verbum” è a sfondo rigidamente
teologico; la “Verbum Domini”, senza
tradire il Concilio è più pastorale , più
missionaria, anche nelle espressioni
linguistiche. Sempre però la Parola
di Dio – “Dei Verbum” o “Verbum
Domini” – è un richiamo al suo ascolto
e una spinta alla evangelizzazione. E
per i Consacrati Secolari? “Se nessun
credente in Cristo, può sentirsi
estraneo… i laici, in particolare le
donne… in questo tempo devono
sviluppare nuove forme di annuncio”
(n.94 “Verbum Domini”). Insomma la
Chiesa di sempre, da sempre offre la
Parola di Dio; non c’è che da ascoltarla,
e da comunicarla. Don Ivan, con tanta
profondità e altrettanta disinvoltura,
questa volta l’ha consegnata ai membri
degli Istituti secolari. E nel dibattito si è
voluta chiarificazione fra Tradizione e
tradizioni; si sono fatte disquisizioni sul
concetto di Verbo; anche validi richiami
alla Trinità nel suo mistero; costante la
voglia di una seria riscoperta di Dio da
comunicare agli altri. Anche nell’omelia,
durante la Messa, i Secolari presenti,
da don Ivan hanno avuto queste parole
evangeliche per gustare la Parola. Quel
“non preoccupatevi” di Gesù detto a chi
nella quotidianità di preoccupazioni ne
incontra, non può che ispirare fiducia
di figli nei riguardi di un Padre che è
nei cieli. E sull’eco del “cor inquietum”
immortalato con sant’Agostino, si è
consolidato l’invito a una costante
ricerca di Dio che, in fondo, pur con le
dovute differenze carismatiche è l’unico
anelito di tutti gli Istituti Secolari. Valeva
proprio la pena di essere presenti, se non
altro per sentirsi Chiesa, in questo modo,
in questo tempo.
CIA MARAZZI
21 aprile 2013: è questa la data in cui
a Sondrio si svolgerà il solenne rito di
beatificazione dell’arciprete Nicolò Rusca
(per approfondimenti vedi pagina 29 di
questo stesso numero del “Settimanale”).
Lo scorso 19 dicembre Benedetto XVI,
dopo aver ricevuto in udienza il cardinale
Angelo Amato, autorizzò la Congregazione
per le Cause dei Santi – di cui Amato è
Prefetto – a pubblicare il decreto relativo
al «martirio del Servo di Dio Nicola Rusca,
Sacerdote diocesano; nato a Bedano
(Canton Ticino) nel mese di aprile 1563 e
ucciso in odio alla Fede a Thusis (Svizzera)
il 4 settembre 1618». L’annuncio della data
è stato comunicato martedì 19 giugno,
a Sondrio, dal vescovo monsignor Diego
Coletti, durante la solenne Santa Messa
in Collegiata per la festa dei patroni
della città, i santi Gervasio e Protasio. La
conferma della data del 21 aprile, che, tra
l’altro, viene a coincidere con i 450 anni
dalla nascita dell’ormai prossimo beato
Rusca, è giunta proprio in questi giorni
dalla Segreteria di Stato Vaticana.
Fra le molteplici iniziative organizzate
per celebrare questa figura di sacerdote,
testimone della fede fino a dare la propria
vita, segnaliamo il pellegrinaggio
rievocativo a piedi, in programma fra
Sondrio, la Valmalenco (dove egli fu
arciprete) e la svizzera Thusis (dove
fu martirizzato) dall’1 al 5 settembre
prossimi. Ci sono due proposte in base
alla propria disponibilità: info presso
il Segretariato diocesano pellegrinaggi
(telefono 031-3312232) o presso don
Alfonso Rossi (telefono 0342-451124).
Grest2012
Sabato, 30 giugno 2012
15
A Caiolo i Grest
della Diocesi
in festa
«Passpartù 2012». Alla riscoperta della “Parola” che conta più delle altre...
I
l vescovo monsignor Diego Coletti
è arrivato su una minicar messa a
disposizione dal vicino golf club e
con in testa il cappellino che migliaia
di bambini, in questi giorni, indossano
per difendersi dal sole a picco che
arroventa i nostri oratori: è questa una
delle immagini della festa dei Grest che
giovedì scorso a Caiolo ha coinvolto più
di quattromila bambini dai sei ai tredici
anni, accompagnati dai loro animatori e
sacerdoti.
Sono arrivati da ogni punto della
diocesi per vivere quello che da lontano
potrebbe sembrare solo un grande
evento, uno dei tanti dei quali fanno
notizia solo i numeri, ma il meeting è
stato davvero una grande festa, nella
quale si sono intrecciati divertimento
e animazione, condivisione e dialogo,
incontri e conoscenze, una festa che
ha, però, avuto un’unica e importante
protagonista: la Parola, quella parola,
con la p maiuscola, che si è fatta carne
e che, come un “Passpartù” - per dirla
con le parole dello slogan del grest - ci
permette di entrare nel nostro cuore e
nel cuore degli altri, aiutandoci ad aprire
ogni porta chiusa. Una Parola che non
va sprecata, ma che con quel “tu” finale
mette al centro l’amico, e mette al centro
soprattutto Gesù, l’Amico numero uno
come ha ricordato il vescovo.
In realtà, il momento di festa
all’aviosuperficie di Caiolo è stato solo
il culmine di una giornata che ha visto
molti oratori del comasco incontrare
altrettanti oratori della provincia di
Sondrio: fin dalla mattinata i pullman
carichi di ragazzi hanno raggiunto la
Valtellina per unirsi in gemellaggio e vivere,
nel piccolo, un’esperienza di Chiesa fatta
di giochi a squadre e di pranzi al sacco da
condividere. Intorno alle 13.30 i cancelli
dell’aviosuperficie si sono aperti e i ragazzi
hanno cominciato a riempire i settori della
spianata di Caiolo: alcuni sono arrivati in
bicicletta e i più temerari a piedi, dopo
qualche ora di cammino. In tutti era
però tangibile la gioia dell’essere lì e di
condividere con altri un momento di festa
inusuale e che qualcuno ha paragonato
a una “mini Giornata Mondiale della
Gioventù”. Di certo non mancavano il
caldo tipico delle GMG, le scorte di acqua
e nemmeno l’entusiasmo dei partecipanti,
anche se il momento che più di ogni altro
ha reso il meeting dei Grest “universale”
è stato l’incontro con il vescovo della
diocesi sorella di Carabayllo, mons.
Lino Panizza e le testimonianze di don
Roberto Seregni e don Ivan Manzoni
che nei prossimi mesi lasceranno la
diocesi per recarsi in Perù: una realtà
che i ragazzi del Grest hanno già
imparato a conoscere grazie all’iniziativa
di carità che il Centro per la Pastorale
Giovanile ha proposto ad ogni oratorio,
in occasione delle attività estive.
Importantissimo per la riuscita della
festa è stato l’apporto di tanti giovani
volontari e il lavoro della protezione
civile che ha cercato di rinfrescare
continuamente i ragazzi, provando a
rendere i 35 gradi della Valtellina e il sole
del pomeriggio un po’ più sopportabile.
Certo, gestire sessanta pullman non è
stata impresa semplice e soprattutto
qualcuno ha dovuto attendere un
po’ prima di tornare a casa; rimane
comunque la soddisfazione di aver fatto
assaporare, anche ai più piccoli, un
ingrediente dell’“essere Chiesa” e quanto
sia bello ritrovarsi tutti insieme intorno
a Colui che per primo ha rotto il silenzio
e ha pronunciato il nostro nome, Colui
che allontana i tanti “bla bla bla” frutto
della confusione e del disordine, Colui
che rende perfetti nell’unità perché
capace di rompere ogni distanza, Colui
che giovedì scorso ha raccolto la nostra
grande diocesi, rendendola piccola quasi
quanto una pista di atterraggio.
a cura del CENTRO
PER LA PASTORALE GIOVANILE
■ L’iniziativa di carità proposta a tutti i ragazzi
Progetti a sostegno di Carabayllo
G
iovedì scorso, nella cornice calda e gioiosa del raduno diocesano dei Grest a
Caiolo, abbiamo accolto il Vescovo Lino Panizza Richero, in visita alla nostra diocesi. Monsignor Lino è il Vescovo della diocesi di Carabayllo (Perù), dove da novembre
2010 vivono il loro ministero sacerdotale come fidei donum don Savio e don Umberto e
che il prossimo anno vedrà la presenza giovane e fresca di altri due sacerdoti e due laiche.
La visita del Vescovo Lino è nella logica dello scambio e della collaborazione tra Chiese, proprio come scritto sugli accordi di cooperazione missionaria. Al di là degli aspetti
formali di questi accordi è proprio la visita
reciproca che arricchisce la comunità, che
apre orizzonti di conoscenza, che pone interrogativi, che racconta con parole e con gesti
la storia e la vita di altri popoli: le missioni
diocesane sono il segno visibile della Chiesa,
di tutte le nostre parrocchie che esprimono la loro missionarietà nel servizio alla
diocesi di Maroua-Mokolo in Camerun
ed alla diocesi di Carabayllo in Perù e che
maturano la loro coscienza missionaria
grazie all’impegno di annuncio e di servizio non solo di chi è in missione, ma di
tutta la diocesi.
In questa linea il Grest 2012 ha aperto le
porte ad un progetto di carità che riguarda
proprio la missione diocesana a Carabayllo. “Soy niño, soy Iglesia” è il motto che
accompagna in questi giorni il cammino
caritativo dei nostri oratori. All’interno
di un Grest il cui tema ci porta a scoprire
l’importanza delle parole e della Parola,
nell’anno dedicato dalla diocesi alla Parola non poteva esserci una parola diversa.
• “Soy niño, soy Iglesia” è una frase presa
in prestito dal piano pastorale della diocesi
di Carabayllo che può aiutare i bambini e i
ragazzi a scoprire il loro essere chiesa.
• Un cammino caritativo anche nei giorni
di Grest per non relegare la carità in alcuni
giorni dell’anno ma per educare i bambini e
i ragazzi con gli animatori ad uno stile feriale
di attenzione alle povertà e di condivisione.
• Un’iniziativa-progetto nella missione
diocesana in Perù per costruire 4 mura e
un tetto dove fare catechesi e regalare una
Bibbia a ciascuna famiglia: perché la Parola
trovi una casa costruita dall’uomo dove essere annunciata ma soprattutto perché il dono
della Parola che costruisca in noi una casa
accogliente, ospitale, missionaria.
GABRIELLA RONCORONI
direttore Centro missionario diocesano
Como Cronaca
Sabato, 30 giugno 2012 17
Disagi. Nelle ultime settimane, pena il caldo e problemi strutturali, la vivibilità
all’interno della casa circondariale ha toccato livelli di insostenibilità.
Bassone: bolgia dantesca
U
na cisterna
contenente gasolio
in fase di progressivo
sprofondamento,
con rischi d’impatto
ambientale incalzanti e
incalcolabili. Colonie di
piccioni che invadono
l’istituto, depositando quantità
esorbitanti di escrementi già
responsabili di una epidemia
di febbre acuta e promettenti
nuove diffusioni di morbi
e contagi. Pantegane che
si aggirano liberamente
nei corridoi, così grosse da
incutere soggezione persino
ai cani che vi prestano loro
malgrado “servizio”, tra i
liquami che si depositano
sui pavimenti dai fori che si
producono nell’involucro
dei micro sacchetti delle
immondizie utilizzati al posto
dei normalissimi sacchi neri,
classificati come “genere di
lusso” nel bilancio gestionale
delle spese. E poi ancora un
sovraffollamento da bolgia
dantesca, tubazioni idriche
così antiquate e corrose da
limitare l’afflusso nei rubinetti
e in doccia a un commovente
(per lo sforzo) rigagnolo
d’acqua putrida e gelida,
disinfettanti a tal punto diluiti
– quando ci sono - che alcuni
degli ospiti in vena di protesta
autolesionistica li hanno
ingeriti senza inconvenienti
particolari per la salute. Né
si tratta purtroppo di una
scenografia tratta da “Blade
Runner” o da altra pellicola
ispirata a contenuti di
fantasia. A rendere sempre più
irrespirabile l’atmosfera che
aleggia sul Bassone, la Casa
circondariale che dal 1985
avrebbe dovuto accogliere non
più di 176 detenuti, ma che al
momento ne ha stipati ben 570
tra le sudice e inospitali pareti
di celle sempre più anguste e
intasate, sono naturalmente
le esigenze superiori della
Ragion di Stato, che taglia,
sforbicia e assottiglia anche
laddove ci sarebbe invece
da intervenire, rafforzare e
perfezionare, perché ci sono
in ballo la dignità umana
(dei reclusi), il decoro
professionale (degli agenti
di custodia) e soprattutto
l’impellente necessità di
scongiurare il serio pericolo
di tumulti e disordini che
potrebbero innescare una
reazione a catena tra le più
letali sotto il profilo della
sicurezza. Per Massimo
Corti, guardia penitenziaria
con 29 anni di servizio in
curriculum e segretario
regionale del dipartimento
di amministrazione
penitenziaria, per fare il
punto della situazione
e cercare di procedere a
qualche intervento correttivo
immediato, prima che
possa accadere qualcosa
di molto brutto. E quando
parliamo di “intervento
correttivo” non alludiamo
certo all’imbiancatura
delle pareti dell’ufficio del
direttore e del corridoio della
direzione, che puntualmente
registriamo a ogni cambio al
vertice dell’istituto, mentre
l’ultima imbiancatura della
caserma degli agenti risale
al 1985 –ossia all’anno
dell’inaugurazione del
carcere- e le celle e i bagni
sono ridotti a qualcosa che
ricorda molto da vicino le
stalle. Volendo infine parlare
di “sprechi”, dato che a quanto
pare è questo il punctum
dolens della questione,
teniamo a precisare che
il nostro carcere possiede
un macchinario per raggi
X mai utilizzato per la
mancanza di un banalissimo
certificato, e che i detenuti
che hanno bisogno di essere
sottoposti alle radiografie
vengono scortati, con mezzi
di trasporto e sorveglianza
armata, nei diversi ospedali
della zona, facendo lievitare
i costi e comportando inutili
perdite di tempo. Ma anche
su questo tema non abbiamo
mai ottenuto risposte, e ciò
Sporcizia, carenza
di acqua, topi,
caldo impossibile.
Costruito per 176
detenuti oggi ne
“ospita” 570
generale, provinciale e
regionale della Federazione
Nazionale Sicurezza della Cisl,
“sarebbe improprio e inesatto
parlare di “emergenza” per
fotografare l’attuale degrado
del carcere, mentre sarebbe
molto più realistico descrivere
il fenomeno in termini di
vera e propria insostenibilità.
«Sono decenni, e non
anni, che chiediamo a gran
voce di essere ascoltati dal
provveditore e dagli organi
competenti, ma siamo ancora
in attesa di risposte. Intanto
le gravi carenze strutturali
soggiacenti già dall’epoca
della costruzione dell’istituto
si sono cronicizzate e
ingigantite, le condizioni
igienico-sanitarie hanno
raggiunto livelli di guardia non
oltrepassabili in alcun modo,
e la mancanza di disponibilità
idrica che lamentiamo da
settimane non si limita a
impedire l’uso delle docce e
dei servizi, ma rappresenta,
sul versante della sicurezza,
un detonatore pronto a far
esplodere una rivolta che
potrebbe condurre a esiti
inimmaginabili. Non più di
pochi giorni fa circa duecento
detenuti si sono rifiutati di
rientrare in cella dopo l’ora
di passeggio, ed è stato solo
al termine di una lunga e
laboriosa trattativa che siamo
riusciti a riportare la protesta
sui binari di un’apparente
normalità, persuadendo i
recalcitranti a soprassedere
e a tornare ad affilare le
armi della pazienza e della
sopportazione. Ma è difficile
bassone
lomazzo
Vescovo in S. Fedele con
la Polizia Penitenziaria
Sabato 30 giugno festa dei compleanni in Casa Albergo
M
ons. Diego Coletti, vescovo
di Como, celebrerà sabato
30 giugno, alle ore 11,
presso la basilica di S. Fedele,
in Como città, un S. Messa con
il Corpo di Polizia Penitenziaria
della casa circondariale del
Bassone.
dire fino a quando potremo
continuare a tirare la corda in
questo modo. Tutto quello che
sappiamo è che, preso atto del
disagio dovuto alla carenza
d’organico dell’istituto, la linea
d’azione del provveditorato
prevede ulteriori tagli del
personale, glissando sul
fatto che già adesso, nelle
attuali condizioni, un agente
deve coprire quattro turni
di sezione». E’ sicuramente
una realtà estrema le cui
responsabilità sono tuttavia
condivisibili con quelle
inerenti altre strutture,
poiché presenta innegabili
analogie con lo sfacelo di altre
carceri lombarde e italiane.
«Indubbiamente - prosegue
Corti - ma se la situazione dei
penitenziari della Lombardia
rimane quella che è, a Como
va senz’altro assegnata la
maglia nera nella speciale
classifica. L’auspicio è di avere
al più presto un incontro con
Aldo Fabozzi, il Provveditore
Sabato 30 giugno consueto appuntamento con la festa dei compleanni nella Casa Albergo
di Lomazzo. Gli ospiti che hanno compiuto gli anni nel mese di giugno festeggeranno con
parenti, amici e volontari e dalle ore 15.30 con la musica e la simpatia del signor Cappello
Salvatore di Lurago Marinone.
Gli ospiti festeggiati saranno:
Monti Mario (81 anni), Lazzari Maria (84 anni), Ferri Enrichetta (85 anni), Benzoni Anna (88
anni), Verga Giuseppina (88 anni), Brasca Speranza (89 anni), Verga Francesca Caterina e
Roncalli Arturo (90 anni), Premoli Lucia (90 anni), Carugo Joria e Tassarollo Ida (91 anni),
Guelfi Adriana (91 anni), Faverio Luciano (95 anni) e Villa Maria (97 anni).
La denuncia,
continua, di
Massimo Corti
(Cisl) e la richiesta
di un incontro con
il Provveditore
ci invita a non farci soverchie
illusioni nemmeno per
quanto riguarda il futuro,
a breve, medio e lungo
termine. L’unica speranza
che ci rimane è riposta nella
sensibilità dei comaschi e
nella loro presa di coscienza
del problema. Capire che così
non è più possibile andare
avanti sarebbe il primo passo
per cominciare almeno
a impostare un abbozzo
di intervento, ma senza il
contributo di tutti sarà difficile
realizzare qualcosa di efficace
e duraturo».
SALVATORE COUCHOUD
Como Cronaca
18 Sabato, 30 giugno 2012
Asl e scuola,
unite contro il
sovrappeso tra
la popolazione
scolastica
La firma del documento, in Asl. Da sinistra:
il dr. Carlo Alberto Tersalvi, il dr.
Claudio Merletti e il dott. roberto bollina
(direttore generale asl como)
La sottoscrizione di un progetto,
della durata di tre anni, che interesserà
gli studenti dai 9 ai 13 anni delle province
di Como e di Varese
U
n’intesa tra Asl e mondo della
scuola per far fronte al crescente
problema del sovrappeso nelle
province di Como e di Varese.
A sottoscriverla, nei giorni scorsi, sono
stati l’Asl di Como e l’Ufficio Scolastico
Territoriale XII, sul filo della continuità
rispetto ad un cammino che da anni
vede queste due realtà affiancate,
ciascuna forte delle proprie specifiche
competenze, per sensibilizzare i più
piccoli rispetto all’acquisizione di sani stili
di vita. Obiettivo dell’accordo il lancio
del progetto: “Azioni di prevenzione del
sovrappeso” che, nell’arco del prossimo
triennio, interesserà gli studenti della
scuola primaria e secondaria di primo
grado delle due province, con particolare
attenzione alla fascia di età che va dai 9 ai
13 anni.
«La strada che ha condotto a questo
progetto – le parole del dott. Carlo
Alberto Tersalvi, direttore sanitario
dell’Asl di Como – si colloca nel solco di
un cammino da tempo avviato a livello
regionale, e provinciale, che vede sanità
e scuole legate da una comune alleanza
per la promozione di adeguati stili di
vita, secondo una logica positiva e non
repressiva. Con la promozione di progetti
come l’attuale si vorrebbe rendere
strutturale questa modalità di pensiero, in
maniera tale che tale forma di educazione
e sensibilizzazione diventi quotidiana e
non occasionale».
Il progetto, come detto, si prefigge
l’obiettivo prioritario del contenimento
del fenomeno del sovrappeso e
dell’obesità tra gli studenti attraverso
il trasferimento di informazioni sulla
corretta alimentazione e la promozione
di una adeguata attività motoria nei
curricula formativi scolastici. «Destinatari
del progetto – spiega la dott. ssa Anna
Nel 2006 i bambini il
23,2% dei bambini di
9 anni aveva questa
caratteristica, contro il
29,5 del 2011. Numeri
importanti che, pur
mitigati dal calo degli
obesi (sempre tenendo
come riferimento la
popolazione di 9 anni
di età) dal 9,6 al 7,7%,
conferma la necessità
e l’urgenza di una
sensibilizzazione mirata
per la promozione di
sani stili di vita.
