Viaggio in Corea del Sud dove il futuro è già cominciato Sotto il 38

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Viaggio in Corea del Sud dove il futuro è già cominciato Sotto il 38
Da sinistra:
una veduta notturna
di Busan, la città
portuale più grande
della Corea;
«movida» nelle vie
del centro di Seul
Mondo | Il Nord Est asiatico
Viaggio in Corea del Sud dove il futuro è già cominciato
Il piccolo PAESE dai grandi record
Sotto il 38° parallelo sono poco più di 46 milioni, ma in 60 anni
sono diventati la quarta potenza economica dell’Asia. E provano
a raggiungere gli Stati Uniti. Intanto il reddito pro capite è più alto
che in Europa, e anche la quota di investimenti in ricerca e istruzione
di Ugo Bertone
14 OUTLOOK - Settembre/Ottobre 2013
L
a prima linea del metrò di Seul è stata inaugurata solo nel 1974. Oggi nel sottosuolo della capitale corrono tredici linee con 380 fermate-supermarket. Già, perché in Corea del Sud
sempre più spesso la spesa la si fa alla stazione del
metrò o, addirittura, in attesa dell’autobus. Nessun
orario di apertura e chiusura, nessun carrello, nessuna coda alle casse, ma soprattutto «banchine» al
posto d ei banconi: sulle pareti sono stati montati
dei pannelli retroilluminati (o una più semplice
colonnina alla fermata dell’autobus) dove attraverso delle fotografie vengono riprodotti fedelmente i ripiani di un qualsiasi punto vendita dell’ipermercato. Frutta, verdura, carni, formaggi prendono posto sugli scaffali a due dimensioni dei negozi
sotterranei e a ciascuna merce è abbinato un codi-
Settembre/Ottobre 2013 - OUTLOOK 15
Mondo | Il Nord Est asiatico
ce QR che sta per Quick Response. Acquistare è semplice, basta un click. I clienti infatti devono solo fotografare con il proprio smartphone i codici abbinati ai
prodotti e questi verranno automaticamente aggiunti
a un carrello della spesa virtuale. Al termine degli acquisti l’utente indicherà l’orario in cui preferisce ricevere la spesa e invierà il tutto, via sms a Homeplus (una
società creata dal colosso della grande distribuzione Tesco con Samsung) che provvederà a fargli recapitare la
spesa direttamente a casa.
Benvenuti nella terra della banda larga, dove l’elettronica è davvero di casa. Con ricadute tanto imprevedibili quanto eccellenti nei risultati. Come ha riconosciuto, di recente, il professor Alexander Zahlten presentando ad Harvard Park Jae-Sang, l’ex studente di
econom ia di grande insuccesso («Mi chiamavano», ha
confessato il rapper coreano, «Wwf, ovvero withdrawal-withdrawal-failure, che sta per ritirati-ritirati-fallimento»), diventato d’un botto il più grande successo
della musica digitale degli ultimi anni. Park Jae-Sang
è Psy, l’inventore del gangnam style (dal nome del distretto di Seul in cui Psy è nato nel 1977) cantato e ballato da due miliardi di persone, presidente Obama compreso. «Psy», ha ricordato il professore di Harvard, «è
l’esempio più brillante della capacità della Corea di
combinare l’abilità dei programmatori di videogiochi,
le star dello spettacolo e le opportunità offerte dall’intrattenimento via Internet. La Corea è l’avanguardia
della cultura digitale».
