l`acqua, la terra, la pietra

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l`acqua, la terra, la pietra
L’ACQUA, LA TERRA, LA PIETRA
€ 80,00
L’ACQUA, LA TERRA, LA PIETRA
I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
9 788890 668524
I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
Servizio Turistico della Valnerina Cascia
Via Giovanni da Chiavano, 1 Cascia
tel. 0743 71401 - 0743 71147 fax 0743 76630
[email protected]
www.lavalnerina.it
coordinamento editoriale
Angelo Aramini
redazione
Fabrizio Aloisi, Dimitri Bellini
progetto grafico
Luca Cingolani
testi
Angelo Aramini
foto
Massimo Chiappini,
Centro di Documentazione del Consiglio Regionale dell’Umbria - Fondo Henri Desplanques
isbn 978 88 906685 2 4
Tutti i diritti sono riservati. Questa pubblicazione, per intero o in parte, non può essere riprodotta, trascritta, filmata,
memorizzata, trasmessa in alcuna forma o in alcun sistema elettronico, digitale, meccanico, di fotocopia, di registrazione
o altro senza la preventiva autorizzazione scritta del Servizio Turistico della Valnerina (titolare del copyright).
realizzato con il contributo del:
FEASR “l’Europa investe nelle zone rurali”
PSR dell’Umbria 2007-2013, Asse IV, Approccio Leader, GAL Valle Umbra e Sibillini
Unione Europea
Repubblica Italiana
Regione Umbria
GAL Valle Umbra
e Sibillini
PSR dell’Umbria
Approccio Leader
Consorzio BIM
L’ACQUA, LA TERRA, LA PIETRA
I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
indice
Presentazione
7
Introduzione
9
Appennino quota 800 17
Paesaggi d’altipianio
59
DI borgo in borgo
87
Da lontano e dall’alto
127
Le quattro stagioni
155
Paesaggi a quattro zampe 197
Luoghi del sacro
227
Il paesaggio di Henri Desplanques
257
16
I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
Appennino quota 800
Se si escludono i paesaggi di fondovalle, soprattutto quelli che si sviluppano
lungo il percorso del fiume Nera, gran parte degli insediamenti umani della Valnerina
(borghi rurali, coltivazioni, sistema viario interno e interterritoriale) sono collocati su
una fascia altimetrica che oscilla fra i 700 e i 950 metri di quota, con qualche eccezione che giunge fin oltre i 1.000 metri.
È per questo motivo che abbiamo scelto la linea “ideale” degli 800 metri
per rappresentare, attraverso le immagini, quella parte consistente del territorio
della Valnerina che a questa altezza si colloca: anche gli insediamenti più antichi
sono stati costruiti a queste altitudini ove i luoghi sono sempre stati naturalmente
più difendibili. È questa una caratteristica che accomuna il territorio della Valnerina con tutta l’area dell’Appennino centrale che va da quello emiliano-romagnolo,
all’Abbruzzo e al Molise.
Sulla quota ideale degli 800 metri, l’insediamento umano ha privilegiato la
mezzacosta ed il sistema degli altipiani esistenti collegati fra loro da una fitta e articolata rete viaria ancora pienamente funzionante, che in molti casi riutilizza gli antichi tracciati di epoca romana e preromana, fortificati nel corso dei secoli con muri a
secco, querce, pioppi ciprev borgo, la strada, la morecina, le recinzioni, le querce
ed i piccoli appezzamenti di terreno accuratamente coltivati, la cui pendenza è
stata addolcita nel corso del tempo con terrazzamenti e ciglionature, nonché le
opere dedicate al rapporto con il sacro. A quota 800 si percepisce con maggiore
evidenza lo sforzo titanico profuso nei secoli dall’uomo abitante di questa terra per
costruire luoghi più ospitali e accoglienti in cui vivere.
Sulla linea ideale degli 800 metri alla relativa facilità delle condizioni ambientali per l’insediamento ha fatto riscontro una secolare e millenaria attività di bonifica,
spietratura e dissodamento dello spazio naturale da parte degli uomini, sempre alla
ricerca di nuove e migliori terre da coltivare: i grandi mucchi di sassi, le “macere”,
che si trovano frequentemente sul limitare dei campi o addirittura in mezzo a molti
degli attuali boschi e che un tempo erano campi coltivati, sono il risultato di questa
opera secolare mai interrotta e ancora in corso.