Sannino, responsabile
del settore Educazione
e Salute dell’Asl di
Como – saranno
certamente gli alunni,
ma anche le famiglie e
gli stessi docenti degli
istituti scolastici statali
e paritari delle due
province. Gli obiettivi
prefissati consistono
nell’avviare un percorso
di miglioramento
sistematico e diffuso
degli stili di vita da
parte degli alunni degli
studenti presenti sui
territori interessati dal
progetto; consolidare le
competenze specifiche
in tema di educazione
alimentare motoria nel corpo docente
delle scuole; creare, nel lungo periodo,
condizioni favorevoli al miglioramento
della qualità della vita dei futuro
cittadini». Le fasi in cui si articolerà il
progetto, che prenderà il via dal prossimo
mese di settembre, si caratterizzeranno
nella raccolta di dati tra la popolazione
scolastica, sulla scorta di iniziative simili
condotte in passato (periodo settembre
– dicembre 2012); l’adeguata formazione
del personale docente (gennaio – giugno
2013); l’attuazione nelle classi delle
attività didattiche programmate (con
l’eventuale contemporanea presenza di
personale qualificato) (anni scolastici
2013/2014 e 2014/2015); l’esecuzione di
successive verifiche e valutazioni.
«I dati di cui oggi disponiamo – ha
spiegato il dott. Claudio Merletti, dirigente
dell’Ufficio Scolastico Territoriale XII – ci
dicono che l’obesità tra i giovani appare
in costante aumento. Da qui la necessità
di consolidare una collaborazione
che da tempo vede Asl e scuola agire
in sinergia sul fronte dell’educazione
della popolazione scolastica e della
prevenzione da scorretti comportamenti».
Un punto di partenza oggettivo, dunque:
attualmente la prevalenza di obesità
giovanile in Europa è 10 volte maggiore
rispetto agli anni Settanta. Il 20% dei
bambini europei è in sovrappeso o obeso,
con un picco del 34% nei bambini da 6 a
9 anni. In provincia di Como in passato
sono stati condotti dall’Asl specifici studi
basati su misurazioni dirette di campioni
della popolazione, accompagnati dalla
richiesta di compilazione di questionari
da parte dei genitori. Nello specifico
a partire dal 2006 è stato avviato un
sistema di sorveglianza nutrizionale
che ha coinvolto i bambini di 9 anni
di età. Il primo studio è stato condotto
su un campione di 883 bambini, che
rappresentavano il 18% dell’intera
popolazione comasca oggetto della
verifica, rilevando direttamente peso,
altezza, circonferenza della vita, oltre
che acquisendo informazioni sulla
frequenza di assunzione di cibo e il tempo
dedicato all’attività fisica extrascolastica.
Il campione del 2006 ha rivelato, tra la
popolazione scolastica di 9 anni d’età, il
67,1% dei bambini normopeso, il 23,2%
sovrappeso e il 9,6% obeso. Analoga
indagine, effettuata 5 anni dopo (nel 2011)
su una popolazione scolastica di 1067
bambini (sempre di 9 anni) ha rilevato
una diminuzione dei normopeso (62,8%),
e degli obesi (7,7%), ma un incremento
dei sovrappeso (29,5%). Da qui la scelta
di mettere in atto strategie mirate di
sensibilizzazione e di coinvolgimento
della popolazione scolastica e delle
famiglie per invertire questa tendenza.
(m.ga.)
Si è svolto lo scorso 25 giugno. Obiettivo: ridurre al minimo le irregolarità
Piscine: corso Asl per la prevenzione
L
fa il punto sui controlli nelle piscine
’ASL
pubbliche. L’occasione è stata quella di un
corso di formazione interno, per il proprio
personale sulla prevenzione, tenutosi lo scorso lunedì
25 giugno, con finalità di migliorare la specifica azione
di tutela su un’attività fisica particolarmente utile al
benessere complessivo della persona. Le piscine, in
gergo denominate “ impianti natatori” sono infatti
non immuni da criticità che possono avere spiacevoli
conseguenze per la salute. Oltre il malaugurato rischio
da annegamento, sempre presente, ci possono essere
rischi legati alle specifiche attività sportive da agenti
microbiologici, chimici o fisici.
L’ASL è costantemente attenta a far sì che si evitino
questi problemi mediante visite ispettive e verifiche
analitiche delle acque. Partiamo dalle ispezioni sulle
85 piscine aperte al pubblico del territorio provinciale:
sono state 20 nel 2009, di cui 11 hanno avuto esito
favorevole e 9 hanno evidenziato delle irregolarità. Nel
2010 su 35 ispezioni, 15 sono state favorevoli, mentre
nel 2011, delle 13 ispezioni solo 6 hanno ricevuto il “va
bene” dagli ispettori.
Le ricerche microbiologiche sulle acque hanno
evidenziato alcune non conformità - 29 analisi su 558 dovute spesso a problemi relativi alla disinfezione delle
acque di approvvigionamento e di ricircolo, oppure ad
un temporaneo sovraffollamento dell’impianto.
Riguardo ai parametri chimici delle acque, il
problema più frequente è stato quello di valori
discontinui di cloro libero attivo nelle vasche, dovuto
a carenza di sistemi di autocontrollo, monitoraggio e
campionamenti interni che devono essere attuati dai
gestori.
Miglioramento delle procedure di controllo interne
da parte dei gestori, affiancato da costante azione di
vigilanza dell’ASL : questi sono i due presupposti pe
prevenire i rischi igienico sanitari alle persone che
frequentano le piscine.
Como Cronaca
Sabato, 30 giugno 2012 19
Como ed Ecuador. Un progetto che mira ad avvicinare due mondi lontani.
C
omo, Italia ed Ecuador. Due
mondi lontani, un oceano di
mezzo, una distanza abissale
sul fronte politico, economico,
sociale. Eppure parte proprio da Como
la sfida per avvicinare questi due poli,
partendo da un anello debole della
catena sociale: la disabilità.
Debole in Italia, ma forte, nel nostro
Paese, di una attenzione e di una
sensibilità che hanno permesso di
inserire questo tema in un modello
generale di welfare. Modello fatto
di assistenza, accompagnamento,
coinvolgimento, emancipazione.
Debole in Ecuador, in un contesto
sociale in cui il volontariato stenta
ad attecchire e la politica guarda con
difficoltà il mondo della disabilità,
poco appetibile e spendibile sul fronte
elettorale.
L’avvicinamento tra Como e l’Ecuador
nasce dalla promozione di un progetto
di interscambio sulla disabilità con la
regione ecuadoregna del Chimborazo.
Progetto che si fonda sulla volontà di
esportare oltre oceano un modello
di rete che ha dato e sta dando buoni
risultati, nell’ottica di offrire ai portatori
di disabilità opportunità nuove,
restituendo loro una dignità che troppo
spesso in Ecuador non è riconosciuta.
L’idea, ben accolta dal Comune di
Como, nella persona dell’assessore ai
Servizi Sociali Bruno Magatti, nasce
da una passione per l’Ecuador di
Diego Rizza e da una lunga amicizia
con Rolando Gomez, disabile, oggi
coordinatore provinciale della
Il sindaco di Como
Mario Lucini mentre
dona un omaggio
a mario gomez
Interscambio
disabilità
Obiettivo dell’iniziativa,
con la collaborazione del
Comune di Como: esportare
un modello di relazione e
partecipazione che in Italia
ha dato buoni risultati.
disabilità della regione di Chimborazo
e membro del Conadis (Consiglio
Nazionale di Disabilità). “Partner” attivi
del progetto anche due associazioni
comasche: “Il Gabbiano” di Cantù, da
sempre in prima linea sul tema della
disabilità; e “Il Sole” onlus.
In questi giorni in Italia Rolando
Gomez si sta imbevendo di questo
mondo per coglierne le sfumature, le
idee, i progetti, nell’ambizioso intento
di riprodurne un modello possibile nel
suo Paese. «Nel mio Paese - spiega oggi è molto più importante costruire
palazzi che restano vuoti, piuttosto
che sviluppare progetti che offrano
alle persone disabili reali opportunità
di aiuto. Sono qui per conoscere le
vostre realtà, per incontrare le vostre
associazioni, nella speranza che
qualcuno di voi possa fare lo stesso
e prendere coscienza delle grandi
differenze che ci caratterizzano. Il mio
desiderio è che, a partire da questi
primi contatti, si possano promuovere
insieme dei progetti che offrano alla
mia gente la possibilità di vivere una
vita nuova».
Ad affiancare Gomez, in questo
progetto, ci saranno, come detto,
anche “Il Gabbiano” e “Il Sole”
che studieranno con lui, e con la
collaborazione delle associazioni che
via via si affiancheranno, modalità
possibili per leggere ed affrontare la
disabilità in maniera diversa. Primo
passo di questa intesa sarà il sostegno,
da parte de “Il Sole” ad un progetto di
adozione a distanza per bambini con
disabilità. Un punto di partenza.
«La sfida che intendiamo giocare sul
fronte della disabilità – ha spiegato
Bruno Magatti – è quella di offrire,
sempre di più, a questo mondo spazi
di vita indipendente. Il che significa
assicurare a chi è diversamente abile
la possibilità di progettare la propria
storia in autonomia e indipendenza».
Una sfida valida in assoluto, a
prescindere dai confini e dagli oceani.
(m.ga.)
Progetto per il rilascio on line dei certificati a Palazzo Cernezzi
La tecnologia entra in anagrafe
L
a tecnologia entra di prepotenza anche
in anagrafe, a Como. La giunta di palazzo
Cernezzi ha infatti approvato, nei giorni
scorsi, un progetto sperimentale, di un anno,
promosso dal settore Sistemi Informativi,
per il rilascio on-line dei certificati di
anagrafe tramite la tecnologia del timbro
digitale. “Con questo progetto avviamo
una sperimentazione – commenta Lorenzo
Spallino, assessore all’Informatizzazione,
Portale Web comunale e Digitalizzazione
procedure -. Ritengo, infatti, prioritario
potenziare tutti quei servizi cui il cittadino
possa accedere on-line, evitando così inutili
perdite di tempo con code agli sportelli”. Per
quanto riguarda l’assolvimento dell’imposta
di bollo, il certificato verrà stampato con una
doppia dicitura, che prevede l’obbligo da
parte del cittadino di apporre il contrassegno
Notizie flash
■ 1 luglio
Capitolo Generale
Servi Carità: S. Messa
con il Card. Poletto
Domenica 1 luglio, alle ore 17.00, nel
Santuario del Sacro Cuore, si terrà una
solenne concelebrazione eucaristica,
presieduta dal card. Severino Poletto,
con i numerosi confratelli eletti da
tutto il mondo per l’inizio del 19°
capitolo generale dei Servi della
Carità. In serata i padri capitolari si
trasferiranno a Barza d’Ispra (VA) nella
Casa Don Guanella dove si svolgeranno
i lavori capitolari.
È possibile seguire la celebrazione
in diretta su http://www.
sacrocuorecomo.it/multimedia/radio.
html.
telematico sul certificato, nonché la sua
marcatura temporale di annullo prima del
suo utilizzo secondo la seguente procedura:
il cittadino comprerà la marca da bollo
prima di richiedere il certificato; all’atto
della richiesta informatica il programma
interrogherà l’utente chiedendogli di
compilare i campi relativi alla marca da
bollo con l’apposizione del numero seriale
univoco e della data di rilascio; verrà
stampato un certificato che riporterà,
all’interno di un quadrante, il numero e la
data della marca digitata dal cittadino; il
cittadino prima dell’utilizzo del certificato
dovrà apporre la marca da bollo indicata
e annullarla. Il numero e la data della
marca da bollo verranno conservati in
un apposito archivio informatico per
permettere eventuali controlli. Con il
❚❚ Incontro con Giancarla Codrignani
Donne e lavoro
L
bolognese Giancarla
’ intellettuale
Codrignani - già docente e parla-
mentare, politologa, giornalista e
scrittrice femminista impegnata sulle tematiche della discriminazione - sarà a Como
il 2 luglio, ospite della Consigliera di Parità
per presentare il suo ultimo libro “Stiano
pure scomode, signore” (Ed. Libera Stampa, 2011), che raccoglie gli scritti pubblicati
sul mensile “Noi donne”.
Un incontro di “riflessioni al femminile” per
fare il punto sulle politiche di genere nel
lavoro, ma non solo. Con Giancarla Codrignani, saranno presenti Isa Ferraguti, presidente della Cooperativa Libera Stampa,
editrice della Rivista “Noi Donne” e rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni
femminili del territorio.
L’appuntamento è per lunedì 2 luglio alle
ore 17.30 in Villa Gallia, via Borgo Vico 148,
a Como.
rilascio dei certificati on-line, il cittadino
non dovrà versare i diritti di segreteria
(0,26 centesimi di euro per certificato non
in bollo e 0,52 centesimi di euro per quelli
in bollo). Il Comune di Como rinuncerà
quindi alla parte di propria competenza,
corrispondente al 90% del totale dei diritti e
del mancato introito della restante quota del
10% sarà data comunicazione al Ministero
dell’Interno affinchè valuti la possibilità di
rinunciare a tale quota oppure che la stessa
sia versata dal Comune e che sulla base
del numero annuo di certificati rilasciati
on-line venga poi corrisposto al Ministero
dell’Interno l’importo dovuto. Per il 2011
l’ammontare dei diritti di segreteria è stato
di 6.865 euro, somma destinata ad essere
inferiore nel 2012 a seguito dell’entrata in
vigore della Legge di Stabilità.
Notizie flash
■ Caldaie
Confermato il
termine del 1° agosto
per gli interventi
Caldaie: confermato il termine dell’1
agosto per gli interventi. La Giunta
comunale ha deciso di confermare
il termine dell’1 agosto 2012 per
l’adeguamento alla normativa regionale
che prevede l’obbligo di sistemi per
la termoregolazione degli ambienti
e la contabilizzazione autonoma
del calore per tutti gli impianti con
potenza termica superiore ai 350 kw
e installazione ante 1/8/97. Per gli
impianti con potenza termica superiore
a 116,4 kw e installazione ante 1/8/98
il termine è fissato all’1 agosto 2013
e per i restanti impianti è all’1 agosto
2014.
20 Sabato, 30 giugno 2012
Como Cronaca
Dopo l’operazione dei Carabinieri
Ex Rasa: uno
sgombero efficace?
U
Le perplessità della
na vera e propria azione di
sgombero, nell’ambito di una
comunità di Rebbio dopo
vasta operazione di controllo
del territorio, quella messa in atto dal il deciso intervento della
scorsa settimana che ha
Comando Provinciale dei carabinieri
di Como, la scorsa settimana,
portato all’identificazione
presso l’ex Rasa di via Scalabrini,
di un nutrito numero
a Rebbio. L’irruzione tra quegli
come quello attuato nei giorni
spazi di vita fatiscenti ha portato le
di stranieri
scorsi mette a disagio persone che
forze dell’ordine all’identificazione
già vivono in condizioni precarie”.
di 17 persone, per lo più di nazionalità tunisina e
Il parroco di Rebbio, che con la Caritas segue questi
algerina. Tutti trasferiti al Comando provinciale per
stranieri (algerini, tunisini e marocchini regolari)
le identificazioni di rito. La comunità di Rebbio, a
riporta il racconto di uomini che sono stati oggetto di
commento della modalità con cui è stata condotta
una “operazione di forza” poco comprensibile. “Alle 5
l’operazione, ci ha fatto pervenire un contributo che,
del mattino, i Carabinieri, con un furgone e due gazzelle
volentieri, pubblichiamo:
e coadiuvati da un elicottero in volo sulla zona, sono
“Venerdì 22 giugno, presso l’ ex Rasa di Via Scalabrini, i
entrati nell’area ex Rasa. Hanno eseguito dei controlli,
Carabinieri del Comando di Como sono intervenuti, di
sequestrato i cellulari, puntando anche armi contro gli
prima mattina, per eseguire dei controlli sugli stranieri
stranieri. Tutto quello che c’era all’interno dell’edificio
residenti in quell’area.
è stato buttato all’aperto, sono stati spaccati armadi
Don Giusto Della Valle, a nome della Caritas della
e svuotate le bombole del gas. “Gli stranieri sono stati
parrocchia di Rebbio, sottolinea che “un intervento
poi scortati in caserma, trattenuti per alcune ore:
ognuno di loro è stato accusato di trovarsi “in edificio
privato in stato di abbandono in compagnia di” altri
extracomunitari. Gli stranieri controllati nell’area ex
Rasa, quando è possibile, lavorano e spediscono a casa,
nel Nordafrica, i loro pochi risparmi. La maggior parte
di loro usufruisce del dormitorio Caritas, ma quando
scade il periodo a loro disposizione per restare nella
struttura di via Napoleona tornano a dormire, dove
sono stati trovati venerdì mattina. Don Giusto ribadisce
che “le forze dell’ordine hanno il diritto di controllare”,
ma nello stesso tempo rimarca come il trattamento
riservato a questi stranieri, peraltro conosciuti e
regolari, sia stata un’operazione che non porta con sé
alcuna prospettiva o soluzione. Ora quegli uomini sono
tornati là dove sono sempre stati”.
❚❚ Camerlata
Chiusa la via Oltrecolle: primi disagi alla viabilità
D
alle ore 21 dello scorso 22 giugno, e fino alle ore 21 del 6 luglio
il viadotto dei Lavatoi (meglio noto come viadotto dell’Oltrecolle-Canturina) è totalmente chiuso al transito. La chiusura,
legata ai lavori per la tangenziale di Como, che rientrano nell’ambito del cantiere per la Pedemontana, sta già creando i primi disagi.
Si ricorda che il traffico proveniente da via Oltrecolle viene deviato
lungo gli itinerari via Donatori di Sangue, via Turati e via Muggiò; il
traffico proveniente da via Belvedere e diretto verso Lecco/Bergamo
è deviato lungo l’itinerario via Canturina-SP 38; all’intersezione via
Canturina-via Turati. Dalla sera del 6 luglio e fino al dicembre 2013,
il viadotto dei Lavatoi sarà riaperto ma solo in direzione Erba/Lecco.
foto william
Como Università
Sabato, 30 giugno 2012 21
Pastorale universitaria. Dall’1 al 7 luglio prossimi, in
Germania, un incontro speciale con i giovani ricercatori
di tutto il mondo. Ci sarà anche l’olgiatese Elena Donegani
E
lena Donegani, di
Olgiate Comasco,
parteciperà insieme
a otto connazionali
al prestigioso “Lindau
Nobel Laureate Meeting”,
è stata selezionata
anche per uno speciale
incontro con i ministri
dell’Istruzione di diversi
paesi
ufficiouniversita@
diocesidicomo.it,
www.facebook.com/home.php
www.universicomo.it
Don Andrea Messaggi
e l’equipe di Pastorale
Universitaria
C
Una studentessa di fisica
dell’Insubria a tu per
tu con i Nobel
i sarà anche
una giovane
studentessa
di fisica
dell’Università
dell’Insubria a dialogare
con i premi Nobel che
all’1al 7 luglio prossimi, a Lindau (Germania), sul lago di Costanza,
incontreranno giovani ricercatori di tutto il mondo.
Elena Donegani, 25 anni, di Olgiate Comasco (CO), iscritta al corso
di laurea magistrale in fisica dell’Università dell’Insubria, è stata
selezionata insieme a altri otto giovani italiani per partecipare al
tradizionale “Lindau Nobel Laureate Meeting”, che quest’anno vedrà
impegnati 580 giovani scienziati provenienti da 69 paesi e più di 25
premi Nobel a discutere su tematiche di frontiera nel campo della
Fisica. Non solo, la studentessa comasca è stata anche invitata dal
ministro tedesco dell’Istruzione e della Ricerca, Annette Schavan, a
una speciale gita in battello, il 30 giugno. Durante la serata, 50 tra i
giovani selezionati per il convegno anticiperanno l’incontro con alcuni
dei premi Nobel invitati al meeting e avranno la possibilità di dialogare
con i ministri dell’Istruzione e della Ricerca di diversi paesi.
«Incontrare di persona i premi Nobel, avere l’occasione di parlare
e confrontarsi direttamente con loro, rappresenta un contatto
importante fra noi giovani scienziati e chi ha già raggiunto i massimi
livelli » spiega Elena, che non saprebbe dire quale fra i grandi fisici che
saranno a Lindau è più ansiosa di incontrare «Veltman, Rubbia, Gross
e Steinberger, poi Schmidt, perchè è l’ultimo premio Nobel... e zur
Hausen. Insomma tutti!»
Il lavoro di ricerca per la tesi di Elena Donegani fa parte delle attività
del gruppo di Fisica Medica coordinato dalla dottoressa Michela
Prest del Dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia dell’Università
dell’Insubria, sede di Como. Elena si occupa in particolare dello
sviluppo di un dosimetro/spettrometro per fasci di neutroni con la
prospettiva di applicazioni nell’ambito di terapie oncologiche “non
convenzionali”, come la “Boron Neutron Capture Therapy”, una terapia
Il sito
on-line della
Pastorale
universitaria
è visitabile
all’indirizzo
www.
universicomo.
it
Letteratura di montagna
L’Università dell’Insubria patrocina
la sesta edizione di LetterAltura
L
dell’Insubria patrocina la sesta edizione di LetterAltura, la
’Università
principale manifestazione dedicata alla letteratura di montagna, in
programma a Verbania dal 28 giugno al 1 luglio 2012.
L’inaugurazione di LetterAltura è avvenuta giovedì 28 giugno, alle ore 17.30, a Villa
Giulia di Verbania Pallanza.
Quest’anno l’evento prevede cinque diversi percorsi tematici: Alpinismo,
Esistenze, La Capra, Il Formaggio di capra, Montagne d’Europa e, come di
consueto, la programmazione prevede anche appuntamenti nei giorni successivi
nelle valli: in Valle Antigorio (Baceno e Crodo) il 7 e l’8 luglio. Sul Lago d’Orta
(Ameno e Miasino) il 14 e il 15 luglio. A Macugnaga il 20, 21 e 22 luglio.
Invariata la formula del Festival: incontri con gli autori dalla mattina alla sera,
spettacolo in tarda serata, e un continuo raffronto tra lettori, ascoltatori e autori
all’insegna del dialogo per approfondire, conoscere, riflettere e divertirsi.