Le statistiche ci informano che le utenze dotate di
Internet ad altissima v elocità sono ormai il 100,6 per
cento della popolazione. Sì, ogni coreano ha a disposizione la banda larga casalinga ma anche reti mobili 4G
un po’ dappertutto (Lte e Wimax), per non parlare degli hotspot wi-fi a ogni angolo di strada. Non c’è da stupirsi visto che quasi 30 milioni di coreani (poco più della metà della popolazione) possiede uno smartphone
dotato nove volte su dieci di Kakao Talk, un’applicazione che consente le chiamate via Voip, cioè tramite Internet, e di mandare messaggi istantanei. Nelle tasche di un coreano non manca mai uno smartphone. O
una carta di credito. Solo gli americani battono i cittadini di Seul in questa classifica: 2,8 card a testa contro
2,4. Ma la Corea si avvicina al primato in fretta, forse
troppo visto che il Fondo monetario internazionale in -
I PRIMATI DELLA COREA DEL SUD
15a economia mondiale, quarta in Asia
1a nella cantieristica navale
e nella produzione di schermi Lcd
1a per connessioni Internet in banda larga
2° produttore di telefoni cellulari
3° produttore di semiconduttori
5° produttore nel settore delle autovetture
2a per livello d’istruzione (dopo Israele)
5a per investimenti in ricerca tecnologica
Nel 2012 gli investimenti coreani all’estero
hanno toccato i 23 miliardi di dollari;
le primarie destinazioni sono Usa e Cina.
I maggiori investitori in Corea invece sono le imprese
europee con oltre 100 miliardi di dollari
L’export italiano verso la Corea del Sud nel 2012
è stato di 4,8 miliardi di dollari
(+10,4% rispetto al 2011),
mentre le importazioni sono di 3,2 miliardi
Jay Y. Lee, rampollo
della dinastia
Samsung,
da sei mesi
vicepresidente
della multinazionale
dividua nella crescita dei debiti delle famiglie il possibile tallone d’Achille della Corea del Sud, la quarta economia dell’Asia per dimensioni (dietro Cina, Giappone e India) ma con un reddito pro capite di 31.750 dollari, più della media europea (31.550) e ancor di più dell’Italia (30.404 dollari). Ma lo Stato ha saputo sfruttare questo vizio: la riforma fiscale del 1998 ha infatti
i ntrodotto un sistema di deduzioni dalle imposte per
gli acquisti effettuati con le carte di credito. Con un incentivo: le ricevute degli acquisti con carte di credito
partecipano a una lotteria nazionale. Il risultato? Il
sommerso è calato del 5 per cento.
La Corea, insomma, fa parte di quella cerchia fortunata di Paesi dove la gente guarda al futuro con fiducia. Cosa che pare incredibile, visto che su Seul e Busan (la seconda città più popolata della Corea del Sud)
incombe la minaccia nucleare del vicino più scomodo
Secondo il docente di Harvard Alexander Zahlten il rapper Psy, inventore del Gangnam style, «è l’esempio più brillante
della capacità del suo Paese di combinare l’abilità dei programmatori di videogiochi, le star dello spettacolo
e le opportunità offerte dall’intrattenimento via Internet. La Corea del Sud è l’avanguardia della cultura digitale»
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che ci sia: la Corea del Nord, saldamente nelle mani
dell’esercito e del comandante in capo Kim Jong-un,
forte di un esercito di 1,2 milioni di uomini e dell’arma
nucleare. Ovvero 49 soldati ogni mille abitanti, senza
contare i riservisti, che possono sbucare a sud del 38°
parallelo grazie ai tunnel segreti in grado di permettere lo spostamento di 30.000 soldati in un’ora: ne sono
stati trovati quattr o, ma secondo fonti americane ce ne
sarebbero almeno altri 20. I coreani di Seul si sono abituati, nel corso degli anni, alle intemperanze dello scomodo e bizzarro nemico, la cui nomenklatura fa ottimi
affari con la borsa nera e il contrabbando, e ancor più
appaltando braccia (salario mensile tra i due e i cinque
dollari) nella zona smilitarizzata a vantaggio dei capitalisti del Sud. Ma ad aprile, quando la minaccia è diventata più concreta, per la prima volta le famiglie di
Seul hanno fatto scorta di acqua minerale e bombole
Ted Chung, erede
dell’impero Hyundai
di gas. Poi Jay Y. Lee, il rampollo della dinastia Samsung da sei mesi vicepresidente della multinazionale,
è rientrato a Seul da una lunga missione anti-Apple in
Usa. «Vedete che siamo al sicuro?», hanno commentato con entusiasmo i giornali della capitale. «Ci fosse pericolo il nostro industriale più importante non correrebbe un rischio del genere».
