Temet Nosce! - Stazione Celeste

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Temet Nosce!
James Mahu
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Temet Nosce!
(Traduzione latina dell’assioma posto sul Tempio di Delphi: “Conosci Te Stesso”)
Questa frase viene solitamente scritta con un punto esclamativo, intendendola come un
comando, come se “conosci te stesso” sia una dichiarazione semplice che, una volta accettata,
si conoscerà se stessi. È un’antica saggezza definita nelle Scuole dei Misteri molto tempo
prima che Platone la utilizzasse come tema dei suoi scritti.
Che cosa significa? Cosa si intende con “te stesso”?
Questa domanda aleggia al di sopra dell’espressione filosofica come un vago miraggio. Tutti
sanno cosa sia conoscere qualcosa. Si è sperimentato qualcosa, lo si è visto, si ha interagito e
come risultato poi se ne ha conoscenza.
Te stesso... questo è più incerto da determinare. Ha a che fare con l’elusività della coscienza,
quella parte di noi che è connessa a qualcosa di ancor più vasto di quanto la nostra
immaginazione sia in grado di evocare.
Il caso delle farfalle
Avete mai visto i manufatti di un collezionista di farfalle, dove le farfalle sono fissate con
degli spilli all’interno di una teca di vetro? Di solito le farfalle vengono spillate con le ali
aperte così da mostrare meglio i loro splendidi colori e la loro reale dimensione.
Ricordo di averle viste da bambino, quando avevo circa cinque anni. C’erano centinaia di
farfalle al museo di Barcellona. Erano davvero notevoli per molte ragioni, una delle quali era
che spesso le ali aperte sembravano un occhio o molti occhi. Quei disegni mirano a dissuadere
i predatori – per lo più uccelli – dall’idea che fossero insetti fragili e indifesi.
Ricordo di aver pensato che non doveva essere così difficile catturarne una, poiché tutte
quelle farfalle erano state catturate da degli scienziati, e dato che ne avevo conosciuto alcuni,
non avevo visto nessuno di loro particolarmente atletico. Ricordo di aver osservato a lungo
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quelle farfalle, tutte allineate, catalogate e fissate come minuscoli tappeti persiani. Presi così
la decisione di catturarne qualcuna io stesso.
Vi risparmierò i dettagli, ma passai buona parte di quel fine settimana cercando di
acchiappare farfalle nel campo pieno di fiori che distava solo tre isolati dalla nostra casa. La
domenica sera, mentre svaniva la luce del giorno, avevo in attivo una sola falena. Aveva le ali
che parevano ammaccate ai bordi e un colore a metà tra il cannella e il sabbia. Nessun
disegno. Con mio disappunto non aveva nulla di notevole, se non che in quel momento era
mia prigioniera.
Le farfalle furono molto più difficili da catturare di quanto immaginassi. Per quanto tranquille
apparissero nelle vetrine del museo, in natura erano incredibilmente sfuggenti. E questo è
esattamente ciò che intendo ritornando al “te stesso” dell’assioma. Tuttavia, questa
affermazione è ancora più profonda.
Le farfalle nelle vetrine sembravano proprio conoscibili e rappresentative del loro essere
farfalla (colore, forma, disegno, dimensione e così via), ma mancavano di un elemento: la
vita. Non potrei davvero conoscere una farfalla solo esaminandola in una teca, eppure è in
questo modo che spesso operiamo come individui “auto-realizzati”. Pensiamo di conoscerci.
La nostra ego-personalità è ben sistemata in vetrina con tutti i suoi tratti umani riconoscibili:
misura, forma, intelligenza, istruzione, carriera, colore dei capelli, abbigliamento e centinaia
di altre caratteristiche. Sfortunatamente, non è così facile.
Conoscere l’inconoscibile è il paradosso
A Talete di Mileto, il primo filosofo greco, una volta fu chiesto: “Qual è la cosa più difficile?”