Tra gli ospiti internazionali: lo scrittore cileno Luis Sepulveda e il regista polacco
Krzysztof Zanussi. Spicca poi in programma l’omaggio che la manifestazione
tributa a Walter Bonatti.Per consultare il programma completo degli eventi: www.
letteraltura.it.
F
in corso di sviluppo per la
cura di particolari tipi di
tumori.
Proprio il settore
della fisica medica e
dell’adroterapia è quello
che maggiormente
interessa la giovane
scienziata, che però
ancora non sa cosa
farà nei prossimi anni:
«Per il futuro vedo
varie possibilità, tutte
interessanti. Ad esempio
potrei fare o la scuola
di specializzazione in
Fisica medica oppure
ricerca, ma per ora sono impegnata nei due esami che mi mancano per
concludere il corso di Laurea Magistrale».
Il Lindau Nobel Laureate Meeting, giunto ormai alla sua
sessantaduesima edizione, è uno dei più importanti convegni
scientifici del 2012. Fedele al motto “Educating, Inspiring, Connecting
Scientific Generations”, l’incontro offre un’opportunità per lo scambio
di conoscenza tra premi Nobel e giovani talenti di vari paesi.
I giovani scienziati vengono segnalati da oltre 200 organizzazioni del
mondo e sono successivamente selezionati da un Comitato Scientifico.
Per l’Italia l’organizzazione di riferimento è, dal 2010, la Fondazione
Cariplo.
inalmente siamo on-line!…o
meglio, abbiamo creato un sito
della Pastorale universitaria..
L’equipe di Pastorale universitaria
ha pensato di cogliere l’occasione
per presentarvelo; si tratta di un
sito sostanzialmente flessibile ed
essenziale, dove si possono trovare
spunti di riflessione, articoli,
informazioni e proposte per il mondo
universitario… ma entriamo più nel
dettaglio…
Ci sono diverse sezioni dedicate alla
“storia” della Pastorale, al lavoro
svolto finora come il classico “chi
siamo”, ma soprattutto gli “articoli”
e gli “incontri”, con relativo archivio,
dove si possono ritrovare alcune tra
le pubblicazioni più significative
degli ultimi anni e gli eventi svolti e
proposti.
Per le informazioni più immediate
troviamo la sezione “news” e il “memo”
dove vengono inseriti fatti, notizie e
novità per l’università e non solo…
Puntiamo invece lo sguardo sulle aree
dedicate alle riflessioni e al dialogo:
la sezione “blog”, all’interno della
quale abbiamo distinto tematiche
precise come corsivo, sguardo sulla
realtà, intelligenza della fede, e altro
ancora, e un argomento centrale posto
in evidenza (per iniziare abbiamo
scelto il discorso del Santo Padre in
preparazione alla Giornata Mondiale
della Gioventù) che è lo spunto
principale per la riflessione e il dialogo,
e che verrà periodicamente modificato
per dare continuamente nuovi temi da
poter affrontare.
Naturalmente è possibile per ogni
utente registrarsi al sito o contattarci
per qualsiasi informazione, dubbio o
consiglio.
Ecco qui, in breve naturalmente, ma
volevamo proporvi la nostra pagina web
... per farla crescere INSIEME.
Don Andrea e l’Equipe
di Pastorale Universitaria
22 Sabato, 30 giugno 2012
Como Cronaca
Confindustria
2012: “L’alba di
un nuovo giorno”
L’intervento di Francesco Verga, presidente
comasco: una fotografia interessante sulla
situazione attuale, e sguardo al futuro
L
“
’alba di un nuovo giorno”.
Questo il titolo scelto da
Francesco Verga, presidente
di Confindustria Como,
all’Assemblea Generale 2012, svoltasi
a Villa Erba, davanti a una nutrita
platea di imprenditori, e accanto
a Corrado Passera, Ministro dello
Sviluppo Economico, Infrastrutture e
Trasporti, e Giorgio Squinzi, Presidente
di Confindustria. Uno sguardo generale
e completo, il suo, sulla situazione
economica attuale, che ha permesso
di fotografare l’esistente e di allargarlo
quindi verso l’orizzonte.
«È stato un anno difficile per tutti
– l’esordio di Verga - nonostante
qualche piccolo segnale iniziale di
miglioramento la situazione è tornata
ad essere poco incoraggiante. Non è
semplice, ma dobbiamo sforzarci di
avere fiducia. In Italia la produzione
industriale, che l’anno scorso era
riuscita a fatica a recuperare nel
secondo trimestre parte delle perdite,
quest’anno ha perso un altro 5%.
Dall’estate scorsa il PIL è diminuito
costantemente, fino a perdere l’1,5%.
Nello stesso periodo, il tasso di
disoccupazione è salito dall’8 al 10%.
Anche i consumi sono diminuiti: la
spesa delle famiglie nel primo trimestre
del 2012 è calata del 2,4% rispetto allo
stesso periodo del 2011».
Tutto negativo? No. «Segnali positivi –
ha continuato il presidente - vengono
dal nostro export: la Lombardia
è tornata sui livelli pre-crisi a 104
miliardi di euro con un + 11% nel 2011
ed un + 6,4 % nei primi tre mesi del
2012. E Como eccelle tra le province
lombarde. Dobbiamo riprendere la via
dello sviluppo, ma l’unico modo per
farlo è mettere l’impresa al centro: a
Europa e Governo chiediamo solo la
garanzia di un contesto adeguato per
far crescere le nostre imprese e creare
ricchezza e sviluppo per tutto il paese.
Sono le imprese il traino della ripresa,
in particolare il manifatturiero, il cui
valore aggiunto per l’economia italiana
è di circa il 52% del totale. Il comparto
produttivo italiano è il secondo in
Europa e il settimo nel mondo».
La relazione del presidente è quindi
proseguita con richieste precise a Stato
e governo perché anch’essi facciano la
loro parte. «Noi chiediamo un impegno
su alcune condizioni che riteniamo
fondamentali per lo sviluppo: un serio
processo di riforma e semplificazione
burocratico-amministrativa; la
riduzione degli sprechi - ma anche della
spesa - nella Pubblica Amministrazione;
la semplificazione fiscale e la riduzione
del carico impositivo sulle imprese;
favorire l’accesso delle imprese al
credito: la politica deve spingere
le banche a fare le banche; una
politica energetica che allinei il costo
dell’energia per le nostre aziende a
quello dei competitors Europei».
«Tra il 2008 e il 2011 – ha proseguito
Verga - in provincia di Como nel settore
manifatturiero si sono persi i 6500 posti
di lavoro; in Canton Ticino invece ne
sono stati creati ben 2800. Come hanno fatto?
Esattamente diminuendo il carico fiscale alle
imprese, un prezzo dell’energia adeguato,
un mercato del lavoro più flessibile , regole
semplici ed una Pubblica Amministrazione
che funziona. Non c’è niente da inventarsi:
basta copiare con intelligenza».
Tra le sfide da affrontare anche quella
sull’innovazione: «Dobbiamo investire
nell’innovazione. La presenza di un
comasco, Giorgio Carcano, nella task force
sulle start up voluta e guidata dal Ministro
Passera è un segno importante».
Richiami non sono mancati anche ai temi
dell’internazionalizzazione, della necessità di
sostenere i giovani imprenditori. Un sguardo
finale, quindi, più direttamente rivolto alla
città di Como.
«Da poco più di un mese ha un nuovo
sindaco e una nuova amministrazione: il loro
lavoro è solo all’inizio ma noi ci auguriamo
che lo svolgano con la volontà di dare alla
città un valore ed un volto nuovi.
Como ha bisogno di un progetto che in
questi anni è mancato. Ha bisogno di una
visione di ampio respiro, che vada al di là del
qui ed ora.
Noi crediamo nell’importanza di un
impegno in prima persona, ed è per questo
che, poco prima delle elezioni, abbiamo
presentato ai candidati sindaco un “Impegno
per la Como che verrà”, stilato insieme alle
altre associazioni di categoria di Como, in
cui abbiamo cercato di dare una visione
strategica indicando i progetti secondo noi
più urgenti per la città. Colgo l’occasione per
ringraziare i membri del gruppo di lavoro
che si sono impegnati nel progetto: Annarita
Polacchini, Massimo Colombo, Pietro Lironi,
Aram Manoukian e Alessandro Rampoldi.
Pensiamo che gli imprenditori abbiano
un ruolo importante nella società, che va
oltre quello di gestire l’impresa in maniera
etica e profittevole per i propri soci e per i
collaboratori.
Il cambiamento della nostra città dipende
anche da noi imprenditori e non intendiamo
sottrarci a un impegno per la collettività.
Quello che abbiamo presentato è un progetto
territoriale di ampio respiro e di lungo
termine, che speriamo il nuovo sindaco
accolga con convinzione. Dallo sviluppo
del territorio alle iniziative per favorire
cultura e università, alla ecosostenibilità
fino al potenziamento delle infrastrutture
e alla valorizzazione del turismo, abbiamo
individuato una serie di azioni con lo scopo
di far uscire Como dall’impasse in cui si trova
da anni.
Noi siamo a disposizione della città per un
confronto di idee ma anche per un impegno
concreto. Se il sindaco Lucini o i membri
della nuova amministrazione avranno
bisogno, noi risponderemo».
Como Cronaca
Ricordo
■ Olgiate C.
Anniversario sacerdotale
Don Frumento,
60 anni!
I
l 28 giugno mons. Gianfranco
Frumento, per molti anni vice
direttore dell’Ufficio Catechistico
e poi Canonico della Cattedrale,
ha celebrato il 60° anniversario di
ordinazione sacerdotale. Importante
traguardo per un sacerdote molto
amato in diocesi, come testimonia
un ricordo di Rosangela e Angelo,
due fedeli a lui ancora molto legati,
che così ne tratteggiano la figura: “…
sacerdote per più di 40 anni confessore
attivo in Duomo, per lungo tempo
Direttore dell’Ufficio Catechistico, per
circa 40 anni insegnante di religione
nelle scuole medie di Como, autore
riconosciuto in ambito nazionale di
numerosi saggi relativi al Catechismo,
attento studioso e conoscitore
del Concilio e del Post Concilio.
Attualmente mons. Frumento si trova
ricoverato per motivi di salute presso
l’Istituto S. Croce di Como. è ancora
intellettualmente molto attivo, si
documenta in continuazione circa
i problemi e le novità della Chiesa
attraverso la lettura dei testi, soprattutto
di teologia, appena editi. La lettura è
L’ultimo saluto
a Gianfranco Livio,
laico esemplare
La ricorrenza è caduta
lo scorso 28 giugno. Il
ricordo di due coniugi
ancora molto vicini al
sacerdote, ricoverato,
per motivi di salute,
presso l’Istituto
S. Croce di Como
la costante delle sue giornate
solitarie, lunghe e monotone
per una persona come lui,
abituata , fino a un anno fa, al
contatto quotidiano con i fedeli”.
“Mons. Frumento – continua il
ricordo - è stato, e continua ad
essere il nostro confessore da
quando 40 anni fa, sposi novelli,
ci siamo stabiliti a Como. Ci
sembra che in una Chiesa
mai come oggi attraversata da
tante inquietudini, 60 anni di
sacerdozio limpido meritino
un’attenzione particolare
quale esempio per giovani e
anziani…”
Cadenabbia. Nuovi appuntamenti dal 30 giugno
Torna la musica alla chiesa
anglicana dell’Ascensione
T
orna a grande richiesta la rassegna di pregevoli momenti musicali nella
Chiesa Anglicana dell’Ascensione di Cadenabbia (di fronte al traghetto), grazie
all’intraprendenza della signora Janet Mary Anderson che ne è curatrice,
organista e direttore artistico, e al patrocinio del Comune di Griante.
Tre eventi hanno già aperto la stagione: il recital dell’arpista Stefania Saglietti e ‘The
Crucifixion’ di John Stainer con il Coro Laudamus diretto da Silvia Manzoni.
Sabato 24 giugno si è tenuto invece un recital di arpa di Judith Lieber, solista e
insegnante di fama internazionale (tra l’altro direttrice musicale del Concorso
Internazionale d’Arpa in Israele, il più importante del mondo) che vive tra Tel Aviv e
Tremezzo e da molti anni tiene una masterclass a Grandola e Uniti: per lei musiche
Bach padre e figlio, Carlos Salzedo,
settembre recital dell’arpista Martino
Gabriel Fauré, Claude Debussy.
Panizza.
Il programma continua il 30 giugno
Tutti questi concerti sono a ingresso
con la masterclass vocale diretta dalla
libero e le libere offerte degli ascoltatori,
statunitense Kathryn Armour, quindi il
coperte le spese vive dell’evento, sono
7 luglio eccezionalmente alle 17.30 (tutti
completamente destinate al fondo
gli altri concerti sono alle 21.00) l’evento
per il restauro del pregevole organo
“La Melodia Gregoriana nella Divina
della chiesa. Info tel. 02.6120596 www.
Commedia di Dante: Purgatorio” con il
churchonlakecomo.com.
Coro Gregoriano diretto da Alessandro
Altri quattro concerti avranno luogo
Arienti; il 17 luglio di nuovo Kathryn
nella Chiesa dell’Ascensione, con
Armour stavolta nella veste di soprano
ingresso a pagamento (10 euro): due di
accompagnata all’organo da Terrence
mercoledì, organizzati da Mikrokosmos
Woollen; il 21 luglio un gradito ritorno:
e due di sabato dal Lake Como Festival.
il Luther King Choir da San Paolo del
Appuntamento dunque il 18 luglio
Brasile, diretto da Martino Lutero
con le originali sonorità del quartetto
Galati De Oliveira, che tanto successo
formato da Gian Marco Solarolo (oboe
ha riscosso lo scorso anno; infine il 2
È
ad abbadia
il premio
oscar green
di Abbadia Lariana, in provincia di Lecco,
una delle “giovani imprese agricole”
all’avanguardia della Lombardia, che ha
ricevuto una “menzione speciale” lunedì 25
giugno, a Milano, nell’ambito del premio “Oscar
Green Regionale”. A condurla è Marco Riva, un
ingegnere meccanico che, dall’anno scorso, ha
deciso di dedicarsi anche a una nuova attività:
risvegliare vigneti dormienti e recuperare viti
secolari. Insieme alla compagna Margherita
Mangioni, laureata in economia e commercio, a
Linzanico un borgo medioevale nel comune di
Abbadia Lariana (Lc), sulla sponda orientale del
lago di Como, ha fondato un’azienda recuperando
Sabato, 30 giugno 2012 23
Tre eventi hanno già
aperto la stagione, tra
maggio e giugno, altri
previsti tra giugno
e settembre
classico), Maurizio Schiavo (viola),
Alfredo Pedretti (corno classico)
e Antonio Papetti (violoncello) su
musiche di Stamiz; e il 5 settembre con
l’altrettanto affascinante quartetto di
Stefano Bagliano (flauto), Federico
Guglielmo (violino), Erik Oskar Huetter
(violoncello) e Christian Brembeck
(fortepiano), per loro brani di Mozart e
Haydn: info www.cameristica.it oppure
e-mail [email protected].
Per gli ultimi due eventi, il 25 agosto Sara
Calvanelli all’accordion e l’8 settembre il
duo viola-chitarra di Maurizio Barbetti e
Francesco Cuoghi, far invece riferimento
a www.lakecomofestival.com , e-mail
[email protected]. (g.fo.)
un vigneto storico abbandonato da anni.
Attraverso la collaborazione con la Fondazione
Fojanini ha scoperto sul suo piccolo appezzamento
di terreno l’esistenza di viti antiche e rare, che ora
sta cercando di riportare a nuova vita.
«Giunto quest’anno alla sesta edizione, il
premio Oscar Green, è promosso da Coldiretti
Giovani Impresa su tutto il territorio nazionale
per evidenziare e dare spazio all’innovazione in
agricoltura» sottolinea il presidente di Coldiretti
Como-Lecco Fortunato Trezzi, che si dice “molto
soddisfatto per il risultato raggiunto da un’impresa
agricola che ben testimonia il ruolo della “giovane
agricoltura” nel territorio lariano”.
Se non erro, fu nel 1936 che si
tenne ad Olgiate la conclusione del
Congresso Eucaristico Diocesano,
con mons. Macchi ed altri Vescovi
di diocesi vicine. Non molti sono,
oggi, gli olgiatesi che si ricordano
del grandioso evento. Uno è ancora
tra noi, ed è don Plinio Bottinelli,
già direttore della Caritas diocesana,
tesoriere del Centro di Aiuto alla Vita
e, da ultimo, parroco di Camnago
Volta. Un altro è appena scomparso
all’età di 83 anni, il 24 maggio scorso:
Gianfranco Livio. Entrambi erano in
età da prima comunione, che allora si
riceveva a sette anni, come la cresima.
Di Gianfranco Livio mi sembra giusto
ricordare non solo i meriti acquisiti
nel campo della industria tessile,
con la quale ha procurato ricchezza
e lavoro a centinaia di persone nella
sua Olgiate e circondario; ma anche
il grande impegno ed i mezzi profusi
per la stampa cattolica. Grande
amico di don Giuseppe Brusadelli,
per decenni direttore del quotidiano
diocesano “L’Ordine”, di cui promosse
la diffusione ed il sostegno economico,
a cominciare dagli anni in cui prevosti
di Olgiate furono indimenticabili
sacerdoti, come don Ambrogio Fogliani
e don Anacleto Brachetti, cui seguirono
altri parroci emeriti, come don Lorenzo
Calori…
La zona di Olgiate è sempre stata nella
diocesi culla di vocazioni, anche laicali.
Credo che sia giusto non perderne la
memoria. Quantomai oggi. Certamente
non mancano le chiamate. Il passato
ci aiuti a pregare affinché oggi non
manchino le risposte….
Anche io, come altri amici, quali
Ferruccio Vignola, Gianfranco Cattaneo,
Camillo Ronchetti e lo scomparso
Federico Ostinelli, ho goduto delle virtù
umane e cristiane di Gianfranco Livio,
per il quale dedico la preghiera che mi
sgorga dal cuore.: “L’eterna gioia dona
a lui o Signore / e splenda a lui la luce
del Tuo volto / e viva nella Tua grazia
per l’eternità. Amen”.
Attilio Sangiani
Como Cronaca
24 Sabato, 30 giugno 2012
Curiosità d’altri tempi
La storia di Tognotto
di Chiavenna
I
Colpito da una grave malattia
ntorno alla metà del Quattrocento
viveva in Valchiavenna un certo
fece voto, in caso di guarigione,
Tognotto de Dorisio, forse da
di lasciare la famiglia e diventare
identificare con l’Antonietto,
frate francescano. Una volta
abitante in Val San Giacomo che nel
1439 davanti al pretore di Chiavenna
guarito e diventato eremita
testimoniava a favore di un Pestalozzi
non resse alle fatiche
accusato di stregoneria.
Tognotto aveva casa, moglie e figli
dell’impegno e “tornò” nel mondo
e sicuramente anche una decente
situazione economica: ma improvvisamente si ammalò e gli eremiti potevano
di un morbo tanto grave che non trovò altro se non far
trovarsi in mille posti,
voto, in caso di guarigione, di lasciare la famiglia e di
spesso accanto ad una chiesa campestre (più tardi
farsi frate francescano della regolare osservanza.
accanto a santuari come quello del Soccorso o di
Fatto il voto, di lì a poco migliorò alquanto in salute
Nobiallo), e se la loro fama attirava più discepoli, il loro
e decise, con il consenso della moglie, di attuare il
eremo poteva trasformarsi in un convento. Così non
suo pio proposito. Si recò dunque al convento dei
accadde all’eremita scelto da Tognotto, che seguiva
francescani osservanti, si può presumere a quello
evidentemente una regola di
di S.Croce in Boscaglia presso Como, l’unico allora
vita rigidamente ascetica, tanto che il discepolo dopo
esistente in diocesi; i frati però, a dispetto delle sue
un po’ di tempo lasciò il mantello e tornò nel mondo.
buone intenzioni, non vollero accettarlo tra loro,
La sua posizione però non era semplice: era
perché era avanti negli anni e di salute ancora
partito da casa dichiarando che andava a farsi frate
malferma.
per adempiere ad un voto, ed era disonorevole
Allora Tognotto andò da un eremita, che lo accolse e
ripresentarsi a quel modo. Forse anche la moglie
lo rivestì del mantello. Come la cocolla e lo scapolare
poteva avere qualche difficoltà a riprendere la
erano i distintivi dei monaci, così il mantello lo era
convivenza coniugale...
degli eremiti, che potevano essere di regola o matrice
Così il buon chiavennasco si rivolse al sommo potere
agostiniana, o francescana, o anche carmelitana...
delle Chiavi, allora saldamente nelle mani di Pio II
Piccolomini, il quale da Siena il 16 luglio 1460 emise
una Bolla, nella quale dichiarava il postulante assolto
da ogni possibile irregolarità, perché non aveva emesso
una professione religiosa formale, e perché non era
guarito del tutto dalla malattia all’origine del suo voto,
e delegava il Vescovo di Como, Lazzaro Scarampi,
all’applicazione di quanto concesso. Allora Tognotto si
presentò a Como davanti al vicario generale, canonico
Bartolomeo Parravicini, il 6 maggio dell’anno seguente
che lo dichiarò del tutto libero da ogni obbligo e
da ogni sanzione canonica, laico in tutto e per tutto,
quindi in grado di riprendere possesso dei suoi
beni patrimoniali, di stipulare contratti eccetera
(naturalmente anche di riprendere la convivenza con
la moglie).
mario longatti
❚❚ Iniziativa benefica
Notizie flash
Un paese in...
pezze. Brienno
rinasce
■ Como
Restauri alla Cappella
del Crocifisso,
in via Napoleona
È partita nei giorni scorsi, al
Poliambulatorio di via Napoleona, a
Como, la risistemazione della Cappella
del Crocifisso, collocata al primo piano
del Monoblocco.