Benvenuti in Corea, terra di automobili che (vedi Hyundai) hanno superato le performance stellari di Toyota, ma anche dei cantieri che sfornano le navi a tre «e»,
che stanno per ecologia, efficienza ed energy saving.
Per non parlare di smartphone e tablet targati Samsung che hanno ingaggiato, vincendola, la battaglia
con Apple. O del derby in famiglia tra Samsung e Lg
per i migliori schemi tv del pianeta. Eccoli i buoni frutti di una politica saggia e previdente: da più di vent’anni la Corea del Sud investe più del 3 per cento del pro-
I coreani fanno larghissimo uso di carte di credito, battuti in questa classifica solo dagli americani.
Lo Stato ha saputo sfruttare la cosa: è previsto un sistema di deduzioni dalle imposte per gli acquisti con le carte di credito.
In più, quelle ricevute partecipano a una lotteria nazionale. Il risultato? Il sommerso è calato del 5 per cento
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Da sinistra:
una giovane coreana
in costume
tradizionale
scatta una foto
durante
una cerimonia
al Namsangol Hanok
Village di Seul;
il rapper Psy,
inventore
del gangnam style
dotto interno lordo in ricerca e sviluppo. Nei tre colossi
Samsung, Lg e Hyundai la percentuale oscilla tra l’8 e
il 10 per cento. Ma non è solo questione di soldi. Tutt’altro. I coreani, tanto per cominciare, lavorano duro:
2.200 ore all’anno a testa, al secondo posto nel mondo
dietro Taiwan. E studiano ancor di più: nessun Paese
spende tanto per l’educazione secondaria. Solo la Finlandia e Singapore ottengono risultati migliori nei test
sulla preparazione scolastica.
Ma il regno degli ingegneri e degli sgobboni è anche
una terra promessa del fashion, dove s’impone lo stile
che si ritroverà più avanti nelle vetrine di Shanghai e
di Hong Kong e in tutte le altre capitali del lusso d’Asia. Merito, come nel caso di Psy, del primato coreano
nell’economia dell’entertainment. Il «drama» coreano
definisce un format tv che assomiglia da vicino alle soap opera che spopolano in tutta l’Asia, ma anche in America Latina. Storie di 30 puntate o anche più in cui
si raccontano amare sto rie di triangoli amorosi (in cui
di solito l’eroina femminile si innamora di un cattivo ragazzo che la maltratta o trascura) ma anche problemi le-
I numeri | Una potenza di Paese
Nonostante i suoi 99.269 chilometri quadrati
e i poco più di 46 milioni di abitanti, la Corea
del Sud rappresenta la quarta potenza economica dell’Asia dopo Giappone, Cina e India, ma con un reddito pro capite (31.750 dollari) più alto della media europea. È un
Paese tecnologicamente avanzato, il secondo
al mondo per diffusione e utilizzo di tecnologie Ict, primo per utilizzo di telefonia mobile,
l’unico al mondo ad avere il 100 per cento
delle utenze con una connessione internet in
banda larga e uno dei più efficienti in materia
di pagamento e trasferimento di valuta per
via elettronica. Fautori di questo sviluppo
sono le multinazionali coreane, in particolare
Samsung, Hyundai, Lg e Sk: nel 2011 il fatturato dei primi dieci gruppi industriali ha
costituito il 77 per cento del Pil del Paese.
