Numero 3 - Giugno 2012 - Casa

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Numero 3 - Giugno 2012 - Casa
VOCI
Numero 3 - Giugno 2012
RIVISTA DEGLI OSPITI
DELLA CASA ANZIANI
DI POSCHIAVO
VOCI
Rivista degli Ospiti della Casa Anziani di Poschiavo
Numero 3 - Giugno 2012
INDICE
3 Editoriale (Gisa Lardi)
4 Il collaboratore: Franco Paniga (Franco Crameri)
8 Ricordiamoli (Suor Rita Haus)
11 La fontana nel giardino (Luisa Moraschinelli)
13 29 giugno 1984: Inaugurazione della fontana
15 L’acqua nei miei ricordi (Gritli Olgiati)
16 Volontariato (Agnese Ferrari - Valentina Zanolari)
18 Ragazze e ragazzi volontari
20 L’ospite: Cristina Botta (Franco Crameri-Droux)
23 La mia esperienza al volante (Delia Lanfranchi)
24 Lavorazione dei cavagn (a cura di Maria Olgiati)
26 I gatti di Casa Anziani (Liana Pozzi)
27 La pagina dei giochi (a cura Ospiti animazione)
Senza voler però dilungarci troppo a svelare
i contenuti, rovinando così ai lettori il piacere
della scoperta, la redazione di VOCI augura a
tutti una buona lettura!
a cura di Gisa Lardi
Il tema portante di questo numero sarà
l’acqua, simbolo di vita. Luisa Moraschinelli ci
parlerà della fontana del nostro bel giardino,
e Gritli Olgiati ci racconterà dei suoi ricordi
legati appunto all’acqua. Naturalmente ci saranno anche le solite rubriche: il collaboratore
presentato in questa edizione sarà l’infermiere
Franco Paniga, che da 25 anni lavora in Casa
Anziani; mentre la volontaria intervistata sarà la
signora Agnese Ferrari. Alcune pagine saranno
dedicate alla memoria di coloro che, in questi
ultimi mesi, purtroppo ci hanno lasciati. Poi ci
sarà lo spazio dedicato alle giovani e ai giovani
che hanno prestato servizio di volontariato
presso la Casa Anziani e che parleranno della
loro esperienza qui da noi. Cristina Botta, nella
rubrica dedicata all’ospite, racconterà della sua
vita e del perchè ha deciso di restare a Poschiavo. Anche gli amici gatti di corridoio troveranno
spazio in questo numero. Inoltre completeranno
questa edizione un contributo dedicato alla
fabbricazione dei cestini (cavagn), arte di cui
Plinio Pagnoncini è maestro, e l’esperienza con
le quattro ruote di Delia Lanfranchi. E di certo
non tralasceremo la pagina dei giochi.
3
EDITORIALE
Ecco a voi il terzo numero di VOCI, la rivista
di Casa Anziani. Già un anno è passato dall’uscita della prima edizione, ma le cose da raccontare
sugli ospiti della Casa Anziani e sulla loro vita
sono ancora molte. Naturalmente, come già
scritto, i consigli e i suggerimenti, come pure la
collaborazione da parte di tutte le parti in causa,
sono calorosamente benvenuti.
a cura di Franco Crameri-Droux
Il collaboratore: Franco Paniga
4
Un traguardo da festeggiare: Franco Paniga
infermiere da 25 anni in Casa Anziani
Il prossimo mese di luglio il nostro infermiere
Franco Paniga raggiunge e festeggia 25 anni di servizio qui da noi. È un traguardo importante, che ci
da l’opportunità di fargli raccontare la sua esperienza lavorativa in Casa Anziani. Quanti interventi di cura, quante corse nei corridoi per rispondere
ai “campanelli”, quanti pensieri e pianificazioni su
come esaudire le innumerevoli esigenze individuali degli ospiti!
Chi conosce Franco Paniga apprezza la sua
energia, la sua disponibilità incondizionata, la sua
competenza nella cura infermieristica. Durante la sua vita ha
svolto diverse mansioni, ma quella dell’infermiere lo ha assorbito completamente. È sempre stato convinto che la scelta di questa
professione sia dovuta alla sua predisposizione innata di prediligere soprattutto il contatto umano, in modo particolare verso chi
ha bisogno, verso chi soffre e si sente solo. Ciò traspare in modo
inequivocabile dal suo volto, dal suo modo di fare e di pensare.