Sotto la supervisione dell’architetto
Salvatore Interlicchia, e grazie al
contributo di alcuni sponsor, il luogo
di culto sarà rivisitato e reso più
accogliente per operatori e pazienti.
Oltre ad aver recuperato e ricollocato
un crocifisso che si trovava nella chiesa
del vecchio ospedale - ora sconsacrata
- , è in via di realizzazione un affresco
sul tema della crocifissione ad opera
della pittrice Anna Catalano, artista di
Mariano Comense.
I lavori termineranno a fine luglio.
C
ade sabato 7 luglio l’anniversario della disastrosa
frana che lo scorso anno cancellò un pezzo di storia di Brienno lasciando irrimediabilmente ferito il
suggestivo borgo medievale, e alcuni suoi abitanti senza
casa o con enormi danni alle proprie attività lavorative.
Alcune appassionate hanno ideato per quella giornata
un momento di solidarietà sotto la forma insolita dell’
“urban knitting”, sulla falsariga dell’evento tenutosi il 6
aprile a L’Aquila che ancora porta le ferite del terremoto.
“Un paese in… pezze: Coloriamo Brienno con l’urban
knitting” è il titolo dell’iniziativa, che fin dalle prime ore
del mattino vedrà il centro storico decorato con pezze a
maglia e all’uncinetto e con fiori fatti a mano. E’ ammesso qualsiasi tipo di filato, però per facilitare l’allestimento è preferibile che i riquadri siano di dimensioni 50x50
oppure 25x25 cm, o anche 40x40 o 20x20. Chi volesse
partecipare può inviare i propri lavori, entro il 29 giugno, a Eletta Revelli, via ai Crotti n. 5, 22010 Moltrasio.
La giornata continuerà con altre iniziative, tra cui il concerto inaugurale della rassegna “Virtuosismi d’Organo”
per cui si esibiranno Angela Citterio al flauto e Ennio
Cominetti all’organo della chiesa parrocchiale (info@
agimuslombardia.com) (g.fo.)
Notizie flash
■ Grandate
In festa per i 50 anni
di indipendenza della
Repubblica del Congo
Una festa per i 52 anni di indipendenza
della Repubblica Democratica del Congo
si terrà sabato 30 giugno a Grandate.
Ad organizzarla, al centro sportivo
di via San Pos è il gruppo volontari
del Congo. Dalle 17 alle 24 ci sarà la
possibilità di guastare i piatti tipici del
Congo con canti e balli dall’Africa.
Scacchi
in mostra
fino al 4
di agosto
al Museo
del Cavallo
Giocattolo
di Grandate
■ Grandate
Il 1° luglio
appuntamento
con la Tosca
S
cacchi di tutte le fogge e dimensioni sono
in mostra – fino al 4 agosto – al Museo del
Cavallo Giocattolo, in via Tornese 10 a Grandate.
L’esposizione è organizzata in collaborazione con il
“Circolo Scacchi Città di Como” per rendere omaggio a
questo gioco giunto dall’India settentrionale del VI o
VII secolo d.C. Tra i set più particolari in esposizione
quello di Mao Tse Tung in bambù e legno verniciato, gli
scacchi a spillo in osso del 18-19 secolo per le partite
ambulanti, set provenienti dalla Mongolia, dal Perù, dai
Paesi dell’est Europa. I bambini si lasceranno affascinare
dalla scacchiera che prende ispirazione dal maghetto di
Harry Potter. Ospite d’onore della mostra, una scacchiera
gigante opera dell’artista Enrico Baj che, ogni sabato
pomeriggio, sarà protagonista di un laboratorio dedicato
ai bambini.
Per info: [email protected]; www.
museodelcavallogiocattolo.it; 031- 382038 031382250. Orari: martedì- sabato, 10.30-12.30 e 15.0018.30, lunedì 15.00-18.30. Chiuso la domenica.
Il Comune
di Grandate
propone,
per
domenica
1 luglio,
alle ore
21, presso
la Sala
“Aquilone”
della
Società
Artsana
spa, la
“Tosca” di
Giacomo
Puccini,
nell’ambito dell’8° edizione della
Rassegna lirica Grandate”. L’ingresso è
libero.
Como Cronaca
ti
Emigran
Il 30 giugno e il 1° luglio appuntamento a Ponte
Capriasca (Canton Ticino) per molti “soci” del sodalizio
Cultura e divertimento
con i “Bellunesi nel mondo”
P
romuovere iniziative
culturali d’interesse
sociale nei luoghi
d’emigrazione,
organizzare viaggi, visite a
parenti in Italia e all’estero,
favorire il contatto con i
giovani per una maggiore
conoscenza del fenomeno
migratorio e della storia,
cultura e tradizioni della
terra d’origine dei loro
padri, sono le principali
attività dell’Associazione
“I Bellunesi nel mondo”
che è attiva anche ad
Olgiate Comasco con una
propria sede che raggruppa
oltre 200 “Famiglie” di
Foto d’archivio
La sezione olgiatese
dell’associazione,
dedicata a don Capraro,
riunisce oltre 200
famiglie di conterranei
conterranei che sabato
30 giugno e domenica
1°luglio parteciperanno
ad un’interessante
manifestazione che si
terrà a Ponte Capriasca, in
Canton Ticino. La Famiglia
Bellunese di Olgiate
Comasco è sorta nel 2002
ed è stata intitolata a don
Giuseppe Capraro per
non dimenticare quanto
questo sacerdote di
Longarone, anche lui per
qualche anno emigrante,
ha rappresentato per le
nostre comunità. Ogni
anno organizza molteplici
attività commemorative,
culturali e ricreative,
come la “Giornata
dell’emigrante” tenutasi
a Valmorea, la “Giornata
Provinciale alla memoria
degli emigranti deceduti
all’estero sul lavoro” che
si è tenuta a Bizzarrone, la
manifestazione nazionale
sull’emigrazione a
Predazzo, gli anniversari
delle tragedie di Stava
e Mattmark, i numerosi
concerti come quello
tenuto dalla Fisorchestra
“G. Rossini” di Santa
Giustina (Belluno) nella
chiesa prepositurale di
Santo Stefano a Tesserete
(Canton Ticino) e
interessanti gite come
quelle in Puglia, ad
Oberamergan (Germania),
a Locarno, sul trenino del
Bernina, al Rifugio Giovio
(Garzeno) e a Germasino in
occasione della “Festa della
valle”.
“Il nostro prossimo
appuntamento – spiega
Michele Boninsegna,
presidente della Famiglia
Bellunese di Olgiate
Comasco – è fissato per
l’ultimo fine settimana
di giugno quando
parteciperemo alla Festa
“Bellunese” in Canton
Ticino. Sabato 30 saremo
presenti al convegno
organizzato dalla Famiglia
Bellunese di Lugano dal
titolo “Un futuro al nostro
passato delle Famiglie
Bellunesi in Svizzera”.
All’incontro sono attesi
giovani e meno giovani
di origini bellunesi e le
varie “Famiglie Bellunesi
della Svizzera invieranno
i loro delegati. Al termine
del convegno, a partire
dalle ore 20, i nostri soci,
amici e simpatizzanti,
parteciperanno alla serata
danzante con musica dal
vivo. Domenica 1 luglio
si terrà invece la “Festa
Campestre Bellunese”
alla Cascina di Ponte
Capriasca, località distante
circa 35 km da Olgiate
Comasco e comodamente
raggiungibile attraverso
il valico stradale di
Bizzarrone – Brusata. Il
ritrovo è previsto per le ore
10, alle 11,30 sarà celebrata
una Santa Messa e alle
ore 13 inizierà il pranzo
conviviale con menù tipico.
Alle 14,30 ci sarà il saluto
delle Autorità e saranno
presenti oltre agli ospiti del
convegno di sabato anche il
sindaco di Ponte Capriasca
signor Marco Consonni e
la nostra “socia” poetessa e
scrittrice Miriam Ballerini
che con la sua ultima
opera poetica “Battiti” ha
trionfato al prestigioso
premio internazionale
“Europa”. Seguirà un
pomeriggio ricreativo
con musica, canti, balli e
una ricca lotteria. Alle 18
avverrà la chiusura ufficiale
delle due giornate”.
La “Famiglia Bellunese”
di Olgiate Comasco, come
gli altri gruppi organizzati
costituiti in Italia e all’estero
nei luoghi di residenza e di
lavoro degli emigranti, è un
centro di schietta amicizia
bellunese, ma anche di
promozione culturale e di
impegno sociale. Chiunque
desideri informazioni su
tutte le sue iniziative può
rivolgersi presso la sede in
via Milano 30 ad Olgiate
Comasco, tel. 031-946082.
Paolo Borghi
❚❚ Novità. Positivo successo per la “prima”
Pesce insubrico all’Ittico di Milano
P
rodotti ittici ancora poco noti ma dalla filiera corta e garantita approdano al
mercato ittico di Milano. Grazie al protocollo d’intesa firmato sabato 16 giugno nelle
sale del Mercato Ittico di Milano da parte dei
rappresentanti di Regione Lombardia, Province di Como, Lecco, Sondrio e Varese, Apeca, Anapi Pesca, Apat e Sogemi specie ittiche
considerate “povere” come carassio, siluro, e
gardon provenienti dai laghi di Como, Maggiore, Comabbio, Mezzola e Varese verranno
commercializzate presso la struttura milanese. “Si tratta di qualità ittiche che nelle nostre
zone vengono consumate previa trasformazione, come l’affumicatura o la marinatura”
commenta Carlo Romanò, funzionario del
settore pesca della Provincia di Como, capofila del progetto Interreg “Valorizzazione sostenibile dei prodotti ittici tradizionali ed in-
novativi dei laghi insubrici” che sostiene
l’iniziativa e che ha offerto il brunch finale a base di prodotti ittici lacustri dell’area
insubrica. “In altre culture invece, come
quella slava, alcune di queste specie, e mi
riferisco nello specifico al pesce siluro,
sono considerate delle prelibatezze. Per
questo il canale offerto dal mercato ittico
consente di raggiungere intanto tutti gli
extracomunitari interessati all’acquisto
del pesce, favorito anche dal basso costo
al chilo. La bontà dell’idea è già confermata
dai primi risultati di vendita di sabato mattina: tutto il pesce siluro a disposizione, circa 1
quintale, è andato esaurito in pochi minuti”.
Pesce che, spiega Romanò, “non ha nulla a
che fare con quello pescato, anche abusivamente, nelle acque poco pulite del Po, con
tutti i giusti dubbi sulla qualità della carne.
E’ molto importante segnalare che il pesce in
vendita al mercato ittico, il siluro così come
le altre specie, proviene tutto da acque dolci
di lago, dalla salubrità verificata e costantemente monitorata, e da attività di pesca professionale e non dilettantistica, o peggio, abusiva. Le resistenze all’acquisto sono comprensibili, poiché non si tratta di specie che non
hanno fatto parte sinora della nostra cultura,
ma la salubrità e il controllo di filiera sono
garantite”.
Sabato, 30 giugno 2012 25
Notizie flash
■ Villa Guardia
Addio alla Carnini: la
protesta dei sindacati
Un duro colpo per la Carnini, la
storica azienda del gruppo Parmalat,
che da 80 anni distribuisce il latte in
provincia di Como. é dei giorni scorsi
la notizia della decisione di Parmalat
di chiudere la linea di produzione con
sede a Villa Guardia (dove lavorano un
centinaio di persone) e il suo probabile
trasferimento nel bergamasco. L’attuale
sede di viale Rimembranza dovrebbe
restare come polo logistico.
Immediata la reazione delle forze
sindacali, le rappresentanze RSU dei
lavoratori legate a Fai CISL e a Flai
CGIL di Como, che hanno diffuso una
nota manifestando il profondo disagio
per la situazione.
“L’assemblea dei lavoratori della Carnini
riuniti oggi 25 giugno nella sede di
Villaguardia - recita la nota - non
condivide la decisione comunicata
da Parmalat nell’incontro tenutosi lo
scorso venerdì 22 giugno presso il
Ministero dello Sviluppo economico
(MISE) di chiudere le produzioni.
La Carnini è un azienda che all’interno
del gruppo Parmalat ha sempre avuto
ottime performances, una buona
redditività ed efficienza produttiva.
La produzione Carnini è strettamente
legata al territorio, infatti oltre il
50% del latte prodotto proviene dalle
stalle delle province di Como e Varese,
il restante dalla Valtellina attraverso
l’approvvigionamento presso una
quarantina di produttori, rappresenta
quindi un esempio di “Filiera Corta”
un possibile modello di valorizzazione
delle produzioni locali, attraverso
un legame stretto tra produttori e
industria locale, la Carnini di Villa
Guardia garantisce un prodotto di
elevata qualità ai consumatori, la
giusta remunerazione ai produttori
locali oltre all’occupazione degli
addetti interessati”.
“I lavoratori - prosegue la nota chiedono a Parmalat di mantenere
la produzione dei siti di Carnini
Villa Guardia - Cilavegna e pertanto
proclamano:
1. Il blocco immediato dello
straordinario;
2. Uno sciopero di due ore da svolgersi
in concomitanza con l’incontro alla
Confindustria Parmense il prossimo
4 luglio, incontro nel quale Parmalat
dovrà presentare il Piano Industriale e
le Mission dei vari siti;
3. I lavoratori danno mandato a Fai
CISL e Flai CGIL di chiedere un incontro
con il Prefetto di Como per valutare
possibili alternative”.
Como Cronaca
26 Sabato, 30 giugno 2012
Presentati i restauri. Lo scorso venerdì 22 giugno
Ossuccio: la XII cappella
Le opere sono state
eseguite con i fondi della
Soprintendenza dei Beni
Artistici e Architettonici
della Lombardia. Presenti
anche mons. Flavio Feroldi
e don Andrea Straffi
V
enerdi 22 giugno sono stati
presentati i restauri completati
alla Dodicesima Cappella
del Sacro Monte di Ossuccio,
alla presenza, tra gli altri, di mons.
Flavio Feroldi, don Andrea Straffi, del
sindaco di Ossuccio Giorgio Cantoni e
di molti fedeli e appassionati d’arte e
di storia. Le opere, eseguite con fondi
della Soprintendenza ai Beni Artistici
e Architettonici della Lombardia, della
Fondazione Comunità Comasca e
del Santuario Madonna del Soccorso,
hanno riguardato tutti gli aspetti:
dalla copertura della cappella, alla
deumidificazione, agli affreschi, alle
statue. Dopo la benedizione impartita
ai presenti da padre Elia De Carli è
stato possibile visitare (con molta,
molta prudenza, passando su tappetini
appositi) la cappella restaurata, quindi
si è saliti al Santuario dove sono state
proiettate le immagini dei lavori.
Il dott. Daniele Pescarmona della
Soprintendenza ha aperto gli interventi
degli esperti, segnalando tra l’altro come
la presenza costante dei Frati Cappuccini
al Santuario abbia favorito l’avvio di
interventi di recupero, sia per l’interesse
e l’animazione suscitati attorno al Sacro
Monte, sia in quanto gli enti pubblici
hanno così avuto un interlocutore stabile
con cui dialogare.
Don Andrea Straffi, responsabile
diocesano per l’Arte Sacra, ha
sottolineato che la Cappella restaurata
raffigurante l’Ascensione simboleggia e
compendia l’esperienza stessa dei Sacri
Monti, quale pellegrinaggio in ascesa,
che è anche cammino dell’anima verso il
cielo. E ha poi evidenziato la somiglianza
S
ritorna
il battello
spazzino
u richiesta del Comune
di Como il commissario
straordinario della Provincia
di Como, Leonardo Carioni, ha
approvato, lo scorso 22 giugno,
la convenzione tra la Provincia
e il Comune di Como per
l’utilizzo del battello spazzino.
L’approvazione di questo atto
consentirà di riprendere una
collaborazione costruttiva tra
i due enti, che permetterà di
garantire la regolarità della
pulizia del primo bacino del
del Cristo che ascende nella cappella
con il Risorto del transetto del Duomo
di Como (posteriore di due anni, e del
medesimo autore Agostino Silva).
Quindi l’architetto Roberto Segattini e il
direttore del team di restauratori Fabio
Bevilacqua hanno dettagliatamente
illustrato i vari interventi, non
puramente conservativi ma in parte
anche sostitutivi pur mantenendo fermo
il principio della reversibilità: in altre
parole, la concezione ‘moderna’ del
restauro vorrebbe che si conservasse
quanto resta, senza aggiungere cose
posticce, ma guardando anche alla
funzione di devozione delle Cappelle
ossuccesi si è cercato di supplire alle
lacune ove fosse ragionevolmente
ipotizzabile l’aspetto originario. Alcune
lacune degli affreschi, danneggiati
dall’umidità, sono state riempite
con colori neutri, mentre alle statue
in terracotta sono stati riattaccati
i frammenti caduti e, dove fossero
irrimediabilmente perduti come nel
caso di mani e piedi di alcuni Apostoli,
sostituiti da parti nuove però facilmente
riconoscibili e asportabili. Hanno
Lario, a beneficio dell’ambiente e
dell’immagine turistica del lago.
In particolare l’accordo prevede
che per la durata di 3 anni, con
la possibilità di proroga per
ulteriori tre, la Provincia metta a
disposizione del Comune non solo
il battello, ma anche un supporto
economico, rimborsando le spese
sostenute per il funzionamento
del servizio: costi del carburante
(verranno riconosciuti al 100%);
costi per la manutenzione del
natante (verranno riconosciuti al
100%); costi per lo smaltimento
e/o recupero dei detriti
galleggianti raccolti dal Comune
(verranno riconosciuti al 50%
rispetto a quelli sostenuti e
stimato nell’importo massimo
presunto di 35mila euro iva
esclusa).
Nella convenzione è previsto
inoltre che, nella gestione del
materiale galleggiante raccolto,
si privilegi il recupero degli scarti
legnosi, prioritario rispetto allo
smaltimento in discarica.
❚❚ Contro il Comune di Gera
Pian di Spagna:
monito di WWF,
Legambiente e Cros
D
ura presa di posizione di Legambiente, WWF e CROS contro un provvedimento autorizzato dal comune di Gera
Lario all’interno dell’area del Pian di Spagna.
Le organizzazioni firmatarie del documento
“denunciano – si legge nella nota diramata
nei giorni scorsi - il grave attacco all’integrità,
peraltro già compromessa, della Riserva Pian
di Spagna e lago di Mezzola”.
“Il Comune di Gera Lario – prosegue la nota ha rilasciato il 1° giugno il permesso di costruire in un’area di massima naturalità, in zona
umida protetta dalla Convenzione di Ramsar
(Convenzione mondiale per la protezione
delle zone umide),
in un SIC (Sito di
importanza comunitaria) e in una ZPS (Zona a Protezione
Speciale per gli uccelli). Un atto grave che
guarda all’interesse di un privato invece
che alla tutela di una riserva naturale di
enorme valore ambientale lungo uno dei
corridoi migratori più importanti d’Italia.
L’area è vicina alla foce dell’Adda in zona
soggetta a esondazione, con la possibilità
che in futuro ancora una volta si spendano soldi pubblici per danni derivanti dal
costruire in zone a rischio”.
lavorato all’opera: Fabiola Mischiasti,
Marta Rigetti, Serena Comini, Chiara
Masia, Sara Caraccio, Lorella Pezzolato,
Fabio Bevilacqua. (g.fo.)
“Le associazioni ambientaliste – conclude
il comunicato - intendono ricorrere contro
il provvedimento e chiedono la sospensione dell’intervento per una valutazione complessiva dell’incidenza sull’intera area. In tal
senso hanno sollecitato il presidente della Riserva e la Regione richiamando l’attenzione di
quest’ultima sull’opportunità di una sospensiva in attesa dell’approvazione del nuovo Piano di gestione della Riserva che dovrà ribadire
l’inedificabilità dell’area”.
«Immediatamente dopo il mio
insediamento – il commento
dell’assessore comunale
all’Ambiente Bruno Magatti - mi
sono preoccupato di portare
a compimento questo iter,
già avviato dalla precedente
amministrazione lo scorso
gennaio, e sono molto contento
del fatto che il commissario
Carioni abbia corrisposto alle
nostre sollecitazioni. Finalmente
oggi siamo nelle condizioni di
poter riavviare il servizio».
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Sui passi del Santo
Sabato, 30 giugno 2012 27
Il Cammino. Itinerario ormai definitivo, nell’ambito del progetto omonimo
U
n piccolo “Cammino
di Santiago” tra i
monti e le valli delle
provincie di Como e di
Sondrio ricalcando, a piedi,
le orme del “nostro” don
Luigi Guanella, montanaro
e camminatore instancabile.
È ormai definito il cammino
“Sui passi di don Luigi
Guanella”, nell’ambito
del progetto omonimo,
proposto dalla Provincia
“Sacro Cuore” dei Servi
della Carità e sostenuto da
Fondazione CARIPLO, da
numerose istituzioni ed enti
(tra cui le Figlie di Santa
Maria della Provvidenza, la
Diocesi di Como, la Provincia
di Sondrio, la Provincia di
Como, le Comunità Montane
Valchiavenna, Valtellina di
Morbegno e Valli del Lario
e del Ceresio, i Comuni
interessati, le Parrocchie,
la Fondazione Credito
Valtellinese, il BIM dell’Adda,
la Camera di Commercio
di Como), oltre che da
associazioni e gruppi culturali
ed escursionistici locali.
Si tratta di un percorso
pedonale che congiunge
Campodolcino a Como, lungo
antichi sentieri (Via Spluga,
Via Bregaglia, Via Francisca,
Via Regina) e passando per i
luoghi più importanti legati
alla vita del nostro Santo. Ne
scandiscono le tappe edifici
religiosi, realtà educative e
assistenziali, musei e aree
espositive che ci parlano
ancora di lui.