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Logna, Cascia
I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
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I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
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Pendici del Monte Patino, Norcia
Cascia
Gavelli, Sant’Anatolia di Narco pag. 20
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Casale Castellano,
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Cascia e il suo territorio, Cascia da Monte Meraviglia
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I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
Altipiano di Avendita / Fogliano / Logna, Cascia da Monte Maggio
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I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
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Fustagna, Cascia ↑
Atri / Giappiedi, Cascia ←
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I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
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Preci
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I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
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Logna, Cascia
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I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
Paesaggi d’altipiano
Questo capitolo è dedicato ai paesaggi d’altipiano della Valnerina i quali, pur
non appartenendo all’immagine corrente che si ha di questo territorio, occupano
una parte consistente dei paesaggi realizzati nel corso dei secoli.
Quello che viene proposto non è solo il celeberrimo Altipiano di Castelluccio, per certi versi unico al mondo, ma anche quelli meno noti come tali al grande
pubblico, come l’Altopiano di Chiavano, il Piano di Santa Scolastica, i Piani di Mucciafora, l’Altipiano di Fogliano, Avendita e Logna, la Valle del Campiano, il Piano di
Atino, la Piana di Ruscio, solo per citare quelli di più grandi dimensioni.
Le caratteristiche del paesaggio agrario degli altipiani della Valnerina, molto
curati e produttivi, testimoniano l’esistenza di una agricoltura moderna che da oltre
venti anni si è completamente messa al servizio dell’allevamento e della produzione del latte. Gli altipiani della Valnerina conservano in gran parte le caratteristiche
del “bel paesaggio” italiano fatto di piccoli borghi rurali, strade di campagna fortificate e bordate di querce, ordine geometrico, quasi perfetto, delle coltivazioni,
grande differenziazione cromatica dei campi in funzione delle colture e delle stagioni ma, soprattutto, per il frazionamento e l’estrema parcellizzazione della proprietà contadina. I reportage fotografici realizzati e la cartografia satellitare inserita
nell’atlante documentano sia le caratteristiche strutturali che le valenze estetiche di
questi paesaggi. Sugli altipiani della Valnerina, non si sono ancora verificati fenomeni
significativi di rinaturalizzazione dello spazio agricolo e coltivato, come in altre parti
del territorio, soprattutto in quelle zone ove la meccanizzazione dell’attività agricola
è più difficoltosa e meno conveniente economicamente.
La presenza diffusa di piccoli borghi rurali testimonia il carattere antico di
questi paesaggi, ove la casa colonica sparsa, collocata al centro del podere, è rara
e la conduzione dell’azienda agricola è di tipo diretto, con il coltivatore che vive
all’interno di un borgo. Anche questi luoghi, come gran parte dei paesaggi realizzati
dall’uomo in Valnerina, per la loro complessità e varietà, per essere compresi ed
apprezzati, necessitano di uno sguardo d’insieme che sappia cogliere gli elementi
di sistema, l’architettura complessiva che li caratterizza, nonché gli effetti benefici
dell’azione di quella “mano invisibile” che in tutte le epoche sembra guidare l’antropizzazione e l’organizzazione del territorio.
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Castelluccio,
Norcia
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Pian Grande di Castelluccio, Norcia
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Pian Piccolo di Castelluccio, Norcia
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Altipiano di Chiavano, Cascia
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Fogliano, Cascia
di Chiavano, Cascia
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Altipiano
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I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
Di borgo in borgo
Il paesaggio della Valnerina condivide con gran parte dei paesaggi dell’Appennino Centrale l’insediamento sparso, organizzato in piccoli borghi che esercitano una funzione gerarchica nell’organizzazione dello spazio rurale, diversamente
da quanto si riscontra nei paesaggi collinari e di pianura dell’Umbria e, in parte, del
resto d’Italia, ove spesso è prevalente, nell’organizzazione del territorio, la funzione
svolta dalla villa padronale che governa il mondo rurale attraverso piccoli poderi
imperniati sulla casa colonica.