Ascoltiamo pertanto con grande attenzione il racconto della
sua vita in Casa Anziani, così che il nostro apprezzamento diventa un profondo e cordiale sentimento di gratitudine. Sappiamo
che Franco Paniga pensa sovente al suo pensionamento, ma per
fortuna nostra (e anche sua) questo traguardo è ancora lontano
nel tempo!
Come hai conosciuto la Casa Anziani?
Ho iniziato la mia attività infermieristica nell’oramai lontano 1987 e precisamente il 1° luglio (il mese dell’alluvione). Tre
o quattro settimane prima avevo ricevuto una telefonata dalla
compianta Sr. Maria Passini, prima direttrice della Casa Anziani, la quale – senza troppi e lunghi discorsi – mi chiedeva di assumere il ruolo di infermiere. Qualcuno le aveva parlato bene
di me! A quel tempo lavoravo all’Ospedale di Tirano e durante
una pausa di lavoro sono venuto veloce per un primo colloquio.
Sulla scrivania di Sr. Maria era già pronto il contratto di lavoro e
non c’era tempo per ripensamenti. Ho subito avuto l’impressione che questa proposta rappresentava la strada della mia vita.
Dopo due settimane di vacanza al mare, organizzate in corsa, ho
iniziato il mio servizio con grande entusiasmo. Conoscevo già la
Valposchiavo, dato che ai bei tempi del contrabbando avevo lavorato quale capo-commesso presso il negozio a La Pergola della
famiglia Teresina e Rino Zala.
E l’alluvione?
Come posso scordarla? Ci aveva accolto di sorpresa e sono
stati giorni duri in cui abbiamo lavorato senza orari, cercando
di fare il nostro possibile nell’emergenza. Gli ospiti capivano la
situazione e gli interventi dall’esterno erano ben organizzati.
Quali sono i tuoi primi ricordi di Casa Anziani?
Serbo molti ricordi di quei tempi. La Casa era gestita bene,
il numero degli ospiti era piuttosto ridotto. A livello infermieristico ho avuto l’opportunità di proporre e introdurre numerose
innovazioni, dato che la cura era ancora in fase di impostazione e
organizzazione. Con particolare stima ricordo l’ottima collaborazione con i medici di allora
dott. Hasler, dott. Milvio e
dott. Schoraka, i quali visitavano quasi quotidianamente la Casa Anziani. Nel
team di lavoro l’atmosfera e
la disponibilità erano sempre positive. A quei tempi
molti parenti e numerosi
volontari collaboravano direttamente nella cura (es.
sostegno degli ospiti durante il pasto). Il contatto umano con l’anziano era molto
intenso e così pure la vicinanza con le loro famiglie.
Per questo motivo conosco
moltissime persone della
valle. Quando le incontro mi salutano con affetto e simpatia e si
ricordano che io ho curato il loro nonno, la nonna o un qualche
parente lontano.
Come ti trovi oggi in Casa Anziani?
Devo dire che il mio entusiasmo per la cura è sempre molto
vivo. A volte sento un po’ la stanchezza dovuta all’età. In questi ultimi anni la cura infermieristica si è evoluta sensibilmente.
Le esigenze degli ospiti si sono diversificate. Ora disponiamo di
mezzi ausiliari molto validi. Il personale curante è formato adeguatamente; il rapporto con i medici è ottimale (stima reciproca
e buona collaborazione).
L’età degli ospiti è aumentata notevolmente, i posti disponi-
bili sono tutti occupati e occorre avere per ognuno un occhio di
riguardo e di attenzione. Apprezzo il lavoro di tutto il personale,
anche perché so che ogni funzione richiede un grande impegno
e una notevole dedizione. I volontari fanno ora parte dell’animazione e perciò non ho più con loro un contatto diretto e immediato. In modo particolare desidero esprimere la mia gratitudine
alle reverende Suore e alla direzione per avermi sempre sostenuto in tutti questi anni.
Quali mansioni svolgi in particolare?
Oltre la cura quotidiana degli ospiti, nell’ambito del team,
ho la responsabilità della gestione della farmacia interna. Ho iniziato ad occuparmi di ciò in collaborazione con la compianta Sr.