Dalla casa natale di Fraciscio,
alla chiesa parrocchiale
di S. Giovanni Battista di
Campodolcino dove fu
battezzato, al “Motto del
vento” di Gualdera, al
Santuario di Gallivaggio, a
Olmo, a Chiavenna, a Prosto
di Piuro, a Savogno, a Nuova
Olonio, a Traona, a Pianello
del Lario e poi, in battello, a
Como, fino al Santuario del
Sacro Cuore, dove riposano le
sue spoglie. Centocinquanta
chilometri “dalle aspre
montagne innevate della valle
San Giacomo, alle paludi del
Pian di Spagna, alla dolcezza
dei terrazzamenti della bassa
Valtellina, alla incomparabile
bellezza del Lario, all’eleganza
delle città di Chiavenna e
Como: un colorato ventaglio
di paesaggi sotto ‘quel cielo
di Lombardia, così bello
quand’è bello, così splendido,
relative alla relazione tra don
Guanella e il luogo, nonché
le indicazioni stradali per
raggiungerlo. Sulla mappa è
anche indicata la presenza di
altri punti di interesse turistico e
di servizi posti in prossimità del
percorso, utili alla pianificazione
del pellegrinaggio o della visita.
Oltre a ottenere le informazioni
sul percorso in tempo reale,
è possibile stamparle oppure
scaricarle in files in formato kml e
gpx. Per agevolare l’utente all’uso
di questa mappa interattiva è
stata predisposta una dettagliata
guida all’utilizzo.
La sezione “Percorsi e sentieri”
contiene anche le indicazioni sui
sentieri meditativi, scanditi dai
pensieri di don Guanella.
Nella sezione “Media +
Multimedia” sono raccolti i
video e le audioguide scaricabili
in formato Mp3 del Museo
“Don Luigi Guanella” di Como,
alcune immagini panoramiche
esplorabili dei principali punti
guanelliani e la Rassegna Stampa
con i file pdf di alcune pagine
web o di quotidiani e periodici
che hanno parlato del progetto e
del percorso.
Dalla casa natale
di Fraciscio,
alla chiesa
parrocchiale di S.
Giovanni Battista
di Campololcino,
a Gualdera, a
Gallivaggio, a
Traona, a Pianello.
E altro ancora,
fino a Como
così in pace’ (A. Manzoni, I
Promessi Sposi, cap. XVII), che
accompagna il pellegrino nel
cammino, immagine di quella
mano provvidente di Dio in
cui don Guanella ha sempre
confidato”.
Il sito internet
L’itinerario è stato rilevato
dall’associazione Iubilantes
con il sistema WebGis,
utilizzando il protocollo
ProtSIS, specifico per la
sentieristica, adottato come
standard dalla Regione
Lombardia.
Dal lavoro congiunto dei
tecnici di Iubilantes e di
Meroni Comunicare è
nato il grande sito in sei
lingue del progetto www.
suipassididonguanella.org
(disponibile per ora solo la
versione italiana).
In home page spicca la
fotografia del nuovo Santo e
la presentazione del progetto,
oltre ai link ai siti guanelliani
principali, ai loghi e alla
citazione degli enti e delle
associazioni sostenitrici.
Nella sezione “Don Guanella
e i suoi luoghi” si possono
trovare informazioni sulla
vita e sul carisma di don Luigi
Guanella e sui ventotto luoghi
più importanti della sua
vicenda.
Nella sezione “Percorsi e
sentieri” è riportata la mappa
interattiva tridimensionale
del percorso, con tutte le
informazioni necessarie
per pianificare il proprio
itinerario. Selezionando i
punti di partenza e di arrivo
desiderati su una mappa
basata su Google Earth, è
possibile avere una serie
di informazioni utili alla
valutazione personale delle
difficoltà di percorrenza
di quel particolare tratto:
la tipologia del percorso,
il tipo di fondo, il grado di
pericolosità, l’altimetria.
Cliccando sui punti di
interesse guanelliano,
è possibile visualizzare
informazioni e immagini
La segnaletica
In prossimità dei luoghi
guanelliani sono stati posizionati
cartelli bilingui (italiano e
inglese) che ricordano la
relazione tra il sito e don
Guanella; nella parte inferiore di
questi cartelli sono stati realizzati
dei QR-code per consentire la
visualizzazione su dispositivi
smartphone, via web, della
traduzione in francese, tedesco,
spagnolo e portoghese del testo.
Presto il percorso sarà anche
corredato di opportuna
segnaletica con il logo del
progetto (mutuato dal logo del
Museo “Don Luigi Guanella”
di Como, che evidenzia
un’immagine stilizzata di don
Guanella con le sue montagne),
accanto ad una speciale icona
del pellegrino, già presente
sul Cammino di Santiago di
Compostela, per identificare il
cammino come pellegrinaggio.
Oltre al percorso pedonale,
saranno segnalati itinerari in
auto per raggiungere i luoghi
guanelliani.
Lungo il percorso, in luoghi ad
alto flusso turistico concordati
con le amministrazioni locali, è
previsto anche il posizionamento
di cartelli di percorso.
pagina a cura
di SILVIA FASANA
■ Accanto al grande itinerario
I cinque sentieri meditativi
A
ccanto al grande itinerario “Sui
passi di don Luigi Guanella”, sono stati realizzati cinque “Sentieri
Meditativi” in altrettanti luoghi significativi, che costituiscono il “cuore” del
progetto. I sentieri sono accompagnati e
scanditi da piccoli pannelli in alluminio
con frasi di San Luigi Guanella su temi
specifici, supportati da basi in legno di
rovere massiccio. Il primo sentiero meditativo porta da Fraciscio a Gualdera
e affronta il tema “Chiamati a volare in
alto” - La vita dell’uomo e la sua vocazione. A Fraciscio, infatti, Luigi Guanella
ha avuto la vita; a Gualdera l’intuizione
della sua vocazione alla carità. Il secondo sentiero meditativo invece è attorno
all’abitato di Olmo, sul tema “Andiamo
al Padre” - La paternità di Dio; in questo
luogo infatti, in un momento particolarmente difficile, don Guanella ha spe-
rimentato nella sua vita l’intensa vicinanza di Dio, Padre tenero e amorevole.
Il terzo sentiero meditativo si snoda ad
anello all’interno della Riserva Naturale
Pian di Spagna – Lago di Mezzola, nella
zona della Cascina della Poncetta, in un
incomparabile scenario naturale di zona umida. Il tema è “Con confidenza e
amore” - La pedagogia guanelliana; nel
Pian di Spagna, con la bonifica di una
parte della palude e la creazione di un
villaggio chiamato Nuova Olonio, don
Guanella ha manifestato tutta la sua
attenzione educativa alla promozione
integrale della persona, cercando di dare una risposta ai bisogni più profondi
dell’uomo: «Pane e Signore».
Sul lungolago di Pianello del Lario,
dietro la chiesa parrocchiale, si trova
il quarto sentiero meditativo sul tema:
“Come i gigli del campo” - La Provviden-
za. A Pianello don Guanella sperimentò potentemente la divina Provvidenza
e, dopo le difficili prove di Traona e di
Olmo, finalmente scoccò per lui «l’ora
della misericordia»: la sera del 5 aprile
1886 da questo lungolago partì la celebre “barchetta” con alcune suore e orfanelle alla volta di Como, per avviare
quella che diventerà poi la Casa “Divina
Provvidenza”.
Nel verde parco della casa Santa Maria
della Provvidenza di Lora, Casa madre
delle suore guanelliane, sarà posizionato il quinto sentiero meditativo, sul
tema “Fare un po’ di bene” - La carità,
perché da Como infatti, don Guanella,
con l’aiuto delle sue suore, dei suoi sacerdoti e degli amici laici, portò la sua
intraprendente voglia di bene in molte parti d’Italia, in Svizzera e perfino in
America.
Valli Varesine
28 Sabato, 30 giugno 2012
Il Grest
protagonista
nell’estate
della
Valcuvia
S
i muove la tribù del Grest lungo i
sentieri che portano ai campi e ai
boschi. Si agitano i bambini e i
giovanissimi accompagnati da animatori
e animatrici, parroci e suore…è una festa
che si trasmette in tutta la Valcuvia,
rimbombante di grida e di canti cadenzati,
oppure di silenzi che danno spazio a brevi
momenti formativi. L’impegno non manca
e si alterna al gioco. A Casalzuigno si è
aperto anche un laboratorio di costruzione
di aerei, sotto la guida del prof. Martegani,
il quale anche quest’anno ripropone la
felice attività che già lo scorso anno ha
destato interesse non solo da parte dei
ragazzi, ma anche degli adulti. Così, come
a Casale, ovunque fioriscono laboratori di
ogni genere per accontentare gli interessi
dei giovanissimi. Il GREST è un formidabile
momento formativo per i ragazzi e di
sollievo per le famiglie. Questa attività
può durare lo spazio di due settimane,
oppure coprire una bella fetta di vacanza;
dipende dalle disponibilità e dalla volontà
Per l’occasione
la Comunità montana
Valli del Verbano
ha finanziato la
sistemazione del
sentiero che porta
alla prima cascata
Manifestazioni
■ Vararo
Successo per la
“Festa del Boscaiolo”
L
Alpini in
festa alle
Cascate di
Cittiglio
S
i svolgerà (tempo permettendo)
sabato 30 giugno e domenica
1° luglio la tradizionale “Festa
Alpina alle Cascate”, organizzata
dalla sezione Alpini di Cittiglio nel prato
posto ai piedi delle tre cascate formate
nella valle di Vararo dal torrente San
Giulio. Il luogo sarà accessibile anche
in notturna grazie al sentiero nel bosco
che gli alpini provvedono ad illuminare
per rendere agevole il percorso. Il
programma prevede cena alpina la
sera del sabato dalle 18.30 alle 22.30;
la domenica alle 10.30 l’alzabandiera,
seguita, alle 10.45, dalla S. Messa al
campo. Dalle 12.00, fino a sera sarà
invece attivo uno stand gastronomico
con specialità della tradizione locale.
Quest’anno la vigilia della festa è allietata
dalla comunicazione che la Comunità
montana Valli del Verbano ha proprio
in questi giorni ultimati i lavori per
sistemare il tratto di sentiero che dal
prato delle feste porta fino
alla prima delle tre cascate
di Cittiglio. Da alcuni anni,
infatti, il transito lungo il pur
breve percorso era di fatto
reso difficoltoso e disagevole
dai dissesti che si erano
verificati a causa di alcuni
violenti temporali ed eventi alluvionali
che avevano causato smottamenti e
cadute di piante lungo il percorso.
A questo disagio era da aggiungere
il deperimento che aveva ormai
interessato le staccionate e i ponticelli
che in passato erano stati messi in opera
lungo il sentiero dagli alpini cittigliesi.
Per rendere ancora sicuro il transito dei
turisti e degli appassionati di montagna
attratti dalla cascata e dal fresco della
valle, si sono fatti lavori per recuperare i
ponticelli, allargare il sentiero, sostituire
le staccionate in legno e posare funi
metalliche a lato del sentiero per rendere
sicuri i punti più critici del percorso.
“Tra gli obiettivi dell’ente montano
– afferma il presidente di CM Marco
Magrini - c’è innanzitutto la difesa
dei versanti delle nostre montagne,
tanto belle quanto fragili. Le frane,
purtroppo protagoniste di episodi di
cronaca, sono la dimostrazione che
la montagna necessita di costante
attenzione e manutenzione per poter
prevenire i pericoli di dissesti del suolo,
soprattutto in concomitanza con forti
piogge. Per questo motivo – prosegue
Magrini - Comunità Montana, e le
Amministrazioni che ne fanno parte,
sono concordi nell’investire importante
risorse per la difesa del suolo”.
A tal proposito all’interno del PISL
– Piano integrato di sviluppo locale
- approvato dai Sindaci e da Regione
Lombardia, si è dato spazio ad un
corposo progetto di 126 mila euro,
dedicato agli interventi da mettere in
atto sul versante franoso del Monte
Nudo, nel Comune di Cittiglio, e
ad altre due opere, nei comuni di
Duno e Castello Cabiaglio, interventi
tutti finalizzati a ridurre il rischio
di smottamenti del suolo, caduta di
massi e alberi e frane. Grazie anche
all’Amministrazione comunale di
Cittiglio, infatti, Comunità Montana,
interverrà prossimamente anche per
ripristinare e garantire la sicurezza del
sentiero che porta alla seconda e poi alla
terza cascata di Cittiglio, migliorando,
così, l’accessibilità a queste ricercate
mete del turismo locale.
A.C.
❚❚ Domenica il raduno interarma. Nuova sede per la Protezione Civile
A Marzio una domenica Tricolore
D
omenica 24 giugno la piccola comunità marziese ha vissuto e fatto vivere alle centinaia di persone venute da
fuori una grande giornata all’insegna di un
grandissimo civismo e di una forte italianità.
Fortemente voluta dal giovane Sindaco, geometra Frontali, che ha saputo coinvolgere
tutte le associazioni locali e della zona, la manifestazione definita “Primo raduno interarma” ha richiamato in paese tutte le rappresentanze delle forze armate di cielo, di terra
e di mare. C’erano i bersaglieri, i paracadutisti
della Folgore, i marinai, i fanti, i finanzieri, i
carabinieri, i vigili del fuoco, gruppi della protezione civile, gli alpini; insomma una partecipazione militare contata in duecentocinquanta presenze provenienti anche dal Friuli e dal Piemonte. Lo stesso Sindaco, fregiato
della sua appartenenza militare, era con loro
lasciando il vice sindaco a fare gli onori di
casa. Annunciata dallo speaker, la sfilata, iniziata con la fanfara dei bersaglieri di Vergiate
che hanno dato il brio a tutta la cerimonia, si
di impiantar giorno dopo giorno nuove
idee da parte dei giovani educatori e dai
volontari adulti. Ad ogni modo ovunque si
giri attraversando i nostri paesi, l’atmosfera
è quella gioiosa e spensierata che vivono i
ragazzi al termine delle scuole. All’interesse
verso il gioco, alla socializzazione e a
tutto ciò che porta alla crescita morale
dei ragazzi, deve trovare spazio anche la
riflessione, questo ogni giorno, per dare
senso alla proposta del GREST.
SERGIO TODESCHINI
è svolta tra gli applausi della folla e delle
Autorità che assistevano al passaggio dal
terrazzo della “cà vegia”. Abbiamo notato
il Prefetto di Varese, il consigliere regionale
Alfieri, il presidente della provincia , della
Comunità Montana, i Sindaci dei comuni
vicini, Ufficiali dell’Arma, delle Fiamme
Gialle ed altre ancora.
I gruppi, raggiunta la zona del cimitero,
hanno assistito al solenne suono del silenzio alla scopritura di due lapidi: ai caduti
di tutte le guerre ed al soldato.
Al termine tutti si sono portati sotto il tendone appositamente allestito per assistere
alla S. Messa celebrata dal novantottenne
monsignor don Luigi che al suo ingresso
è stato salutato da un’ovazione generale,
segno dell’affetto e della stima che gode.
Lo aiutava nel rito religioso Stefano, studente di teologia al seminario di Lugano.
Le offerte raccolte saranno destinate ai
terremotati dell’Emilia.
Terminata la celebrazione, dopo l’esibi-
zione di un gruppo di ragazzi, il Sindaco ha
consegnato premi e benemerenze agli esponenti militari e civili, esprimendosi con simpatiche motivazioni. In primis però la donazione al loro amato parroco dell’immagine del
Sacro Cuore a Cui don Luigi è tanto devoto,
una riproduzione eseguita da una marziese,
di quella esistente all’Università Cattolica di
Milano. Sul retro la firma di tutte le famiglie
di Marzio.
La mattinata si concludeva con l’inaugurazione della sede della Protezione Civile che
ha trovato collocazione nello stabile già della scuola elementare. Si erano ormai fatte le
tredici e trenta e, quindi, era ora di pranzo per
quanti avevano deciso di rimanere anche per
assistere nel pomeriggio all’esibizione del coro monte Piambello in canti della montagna.
Complimenti a tutta l’Amministrazione comunale per questa bellissima iniziativa che
veramente ci ha uniti tutti sotto una sola bandiera. All’anno prossimo.
Ni. Sa.
a “Festa del boscaiolo” si è svolta,
domenica 24 giugno a Vararo
(frazione montana del comune di
Cittiglio). A promuovere l’iniziativa
l’associazione Vivi Vararo, con il
patrocinio del Comune. Una bella
giornata di sole ha fatto da cornice ad
una manifestazione ben organizzata e
ben riuscita che ha attirato sul monte di
Cittiglio tanta gente, contenta di godere
della natura del luogo e apprezzare le
sfide che si succedevano nel “ring” dei
boscaioli. Le diverse gare di taglio col
resegone, con l’ascia, con la motosega,
si sono succedute mettendo alla prova
l’abilità e il fisico dei partecipanti.
Tutti si sono divertiti, gustando le
specialità che l’associazione Vivi Vararo
aveva preparato e godendo anche del
mercatino organizzato per l’occasione.
Una giornata positiva che ha portato
vivacità e visitatori nella bella frazione
montana di Cittiglio.
■ Brenta
Fino a domenica 8 luglio
il “Palio della Rosa”
È
iniziato lunedì scorso, 25 giugno e
proseguirà fino a domenica 8 luglio
la prima fase del “Palio della Rosa” che
ha visto le cinque contrade di Brenta
sfidarsi la sera al parco pubblico in
diverse specialità e discipline.
La contrada che uscirà vincitrice dalla
competizione paesana avrà il privilegio
di porre, durante la festa della Beata
Vergine delle Grazie di San Quirico del
prossimo settembre, la tradizionale rosa
d’oro tra le mani della Madonna.
■ Gemonio
La comunità e la
ricorrenza di San Pietro
N
ell’ambito della festa patronale di
San Pietro la parrocchia di Gemonio
ha organizzato una serie di eventi che
iniziati il 25 giugno si protrarranno sino
al prossimo 6 luglio.
Venerdì 29 giugno, alle 21, si tiene
la S. Messa nella chiesa romanica di
San Pietro nel giorno della festa del
Santo. A presiedere la celebrazione
i sacerdoti del vicariato di Cittiglio.
Altre Messe dedicate sono programmate
per le ore 8.30 e per le ore 10.00 di
domenica 1° luglio. Al termine di
ciscuna Messa si svolgerà l’incanto
dei canestri. Alle ore 18.00 momento
di preghiera comunitario a chiusura
della festa. Ultima appendice - questa
volta culturale - legata a San Pietro
si avrà alle ore 21.00 di venerdì 6
luglio quando don Andrea Straffi direttore dell’ufficio diocesano per l’arte
sacra e per i beni culturali diocesani
- interverrà per la presentazione
degli interventi di restauro del 3°
lotto degli affreschi che decorano la
chiesa di S. Pietro. Precederà l’incontro
un momento di preghiera in cui la
comunità di Gemonio ricorderà i 20 anni
di sacerdozio di don Andrea che in
Valcuvia ha vissuto la sua esperienza
diaconale nel 1991 - 1992.
A.C.
Sondrio Cronaca
Chiesa e modernità:
sguardo europeo
“L
a Chiesa e la modernità: uno sguardo europeo”. Questo il titolo della
conferenza che lo storico ed editorialista del Corriere della Sera
Sergio Romano ha tenuto lo scorso 23 giugno presso la gremita
Sala Besta della Banca Popolare di Sondrio. Nell’introdurre il
relatore e la relazione, il presidente Piero Melazzini ha messo a fuoco il tema.
La Chiesa cattolica si trova oggi a dover affrontare una società radicalmente
trasformata dalle due grandi rivoluzioni degli ultimi decenni: quella sessuale
e quella tecnologica, con le sue implicazioni biologiche e bioetiche, potenziali
minacce alla funzione e missione della Chiesa. Sergio Romano ha affrontato
quest’argomento nel libro-inchiesta che è stato presentato all’inizio dell’incontro.
S’intitola: La Chiesa contro. Dalla sessualità all’eutanasia tutti i no all’Europa
moderna. Il celebre ex-ambasciatore che fu in Russia ai tempi della perestrojka lo
ha scritto a quattro mani insieme al figlio Beda.
«Oggi la Chiesa cattolica deve affrontare sfide e problemi come mai è accaduto
in passato», ha esordito, nel suo eloquio garbato, il relatore, per poi subito
ripercorrere la trasformazione che la Chiesa stessa ha già dovuto compiere nel
trascorrere dei secoli, fino alla perdita del potere temporale e allo scontro con
le nuove ideologie classiste, che la costrinsero a pensare a una propria dottrina
sociale, siglata dall’Enciclica Rerum Novarum, di papa Leone XIII. Il ricordo di
questo evento è servito a Romano per sottolineare l’estrema difficoltà dei tempi
nuovi. Allora la Chiesa si trovò a trattare con delle circoscritte classi sociali, quella
borghese, quella operaia. Oggi, invece, è sfidata da una classe indefinibile. Sono le
singole persone che, grazie alla tecnologia, possono rivendicare il proprio diritto
di scelta su temi un tempo indiscutibili, come la nascita, la procreazione, la morte.
Il giornalista ha, quindi, accennato in modo rapido ai resoconti approfonditi
nel libro, che mostrano come gli Stati europei hanno cercato di adattare le loro
legislazioni laiche a questi cambiamenti radicali, prescindendo dal pensiero
della Chiesa. In Danimarca, ha raccontato, esiste per esempio un ottimo centro
per la procreazione assistita, che secondo Romano, ha una ragione storica.
