Capitolo 4 Agricoltura sostenibile
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Capitolo 4 Agricoltura sostenibile
Capitolo 4 Agricoltura sostenibile • sono scomparse le tradizionali sistemazioni agrarie (cavalletto, prode, girapoggio, ecc.) per far posto ai campi senza filari, adatti alla meccanizzazione delle operazioni colturali; • i campi si sono coperti di colture pure (cereali, Agricoltura sostenibile bietole, mais, soia, ecc.) e sono quasi scomparse le consociazioni; • le siepi e le alberate, che erano di impaccio alle macchine, sono state estirpate; • le arature, per la grande potenza e versatilità delle macchine agricole, si sono approfondite e sono divenute più frequenti, determinando una profonda modificazione nella struttura e nella dinamica della trasformazione della sostanza organica nel terreno. Sono passati solo 50 anni e l’ecosistema agricolo così strutturato ha già manifestato i segni di un profondo degrado, con ripercussioni negative anche sugli altri ecosistemi. Le nuove tecniche colturali, più invasive ed aggressive, l’estrema semplificazione della biocenosi (monocolture, allevamenti senza terra), la mancanza di riciclo della sostanza organica hanno rotto l’equilibrio dell’agroecosistema; ora ci si è resi conto, tutti, che non è possibile continuare in questo modo e si stanno studiando nuovi tipi di agroecosistema meno dipendenti dalle energie ausiliarie, in grado di utilizzare meglio le risorse native, con un grado di autosostentamento elevato. Questi nuovi agroecosistemi si stanno identificando nel concetto, ormai accettato dalla società internazionale, di agricoltura ecocompatibile o sostenibile (Sustainable Agriculture), con funzione polivalente di protezione ambientale e di produzione di derrate alimentari sane, senza la presenza di alcun contaminante. 45 AGROECOSISTEMA Il paesaggio agrario delle nostre campagne, ciascuna zona secondo le proprie peculiarità, è stato caratterizzato, fino alla metà del secolo scorso, da una grande varietà colturale, con campi a misura d’uomo, in cui la promiscuità delle specie vegetali coltivate era la regola; ne è stato un esempio emblematico il paesaggio delle campagne dell’Emilia, del Veneto o della Lombardia caratterizzato dai filari di viti, maritate all’acero o all’olmo, intercalati da campi coltivati con piante erbacee. I confini aziendali, o addirittura dei singoli campi coltivati, erano delimitati da siepi arbustive o arboree e la viabilità poderale era affiancata da filari di piante ad alto fusto (alberate). La ricca diversità biologica manteneva una certa “naturalità”, piena di vita animale e vegetale, in grado di garantire gli equilibri biologici. Nella seconda metà del secolo scorso, lo sviluppo della meccanizzazione, il calo della manodopera per l’inurbamento della popolazione agricola, attratta dalla industrializzazione del Paese, lo sviluppo dell’industria chimica, che forniva a basso costo concimi minerali di facile impiego, agrofarmaci, ecc., hanno modificato il paesaggio agrario che si è semplificato strutturalmente: 4.1 I fondamenti della agricoltura ecocompatibile Il concetto di ecocompatibilità è legato alla stessa identità dell’agroecosistema: esso è un ecosistema costruito a scopi agrari, che mantiene le caratteristiche funzionali di un ecosistema naturale. Più ci si discosta da queste condizioni funzionali, più elevato è il costo di energie sussidiarie necessarie per il suo sostentamento e mantenimento. L’estrema semplificazione della biocenosi della moderna agricoltura (monocolture, omosuccessioni, allevamenti specializzati, allevamenti senza terra, ecc.) deve essere riveduta e si devono adottare nuove strategie i cui principi basilari sono: • il mantenimento delle energie rinnovabili e la riduzione dell’energia sussidiaria; • la coltivazione di piante adatte all’ambiente; • una produzione economica ma non esasperata dall’elevata produttività. Gli ecosistemi agrari ecocompatibili possono essere definiti come agroecosistemi il cui funzionamento si basa sulle capacità di autosostentamento, autocontrollo ed autorganizzazione dovuto alla loro somiglianza con i sistemi naturali, strutturalmente complessi, in cui l’omeostasi ne consente la stabilità. L’automantenimento ha come cardini fondamentali la conservazione del suolo e la conservazione della sua fertilità; queste sono legate al ciclo dell’acqua, alle sistemazioni idraulico-agrarie, alle lavorazioni ed alle scelte dei piani di coltivazione ed alla eterogeneità della biocenosi. 