Il Cielo di Una Stanza
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Il Cielo di Una Stanza
Università di Pisa Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere Laurea Magistrale in Storia e Civiltà Tesi di Laurea Magistrale Il cielo di una stanza Oggetti, foto, collezioni in camere da letto ventenni Relatore Prof. Fabio Dei Candidato Dario Danti Anno Accademico 2012/2013 a mia madre perché c’è sempre una seconda volta 2 2 Senza Alessandro Iannella questo lavoro non sarebbe stato possibile. Alessandro ha seguito tutto il progetto e la sua realizzazione: dall’affinamento dell’idea iniziale, passando per il lavoro di equipe, fino alla sbobinatura e impaginazione. I suoi consigli e il confronto quotidiano sono stati l’anima de Il cielo di una stanza. 3 Indice Introduzione La cassetta degli attrezzi..............................................................6 Con occhi di donna.......................................................6 Disciplinamento e protogerarchia..............................13 Ordine/disordine.........................................................16 Confini/passaggi.........................................................19 Dicotomie di lettura....................................................21 Parte Prima Sguardi, corpi, segni...................................................................24 Davide.........................................................................25 Giulia..........................................................................35 Luca.............................................................................44 Nicole..........................................................................57 Martina.......................................................................64 Gianmarco..................................................................71 Alberto.........................................................................81 Eleonora......................................................................89 Lorenzo........................................................................98 Greta.........................................................................106 4 4 Parte Seconda L’ordine e i confini Il disordine e i passaggi...........................................................114 1. Le fotografie.........................................................115 2. Le collezioni.........................................................121 3. Il cassetto segreto................................................130 4. La porta...............................................................138 5. L’alterità..............................................................143 Ipotesi conclusiva «… mettero’ assieme pezzo a pezzo…»..............................154 Bibliografia di riferimento......................................................162 5 Introduzione La cassetta degli attrezzi Che cosa è una casa? Come possiamo definirla? Vi sono alcuni concetti chiave – determinate discriminanti – dai quali dover partire per condurre un’analisi che delimiti un perimetro semantico denso di significati? Proveremo a dotarci di una minima cassetta degli attrezzi attraverso uno sguardo di genere alla casa e ai soggetti che la abitano. Con occhi di donna Secondo Mary Douglas la casa non deve essere necessariamente uno spazio ampio, «ma uno spazio ci deve comunque essere: la casa comincia tenendo sotto controllo un qualche spazio. Trovare un rifugio non equivale ad avere una casa; nè avere una casa (home) equivale a possedere un edificio (house) o una famiglia (household)»1. 1 M. Douglas, Il concetto di casa: un tipo di spazio, in Aa. V.v., La materia del quotidiano. Per un’antropologia degli oggetti ordinari, a cura di S. Bernardi, F. Dei, P. Meloni, Pacini Editore, Pisa 2011, p. 26. 6 6 Dare ordine e senso allo spazio, aggiunge Carla Pasquinelli, come fosse «una colonizzazione silenziosa compiuta da gesti minimali» 2. Riordinare abitudinariamente uno spazio, lo spazio. Avere una quota, un angolo di mondo assegnato, dunque, rendendolo una seconda natura protettiva e rassicurante, sostiene ancora Pasquinelli. Un guanto che si fa pelle, le fa eco Douglas 3. La casa è un mondo di oggetti su cui si depositano quotidianamente abitudini e vizi; l’obiettivo è renderlo funzionale, ordinarlo. L’ordine tiene insieme il soggetto e il mondo. E il mondo è quello di un ambiente, degli utensili, dei significati. L’ordine quale modalità concreta «di disporre le cose in maniera tra loro coordinata e possibilmente coerente secondo determinate regole per conseguire un qualche fine» 4. Avanza una tesi, Pasquinelli, che noi riproponiamo sotto forma di domanda: siamo noi a mettere in ordine lo spazio o è lo spazio, al contrario, che ci ordina?5. In questa affermazione sembra riecheggiare il grande tema lévistraussiano dei miti che pensano noi (e non noi che pensiamo i miti)6. 2 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine. Il rapporto tra Sé e la casa, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2004, p. 9. 3 Questi due concetti sono usati da Douglas, nel testo scritto con Baron Isherwood, Il mondo delle cose. Oggetti, valori, consumo (il Mulino, Bologna 1984), in riferimento alla cultura, ma noi possiamo, a buon diritto, estendere il loro utilizzo anche a questo contesto. 4 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 12. 5 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 13. 6 Cfr. C. Lévi-Strauss, Tristi tropici, Il Saggiatore, Milano 1960. 7 Ecco dunque, sempre secondo Pasquinelli, incontrarsi/scontrarsi due ordini: il nostro e quello dello spazio. Qui entra in scena proprio la cultura, perché lo spazio non è eminentemente fisico: lo spazio è anche, soprattutto, culturale. Allora, avvalersi di schemi, di classificazioni – quindi della logica – può essere molto utile: mettere in ordine la casa, ovvero associare un luogo mentale a un luogo spaziale, biunivocamente7. “Ogni cosa al suo posto”, “a ciascuno il suo posto”, si dice in gergo. Alla parola ordine, Douglas associa anche un altro termine: sincronia 8. Oggi, però, sostiene Carla Pasquinelli, l’ordine rischia di divenire inafferrabile e ubiquo, liquido9 (per usare una categoria abusata dal sociologo Zygmunt Bauman). Qui il parallelo potrebbe essere fatto con il computer: accesso plurimo al medesimo file/oggetto entro mosse seriali convergenti, proprio come al supermercato (tanti modi differenti di ottenere lo stesso prodotto). Le regole, a questo livello, funzionerebbero come riduttore di complessità rispetto a un margine di complessità della scelta troppo ampio. Semplificare seguendo una regola, dunque. Deve esservi «qualcosa di regolare» 10, per dirla con Douglas. Come per cucinare o facendo del giardinaggio 11. 7 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 14. 8 M. Douglas, Il concetto di casa: un tipo di spazio, cit., p. 37. E ancora, di seguito: «Intorno alla tavola ciascuno sa dove sedere: l’ordine dei posti corrisponde ad altri ordini, come quello delle faccende domestiche, quello della nascita e dei privilegi, quello dell’ora di andare a dormire. […] Nessuno può servirsi prima degli altri, o segretamente, perché tutti devono esser fisicamente presenti». 9 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 24. 10 M. Douglas, Il concetto di casa: un tipo di spazio, cit., p. 27. 11 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 26. 8 8 Ma l’ordine, comprese le sue regole, può diventare ossessivo, un inferno a porte chiuse12? Possiamo fare un’equazione: l’ordine sta al disordine, come la memoria sta all’oblio. Con una differenza, però: l’oblio è vuoto, il disordine è pieno e «fornisce anche del materiale al modello»13. E poi il disordine non è oggettivo: «il fatto che in una stanza le cose siano sparse qua e là non è necessariamente un segno di disordine»14. Anche il disordine è una questione di pelle: «il disordine è quella cosa che non ci fa sentire a nostro agio e non ci permette di trovare qualunque cosa in qualunque momento, nemmeno se è tutto in ordine»15. Anzi, l’ordine, molte volte, è il miglior nascondiglio del disordine. Disordine come ordine di un altro 16; disordine romantico, geniale e sregolato; disordine asociale o autistico. Fonte di disagio: è Pasquinelli a citare esplicitamente Douglas: un bagno ricavato in una vecchia casa (inglese), limitandosi a mettere le porte alle due estremità di un corridoio (che comunque resta un corridoio), reca disagio. «In questo caso il disordine era dovuto all’accostamento tra due funzioni così diverse che 12 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 15. 13 M. Douglas, Purezza e pericolo. Un’analisi dei concetti di contaminazione e tabù, il Mulino, Bologna 1998, p. 157. 14 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 19. 15 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 21. 16 «Ogni disordine è quasi sempre una forma diversa di ordine, un ordine che risponde ad altre regole e ad altri modelli» (C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 48). 9 faceva di quel bagno-corridoio una cosa fuori posto, non solo perché alterava la percezione dello spazio, ma anche perché comunicava una sgradevole sensazione di contaminazione tra due luoghi che siamo abituati a considerare separati» 17. Ecco fare capolino il concetto di contaminazione. Il rischio della contaminazione da parte del disordine. Il campanello d’allarme è rappresentato dalla difficoltà di adattamento che manifesta il nostro corpo nel nuovo contesto (o nel piccolo mutamento intervenuto nel medesimo contesto). «Il disordine non è altro che una forma di spaesamento»18, «un’alterazione, una sorta di squilibrio o di insondabile equilibrio»19 . Che fare allora? Accettarlo, provare a controllarlo circoscrivendo gli effetti peggiori, resta, probabilmente, l’unica modalità di contenimento. «La casalinga è di fatto un’intellettuale a tempo pieno che passa gran parte della propria vita a classificare un numero spropositato di oggetti diversi, decidendo ogni volta quali criteri adottare, se ordinarli secondo la grandezza, il colore, il contenuto o il contenitore o quant’altro» 20. Ma la casalinga non è la sola che prova la vertigine domestica e l’ossessione per l’ordine. Ognuno di noi ha, almeno una volta, riordinato la scrivania o la libreria, sistemati gli attrezzi del giardino, rassettato la stanza da letto. Pasquinelli 17 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 22. 18 Ibidem. 19 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 24. 20 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 14. 10 10 sostiene che è «difficile fermarsi in tempo» 21. Il rapporto con gli oggetti diventa onnivoro nel momento in cui ogni oggetto se ne porta dietro un altro che «richiede imperiosamente le nostre cure» 22. Diventiamo, dunque, onnivori dell’ordine, come se quella volta mettessimo in ordine una volta e per sempre: la stabilità permanente dell’ordine adesso necessiterà soltanto di una terapia di mantenimento. Tutto questo, però, è autoreferenziale perché non fa i conti fino in fondo col fatto che l’ordine non può vivere senza il disordine. Ma un certo totalitarismo dell’ordine rischia di rovinare le vite. E questo totalitarismo dell’ordine, questo anelito a una «immobilità coatta» 23, il più delle volte, è messo in campo da casalinghe dispotiche24 e claustrofobiche 25. E non solo da loro. (Siamo tutti casalinghe?). Eppure, seguendo il filo del ragionamento di Douglas, sembra che un’autoorganizzazione personale/impersonale operi un controllo tirannico sulla mente e sul corpo di chi abita la casa 26. Occorre vigilanza. Ecco perché i figli vorrebbero lasciarla – la casa – oppure sovvertirne l’ordine e quando formano una nuova famiglia non vorrebbero riprodurre questo modello claustrofobico. Casa claustrofobica negli orari scanditi, tirannica nei gusti 21 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 16. 22 Ibidem. 23 Ibidem. 24 Ibidem. 25 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 20. 26 M. Douglas, Il concetto di casa: un tipo di spazio, cit., p. 39. 11 alimentari, che, addirittura, opera censure rispetto al linguaggio27. Apartheid dello spazio, segregazione nel tempo. La casa ha anche una struttura temporale, infatti. Non c’è tempo lineare nella scansione dei ritmi della vita sociale della casa, bensì «un tempo ciclico avvitato su se stesso ed evocato ogni giorno dagli stessi gesti che si susseguono immutati con estenuante monotonia» 28. La percezione del tempo e quella delle attività nella casa vengono naturalizzate. Destorificazione del tempo che, in questo senso, risulta eternamente recuperabile, che può essere dilatato o contratto a piacimento. E la misurazione del tempo rischia di essere fornita, una volta e per sempre, dall’orologio della casalinga29: l’ora di sparecchiare, l’ora di rifare i letti, l’ora di andare a fare la spesa, etc. Ritmi sociali versus tempi biologici, osserva Pasquinelli: “l’ora di pranzo”, “l’ora di cena”, “l’ora di andare a letto”, e così via, indipendentemente dal momento esatto in cui si sente il bisogno di espletare quella determinata funzione biologica. E i ritmi sociali penetrano anche in profondità nell’organizzazione complessiva di tutto il lavoro domestico. Sembra quasi che questa scansione, ancorata a un eterno ritorno del presente, determini, necessariamente, anche il passato e il futuro. 27 Ibidem. Aggiunge Douglas: «Prevede luoghi e tempi specifici per differenti toni di voce, per argomenti di conversazione, per registri linguistici. In nome della comunità, alla quale ci si riferisce come “noi” o “tutti”, non sono consentite nè le urla (in quanto dominanti) nè i sussurri (perché troppo segreti ed esclusivi); nè durante i pasti sono consentite conversazioni private». 28 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 28. 29 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 29. 12 12 Disciplinamento e protogerarchia Marcel Mauss ci ha parlato del codice segreto delle tecniche del corpo 30: l’attività domestica – casalinga in primis – come tutte le nostre manifestazioni corporee, non sfugge a quel codice. Si tratta di tecniche collettive incorporate attraverso la ripetizione e, in seguito, rese autonome dall’abitudine: costituiscono il tessuto sociale di una attività coerente sia per l’attore che per l’osservatore. Organicità e idoneità a «compiere i gesti giusti per spazzare, spolverare, riordinare la cucina o rifare i letti secondo uno stile socialmente condiviso (da un gruppo etnico, una classe, un ceto o una nazione), ad assicurare una forma di riconoscibilità sociale a quell’enorme dispendio quotidiano di energie che viene investito nel far diventare ogni giorno ordinata e presentabile la nostra casa» 31. Le tecniche del corpo si nutrono della distinzione fra gusti di classe (dominante) e stili di vita (conseguenti)32. L’impressione sul corpo, dunque la modellazione del corpo da parte di determinate tecniche. Una seconda natura. Sul corpo femminile: incarnando le tecniche casalinghe, il corpo annulla la sua disponibilità per altre indicazioni di senso e, da quel momento, assume in sé il significante che l’ha segnato e che riproduce se stesso nei corpi. Non dice più di sé 33. 30 M. Mauss, Le tecniche del corpo, in Teoria generale della magia e altri saggi, Einaudi, Torino 1965. 31 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 34. 32 Cfr. P. Bourdieu, La distinzione. Critica sociale del gusto, il Mulino, Bologna 2001. 33 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 36. 13 «Ognuno di noi vive lo spazio a partire dal proprio corpo, che gli conferisce misura e ordine. Sono i corpi che qualificano lo spazio, sottraendolo alla rappresentazione puntiforme della geometria euclidea, a uno spazio omogeneo e neutro che, per quanto possa venire sezionato e delimitato, non dà luogo a nessuna differenziazione qualitativa. è solo l’iscrizione dei nostri corpi nello spazio che ne disaggrega l’uniformità per introdurvi una discontinuità che lo rende leggibile» 34. Corpi infiniti come infiniti saranno i modelli di casa: la chiave di lettura di un habitat sta negli habitus che ne garantiscono la relazione con i corpi di chi vi abita. Corpi e luoghi che si danno senso a vicenda. In questo quadro, Pasquinelli chiama direttamente in causa Norbert Elias (rimozione del corpo)35 e Michel Foucault (disciplinamento dei corpi)36 . Con Foucault potremmo parlare dell’ordine domestico quale antefatto – rispetto alle scuole, alle caserme, ai luoghi di lavoro – per l’assoggettamento da parte della società37. Disposizione degli ambienti, da un lato, e, dall’altro, assegnazione del proprio posto a ogni individuo attribuendo una parte specifica della cura del corpo, ripartendo così le 34 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 86. 35 Cfr. N. Elias, La civiltà delle buone maniere, il Mulino, Bologna 1982. 36 Cfr. M. Foucault, Sorvegliare e punire, Einaudi, Torino 1989. 37 «È un quadro fosco, a tinte cupe, quello tratteggiato da Foucault, che coincide con l’alba tragica della modernità, con il momento in cui i corpi sono stati catturati all’interno di invisibili reticoli spaziali che ne hanno predisposto l’addestramento secondo schemi di docilità e/o di rigore, rendendo pressochè impossibile sottrarsi alla loro presa. Corpi reclusi in collegi, ospedali, opifici, conventi, prigioni, e resi ostaggio di un’organizzazione capillare dello spazio – fondata su una sorveglianza a tutto campo – che provvede ad assegnare “a ogni individuo il suo posto” e a piazzare “in ogni posto il suo individuo”, in modo da rendere ciascuno facilmente reperibile o comunque classificabile e soprattutto trasparente» (C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., pp. 92-93). 