Dipenderebbe dal fatto che in questo paese di marinai, segnato dalle lunghe
● Incontro ecumenico
lo scorso lunedì
a Sondrio
I
● Sono intervenuti
monsignor Zubiani e
il pastore D’Archino
Sabato, 30 giugno 2012 29
assenze degli sposi trattenuti dal mare, il
problema di poter programmare le nascite è
questione umana profondamente avvertita.
Il libro precisa che la Danimarca «esporta
liquido seminale nei ventisette paesi
dell’Unione europea, anche quando il suo
uso è illegale nel paese di destinazione,
come in Italia e in Germania».
L’Olanda è stata, invece, il primo Stato
europeo ad avallare nel 2001 il matrimonio
tra omosessuali. Lo spirito liberale
tipicamente olandese, ha sottolineato
Romano, ha avuto il sopravvento sulle
forti resistenze della Chiesa. L’eutanasia
assistita viene, invece, applicata, peraltro
secondo uno scrupoloso regolamento,
in Svizzera, nel cantone di Zurigo. Anche
di ciò, Romano ha rintracciato una
motivazione storica: «Il codice svizzero»,
ha detto, «tradizionalmente permetteva il
suicidio assistito dell’ufficiale disonorato».
Una licenza che, in quel cantone, è ora
stata estesa ad altre circostanze. Infine,
un accenno alla Gran Bretagna e alla sua
legislazione che consente il prelievo delle
cellule staminali dall’embrione entro
le prime due settimane (per gli inglesi
fase pre-embrionale) e che legittima le
inquietanti ricerche sulla clonazione.
«In Italia la Chiesa non rinuncia a fare
battaglie più intransigenti e inflessibili di
quelle che è in grado di fare altrove, anche
perché può contare su una classe politica
più debole e opportunista di quella con cui
deve trattare negli altri paesi dell’Europa
cristiana». Questa frase evidenziata sulla
quarta di copertina del libro, sintetizza il
senso di quanto Sergio Romano ha detto
in seguito e, cioè, che rispetto agli altri
Paesi europei lo Stato italiano ha avuto,
negli ultimi anni, maggiori difficoltà
nell’affrontare le questioni in causa
soprattutto per via di una classe politica
condizionata dai problemi di Berlusconi.
«L’ex presidente del consiglio», ha detto,
«è stato un grande procrastinatore a
causa della sua debolezza, dovuta al suo
conflitto d’interessi e al fatto che ha avuto
bisogno dell’appoggio dei suoi alleati per
promulgare le tante leggi ad personam,
ritagliate in funzione delle sue esigenze».
Per compensare questa sua debolezza,
ha aggiunto, Berlusconi ha chiesto anche
l’appoggio della Cei, che in un certo
momento è diventata una sorta di «terza
camera del parlamento».
Il pubblico è intervenuto con numerose
domande, tra cui una sul concetto di
“relativismo”. «Il Papa vede nel relativismo
il rischio della verità declassata a opinione,
che produce confusione e impoverimento
culturale. Io uso la parola con un significato
diverso e credo nel relativismo come clima
di discussione che permetta la convivenza
delle diverse opinioni», ha spiegato il
relatore.
Infine, ha concluso in risposta a un’altra
domanda, «ho l’impressione che questo
Papa preferisca una Chiesa meno ampia,
ma più forte sul piano della coesione
e della coerenza. Sta facendo un passo
indietro rispetto al mondo per mantenere
la sua carica profetica». Perché di fronte
agli «obblighi a cui uno Stato liberale non
può sottrarsi», l’ipotesi di Sergio Romano
riportata a pag. 82 del suo libro è che «la
società che si conforma alle prescrizioni
della Chiesa è destinata ad essere scavalcata
dalle altre».
MILLY GUALTERONI
■ Secondo noi...
Un confronto di idee su Chiesa, etica,
politica e modernità con Sergio Romano,
certamente una delle voci più autorevoli
e stimate della cultura laica, non può
che essere ricco e stimolante. “Dà da
pensare”, come diceva Ricoeur. Altra cosa
è trovarsi d’accordo con le sue tesi così
meticolosamente esposte. Per esempio
ci domandiamo se non sia proprio più
possibile che le regole etiche possano
ispirarsi a qualcosa che assomigli a un
humanum universale e oggettivo, e ci
si debba di conseguenza rassegnare a
ratificare un’etica dettata dalle regole
militari degli svizzeri, dallo spirito
libero degli olandesi, piuttosto che
dall’astinenza sessuale forzosa dei marinai
danesi. Domande cruciali, tanto quanto le
questioni epocali poste dalla tecnologia
e dall’”ethos” sessuale contemporaneo.
Al fondo resta l’interrogativo (improbo –
lo ammetto – per un laico): ma la Chiesa
deve sempre andar dietro alle mode,
o talvolta anche ascoltare il paolino
“nolite conformari huic saeculo” (“non
conformatevi alla mentalità di questo
mondo”, Rom 12,2)?
don ANGELO RIVA
● Due relazioni corpose
e stimolanti con stili
e lessici diversi
La Parola di Dio
nella vita della Chiesa
l 18 giugno, alla vigilia della
festa dei Santi patroni Gervasio
e Protasio, nei locali del centro
pastorale Angelo Custode di
Sondrio, si è tenuto un incontro
ecumenico sul tema La Parola di
Dio nella vita della Chiesa. Relatori
monsignor Marco Zubiani, arciprete
della città, e Stefano d’Archino,
pastore riformato della Bregaglia,
Canton Grigioni, e responsabile
spirituale degli evangelici della
provincia. Presenti in sala il pastore
emerito di Poschiavo, Carlo
Papacella e il responsabile del Centro
Evangelico di cultura, Sergio Ronchi.
Ha coordinato il dibattito Floriana
Valenti del Consiglio Pastorale.
La presenza a Sondrio, dagli
inizi degli anni ’70, di un Centro
Evangelico di cultura – che da
un decennio promuove letture
ecumeniche sulla Bibbia (tema di
quest’anno Discepoli. Dinnanzi alle
vocazioni degli apostoli, con il pastore
Stefano d’Archino e don Battista
Rinaldi) – ha favorito l’incontro tra il
pastore riformato Stefano D’Archino
e il parroco e i parrocchiani (non
molti in verità) della città. Il piano
pastorale diocesano 2012, che invita
alla riflessione sulla Parola di Dio,
ha indirizzato la scelta del tema
dell’incontro.
Non è facile sintetizzare le due
relazioni corpose e stimolanti: con
stili e lessici diversi i due relatori
hanno ribadito il valore della Parola
nella vita della Chiesa, senza tacere
le difficoltà a concretizzare la Parola
nella vita quotidiana delle Chiese.
Don Marco, citando San Gerolamo
– «L’ignoranza delle Scritture è
l’ignoranza di Cristo» –, ha fatto
riferimento alla Dei Verbum con i
suoi chiari inviti al contatto continuo,
alla lettura assidua e frequente e
allo studio accurato della Scrittura.
Ha ricordato che le limitazioni allo
studio della Bibbia sono nate nella
Chiesa cattolica proprio in risposta al
libero esame dei testi sacri introdotto
dalla Riforma, che pure ha il merito
di aver rimesso al centro della vita
cristiana la Sacra Scrittura. Dopo
aver chiarito l’ampiezza del concetto
di Parola di Dio, il suo rapporto con
i Sacramenti e la Tradizione, Don
Marco ha affrontato il tema della
Parola nella comunità che dovrebbe:
amarla nella lectio divina, studiarla in
incontri qualificati e “pregarla” nella
vita quotidiana.
Il pastore d’Archino ha sostenuto che
spesso cattolici e riformati dicono
le stesse cose con parole diverse o
usano parole uguali per cose diverse
incorrendo in evidenti difficoltà di
comprensione reciproca. Il significato
originario di Riforma era quello di
dare forma alla Chiesa, ora si parla,
anche in ambito cattolico, di una
Chiesa semper reformanda (che
deve sempre essere riformata). Ha
chiarito poi, inserendoli nel loro
contesto storico, i concetti di Sola
Scriptura e di libero esame, concetti
che non ritiene attualmente essere
motivo di divisione tra le due Chiese.
In particolare il libero esame è un
invito a tutti i cristiani ad un lettura
attenta della Scrittura basata sul
confronto nella Chiesa guidata dallo
Spirito. Molto critico il pastore sulla
lettura fondamentalista americana che non tiene conto
dei generi letterari e dell’apporto delle scienze positive.
Occorre ruminare la Parola, come afferma sant’Agostino
e non lasciarci prendere dalla velocità della nostra
società ricca di molte parole, ma di poca Parola.
Nel dibattito è stato affrontato il tema dell’insegnamento
della Bibbia nelle scuole italiane, richiesto da molti
intellettuali anche non credenti, che lamentano come
la Bibbia, canone della cultura europea, sia di fatto
ignorata dagli studenti italiani.
I saluti sono per un prossimo incontro nell’anno della
fede.
F. V.
Valchiavenna
3o Sabato, 30 giugno 2012
■ Chiavenna
Cena di solidarietà a
sostegno di Emergency
Duecento valchiavennaschi a tavola
per sostenere Emergency. Ha raccolto
un’ottima attenzione sabato la cena
promossa dal gruppo della Valchiavenna
dell’associazione di Gino Strada.
La manifestazione, organizzata per
raccogliere fondi destinati ai progetti
di Emergency, si è tenuta al Deserto
a Chiavenna. Dopo la serata di fine
maggio con un medico che ha lavorato
in Afghanistan e in Sudan, questo era il
secondo appuntamento dell’associazione.
Il fondatore di Emergency, invece, è
stato ospite della Banca Popolare di
Sondrio, nella sede dell’istituto nel
capoluogo valtellinese, circa tre mesi
fa. Un appuntamento che ha richiamato
nella sala Besta della Bps un folto
pubblico interessato a sentire dalla viva
voce di Strada le difficoltà che derivano
dall’operare in zone dove la diffidenza dei
poteri verso l’attività di Emergency rende
difficile, ma ancora più indispensabile
l’azione delle strutture sanitarie
dell’associazione. La serata chiavennasca
è stata caratterizzata dalla presentazione
di alcuni filmati sull’attività di Emergency.
Nel piazzale del Deserto alla fine della
cena si è esibito un artista bregagliotto
con un burattino che ha attirato
l’attenzione dei tanti bambini presenti.
Un piccolo contributo all’azione dei
volontari che ogni giorno nelle zone
afflitte dalla guerra e dalle guerriglie
intestine garantiscono assistenza e
interventi.
■ Solidarietà
Raccolta fondi per i
terremotati mantovani
Franco Cesarini e palazzo Vertemate,
un’accoppiata da ricordare. Fino all’ultimo
minuto lo spettacolo di sabato sera è
stato in dubbio a causa del rischio di
maltempo. Ma la pioggia non è arrivata
e per il pubblico c’è stato un concerto
di alto livello. Trecentocinquanta
persone hanno applaudito la Civica
Filarmonica di Lugano diretta dal maestro
Cesarini, ospite per il secondo anno
consecutivo della rassegna curata da
Omar Iacomella. Al programma dello
spettacolo, particolarmente apprezzato
grazie all’impeccabile esecuzione di pezzi
di Kabalevsky, Gershwin, Cesarini e altri
autori, è stato aggiunto “L’apprendista
stregone” di Paul Dukas. Ma questa tappa
del percorso musicale di Piuro - terminata
con la degustazione di prodotti tipici e
i fuochi d’artificio - ha avuto anche una
finalità solidale. Tutto l’incasso - 700
euro - sarà devoluto al comitato per i
terremotati della provincia di Mantova, per
i quali si stanno moltiplicando le iniziative
sul nostro territorio.
Si è spento presso la Casa di Riposo di Teglio lo scorso 19 giugno.
Sandro Massera,
persona di grande
umana personalità
S
i è spento lo scorso
19 giugno alla Casa
di riposo Sant’Orsola
di Teglio, dov’era da
tempo degente, il professor
Sandro Massera. Fu una
persona di grande umanità
e signorilità, un eccezionale
insegnante all’Istituto
magistrale “Candida LenaPerpenti” di Sondrio, dove
fu titolare della cattedra
di Latino e Storia, dopo
avere insegnato nei ginnasi
di Fermo, Jesi e Sondrio.
Laureatosi in Lettere
all’Università di Pavia nel
1943, il prof. Massera è stato
uno degli storici più validi di
Valtellina e Valchiavenna.
Era nato il 15 aprile 1921
a Novate Mezzola e nel
1959 con don Peppino
Cerfoglia, Luigi Festorazzi,
Giovanni Giorgetta, don
Tarcisio Salice, Giorgio e
Guido Scaramellini fondò
il Centro di studi storici
valchiavennaschi, di cui fu
consigliere e vicepresidente
dal 1999 al 2003. Tre i temi
prediletti nella sua ricerca
storica e nei suoi scritti, uno
riguarda la prima metà del
Seicento, quando Valtellina
e Valchiavenna furono al
Fu professore di Lettere Classiche
all’Istituto Magistrale di Sondrio e
si dedicò con passione alla ricerca
storica locale e alla scrittura; nel
1997 ricevette il Ligari d’Argento.
centro delle contese tra
Francia e Spagna; il secondo
abbraccia gli anni a cavallo
del Sette e Ottocento, con
la fine del dominio grigione
e il periodo napoleonico.
Infine un terzo ambito è
legato al suo paese natio
sulle rive del lago. Edito
dal Centro di studi storici
valchiavennaschi, a Novate
Mezzòla, dove fu sindaco
dal 1956 al 1960, dedicò nel
1976 una monografia, scritta
con Livio e Aurelio Benetti,
sulla chiesa della Trinità,
l’esempio più significativo di
arte barocca in Valchiavenna,
di cui promosse una
impegnativa campagna di
restauro. Nel 1985 fu la volta
del “Vocabolario del dialetto”,
una delle prime opere
del settore in provincia, e
poi di “Nuaa de na vòlta”,
una rassegna fotografica,
alla portata di tutti, con
qualificanti didascalie che
ripercorrono le principali
vicende del borgo. Un altro
suo libro, uscito nel 1996, è
incentrato sugli scalpellini
del granito di Sanfedelino,
attività fiorente tra la fine
del Settecento e la seconda
metà del Novecento a
Novate. Collaborò pure, dagli
esordi nel 1962 al 2004 con
l’intervallo di cinque annate,
al bollettino “Clavenna”
del Centro di studi storici
valchiavennaschi.
Per conto della Società
storica valtellinese, di cui fu
consigliere dal 1964 al ’97
e vice presidente dal 1970
all’87, pubblicò nel ’70 la
monografia su Gian Giacomo
Paribelli e vari contributi
sul bollettino annuale. Per il
volume “L’ambiente naturale
e umano della provincia
di Sondrio”, edito nel 1971
dalla Banca Popolare di
Sondrio, ha firmato con don
Salice una puntuale sintesi
della storia di Valtellina e
Valchiavenna. Importanti i
suoi lavori, editi dal Credito
Valtellinese: nel 1981 “La
delegazione valtellinese al
Congresso di Vienna (18141815)”; dieci anni dopo “La
fine del dominio grigione
in Valtellina e nei contadi
di Bormio e di Chiavenna
(1797)”; nel 1997 “Napoleone
Bonaparte e i Valtellinesi.
Breve storia di una grande
illusione” e due anni dopo
“La spedizione del duca di
■ La peregrinatio da domenica 1 a domenica 8 luglio
Chiavenna accoglie san Guanella
L
a Valchiavenna si prepara ad accogliere la
peregrinatio di san Luigi Guanella, figlio di
questa terra, canonizzazto lo scorso 23 ottobre in piazza San Pietro a Roma. Dopo l’accoglienza che si svolgerà domenica 1° luglio verso
le ore 17.30 seguita dalla Santa Messa unitaria per
le due Parrocchie, si realizzerà tutta una settimana di preghiera, celebrazione e riflessione sulla
figura e la persona del nostro Santo che vedremo
presente nelle sue spoglie mortali, conservate
nell’apposita Urna davanti a cui avremo la possibilità di sostare come tanti altri fedeli hanno fatto
fino ad ora, in tanti centri e parrocchie specialmente della Lombardia in questo anno dopo la
sua canonizzazione.
Ogni giorno si ripeterà uno schema di celebrazione abbastanza simile con due momenti al mattino: Lodi e santa Messa alle ore 7.00, quindi una
celebrazione alle 10,30 preferibilmente presieduta da un guanelliano. Al pomeriggio dalle ore
15.00 in poi, con la recita del S. Rosario, si suc-
cederanno vari gruppi con iniziative diverse di
preghiera fino alle ore 17,30 a cui farà seguito la
celebrazione dei Vespri con la santa Messa. Ogni
giorno sarà caratterizzato da una tematica specifica che riguarda la vita di Don Guanella. Le serate verranno distinte da alcuni momenti dopo
cena a partire dalle 20,30 con alcune proiezioni
sempre di interesse guanelliano. Anche nel tempo che va dalle 19 alle 20,30 sarà garantita una
presenza davanti all’Urna specialmente da parte
delle famiglie. Non mancherà in nessun momento la presenza dei “vigilantes” che, in maniera
volontaria, presteranno la loro attenzione perché tutto si volga nel migliore dei modi e senza
disordine di alcun tipo.
Ci auguriamo che il passaggio di san Luigi Guanella nella nostra Chiavenna risulti positivo non
solo per la novità e la bellezza dell’iniziativa, ma
anche e soprattutto per un risveglio di nuovo fervore evangelico e caritativo, proprio del carisma
del nostro Santo.
Rohan in Valtellina. Storia e
memorie nell’età della guerra
dei trent’anni”.
Altri suoi lavori sono
stati pubblicati in diversi
periodici, tra cui la
“Rassegna economica della
provincia di Sondrio” e il
“Notiziario della Banca
Popolare di Sondrio”. Per
i suoi meriti di storico e
insegnante, nel 1997 il
Comune di Sondrio gli ha
conferito il Ligari d’argento.
I funerali si sono svolti nel
pomeriggio del 20 giugno
nella chiesa di San Rocco
a Sondrio, dove, al termine
della Messa, lo hanno
ricordato il prof. Guido
Scaramellini, presidente
del Centro di studi storici
valchiavennaschi, e
l’insegnante Bruno Ciapponi
Landi, vice presidente della
Società storica valtellinese.
Del prof. Sandro Massera
rimane il ricordo di un
uomo esemplare e sempre
pronto alla collaborazione,
di un illuminato educatore
di generazioni di studenti
e di uno studioso serio e
rigoroso.
CRISTIAN COPES
Sondrio Cronaca
Sabato, 30 giugno 2012 31
Tirano. Gli interventi di venerdì 22 giugno al convegno che è proseguito a Poschiavo.
P
roprio nel mese di
La differenza non è di poco
giugno di cinquecento
conto. Da parte valtellinese
anni fa (1512) le truppe
si è sempre affermato che a
grigioni occupavano
Teglio era stato stipulato un
la Valtellina e la Valchiavenna
preciso patto, che prevedeva
e iniziava così un periodo
la prima ipotesi: un accordo
storico nel quale i due popoli
del quale poi si erano perse
hanno compiuto insieme un
le tracce, per cui noi siamo
cammino durato quasi tre
sempre stati considerati
secoli. Da parte svizzera era
come sudditi delle Eccelse
stata avanzata la proposta di
Tre Leghe. (Qualche anno
“festeggiare” in modo solenne
fa, su questa vicenda Marco
questa ricorrenza (anche
Foppoli aveva costruito
perché loro dispongono di
anche un divertente
ben altre risorse finanziarie).
romanzo dal titolo: Il patto
Si è convenuto, invece, di
perduto).
cogliere l’occasione storica
Ora, le maggiori novità
per approfondire gli studi,
sull’argomento sono venute
soprattutto di quegli aspetti
dalla relazione di Marta
che ancora rimangono da
Mangini, una giovane
chiarire, così come era stato
ricercatrice milanese, che
fatto nel 1997, in occasione
ha messo a confronto due
della ricorrenza dei 200 anni
documenti importanti.
dalla fine dello stesso governo
Il primo è costituito da
grigione. È stato quindi
un voluminoso codice di
promosso un convegno, che
oltre 1700 fogli, custodito
si è svolto in due giornate:
nell’archivio di Coira,
venerdì 22 giugno presso il
che contiene i Consigli di
municipio di Tirano e sabato
Valtellina dal 1481 sino
23 a Poschiavo. Vi hanno
all’anno 1631. Tutti i fogli
La discesa dei Grigioni nel 1512 ha significato la fine dei rapporti
collaborato gli istituti culturali
sono forati, quindi erano
di entrambi i versanti, con
che Valtellina e Valchiavenna avevano sempre avuto con Como e Milano custoditi in filza, cioè legati
una preparazione meticolosa,
con lo spago e solo dopo
che ha comportato la
il 1631 sono stati riuniti
distribuzione ai partecipanti di una sintesi
un fenomeno di dimensioni secolari.
dei Grigioni nel 1512 abbia significato
in volume. Il secondo è costituito da un
bilingue di tutti gli interventi dei relatori.
Martin Bundi, già deputato e Presidente
la fine dei rapporti che la Valtellina e
manoscritto di soli 8 fogli, conservato
Naturalmente ogni nazione ha messo in
del Consiglio Nazionale, si è soffermato
la Valchiavenna avevano sempre avuto
presso l’Archivio di Stato di Milano,
campo i suoi studiosi più autorevoli, che
in particolare sul primo periodo del
con Como e Milano e la ricollocazione
compilato nel 1623 dal notaio Nicola
hanno focalizzato gli interventi soprattutto governo grigione, per offrire una visione
delle stesse valli in un’area commerciale
Parravicini. Ebbene, quest’ultimo contiene
sul primo periodo, cioè sulle premesse
tutta positiva dei vantaggi economici
e politica centro-alpina. Una simile
alcuni documenti relativi agli anni 1512storiche che hanno portato all’avvento dei
derivati ad entrambe le popolazioni,
discontinuità storica, tuttavia, non è
13 che dimostrano come gli accordi
Grigioni e sui primi anni del loro governo
fornendo, come esempi di maggior rilievo,
stata improvvisa, ma è stata il frutto di un
iniziali fossero di tipo federativo. Tali
in Valtellina e nei contadi di Bormio e
la fiera autunnale di Tirano (durava due
lungo processo di emancipazione delle
documenti mancano nel codice di Coira.
