forum operatori gruppo rete – aula 1 - minimaster

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forum operatori gruppo rete – aula 1 - minimaster
casuale e capace di influenzare positivamente o negativamente le
possibilità di azione.
FORUM OPERATORI GRUPPO RETE – AULA 1 MINIMASTER
Cosa
intendete
operatori”?
per
“rete
Il primo esperimento applicato alle reti sociali è della fine degli
anni ‘60 realizzato dal sociologo Milgram: scoprì che è
sufficiente una catena di sei persone (in media!) - 6 gradi di
separazione - per mettere in relazione un qualunque individuo sul
pianeta con qualunque altro. Certo è che si è rilevato che mentre
un individuo può aver bisogno di soli tre passaggi per connettersi
con “Sempronio” ci sarà qualcun’altro che per connettersi con lo
stesso individuo passerà per 50/70/100 o più gradi di
separazione. In questo caso oltre ad evidenziarsi tipologie di nodi
con poche connessioni, per alcuni estremi tanto pochi da rendere
impossibile lo stabilirne di nuovi, si smentisce la teoria della
composizione casuale della rete che prevede l’inesistenza di
posizioni di privilegio.
degli
MASSIMO COSCELLI L’articolo 12 della legge regionale più
che definire la rete definisce “il sistema regionale dei servizi” è
composto da operatori privati e puibblici per i servizi al lavoro,
da agenzie del lavoro che “possono costituire raggruppamenti”.
Ora, questa possibilità non implica necessariamente la creazione
di reti da parte gli operatori. La rete può invece nascere
dall’adattamento spoantaneo degli enti alla esigenze del mercato
del lavoro che li coinvolge contemporaneamente a cittadini e
imprese.
Altro esperimento condotto, dal sociologo Granovetter, studia le
modalità prevalenti con le quali le persone si trovano un lavoro.
Granovetter introduce il concetto di clustering per definire in
società dei gruppi di persone con legami più o meno forti, stabili
e consolidati. Mostrò come, contrariamente a quel che si può
pensare, i legami deboli siano quelli maggiormente efficaci per
trovare un lavoro. Questo perché gli appartenenti allo stesso
cluster hanno legami più numerosi e più intensi nello stesso
gruppo, mentre facendo riferimento a un individuo appartenente
ad un altro cluster si entra in contatto, per quanto debole e
indiretto, con clusters differenti da quello/i di appartenenza.
LUCIA CRIPPA per rete degli operatori intendo tutti gli Enti
accreditati in Regione Lombardia per la Formazione e per i
servizi al lavoro. Questo tipo di rete è una rete “virtuale” che si
può attivare fra gli Enti nel momento in cui servano delle
sinergie. Lavorative per soddisfare le esigenze degli utenti.
LOREDANA PIGNATTA estratto …..“Una rete è definita
come una serie di nodi tra loro interconnessi attraverso
collegamenti diretti o indiretti che formano una ragnatela
complessa di relazioni. Il comportamento dei nodi dipende dalla
quantità e dalla qualità dei collegamenti. La forza attrattiva di un
nodo, all’interno o all’esterno del proprio ambito di appartenenza
ne determina peculiarità rispetto ad altri nodi.
Quindi legami deboli con nodi di differenti clusters fanno da
ponte con persone diverse e lontane in grado di generare
opportunità nuove.
In quest’ultimo riferimento cito l’economista italiano Pareto che
agli inizi del ‘900 elaborò la regola dell’ 80/20 secondo la quale
solo poche persone possedevano gran parte della ricchezza di
un’intera regione; questo ancora a sottolineare che
L’esistenza di un’organizzazione della rete fu teorizzata già a
fine ‘700 dall’inventore della teoria dei grafi (madre dell’attuale
concezione della rete!), il matematico Eulero: riteneva la rete,
composta da nodi e connessioni, organizzata in modo totalmente
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LUCIA CRIPPA La Regione Lombardia sta promuovendo la
formazione di Reti sia invitando tutti gli operatori a momenti
comuni ( vedi corso e giornate di approfondimento) sia
richiedendo servizi e proponendo bandi che richiedono il
raggruppamento di più operatori.
l’organizzazione di una rete non è assolutamente regolata dal
caso, ma da posizioni più o meno “prestigiose” dei nodi e dai tipi
di legame che con esso sussistono.
Le ricerche attuali fanno riferimento al lavoro di Barabasi e alle
sue scoperte: le reti crescono secondo una distribuzione
logaritmica, i legami dei nodi maggiormente interconnessi
crescono con maggiore rapidità di quelli che hanno poche
connessioni e le reti attraversano varie fasi di transizione.