14 14 persone entro uno spazio gerarchico. Ecco dove risiede la premessa per «quella confisca del corpo da parte delle altre istituzioni sociali che imprigionandone le forze all’interno dei loro differenti sistemi di regole fabbricano individui disciplinati e sottomessi» 38. Se, come afferma Foucault, la casa è uno spazio disciplinare non dissimile dai tanti altri che scandiscono la nostra quotidianità, margini, accessi, barriere, passaggi, centri e confini rischiano di diventare luoghi (nonluoghi?) di cui nessuno sembra consapevole. La foucoltiana “microfisica del potere” – che vede al suo interno logiche tassonomiche e prescrittive dello spazio e del tempo – governa in maniera discreta le nostre vite, dunque le nostre vite nei luoghi dove abitiamo. Di contro, Douglas sostiene che il suo modello di casa, pur avendo a disposizione molta autorità, non è autoritario 39; inoltre è gerarchico, ma non per questo centralizzato40. Ci sono reciproche consultazioni. Aggiustando sistemi interconnessi di regole, si cerca di soddisfare sia i requisiti funzionali, sia le richieste dei singoli circa le disponibilità di spazio, tempo e risorse ulteriori rispetto a quelle programmate, seguendo il criterio dell’equa distribuzione. Questo tipo di casa, ammette Douglas, è assai complicato: «è difficile entrarvi ed è difficile cambiarla. Questa casa emerge come il risultato di strategie di controllo individuali che tuttavia si appellano alla sua difesa come bene comune. Idealmente è la madre che fa 38 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 39. 39 M. Douglas, Il concetto di casa: un tipo di spazio, cit., p. 41. 40 M. Douglas, Il concetto di casa: un tipo di spazio, cit., p. 42. 15 funzionare il sistema, ma lo stesso si può dire del padre e, indubbiamente, dei bambini. è un sistema estremamente coercitivo, ma la coercizione è anonima, il controllo è generalizzato»41. Non un latente spazio disciplinare, ma una spontanea protogerarchia. Ordine/disordine Mettere in ordine la casa, tornando al concetto iniziale. La casa che resta una forma di rapporto, di relazione fra le persone42 . A partire dalla rappresentazione di sé (nei limiti di uno spazio). Uno spazio personale – «realizzazione di idee» 43, contenitore simbolico della propria identità – proiezione all’esterno di un ordine interno che acquista, in questo modo, visibilità e concretezza. Una domanda: l’ordine esterno rispecchia l’ordine interno? La risposta di Pasquinelli è netta: spesso «si mette in ordine fuori per cercare di fare ordine dentro di noi»44. Riordinare la casa, ovvero riappropriarsi dello spazio. Ricercare, cioè, l’ordine in modo duplice: come sfida a se stessi e agli altri; quale replica di un modello standardizzato. E poi c’è la fuga senza fine di chi, alla ricerca di una perfezione impossibile, fa e disfa freneticamente qualsiasi sistemazione ordinata della propria casa. 41 M. Douglas, Il concetto di casa: un tipo di spazio, cit., pp. 41-42. 42 «L’organizzazione dello spazio è una funzione delle relazioni tra le persone nel momento stesso in cui le rappresenta. Così un/una single organizzerà la sua casa in maniera molto diversa da una coppia e una coppia appena sposata da una famiglia» (C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 55). 43 M. Douglas, Il concetto di casa: un tipo di spazio, cit., p. 27. 44 Ibidem. 16 16 Ecco affiorare il pensiero di Ernesto de Martino: se il disordine è il caos, ovvero la perdita di un centro, succede l’irreparabile. La catastrofe dell’Io e del mondo. Il disordine diventa «mancanza di qualsiasi criterio di collocazione e disposizione delle cose», sintomo più vistoso di sofferenza psichica. «Il segno di una deriva patologica che si manifesta simbolicamente nella rinuncia a ogni opera di selezione e nell’accumulo dissennato di oggetti che hanno smarrito ogni funzione» 45. Il centro è il punto di riferimento, dunque. Una digressione. Ernesto de Martino, durante un viaggio calabrese in auto, s’imbattè in un pastore al quale chiese la strada giusta, la direzione valida; l’uomo venne poi invitato a salire in macchina per condurre i passeggeri alla meta desiderata. Salì con qualche diffidenza. Appena allontanatisi e perduta «la vista familiare del campanile di Marcellinara, punto di riferimento del suo minuscolo spazio esistenziale», la diffidenza del pastore si tramutò in vera propria angoscia. Decisero di riportarlo indietro. Sulla via del ritorno il pastore stava sempre con la testa fuori dal finestrino, alla ricerca del suo punto di riferimento: appena lo rivide apparire in tutta la sua domesticità si rasserenò avendo ritrovato la patria perduta. «Ciò significa che la presenza entra in rischio quando tocca i confini della sua patria esistenziale, quando non vede più il “campanile di Marcellinara”, quando perde l’orizzonte culturalizzato oltre il quale non può andare e dentro il 45 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 54. 17 quale consuma i suoi “oltre” operativi: quando cioè si affaccia il nulla»46. Piantare un palo totemico in terra rappresenta il centro, come la nostra casa che rappresenta il centro del mondo47. E come «ogni mondo ha un suo inizio mitico, così ogni casa ne ha uno suo. L’arredo di una casa è l’equivalente di un atto cosmogonico, la fondazione del suo ordine, che regolamenterà lo spazio e la vita di quanti vi abitano collocando ogni cosa al posto giusto»48. Arredare, dunque vivere: proiettare la propria personalità nello spazio della casa. 46 Ernesto de Martino, La fine del mondo. Contributo all’analisi delle apocalissi culturali, a cura di C. Gallini, Einaudi, Torino 1977 e 2002, brano 271 pp. 479-480. Il caso del vecchio pastore calabrese ha un cospicuo precedente nel saggio sul mito achilpa del centro del mondo. In questo studio dedicato all’analisi di un mito delle origini raccolto da Spencer e Gillen presso gli Achilpa, una popolazione nomade dell’Australia centrale, de Martino elabora la nozione di «angoscia territoriale» per indicare il rischio di spaesamento totale a cui sono esposti questi gruppi di cacciatori-raccoglitori a causa di continui spostamenti attraverso territori sempre diversi. Il «riscatto culturale» da questa angoscia si realizza mediante il kauwa-auwa, un palo che costituisce il legame simbolico con l’eroe-culturale Numbakulla, ordinatore del mondo, e che ha la funzione di rendere familiare e domestico un paesaggio mai incontrato prima ed estraneo. Come centro del mondo il kauwa-auwa cosmicizza tutto ciò che, senza di esso, sarebbe caos, inquietante estraneità, e, sempre come centro del mondo, garantisce al gruppo achilpa la possibilità di non essere mai al di fuori dell’orizzonte delle cose da sempre note. Perdere il centro del mondo vuol dire precipitare nel non-senso, nel caos. Come narra il mito, questa perdita è possibile: un qualche incidente può determinare la rottura del kauwa-auwa provocando l’angoscia territoriale. La paralisi catatonica in cui sarebbe caduto il gruppo a cui s’era spezzato il palo-simbolo, nonchè la morte rapidamente sopraggiunta, dà senso allo svuotamento ontologico proprio dell’angoscia territoriale. Si veda E. de Martino, Angoscia territoriale e riscatto culturale nel mito achilpa delle origini. Contributo allo studio della mitologia degli aranda, in «Studi e Materiali di Storia delle Religioni», XXIII, 1951-1952, pp. 51-66; ora in Id., Il mondo magico. Prolegomeni a una storia del magismo, Bollati Boringhieri, Torino 2000, pp. 225-239. 47 «La fondazione di un centro è infatti l’atto preliminare che conferisce una forma allo spazio, provocando una soluzione di continuità che ne disarticola la distesa informe per trasformarlo in un’organizzazione spaziale ordinata, in un “territorio cosmizzato”» (C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 115). 48 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 55. 18 18 Confini/passaggi La casa ha orientamento. Seguendo tutti e quattro gli assi: fronte-retro, sotto-sopra, due lati e interno-esterno49. La protezione dell’ordine è dentro l’orientamento? Se lo spazio domestico è il perimetro dell’ordine, è necessario mantenerlo il più possibile uguale a se stesso al fine di proteggere chi lo abita da un esterno demoniacamaente ostile50? Se, come sostiene Edward Hall, i nostri confini non coincidono col nostro corpo, ma sono «una vera e propria estensione dell’organismo»51 – espandendosi e contraendosi a seconda dell’area di pertinenza – la casa «può essere considerata un territorio dai confini definiti in maniera piuttosto rigida all’esterno e aperti al suo interno, in modo tale che lo spazio può fare indifferentemente da tramite o da ostacolo tra quanti lo condividono» 52. Attenzione, dunque, alla microconflittualità quotidiana degli sconfinamenti territoriali: piccoli spostamenti e variazioni anche impercettibili. Debordare dai propri confini, prolungare i propri confini: torna il tema del disordine, o meglio della creazione del disordine. Quasi una contaminazione. Si sfocia in ciò che è indifferenziato, accorciando/annullando le distanze, le differenze. «È solamente esagerando la differenza tra unito e separato, sopra e sotto, maschio e femmina, con e 49 M. Douglas, Il concetto di casa: un tipo di spazio, cit., p. 27. 50 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 11. 51 Cfr. E.T. Hall, La dimensione nascosta, Bompiani, Milano 1988. 52 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 45. 19 contro, che si crea l’apparenza dell’ordine»53. In una casa, si ristabilisce la giusta distanza – riperimetrando i confini e mettendo a posto contestualmente persone e cose – attraverso la pulizia. Far ritornare l’ordine per difendersi dall’assedio del disordine, «dall’assedio cronico di persone e cose che instancabilmente trasmigrano nello spazio» 54. Pulizia, che in Occidente è sinonimo di purezza. A proteggere la casa dall’assedio esterno non basta il confine di una porta. Pasquinelli, infatti, indaga il concetto di soglia, intesa come zona di transito «sia in entrata sia in uscita la cui funzione non è solo quella di distinguere due diverse regioni dello spazio ma anche di fare da tramite» 55. Luoghi di travestimenti e metamorfosi che segnano passaggi e cambiamenti. «Passaggi ad alto rischio dove andare e venire tra dentro e fuori non investe di simbolicità solo la soglia ma anche chi vi transita, contaminandone intenzioni e gesti, che ne rivelano la capacità performativa di trasformare una persona in un’altra, segnandone un destino di salvezza o di perdizione» 56. Arnold Van Gennep, in questo senso, immaginò la società come una casa con delle stanze e dei corridoi in cui passare dalle une alle altre è pericoloso57. «Il pericolo sta negli stati di transizione, semplicemente perché la transizione non è più uno stato e non è ancora l’altro: è indefinibile. La persona che passa dall’uno all’altro è essa stessa in pericolo 53 M. Douglas, Purezza e pericolo, cit., p. 35. 54 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 47. 55 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 123. 56 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 124. 57 Cfr. A. Van Gennep, I riti di passaggio, Bollati Boringhieri, Torino 1985. 20 20 e trasmette il pericolo agli altri» 58. Pericolo per sé e pericolo per gli altri. E pericolo anche come monito, come avvertimento. Secondo Douglas, infatti, «l’ordine ideale di una società viene garantito dai pericoli che minacciano coloro che lo trasgrediscono» 59. Se la soglia di casa60 diventa il punto fisso dal quale ci sporgiamo sul mondo, ne consegue che lo spazio non è più organizzato dal centro. «Diventa qualcosa di mobile, di animato dalle nostre operazioni e dalle traiettorie che disegniamo con i nostri copri al suo interno. È il movimento che, secondo la felice intuizione di Michel de Certeau, produce lo spazio, facendone un luogo praticato, costruito dalle persone che vi transitano e dai loro percorsi» 61. Dicotomie di lettura Queste due dicotomie – ordine/disordine, confini/passaggi – descrittive, come abbiamo visto, del concetto “casa”, possono essere utili strumenti per la nostra cassetta degli attrezzi. Le utilizzeremo per condurre un’analisi comparativa di un luogo specifico della casa. Il cielo di una stanza: dieci 58 M. Douglas, Purezza e pericolo, cit., p. 159. 59 M. Douglas, Purezza e pericolo, cit., p. 33. 60 «Perché lo sposo porta la sposa in braccio dentro la casa? Perché il giardino, la trave e gli stipiti della porta creano una cornice che è la condizione necessaria ogni giorno per entrare in casa. L’esperienza casalinga di attraversare una porta può esprimere tanti tipi di entrate, e così pure i crocicchi e gli archi, le nuove stagioni, gli abiti nuovi e così via. Nessuna esperienza è troppo bassa da non poter essere assunta a rituale e rivestire così un significato sublime» (M. Douglas, Purezza e pericolo, cit., p. 185). 61 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 124; cfr. M. de Certeau, L’invention du quotidien. 1. Arts de faire, Gallimard, Paris 1990. 21 camere da letto di dieci ragazzi e ragazze di età compresa fra i 19 e i 23 anni (cinque maschi e cinque femmine). Il nostro tentativo non ha l’ambizione di fornire un’analisi sociologica, tantomeno di sviluppare indicatori tassonomici. Proprio per questo, non abbiamo voluto rendere centrale e dirimente, nell’analisi, l’origine sociale dei nostri dieci intervistati, comunque appartenenti, nella quasi totalità, a famiglie di ceto medio e con alto capitale culturale. La presente ricerca, pertanto, vuole evidenziare caratterizzazioni permanenti ed elementi strutturanti nelle stanze prese in esame e, dunque, anche ricorrenti nelle dieci vite ventenni. L’ordine (e il disordine) della/nella camera: quello che è simboleggiato dal “campanile di Marcellinara” per il contadino calabrese descritto da Ernesto de Martino, ovvero un territorio cosmizzato per dirla con Carla Pasquinelli. Soggetto che mette in ordine lo spazio, oppure spazio che ordina il soggetto? Esiste un centro di gravità permanente? I confini e i passaggi non sono soltanto l’apertura e la chiusura di una porta (sia essa della casa e/o della camera da letto). La capacità performativa di trasformare una persona in un’altra, la soglia da varcare, è anche una soglia interiore di cambiamenti e processi aperti. Soprattutto in età di repentine maturazioni ed evoluzioni. Proveremo a leggerle attraverso le contaminazioni fra gli oggetti di una stanza, tenendo conto che soglia allude al movimento/mutamento dei “corpi” e non alla staticità dell’ordine del 22 22 “campanile”. Proprio perché il centro – inteso come territorio cosmizzato – non deve essere necessariamente sinonimo di staticità, bensì di performatività. Per venire alla composizione del presente lavoro, nel capitolo seguente esporremo le caratteristiche fondamentali dei dieci luoghi visitati attraverso i nostri e gli occhi di coloro i quali ci hanno aperto le porte delle loro case per mostrarci un “pezzo” di mondo materiale e interiore. Successivamente, condurremo una comparazione fra le dieci camere da letto, cercando di utilizzare le due dicotomie precedentemente individuate per strutturare un’analisi comparata delle stanze e delle vite di quelle stanze. Infine, proveremo a trovare delle prime ipotesi conclusive. 23 Parte Prima Sguardi, corpi, segni 24 24 DAVIDE GRAVINA 21 anni, Medicina&Chirurgia 25 Davide, 21 anni, vive e studia a Pisa dove frequenta la facoltà di Medicina e Chirurgia. Amante dello sport, in particolare del basket e del tennis, è anche appassionato di letteratura, di filosofia e, in particolare, di scrittura creativa. Un po’ imbarazzato, ma sorridente e composto, Davide ci introduce nella sua camera da letto, cedutagli nel 2009 dalla sorella maggiore. I. I Una camera museo Prima di presentarci la sua stanza, Davide chiarisce che la disposizione è in fieri e cambia in base al periodo che sta vivendo. Specifica inoltre che, in genere, gli oggetti degli anni passati vengono messi da parte, ad esempio nella soffitta, perché ormai poco importanti da un punto di vista emotivo. 26 26 L’aggiornamento, pertanto, comporta sia un togliere che un aggiungere: dell’infanzia e della prima adolescenza il ragazzo ha mantenuto i giochi da tavola preferiti, i peluche, le foto dei viaggi con i genitori e con gli amici e le locandine dei film che lo hanno più segnato (vd. Genio Ribelle, Il Padrino). La sistemazione attuale è stata adottata negli ultimi due-tre mesi ed è particolarmente minimalista. La camera si presenta bianca sia nei mobili che nelle pareti, nonostante spicchino i diversi colori della numerosa oggettistica presente. Due delle quattro pareti sono infatti occupate da librerie, concepite come piccole vetrine espositive, simili a quelle di un museo. Davide sceglie così di “esporre” la propria vita mettendo in risalto gli aspetti più importanti: la musica, il cinema, la letteratura, lo sport, solo per 27 citarne alcuni. Al centro della pièce si trova una piccola scrivania e una grande poltrona, che Davide, scherzosamente, paragona più volte a quella di un dirigente aziendale. I settori delle due librerie hanno l’obiettivo di far risaltare determinati elementi e, a detta del giovane, di farlo sentire a proprio agio. È curioso come i contenitori dei dvd (Fellini, De Niro), i libri (d’arte o di letteratura 28 28 italiana e latina) e i cd musicali (Gaber, Led Zeppelin) siano orientati frontalmente o aperti a mo’ di spartito su di un leggio. Le “vetrine” più alte sono occupate dai peluche che legano Davide alle sue storie d’amore o alla propria infanzia e che riescono ancora oggi a strappargli un sorriso. Spicca, in particolare, un orsacchiotto che il ragazzo considera la propria “coperta di Linus”. Proiettato indietro nel tempo, Davide ricorda con fare particolarmente nostalgico di essere stato accompagnato dal suo teddy quasi quotidianamente per i primi sei anni della propria vita. Sugli altri ripiani vediamo invece diversi profumi, i libri scolastici e 29 universitari, i trofei sportivi, i cimeli del basket e i giochi di magia, altra grande passione del ragazzo. L’accostamento degli oggetti dello stesso tipo segue per lo più la cromaticità dei medesimi. I giocattoli in sé e per sé, invece, non sono più presenti. I. II Le foto Davide ha scelto di collocare le proprie foto su due grandi pannelli appesi alla parete: ci sono quelle dei viaggi, quelle dello sport e dei ricordi scolastici. Di fianco si trova il calendario regalatogli da Giulia - la sua fidanzata caratterizzato dalle foto dei loro momenti più importanti. 