Il borgo rurale, molte volte costituito da pochissime case e famiglie, si è sviluppato in maniera autosufficiente nelle principali funzioni sociali e produttive: stessa
chiesa, piazza, fontanile, campi nelle immediate vicinanze, fortissimo senso di identità
e di appartenenza alla comunità da parte degli abitanti.
Il borgo, la chiesa, le strade di collegamento, i campi in prossimità degli abitati,
sono queste le principali parole chiave dell’umanizzazione in Valnerina.
Il sistema dell’insediamento sparso ed accentrato in piccoli borghi è sicuramente molto antico: quello attuale è però il risultato di un’epoca storica relativamente recente
che parte dall’età Comunale ed orientativamente arriva fino al 1600, il “secolo d’oro”
della Valnerina, quando il moderno e “centralista” Stato della Chiesa si è definitivamente affermato nell’Italia centrale.
Pur se la struttura del castello medievale è ancora leggibile nell’impianto di molti
borghi attraverso resti di mura di cinta, porte di accesso, torrioni di guardia, nella toponomastica dei luoghi, a silente testimonianza di una passata ed ormai inattuale potenza, quello che progressivamente ha prevalso è stato il sistema del borgo o della villa
aperta, strutture non monumentali, minacciose o aggressive, eppure ospitali e sicure. È
forse questo il risultato più consistente di una progressiva e programmata “colonizzazione” dell’ambiente naturale che coincide principalmente con la creazione di nuovi
spazi agricoli e coltivati a scapito dell’incolto e della selva, quando, il paesaggio ha
assunto l’aspetto che ancora oggi possiamo osservare: “all’orizzonte di ogni campo c’è
sempre un paese”, direbbe Desplanques per sancire questo nuovo assetto del territorio. Adagiati a mezzacosta sulle pendici dei monti, su terrazzamenti naturali, al riparo
su speroni rocciosi nei fondovalle, lungo antiche vie di comunicazione o su altipiani
carsici, con la loro presenza capillare i borghi rurali della Valnerina sono forse il tratto
più distintivo del secolare processo di umanizzazione del territorio.
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Abeto,
Preci
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I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
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Usigni, Poggiodomo
Sant’Anatolia di Narco
Bugian Piccolo, Cerreto di Spoleto pag. 88
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Gavelli,
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Colforcella, Cascia
Nera
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Vallo di
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I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
Da lontano e dall’alto
L’interazione tra natura e cultura, tra uomo ed ambientale naturale è all’origine
dei paesaggi umani che sono paesaggi “artificiali” costruiti dall’uomo per vivere ed
abitare in un ambiente naturale spesso ostile e difficile.
Questa regola generale vale anche per paesaggi della Valnerina così come
possiamo oggi osservarli. Ma quale è la migliore modalità per capire l’interazione uomo-natura ed apprezzare i risultati prodotti dall’azione umana nel corso del tempo?
È probabilmente il guardare il paesaggio da “lontano e dall’alto”, scegliendo
un punto di osservazione favorevole e privilegiato, in genere un monte che consenta di vedere come funziona e come è organizzato il territorio nei suoi elementi
strutturali: geomorfologia di base, borghi, campi coltivati, vie di comunicazione,
luoghi del sacro.
Questo approccio, accompagnato dalla conoscenza della storia dei luoghi,
oltre ad essere un vero e proprio spettacolo per l’osservatore, permette di capire
sia lo sforzo titanico compiuto dagli uomini di questa terra per costruire luoghi
migliori in cui abitare e vivere, che il funzionamento complessivo del territorio, la
sua struttura originaria, le gerarchie esistenti nell’organizzazione dello spazio, le
sedimentazioni storiche che le epoche precedenti hanno depositato sul territorio,
la natura che riconquista i suoi spazi, i danni e le ferite, spesso irreversibili, provocate dall’uomo all’ecosistema.