Marialuca, che a quei tempi era la farmacista dell’ospedale. In
questo compito devo ordinare periodicamente i farmaci necessari e mantenere il buon ordine. È un lavoro che mi dà la possibilità
di seguire l’evoluzione della cura e di conoscere i nuovi farmaci
che escono sul mercato.
Inoltre in tutti questi anni ho sempre dedicato particolare
attenzione alla cura e alla prevenzione delle ferite di qualsiasi genere. Ho una predisposizione innata per questa tematica.
Ho esperimentato molti metodi con altrettanti prodotti. Ho conosciuto una miriade di rappresentanti che mi proponevano i
loro prodotti specifici per le ferite. Ma con grande soddisfazione
ho curato con ottimi benefici molte lesioni complicate anche con
metodi e prodotti naturali come il miele o il burro. Ho raggiunto
alti risultati con molta pazienza!
I tuoi progetti per il futuro?
Incomincio ad intravvedere il traguardo della pensione. Fino
allora dedicherò tutto il mio impegno agli ospiti della Casa Anziani come finora, così da concludere con soddisfazione il mio
servizio. In tutti questi anni ho sempre cercato di fare la mia parte, di dare il mio contributo e devo ammettere in buona coscienza
e serenità che ho sempre fatto tutto ciò che potevo.
Il mio sogno è di poter girare il mondo… Spero vivamente
che si possa avverare realmente!
8
“Fattasi sera Gesù disse:
Passiamo all’altra riva”.
Ricordiamoli...
a cura di Suor Rita Haus
Ricordiamo con particolare affetto
gli ospiti deceduti durante gli ultimi mesi
Signora Luigina Lacqua
La signora Luigina Lacqua ha vissuto con noi
dieci anni. Noi tutti la ricordiamo come persona
unica, speciale, sempre nuova, piena di sapere e
di una fede semplice, viva e vissuta.
Luigina era profondamente legata al figlio,
alla sua casa a Spinadascio, all’azienda agricola,
al cane, ai gatti, all’orto, ai lavori di campagna,
alla legna da spaccare o da “impilà”. I lavori senza di lei... non venivano fatti!
Era duro per lei accettare ed esperimentare
che le forze fisiche e le varie malattie le limitavano l’azione. Spesso viveva questo conflitto e tutti
eravamo impegnati a trovare delle soluzioni concilianti. I giorni da trascorrere a casa venivano
sempre meno perché le malattie inesorabilmente si facevano sentire con intensità e frequenza
maggiore. Un grande sostegno per Luigina era
la sorella Rita che con le sue frequenti telefonate
le garantiva una vicinanza famigliare, pur abitando lontano, per cui le sue visite, come pure
quelle del figlio, le apprezzava molto.
Dopo un ultimo ricovero all’ospedale S. Sisto
e la visita dell’amata sorella, ci ha lasciato per
godere la vita eterna da lei tanto desiderata.
Signor Michel Droux
Silenziosamente e appartato insieme a sua
moglie ha vissuto tra noi ben otto anni. Grazie al
sostegno dei famigliari e alle loro frequenti visi-
te, le passeggiate organizzate, facevano parte dei cambiamenti nella sua vita quotidiana. Il ritmo giornaliero era scandito
da appuntamenti fissi: la partecipazione alla Santa Messa del
mattino, una passeggiata (tempo permettendolo) in giardino
oppure nei corridoi, a mezzogiorno scendere a prelevare la
posta, la lettura del giornale quotidiano o altra rivista.
Ci restano come ricordo il suo sorriso, la voglia di indipendenza, di combattere contro gli acciacchi dell’età, come
pure l’accettazione della sua vita così come era, segno e insegnamento della sua vita di fede vissuta.
Signora Renata Graber
Ad inizio aprile ci siamo congedati dalla signora Renata
Graber che ha vissuto in casa Anziani durante dieci mesi. Le
frequenti visite del marito sono state per noi un esempio di
aiuto amoroso nella cura e per la moglie un valido sostegno.
Pure per il personale curante ogni istante con lei era una
sfida nuova. Non solo il linguaggio della signora Renata spaziava dal tedesco all’italiano o al francese, ma anche la sua
vita quotidiana cambiava continuamente. L’attimo presente
meritava tutta la sua attenzione e per tutti noi era necessario
viverlo con lei in pienezza.