30 30 I. III La scatola segreta Sono pochi gli oggetti non esposti: i cassetti e le ante dell’armadio, infatti, racchiudono, al di là di qualche scritto di natura creativa, solo vestiti e intimo. Davide, quindi, non ha un posto o una scatola segreta che racchiuda affetti così personali da tenere preferibilmente solo per sé. Si veda, tuttavia, il paragrafo I.V. I. IV Il punto di vista di Davide Con in mano la cinepresa, Davide sceglie di partire dal “reparto” (così lo chiama) dei libri elogiando, in particolare, i Frammenti di un discorso amoroso di Barth. Passa poi a quello cinematografico, a quello artistico e ai peluche. Descrive, inoltre, i film, gli LP, le foto con Giulia e i trofei sportivi vinti nel corso degli anni, elementi importantissimi della propria vita. La ripresa si conclude sul piccolo canestro da basket posto sopra la porta d’ingresso alla camera. 31 L’analisi degli spazi, molto lineare, segue l’esposizione degli oggetti nelle diverse librerie sviluppandosi lungo la circonferenza della stanza. I. V Un caffè con la mamma Davanti a un caffè con la mamma di Davide non si può non notare che il mobilio del soggiorno, molto classico, si presenti in forte disarmonia stilistica rispetto alla camera del ragazzo. Tuttavia, la modalità di esposizione, “lineare e museale”, è la stessa. La mamma sottolinea come questa caratteristica rispecchi un po’ il carattere estroverso della famiglia: la stanza del ragazzo, infatti, si presenta come un libro aperto, ricco di soprammobili da mostrare. 32 32 Ogni dettaglio è talmente curato da poter essere ritenuto un biglietto da visita della persona. Un aspetto, già analizzato in I.III, ma che colpisce sicuramente molto è il fatto che manchi il “classico” cassetto dei segreti e che non ci sia alcun piccolo cimelio da tenere in un certo senso solo per sé. Davide, però, si ricorda che nella stanza precedente, attualmente della sorella, teneva nascosto sul fondo dell’armadio una piccola scatola da scarpe ricoperta di disegni e forata sulla parte superiore. Piena di piccoli oggettini, la scatola conteneva tra le altre cose una penna regalatagli dal padre, un giocattolo donatogli dalla baby-sitter e una musicassetta di canzoni di un animatore a cui si era particolarmente affezionato durante le vacanze estive alla casa al mare. 33 Benché non sappia dove si trovi, Davide è ancora legato a questi vecchi ricordi e vorrebbe ritrovarli, anche giusto per osservarli qualche secondo; la mamma si mostra invece distaccata, forse poco interessata a questo ricordo. L’elemento “scatola dei ricordi” ci permette di risalire a due livelli: a quello degli oggetti segreti, ma che ogni tanto vengono mostrati a un’altra persona, oppure a quello degli oggetti volutamente messi quasi a tacere in un finto oblio personale di cui si preferisce negare l’esistenza. Che Davide si trovi in balia di entrambi? 34 34 GIULIA SANNINO 21 anni, Medicina&Chirurgia 35 Anche la ventunenne Giulia, fidanzata di Davide, studia Medicina e Chirurgia a Pisa. Di origini napoletane, fortemente appassionata di moda, si mostra solare e aperta a quest’avventura e ci accoglie con una ventata di allegria nella sua stanza, ordinata e particolarmente luminosa. II. I Una stanza disegnata su misura La camera di Giulia è, sostanzialmente, nuova: sono stati infatti da poco ridipinti i muri e cambiati i mobili in modo tale da ottenere più spazio. La ragazza ha scelto di giocare sul verde e sul marrone, cercando di ottenere più luminosità rispetto a prima e ha ordinato su misura la propria scrivania, particolarmente grande. 36 36 La libreria di Giulia è costituita da una scrivania a incastro e da diversi quadranti a mensola contenenti libri, giocattoli dell’infanzia e altri cimeli. L’oggettistica è costituita in particolare dalle foto dei momenti più belli dell’infanzia, dalle piccole sorprese contenute nell’uovo di Pasqua o nei dolcetti e da tazze contenenti per lo più penne e segnalibri. Cromaticamente ordinati sono, invece, le video-cassette dei Classici Disney o di film fantasy che la ragazza ama guardare ancora oggi perché ritenuti una medicina contro l’ansia e la tristezza. Giulia si mostra dolcemente infantile e fantasiosa come un Peter-Pan tutto al femminile: la scrivania sottostante, nonostante veda la presenza dei libri di Anatomia I, di un PC e della televisione, è caratterizzata da piccoli giocattoli, pupazzi, tazze piene di penne, foto e cianfrusaglie di ogni genere. È presente, inoltre, una cornice ancora vuota che, a detta della ragazza la 37 cui voce si fa sempre più misteriosa e malinconica, sta ancora aspettando di essere riempita. Sul letto color limone Giulia ha posizionato il peluche di una foca, regalo del fidanzato Davide: è l’oggetto a cui tiene di più. II. II La porta La porta della camera di Giulia è caratterizzata da una forte creatività. Il lato frontale è stato riempito da diverse scritte del proprio nome, indice di sicurezza e di una forte personalità, e dalle foto del liceo che sono ricordi di 38 38 anni bellissimi, ovvero del periodo che ha vissuto con maggiore intensità. Le foto delle scuole medie, invece, non sono presenti perché evocano ancora un periodo in cui Giulia ha stretto poche amicizie e che preferisce non ricordare. Sul retro della porta si trovano alcuni disegni, compiti di Storia dell’Arte svolti durante il Liceo scientifico, ricordi che legano la ragazza ad un suo ex-professore. 39 II. III Gli orecchini A colpire particolarmente è un porta-orecchini posto vicino alla porta d’ingresso alla camera. Giulia, infatti, adora gli orecchini, sua prima passione, e li colleziona da anni. Li ritiene oggetti di design e li sceglie vistosi, colorati, considerandoli una modalità attraverso la quale mostrare agli altri la propria personalità ed esprimere elegantemente il proprio umore: la forma che predomina è il cerchio. Il porta-orecchini, in legno intarsiato, è stato creato su misura per la stanza. 40 40 II. IV L’armadio-libreria La libreria di Giulia non vede la presenza di libri. Aprendo le ante dell’armadio scopriamo infatti che i libri di lettura e di scuola, oltre ai documenti burocratici di famiglia, sono posti a fianco di scarpe e vestiti. Non sembra esserci motivazione per questa scelta. II. V Le foto nascoste Giulia non ha una scatola segreta, ma conserva gelosamente le proprie foto: seppur presenti sugli scaffali e in bella vista sulla scrivania, la ragazza ha scelto di tenere in una busta chiusa quelle più belle o a cui tiene di più. 41 La ragazza ama infatti riguardarle ogni tanto, per sentirsi ancora più fortunata di aver vissuto amicizie e momenti davvero speciali. La presenza di una busta chiusa si contrappone chiaramente all’esposizione delle foto di classe sul lato anteriore della porta e a quella dei disegni sul lato posteriore. II. VI Il punto di vista di Giulia Giulia, per la descrizione della propria camera, inizia dalla porta, sulla quale spende molte parole ricordando, ancora una volta, il periodo felice del Liceo. Passa poi alla scrivania, di un metro e ottanta centimetri, creata su misura in modo da avere abbastanza spazio per studiare comodamente. 42 42 Dopo ai settori della libreria, ai libri e ai manuali, alle foto, alle cartoline dei viaggi; successivamente ai ricordi dell’infanzia, ai pupazzi, alle videocassette e ad alcuni piccoli oggetti. Giulia chiarisce che tutto è posizionato senza una particolare logica, senza modalità espositiva. II. VII Le precisazioni della mamma Parlando della stanza di Giulia, la mamma tende a evidenziare come nella nuova stanza non siano più presenti i doni dei viaggi dei nonni o i peluche regalati dal papà dopo i viaggi di lavoro. Si parla poi di cromaticità: tutta la casa è da poco stata dipinta e Giulia non sembra ancora essere del tutto convinta del colore adottato per le pareti. Avrebbe preferito uno stile bianco-nero, arricchito da mobili color rosso vermiglio. Nel soggiorno c’è un elemento che ricorda particolarmente la camera della ragazza: collocata al centro della stanza si trova una vetrina piena di gioielli Swarovski che ci riporta alla tematica della collezione, cara a Giulia per quanto riguarda i suoi orecchini. 43 LUCA BUONACCORSI 22 anni, D.I.S.C.O. 44 Luca, 22 anni, ha conseguito la laurea triennale in Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione a Pisa, con indirizzo Cinema. Ha numerose passioni, tra le quali il cinema e il surf. Ha due camere da letto: la prima, quella che ci presenta, è nella sua abitazione; l’altra nell’albergo della mamma, dove passa le vacanze estive. III. I Il punto di vista di Luca Luca inizia la descrizione della propria stanza prendendo in esame le chitarre regalategli dal padre, appese alla parete di fianco all’ingresso: sono ormai diversi anni che frequenta corsi di chitarra - classica e non - seguito da un artista locale. Successivamente, Luca esamina i due quadri appesi sulla parete di fianco al 45 letto: troviamo una foto in alta qualità della luna, simbolo della sua passione per l’astronomia e un manifesto preso alla Mostra del Cinema di Torino. Di fianco al letto, classico e a una piazza, c’è un mobiletto in vetro ricco di pietre preziose, fossili di ammoniti e pezzi di roccia a cui il ragazzo è 46 46 particolarmente legato. Luca chiarisce che tutti gli elementi sono minuziosamente catalogati e accompagnati da un piccolo foglio descrittivo. Al di sopra di questo mobiletto il ragazzo ci fa vedere un collage di foto regalatogli dagli amici dell’Erasmus a Valencia durante l’anno accademico 2011/2012. Ogni foto è un ricordo di una serata: i ragazzi, infatti, erano abituati a ritrovarsi una volta a settimana a casa di uno di loro per una cena internazionale. Da notare il fatto che nella stanza non sono presenti foto di altri periodi. Nella sua descrizione, Luca salta del tutto la libreria e la scrivania scegliendo di prendere subito in considerazione un libro, un’edizione in inglese di Peter Pan, che lo lega in particolar modo alla ex-fidanzata: gli piace pensare che la loro avventura sia stata una sorta di trasposizione nella 47 realtà della classica fiaba. Ultimo elemento a cui Luca presta particolare attenzione è un baule contenente trucchi e giochi di magia, grandissima passione del ragazzo. 48 48 Sempre con la cinepresa tra le mani, Luca abbandona di colpo la sua stanza, ancora ricchissima di oggetti inesplorati, per passare al ripostiglio che racchiude, oltre alla muta da surf, una serie di costumi cuciti su misura per feste ed eventi, ancora una volta simbolo dell’amore per il teatro e per la maschera. III. II La collezione di pietre La “raccolta” di pietre preziose ha accompagnato Luca per circa dieci anni: dall’infanzia fino alla fine delle scuole medie. Alcune appartengono al padre che, una volta separatosi dalla moglie e trasferitosi in un’altra abitazione, ha deciso di lasciarle al figlio; altre pietre 49 sono, invece, regali della nonna, della mamma o degli amici. Altre ancora sono state raccolte durante viaggi e gite in montagna o sulle spiagge. III. III Le librerie Le librerie sono due: una particolarmente grande e una più piccola, entrambe in legno. Quella grande, acquistata per ultima, è costituita da diversi settori, tra i quali spiccano quelli dedicati all’università, alla lettura, alla magia e ai viaggi. È inoltre presente un’altra collezione, quella di fumetti manga, in particolare la serie One Piece. 50 50 La seconda libreria è invece costituita dai libri di fiabe, di favole e dai fantasy letti durante le scuole elementari, medie e superiori, anche in diverse edizioni e lingue. Ancora oggi, Luca ama andare alla ricerca di storie per bambini, simbolo di una sindrome di Peter Pan che lo accompagnerà oramai per tutta la vita e che è riuscito a condividere appieno con la sua ex-ragazza Greta. Sul ripiano più basso, invece, si trovano alcuni numeri de «Il Corriere dei Piccoli», e diverse “strisce” di fumetti Disney regalategli dal nonno. Luca non ama l’oggettistica, i ripiani di fianco alla libreria sono infatti caratterizzati da pochi oggetti: un carillon, una bacchetta magica costruita dal padre nel lontano 1994 e una scatolina contenente i denti da latte. 51 Ci sono poi i biglietti di viaggi e gite, nonché alcuni ricordi, come un maggiolino e altri souvenirs regalatigli dalla ex-fidanzata che, ancora una volta, ritorna nella stanza con la sua presenza-assenza. È inoltre presente una televisione, la playstation e una raccolta di film in dvd di vario genere, per lo più d’autore. Sono assenti, oltre alle foto, anche dei poster. III. IV La scrivania Riempita solo dal computer e dai libri di studio, la scrivania è ricca di cassetti pieni di guide turistiche, «Focus», «National Geographic» e documenti dell’Università. 52 52 Non è presente un cassetto segreto: l’intimità del ragazzo, infatti, è tutta esposta nella stanza, simbolo del suo estro creativo, della sua vivacità e della sua grande capacità di comunicare. III. V I giochi d’infanzia La camera di Luca è caratterizzata da molti elementi che lo legano all’infanzia, in particolare le fiabe per bambini che il ragazzo acquista ancora oggi. I giocattoli, invece, sono stati posizionati, a causa dell’assenza di spazio, in 53 alcuni scatoloni che si trovano sotto al letto: ci sono animali, tra i quali draghi e dinosauri, e altri giocattoli raffiguranti i personaggi dei cartoni animati Disney, dei manga o della Marvel. La creatività del ragazzo è ben visibile in quella che è stata per lui una particolare modalità di gioco: una delle scatole è infatti riempita da personaggi che Luca stesso disegnava, ritagliava e poi incollava. Il ragazzo racconta che questo passatempo è nato alle scuole elementari, quando con i compagni di classe si accontentava di giocare con qualche foglio di carta. 54 54 III. VI La collezione di dvd Disney Al piano terra della casa, nel soggiorno, è presente una credenza-vetrina che raccoglie, oltre ai dvd della madre, tutti i classici Disney che Luca ha collezionato negli anni. Come Giulia, anche Luca ama guardare i film “per bambini” quando si sente particolarmente triste o prima di andare a dormire. Il ragazzo si mostra orgoglioso di non esser mai riuscito a finire Mary Poppins. La vetrina è collocata al piano terra solo per motivi di spazio. Questo trasbordo di oggetti fuori dalla camera non allude forse proprio al carattere esuberante ed eccentrico di Luca? 55 III. VII Il rapporto con l’alterità Come risulta evidente dai precedenti paragrafi, la stanza di Luca è segnata dalla presenza di diversi regali e ricordi della ex-fidanzata Greta: libri, peluche (tra i quali uno di Topolino collocato sul comodino di fianco al letto), biglietti di mostre ed eventi ai quali hanno partecipato insieme. Nonostante la loro relazione sia “formalmente” finita, i due continuano a frequentarsi come amici e a vivere assieme le passioni in comune, tra le quali il cinema e le fiabe. Un’altra persona particolarmente presente all’interno della stanza di Luca è il padre, che oramai da diversi anni si è separato dalla madre. Di lui sono presenti alcune pietre preziose della vetrina, una foto sulla scrivania, le chitarre, la bacchetta magica e altri ricordi di momenti felici condivisi. 56 56 NICOLE MANFREDINI 22 Anni, Archeologia 57 Nicole, studentessa di Archeologia a Pisa, è una simpatica ragazza in preda allo studio per gli ultimi esami in vista della laurea. Al momento, la sua occupazione è quella di studiare ma, nonostante gli impegni, continua a seguire attivamente i progetti e gli eventi organizzati dalle associazioni LGBTQ e femministe. IV. I Il punto di vista di Nicole Nel descrivere la sua stanza, Nicole ne mette in risalto subito la luminosità dovuta a due finestre di rilevanti dimensioni, nonché al colore bianco delle pareti e dei mobili. La ragazza pone poi l’attenzione alla grande presenza di fiori, sia disegnati sulle tende che posizionati all’interno di alcuni vasi. 58 58 Nicole, in seguito, si concentra sui libri, aspetto importante della propria formazione e della propria vita, collocati sulle due mensole sovrastanti il letto e su una libreria di fianco alla porta. Imbarazzata, Nicole ci fa poi notare una cartina incorniciata della Grecia antica a cui è particolarmente affezionata perché è un forte richiamo ai suoi studi di archeologia e di cultura classica. IV. II L’apeìron di Nicole La stanza di Nicole è ricca di libri. Spiccano soprattutto i classici della filosofia e della letteratura (italiana, straniera e antica): Proust, Voltaire, Shelley, Tolstoj, Verga, Omero, Goethe, Joyce, Sofocle, Hesse, Kafka, Nietzsche solo per citarne alcuni. 59 I libri universitari e quelli scolastici sono invece collocati all’interno di una cassettiera posizionata vicino al letto, sotto una delle mensole. Interessante è come dentro quest’ultima si trovino però anche altri oggetti, di svariato tipo: pupazzi regalati dalla fidanzata Giulia, astucci, locandine di progetti ed eventi di associazioni LGBTQ, gioielli, enciclopedie, quaderni, sacchetti, riviste, una riproduzione di una macchina “acchiappa-oggetti” tipica dei luna-park, dvd, creme e soprammobili. IV. III La scatola Nella cassettiera, inoltre, è presente una scatola contenente gli oggetti che Nicole “non riesce”, per motivi di affetto, a gettare via: rappresenta una sorta di piccolo tesoro. Appartiene al periodo delle scuole superiori e 60 60 potrebbe essere considerato come un involontario luogo dei segreti. Ci sono disegni, biglietti di concerti, contenitori di cioccolatini, occhiali, candeline di compleanni passati, scacciapensieri, nacchere, biglietti di auguri, caramelle, palloncini, certificati, diari, piccoli pupazzi. In particolare, colpiscono alcuni quaderni di disegni bianchi da colorare, tipici del periodo pre-scolare, ma che hanno animato - confessa la ragazza anche alcune noiose lezioni durante il liceo. La cassettiera è quindi apparentemente ordinata ma, una volta osservata la quantità e la diversità di oggetti, risulta definibile come una sorta di confusionario apeìron di Anassimandro. Sulla scrivania, invece, si trovano una lucerna romana, la foto di un cane, penne, gomme e pennarelli. 