Le profonde e sinuose vallate del Corno, del Nera, del Tissino, del Vigi resterebbero ignote allo sguardo senza salire sulle pendici dei monti della Valnerina
ed incompleta risulterebbe la comprensione dei paesaggi realizzati nei secoli
lungo il corso di questi fiumi. Il paesaggio, sia esso naturale che umano, è sempre
un paesaggio organizzato, ha una sua architettura con regole di funzionamento
che possono essere capite solo dalla distanza, dall’assenza di rumori e dal silenzio, con lo sguardo rivolto al profilo dei monti, alla lunga teoria dei borghi, delle
strade e dei campi coltivati che lo sguardo incrocia in lontananza, lasciando correre l’immaginazione, riannodando i fili della memoria e della conoscenza. È infatti
dalla lunga distanza che l’osservatore si specchia e riconosce se stesso nell’opera
di quanti lo hanno preceduto: salire su un monte per guardare il lavoro dell’uomo
nei secoli è un vero e proprio cammino di ascensione, una rivelazione. Dopo la
discesa nulla è più come prima.
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Piano di
Santa Scolastica
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Territorio di Cascia da Monte Coscerno
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Caso, Sant’Anatolia di Narco
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Le quattro stagioni
Il paesaggio prevalente in Valnerina è quello agrario, fatto di piccoli borghi
e città, coltivazioni, strade rurali di collegamento, grandi filari di querce, pioppi
e boschi cedui che si susseguono in un continuum ordinato. Come tale, quindi,
può essere apprezzato dal punto di vista estetico o compreso nel suo significato
complessivo nell’arco delle quattro stagioni perché il suo ciclo di vita è di dodici
mesi. Le preferenze per una stagione o per un’altra, sicuramente esistono, ma sono
di tipo individuale. Il repertorio fotografico che abbiamo scelto per rappresentare
il paesaggio nelle quattro stagioni tiene conto della ciclicità annuale che caratterizza sia il paesaggio agrario, che è un paesaggio di tipo artificiale, completamente
costruito dall’uomo, che quello naturale costituito dal ricco manto boschivo dei
monti. Ed ecco allora che non è il verde intenso dell’estate il colore prevalente a
caratterizzare la Valnerina, ma l’intera scala cromatica: l’inverno con colori tenui e
pastello, la primavera dai colori vivaci e freschi che riproducono tutta la scala delle
tonalità del verde, i colori caldi dell’estate, ed infine i colori sgargianti ed intensi
dell’autunno con l’esplosione cromatica dell’orniello, del carpino, del faggio, del
pioppo, dell’acero e della roverella.
E ad ogni stagione cambia il livello di leggibilità e di comprensione della
struttura originaria e della stratificazione storica che caratterizzano il paesaggio della
Valnerina. Le giornate solatie d’inverno senza la neve con la luce radente e i cieli blu
intenso, come quello del mare, per l’alta pressione, sono forse quelle che meglio
consentono di leggere la trama sottile con cui è intessuto il paesaggio della Valnerina: la rete viaria storica, i campi coltivati nel passato ed ormai abbandonati con la
natura che riconquista i suoi spazi, i vecchi insediamenti, le geometrie dai colori
pastello dei campi, il profilo tagliente dei monti in lontananza, la struttura geomorfologica di base su cui si è innestata la realizzazione degli insediamenti attuali.
Le immagini dell’autunno non riguardano solo i campi arati e seminati di fresco
ma anche i boschi che ammantano le montagne: i colori dell’acero, dell’orniello,
della roverella, del faggio, del carpino, del pioppo, dello scotano, sebbene fugaci,
sono forse lo spettacolo più potente offerto a chi guarda dall’incontro fra la natura
e la cultura.
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Piani Acuti di Maltignano, Cascia
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↑ Altipiano di Atino, Cascia
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↑ Monte Coscerno, Sant’Anatolia di Narco
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↑ Altipiano di Atino, Cascia
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↑ Il Contado, Cerreto di Spoleto
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Castel San Giovanni, Cascia
Norcia
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San Pellegrino,
Castelluccio, Norcia
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Pendici del Monte Vettore, Norcia
Norcia
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Castelluccio,
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Terra arata
Santa Scolastica, Norcia
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Piano di
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I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
Paesaggi a quattro zampe
I paesaggi della Valnerina, come tutti i paesaggi costruiti dall’uomo, non sono
paesaggi immobili, disegnati una volta per sempre, con funzioni sociali e produttive statiche. Una delle principali trasformazioni che ha interessato il paesaggio
della Valnerina è rappresentata dalla saldatura ormai quasi completa, sviluppatasi
prepotentemente negli ultimi venti anni, fra agricoltura e allevamento con l’abbandono della monocoltura del grano che per secoli è stato il prodotto principale del
lavoro agricolo.