Lei ci ha insegnato la flessibilità nel lavoro e a rompere gli
schemi fissi. Le siamo grati di aver vissuto così ogni giorno
per quello che è, unico e irrepetibile.
Signora Emilia Pansoni
Ha vissuto con noi ben quattro anni e mezzo. La ricordiamo come una donna attiva, camminando sempre con una o
due stampelle, ma spesso anche in corsa.
In estate innaffiava un pezzo di orto, sorretta sempre da
una stampella in una mano, mentre nell’altra portava l’annaffiatoio. Lei diceva che non poteva rimanere inoperosa.
Quando iniziava un lavoro doveva terminarlo il più presto
possibile; per noi era impegnativo procurargliene subito un
altro. Durante le ore di animazione lavorava a maglia, ricamava, pitturava...
Amava tanto i gatti e l’amicizia era reciproca: dove stava
lei stavano bene anche loro!
In camera sua c’era una statuetta della Madonna, la televisione (dove guardava spesso Tele Pace), due pesciolini
nell’acquario e tanti fiori. Tutte queste cose la aiutavano nei
momenti di solitudine e di sofferenza.
Emilia sembrava forte e robusta, ma a causa di diverse
malattie che la tormentavano e le rendevano la vita difficile,
spesso doveva ricevere cure in ospedale.
Signor Carlo Costa
Il signor Carlo Costa ci ha lasciati dopo aver vissuto con
noi cinque anni e due mesi. Sia per me e certamente anche per
gli altri collaboratori è stata una esperienza nuova accogliere
una coppia in Casa Anziani. Un insegnamento per tutti, la
fedeltà matrimoniale e il vivere insieme giorno dopo giorno
anche durante l’anzianità.
Pensando al signor Carlo abbiamo condiviso con lui il
suo forte carattere, abbinato ad una squisita dolcezza, che lo
aiutava a vivere l’attimo presente con speciale attenzione e
disponibilità anche nella cura. All’inizio ci raccontava della
sua vita lavorativa e come, grazie alle sue prestazioni, molti
frontalieri hanno trovato lavoro o ricevuto i permessi necessari per trovarlo.
Non si può parlare del signor Carlo senza nominare sua
moglie Tullia che era il suo angelo custode e che conosceva
tutti i suoi bisogni e ci chiamava quando vedeva la necessità. Era lei che fino a pochi giorni prima della sua morte lo
accompagnava in camera per dargli la possibilità di seguire
i programmi televisivi di Tele Pace, o nella preghiera del rosario, nelle adorazioni. Così ha vissuto con lui e a fianco a lui
sino all’ultimo momento della sua vita.
di Luisa Moraschinelli
Una bella, spaziosa, efficiente struttura come la
Casa Anziani di Poschiavo, ben si adatta il maestoso giardino, ben strutturato, coltivato con maestria
e, anche se suddiviso in varie forme, dal naturale
al giardino vero e proprio, il tutto ben curato dalla mano di un esperto giardiniere. Un giardino con
tanti spazi adatti agli ospiti della casa, in prevalenza anziani. Li a disposizione: per prendere il sole o
starsene all’ombra a ammirare le maestose montagne innevate, di fronte, ma anche per brevi camminate. Giardino arricchito anche da animaletti come
le tre paperette con il loro spazio, laghetto compreso, e i tre gatti che sembrano i guardiani della casa,
impeccabilmente puliti, come se qualcuno gli facesse la doccia ogni mattino, con una espressione
gentile, per farsi aprire o chiudere le porte passando
dall’atrio al giardino o viceversa, senza far rumore
e per niente invadenti. Attenti, quando sono fuori all’invadenza degli uccelli che comunque non si
fanno prendere, facenti parte anche loro della casa e
con diritto di beneficio del giardino.
Ma la nostra attenzione è attirata particolarmen-
La fontana nel giardino
La fontana simbolo di tre generazioni,
al centro del giardino di Casa Anziani
te dalla fontana che si trova al centro del giardino. Una struttura
sobria, in granito, con un significato che ben si addice alla funzione della casa, quella di rappresentare le tre generazioni. Infatti la
struttura si divide in tre parti. Tre sono le vasche di differente spessore e capacità; la prima in alto con lo zampillo, attivo in continuazione, che sta a significare la vita. La vitalità dell’uomo. L’acqua
dello zampillo, attivo giorno e notte, cade nella prima vasca di dimensioni ridotte, ma dall’acqua movimentata dal gettito vitale a
rappresentare la giovinezza. A questo punto l’acqua scende in una
vasca più grande ma dalla vitalità minore, che sta a significare la
mezza età. Infine da lì l’acqua scende nella vasca di dimensione
maggiore, dove il movimento dell’acqua è alquanto ridotto, quasi
nullo. Questa rappresenta la vecchiaia. Immagine della tranquillità
della Casa dove l’anziano è assistito, anche se pur disturbato dagli
inevitabili acciacchi individuali dovuti all’età.