61 Sono presenti, inoltre, alcuni oggetti creati dalla stessa Nicole, tra i quali collane di conchiglie e bottiglie riempite di sabbia. I cassetti della scrivania sono occupati da agende, diari, oggetti di cancelleria e da ufficio. I cassetti del comodino, invece, sono pieni di cavi elettrici. IV. IV Assenza e presenza In tutta la stanza sono presenti solo tre foto: quella di un cane che ormai non c’è più, quella della nonna morta e una foto di Nicole da bambina. Sono assenti anche i poster e i quadri. Colpisce, al contrario, la presenza di fiori, per lo più rose e girasoli, che danno una parvenza di bucolico allo spazio. I giocattoli sono stati invece 62 62 gettati perché appartenenti a un periodo non molto felice, di cui Nicole preferisce non parlare. 63 MARTINA LANDI 19 anni, Infermieristica 64 Martina, 19 anni, frequenta il primo anno di Infermieristica all’Università di Pisa ma nella sede dislocata di Massa. Amante del gotico, dei film di Tim Burton, della musica di David Bowie, di arte e poesia, ha un carattere chiuso ma particolarmente creativo. Ha il sogno di entrare nella polizia scientifica come medico: infatti tenterà ad anno nuovo il test d’ingresso alla facoltà di Medicina. V. I Il punto di vista di Martina “Timidamente emozionata”, Martina ci porta nella propria stanza, collocata al secondo piano della sua abitazione, e ci presenta il luogo dove passa la maggior parte del suo tempo guardando film, studiando e leggendo. La ragazza pone attenzione fin da subito sulla forte luminosità della camera, 65 garantita dall’ottima posizione dell’unica finestra. Passa poi a una descrizione a 360°, mettendo da subito in evidenza le grandi dimensioni del letto; in seguito si sofferma sulla cassettiera, sull’armadio e sulla scrivania. Imbarazzata, ci mostra alcuni peluche che il padre le ha comprato nel corso degli anni e che lei ha scelto di posizionare in ogni parte della stanza. V. II Gli spazi Il letto, matrimoniale e incombente sugli spazi della camera, è incastonato all’interno di un armadio a ponte realizzato in legno, posizionato sul lato destro rispetto all’ingresso. Sulle ante sono stati attaccati, nel corso degli anni, molti stickers, locandine di film, frasi tratte da svariate canzoni o dai film di Tim Burton e una foto di David Bowie. 66 66 Lo stile è praticamente essenziale: oltre al letto e all’armadio sono infatti presenti una cassettiera, contenente la biancheria intima, e una scrivania, sulla quale si trovano la televisione, il pc portatile e alcuni oggetti di cancelleria. In terra si trova un cestino di forma cilindrica contenente bambole di porcellana rotte, pupazzi vecchi e altri oggetti inutili che ancora non è riuscita a gettare via. Di fianco alla scrivania, invece, è posizionata una piccola libreria ricca di libri, il cui spazio è però insufficiente: altri volumi e film, in videocassetta e dvd, sono infatti “ammassati” in pile verticali collocate sotto la finestra, di fianco al letto. Tra i film spicca un’importante collezione: la filmografia quasi completa di Tim Burton. Martina, appassionata di cinema, spera infatti un giorno di poter lavorare come assistente alla regia. Sul comodino, di fianco al letto, c’è una radiosveglia a forma di fungo dalla quale esce un topolino che suona la trombetta: è uno dei ricordi 67 d’infanzia. V. III Il rapporto con l’alterità Sono pochi gli oggetti che legano Martina agli altri: un leone di peluche donatole all’età di tre anni dai genitori, il televisore regalatole dal fidanzato Alessio per il diciannovesimo compleanno e alcune foto con le amiche posizionate sopra la scrivania. Molti degli oggetti del periodo pre-liceale e di quello infantile sono stati portati in soffitta. Alla domanda del perché di questa assenza, Martina risponde che è il suo cuore il miglior contenitore dei ricordi. 68 68 V. IV La porta Due anni fa Martina ha subito delle complicazioni respiratorie durante la notte che l’hanno portata al coma farmacologico per diversi giorni. Quella notte la porta, che era chiusa a chiave, è stata scardinata dal padre che ha soccorso la figlia e, nonostante sia stata rimessa al suo posto, porta ancora i segni di quel tragico evento. V. V Il cassetto segreto Apparentemente intimorita, Martina ci mostra il suo cassetto dei ricordi. Nel corso dell’adolescenza, la ragazza ha raccolto numerosi oggetti che la legano a situazioni felici: un pezzo di legno con incise le iniziali del ragazzo di cui era innamorata durante il liceo; i volantini di alcuni eventi a 69 cui ha partecipato; un aeroplanino di carta con scritto “ἄνδρα µοι ἔννεπε, µοῦσα,”; le foto di un ragazzo per cui aveva preso una cotta; un foglietto di carta dove ha scritto il suo sogno (che però non ha voluto rivelare); alcuni appunti di scuola; un biglietto di auguri; la pianificazione di una dieta mai seguita; una lettera d’amore del suo fidanzato attuale; tante altre missive scritte di suo pugno ma mai spedite; un disegno di un’amica; alcuni bigliettini compilati in classe con l’amico Alessandro. Martina ha qui conservato anche alcune foto scattate durante le gite scolastiche, un pezzo di carta con scritto “sei bellissimo” e poi bruciato perché simbolo di un amore sofferto e mai corrisposto, una guida al castello Aghinolfi a Montignoso e, infine, un solo ricordo dell’infanzia, ovvero un anello trovato come regalo in un pacchetto di patatine che da piccola riteneva potesse avere poteri magici. 70 70 GIANMARCO BINA 22 anni, Ingegneria Edile ed Architettura 71 Gianmarco, studente di Ingegneria Edile ed Architettura a Pisa, vive con la madre a Viareggio. Giocatore prima di basket e poi di calcio, è attualmente impegnato con gli esami universitari e sta pianificando la sua prossima avventura: l’Erasmus, probabilmente in Portogallo. VI. I Uno sguardo d’insieme Gianmarco si è trasferito in questa casa solamente nel 2007, dopo aver vissuto con la madre in quella della nonna. Anche la disposizione dei mobili e la pittura delle pareti, di colore bianco, sono particolarmente recenti. Lo stile è per lo più minimalista per una scelta di ordine: ha volutamente 72 72 evitato di posizionare poster sulle pareti e di rendere la camera troppo “giovanile”. L’angolo opposto all’ingresso è occupato da una grande scrivania, adatta ai disegni di progettazione architettonica, sulla quale sono posizionati il computer, una lampada con attaccato un piccolo peluche a forma di porcospino regalatogli da un’ex-fidanzata e una cornice con le foto di Elisa, la fidanzata attuale. Sulla parete sovrastante la scrivania, Gianmarco ha attaccato due manifesti relativi a un progetto universitario che gli è valso un 30 e lode: si tratta della pianta della Sidney Opera House. Di fianco si trova invece la libreria, per lo più riempita dalle dispense universitarie, da numerosi scatoloni contenenti ritagli di giornale relativi 73 alle esperienze calcistiche, da cellulari vecchi e da materiale elettrico (prese, cavi, connettori per il computer). Sul comodino ci sono una sveglia e una lampada; nei cassetti, invece, troviamo diversi giornali di architettura. La parete opposta alla scrivania presenta due mensole. Su di una ci sono le 74 74 dispense universitarie e una piccola cassetta rossa; sull’altra alcuni progetti e due scatole. Nel primo contenitore troviamo i diari delle scuole superiori che ogni tanto Gianmarco rilegge per ridere un po’, nel secondo le foto d’infanzia. I giocattoli e i peluche sono tutti in cantina, i libri di narrativa (Ken Follett in particolare) e di letteratura sono, invece, collocati nella biblioteca di famiglia nel corridoio d’ingresso della casa. VI. II La bacheca dei ricordi Sotto una delle mensole, Gianmarco ha posizionato una bacheca in sughero alla quale ha attaccato diversi ricordi importanti: ci sono gli attestati di partecipazione ad alcune esperienze universitarie (come una visita in Svizzera ad alcune architetture importanti); un cartellino di partecipazione a 75 un laboratorio di Ingegneria a Volterra per rilevare un complesso; il poster, realizzato per un esame di Composizione, che raffigura una fattoria messicana, opera edile di Luis Barragàn. Sono state inoltre qui attaccate le cartoline inviate dagli amici, una foto in tenuta da calcio, una foto-tessera scattata con gli amici durante il viaggio di maturità, un cavatappi e un pupazzetto raffigurante un’alce (regalo dell’amica Samanta). Pendono inoltre dalla bacheca le medaglie relative alle gare di atletica sostenute con la squadra del liceo e alle competizioni di calcio. Un oggetto importante che è stato affisso è la targa del vecchio motorino, andato distrutto quando Gianmarco ha rischiato la morte scontrandosi con un’auto che non aveva rispettato le istruzioni segnaletiche: “per mano di un angelo”, benché l’altra vettura sia passata sul suo torace, il ragazzo non ha 76 76 riscontrato alcun danno. VI. III Uno stile universitario Come si è visto dagli oggetti che sono stati scelti per l’arredamento, o che popolano le mensole e la bacheca, l’università è davvero molto presente non solo nella vita del ragazzo ma anche nella sua camera da letto: lo stile riflette appieno quella che è la sua vicenda attuale. Questo è vero soprattutto se mettiamo a confronto la camera da letto con tutta l’abitazione: mentre il resto della casa rispecchia il carattere artistico della mamma ed è ricca di découpages, disegni, quadri ed elementi di arredo creativi, la stanza di Gianmarco è molto minimalista, razionale ed essenziale. 77 VI. IV Le foto Le pareti della stanza sono decorate con alcuni quadretti contenenti per lo più foto di diversi periodi: ci sono quelle dell’università con l’amica Marta, alcune dell’infanzia, una composizione delle foto della fidanzata Elisa e un’altra dei primi anni del liceo. Le altre foto sono invece racchiuse in una scatola sulla mensola sopra la bacheca, mentre quelle più recenti sono online, disponibili su Facebook. VI. V La cassetta rossa Sulla mensola più vicina al letto, Gianmarco ha posizionato uno scrigno: una cassetta rossa contenente le lettere delle ex-fidanzate, la chiave del 78 78 motorino dell’incidente e un profumo regalatogli dalla ex-fidanzata Matilde. Di Elisa, che non è a conoscenza dell’esistenza di questi oggetti, non c’è nulla: Gianmarco chiarisce che, essendo oramai i tempi cambiati, tutti i messaggi d’amore sono stati scritti in chat o tramite sms. VI. VI Una disposizione flessibile La disposizione della camera è variata molte volte nel corso degli anni e la sistemazione attuale risale a pochi mesi fa, quando è stato acquistato un nuovo e più spazioso armadio, posizionato nel corridoio a fianco della stanza da letto e vicino a un piccolo bagno privato. Tutti i mobili sono stati, nel corso degli anni, spostati in svariate posizioni; per quanto riguarda il letto, Gianmarco ha in genere preferito posizionarlo 79 sul lato opposto alla finestra, essendo la casa molto fredda perché poco esposta alla luce. Queste variazioni non hanno motivo apparente. 80 80 ALBERTO FRANCESCONI 22 anni, Podologia 81 Alberto studia Podologia all’Università di Pisa e vive a Torre del Lago con i propri genitori e il fratello Marco. Innamorato perso di Samanta, sua fidanzata da circa tre anni, gioca a calcio nella squadra locale e ama uscire con gli amici. VII. I La camera di sempre Nella descrizione della sua camera, Alberto chiarisce che un tempo questa era condivisa con il fratello Marco, ora spostatosi nella stanza vicina. La disposizione dei mobili, scelta dalla mamma, è quindi rimasta sempre la stessa, addirittura dal primo giorno della sua vita. Il letto è a castello e, nella parte superiore, vi sono alcune scatole di vestiti per il cambio stagionale, mentre in quella inferiore si trova il letto di 82 82 Alberto. Di fianco alla porta c’è l’armadio, mentre dietro di essa Alberto ha conservato tre magliette firmate dai suoi compagni di scuola media, ricordo degli ultimi giorni dei diversi anni scolastici. La libreria principale, sovrastante la scrivania e posizionata di fronte al letto, si sviluppa su più mensole: vi sono posizionati i libri di lettura, i giochi della playstation, quaderni, cd musicali, video-giochi e trofei di calcio. Sono inoltre presenti lo stereo e il computer, che ha la doppia funzione di televisore e monitor; dietro la TV Alberto ha attaccato le cartoline inviate dagli amici. Un’altra libreria, invece, contiene solo le dispense universitarie. 83 VII. II La forte presenza delle foto Le pareti della camera - bianche - sono state mano a mano riempite da alcune foto dell’infanzia (in particolare una con il calciatore Del Piero), da quelle del liceo, dai quadri dipinti dalla mamma nel tempo libero e dai disegni delle elementari. Il letto di Alberto, che si trova - come abbiamo detto - nella parte più in basso della struttura a castello, vede, di lato, la presenza di numerosi scompartimenti nei quali sono state posizionate diverse cornici con foto dell’infanzia, alcuni libri di narrativa, conchiglie e ricordi del calcio. È stata poi fissata sul muro, alla fine del liceo, una tavola di sughero sulla quale il ragazzo, con l’aiuto della mamma, ha affisso numerose foto per lo più del periodo liceale. 84 84 Sempre con la mamma, Alberto ha deciso che presto farà una scelta delle altre foto, oramai digitalizzate o su Facebook, per stamparle e creare un album. Le foto di famiglia, invece, sono raccolte negli album presenti nella libreria del fratello Marco. VII. III Samanta 85 La presenza della fidanzata di Alberto, Samanta, è fortissima: non solo ci sono numerose foto, ma anche bigliettini d’amore, cartoline, piccoli pupazzi, rose finte e un cuscino su cui è stata stampata un’immagine dei due innamorati in vacanza al mare. VII. IV L’oggettistica religiosa La stanza è ricca di articoli di culto, in genere regali della nonna a cui Alberto tiene molto. Oltre all’attestato della comunione, ci sono infatti numerose croci, rosari, icone, angeli, madonnine e ciondoli. Questi oggetti sono stati introdotti per lo più dopo l’incidente che Alberto ha avuto nel luglio 2011 e in seguito al quale, al termine di due settimane di coma farmacologico, è stato operato e ha dovuto a ff r o n t a r e u n a l u n g a riabilitazione. 86 86 La mamma di Alberto ha raccolto tutti gli articoli relativi all’incidente che ora si trovano in una scatola assieme al lenzuolo con scritto “Bentornato a casa”, pensiero donato dal fratello Marco e dalla fidanzata quando il ragazzo ha finalmente fatto ritorno nella propria abitazione. Sono stati inoltre conservati alcuni oggetti dell’ospedale, come il camice e il lenzuolo del letto, e la maglietta con scritto “forza Albe” con la quale i compagni di squadra hanno affrontato le partite di calcio durante la sua convalescenza. Molte delle foto affisse sulla parete di sughero sono relative al periodo postoperatorio. 87 VII. V I cassetti Gli scalini del letto a castello nascondono alcuni cassetti in cui sono presenti per lo più cavi, oggetti di tecnologia, di cancelleria e alcuni vecchi giocattoli. I cassetti della scrivania contengono invece le varie lettere d’amore e i regali di Samanta, diari di scuola, buste contenenti biglietti di auguri per feste e compleanni, cartoline vuote e ricordi di viaggi. Alberto ha inoltre qui conservato molte delle brutte copie dei temi del liceo e delle scuole medie, con il voto che gli è stato poi assegnato dall’insegnante. 88 88 ELEONORA SORAGGI 22 anni, Medicina&Chirurgia 89 Fervida attivista di Emergency e futura chirurga nei paesi in via di sviluppo, Eleonora studia Medicina a Pisa. Ama viaggiare, ridere e passare il tempo nella sua camera da letto che lei stessa definisce “tempio di riflessione”. VIII. I The “pink lady” Eleonora definisce la sua camera una “pistola rosa big-babol”, pistola perché ne ha la forma e rosa perché è dipinta di questo colore. Un elemento che colpisce subito l’attenzione è quello di alcuni fogli attaccati alla libreria sui quali, su consiglio di uno psicologo, la ragazza ha scritto i nomi degli apparati anatomici che deve imparare per il prossimo esame di Anatomia. 90 90 Questo metodo serve a coltivare la memoria e a predisporsi con più tranquillità alla prova universitaria. Le pareti della stanza sono occupate da uno specchio a forma di cuore e da quattro grandi quadri: un dipinto scelto dalla mamma; un arazzo peruviano in stile bucolico; un foto-montaggio ricordo di un viaggio a New York; una stampa in stile pop-art che richiama quelle della camera della cugina. Il mobile principale è invece quello della nonna, fatto ridipingere da un artista locale in stile boteresco: le sue grasse figure, pertanto, sembrano stonare con il fisico snello della ragazza. La scrivania in legno è a forma di penisola ed è collegata alla libreria: non ci sono particolari oggetti di cancelleria in quanto Eleonora preferisce studiare nella biblioteca comunale o in quella della facoltà. Sono però presenti i “ferri del mestiere”, ovvero gli strumenti da chirurgo 91 regalatigli dal padre. Sul comò di fianco alla scrivania si trova, invece, la televisione, tanto agognata dalla ragazza che l’ha ottenuta solo di recente. La porta della stanza è stata riempita nel corso degli anni da diversi adesivi: c’è il nome di Eleonora, ci sono quelli trovati nei libri e nei pacchi di merendine, ma il più importante è “Carducci Family Sticker”, memorial di un periodo felice, ovvero gli ultimi anni del liceo. Sulla soglia, invece, troviamo uno scaccia-pensieri, dono della mamma che ha organizzato la disposizione dei mobili oltre ad aver inserito, in maniera quasi maniacale a detta della ragazza, fiocchi rossi in tutta la camera. 