Chiavenna. Così, Guido Scaramellini
settimane!), il commercio del vino e la
aree periferiche rispetto alle città, un
La spiegazione può essere una sola: chi ha
ha svolto una vivace relazione sul modo
cura delle vie di comunicazione, compresa processo durato più secoli. Era inevitabile,
compiuto il lavoro di raccolta ha operato
con il quale i Grigioni erano visti, sia
la via Priula attraverso il passo di San
però, che l’attenzione di tutti andasse a
una scelta, lasciando fuori alcuni atti, per
nell’ambito della corte milanese, sia
Marco (in realtà quest’ultima era stata
focalizzarsi sulla questione che più è stata
avvalorare le tesi dei Grigioni. A questo
presso la popolazione. Florian Hitz,
voluta fortemente dal governo veneziano,
dibattuta dagli storici e cioè sul rapporto
punto si apre un vero e proprio giallo, per
Presidente della Società Storica dei
che aveva realizzato anche la parte del
originario fra le due popolazioni. Nel
scoprire chi abbia compiuto una simile
Grigioni, ha esaminato il disegno globale
versante valtellinese). Massimo Della
1512 i Valtellinesi erano stati annessi ai
operazione.
di espansione dei Grigioni verso Sud,
Misericordia, con una dettagliata analisi
Grigioni come confederati, cioè come
pagina a cura
che non si è limitato al 1512, ma è stato
storica, ha dimostrato come la discesa
alleati a pari titolo oppure come sudditi?
di CIRILLO RUFFONI
Sudditi delle Tre Leghe
Le relazioni di sabato 23 giugno
La Valtellina,
territorio prezioso
A
«Non sempre i magistrati
nche la seconda giornata
del convegno, che si è svolto
grigioni hanno avuto
presso la Casa Torre di
una mano felice
Poschiavo sabato 23 giugno,
è stata dedicata al periodo iniziale del
nell’amministrare
governo grigione. Da parte svizzera
la Valtellina e questo
sono intervenuti Marc Antoni Nay e
ha portato al distacco».
Silvio Färber, tra i valtellinesi Ilario
Silvestri e Diego Zoia. Come sempre,
Arno Lanfranchi e Daniele Papacella hanno offerto ai
di distanza dal convegno tenuto nel 1997, ha ricordato
partecipanti la traduzione sintetica di ogni intervento. Di Scaramellini, era difficile dire qualcosa di nuovo, invece
particolare rilievo si è dimostrato il saluto del Consigliere dalle relazioni sono emersi elementi di straordinario
di Stato Martin Jäger. «Gli anniversari costituiscono
interesse, che ci permettono ora una più attenta lettura
sempre l’occasione per riflettere su quello che è stato e
dei fatti. Risulta anzitutto che la venuta dei Grigioni in
su ciò che potrebbe accadere in futuro – ha affermato –.
Valtellina nel 1512, non è stata il frutto di una decisione
Non sempre i magistrati grigioni hanno avuto una mano
improvvisa, ma un’operazione pensata e pianificata negli
felice nell’amministrare la Valtellina e questo ha portato
alti livelli della politica internazionale, come dimostra
al distacco. Ancora oggi nei Grigioni ci si interroga su
la presenza a Tirano di un politico di spicco come il
cosa avrebbe significato per noi un diverso esito storico.
cardinal Schiner, che evidentemente aveva l’appoggio
Con la Valtellina abbiamo perso qualcosa di prezioso…
di una parte dei Valtellinesi. Tra questi vi era la potente
Con la Valtellina, oggi le nostre valli avrebbero un
famiglia dei Besta. Non è un caso, quindi, che proprio
ben diverso peso politico e culturale all’interno della
a Teglio sia stato stipulato un patto (sull’evento, ormai,
Confederazione».
non ci sono più dubbi; le prove offerte sono inconfutabili
Nello svolgimento dei lavori, poi, si sono rivelate di
e anche i relatori svizzeri si sono dichiarati d’accordo
fondamentale importanza le riflessioni finali, con le
su ciò). La situazione dei primi anni, tuttavia, ha
quali Guglielmo Scaramellini e Georg Jäger sono
proseguito Scaramellini, è rimasta fluida, suscettibile
andati a cogliere gli aspetti di maggiore novità emersi
di approdare al patto federativo o alla sudditanza. La
dalle relazioni di entrambe le giornate. A soli 15 anni
venuta dei Grigioni si collocava in un momento di gravi
turbolenze, con la presenza di un esercito francese che
si distingueva (purtroppo) per la rapacità, i soprusi e
le spese astronomiche imposte alle popolazioni. Per
questo, i nuovi sono stati accolti come dei liberatori.
Il passaggio sotto la loro amministrazione (come ha
illustrato bene Diego Zoia) è avvenuto nel modo più
tranquillo e pacifico e, nei primi tempi, ha portato a tutti
grandi vantaggi economici. Non vanno dimenticate,
poi, le rivalità interne dei Valtellinesi, che ancora si
dividevano in Guelfi e Ghibellini, per cui, nel 1515, sono
stati gli abitanti stessi di Traona che, per non veder
trionfare i rivali, hanno chiesto che i magistrati fossero
tutti grigioni.
Nel convegno si è avuto quindi un generale accordo sul
fatto che il primo periodo del governo grigione abbia
costituito una vera e propria luna di miele e che le
difficoltà siano incominciate solo con i contrasti religiosi,
ma nessuno si è addentrato in questo spinoso campo,
nel quale, pure, molto rimane da approfondire.
Sondrio Cronaca
32 Sabato, 30 giugno 2012
Notizie in breve
no
Conveg
■ Sondrio
Lo scorso sabato
“Progetti in piazza”
Arte e fede: iconografia e
territorio in Diocesi di Como
Ogni amministrazione ha il problema
di comunicare ai cittadini i lavori
che sta svolgendo, non solo, ma di
raccogliere anche da loro osservazioni
e proposte sull’operato. Per questo
motivo, gli assessori del Comune
di Sondrio Michele Iannotti e Fabio
Colombera, nella mattinata di sabato
23 giugno, in piazza Campello, hanno
presentato ai cittadini i progetti in
corso di esecuzione o che saranno
realizzati fra breve. Si è trattato di un
incontro informale, di tipo colloquiale,
fatto con l’aiuto di cartelloni,
continuando l’esperienza che era stata
fatta in precedenza, quando erano
stati presentati ai cittadini i progetti
di riqualificazione dei due “salotti”
di Sondrio, cioè le piazze Garibaldi e
Campello. I lavori (hanno dichiarato
gli assessori) si collocano in un
progetto più generale di città sempre
più bella, accogliente e a misura
d’uomo e riguardano in particolare: la
ristrutturazione della Casa di Riposo,
le piste ciclabili nelle vie Stelvio e
Vanoni, la sistemazione del Parco
Ovest”, la riqualificazione del piazzale
della stazione e dello scalo ferroviario
(piazzale Bertacchi), il restauro del
Teatro Sociale e del Castello Masegra e
l’illuminazione delle vie Lungomallero
Diaz e Cadorna. (C. R.)
È
veramente difficile
riproporre, anche
in modo sommario,
la molteplicità di
elementi che sono emersi
dal convegno che si è
svolto a Sondrio sabato 16
giugno, sia per l’ampiezza
del tema (Arte e fede:
iconografia e territorio in
diocesi di Como), sia per la
ricchezza degli spunti che
sono venuti dai relatori.
L’incontro, promosso
dall’associazione culturale
Ad Fontes, in collaborazione
con il Museo Valtellinese
di Storia e Arte (MVSA)
e con l’Ufficio per i beni
I partecipanti hanno
potuto visitare
l’esposizione dei
crocifissi custoditi dal
Museo Valtellinese.
■ Provincia
Arriva “Il grana padano
della solidarietà”
culturali ecclesiastici della
Diocesi di Como, ha avuto
due momenti distinti. Nella
prima parte, svolta presso
la Sala Vitali del Credito
Valtellinese e coordinata
da Alessandro Rovetta
dell’Università Cattolica
di Milano, i relatori hanno
affrontato il tema da diverse
angolazioni. Massimo
Della Misericordia,
dell’Università Bicocca di
Milano, si è soffermato in
particolare sul linguaggio
usato solitamente dai
committenti, come appare
dai documenti storici.
Il verbo che ricorre più
frequentemente è teneatur,
l’esecutore, cioè, sia tenuto
a svolgere l’opera, secondo
il tema e le modalità
volute dai committenti.
La libertà creativa
dell’artista, così come siamo
abituati a considerarla,
si è affermata solo in un
La Fai-Cisl, in rappresentanza dei
Lavoratori Agricoli e Alimentaristi,
la Coldiretti, in rappresentanza dei
produttori, e l’Unione del Commercio,
in rappresentanza delle attività
commerciali della provincia, portano
nelle piazze della Valtellina e
Valchiavenna “Il grana padano della
solidarietà”. L’obiettivo dell’iniziativa
è quello di ricavare, grazie alla
distribuzione del famoso prodotto
grana padano (del quale si garantisce
la tracciabilità e qualità), risorse
economiche che saranno interamente
devolute alle aziende agricole e ai
caseifici colpiti dal terremoto che
ha coinvolto anche il Mantovano, a
sostegno della loro riorganizzazione
strutturale e produttiva. La
distribuzione avverrà a Chiavenna, in
Piazza Bertacchi la mattina di sabato
30 giugno, a Morbegno, in Piazza S.
Antonio la mattina di sabato 7 luglio,
a Tirano, in Viale Italia la mattina di
sabato 14 luglio, a Sondrio, in Piazza
Garibaldi la mattina di sabato 21
luglio.
■ Sondrio
Consorzio di Tutela
Vini: nuovo direttivo
Domenica 24 giugno, presso la sala
del Policampus di Sondrio, si è riunita
l’Assemblea dei Soci del Consorzio
Tutela Vini di Valtellina che unisce
ad oggi 933 soci. L’occasione è stata
propizia per un confronto ed una
verifica del percorso compiuto in un
anno di lavoro. L’ordine del giorno
includeva anche la designazione del
nuovo Consiglio di Amministrazione che
sarà in carica per il prossimo triennio.
Al termine dello scrutinio, questi i
nomi decisi dai soci votanti. Per la
categoria viticoltori: Davide Fasolini,
Marco Fay, Emil Galimberti e Andrea
Vanotti. Per la categoria vinificatori
e imbottigliatori: Claudio Alongi,
Pietro Bettini, Siro Buzzetti, Emanuele
Pelizzatti Perego, Mamete Prevostini,
Aldo Rainoldi e Andrea Zanolari.
A breve verrà convocato il Consiglio
di Amministrazione che designerà il
Presidente e i Vicepresidenti.
L’incontro è stato promosso da “Ad Fontes”, MVSA e
Ufficio per i beni culturali ecclesiastici della Diocesi
momento successivo, in
epoca romantica. Tra gli
elementi che emergono
più frequentemente vi è lo
spirito di imitazione e di
emulazione. I committenti
fanno spesso riferimento
ad un’opera conosciuta:
la statua deve essere bella
come quella che ha il
paese vicino; gli abitanti
di Pedesina (in Valgerola),
nel 1423, chiedono che
la loro chiesa sia alta non
meno di quella di Rasura,
la parrocchia dalla quale
si stanno staccando.
Rita Pezzola ha invece
utilizzato, in modo
originale, l’inventario dei
documenti e dei libri della
biblioteca dell’abbazia
dell’Acquafredda di Lenno,
per mostrare quanto
feconde di ispirazione
artistica siano state le opere
scritte. Al primo posto vi
è naturalmente la Bibbia,
della quale l’abbazia
possedeva un prezioso
codice in pergamena. Altre
fonti di ispirazione per le
immagini e per gli edifici
sacri sono state l’antifonario
e i testi patristici. La
relatrice ha sottolineato in
particolare l’importanza
attribuita al numero otto,
che simboleggiava i salvati
dal diluvio universale e che
perciò veniva riproposto
spesso nella struttura
ottogonale dei battisteri,
per indicare l’analogia
dei salvati mediante il
battesimo. In ambito locale
hanno avuto un particolare
rilievo i passionari, cioè
le vite dei santi martiri,
in particolare quella di S.
Fedele, la cui venerazione si
è diffusa molto soprattutto
nell’area dell’alto Lario. Don
Felice Rainoldi ha volato
alto nel campo teologico nel
quale si realizza l’incontro
tra la parola (verbum) e
le immagini. Una parte
rilevante del suo intervento
è stata dedicata alla difficile
questione che ha angustiato
la storia della Chiesa e che è
sfociata nell’iconoclastia (la
distruzione delle immagini
sacre). Effettivamente
l’icona può rappresentare
un pericolo, ha affermato
il relatore, perché può
portare all’idolatria. Il suo
uso corretto, invece, può
diventare un sussidio molto
importante per trasmettere
la parola attraverso la
raffigurazione. Il verbum
diventa visibile, così come
il Bambino, a Betlemme, è
diventato visibile ai pastori
accorsi alla grotta.
Nell’inventario degli
oggetti d’arte che si sta
realizzando nella diocesi di
Como, ha sottolineato don
Andrea Straffi che dirige
l’apposito Ufficio, sono
già stati censiti ben 1800
crocifissi, delle più diverse
forme e destinazioni. Il
relatore, con l’aiuto di
immagini, ha analizzato
alcuni dei più antichi,
come quello di Scaria in
val d’Intelvi oppure quello,
straordinario, custodito
nella sagrestia di San
Donnino a Como, che ha la
figura del Cristo in avorio
e la croce di ebano. La
relazione di don Andrea ha
costituito anche la premessa
per il secondo momento
del convegno: l’apertura
straordinaria del Museo
Civico di Sondrio, in modo
che i partecipanti hanno
potuto visitare l’esposizione
dei crocifissi custoditi dal
museo stesso, sotto la guida
della direttrice Angela
Dell’Oca. In particolare,
Silvia Perlini ha illustrato la
bellissima croce di Ambria
(nella foto): un reperto
davvero prezioso, giunto
fino a noi dai secoli più
lontani.
CIRILLO RUFFONI
■ La missione economica dal 17 al 19 giugno scorsi
Operatori turistici ad Amsterdam
I
mportanza dell’aggregazione fra operatori, focalizzazione sui mercati più vicini,
quelli dell’Europa continentale, ma soprattutto l’interesse di buyer e tour operator esteri nei confronti dell’offerta collaterale alla neve che riguarda principalmente le
terme, l’enogastronomia e, nel resto dell’anno,
le altre pratiche sportive e del tempo libero,
quali ciclobike, rafting, canyoning, trekking,
golf, climbing e altri ancora. Queste le indicazioni che sono emerse dalla missione economica ad Amsterdam, svoltasi dal 17 al 19
giugno, che ha consentito a 14 operatori turistici, in rappresentanza di quasi mille strutture, per circa ventimila posti letto, di incontrare
buyer e tour operator di Olanda e Germania e
di presentare l’offerta turistica locale. «Siamo
soddisfatti – è il commento del vicepresidente
della Camera di Commercio di Sondrio, Stefano Masanti –, sia per i molti buyer che abbiamo incontrato sia per l’interesse riscosso
dalle nostre località turistiche, e non mi
riferisco soltanto ai centri più rinomati per
gli sport invernali ma anche a città come
Chiavenna e Tirano per tutto ciò che hanno da offrire per storia, cultura ed enogastronomia». Soddisfazione anche per Marco Bonat, segretario generale dell’ente camerale. «Da parte degli operatori è emersa
con evidenza la volontà di collaborare –
spiega –: su questo aspetto, che riteniamo
fondamentale, come Ente intendiamo lavorare intensificando gli sforzi. Anche le
indicazioni che sono venute sono importanti: il gap infrastrutturale ci penalizza,
per questo dobbiamo puntare su mercati
relativamente vicini per consentire ai turisti di raggiungerci in auto entro un tempo
ragionevole, evitando loro lunghi e scomodi viaggi».
Per gli operatori, che hanno trascorso l’intera giornata di lunedì 18 a colloquiare con
buyer e tour operator, con i quali sono stati avviati contatti che dovranno essere sviluppati
in futuro, la missione ha rappresentato anche
un’occasione di confronto, come sottolinea
Fabio Giacomelli di Lungolivigno: «Abbiamo
avuto l’opportunità di dialogare tra operatori
di zone diverse della provincia, è stato importante perché generalmente non succede. Lo
stare insieme, il condividere questa esperienza, il confronto che abbiamo avuto sono stati
molto proficui».
Un ambiente sereno e molto collaborativo è
quello evidenziato anche da Beppe Bonseri,
presidente del Consorzio Tourisport di Santa
Caterina, che aggiunge: «In questa fase difficile è importante che gli operatori si parlino
e si confrontino. È presto per sapere se i contatti avviati consentiranno di chiudere contratti, certamente sono utili per comprendere
meglio la domanda e per definire le nostre
strategie».
Sondrio Cronaca
Sabato, 30 giugno 2012 33
Tirano. Nel sesto incontro del corso per operatori pastorali, promosso da Terzo
Millennio di Sondrio, si è parlato delle apparizioni mariane nel Medioevo
Maria: specchio del cielo
I
l sesto incontro, Le
apparizioni della Vergine
nel Medioevo: specchio del
cielo, tenutosi a Madonna
di Tirano presso la sala
“Beato Mario” nell’ambito del
corso per operatori pastorali
volontari promosso da Terzo
Millennio di Sondrio, ha
avuto ancora una volta come
relatrice Maria Gabriella
Martini, esperta del Ministero
dell’Università in filosofia della
scienza, logica e teologia.
Dopo aver ricordato che
sin dai primi secoli del
cristianesimo le apparizioni
mariane evidenziano la
materna preoccupazione di
Maria per la vita dei suoi figli
e che il Signore l’ha voluta
Madre accanto agli uomini
per guidarli a riconoscere e
praticare la volontà del Padre
nel cammino verso il Regno,
la relatrice ha parlato della
prima apparizione di cui si ha
notizia, avvenuta nella Chiesa
d’Oriente. «Le apparizioni
sono avvenute in quelle terre
– ha spiegato – proprio a causa
della forma mentis dell’uomo
orientale, troppo incline alla
riflessione e alla meditazione,
tanto da rischiare l’eresia».
Con queste prime apparizioni
la Madonna aiuta la Chiesa a
definire la vera fede ortodossa.
Infatti, appare a San Gregorio
il Taumaturgo, vescovo di
Neocesarea – l’episodio è
raccontato da San Gregorio
di Nissa nel 390 –, mentre
durante la notte si trovava
immerso in santi pensieri, per
lasciargli una rivelazione che
il giorno dopo egli comunicò
alla sua Chiesa: «Io credo in
un solo Dio, Padre del Logos
vivente...». Con lei c’era
San Giovanni Evangelista e
teologo ed entrambi erano
avvolti da luce abbagliante.
San Gregorio il Taumaturgo
morì nel 270 e nel 325 il
Concilio di Nicea confermò la
verità di questa rivelazione,
codificandola nel Simbolo
niceno-costantinopolitano.
Nell’impero romano
in suo onore. Ogni anno nella
ricorrenza dei santi arcangeli
Gabriele e Michele si celebrava
una grande festa e il popolo
accorreva per ottenerne la
protezione. Una volta, una
giovane donna, in preda alle
doglie del parto, vinta dalla
fatica e dalla paura, dovette
fermarsi ai piedi del monte,
proprio mentre la marea
saliva minacciosamente. A
salvarla dalle acque intervenne
la Vergine che l’avvolse nel
suo mantello, così che non
fu lambita neppure dalla
più piccola goccia d’acqua.
La donna diede alla luce
il suo bimbo e, cessata la
marea, Maria disparve. «Si
tratta di un evento che venne
molto rappresentato – ha
commentato Martini –, perché
riguarda il rispetto assoluto da
avere per ogni nuova vita che
viene al mondo, poiché ogni
persona ha un ruolo nell’ordine
Con le prime
apparizioni, la
Madonna aiuta la
Chiesa a definire la
vera fede ortodossa.
d’Occidente sono attestate
rivelazioni mariane a partire
dal IV secolo, quando
cominciò a diffondersi il
monachesimo. In proposito,
Martini ha ricordato La vita
di San Martino di Sulpicio
Severo, discepolo prediletto
e biografo di san Martino
di Tours, che morì nel 397
dopo aver introdotto il
monachesimo nelle Gallie.
Egli narra che un giorno,
insieme a un confratello,
udì un discorrere concitato
e sommesso nella cella di
Martino. Quando questi uscì,
lo supplicarono di raccontare
loro l’evento misterioso. Vinta
l’iniziale reticenza, «Martino
confidò che l’avevano visitato
Sant’Agnese, Santa Tecla e la
Vergine Maria, ne descrisse
la fisionomia e l’abito,
aggiungendo che non era la
prima volta che venivano, e che
a volte apparivano anche San
Pietro e San Paolo. È da notare
che Martino nomina Agnese e
Tecla e solo da ultimo Maria,
particolare che rivela come
all’epoca c’era sì la devozione
alla Madonna, ma non ancora
molto sviluppata».