La Corea ha un’economia che si regge tradizionalmente sull’export, ma essendo povera
di risorse naturali dipende molto dall’importazione di fonti energetiche. Importa il 97 per
cento del suo fabbisogno energetico e l’81
per cento del petrolio importato proviene dai
Paesi del Medio Oriente. La domanda in continua crescita ha indotto la Corea a diversificare le proprie fonti e a rafforzare i rapporti
con i Paesi in via di sviluppo ricchi di risorse
naturali.
Secondo il World Factbook della Cia (un database mondiale con i dettagli su ogni singola nazione), su 227 Paesi la Corea è posizionata al tredicesimo posto per maggior potere
d’acquisto. Il rapporto 2012 del World Bank
«Doing Business» ha inserito la Corea all’ottavo posto su un totale di 185 Paesi: la Corea
è stata promossa a pieni voti per quanto
attiene il rispetto delle norme legislative in
ambito contrattuale e l’efficienza nel trasferimento di energia elettrica e di merci oltre-
confine. L’Unione europea nel 2011 è stata la
seconda destinazione delle esportazioni
coreane e il suo terzo maggiore partner
commerciale, dopo Cina e Giappone. Inoltre
le imprese europee sono state i maggiori
investitori esteri, con scambi commerciali
che hanno toccato i 100 miliardi di dollari.
Nonostante tutto questo, vi sono tuttavia
ancora ostacoli che impediscono una maggiore partecipazione straniera all’economia
coreana, a cominciare dall’instabilità politica,
derivante dall’incognita della Corea del Nord
e i suoi propositi nucleari, fino a fattori più
immediati quali le elevate spese fiscali e i
costi di produzione, in particolare l’affitto
degli immobili e il costo della manodopera,
che pur essendo preparata e con un alto
livello d’istruzione, richiede un compenso
non paragonabile a quello applicato in altri
Paesi asiatici.
Seul è terra di prodotti (auto, navi, tablet, schermi lcd) che hanno sbaragliato la concorrenza mondiale.
Dietro a questo vi sono più di vent’anni di investimenti in ricerca e sviluppo. Ma anche in educazione:
solo la Finlandia e Singapore ottengono risultati migliori nei test sulla preparazione scolastica.
E si lavora tanto: 2.200 ore all’anno a testa, al secondo posto nel mondo dietro Taiwan
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Mondo | Il Nord Est asiatico
gati all’attualità economica. Il successo è clamoroso, al
punto che le dive coreane (molto carine per lo più) sono
le star più note in tutta l’Asia, dal Giappone alle Filippine o ad Hong Kong, dove due canali tv sono dedicati
al genere e a tutto quanto è made in Seul. «I nostri artisti rappresentano un simbolo per i giovani di tutta
l’Asia», spiega soddisfatto Choi Eun-a di SM En tertainment, l’agenzia delle Girls Generation, la band più popolare del continente asiatico, società che il Nikkei, il
quotidiano finanziario più importanti del Giappone,
ha definito «la nuova Samsung».
Samsung sta al miracolo coreano come la General
Motors anni Cinquanta sta al boom americano. Un gigante che oggi conta 83 società (19 quotate in Borsa) che
si occupano un po’ di tutto, dall’elet tronica alla finanza, dalle costruzioni ai cantieri navali fino al biomedicale. Un colosso che vanta un fatturato di 220,1 miliardi di dollari, con utile di 22,3 miliardi. La storia di Samsung, assieme a quella di Hyundai, accompagna passo dopo passo la storia del riscatto di quella
che, a metà del secolo scorso, era ancora una delle terre più povere del mondo, trattata con disprezzo e un non
celato spirito razzista dai nipoti dei samurai. Sam-
sung è il chaebol ( da «chae» cioè ricchezza e «pol» ovvero clan) più potente del Paese. Chaebol sta a indicare un
conglomerato di industrie e servizi che fanno capo a
una sola famiglia, godendo di un potere immenso che
invano, ai tempi della crisi asiatica, il potere politico
su spinta dell’Fmi ha cercato di smobilitare: qualche
chaebol è caduto sotto la scure dell’antitrust, altri (vedi Samsung, Hyundai e Lg) sono diventati ancora più
forti. Oggi in Corea un lavoratore su quattro lavora per
uno dei tre giganti che, da soli, rappresentano più di
metà dell’export del Paese settima potenza industriale del pianeta. Un fenomeno che ha dato un impulso
straordinario agli investimenti e alla tecnologia made
in Corea, a conferma che nell’economia che guarda al
futuro solo «grande è bello». Ma è anche un motore di
corruzione, pressioni indebite sulla politica e di scelte
manageriali all’insegna del nepotismo: le carriere in
Samsung o in Hyundai seguono, accanto (o sopra) la
logica del merito quella delle clientele familiari e dei
clan, con tutti i rischi del caso.