92 92 VIII. II La libreria dell’infanzia Sotto i fogli universitari, riscopriamo il mondo infantile di Eleonora, costituito per lo più da libri di narrativa e di genere fantasy con i quali la ragazza amava giocare ad una finta compra-vendita. Una vera e propria stratificazione del tempo e nello spazio. La libreria, inoltre, è popolata da piccoli oggetti, soprattutto bambole e peluches (trudy, pigotte e diddle), relativi proprio al periodo infantile: come ci dice lei stessa, il suo passato si trova tutto in questa stanza. I giocattoli sono stati probabilmente regalati o conservati in soffitta, tuttavia non sono stati molti: l’attività preferita dalla ragazza, infatti, era la lettura. 93 VIII. III Un luogo di riflessione Eleonora sottolinea che sono poche le cose che effettivamente la rappresentano nello spazio della camera da letto in quanto la sua stanza, al di là della presenza di alcuni libri di Gino Strada e del calendario di Emergency, non rispecchia davvero le sue passioni. La camera è per lo più un luogo di riflessione: gli oggetti relativi alla sua personalità sono sparsi altrove e possono essere: un adesivo attaccato sulla macchina, un libro di scuola conservato nello studio, un quaderno, una tazza in cucina, una maglia particolare. Comunque si tratta di uno spazio a cui non potrebbe mai rinunciare per il valore che le dà nella sua piena intimità e, in un certo senso, per come se la 94 94 raffigura mentalmente: “casa mia è camera mia”, dice con fare autoritario. Una specie di “non-luogo” dentro un luogo. Da rilevare, inoltre, che nella stanza ci sono pochissime foto: Eleonora non le ritiene importanti perché sa di poterle andare a cercare negli album di famiglia o su Facebook. Non c’è una scatola dei ricordi né un cassetto segreto. VIII. IV Una seconda camera da letto Ma la camera di Eleonora non è l’unico spazio personale all’interno di casa Soraggi. Al piano superiore è presente uno studiolo, una stanza che, in un certo senso, si è sviluppata “da sé” nel tempo e in cui la disposizione degli 95 oggetti è stata, negli anni, graduale e casuale. È il luogo dove la ragazza si reca quando deve cercare qualcosa, uno spazio ipertrofico provvisto di numerosissimi oggetti e di due grandi librerie contenenti i volumi delle scuole medie e delle superiori, oltre che le dispense universitarie. Vicino alla porta, invece, si trova una grande scrivania, piena di penne e oggetti di cancelleria, dove, talvolta, Eleonora studia. Sulla parete retrostante la scrivania campeggia una cartina geografica e alcuni fogli, ricordo del liceo, tra cui una poesia dedicata alla professoressa di Latino e Greco. Nella stanza è poi presente un’altra televisione, alcuni ricordi relativi a feste a sorpresa, pupazzi dell’infanzia e frammenti di viaggi. Fra gli oggetti più importanti che qui si trovano abbiamo i numeri del 96 96 mensile di Emergency, «E», i libri per il test di Medicina - superato con successo - e quelli per le tecniche di rilassamento. E ancora, due teschi che Eleonora utilizza per studiare: quello che si tramanda la famiglia di generazione in generazione di nome Luigi, e quello regalatole da un paziente del padre, Jack. È forse questa stanza il cassetto dei segreti di Eleonora? 97 LORENZO PICCHI 23 anni, Economia&Marketing 98 Grande appassionato di Jim Morrison e di Freddy Mercury, Lorenzo ha appena completato i suoi studi di Economia e Marketing a Pisa. Amante dell’alpinismo, delle lunghe chiacchierate e delle avventure con gli amici, il ragazzo ci porta alla scoperta del suo mondo nel quale la presenza della famiglia è di notevole rilievo. IX. I La descrizione La camera di Lorenzo si trova nel seminterrato della casa, esattamente di fronte a quella del fratello gemello Alessio. Lo stile classico, soprattutto nei mobili effetto vintage, risulta in perfetta armonia con l’arredamento della casa. Il colore che è stato scelto per le 99 pareti è un blu luminoso, sul quale la luce esterna determina un particolare effetto di riflesso. Davanti alla porta d’ingresso si trova il letto a due piazze e, sul lato sinistro, l’armadio, contenente per lo più vestiti e alcuni libri delle scuole medie e del liceo. La parete della porta d’ingresso è quella che si potrebbe definire “della famiglia” dal momento che è ricca di oggetti che legano Lorenzo ai suoi parenti. Oltre alla televisione e alla console Wii, troviamo infatti un ferro di cavallo (regalo della nonna), un quadro scelto dal padre, un souvenir portato dal fratello di ritorno dall’Austria e un’icona di Padre Pio, al quale la madre è particolarmente devota. La parete laterale opposta all’armadio è, invece, occupata dalla scrivania sulla quale spiccano subito il computer e il materiale di studio. Di fianco si 100 100 trova una libreria bianca che funge da separé sulla quale sono collocati diversi libri di lettura, in prevalenza di narrativa classica, e oggetti di cancelleria. Altri libri, in particolare di letteratura (Tolkien, Poe, Woolf, Shakespeare, Omero), sono riposti su una mensola vicino la scrivania. Alla stessa parete Lorenzo ha appeso tre cornici contenenti i poster di tre artisti: Jim Morrison, Freddy Mercury e i Beatles. Percorrendo la stanza verso sinistra troviamo una cassettiera, unico elemento utilizzato in chiave espositiva, sulla quale sono stati messi come in una vetrina alcuni libri e dvd relativi alla musica e all’alpinismo, grande passione del ragazzo. Sono poi presenti altre due mensole: su una si trovano i profumi, gli oggetti per la cura personale e un salvadanaio a forma di simbolo dell’euro 101 (regalato sia a lui che al fratello dal padre); sull’altra mensola in evidenza abbiamo un peluche, una sveglia, una statua del Buddha, un pupazzo del Milan e alcuni dvd da collezione. Dalla seconda mensola, inoltre, pende una chiave, regalo dell’attuale fidanzata. Sul comodino, di fianco al letto, si trovano una sveglia, una lampada e un candelabro artigianale, ricordo importante di una serata con gli amici. Lorenzo ama definirsi un “collezionista d’oggetti” in quanto, benché nella sua stanza non siano presenti foto (che troviamo esclusivamente negli album di famiglia), sa comunque che a ogni oggetto possiamo attribuire un valore, una storia e una chiave di lettura. 102 102 IX. II Una strana disposizione È strano che il cambiamento di arredamento nella stanza non sia stato determinato da un passaggio legato agli studi, quanto piuttosto ad un aspetto sentimentale: la rottura con la ex-fidanzata. Da quel momento le pareti marroni sono state colorate di blu e i mobili sono stati riposizionati onde evitare spiacevoli ricordi. Sicuramente, il passaggio all’università ha comunque determinato un maggiore ordine nella stanza, benché non ci siano state forti modificazioni rispetto alla rottura fondamentale richiamata in precedenza. La camera da letto è infatti per Lorenzo un posto davvero importante: non rappresenta soltanto lo spazio dove studia o dorme, ma un luogo di 103 incontro, dove ritrovarsi con i propri amici per chiacchierare e ridere o con la fidanzata per dimostrarsi il proprio amore. IX. III La scatola dei ricordi e l’infanzia All’interno del secondo cassetto del comodino, Lorenzo tiene nascosta una scatola nella quale ha conservato, nel corso del tempo, i ricordi più personali: biglietti del cinema, di viaggi, di concerti; ritagli di giornale; una penna regalatagli dalla sua ex-fidanzata; una busta con i cartoncini di auguri per i compleanni e per le diverse festività. Lorenzo conserva anche un’altra scatola nella quale ha raccolto i frammenti che lo legano alla fidanzata attuale. Del periodo infantile il ragazzo ha mantenuto un solo oggetto: un libro di Jostein Gaarder, Il Viaggio di Elizabeth, prima lettura della sua vita. I quaderni, i vestiti e i ricordi legati alla pre-adolescenza sono stati archiviati dalla mamma che li ha portati in casa della nonna. IX. IV Il resto della casa e la camera del gemello Alessio Gli altri spazi di casa Picchi sono, come già detto, molto simili per stile alla camera di Lorenzo: tanti mobili sono stati dipinti e artisticamente curati dalla madre o da una pittrice locale; i quadri, le cornici e i tappeti ricordano particolarmente i colori della camera di Lorenzo. Rispetto a quest’ultima, l’unico elemento discordante dal resto dell’abitazione sono le foto che, incorniciate sui mobili o appese alle pareti, sono molto presenti. 104 104 A colpire molto è, soprattutto, la camera da letto del fratello gemello Alessio, che si presenta sostanzialmente uguale a quella di Lorenzo ma speculare come se i due luoghi fossero proprio davanti a uno specchio: i colori delle pareti, gli armadi, la televisione, i comodini, le cornici e il letto, infatti, sono gli stessi. Anche l’oggettistica è simile: lo stesso salvadanaio, la stessa collezione di dvd (ma di un’altra squadra, la Fiorentina) e la persistente presenza degli oggetti di famiglia (un’icona di Padre Pio, un ferro di cavallo e un quadro del padre). 105 GRETA PIEVE 19 anni, Liceo Classico 106 Greta, oltre a lavorare come commessa nel week-end, sta ripetendo l’ultimo anno al Liceo Classico “G. Carducci” di Viareggio. È una grande appassionata di cinema, di teatro e di eventi in generale: ama viaggiare e andare alla ricerca di ciò che è “particolare”, unico o comunque strano. X. I Una camera creatasi da sola La camera da letto di Greta si trova di fronte a quella dei genitori, al piano terra dell’abitazione, ed è spesso un luogo di passaggio verso la veranda per i suoi due cani, il bassotto Nanà e il pastore australiano Ares. La ragazza tiene subito a precisare che non è mai stato comprato niente di particolare per l’arredamento della stanza, al di là dei mobili, e che questa si 107 è creata un po’ da sola nel corso del tempo. Lei vorrebbe, infatti, cercare di darle prima o poi una disposizione personale in modo da togliere gli innumerevoli oggetti che, effettivamente, non la rappresentano più, ma a cui per ora è ancora troppo affezionata. Si tratta di un quadro di New York attaccato alla parete (regalatole dalle amiche per il diciassettesimo compleanno), di un piccolo mappamondo, delle diverse macchine fotografiche compatte o usa-e-getta sparpagliate sulla libreria, di un pupazzo del personaggio di Toy-Story Woody (regalatole dall’ex-fidanzato Luca) e di un grammofono in legno, l’oggetto più prezioso sia a livello estetico che affettivo, scelto da Alessandro e Luisa per il suo diciottesimo compleanno. Sulla scrivania c’è una grande confusione: libri, cd, computer, stampante, televisione, penne, fogli e piante, segno di uno spazio davvero vissuto e nel 108 108 quale la ragazza passa la maggior parte della propria giornata. Sulle mensole della libreria, collocate sopra la scrivania, si trovano invece diversi oggetti accumulatisi nel tempo per una forte indecisione su dove posizionarli definitivamente. Ci sono, infatti, numerosi cd, bottiglie, ricordi di eventi particolari (come un trofeo vinto ad una festa in maschera del liceo), videocassette, sveglie, pupazzi, libri e una grande collezione in VHS dei cartoni animati Disney, che richiama da vicino quella di dvd dello stesso genere dell’ex-fidanzato Luca. 109 Sul letto troviamo il ricordo più importante dell’infanzia: un orso beige che ha accompagnato la ragazza in tutta la sua vita. Sotto il letto ci sono alcuni cassetti che raccolgono tutti i piccoli oggetti (per lo più ricordi di viaggi e regali dell’infanzia), conservati come matrioske gli uni dentro gli altri per dare un’idea di ordine apparente. Sul comodino, oltre a una lampada a cui sono stati appesi gli orecchini, si trovano alcuni libri di letteratura e filosofia, bigiotteria e tutti i fogli che Greta vorrebbe ricontrollare ma che non riesce mai a sistemare. Tutta la camera è pertanto nata da sola. 110 110 X. II Il baule di foto e le pile di libri Nella stanza di Greta non si nota la presenza di cornici con foto, ma questo non vuol dire che esse non siano mai state conservate: può infatti andarle a cercare all’interno di un baule che tiene nascosto sotto il letto come una sorta di tesoro che ritiene essere al pari di un cassetto segreto. Tra l’altro, la ragazza detesta la digitalizzazione delle fotografie e preferisce ancora usare le macchine polaroid o, comunque, lo sviluppo su pellicola. I libri sono per lo più disposti vicino alla scrivania, a terra in pile, perché in questo modo risultano meglio fruibili e semplici da trovare quando sono necessarie consultazioni veloci. 111 I quaderni delle scuole medie ed elementari e i testi scolastici sono invece nella libreria del soggiorno. X. III Il vintage Nella camera da letto di Greta a colpire particolarmente sono gli oggetti in stile vintage: una cartella scolastica, un altro baule contenente alcuni vecchi pupazzi, il grammofono, gli LP e alcune vecchie macchine fotografiche. Questi elementi rispecchiano anche lo stile di abbigliamento, un po’ retrò. L’amore per gli anni ’60, ’70 e ’80 ha sempre caratterizzato la ragazza che, infatti, ama ascoltare cantanti di questo trentennio come Lou Reed e Patti Smith; inoltre vorrebbe imparare a suonare la chitarra classica regalatale da Luca. 112 112 Greta, infine, attribuisce una particolare importanza alla televisione: ogni sera, prima di dormire, si dedica in solitaria alla scoperta di nuove opere cinematografiche. L’anno prossimo, probabilmente, frequenterà il DAMS o viaggerà per il mondo alla ricerca di nuove esperienze. 113 Parte Seconda L’ordine e i confini Il disordine e i passaggi 114 114 1. Le fotografie Davide ama conservare le foto dei viaggi scattate con i genitori e gli amici62 . Ama anche esporre i periodi e i momenti più importanti della propria vita in due grandi quadri incorniciati alla parete davanti alla scrivania in modo da poterli avere sempre sott’occhio. Affiorano, ovviamente, i ricordi di viaggio, ma anche quelli legati allo sport e ai percorsi scolastici; non mancano amore e amicizie. Giulia, la sua ragazza, gli ha regalato un calendario composto dalle loro foto più belle. Ancora foto, tornano le foto a scandire il profilo di questa camera, come scorrere un profilo di Facebook. Anche per Gianmarco le foto più recenti sono disponibili su Facebook: questo, orami, è il segno dei tempi63 . Altre (dell’infanzia) sono racchiuse in una scatola (segreta?) su una delle mensole della camera: così si possono sempre avere a portata di mano. Altre ancora sono posizionate alle pareti 62 Davide: «Ovviamente, le foto che ho esposto sono di diverso tipo e di diversi momenti, ma permettono uno sguardo chiaro su quella che è stata la mia vita». 63 Gianmarco: «Ormai non ci sono più i gesti d’amore di una volta: le lettere, i messaggi in segreteria o le canzoni cantate sotto casa. Ma, soprattutto, le foto non vengono più stampate e quindi sono tutte on-line, pubblicate senza dar loro particolare rilievo o importanza». 115 della stanza e riguardano differenti periodi della vita: dall’infanzia fino all’università che è la presenza dominante di questa camera da letto. Quando le foto sono un’invasione: posizionate sulle pareti, sui mobili attraverso le cornici, su una tavola di sughero vicino al letto (attraverso l’aiuto della madre). Questo avviene nella camera di Alberto64. E il dato caratterizzante è che tutte queste fotografie lo ritraggono dall’infanzia al periodo liceale, da solo o in compagni di amici. Le foto di famiglia, invece, 64 Alberto: «È da pochi anni che ho creato questa parete di sughero, forse tre o quattro anni fa… Tutte queste foto hanno una storia, da quelle della gita all’estero del liceo a quelle della mia convalescenza, da quelle del calcio ai ricordi d’infanzia più cari. Sono belle». 116 116 sono conservate attraverso gli album riposti nella libreria della camera del fratello maggiore Marco. Alberto, sempre con l’ausilio della madre, provvederà a stampare e creare un album con le più importanti foto recenti, oramai quasi esclusivamente digitalizzate o presenti sul suo profilo Facebook. Tre è il numero perfetto. E Nicole di foto in camera ne ha proprio (solo?) tre. Sono foto che simboleggiano assenze/assenze: un cane che ormai non c’è più; la nonna morta e Nicole bambina 65. Possono essere poche, come in questo caso, e disseminate per la stanza. Possono, invece, come nel caso di Martina, essere collocate in un unico contesto proprio perché poche 66. Giulia conserva gelosamente le proprie foto, ma non le appende a una parete, come fa il suo ragazzo Davide, e non le mette nemmeno tutte dentro una scatola con altri oggetti importanti (vedi Martina). Preferisce, piuttosto, esporne solo alcune in bella vista sulla scrivania, oppure farle sbucare da dietro i soprammobili della libreria. Le più belle e importanti, però, ama collezionarle in una busta, tenendole, in questo modo, solo per sé: una 65 Nicole: «Le foto in questa stanza sono poche, ma hanno un significato profondo per me. Inoltre, amo avere tutto esteriormente al proprio posto, ordinato, semplice, lineare: solo così posso concentrarmi. È anche per questo che ho scelto le pareti bianche. Mi rilassano». 66 Martina: «Mi piace guardare le foto di quando ero piccola perché mi riportano alla mente momenti che sebbene io abbia vissuto non posso ricordare. Di foto recenti, invece, ne ho poche e non mi piace particolarmente farne perché, in fondo, i ricordi sono molto meglio e cerco di non cancellarli dalla mia mente, anziché stamparli sulla carta». 