pag 11 - Dove vivere da nababbi a basso costo

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pag 11 - Dove vivere da nababbi a basso costo
Voci dal Sud
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Anno V° nr. 12 Dicembre 2009
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Fughe possibili per persone normali
Dove vivere da nababbi a basso costo
Mille euro al mese bastano per essere ricchi e vivere da veri pascià
Una guida spiega come cambiare esistenza
Vincenzo Zaccagnino - La Stampa
www.vivicento.org
Essaouira (Marocco) - Con mille euro al mese qui da noi
fai vita grama. Ma ci sono molti paradisi al mondo in cui
puoi stare da nababbo.
Basta aver il coraggio di credere in un sogno di fuga.
Parola di Attilio Wanderlingh intellettuale napoletano,
scrittore, e direttore di una piccola casa editrice.
In questi giorni ha pubblicato il suo ultimo libro, «Scappo via! paradisi esotici dove vivere alla grande con meno
di mille euro al mese» (Intramoenia, Euro 14,90), per raccontare che fuggire in un paese esotico, iniziare una nuova
esistenza, accarezzati dal soffio dell’aliseo, all’ombra delle
palme da cocco con una bianca spiaggia e un mare di smeraldo davanti alla porta di casa, non è uno sfizio da ricchi.
A determinate condizioni, quei famosi mille euro possono diventare una svolta.
E Attilio Wanderlingh è uno che se ne intende, perché
passa i suoi giorni fra la Costiera Amalfitana e il Kenya.
Non a caso il primo paese che propone nell’elenco di chi
vuol cambiare vita (in meglio) è proprio il Kenya.
Adatto a tutti; sia gli anziani che devono affidarsi a magre pensioni, sia i giovani che possono contare su piccoli
redditi.
Wanderlingh ha raccolto, in proposito, la dichiarazione
di un fuggiasco: «Ho dato in affitto il mio appartamento
di proprietà dove vivevo da ormai oltre dieci anni e con
quei 750 euro al mese ho ricominciato in Kenya».
Ed è stata una scelta felice anche dal punto di vista
meramente contabile.
«Buona scelta: lì un bilocale sul mare costa
duecentocinquanta euro al mese di affitto, con gli altri
cinquecento ti puoi consentire una tranquillità economica eccezionale, tenendo conto che in Kenya ... un dignitoso stipendio si aggira intorno ai centosessanta euro al
mese».
E se qualcuno avesse risparmi da parte, ci si può addirittura comprare casa, magari in quel vero e proprio paradiso
terrestre che è la spiaggia di Watamu, 24 chilometri a sud di
Malindi, all’interno di un parco residenziale.
I prezzi, che la guida segnala, sono questi: 50 mila euro
per una villetta, 180 mila per una vera villa con giardino e
piscina, 45 mila per un appartamento di 120 metri quadrati
in un residence che scendono a 30 mila se ci si accontenta
di un bilocale.
Il libro fornisce numerosi esempi di altri prezzi locali, che
confermano l’agiatezza di chi ha un reddito di mille Euro.
Pescando a casa, un pasto a base di pesce in un ristorante sulla riva del mare può costare 5 euro, una bibita al bar 30
centesimi, una banana 5 centesimi, un’ananas 80 centesimi
come una birra.
Chi vuole avere un domestico che fa le pulizie in casa e
cucina, deve prevedere una paga mensile di 70 euro.
Tira le somme l’autore dell’originale volume: «Se il mio
reddito è di 800 euro al mese, ne avrò spesi 250 per l’affitto, 360 per il cibo in abbondanza e me ne restano ancora
190. Circa 200 euro in Kenya sono una cifra».
Ovviamente il mappamondo dei paradisi low cost non si
riduce al Kenya.
Altre mete piacevoli da tenere in considerazione sono il
Marocco, la Tunisia, l’Egitto, l’Arcipelago di Capo Verde,
la Thailandia, Santo Domingo, il Brasile e il Messico.
Altri paradisi ci sarebbero, ugualmente convenienti, ma
l’autore alla fine le sconsiglia, perché ci sono tali e tante
difficoltà, soprattutto burocratiche, per fissarvi la residenza, che il gusto viene rovinato. Tra le mete «belle e impossibili», c’è Cuba, Mauritius, le Seychelles, le Maldive, l’India e il Venezuela.
Non ai soli pensionati o a chi dispone di un reddito fisso,
anche modesto, è riservata la fuga verso un paradiso terrestre.
L’autore individua altre categorie di possibili migratori.
In questo particolare momento, la ricerca di una nuova
vita ai tropici sembra essere l’aspirazione d’una buona fetta di singles trentenni, delusi dal destino del lavoro precario e dalla situazione del Paese.
Ovviamente dovranno trovarsi un impiego, perché spesso partono con pochi soldi e non possono contare su un
reddito fisso che arriva dall’Italia.
Scrive Wanderlingh: «precario in patria o all’estero
non fa differenza e tanto vale scegliere il luogo più economico e piacevole».
Sembra che in questi luoghi esistano buone possibilità
di impiego soprattutto nelle attività legate al turismo.
I più fortunati e abili riescono ad avviare un’attività indipendente.
Ad esempio una scuola per sub o un ristorantino, o
un’agenzia immobiliare.
Numerose conferme arrivano anche da internet, su siti
come MolloTutto.com oppure Voglioviverecosi.com
Oltre ai racconti dei tentativi riusciti, ci sono molte raccomandazioni.
Mai buttare il cuore oltre l’ostacolo, senza pesare bene
le cose. Può essere rischioso partire alla cieca.
Più consigliabile, dunque, fare prima una vacanza nel
luogo prescelto per sperimentare l’adattabilità al clima, alla
gastronomia e alle condizioni igienico-sanitarie. Scegliendo paesi con una situazione politica stabile.
Scrive nel sito Voglioviverecosi.com Andrea Scomparin,
che va a fare l’istruttore subacqueo a Marsa Alam, sulla
costa egiziana del Mar Rosso: «In banca avevo davanti
un’unica strada, noiosa e monotona.
Voglio andare lontano dallo smog, dal traffico, dallo
stress e soprattutto dalla crisi, parola che senti nominare
almeno cento volte al giorno.
Voglio trovare positività e serenità e non c’è niente di
meglio del mare, in un posto tropicale dove la gente va in
vacanza ed è contenta».
Osserva però nel suo libro Attilio Wanderlingh che fra
chi tenta la fuga, i delusi sono più numerosi degli entusiasti.
Bisogna insomma accontentarsi, anche perché, come ha
sentenziato qualcuno: «il paradiso è dei morti».