Nel VII secolo nella Spagna
gotica, la notte del 18
dicembre 665 Maria apparve
ad Ildefonso, santo vescovo
di Toledo. «All’epoca, la
Vergine – ha spiegato Martini
–, ormai invocata come
regina del cielo e della terra,
e quindi mediatrice tra Dio e
gli uomini, appare soprattutto
ai vescovi nelle cattedrali per
incoraggiarli e sostenerli nel
loro difficile compito, o per
confermarne l’operato come
nel caso di Ildefonso. La notte
del 17 dicembre, vigilia della
festa dell’attesa della nascita
di Gesù celebrata con grande
concorso di clero e di popolo,
entrando nella cattedrale,
Ildefonso vide la Madonna,
circondata da angeli e sante
vergini, seduta sulla cattedra
episcopale. Ella lo lodò per
i suoi scritti in difesa della
sua perpetua verginità e gli
consegnò la pianeta inviatagli
da suo Figlio, una veste gloriosa
di un tessuto mai visto sulla
terra. Confermava così che
Ildefonso era già degno di
vestire l’abito splendente dei
beati. È questo il più celebre
dei racconti prodigiosi che si
narravano di lui».
Delle apparizioni dei secoli
successivi, ricordiamo
l’episodio del XII secolo
riportato nel Libro dei miracoli
della Santa Madre di Dio di un
anonimo, in cui leggiamo che
Maria, invocata come Madre
di misericordia, soccorre chi
si trova in difficoltà. Il fatto si
verificò presso il santuario di
Mont Saint-Michel au-péril-dela-Mer, dove Aubert, vescovo
di Avranches, dopo una terza
visione dell’arcangelo Michele,
costruì una bellissima chiesa
■ Le iniziative in calendario per i prossimi mesi
A Tirano l’estate è benvenuta
N
el mese di luglio si aprirà a Tirano
la terza edizione di Benvenuta Estate, una raccolta di eventi serali che
si concluderà ad agosto, lasciando
spazio al Benvenuto Autunno. L’Unione del
Commercio, il Comune di Tirano ed il Consorzio Turistico Terziere Superiore sono le
menti che tireranno le redini dell’iniziativa,
con il sostegno di numerosi sponsor tra cui la
Regione Lombardia, la Provincia di Sondrio,
la Comunità Montana Valtellina di Tirano, il
Comune di Tirano, il BIM, il Consorzio Turistico Valtellina Terziere Superiore, l’Unione del Commercio e del Turismo dei servizi
della Provincia di Sondrio.
Dall’orario dell’aperitivo serale fino a mezzanotte, per famiglie e turisti ci saranno negozi
aperti, animazione, appuntamenti con il gusto, l’arte e la cultura lungo le vie e le piazze della città. Se questi sono gli ingredienti
comuni, ogni data in calendario avrà delle
specificità, che saranno dettagliatamente
presentate a ridosso degli eventi. Obiettivo
dell’iniziativa, ha spiegato Stefania Stoppani, assessore al Commercio e al Turismo, è
quello di creare con gli anni una sinergia fra
pubblico e privato, per pubblicizzare e promuovere l’attività dei commercianti tiranesi. L’amministrazione mette a disposizione
un palcoscenico gratuito, che ogni azienda
usa a propria discrezione e, così, permette
ad ogni ente di informare la comunità sulla
propria attività. A sottolineare l’importanza
dell’iniziativa sono le parole del Presidente
mandamentale Unione Commercio, Piero
Ghisla: «Senza un’adeguata pubblicità anche un diamante di grande valore non vale nulla». A Tirano gli esercizi commerciali
sono in prevalenza piccoli ed alcuni, come
i negozi nelle frazioni, svolgono una funzione sociale più che commerciale. Per questo
il comune aduano ha bisogno di una siner-
gia fra i livelli amministrativo e commerciale.
Così Benvenuta Estate avrà inizio il 7 luglio
con l’apertura della stagione di saldi. Seguiranno tre appuntamenti nello stesso mese
ed altri tre ad agosto, con l’iniziativa sempre
più in crescita del Tiranotte, ideata sulla linea delle notti bianche delle grandi metropoli. A cavallo dei due mesi estivi è previsto
il Colorart Tirano, una serata specifica per
il centro storico che, con i suoi piccoli negozi, palazzi e corti signorili, si differenzia
dalla restante parte della città. Si aprirà agli
artisti locali, che vi allestiranno esposizioni
delle loro opere. I lavori saranno, poi, messi
all’asta ed il ricavato sarà devoluto in beneficienza. Vi sarà, inoltre, una novità musicale:
gruppi locali si sfideranno in un concorso.
Sarà il pubblico a giudicare i concorrenti ed
a decidere chi si confronterà nella finale durante il Tiranotte.
LUCIA SCALCO
Nelle apparizioni
Maria è sempre bella
e accompagnata
da una luce
abbagliante.
creaturale».
A conclusione, la relatrice ha
fatto notare che «Due sono
gli elementi comuni a tutte le
apparizioni: Maria è sempre
straordinariamente bella e
accompagnata da una luce
abbagliante. Un monaco
anonimo del XIII secolo la
descrive “circonfusa di una
gloria straordinaria, oltre ogni
immaginazione, splendente
come il sole e luminosa
all’esterno come all’interno,
tanto che si poteva vedere nel
suo seno il Bambino Gesù
dall’aspetto uguale a quello
della Madre, luminoso e
trasparente”, e conclude: “Ella
era il riflesso della gloria di Dio,
specchio del cielo”».
PIERANGELO MELGARA
Notizie in breve
■ Grosio
L’Happy Corus canta
per monsignor Capelli
Proseguono gli appuntamenti di
solidarietà per sostenere l’opera del
missionario valtellinese monsignor
Luciano Capelli. Sabato 30 giugno,
alla presenza di Vescovo di Gizo, si
esibirà il coro Happy Chorus di Delebio
in un concerto Gospel a favore delle
Isole Solomon. L’appuntamento è alle
ore 20.30 nella chiesa parrocchiale di
San Giuseppe a Grosio.
Spettacoli
34 Sabato, 30 giugno 2012
✎ il telecomando |
Scelti per voi
Ragazzi miei
Un film di Scott Hicks. Con Clive
Owen, durata 104 min.Australia,
Gran Bretagna 2009
J
oe Warr è un giornalista sportivo
britannico che si è trasferito in
Australia per seguire la seconda
moglie Katy dalla quale ha avuto un figlio, Artie, che ha sei anni
quando la madre muore per un tumore. Ora Joe, che è stato
spesso lontano da casa per il suo lavoro si deve occupare del
piccolo. La sua idea di base consiste nel lasciare ampia libertà
al fanciullo. È un film su cosa significhi essere padri oggi . il
regista riesce a proporre una serie di quesiti su come sia difficile
imparare ad essere padri soprattutto quando questo ruolo è stato
delegato a una prima e a una seconda consorte. Dire sempre
di sì alle richieste dei figli? Porre il meno regole possibile per
evitare l’aumento delle infrazioni? Il film mette a confronto tre
figure maschili in fasi diverse della loro crescita. Tre. Perché
non solo Artie ed Harry devono crescere. Deve farlo anche Joe,
uscendo da un egoismo inconsapevole ma non per questo meno
pericoloso.
Domenica 1 luglio, ore 22.55, Rai Tre
TV2000,
“Nel cuore
dei giorni”
compie
un anno
Domenica 1 luglio. Aida, Rai5, 9.20.
Opera. A sua immagine, Rai1, 10,30.
Bandits, Iris, 16.55. Commedia con
B. Willis. Superman III, It1, 15,45.
Film d’azione. Il concerto, La7d,
17.10. Un’altra possibilità di vedere
questo bel film. Prima pagina,
R4, 16,35. Strepitosa commedia
di B. Wilder con W. Matthau e J.
Lemmon. Caccia al ladro, Rai3,
20.40. Uno dei capolavori di
Hitchock con Cary Grant e Grace
Kelly. State buoni se potete, Tv2000,
21.30. 2° parte con J. Dorelli. Ragazzi
miei, Rai 3, 22.55. Vedi scheda.
Lunedì 2. Rapa nui, Rai movie
16,00. 1680 Isola di Pasqua…. Casa
famiglia, Tv2000, 20.30. Fiction
quotidiana. 1° p. Il battesimo.
The Jackal, R4, 21,10. Thriller
fantapolitico con B. Willis.
Arabesque, Iris, 21.05. Giallo con
S. Loren. L’infedele, La7, 21.10.
Attualità
Martedì 3. Circo estate 2012,
Rai3, 21.05. Varietà. The constant
F
esteggia il primo compleanno
“Nel cuore dei giorni”, il
contenitore che è, nelle
parole di Dino Boffo, direttore di
rete di Tv2000 (www.tv2000.it),
“il biglietto da visita dell’intera
emittente”. Per Boffo, il segreto
di questa trasmissione è “invitare
alla tavola televisiva gli italiani
normali, prenderli sul serio,
non usarli come riempitivi ma
riconoscendo sempre la loro
di Tiziano Raffaini
gardener, La7, 21.10. Un thriller
appassionante e ben girato. Il
sole, Rai5, 21.15. Film di Sukurov
sull’imperatore Iro Hito. Sherlockil banchiere cieco, It2, 21.30. Film
tv di buona fattura. Un S. Holmes
moderno. Lascia perdere che ti porta
a mala strada- Don Pino Puglisi,
Rai1, 23.10. La biografia di don
Puglisi ucciso dalla mafia.
Mercoledì 4. An american rhapsody,
La7, 14.05. Storia di immigrazione
e della fatica del’inserimento. The
Truman Show, Rai4, 21.10. Un
intenso film di P. Weir sui reality
tv. The Boxer, Rai movie, 21.05. Un
avvincente dramma di Sheridan
nella realtà nordirlandese.
Giovedì 5. Superquark, Rai1,
21.20. Ritorna P. Angela con un
programma ricco di informazioni.
Si parte col terremoto dell’Emilia.
Quinta colonna, C5 , 21.10. Nuovo
programma d’attualità. Il mandolino
del capitano Corelli, R4, 21.10. Film
drammatico. 2° guerra mondiale
intrinseca dignità anche quando
sembra che facciano perdere ritmo”
e “dare spazio ai loro giudizi”.
L’innesto dei telespettatori, spiega
il direttore di rete, non è “come
una pratica da sbrigare ma come
un perno fondamentale del fare
tv”. Certo, “col digitale terrestre
la torta degli ascolti va per il
75% ai sette canali principali; il
resto viene oggi ripartito tra circa
duecentocinquanta canali digitali
in Grecia. Con N. Cage. Il favoloso
mondo di Amelie, LA7d, 21.10. Un
film coinvolgente.
Venerdì 6. La grande storia, Rai3,
21.05. Mussolini: marcia, morte,
misteri. Documenti. Il profeta,
Rai movie, 21.00. Storia di un
giovane criminale che in prigione
diventerà un boss. Orizzonti di
gloria, La7, 21.10. Kubrick dissacra
la guerra. Angeli e demoni,
Cielo, 21.15. Spettacolare film
di fantareligione. La straniera,
Rai1, 21.20. Un’intensa storia
d’amore, una fotografia toccante
dell’immigrazione italiana.
Sabato 7. Sulla via di Damasco,
Rai2, 10,15. Rubrica religiosa.
Million Dollar baby, Rai movie
21.05. Capolavoro di Eastwood
incisivo e commovente. Il pranzo
della domenica, Rai1, 21.20. Film
su una signora anziana che riceve
la visita delle tre figlie, Rai3, 21,30.
Spionaggio. Don Luigi Sturzo,
Tv2000, 21,20. Film tv in 2 parti.
e satellitari. È una bella battaglia
conquistare ogni giorno un
centimetro al sole. Se si trattasse di
una suddivisione aritmetica ciascun
canale avrebbe lo 0,25% di share”.
Tv2000 ha cominciato con uno
0,10 e ora è “ad oltre lo 0,40, con
segmenti quotidiani stabili attorno
all’1% di share, e punte che toccano
il 5%. Lo diciamo con modestia:
siamo un piccolo fenomeno, che
oggi rischia di fare un caso a sé”.
Lettere e Rubriche
Sabato, 30 giugno 2012 35
❚❚ Lettere al direttore [email protected]
Europa, sviluppo e religioni. Idee per un confronto
C
aro don Angelo,
leggendo i tuoi interventi sul n. 25, mi sono convinto
che il nostro Settimanale ha bisogno non solo di un
correttore di bozze, ma anche di un aiutino per le ‘bizze’, se
mi permetti di giocare un po’ con il nome del tuo bel paesello nativo.
Premetto che per me è importante anche la forma, lo stile
con il quale si offre un messaggio; e di questo abbiamo fatto qualche accenno a viva voce. Ora invece è da discutere
lo stesso contenuto, di solito presentato con competenza e
chiarezza.
Dell’editoriale ‘Dove va l’Europa?’ mi sembra bello il titolo, accettabili la premessa storica e la diagnosi sulla crisi
del ‘sogno Europa’, ma del tutto infondato il giudizio su
America, Cina, e Islam teocratico. Dove esiste un’America che avanza imperterrita grazie al suo credo protestanico, sorgente di libertà e sicurezza? Quale confucianesimo
permette alla Cina di miscelare comunismo e capitalismo,
al punto da essere uno spaventoso colosso economico?
America e Cina hanno paura di se stesse, e di perdere un
riferimento indispensabile per i loro interessi economici,
qualora fallisse l’economia europea. Per la Cina basta leggere Avvenire di giovedì 21/06: “in Cina tutto bene. Ordine
di Stato”. Per gli USA non dimentichiamo le analisi di politici ed economisti seri, che li giudicano la principale causa
della crisi economica globale.
Tutto da rifare è anche l’accenno all’Islam teocratico, come
‘additivo’ per il successo economico di alcuni paesi medio
orientali. L’Islam, il Confucianesimo e il Protestantesimo
sono qualche cosa di molto più serio, e non ‘instrumen-
tum regni’ (in questo caso il regno di Mammona).
Condivido la tua conclusione sull’importanza delle radici
culturali e religiose per il futuro dell’Europa, ma non in
forza delle tue premesse: preferirei l’attuale Europa laica e
laicista, ad un’Europa con un ‘additivo cristiano’ compromesso con gli egoismi economici e politici.
Dalle tue premesse deduco invece che l’Europa è il meglio
ora esistente sul nostro pianeta. Figuriamoci come sarebbe meravigliosa, se fosse abitata da autentiche comunità
cristiane. E’ questo che dobbiamo sognare, a partire dalla
nostra amata Diocesi di Como.
E’ dunque necessario augurarti fraternamente un ‘Buon
lavoro!’.
Don Pio Giboli
C
aro Direttore, ho letto il Suo editoriale del numero
scorso e mi sono sorte alcune domande:
-parla di Europa come soggetto; ma in realtà cosa intende? Persone, istituzioni? Per conto di chi, chi e cosa recuperare? Una etichetta da mettere a sigillo o una integrazione
da attuare?
-i protestanti sono o non sono cristiani, eredi come noi del
Regno di Dio? Anche se qualche differenza c’è, siamo poi
così sicuri che – in qualche caso- non abbiamo qualcosa da
imparare da loro?
- di quale “America” parla? Di Obama o della Kirchner o degli emergenti Brasile e Messico? Di un Sud America che si
smarca dagli Usa? E qui –già che ci siamo - perché non citare le “lobbies” ebraiche?
- la Cina (o meglio i cinesi, che fanno affari con tutti) ricerca
risorse e tecnologie (sono veramente in tanti) nell’armonioso sviluppo di un “soft power” che confida più nel denaro
che nel cannone. Non è così anche per lo “zar” Putin, convertito al patriottismo? E Confucio non è più etica che culto?
- sono più “cattivi” gli sciiti iraniani, che sognano il nucleare
o i sunniti Wahabiti di Riad, armati fino ai denti? E che dire
del terzo incomodo, l’islamismo soft turco di Erdogan, che,
lasciato a bollire, ora punta al Medio Oriente? E per gridare
di più “al lupo , al lupo” ha mai letto “Fede e mercato una via
islamica al capitalismo”?
- e degli “gnomi” (di ogni colore e latitudine) che schiacciando pochi tasti spostano capitali da far invidia a Paperon
de Paperoni, non dice nulla?
Con simpatia, caro direttore, non risponda se no facciamo
notte!!
Con un invito, la prossima “”puntata” sia più essenziale.
Cordialità.
ROBERTO RIGHI
Lettere [email protected]
S
i ricorda ai gentili
lettori che le lettere
al direttore non dovranno
superare le 2200 battute
circa.
❚❚ Il direttore risponde
... ma senza uno spirito l’Europa non va lontano
P
otenza e debolezza delle parole! Le parole “rivelano” un
pensiero, ma anche lo “ri-velano”, cioè lo nascondono.
Lasciano in ombre tante cose, che uno avrebbe voluto
dire (ma non ha potuto per evidenti motivi di spazio), o non
aveva per niente intenzione di dire (ma gli vengono chissà
come attribuite). Per questo ci serve il dialogo e il confronto,
che aiuta a svelare i retro-pensieri, e a chiarire ed arricchire
le opinioni reciproche.
Accolgo perciò con favore le osservazioni dei nostri due lettori. Gli argomenti, si riconoscerà, sono vari e stimolanti, e
lasciano spazio a molta pluralità di punti di vista. Così sul
ruolo delle religioni in ordine allo sviluppo economico e sociale di alcuni Paesi (il Protestantesimo negli USA, il Confu-
La testimonianza,
a Misna, di
William Akec:
dalla miseria
alla solidarietà
cianesimo in Cina, l’Islam fondamentalista in alcuni Stati) si
potrà lungamente discutere, e legittimamente oscillare fra un
giudizio che riconosce un ruolo importante, se non preponderante, di queste religioni sulle rispettive scacchiere civili e
sociali, piuttosto che un ruolo sostanzialmente esiguo o del
tutto marginale. Su queste posizioni non mi impegno più di
tanto (non ne ho neanche la competenza per farlo). Il senso
del mio ragionamento era infatti un altro: sottolineare, per
contrappunto a quanto in qualche modo avviene in altre
parti del mondo, come una delle radici dell’attuale debolezza
dell’Europa sia proprio lo scarso apprezzamento riservato,
soprattutto da parte della cultura ufficiale, alle radici religiose e cristiane del Vecchio Continente. Ma su questo tema mi
propongo di ritornare sull’Editoriale del prossimo numero. In
ogni caso era del tutto al di là delle mie intenzioni (s)qualificare dette religioni come “instrumentum regni” in mano ai rispettivi Stati: a parte che non lo so, più semplicemente il mio
intento era di constatare come, nei Paesi che “tirano”, siamo
di fatto in presenza di un substrato religioso relativamente
omogeneo e certamente apprezzato, anche dall’intellighenzia
politica e culturale, a differenza di ciò che accade in Europa. Men che meno, poi, mi sono mai sognato di prediligere
“un’Europa con un additivo cristiano compromesso con gli
egoismi economici e politici”. Non è evidentemente questo il
senso autentico di un riconoscimento delle “radici cristiane”
dell’Europa. Ma su questo ci ritorneremo.
Un’associazione per aiutare
i bambini di strada a Juba
“
BuoneNuove
Solo il bello del mondo
Dopo le dieci buone notizie
pubblicate sul numero di Pasqua
(pag. 3) e l’apprezzamento dimostrato
da alcuni lettori, abbiamo deciso
di dedicare in forma stabile una
rubrica alle buone notizie che
riusciamo a scovare su giornali, tv
o nella rete. Fatti e avvenimenti che
troppo spesso vengono relegati in
un angolo per far posto a fatti di
cronaca che non sempre - seguendo
criteri di notiziabilità - possono
essere considerati prioritari, ma che
riescono a catturare la curiosità,
spesso morbosa, dei lettori.
Editrice de Il Settimanale
della Diocesi Soc. Coop. a r.l.
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conto corrente postale
S
e non hai un po’ d’acqua e un
pacchetto di biscotti non ti
seguiranno mai” dice William
Akec, uno che la miseria la conosciuta.
Tornato da Khartoum con qualche soldo
in tasca e il pensiero a chi aveva meno di
lui, ha creato un’associazione per aiutare i
bambini di strada del Sud Sudan.
A raccontare alla MISNA questa storia di
solidarietà sono i giornalisti dell’emittente
cattolica Radio Bakhita (attiva dal 2006 a
Juba), autori di un reportage pubblicato
a inizio settimana. Dietro l’impegno di
William e di Magai Deng, un altro ex
bambino di strada diventato imprenditore
prima di tornare in Sud Sudan, c’è la
voglia di contribuire allo sviluppo sociale
di un paese devastato da oltre 20 anni di
guerra civile. Negli ultimi mesi, inoltre,
il Sud Sudan è al centro di un forte
flusso migratorio di sud sudanesi, prima
residenti al Nord, che rientrano nei villaggi
d’origine a causa dell’espulsione da parte
n. 20059226 intestato a:
Il Settimanale della Diocesi di Como
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Registrazione Tribunale di Como
numero 24/76 del 23.12.1976
Pubblicità:
del governo di
Khartoum a seguito
dell’indipendenza
proclamata dal
Sud Sudan nel
luglio scorso. “Nei
mercati di Juba –
racconta William – i
bambini ci vengono
incontro per
salutarci e discutere
con noi: abbiamo
conquistato la
loro fiducia”.
Quasi sempre
per cancellare
le distanze
basta un bel pranzo gratis al ristorante.
Dopo si passa alle medicine e magari
all’iscrizione gratuita alla scuola del
quartiere. L’associazione è stata costituita
nell’agosto 2011, poche settimane dopo
la proclamazione dell’indipendenza del
Direttore responsabile: Alberto Campoleoni
Direttore editoriale: mons. Angelo Riva
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alla FISC (Federazione
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Sud Sudan da Khartoum. Nei suoi primi
mesi di vita ha assistito una cinquantina
di bambini. “Chissà che in futuro – dicono
i giornalisti di Radio Bakhita – non abbia
i soldi per dare ai bambini del Sud Sudan
anche una casa”.
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