La vita comunque continua. Lo zampillo è attivo in tutte le stagioni e noi che l’abbiamo visto anche nella fase invernale, abbiamo
potuto ammirare il lavorìo di quello zampillo, complice il gelo,
creare delle vere sculture pur senza interrompere il suo gettito.
Sculture, evidentemente irripetibili e che si dissolvevano all’apparire del primo sole.
29 giugno 1984: Inaugurazione della fontana
Articolo pubblicato sulla Bündner Zeitung (traduzione di Ruth Ehrensperger)
A donare la fontana è stato il Lions Club
mkf. E’ finalmente giunto il momento tanto atteso. Martedì sera,
19 giugno, è stata inaugurata la fontana della casa anziani di Poschiavo, finanziata dal Lions Club. Il viticoltore Boris Zala, presidente del
Lions Club, ha aperto la piccola cerimonia con un breve discorso
spontaneo indirizzato alle suore che gestiscono la nuova casa anziani
e ai membri del club che si sono riuniti nella corte della casa anziani – eccezionalmente per l’occasione in compagnia delle loro mogli.
La fontana, un monolito in tre parti realizzato con granito grigio di
Brusio, ha trovato il suo posto in mezzo a un giardino armonioso,
dove gli abitanti di questa casa anziani modernissima si godono le
clementi giornate di inizio estate.
Quattro anni fa, quando prese avvio la costruzione della nuova
casa anziani, la sezione poschiavina del Lions Club decise di donare
un’opera d’arte per mostrare la sua gratitudine verso le Suore agostiniane che avevano reso possibile questa costruzione accanto al loro
vecchio monastero. Nel suo interessante discorso, l’ingegnere forestale Alfonso Colombo, che in veste di ex presidente del club partecipò alla scelta del regalo, è riuscito a delineare i parallelismi tra gli
obiettivi etici del Lions Club e il significato della casa anziani come
importante struttura sociale in grado di migliorare la qualità di vita
della popolazione valligiana.
Una composizione in granito di cinque tonnellate
Successivamente l’architetto Ilario Tuena ha dato alcune spiegazioni sullo sviluppo e sul concetto di fondo della fontana. Nonostante il suo peso impressionante di quasi cinque tonnellate, la composizione in granito da un’impressione di leggerezza. Come in una
sorgente di montagna nascosta, non si vede quasi scorrere l’acqua
che gorgogliando quasi impercettibilmente accompagna gli anziani
nel tramonto della vita.
L’ex superiora, Suor Cristina, che si è data molto da fare per la
nuova casa anziani, purtroppo è già scomparsa. Si sarebbe sicuramen-
te rallegrata di questa piccola cerimonia e le sarebbe piaciuto poter
brindare in quest’occasione caratterizzata dal sentimento d’amicizia
e dalla disponibilità ad aiutare insieme alle sue consorelle, l’attuale
superiora, Suor Letizia, l’ex dirigente dell’ospedale e quella attuale,
Suor Veronica e Suor Maurizia, la dirigente della casa anziani, Suor
Maria, così come Suor Tarcisia.
I presenti si sono salutati con la consapevolezza che Poschiavo
è stata arricchita di una nuova opera d’arte. E gli abitanti della casa
anziani, che hanno assistito alla cerimonia dalle finestre del nuovo
edificio, dietro i gerani fioriti, sono tornati a riposare.
di Gritli Olgiati
L’acqua nei miei ricordi
Il mio primo ricordo era l’acqua che scendeva
dalla grondaia in primavera. Davanti a casa nostra
c’era un rigagnolo, nel quale una volta schiacciai una
buccia di arancia e scoprii i colori dell’arcobaleno. In
faccia alla casa c’era la fontana dove prendevo l’acqua da portare in cucina, perchè quando ero bambina l’acqua in casa non esisteva.