117 scatola “tematica” solo di foto segrete? Sono queste le foto più importanti rispetto a quelle mostrate in altri luoghi della camera da letto?67 In realtà, per Giulia, la foto più significativa è quella che non c’è: un po’ come l’isola che non c’è. Non c’è, quella foto, perché deve essere ancora scattata. Ecco allora campeggiare una cornice vuota, proprio in uno scaffale della libreria, di lato alla scrivania. Quasi in disparte, quasi invisibile al visitatore, ma ben presente nelle parole un po’ strozzate della ragazza. Le foto di Luca non sono di Luca. Eppure lui è presente, loro sono presenti. Si tratta dei tanti volti diversi, resi in un’unica soluzione, di tutti i ragazzi e le ragazze con cui ha condiviso l’Erasmus a Valencia. È un collage, un 67 Giulia: «Togliere le foto dalla busta e scorrerle una per una è sempre un grande piacere: è un’emozione personale che nessuno può togliermi. Mi piace». 118 118 fotomontaggio: unica foto presente in camera e messa in bella posa sopra il mobile delle pietre “preziose” (di cui parleremo dettagliatamente nel prossimo capitolo)68. Nonostante sui ripiani della libreria vi siano solo alcune cornici con foto dell’infanzia (quelle recenti sono su Facebook), Eleonora preferisce il fotomontaggio. Nella sua eccentrica camera da letto ne ha uno che la 68 Luca: «Quello che mi hanno regalato i miei amici è davvero un bel ricordo… anzi è ‘IL’ ricordo dell’avventura in Spagna, uno dei momenti che più mi hanno fatto crescere nella mia vita». 119 raffigura in bella evidenza con dietro immagini della città di New York: lei e la Statua della Libertà 69. Nella stanza di Greta le cornici con foto passano inosservate, ma questo non significa che la fotografia sia assente dall’orizzonte di senso della ragazza. Sulla libreria, infatti, non mancano macchine fotografiche compatte o usae-getta sparpagliate qua e là 70. Le foto, invece, sono collocate all’interno di un baule nascosto sotto il letto come una sorta di luogo dei tesori che lei ritiene essere prezioso tanto quanto un cassetto segreto. Greta detesta la digitalizzazione delle fotografie e, quindi, preferisce usare le macchine polaroid o, comunque, lo sviluppo su pellicola. 69 Eleonora: «Non so nemmeno io perché abbia comprato questa cornice di brillantini per la foto: è un po’ una “trashata”. Le foto che però contiene le ho fatte io e… beh, mi piacciono molto». 70 Greta: «Amo la fotografia, perché, come dice Bresson, “le fotografie possono raggiungere l’eternità attraverso il momento”… non sei d’accordo?». 120 120 2. Le collezioni Lorenzo ama definirsi “collezionista d’oggetti” e sostiene esplicitamente che ogni oggetto – anche nella sua unicità e irriducibilità – può avere un valore, una storia, una chiave di lettura. O meglio: a ogni oggetto il soggetto può attribuire un valore, una storia, una chiave di lettura71. Tutte le cose che Davide ripone nelle librerie non sono delle vere e proprie collezioni, anche se ama tenere in esposizione sui vari ripiani tantissimi oggetti, come nelle vetrine di un museo 72. La modalità – più che il contenuto – sembra essere quello tipico del collezionare. Anche se l’ordinazione cromatica dei Classici Disney in camera è involontaria proprio poiché segue le linea del colore, con ben chiaro il ruolo farmacologico anti-ansia e combatti-tristezza, la volontà di tenerli tutti lì, precisamente disposti, potrebbe alludere, per Giulia, a una sorta di 71 Lorenzo: «Raccolgo da anni i biglietti del cinema e, riguardandoli, mi sembra che le scene dei film mi scorrano velocemente davanti agli occhi. È come se li vedessi per la prima volta, seppur già ne conosco le trame». 72 Davide: «Cerco di tenere la mia stanza in ordine e questa sorta di esposizione che ne viene fuori è la mia rappresentazione personale di ciò che mi piace. In fondo mi circondo di ciò che mi piace». 121 collezionismo involontario. Meno involontaria la collezione di VHS Disney di Greta accumulata su una mensola della libreria. Proprio vicino alla porta d’ingresso della camera di Giulia (su cui torneremo in seguito), c’è un grande porta-orecchini in legno intarsiato 73. Questa è la vera e propria collezione: ciondoli e monili accumulati nel corso di tanti anni. Prevalentemente di forma rotonda, sono oggetti che la ragazza individua e fa suoi perché colorati, vistosi ed eccentrici; oggetti di design grazie ai quali, in modo elegante e continuativo, manifesta la propria personalità a tutti. Anche Greta ha degli orecchini tondi e vistosi; lei li tiene 73 Giulia: «Adoro tantissimo il mio porta-orecchini; loro hanno diversi colori e li abbino sempre ai vestiti che indosso. Amo la loro forma, sono per lo più “a cerchio”. Molti li ha comprati mia mamma, altri Davide, altri ancora li ho presi io durante i miei viaggi. Ahahah, ho ancora quelli che piacevano al professore di Storia dell’Arte». 122 122 appesi alla lampada del comodino che, non essendo molto grande, l’ha costretta a operare una selezione prima dell’esposizione74. Avere un obiettivo preciso: collezionare film. Martina ha scelto quelli di Tim Burton. Sono tanti e, dunque, risulta difficile contenerli nella piccola libreria posta a fianco della scrivania. Per questo motivo, videocassette e dvd hanno un ordine apparente attraverso la collocazione, in pile verticali, 74 Greta: «Indosso poco gli orecchini e li tengo qui solo per un gusto estetico, fanno molto vintage». 123 sotto la finestra di fianco al letto. Questa “invasione” fa il paio con un’altra: la collezione di frasi, tratte proprio dai film di Burton (ma non solo da essi), che la ragazza ama attaccare sulle ante dell’armadio di camera. Una cura nella ricerca e nell’estrapolazione che è molto personale e che conferma la passione per il cinema e, segnatamente, per quel regista75. Se Giulia e Martina ne hanno una sola, Luca, potremmo dire, ha una collezione di collezioni. Le chitarre regalategli dal padre sono la prima cosa che descrive appena gli viene chiesto di narrare la propria stanza da letto. E ancora: i costumi cuciti su misura per feste ed eventi che gelosamente custodisce nel ripostiglio. Per non parlare dei fumetti: troviamo i manga, diverse strisce Disney regalategli dal nonno e alcuni numeri de «Il Corriere dei Piccoli». E siamo già a tre collezioni… Poi quella più vistosa e amata. Si tratta del mobile delle pietre preziose, dei fossili di ammoniti e pezzi di roccia. Cinque ripiani fitti fitti di questi “oggetti duri” particolarmente importanti che, nel corso di ben dieci anni (dall’infanzia alle scuole medie), sono stati accumulati stratificandosi: sono conservati con estrema cura e di ognuno Luca ricostruisce provenienza, caratteristiche e un ricordo particolare che lo lega ad esso. Altrove, c’è anche una scatolina contenente i denti di latte, che non possiamo non associare al mobile: conservare proprio questi personali “oggetti duri” è molto importante e rende evidente un legame con una particolare stagione della vita, allo stesso modo degli altri “oggetti duri”. 75 Martina: «Sono iscritta da tempo alla pagina Facebook di Tim Burton. Poco tempo fa hanno condiviso una mia foto con il suo libro in mano. È stata una vera soddisfazione». 124 124 Le collezioni di Luca non finiscono nella camera di Luca. Se i costumi cuciti su misura sono appesi nel ripostiglio, tutti i classici Disney in dvd sono raccolti in una credenza-vetrina nel soggiorno della casa. L’invasione dei luoghi è, comunque, ordinata e precisa: collezionare volontariamente ciò che più piace fa il paio, per il ragazzo, col collezionare/colonizzare (solo in alcuni casi inconsciamente) altri spazi della casa in modo da appropriarsene definitivamente. Magari la scusa è che non c’è abbastanza spazio in camera propria, ma in realtà forse non dispiacerebbe esporre in qualche altra stanza dell’abitazione quello che, momentaneamente, è collocato sotto il letto (e che analizzeremo in dettaglio nel prossimo capitolo). A Luca piace proprio debordare dai propri confini, prolungare i propri confini76 . 76 Luca: «La mia camera straborda: in tutta la casa c’è qualcosa di mio, in ogni stanza un piccolo oggetto. Sì… forse necessito di più spazio…». 125 Appendere alle pareti (collezionare?) dei poster altrui è una costante di molti ragazzi e ragazze prese in esame. Fa eccezione Gianmarco, che preferisce mettere in bella mostra il poster realizzato per un esame di Composizione, oppure i due manifesti relativi a un progetto universitario che gli è valso un ottimo voto a un esame: si tratta della pianta della Sidney Opera House 77. Il ragazzo confida che non si tratta di egocentrismo, bensì di una scelta vota a evitare di rendere troppo “giovanile” la camera. 77 Gianmarco: «La mia stanza è rinata con l’università: basta dare un’occhiata alle pareti e si capisce cosa studio e di che cosa sono appassionato. Riflette appieno il momento che sto vivendo». 126 126 Attaccati alla bacheca di sughero di Gianmarco troviamo i ricordi più importanti e alcune significative collezioni (tale bacheca ci ricorda il portaorecchini di legno tanto utile alla collezione di Giulia e la tavola di sughero di Alberto). Torna l’università – presenza dominante nella fase attuale della vita del ragazzo – con vari attestati di partecipazione ad alcune esperienze universitarie; vi sono conservate, inoltre, le cartoline inviate dagli amici e tutte le medaglie relative alle gare di atletica con la squadra del liceo e alle competizioni di calcio. 127 Non è dato sapere se i tanti fiori – disegnati o reali che siano – rappresentino la volontà di Nicole di creare una collezione particolare, fatto sta che l’attenzione riposta verso molteplici e variegati oggetti floreali (perlopiù rose e girasoli), presenti nella camera da letto, è una costante 78. Che questa predisposizione sia conscia o inconscia non è importante, comunque sono presenti, anche in questa stanza, un elevato numero di oggetti della medesima specie. Quella degli oggetti religiosi non è una vera e propria collezione personale, eppure il loro posizionamento nella stanza di Alberto la ricorda molto. Sono i regali della nonna79, a cui Alberto tiene molto: croci, rosari, icone, angeli, madonnine e ciondoli sono sovrastati dall’attestato della comunione. Questi oggetti sono stati introdotti nella stanza per lo più dopo l’incidente che Alberto ha avuto nel luglio del 2011 e in seguito al quale, al termine di due settimane di coma farmacologico, è stato operato dovendo poi affrontare una lunga riabilitazione. Probabilmente (anzi sicuramente) nemmeno i molteplici fogli con su scritti i nomi degli apparati anatomici da ricordare per il prossimo esame universitario di Medicina, che Eleonora attacca alla libreria della camera, sono da considerarsi come una “classica” collezione personale. L’elemento che colpisce, però, è la loro disposizione temporanea, ma in evidenza, che testimonia – a detta della stessa ragazza – l’attuale necessità non soltanto di 78 Nicole: «La mia camera ha un che di bucolico, sì… non ci avevo pensato. È involontario». 79 Alberto: «Mi fa piacere che mia nonna, quando viene a trovarmi, ritrovi gli oggetti che mi ha regalato. Le sono molto affezionato». 128 128 coltivare la memoria, ma anche di predisporsi con tranquillità alla prova universitaria. Se solleviamo i fogli-memoria, troviamo il mondo dell’infanzia, soprattutto i tanti libri fantasy. Sono ancora lì perché più importanti dei pochi giocattoli reclusi in soffitta. Da piccola, l’attività preferita di Eleonora era proprio la lettura80. Per questo la rassicura molto mantenere tutti quei libri. Chissà se, ogni tanto, Alberto riprende in mano la sua “collezione” di brutte copie dei temi delle scuole medie e del liceo (corredate di giudizio assegnato dall’insegnante) per ritornare indietro nel tempo, per far volare la memoria verso altri contesti o appagarsi di qualche bel voto… Alle collezioni involontarie, Greta contrappone uno stile collezionista. Ama gli oggetti in stile vintage. All’attivo ha, fra le altre cose, un bellissimo grammofono in legno, una cartella scolastica, un baule contenente vecchi pupazzi, LP e alcune macchine fotografiche a cui abbiamo già fatto riferimento. Questi elementi rispecchiano anche lo stile di abbigliamento, che oggi si definisce “indie”. L’amore per il trentennio ’60-’80, la porta ad ascoltare moltissimo generi di musica caratteristici di quel periodo. Lei stessa è parte vivente di una collezione permanente. 80 Eleonora: «In fondo, da piccola, non solo leggevo, ma giocavo anche con i libri: facevo finta di essere una sorta di bibliotecaria esperta di ogni libro e, allo stesso tempo, una cliente curiosa di scoprire qualche nuova storia». 129 3. Il cassetto segreto Come sostiene Véronique Dassié, «stabilire il grado di affezione verso un bene materiale equivale a stabilire anche il luogo più opportuno per la sua custodia. Saper conservare, inoltre, vuol dire non avere né troppo né troppo poco»81. La gerarchia della e nella conservazione – più o meno esplicita nei ragazzi e nelle ragazze – prevede una distinzione fra ciò che non si vede perché è segreto-prezioso e ciò che è stato messo via perché ritenuto meno importante (momentaneamente?). Permangono, nelle case, oggetti “scartati”, ma non “gettati via”, che vengono relegati in spazi di liminarità. La declinazione della “forma-cassetto” (segreto, appunto) allude alla necessità di tenere vicino cose (affezioni) importanti, dunque individuare il luogo più opportuno per la custodia. Gli oggetti emotivamente poco importanti, per Davide, sono riposti in soffitta: evidentemente non sono ritenuti così rilevanti da meritare il posto giusto, che potrebbe essere un luogo segreto. Gli oggetti emotivamente importanti, invece, sono mostrati e “vetrinizzati” in molti luoghi della propria stanza. Anche se manca il cassetto segreto, Davide evidenzia il fatto che nella sua precedente camera da letto, che adesso è della sorella 81 V. Dassié, Oggetti del corpo, oggetti d’affezione: reliquie profane nella cultura materiale domestica, in Aa. Vv., La materia del quotidiano. Per un’antropologia degli oggetti ordinari, cit., p. 164. 130 130 maggiore, custodiva, in fondo all’armadio, una scatola da scarpe forata sulla parte superiore e disegnata sulle pareti. C’era, insomma, in una fase della vita, un posto nascosto nel quale gli oggetti di bambino, dunque anche i ricordi più intimi, venivano accumulati (un giocattolo particolare, una musicassetta singolare, una penna importante). Davide non ricorda dove possano essere adesso questi ricordi e il loro contenitore; ha un desiderio, però: ritrovarli tutti82 . Se sia una dimenticanza voluta o subita, questo non è dato sapere; sicuramente, aver avuto un cassetto segreto, anche per una stagione della vita soltanto, in qualche modo ti segna e, dunque, sarebbe davvero bello, anche solo per un istante, guardarci nuovamente dentro. Nelle stagioni successive della vita, si osserva con altri occhi, probabilmente più distaccati, ma non necessariamente con freddezza dovuta alla crescita; certamente, la curiosità soddisfatta da una rammemorazione istantanea, che riesca ad allontanare un oblio involontario, potrebbe aiutare ad affrancarsi proprio dal ricorso a un passato, ma necessario, cassetto animato di oggetti. Se Giulia, da un lato, ci confida di non avere una scatola segreta, poi si tradisce rilevando di tenere in una busta chiusa le foto più belle e a cui tiene di più. È come se fosse, questa busta, una scatola di fotografie segrete. Ce le mostra con un po’ di pudore e poi le ripone subito, passando a un altro particolare della camera. Molto spesso, i gesti naturali sono quelli che indicano maggiormente il senso che diamo agli oggetti e alle emozioni83 . 82 Davide: «Mi piacerebbe ritrovare quella scatola, rivivere quei ricordi… Mamma quando andiamo a cercarla? Ti ricordi della cassetta audio che mi regalò quell’animatore durante le vacanze estive al mare?». 83 Giulia: «Ora che ci penso, non amo far vedere agli altri questa busta…». 131 Il baule dei trucchi e giochi di magia è una sorta di cassetto segreto “tematico” per l’eccentrico Luca (un po’ come la busta delle foto di Giulia). Il ragazzo, infatti, non ha un “classico” cassetto segreto. Già abbiamo accennato, nel precedente capitolo, alla piccola scatolina per i denti di latte, adesso riflettiamo sul baule magico. Gli elementi infantili sono tutt’ora presenti, come testimoniato anche dai tanti giochi di bambino collocati nella stanza. Cassetti e baule sotto il letto per ricordi d’infanzia, nonché foto importanti, sono una costante anche per Greta, l’ex-fidanzata di Luca. 132 132 Mentre Gianmarco ha posizionato giocattoli e peluche in cantina, Luca ha preferito conservarli in scatoloni sotto il letto: animali, mostri, draghi e dinosauri, personaggi dei cartoni animati. Una delle scatole (segreta?), anche in questo caso “tematica”, una volta aperta ci consegna nuovamente tutta la creatività di Luca: sono i personaggi immaginari e immaginati che il ragazzo disegnava, ritagliava, incollava, distruggeva e poi ricreava alle scuole elementari. Li conserva ancora e, raramente, li riprende in mano84: i ricordi affiorano impetuosamente e tante storie possibili potrebbero ancora sprigionare una fantasia probabilmente indispensabile per vivere meglio sia il presente che il futuro. Anche Greta ha posizionato molti oggetti dell’infanzia in alcuni cassetti sotto il letto: essi sono conservati come matrioske gli uni dentro gli altri per dare un’idea di ordine apparente85. La cassettiera di Nicole, posta vicino al letto sotto una delle mensole, contiene tantissimi oggetti più o meno recenti. L’attenzione della ragazza va, naturalmente, a quelli d’amore e dell’impegno civile, ma sbuca anche una scatola con dentro tutto ciò da cui è difficile distaccarsi. Un vero e proprio luogo denso di segreti, legati esclusivamente al periodo delle scuole superiori. Tanti oggetti diversificati, una moltitudine insomma: disegni, biglietti e bigliettini, contenitori, occhiali, candeline di compleanni passati, scacciapensieri, nacchere, caramelle, palloncini, certificati, diari, piccoli 84 Luca: «La scatola dei giochi che creavo alle elementari è uno dei ricordi più importanti che ho. È da tanto che non la tiravo fuori…». 85 Greta: «Sono una ragazza abbastanza disordinata: questa è la modalità più veloce che ho trovato per mettere tutto in ordine». 