L’allevamento diffuso ed intensivo per la produzione di carne, ma soprattutto
del latte, rappresenta oggi la principale fonte di reddito per gli agricoltori di gran
parte del territorio, soprattutto in quella fascia altimetrica collocata al di sopra dei
settecento metri ove sono più abbondanti la terra ed i pascoli di montagna. Questa
trasformazione di natura produttiva nell’utilizzo del suolo ha cambiato completamente il paesaggio agrario della Valnerina frenando lo spopolamento e l’emigrazione endemica della popolazione.
Il paesaggio si è via via arricchito con un patrimonio zootecnico unico nel
panorama regionale e dell’Italia centrale e con aziende agricole moderne e competitive. La terra non è più a disposizione dell’uomo per la produzione del grano
ma per il foraggio per gli animali e, soprattutto, per l’orzo. Il cromatismo delle
colture nelle diverse stagioni testimonia questa trasformazione: dominante in primavera non è più il verde intenso del grano, ma il verde perlato, quasi trasparente,
dell’orzo. Le antiche recinzioni che delimitavano i campi sono state abbattute per
fare spazio alle macchine ed alle nuova agricoltura. Ove questo non è possibile la
natura sta riconquistando progressivamente i suoi spazi. Le colture di fondazione
dell’antico paesaggio agrario, quali il grano, appartengono a paesaggi residuali e
della memoria, come le vigne, ormai quasi completamente scomparse mentre un
tempo ricoprivano vaste aree di territorio.
Oltre all’introduzione di nuove razze di animali è ripreso in Valnerina l’allevamento di quelle autoctone. I campi, i boschi e le montagne sono tornati a vivere
perché si sono ripopolati di animali al pascolo, come un tempo: i boschi e le cime
dei monti non somigliano più ai paesaggi del “saltus”, ove domina l’incolto e il
selvatico, ma sono tornati ad avere l’aspetto di una giardino curato, popolato da
uomini e animali domestici.
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Padule,
Cascia
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Castelluccio, Norcia
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Monte Maggio, Cascia
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Altipiano di Chiavano, Cascia
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I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
Luoghi del sacro
Il paesaggio prevalente in Valnerina è quello agrario, ed il profilo antropologico dell’uomo-abitante è quello dell’uomo rurale: l’uomo rurale è, per costituzione, profondamente religioso, ed esposto com’è alle avversità della natura, ha da
sempre manifestato la necessità ed il bisogno di mettere la propria opera sotto la
tutela del Cielo. Questo capitolo, dedicato ai luoghi del sacro esistenti in Valnerina, ai luoghi cioè, dove abita la gloria di Dio ed il cielo è più vicino, axis mundi di
collegamento tra cielo e terra, ha come obiettivo quello di rappresentare le diverse
funzioni e modalità attraverso le quali la religiosità e il bisogno del sacro hanno
contraddistinto e segnato il paesaggio con opere e manufatti di grande bellezza
e significato, realizzate secondo forme e funzioni storicamente differenziate, ma
sempre aderenti alle esigenze delle comunità del territorio.
I luoghi del sacro proposti (eremi, abbazie, pievi, santuari, edicole votive...)
per essere pienamente compresi necessitano però di essere considerati all’interno
del contesto storico, territoriale ed umano nel quale sono stati realizzati riconoscendo ad essi una funzione non solo religiosa ma anche sociale ed economica.
Quanto proposto nel capitolo non esaurisce certamente l’insieme dei luoghi del sacro esistenti in Valnerina, ma quello che viene rappresentato nell’atlante,
pur essendo una piccola parte, può essere sufficiente per comprendere il ruolo
rilevante da essi assolto nell’umanizzazione della Valnerina e, soprattutto, per capire come l’organizzazione territoriale della Chiesa, prima ancora della nascita dei
Comuni o dello Stato in epoca moderna, abbia svolto nelle campagne la funzione
di sostegno alla popolazione e di governo del territorio e, più in generale, di civilizzazione in una realtà ove la presenza delle istituzioni statali è stata sempre molto
lontana. I borghi rurali, che costituiscono l’asse portante di tutto il territorio, sarebbero impensabili senza la chiesa del santo patrono intorno alla quale nel corso del
tempo sono cresciute le case e sono state organizzate le relazioni umane e sociali
della comunità.