IOLANDA ZITANO Sono d’accordo! La Regione è
intenzionata a creare reti fra gli operatori, lo dimostra l’esistenza
della Legge n.22/06 e anche il tentativo, tramite il minimaster di
Labor Lab, di formare e informare gli operatori degli enti sul
nuovo sistema Doti che conduce inevitabilmente alla formazione
di reti. Oggi la Regione svolge un ruolo di valutazione e
monitoraggio e tende a delegare molte attività e funzioni agli
enti. Questo è positivo da una parte, perché significa riconoscere
all’ente autonomia e fiducia; dall’altra parte però può essere
rischioso perché l’ente accreditato si trova a gestire le reti e le
doti, e con queste i rapporti con il beneficiario, senza indicazioni
precise sulla regolamentazione dei rapporti tra enti diversi tra
ente firmatario del Pip e beneficiario. Da questa considerazione
parte il tentativo del gruppo rete aula ! di formulare
modelli/strumenti
Barabasi con la scoperta del maggior aumento di connessioni per
i nodi maggiormente connessi nella rete, definisce l’esistenza
degli hub. Un hub è un nodo con elevato numero di collegamenti
e più facile da raggiungere per gli altri individui”.
IOLANDA ZITANO La rete degli operatori deve essere
concepita come flessibile, adattabile alle mutevoli esigenze del
mercato del lavoro. Per formare una rete flessibile occorre che
ogni ente preliminarmente individui il proprio core business (la
propria competenza distintiva) e che conosca le caratteristiche
del mercato del lavoro nel territorio in cui opera e infine che
cerchi un ente o degli enti con i quali fare rete per rispondere
meglio alle esigenze che provengono di volta in volta sia dal
mondo delle aziende sia dal cittadino che intende collocarsi
professionalmente. Una rete rigida ovvero stabile nel tempo non
porterebbe agli enti una lunga sopravvivenza perché non sarebbe
al passo con la mutevolezza del mercato del lavoro.
MASSIMO COSCELLI La Regione Lombardia è interessata a
conservare un sistema di operatori pubblici e privati che
garantiscano i servizi su tutto il territorio, e riconosce eventuali
raggruppamenti
Dote formazione e dote lavoro vanno nella direzione di
formazione delle reti?
La Regione Lombardia sta promuovendo la formazione di reti?
LOREDANA PIGNATTA secondo me la Regione non può
pensare seriamente di promuovere sistemi di cui non intende
pagare l’attività, pertanto non può pensare che si possano avere
dei cambiamenti strutturali seri senza gestione dei costi.
LUCIA CRIPPA A meno che un operatore non sia accreditato
sia ai servizi al lavoro che alla formazione necessariamente il
sistema dotale promuove una formazione di reti , il cui scopo è
quello di fornire un servizio completo al cittadino.
Pertanto alla “promozione e al riconoscimento” senza appoggio
economico si può solo rispondere con attività minimali
strettamente funzionali al proseguimento della propria attività.
MASSIMO COSCELLI Non è evidente un rapporto causa ed
effetto, le doti sono solo un forma di finanziamento dei servizi, al
cittadino interessa sapere quali sono i servizi, chi li eroga e se
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hanno un costo, di come vengono finanziati al cittadino non
importa nulla. Il fatto poi che l’inizio delle doti sia avvenuto il
venerdì 3 aprile alle 18.00 suscita inevitabili interrogativi sulla
scelta dei tempi, con inevitabili ricadute tipo assalto alla
diligenza.
IOLANDA ZITANO Uno scopo duraturo ma deve avere anche
l’apertura verso nuovi enti che vogliono entrare nella rete.
LUCIA CRIPPA Tutti gli operatori lavorano già da alcuni anni
in rete perché spesso i bandi hanno richiesto la costituzione di
ATS e l’unione temporanea di più enti. Probabilmente non esiste
ancora un modello di rete dinamico che è quello verso il quale
dobbiamo tendere per poter offrire una gamma completa di
servizi.
LOREDANA PIGNATTA il sistema della dote pur avendo
indubbi vantaggi rispetto al sistema precedente, a mio parere
comunque non si preoccupa affatto della bontà del servizio reso
ai clienti (allievi / disoccupati), tant’è vero che invece di
strutturare un sistema in cui ogni ente accreditato possa far
partire le doti quando fa incontrare le necessita’ dell’azienda e
della persona e quindi dare un buon servizio in termini di
risultato, è di nuovo ingabbiato nel dover fare in fretta ad
accumulare piani “perché le doti finiscono subito”, che le
aziende e il mercato siano pronti o no ad assorbire le persone in
quel momento. In sintesi, non è di nuovo possibile fare una
incisiva programmazione di inserimento lavorativo.
La rete informale, è una rete?
LUCIA CRIPPA sicuramente lo è perché gli operatori si
conoscono, sanno cosa può offrire e si fidano dell’altro. In più si
attiva facilmente, senza burocrazie e problemi legali.
MASSIMO COSCELLI Di fatto molte reti iniziano in modo
informale e funzionano. Le tecnologie informatiche e
telematiche permettono la costruzione di reti informali: vedi
chat, facebook. Le tecnologie sono un mezzo la rete è l’insieme
degli utilizzatori. Nel nostro caso si tratta di operatori di servizi
al lavoro e formativi esistenti da anni che necessitano di una rete
più stabili e strutturata.