Quando ebbi finito il primo anno di scuola, i miei
genitori coi loro cinque bambini emigrarono in Canada. Per dieci giorni abbiamo visto solo acqua e cielo. Giunti alla baia di San Lorenzo osservammo gli
«Eisberg» che nuotavano nell’Oceano. A Winnipeg
scoprimmo che l’acqua potabile era abbastanza lontana e si doveva ancora pomparla dal terreno. Ce ne
voleva di acqua per sette persone! In inverno portavamo in cucina la neve, che la mamma scioglieva per
ricavarne acqua. Naturalmente per noi bambini era
divertente.
Più tardi, ritornati in Svizzera, quando andavo in
vacanza guardavo sull’atlante quale fiume passava
dal mio itinerario, così mi serviva non solo da bussola ma ora mi serve anche per sciogliere i cruciverba.
Mi sono sempre interessati i getti d’acqua come
quello a Ginevra, e i giochi d’acqua come davanti ai
palazzi di San Pietroburgo. Mi sarebbe piaciuto andare in Islanda a vedere i «Geiser». Un getto d’acqua
l’abbiamo anche nel giardino di Casa Anziani e un
altro in Plaza.
Infine le cascate naturali: potrei rimanere delle
ore ad ammirarle. Le cascate del Reno, del Niagara e
molte altre ancora. Nelle vallate alpine ce ne sono di
meravigliose.
L’acqua può anche essere musica alle nostre orecchie. Lo sciogliersi della neve in montagna mi ricorda
una musica di Mozart, di Vivaldi o di Verdi. L’alluvione invece mi ricorda «La cavalcata delle valchirie» di Wagner.
L’acqua è un dono prezioso e noi dobbiamo ringraziare il Creatore per avercela così in abbondanza.
Quanti in altre parti del mondo la desiderano!
Gruppo volontariato
di Agnese Ferrari
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DOMANDE CURIOSE
Quale trucco ha per mantenersi sempre in forma?
Così tanta energia l’ho ricevuta da mio padre, il quale
era sempre molto attivo; la volontà e desiderio di fare
del bene l’ho ricevuta da mia madre, pure lei spesso
impegnata nel volontariato.
Un tratto del suo carattere che vorrebbe cambiare?
Avere più coraggio e meno paure.
I suoi hobby preferiti?
Il lavoro a maglia o a uncinetto.
La trasmissione in Tv preferita?
Giochi e Quiz. Quando iniziano i dibattiti politici, mi
annoio e cambio programma.
Quali sono i suoi momenti più allegri?
Quando posso passare alcuni momenti in compagnia
dei miei tre abbiatici che vedete nella foto.
Ho iniziato il mio operato di volontaria nel 1987 in occasione
dell’alluvione quando ho portato in Casa Anziani mia mamma Luigina Pagnoncini perchè la casa in Resena era troppo pericolosa.
Io ero sempre convinta di riportarla a casa quando il pericolo
fosse finito. Il giorno che glie ne ho parlato, mi ha risposto che durante questo periodo aveva pregato molto e se le Reverende Suore
le avrebbero dato una camera al terzo piano vicino alla cappella, lei
sarebbe contenta di poter rimanere in Casa Anziani.
Da quel giorno ho frequentato spesso la Casa Anziani e al mercoledì vengo ad aiutare nel gioco della tombola. Da 12 anni ho il compito di fare la spesa per i premi da distribuire durante il gioco. Il
gruppo organizza pure la festa dei compleanni; durante i primi anni
si faceva mensilmente, mentre ora solo ogni due mesi. Per me è ogni
volta una gioia poter aiutare nel gioco e soprattutto aiutare chi ha più
bisogno di me.
Mi rendo conto di essere fortunata nel poter sempre ancora guidare la mia automobile, che mi evita tante fatiche nel andare ad acquistare e portare in Casa Anziani i premi.
Nel gruppo c’é tanta gioia e buon umore e per conseguenza il
volontariato è un vero piacere.
Il primo gruppo di volontariato è stato organizzato dalla defunta
signora Dora Reinhart, in comunione con le due Comunità, nell’anno
1973-74. Il gruppo era a disposizione per aiutare le Reverende Suore
all’ospedale S. Sisto durante la settimana, ogni giorno due volontarie
aiutavano le Suore sui vari reparti.