133 pupazzi. Un elemento ritornante dell’infanzia sono i quaderni di disegni bianchi da colorare che hanno caratterizzato noiose mattinate al liceo: un grigiore scolastico da cancellare non con la gomma, bensì con tante matite. Sia la cassettiera che la scatola, o meglio la scatola nella cassettiera, l’abbiamo già definita come un sorta di apeìron di Anassimandro. Un nonfinito, non-definito, non-determinato che non significa – proprio come per il filosofo ionico – una “miscela” di vari elementi corporei (oggetti) ognuno con le proprie qualità determinate, bensì una non-distinzione degli elementi nel momento del ritorno all’unità primordiale dopo il processo della separazione dall’apeìron. In effetti, l’affastellarsi, anche materiale, di tutti questi oggetti – separati nella realtà del vissuto passato – adesso, una volta finite le esperienze, sono ritornati all’unità (della scatola)86 . Anche Lorenzo ha una scatola dentro un cassetto, non della cassettiera come per Nicole, bensì del comodino. Ordine personale e precisione: tutti i biglietti del cinema, dei viaggi e dei concerti separati e ben riposti; ritagli di giornale accuratamente piegati; una penna regalatagli dalla ex-fidanzata; una busta contenente i cartoncini di auguri per compleanni e festività varie87. Vi è poi un’altra scatola con i frammenti dell’attuale storia d’amore. Se è il cuore il posto migliore per conservare i ricordi del periodo preliceale e dell’infanzia, i cui oggetti adesso riposano in soffitta, Martina ha comunque un luogo per i suoi recenti segreti. È il cassetto della scrivania a 86 Nicole: «È un posto strano, sì: diciamo che è un modo per sistemare tutto il più velocemente possibile?». 87 Mamma di Lorenzo: «Non sapevo avessi una scatola dei segreti…». Lorenzo: «Già, in effetti non ho mai avuto l’occasione di dirtelo…». 134 134 raccogliere numerosi oggetti liceali che legano la ragazza a momenti più o meno felici, comunque significativi (comprese lettere e scritte di amori attuali e non corrisposti). Qui troviamo delle foto, segnatamente quelle relative a gite scolastiche88. Dentro il cassetto c’è un segreto particolare che non è finito in soffitta, ma che lega Martina, attraverso un oggetto, all’infanzia: si tratta di un anello, regalo trovato in un pacchetto di patatine. Avrebbe contenuto poteri magici anche quando Martina sarebbe diventata grande? Forse la ragazza non ha smesso ancora di sperare, per questo lo conserva ancora. Ogni tanto, Gianmarco riprende in mano i diari delle scuole superiori per ridere un po’: sono come degli scrigni di ricordi che conservano sempre storie ed emozioni da rileggere. Ma lo scrigno vero e proprio è quello rappresentato dalla cassetta rossa contenente, fra l’altro, la chiave del motorino con cui ha fatto un bruttissimo incidente89 da cui, per fortuna, si è salvato. Dentro quella cassetta troviamo lettere e oggetti donatigli dalle exfidanzate. L’attuale compagna, Elisa, non solo non è a conoscenza di questi oggetti, ma non è presente dentro la cassetta rossa. Gianmarco non ha una scatola di ricordi comuni con l’attuale fidanzata, a differenza di Lorenzo. Se, da un lato, la giustificazione che viene fornita attiene al fatto che i tempi sono cambiati e adesso i messaggi d’amore sono tutti conservati nelle chat o in numerosi sms, dall’altro resta un’aporia in questa scelta: perché qualcosa di Elisa non è presente nella cassetta rossa? Forse è, semplicemente, quel 88 Martina: «Ho anche tanti altri ricordi sparpagliati a casa degli amici: questo dimostra quanto siano davvero condivisi». 89 Gianmarco: «Credo mi abbia salvato un angelo: è l’unica spiegazione possibile… Queste chiavi e la targa del vecchio motorino messa nella bacheca hanno un valore affettivo grandissimo per me». 135 luogo, un posto dove archiviare ciò che è stato e non utile per mantenere il presente? In una scatola, la madre di Alberto ha raccolto tutti gli articoli di giornale relativi all’incidente del ragazzo, oltre al lenzuolo donatogli dal fratello Marco con scritto “Bentornato a casa”, ad alcuni oggetti dell’ospedale (camice e lenzuolo), alla maglietta con scritto “forza Albe” con la quale i 136 136 compagni di squadra hanno affrontato le partite di calcio durante la sua convalescenza90. La scatola dell’incidente rappresenta una rammemorazione di speranza (non solo per Alberto). Per l’affetto di quei giorni, per il fatto che il lieto fine dell’intera vicenda – periodo di riabilitazione compreso – non era affatto scontato. Aver messo assieme tutti quei pezzi di un racconto – e poterli mostrare agli altri – significa voler donare e condividere emozioni ormai divenute fondamentali nell’economia di una vita. Riuscire a non nascondere, probabilmente, è più difficile che relegare nell’oblio inconsapevolmente. L’esito della storia di Alberto aiuta la famiglia nella scelta di rendere partecipi gli altri di quanto accaduto anche “solo” per evidenziare che, dopo un periodo drammatico, si può riconquistare la felicità. Non si tratta di reliquie profane 91, si tratta di un messaggio universale. 90 Alberto: «Forse è più la scatola dei ricordi di mia mamma per quel periodo. È comunque un bel regalo che mi ha fatto». 91 Cfr. V. Dassié, Oggetti del corpo, oggetti d’affezione: reliquie profane nella cultura materiale domestica, cit., pp. 173-177. 137 4. La porta La porta in legno di Giulia è un tributo alla personalità della ragazza. Sembra essere questo il suo biglietto da visita. C’è affastellamento ordinato e giustapposizione creativa: insomma, c’è la bellezza stampata di una stagione della vita. Sono presenti diverse scritte identificative di chi incontreremo una volta varcata quella porta: “G-i-u-l-i-a”, appunto 92. E poi gli anni più belli e intensi, quelli del liceo. In questo senso, campeggiano le tavole che lei ha disegnato durante le ore di Storia dell’Arte e che la legano profondamente a quella materia, ma ancora di più al docente che l’ha accompagnata fino al quarto anno delle superiori. Se i ricordi – e le foto, che ritornano ancora una volta – relativi al liceo sono dominanti, altrettanto non si può dire per quelli delle scuole medie: immagini e oggetti totalmente assenti poiché è un periodo che è preferibile relegare nel non-ricordo. Non è un caso, inoltre, che proprio accanto alla porta d’ingresso, quasi a rappresentare un tutt’uno, sia collocato il porta-orecchini da muro. Sia il legno della soglia d’accesso che il legno intarsiato a fianco di quest’ultima, mettono in mostra oggetti – ora di più tipologie, ora di una soltanto – che sono la manifestazione eclatante dell’interiorità della ragazza. 92 Giulia: «Adoro scrivere il mio nome. Secondo alcuni è segno di forte autostima. A me piace: è carino, dolce ed è bello scriverlo e riscriverlo in diversi caratteri». 138 138 Rappresentano quello che Giulia sente dentro e vuole esprimere fuori. Collezioni interiori di sentimenti, collezioni di oggetti esteriori: entrambe segmenti del sé. Anche la porta in legno di Eleonora è un tributo alla personalità della ragazza. È come se, involontariamente, vi avesse collezionato sopra vari adesivi trovati nei posti più disparati e fatti propri fin da subito. “Carducci Family Sticker” è il più importante perché legato al periodo felice degli ultimi anni di liceo93. Il personaggio sbarazzino di “Valentina”, protagonista di più d’uno dei suddetti adesivi, probabilmente è quello nel quale Eleonora identifica se stessa in una determinata fase della vita. 93 Eleonora: «La ‘Carducci Family’ con Luchino, beh… è uno dei ricordi felici più belli. Un periodo fantastico, simboleggiato dalla forte amicizia nata nella classe e che ci ha uniti tutti…». 139 La camera da letto di Alberto, fino a qualche anno fa, era condivisa con il fratello maggiore Marco. Sulla porta d’ingresso, infatti, sono ancora presenti i segni di quell’unione. In questo senso, un piccolo appendi-oggetti comprato durante un viaggio a “Gardaland” reca la scritta: “Welcome! Questa è la stanza di Marco e Alberto”. Poco più sotto, però, campeggia un adesivo con su scritto “la mia stanza”, segno evidente di differenti e contrastanti messaggi di benvenuto. Questo è solo un esempio relativo al fatto che, in questa stanza, permangono differenti stratificazioni di oggetti che richiamano, almeno in un paio di casi, i lasciti del precedente coinquilino 94. 94 Alberto: «Fino a qualche anno fa, questa era anche la stanza di Marco. Ora lui è di fianco, ma, in fondo, si vede ancora che è stata la sua: i vestiti, ad esempio, continuano ad essere nel mio armadio». 140 140 A differenza di Giulia, nella camera di Lorenzo, accanto alla porta d’ingresso, non c’è un tratto caratteristico attraverso una collezione personale, bensì quello che la famiglia ha deciso di donare al ragazzo. Una parete familiare, dunque, porta aperta verso un dialogo a distanza sempre presente. Vi troviamo: un ferro di cavalo regalatogli dalla nonna, un quadro scelto dal padre, un souvenir portato dal fratello dopo un viaggio in Austria e un’icona materna di Padre Pio. Questo cedere posto, fare spazio è molto significativo poiché è interrotto soltanto dal televisore che è inserito al centro della parete dal lessico (molto) familiare. Tutti questi oggetti, posizionati davanti al letto, molto spesso sono la prima visione al risveglio e l’ultima un attimo prima di coricarsi: assistono sempre il ragazzo prima dell’avvio della giornata e nel momento finale della medesima quando, generalmente, si fa il bilancio delle esperienze affrontate. Proprio attraverso questi oggetti familiari, disposti su una parete volutamente dedicata, sono presenti le persone più care, ovvero quelle grazie alle quali Lorenzo è cresciuto facendo scelte importanti95 . I segni di un passaggio, i sentimenti che restano: permangono dentro, sono visibili fuori. Scardinare per paura. La porta della camera da letto di Martina ha visto un passaggio veloce e concitato di persone e, quell’attraversamento particolare, ha reso quel luogo non più uguale a se stesso. Nulla sarà più come prima. Le complicazioni respiratorie di una sera e il padre che scardina letteralmente la porta della camera chiusa a chiave per soccorrere la figlia e portarla in ospedale. La porta è stata rimessa a posto, ma conserva ancora tutti intatti i segni di quell’evento tragico, di quel 95 Lorenzo: «È la parete dei parenti. Mi piace avere qualcosa di ognuno di loro: sì, la famiglia per me è importantissima. Anche mio fratello ha qualcosa del genere nella sua stanza…». 141 passaggio. Segni che resteranno comunque indelebili anche quando verrà (se verrà) restaurata. Quella porta adesso è anche una soglia. La persona di Martina, più che la personalità, è segnata in quella porta. Non vi sono attaccati adesivi o immagini o disegni o lettere, ma la storia di una notte che poteva essere l’ultima notte. Per Davide la camera da letto è sempre in fieri: la sua disposizione è il frutto dei passaggi avvenuti alla luce di mutamenti relativi ai periodi della vita, porte interiori che vengono attraversate di stagione in stagione. Più che attaccato alla porta reale, il suo segno identificativo lo posiziona sopra di essa, internamente alla stanza: è un piccolo canestro da basket96, grande passione del ragazzo. L’oggetto è inserito proprio lì, quasi fossimo già oltre lo spazio rettangolare, verso altre mete e altre soglie da varcare. 96 Davide: «Anche se ce l’ho da quando ero piccolo… beh… mi piace ancora fare qualche tiro ogni tanto». 142 142 5. L’alterità La camera di Davide non è la sua, infatti gli è stata ceduta dalla sorella maggiore nel 200997 . Alberto, come abbiamo visto, in precedenza la condivideva col fratello Marco, in un letto a castello da lui ancora utilizzato. Inoltre, la disposizione dei mobili della stanza da letto di Alberto, scelta dalla mamma, è rimasta sempre la stessa dall’infanzia ad oggi. Da poco tempo, invece, Giulia ha cambiato mobilio e colori della camera: una scelta autonoma, non legata al passaggio dalla scuola superiore all’università. Anche Lorenzo ha deciso, recentemente, di cambiare colori e disposizione della propria stanza: anche lui l’ha fatto non in occasione del “rito di passaggio” che lo ha portato nel mondo universitario, ma in seguito alla separazione dalla precedente fidanzata 98. Mentre la camera di Lorenzo, con i suoi colori e il mobilio, è ben armonizzata con le scelte estetiche delle altre stanze, altrettanto non possiamo dire per quella di Gianmarco, caratterizzata da uno stile per lo più minimalista e razionale, con arredamento essenziale e pareti rigorosamente di colore bianco. Nel resto dell’abitazione, infatti, è ben rispecchiato il carattere artistico della madre 97 Davide: «Da quando mia sorella necessita di meno spazio, mi ha lasciato questa stanza e l’ho potuta sostanzialmente arredare a mio piacimento». 98 Lorenzo: «Ho cambiato la stanza non tanto quando sono arrivato all’università, ma quando ho lasciato la mia ex-fidanzata. Avevo troppi ricordi». 143 del ragazzo attraverso colori, découpages, disegni, quadri vistosi ed elementi di arredo creativi99 . Se ci soffermiamo su altre stanze di casa Gravina, notiamo che il grande e classico mobile del soggiorno, per esempio, pur presentandosi in distonia rispetto allo stile dell’arredamento della camera da letto, è intriso della medesima modalità espositiva e museale della libreria del ragazzo. È la madre a confermare questa caratteristica costante della casa: esplicitare, mostrare, giustapporre, evidenziare, rendere apparenti gli oggetti fondamentali che fanno tutt’uno con il comunicare personalità, emozioni, gusti ed estetica della famiglia. Un libro aperto, insomma, e ogni pagina è 99 Gianmarco: «Io e mia mamma abbiamo gusti un po’ diversi. Lei è una creativa, io sono proprio un ingegnere…». 144 144 un capitolo da leggere. Oggetti che sono biglietti da visita personali e collettivi. I nuovi colori di casa sono stati da poco scelti; le pareti, adesso, hanno assunto nuove cromaticità. Giulia non sembra del tutto convinta della scelta fatta per i muri della propria stanza: che siano stati i gusti della madre ad aver condizionato – parzialmente o del tutto – le scelte della ragazza? Sicuramente, un elemento che ritorna nella casa riguarda l’esposizione di collezioni: in camera di Giulia ci sono gli orecchini, nel salotto molti gioielli Swarovski contenuti in un’apposita vetrina. Collezionare non basta, occorre, anche in questo caso, esporre. 145 L’ex-fidanzata Greta è una presenza-assenza costante nella camera di Luca100: lo è mediante tanti oggetti regalati, lo è attraverso ricordi di momenti trascorsi insieme. Ci riferiamo ai libri, ai biglietti di mostre ed eventi vissuti in due, al peluche dei peluche ancora conservato sul comodino (Topolino). L’altra presenza-assenza è rappresentata dal padre, che ormai da anni ha rotto la relazione coniugale con la madre del ragazzo: ci sono le chitarre, le pietre preziose della vetrina, una foto sulla scrivania, la bacchetta magica, solo per citare gli oggetti più importanti. In ogni collezione c’è qualcosa del padre e, di più, qualche collezione è il frutto degli input e dei regali del padre. Pochi oggetti presenti nella camera da letto testimoniano il legame di Martina con gli altri101 : il fidanzato Alessio le ha regalato un televisore; dei genitori conserva un leone di peluche donatole all’età di tre anni; le uniche foto visibili sono quelle con le amiche che risultano posizionate sulla scrivania per essere sempre a portata di sguardo. Scrivania che, a questo punto, assume un ruolo chiave: sopra queste foto e, come abbiamo già visto, dentro (nel cassetto sotto il ripiano) i segreti di altre foto (con ulteriori oggetti). Come già accennato, è l’università la presenza dominante nella camera da letto e, dunque, nella vita di Gianmarco: i due manifesti relativi al progetto della pianta della Sidney Opera House; il poster per un esame di 100 Luca: «Greta è ancora molto presente nella mia stanza e i ricordi di lei sono molti. Credo di aver lasciato qualcosa anche nella sua camera da letto…». 101 Martina: «Nella mia stanza ci sono per lo più oggetti della mia vita, oggetti personali. Degli altri ci sono poche cose, ma hanno tutte una grande importanza». 146 146 Composizione; le dispense degli esami che riempiono la libreria; giornali e riviste di architettura utili per lo studio; attestati e cartellini di partecipazione a esperienze accademiche importanti. È come se l’università in generale, e il corso di Ingegneria Edile e Architettura in particolare, avessero ordinato lo spazio della camera del ragazzo e non il contrario. Due donne sono molto presenti nella camera di Alberto: la fidanzata 102 e, come abbiamo già visto, la madre. Senza queste due donne, la stanza di 102 Alberto: «Samanta è davvero molto presente nella mia stanza». 147 Alberto non sarebbe la stanza che è e, conseguentemente (o in primis), Alberto non sarebbe il ragazzo che è. Se Gianmarco non conserva nella cassetta rossa oggetti della sua ragazza Elisa, quelli di Samanta riempiono entropicamente tutta la camera di Alberto. La presenza della ragazza, infatti, è fortissima: numerose sono le foto, i bigliettini d’amore, le cartoline, piccoli pupazzi, rose finte e, su tutti, un cuscino con stampata sopra una bellissima immagine dei due innamorati abbracciati durante una vacanza al mare. 148 148 La madre ha concepito la camera di tutta una vita e, in seguito, ha aiutato Alberto nella disposizione di molti oggetti di arredamento, come la tavola di sughero per le foto. Inoltre, è stata lei a raccogliere gli articoli relativi all’incidente del figlio che, come detto nel terzo capitolo, adesso si trovano in una scatola assieme ad altri oggetti legati al periodo post-operatorio e alla convalescenza. Il rosa big-babol della camera a forma di pistola di Eleonora vede un mobile principale che è un regalo della nonna, dunque non è stato scelto da lei. Un artista locale lo ha ridipinto in stile boteresco: quasi un contrappasso rispetto al fisico snello della ragazza. La nonna è presente, così come il padre – attraverso i “ferri del mestiere” di medico – e la madre. Proprio quest’ultima ha compiuto altre scelte rilevanti per la stanza da letto di Eleonora: la disposizione dei mobili, anzitutto, nonché la disseminazione di fiocchi rossi quasi ovunque. Forse è anche per questo motivo che la camera viene vissuta da Eleonora principalmente come un luogo di riflessione103 , piuttosto che di accumulazione. In questo senso, gli oggetti davvero importanti, ovvero quelli che segnano la personalità, sono sparsi altrove e possono essere anche semplici: un adesivo attaccato alla macchina, un testo di scuola conservato nello studio o in salotto, una maglia particolare o una tazza in cucina. Disseminandoli altrove, siamo noi a caricarli di significato, a dargli un senso preciso relativamente al personale sentire. Eleonora, comunque, non rinuncerebbe mai all’intimità della “sua” stanza 103 Eleonora: «Casa mia è camera mia. È un luogo senza il quale non potrei vivere». 