IOLANDA ZITANO Al cittadino non interessa nulla della rete;
a lui interessa la qualità del servizio e questa si raggiunge
attraverso la rete perché è impensabile che tutti gli operatori
abbiano la possibilità di erogare bene tutte le tipologie di servizi.
Quindi la dote lavoro e la dote formazione vanno nella direzione
della formazione della rete perché nell’ambito della dote ci si
deve chiedere “chi fa che cosa” per dare un servizio migliore.
LOREDANA PIGNATTA le reti, come qualsiasi tipo di
associazione di più soggetti tesi a raggiungere un obiettivo
comune, non richiederebbe obbligatoriamente la sua
formalizzazione, ma è altrettanto evidente che quando gli
obiettivi da raggiungere sono onerosi e si protraggono nel tempo,
prevedono una contabilizzazione delle attività e delle forme di
pagamento delle medesime.
Esistono esempi di rete di operatori?
LOREDANA PIGNATTA in questo momento non credo
esistano reti strutturate
MASSIMO COSCELLI Ci sono gli ATS, Associazione
Temporanee di Scopo che prevedono un capofila e dei partner
che collaborano alla realizzazione del progetto che ha una durata
limitata nel tempo, 12 mesi. La Rete se vuole essere tale non può
avere uno scopo temporaneo ma duraturo.
Diventa quindi necessaria una formalizzazione dei vincoli tra le
parti, che definisca oneri, onori, tempi e ripartizione costi e
ricavi.
D’altronde funzionano così anche i consorzi, le ATS, le ATI,
ecc. e comunque tutte le attività che non hanno a monte un “ente
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agli enti che partecipano all’erogazione dei servizi
indicati nel PIP, un’informativa sull’avvenuto
pagamento dei servizi all’ente capofila.
4. La Regione potrebbe istituire una Commissione di
Conciliazione e monitoraggio alla quale si possono
segnalare comportamenti scorretti dei vari enti, in questo
modo si potrebbero evitare contenziosi tra enti.
pubblico o no” che ripiana le perdite di bilancio senza entrare in
merito più di tanto.
Come dovrebbe essere una rete di operatori dei servizi?
LOREDANA PIGNATTA la rete degli operatori deve diventare
una comunità professionale la cui finalità principale è quella di
rafforzare l’efficienza e migliorare la qualità e la remunerabilità
dei Servizi forniti, nonché agire sul ruolo di leadership della
regione, quale attori di raccordo del sistema locale impegnato nel
miglioramento dell’occupabilità, assicurando a costo quasi nullo
la formazione continua delle risorse umane impegnate
nell’erogazione dei Servizi per l’Impiego e privilegiando l’uso
delle tecnologie dell’informazione, per poter fornire un servizio
efficace.
MASSIMO COSCELLI Ritengo che il processo di
accreditamento e di autorizzazione richiesto dalla Regione
Lombardia sia già un inizio di formazione della rete anche se
così e troppo estesa e per niente coesa. probabilmente si arriverà
ad avere più reti. Bisogna chiarire lo spirito con cui si vogliono
perseguire determinati obiettivi, come fornire i servizi al lavoro
e la formazione professionale al territorio. La rete deve avere una
propria visibilità, riconoscibilità, deve prevedere un
coordinamento delle attività, incontri di confronto tra gli
operatori e formazione. I servizi alla persona seguono
inevitabilmente l’evoluzione della persona stessa, delle imprese
e più in generale del mercato del lavoro del mercato del lavoro.
Deve cioè essere luogo di incontro – sia fisico che virtuale fondato sulla logica dell’apprendimento collaborativo e sullo
scambio di esperienze “tra pari”
IOLANDA ZITANO Regione Lombardia potrebbe avere una
funzione di coordinamento delle reti, anche a livello provinciale,
in modo da facilitare i rapporti tra enti e sovrintendere alla
costituzione di una buona relazione tra loro. Proposte emersa dal
gruppo rete da formulare alla Regione:
LUCIA CRIPPA dovrebbe essere sicuramente dinamica e
prevedere una coesione fra tutti gli enti che vi partecipano sia per
offrire il meglio dei servizi che per risolvere insieme tutte le
problematiche che derivano dalla gestione dei finanziamenti
1. stilare un Protocollo di Intesa con la Regione che
preveda una tutela dell’ente rispetto al danno che
potrebbe subire qualora il beneficiario interrompa il
percorso formativo o di servizi al lavoro.
2. Inoltre la Regione potrebbe creare un fondo di garanzia
e decidere di operare su un piano di sussidiarietà
orizzontale: il rapporto tra ente e beneficiario deve essere
in equilibrio e non deve vedere una posizione più forte
dell’altra; occorre dare le medesime garanzie e
responsabilità e attribuire i medesimi diritti e doveri.
3. Nell’ambito della dote, quando intervengono più enti
nella sottoscrizione del Pip, la Regione potrebbe inviare,
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