Con grande riconoscenza le Suore per Natale ci invitarono per una
festicciola (merenda, teatrino, regalo). Il teatrino natalizio veniva preparato dal personale dell’ospedale durante il tempo libero.
Le prime feste dedicate agli anziani sono state organizzate pure da
questo gruppo, in collaborazione con le Suore e Unione Femminile Poschiavo. I primi anni nella sala del convento di S. Maria, poi in Casa
Anziani fino all’arrivo dell’associazione ATE. La pasticceria era offerta
dalle volontarie, il caffè dalle Suore.
Abbiamo dei bei ricordi e tante soddisfazioni.
Ora tante cose sono cambiate. Speriamo che dopo di noi, il volontariato trovi sempre valore e continuazione.
Valentina Zanolari-Lardi
Ragazze e ragazzi volontari
18
Patrick
Rossatti
Sono nato a Brusio il 18 settembre
1989. Ho frequentato
le scuole elementari a
Li Geri e le secondarie a Brusio. A scuola
andavo perché ero obbligato, ma comunque
è stata una parte bella
della mia vita.
Ho imparato la
professione di idraulico presso la ditta Dario Cao e finito l’apprendistato ho
fatto il militare per tre mesi e poi ho deciso di svolgere il
servizio civile presso la Casa Anziani a Poschiavo.
Mi trovo molto bene, il lavoro è interessante perchè
variato. Mi piace fermarsi a parlare con gli anziani e notare il loro interesse verso di noi giovani.
Sono contento che durante il prossimo anno potrò ritornare in Casa Anziani per un periodo di tre mesi.
Se ho la fortuna di diventare anziano, vorrei assomigliare quelle persone arzille che vedo impegnati nel gioco
delle carte, passeggiare in giardino, fare le battute e ogni
tanto permettersi una passeggiata in paese magari per un
caffè o una birretta.
DOMANDE CURIOSE
Hobby: la pesca e gli acquari; l’anno scorso ho pescato 60 pesci, spero in futuro di avere più tempo.
La casa dei miei sogni: una villetta in riva al mare.
La mia ragazza: Si chiama Barbara, è di Tirano e stiamo bene assieme, ci frequentiamo già da tre anni.
Il mio film preferito: Perarl-Harbor
Alessandra Paganini
Mi chiamo Alessandra Paganini,
ho 21 anni. L’anno scorso ho terminato l’apprendistato di tre anni quale aiuto dentista a Coira. Ho dei bei
ricordi di questo periodo; ho apprezzato il mio datore di lavoro e il team
con il quale lavoravo, ho frequentato
volentieri la scuola professionale e
ho avuto la possibilità di imparare il tedesco e ad essere indipendente.
Dopo l’apprendistato, in estate sono partita con un amico per la splendida Barcellona dove ho appreso le basi dello spagnolo. E’ stata un’esperienza molto arricchente perché ho potuto conoscere la gente del posto,
conoscere la loro cultura e godere delle bellezze della terra spagnola.
Poche settimane dopo sono partita per l’isola di Malta, dove sono rimasta un mese per rinfrescare l’inglese che avevo appreso a scuola. Malta
è più fredda, meno solare di Barcellona ma comunque anche lì ho vissuto
un’esperienza positiva.
Nel frattempo ho pensato al mio futuro e ho deciso di provare ad apprendere una nuova professione. Mi piacerebbe diventare infermiera. Per
questo ho chiesto e avuto la possibilità di lavorare per un periodo in Casa
Anziani a Poschiavo dove mi trovo benissimo! E’una delle esperienze più
belle che mi sono mai capitate! Il team è fantastico, tutti mi hanno accolta calorosamente e il lavoro mi dà molte soddisfazioni. E’un piacere per
me stare con le persone anziane, perché si ha sempre tanto da imparare:
hanno tanto da raccontare della loro vita, è molto interessante ascoltarle
e prenderle come esempio. Sono felice di questa occasione che mi è stata
data e ringrazio tutti quelli della Casa Anziani per l’opportunità!
DOMANDE CURIOSE
L’ultimo libro sul comodino: Accabadra scritto di Michela Murgia.
Hobby: Ascoltare musica, suonare il flauto a traverso, leggere e fare
shopping con le amiche.