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Ruscio,
Monteleone di Spoleto Chiesa di Santa Maria de Equo
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Sant’Anatolia di Narco Chiesa della Madonna delle Grazie ↑
Piedivalle, Preci Abbazia di Sant’Eutizio
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Norcia Basilica di San Benedetto pag. 237
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I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
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I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
← ↑ Campi, Norcia Chiesa di Sant’Andrea
Vallo di Nera Chiesa di San Giovanni Battista
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I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
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Piedivalle, Preci Abbazia di Sant’Eutizio
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I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
Piedivalle, Preci campanile dell’Abbazia di Sant’Eutizio
↑
Piedivalle, Preci Abbazia di Sant’Eutizio
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I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
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I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
Villa San Silvestro, Cascia tempio romano
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Castel San Felice, Sant’Anatolia di Narco
Abbazia dei Santi Felice e Mauro
↑
Ancarano, Norcia Chiesa della Madonna Bianca
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I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
Il paesaggio di
Henri Desplanques
L’ultima sezione dell’Atlante è dedicata ai paesaggi della Valnerina fotografati
dal grande geografo francese Henri Desplanques, autore di un opera monumentale
sui paesaggi umbri, “Le Campagne Umbre”, prima della grande trasformazione del
mondo rurale avvenuta nell’ultimo dopoguerra.
Desplanques ha dedicato molto tempo della sua vita allo studio del mondo
rurale della Valnerina documentandolo anche dal punto di vista fotografico con
immagini di grande bellezza, significato e suggestione: una parte di esse è quella
contenuta in questa sezione. Lo spazio dedicato a Desplanques, oltre ad essere un
atto di omaggio e di riconoscenza nei confronti di un grande maestro, che ci ha
guidato nel lavoro di questi anni, ha però anche un altro significato. Con le immagini, ma soprattutto, con le ricerche di Desplanques si riesce a comprendere meglio
i mutamenti avvenuti nel paesaggio agrario, nella società e nell’economia rurale del
territorio negli ultimi cinquanta anni.
I cambiamenti più significativi hanno riguardato la meccanizzazione dell’agricoltura, la scomparsa pressoché totale delle colture tradizionali, quali quella della
vite, del grano e della policoltura, l’ampia rinaturalizzazione degli spazi agricoli un
tempo coltivati in vaste aree del territorio, l’integrazione pressoché totale fra agricoltura ed allevamento, la concentrazione delle coltivazioni nelle aree più comode e
pianeggianti, l’introduzione intensiva delle colture dell’orzo, del mais e del foraggio
per l’allevamento del bestiame e, soprattutto, il grande esodo dalle campagne avvenuto nel secondo dopoguerra.
Attraverso i lavori di Desplanques possiamo meglio comprendere che la trasformazione del mondo rurale della Valnerina non è avvenuta solo per motivi esogeni ma anche, e soprattutto, per motivi interni a questo mondo che, ad un certo
punto della sua storia è diventato sempre più insostenibile per le persone, troppo
duro ed immobile nelle condizioni di vita e, quindi, non più rispondente alle esigenze di emancipazione e di riscatto sociale che nel ‘900 hanno caratterizzato la
coscienza individuale e collettiva dei ceti popolari delle campagne.
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Meggiano,
Vallo di Nera
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I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
↑
Il Contado, Cerreto di Spoleto
Cascia
Roccanolfi, Preci pag. 262
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Roccaporena,
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263
Preci
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I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
Avendita, Cascia
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I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
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I PAESAGGI UMANI DELLA VALNERINA
↑
Villamagina, Sellano
Sellano
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Cammoro,
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L’ACQUA, LA TERRA, LA PIETRA
L’ACQUA, LA TERRA, LA PIETRA
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