Ed egli replicò: “Conoscere se stessi”. Quando gli fu chiesto quale fosse la cosa più facile,
rispose: “Dare consigli”.
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Anche il riverito filosofo greco comprese che l’assioma “conosci te stesso!” è il compito più
difficile con cui può venire alle prese un essere umano. Non si trattava semplicemente di
mettere insieme l’elenco delle caratteristiche specifiche di un individuo, la sua personalità e le
qualità fisiche, emotive e mentali. Fondamentalmente, c’era qualcosa di più... e di sfuggente.
Non è possibile fissare ed esaminare la coscienza. Non la si può “catturare”. Si possono
trovare una o due falene, ma queste sono solo ombre del Sé. Come disse il poeta Rumi: “Chi
sono io in mezzo a tutti questi pensieri vorticosi?”
Noi non pensiamo i nostri pensieri. I nostri pensieri sgorgano da varie fonti, e alcune non
hanno nulla a che fare il nostro Sé, quella identità pre-quantica a cui ci riferiamo come
Sovranità Integrale. I pensieri sgorgano dall’inconscio, dal subconscio, dal conscio
programmato e dalle loro combinazioni. Potrebbero sembrare come essere nostri, ma in realtà
emergono come artifici e rigurgiti di una realtà consensuale programmata.
Gli stati su strati che formano te stesso
Quali sono gli strati o le dimensioni di cui siamo fatti? Il diagramma che segue tenta di
mostrare gli strati della cipolla che ciascuno di noi è. Se si è in un corpo umano, si possiedono
tutti questi strati, e tutti avranno un collegamento d’identità di uno strato in modo più forte o
più debole rispetto a un altro. I nostri collegamenti con questi strati sono, in parte, ciò che
definisce la nostra unicità.
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Se qualcuno ha formato un collegamento d’identità particolarmente forte con il proprio Sé
Conscio, probabilmente sarà incline a pensare a “se stesso” come la somma dei propri
successi o fallimenti. Se ha un forte collegamento con il proprio Sé Anima Umana, sarà più
propenso a pensare a “se stesso” come a una presenza spirituale priva di forma che sta
imparando ed evolvendo per diventare un insegnante o un maestro. Se invece il collegamento
è più intenso con il Sé Fisico, sarà incline a percepire “se stesso” come la forza che lo spinge
a sopravvivere alle ostilità nel mondo che lo circonda.
Nessuno ha un solo collegamento. Nessuno ha collegamenti tutti perfettamente simmetrici
con tutti gli otto strati. Nessuno ha un collegamento definito. I collegamenti sono in
mutazione continua, operano in funzione della situazione, formano dei legami con gli strati
che riflettono dove vien posta l’attenzione.
Quando vedete l’assioma “Conosci te stesso!” pensate su quali strati state concentrando o
dirigete l’attenzione. Ce n’è forse uno in particolare con cui avete stretto un forte
collegamento d’identità? Se doveste riconoscervi in quello strato, o in una combinazione di
strati, siete ancora voi? Forse siete più simili alla farfalla catturata nel vento e non spillata
nella vetrina. Forse attivate la vostra immaginazione fino ad estenderla oltre gli strati di quelli
che normalmente definiscono il “te stesso” e, in quei brevi ma profondi istanti, entrate in
contatto con la coscienza di Sovranità Integrale.
Te stesso è infinito. Non può essere definito. Conoscerlo è conoscere la sua ombra. Per questo
non può essere veramente conosciuto, perché il conoscere è mediato dalla mente e la mente
non può comprendere questa presenza pre-quantica che danza sotto e sopra la nostra linea di
percezione e l’arco della nostra coscienza umana. È meglio, forse, formare un nuovo assioma.
Definiamolo in una frase: Vivere come IO SONO NOI SIAMO!
James Mahu
Testo originale: https://www.wingmakers.com/temet-nosce-know-thyself/
Traduzione a cura di Paola per www.StazioneCeleste.it