4.2 Il modello di azienda agricola ecocompatibile • • • • effluenti zootecnici; questi ultimi vengono considerati, pertanto, non più “rifiuti” da smaltire, ma importante fonte di elementi fertilizzanti; applicare rotazioni colturali con colture prative poliennali ricche di Leguminose, per rifornire di sostanza organica il suolo e per l’azotofissazione; inoltre, la presenza dei prati poliennali costituisce una buona prevenzione per il controllo delle erbe infestanti, dei fitofagi e dei fitopatogeni; garantire una continua copertura del suolo, anche con colture intercalari in consociazione temporanea, per ridurre l’erosione; effettuare coltivazioni policolturali, con consociazioni erbacee/arboree, per realizzare strati vegetazionali che meglio utilizzino la radiazione luminosa; ripristinare le siepi, le bordure alberate, i piccoli incolti (canneti, fontanili, boschetti, ecc.) per innalzare il grado di complessità del sistema; questi luoghi svolgono un fondamentale ruolo polifunzionale di zona rifugio e riproduzione, di mantenimento della eterogeneità territoriale. Sono le vie di comunicazione naturali per lo spostamento degli animali nativi che trovano, nel campo coltivato, uno “scoperto” che crea una barriera spaziale a volte insormontabile. Fig. 4.1 Modello di siepe mista a contorno di campi coltivati di un’azienda agraria ecocompatibile. L’agroecosistema ecocompatibile, pur nella estrema variabilità ambientale che caratterizza ogni situazione locale e comprensoriale, ha una serie di caratteri fondamentali che nel loro insieme possono costituire un modello applicativo di base. Questo modello è caratterizzato da aziende che devono: • essere organizzate secondo i principi di un’agricoltura mista (produzioni vegetali ed animali), per chiudere la catena del pascolo e del detrito, mantenendo più agevolmente la fertilità con il ritorno di sostanza organica nel suolo, proveniente sia da residui colturali sia dagli 46 Fig. 4.2 Esempio di agricoltura sostenibile con coltivazioni (vite, foraggere, ecc.) inserite in un agroecosistema a discreto grado di naturalità. Agricoltura sostenibile MASSIMA SEMPLIFICAZIONE STRUTTURALE E BIOLOGICA Tipi: MONOCOLTURA ALLEVAMENTO SENZA TERRA Caratteristiche: SCARSA AUTONOMIA POCA STABILITÀ Determina Si ha ALTA POSSIBILITÀ DI INFESTAZIONE DA FITOFAGI FITOPATOGENI ERBE INFESTANTI SCARSA UTILIZZAZIONE DELLE RISORSE NATURALI SOLE, ACQUA, ECC. Per mantenerlo nel tempo Per difendere Per reintegrare GRANDI FABBISOGNI DI ENERGIA FOSSILE AUSILIARIA Fig. 4.3 Caratteristiche fondamentali degli agroecosistemi: il modello si riferisce ad un agroecosistema a meccanizzazione intensiva il cui mantenimento necessita di grandi quantità di energia ausiliaria (modificato da F. Caporali, 1991 - Ecologia per l’agricoltura; UTET, To). GRANDE COMPLESSITÀ STRUTTURALE E BIOLOGICA POLICOLTURA AGRICOLTURA MISTA AGROECOSISTEMA Tipi: Caratteristiche: ALTA EFFICIENZA MAGGIOR AUTONOMIA GRANDE STABILITÀ Determina Si ha ELEVATA UTILIZZAZIONE DELLE RISORSE NATURALI SCARSA POSSIBILITÀ DI INFESTAZIONE DA FITOFAGI FITOPATOGENI ERBE INFESTANTI SOLE, ACQUA, ECC. Per mantenerlo nel tempo Per difendere Per reintegrare SCARSI FABBISOGNI DI ENERGIA FOSSILE AUSILIARIA 4.2 Il modello di azienda agricola ecocompatibile Fig. 4.4 Questa tabella si riferisce ad un agroecosistema ecocompatibile il cui mantenimento non necessita di grandi fabbisogni di energia (modificato da F. Caporali, 1991 Ecologia per l’agricoltura; UTET, To). 47