149 da letto – seconda natura protettiva e rassicurante – che vive come esclusiva per i viaggi di riflessione che conduce verso altre mete. Una volta partita, è come se si staccasse dal luogo entropico e materiale, desiderando, così, un non-luogo ideale. Evadere? Fuggire con la testa, mantenendosi, però, ben ancorata con il corpo dentro quelle quattro mura che anche lei ha contribuito ad antropizzare? Si tratta, probabilmente, del paradosso di un’alterità ben radicata (hic et nunc): un’alterità che, proprio per essere tale, necessita di poter volgere lo sguardo in qualsiasi momento a determinate sicurezze che, se davvero fossero assenti, la renderebbero ancora più monca e disancorata di quanto in realtà non aneli deliberatamente ad essere (come nell’adagio antico “vorrei ma non posso”). E se lo studiolo, posizionato al piano di sopra rispetto alla camera da letto di Eleonora, fosse questo altrove agognato? Questa alterità ricercata e mai conquistata fino in fondo? Proprio l’accumularsi più o meno caotico di oggetti nel corso del tempo ha dato ordine e senso alla stanza del piano di sopra confermando, anche in questo caso, secondo la tesi di Pasquinelli, che l’evoluzione casuale dello e nello spazio ordina noi e non siamo noi a ordinare lei. Per Eleonora, questo spazio ipertrofico è più che altro un rifugio, un luogo nel quale ricercare qualcosa. Così, la grande scrivania lì presente diventa spesso un approdo necessario per giornate di studio matto e disperatissimo. In questa stanza-rifugio ci sono anche molti effetti personali che ci consegnano più di una riflessione. Proprio lì, ad esempio, è conservata la collezione del mensile «E», di Emergency, associazione che rappresenta una delle ragioni di vita di Eleonora dato che vorrebbe, fra l’altro, una volta terminata la specializzazione, diventare chirurga nei paesi in via di 150 150 sviluppo. Tantissimi sono i ricordi racchiusi nella stanza-rifugio: da quelli scolastici ai frammenti dell’infanzia. Con o senza un senso preciso, qui sono stati condotti. Ecco perché questa stanza allude a qualcosa di più che a luogo “di risulta”. Forse inconsapevolmente, può assumere differenti significati: spazio altro per eccellenza, svalutato dalle parole della ragazza, ma di grande valore per le attività che vi si svolgono e per le cose che vi si conservano. Qui una collezione importante, qui si sale per prepararsi agli esami universitari che tanta parte occupano per la costruzione del futuro progetto di vita. Qui i ricordi, qui l’evasione impossibile. Una sorta di anticamera fisicamente collocata, isola che non c’è solo perché ancora disconosciuta nelle implicazioni interiori più profonde. Difficilmente, però, questa specie di seconda camera da letto – terza natura protettiva e rassicurante – potrà sostituirsi alla prima, quella originaria, autentico luogo di riflessione. Da quelle riflessioni, poi, chissà quali e quanti nuovi nonluoghi scaturiranno. “Di risulta” sembra essere l’unica camera di Greta: collocata davanti a quella dei genitori, si è creata, a detta della ragazza, un po’ da sola nel corso del tempo 104. Per questo lei vorrebbe darle, prima o poi, una disposizione personale in modo da togliere gli innumerevoli oggetti che, ormai, non la rappresentano più, ma da cui non riesce a liberarsi. E così, anche in questo caso, è il caos onnivoro e l’affastellarsi del contenuto a determinare il contenitore: sulla scrivania regna una gran confusione, così come sulle mensole della libreria si trovano diversi oggetti accumulatisi negli anni a causa dell’indecisione sulla collocazione possibile in altri luoghi della 104 Greta: «Gli oggetti degli altri presenti nella mia stanza sono stati raccolti nel tempo… in fondo è una camera tutta popolata dai ricordi. Devo darle al più presto una disposizione più personale, anche se questo comporterebbe scelte molto difficili…». 151 stanza (o della casa). Per non parlare dei libri disposti a terra, in pile, vicino alla scrivania. Questo disordine romantico, a volte, provoca nella ragazza un senso di vero e proprio spaesamento. Per Eleonora e Alberto, abbiamo visto, la famiglia gioca un ruolo decisivo nella costruzione della sua camera da letto; altrettanto possiamo dire per Lorenzo e per il fratello gemello Alessio. Le camere dei fratelli sono entrambe nel seminterrato, l’una davanti all’altra, quasi fossero allo specchio. Lo stile classico delle due stanze, segnatamente i mobili vintage recuperati grazie alla pazienza del padre, risulta in completa armonia con l’arredamento della casa. I colori delle pareti, gli armadi, la televisione, i comodini, le cornici e il letto, infatti, sono identici. Molto simile è anche l’oggettistica: lo stesso salvadanaio, la stessa collezione di dvd (anche se cambiano i colori della squadra), solo per fare due esempi. Il dono di Padre Pio da parte materna, un ferro di cavallo per il nipote e un quadro paterno (con motivo differente, però) sono anche nella camera di Alessio, proprio nella parete della porta d’ingresso. Gemelli i due figli, gemelle le due camere, gemelli molti oggetti. Quello che la natura ha consegnato alla famiglia Picchi è stato conservato anche nell’artificialità delle due stanze da letto: non solo sembra una scelta voluta, ma nella precisione e regolarità con la quale è stata sviluppata nel corso del tempo sembra voler ribadire la necessità di preservare il più possibile l’uguaglianza fra i due fratelli. Almeno l’uguaglianza dentro le mura 152 152 familiari, visto che, fuori da esse, uno dei due è già avviato verso il mondo del lavoro, mentre l’altro studia all’università. In questo quadro, il messaggio del mantenimento di un lessico gemellare risulta irriducibile e irrinunciabile per il padre e la madre di Lorenzo e Alessio. E così anche per i figli. 153 Ipotesi conclusiva «…mettero’ assieme pezzo a pezzo…» Nell’Introduzione, avevamo messo l’accento sullo spazio personale quale proiezione all’esterno di un ordine interno che acquista, in questo modo, visibilità e concretezza. Attraverso questo rapporto duplice – e per molti aspetti biunivoco – fra ordine interno e ordine esterno abbiamo cercato di sviluppare buona parte del presente lavoro. Abbiamo anche riflettuto circa la performatività dei passaggi – introducendo il concetto di soglia – che ci parla dei mutamenti interiori (la personalità) e degli attraversamenti materiali (la porta, per esempio). Proprio la dialettica fra mutamenti interiori e attraversamenti materiali dovrebbe farci interrogare circa il ruolo che giocano i corpi ventenni, questi corpi ventenni. Proprio la tecnicizzazione del corpo femminile, indicata in apertura del presente lavoro attraverso la definizione del ruolo domestico della casalinga, ci consegna un modello euristico di riferimento105. Approfondendo i nostri materiali empirici, possiamo avanzare la tesi secondo cui questi corpi sono disciplinati attraverso lo studio, ovvero la funzione sociale dello studiare, dunque il ruolo di studente nella gerarchia sociale. Se l’ordine domestico è un antefatto utile e necessario per l’assoggettamento da parte della società, la proiezione nello spazio chiuso 105 Cfr. C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit. 154 154 interno delle funzioni prevalenti esterne rappresenta la conferma che la stanza da letto, a suo modo, è uno spazio disciplinare. L’ordine e i confini, spesso coercitivi, sono un punto di riferimento (statico), ma anche il disordine e i passaggi possono rappresentare un punto di riferimento (questa volta dinamico). Ne prendiamo consapevolezza ex post in determinati casi, oppure in medias res per altre situazioni. Le collezioni, per questi ventenni, hanno la medesima funzione del demartiniano campanile di Marcellinara per il pastore calabrese. Possedere una o più collezioni significa avere uno o più punti di riferimento. Le collezioni sono statiche poiché posizionate e localizzate, ma, allo stesso tempo, dinamiche perché in continua evoluzione attraverso nuove acquisizioni. Anche quando le consideriamo concluse, le collezioni restano dinamiche poiché raccontano storie e ogni componente, preso in esame, incorpora l’esatto accadere di quel periodo a cui è associato. Gli stessi intervistati del presente lavoro alludono più o meno esplicitamente al tema della collezione e del collezionare (non necessariamente in senso classico). C’è chi ama definirsi “collezionista d’oggetti” e chi non ha ancora consapevolezza di essere una collezione (vintage) vivente, ovvero di manifestare uno stile collezionista essendo parte di una collezione permanente. Lo stile museale nell’esporre è anch’esso uno stile collezionista, anche se gli oggetti non appartengono tutti alla medesima tipologia o specie. Qui la 155 modalità, ossia il contenitore, è collezionista rispetto al contenuto che può anche non esserlo. Ripercorriamole un attimo, queste collezioni: Classici Disney, libri fantasy, film dello stesso regista, orecchini, chitarre, costumi di scena, fumetti, pietre preziose, denti di latte, fiori (disegnati o reali), medaglie e trofei, poster (alle pareti o sugli armadi), frasi, cartoline di viaggio, biglietti e bigliettini d’amore o di compleanni, fogli-memoria per esami universitari, oggetti religiosi… Ci sono collezioni volontarie e collezioni involontarie, come quando vengono messe assieme le fotografie. Le abbiamo viste sui mobili incorniciate, appese alle bacheche o alle tavole di sughero, in grandi quadri alle pareti, custodite gelosamente dentro cassetti, scatole o buste segrete. Le foto rappresentano uno dei veicoli attraverso cui mantenere vivi i ricordi infantili e della pre-adolescenza, che tanta parte occupano in tutte queste camere da letto ventenni. Poi è arrivato Facebook e le foto si sono talmente svalutate che sono diventate innumerevoli nella sezione dedicata dei profili virtuali: non si può parlare, a nostro avviso, di una grande bacheca virtuale dato che, ormai, assistiamo a una entropizzazione delle foto. Negli ultimi tempi viene fotografato qualsiasi evento e ogni occasione; addirittura essere “taggati” in foto altrui contribuisce all’aumento indiscriminato della presenza di foto nel personale profilo. Viene svalutato, in questo modo, il valore collezionista attribuibile alle foto accuratamente prescelte perché particolarmente dense di significati. Per questo motivo, alcuni ragazzi e alcune ragazze vorrebbero 156 156 stampare su pellicola le fotografie più belle, proprio per continuare quella specifica modalità del collezionare materiale. Collezionare foto dell’infanzia, di viaggi, foto dei momenti sportivi più belli, della quotidianità scolastica, delle amicizie e relative agli amori importanti. Addirittura realizzare e donare un vero e proprio calendario con le foto di coppia: una collezione degli eventi più belli dei 365 giorni passati, immortalati per ogni mese dell’anno che verrà. E ancora: collezionare macchine fotografiche compatte o usa-e-getta. Conservare oggetti preziosi in un luogo segreto, non è forse un’altra modalità concreta del collezionare? Collezionare, per esempio, la busta con le foto (una scatola di fotografie segrete). Da questo punto di vista, il baule dei trucchi e giochi di magia è una collezione che si arricchisce nel tempo di nuove tipologie d’intrattenimento esoterico. Ci sono, poi, cassetti e bauli di giocattoli e ricordi infantili. E ancora, le collezioni nei veri e propri classici cassetti segreti: con disegni, biglietti del cinema, dei viaggi, dei concerti e bigliettini particolari, candeline dei compleanni passati, diari di scuola, ritagli di giornale, cartoncini degli auguri di anniversari e festività, oggetti delle fidanzate passate e attuali. Collezionare sentimenti d’amore. Collezionare tutti gli oggetti di un dolore immenso: quello relativo a un incidente che poteva costare la vita. E poi le porte delle camere: con le collezioni di adesivi, di foto, oppure dei disegni scolastici. Per non parlare delle collezioni nate su input familiari, a partire, magari, dai regali di uno dei due genitori. 157 Il collezionare è un atteggiamento strutturante, centrale per creare uno o più punti di riferimento: questa è la nostra ipotesi conclusiva. Si tratta di un modello comportamentale – consapevole o inconsapevole che sia – che struttura permanentemente l’atteggiamento di ogni ragazzo e di ogni ragazza che abbiamo preso in esame nel presente lavoro. Collezionare, in senso classico, per realizzare un mero desiderio di possesso, nonché per mantenere viva una passione relativa a oggetti della medesima tipologia. Ogni nuova acquisizione, dunque, è necessaria ed è frutto dell’assenza (momentanea) che affiora una volta trascorso un determinato tempo causa della svalorizzazione dell’ultimo bene aggiunto. In chiave psico-emotiva, utilizzare e non essere utilizzati dal collezionare: per tranquillizzare noi stessi, per combattere ansie e tristezze, ci rivolgiamo ai soli oggetti posseduti non diventando preda di quelli che vorremmo possedere. Collezionare per aumentare la quantità, dunque, ma anche qualitativamente – e in positivo – per appagare (tranquillizzare?) il proprio stato d’animo attraverso ciò che già si ha. L’oggetto collezione si aggiunge così all’oggetto testimone, all’oggetto segno, all’oggetto sociale, all’oggetto memoria 106. Collezione che, alle volte, mette in ordine noi, anziché essere noi a ordinarla. Collezione che pensa noi 107 e non noi che pensiamo lei. Collezione punto di riferimento, proiezione all’interno di un ordine esterno. 106 Cfr. L. Turgeon, La memoria della cultura materiale e la cultura materiale della memoria, in Aa. Vv., La materia del quotidiano. Per un’antropologia degli oggetti ordinari, cit., pp. 103-124. 107 Cfr C. Lévi-Strauss, Tristi tropici, cit. 158 158 Collezione seconda natura protettiva e rassicurante108, guanto che si fa pelle109. Collezione-sentimenti, collezione-pensiero, collezione-oggetti, collezionestanza, collezione-casa, collezione-mondo. Collezione-città. Come le creazioni di Peter Fritz: 387 modelli di edifici realizzati tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento da questo impiegato delle assicurazioni austriaco. Nel 1993, mentre frugava nella bottega di un rigattiere, l’artista Oliver Croy li scoprì, ciascuno accuratamente chiuso nel proprio sacco della spazzatura. Gli edifici creati da Fritz testimoniano una passione e una immaginazione collezionista: si tratta di «un inventario quasi enciclopedico di tutte le declinazioni degli stili architettonici provinciali, dalle cascine alle banche, dalle chiese alle tradizionali abitazioni monofamiliari, dalle case di campagna ai distributori di benzina» 110. 108 C. Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., pp. 9-10. 109 M. Douglas, B. Isherwood, Il mondo delle cose, cit. 110 Aa. Vv., Il Palazzo Enciclopedico, catalogo della 55^ Esposizione Internazionale d’Arte, Marsilio Editore, Venezia 2013, p. 327. 159 Anche se potrebbero appartenere all’architettura visionaria, gli edifici di Fritz non sembrano voler allargare i confini di quello che era verosimilmente possibile costruire. Per essere appagati, basta collezionare la città così com’è, riproducendola con pochissimi cambiamenti. 160 160 Come alla fine delle relazioni di viaggio che Marco Polo fa a Kublai Kan, imperatore dei Tartari: «Alle volte mi basta uno scorcio che s’apre nel bel mezzo d’un paesaggio incongruo, un affiorare di luci nella nebbia, il dialogo di due passanti che s’incontrano nel viavai, per pensare che partendo di lì mettero’ assieme pezzo a pezzo la città perfetta, fatta di frammenti mescolati col resto, d’istanti separati da intervalli, di segnali che uno manda e non sa chi li raccoglie. Se ti dico che la città cui tende il mio viaggio è discontinua nello spazio e nel tempo, ora più rada ora più densa, tu non devi credere che si possa smettere di cercarla» 111. Città reali e città immaginate ha descritto Marco Polo fino a qui: adesso, per tendere alla città perfetta ed essere appagati, sarebbe necessario mettere assieme pezzo a pezzo, ovvero collezionare. 111 I. Calvino, Le città invisibili, Mondadori, Milano 1993, p. 163. 161 Bibliografia di riferimento Aa. Vv., Il Palazzo Enciclopedico, catalogo della 55^ Esposizione Internazionale d’Arte, Marsilio Editore, Venezia 2013. Augé, M., Non-luoghi. Introduzione a un’antropologia della surmodernità, Elèuthera, Milano 1993. Baudrillard, J., Il sistema degli oggetti, Bompiani, Milano 1972. Bernardi, S., Dei, F., Gruppo di famiglia in un interno: le fotografie nella cultura materiale domestica, in «Studi Culturali», 2, 2011, pp. 255-273 Bernardi, S., Dei, F., Meloni, P., La materia del quotidiano. Per un’antropologia degli oggetti ordinari, Pacini Editore, Pisa 2011. Bourdieu, P., La distinzione. Critica sociale del gusto, il Mulino, Bologna 2001. Brewer, J., Porter, R., Consumption and the World of Things, Routledge, London 1993. Burtscher, A., Lupo, D., Mazzotti, A., Volontè, P. 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