Nel 1987 il Paese seguì con il fiato sospeso il passaggio dello scettro del comand o in Samsung dal fondatore al figlio Lee Kun-hee. Ora la storia si ripete con
Gli ultimi
60 anni
per la Corea
del Sud
sono
la dimostrazione
che si può
passare
dalla miseria
più nera
al sorpasso
nei confronti
degli Usa che,
a questo ritmo,
saranno raggiunti
poco dopo il 2020
in quanto
a reddito
pro capite
Banca Popolare dell’Emilia Romagna
Banca della Campania
Banca di Sassari
Banca Popolare del Mezzogiorno
Banca Popolare di Ravenna
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Manufacturing e Servizi
Banco di Sardegna
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Questo è il marchio del Gruppo BPER. Un gruppo bancario composto da 7 banche con oltre 1300 sportelli e 11000 uomini.
Luglio/Agosto 2013 - OUTLOOK 18
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l’ascesa, nel dicembre scorso, di Jay Y. Lee,
il nipote del fondatore, a vicepresidente di
Samsung. A 44 anni Jay Y. Lee, una laurea
in storia dell’Asia orientale più un Mba alla giapponese Keio University e un dottorato alla Harvard Business School, è già uno
degli uomini più potenti del mondo. A lui la
missione di trasformare Samsung da produttore focalizzato sui prodotti e sulla componentistica a provider di soluzioni tecnologiche a tutto tondo, così come suo padre
seppe traghettare una grande azienda low
cost a marchio tecnologico di riferimento nei
più importanti segmenti di mercato. Intanto Ted Chung, l’erede dell’impero Hyundai,
si sta dimostrando un genio del marketing
capace di cavalcare la febbre dei consumi.
A Seul circolano milioni di carte di credito
emesse dalla Hyundai Financi al Services,
un’altra idea geniale di Chung. Come funzionano? A chi compra un’auto Hyundai vengono regalati 2.000 punti da spendere in
prodotti Hyundai, prodotti che daranno diritto ad altri punti. E ad altre emozioni: solo i possessori dei punti necessari hanno
potuto assistere al concerto di Lady Gaga a
Seul, «la più bella emozione della mia vita»
assicura Chung, che pur essendo erede di
una d elle grandi dinastie dell’auto in
azienda si muove solo in bicicletta.
Anche questo si vede a Seul, 11 milioni
di abitanti, capitale della nazione con le
donne più belle d’Asia, e terra di una democrazia che, dopo la parentesi del dittatore Park Ching-hee, dal 1963 al 1979, sembra avere basi solide. Anche perché poggia
su un’equa distribuzione del benessere: l’indice internazionale Gini, che misura il divario di reddito tra ricchi e poveri, assegna
alla Corea del Sud un coefficiente di 0,31
punti, poco sotto le democrazie scandinave
ma davanti al Canada. Insomma, in mezzo
secolo o poco più si può passare dalla miseria più nera a vedere il sorpasso nei confronti degli Usa che, a questo ritmo, saranno raggiunti in quanto a reddito pro capite
poco dopo il 2020. Il miracolo è possibile.
Gr azie agli investimenti in cultura e formazione che magari sfociano nel gangnam
style.
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