Il mio sogno nel cassetto: Finire il mio diploma e vivere un’esperienza di volontariato in Africa, Kenya.
Il film preferito: La vita è bella di Benigni e Lo scafandro e la farfalla.
Dove ti piacerebbe vivere? La mia città preferita è Barcellona dove
ho vissuto per un periodo di due mesi.
L’ospite: Cristina Botta
a cura di
Franco Crameri-Droux
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La signora Cristina, mia coetanea, ha accolto
subito con entusiasmo la proposta di raccontare la
sua vita in Casa Anziani e con il suo tipico sorriso ha sottolineato più volte durante il nostro lungo
colloquio che per lei la scelta della Casa Anziani di
Poschiavo è stato “una felice scelta esistenziale”.
Questa sua affermazione testimonia già da subito
una visione in “controcorrente”: infatti, per molti,
la cernita della Casa Anziani è determinata dalla
rassegnazione, da un certo abbattimento di scegliere questa dimora condizionati dalla situazione
personale di salute, di famiglia, di contrasto sociale. Cristina invece ha trovato la felicità e tra queste
mura riesce a tessere i suoi giorni in armonia e in
gioiosi contatti umani.
Come hai conosciuto la Casa Anziani di Poschiavo?
La mia prima visita in Valposchiavo risale al
1996, quando sono venuta in autunno in vacanza
nel Monastero di Santa Maria Presentata. Arrivavo
da Zurigo e la Valposchiavo, con il Bernina, la neve
e il lago mi ha subito dato l’impressione di andare in paradiso. L’accoglienza in Monastero è stata
davvero unica.
Oltre che a conoscere la vita
del Monastero ho avuto pure
l’opportunità di dialogare con
la Madre Sr. Maurizia. Mi ha accolta subito e questa suora è diventata per me un modello e un
punto di riferimento davvero
importante.
Nel 1998 mi sono trasferita
a Genesterio nel Canton Ticino
dove ho potuto abitare da una
mia zia fino al 2000, anno in cui
è deceduta. Ho pertanto ripreso
i contatti con Sr. Maurizia e nel
mese di ottobre sono ritornata a
Poschiavo, con grande felicità.
Fino a febbraio del 2001 sono rimasta in monastero. Poi ho avuto la fortuna di trovare una camera in Casa Anziani e così mi
sono trasferita definitivamente in Via da Sotsassa.
Come trascorri le tue giornate?
Apprezzo la vivacità della vita di Casa Anziani e la familiarità
con le suore, gli ospiti e il personale. Nel mio piccolo mondo cerco
di fare scelte di vita che mi diano un senso ogni giorno, soprattutto
nell’impegno di volontariato laddove mi sento più a mio agio.
Al mattino mi lascio coinvolgere dall’animazione. Seguo con
particolare attenzione un’ospite con la quale sono diventata amica e con lei e per lei eseguo alcuni esercizi e giochi semplici.
Al pomeriggio dedico la mia attenzione ad un’altra ospite
anziana, facendole compagnia in caffetteria. Queste due persone
apprezzano la mia presenza e mi manifestano grande simpatia.
Nell’ambito di Casa Anziani faccio parte del “Gruppo Alimentazione”, in cui discutiamo i principi dell’alimentazione e
i menu. In questo gruppo io devo portare le impressioni degli
ospiti e le loro preferenze.
Durante l’arco del mese sono poi attiva quale venditrice volontaria per 4-5 mezze giornate presso la Bottega del Mondo. Così
dò il mio contributo per un mondo più giusto e solidale. Là ho
la possibilità di incontrare molte persone amiche. Ci sono pure
persone che vengono a fare la spesa per trovare me.
Ma tu hai anche altri interessi?
Nel passato ho pure fatto
traduzioni dal francese in italiano di alcuni testi di teologia
per uno studioso agostiniano di
Roma. Così ho conosciuto la spiritualità agostiniana e in modo
particolare il tema della “provvidenza”
Dedico la sera agli impegni
religiosi: la recita del Rosario
con le suore, gli incontri con i
focolarini, le conferenze con don
Luca sulla Parola di Dio.
All’inizio non ero così interessata alla spiritualità. Ora inCristina (a sinistra) al mare assievece attingo una grande forza.
me alla sorella
Ogni giorno scelgo un po’ di
tempo per la lettura religiosa,
quale cammino di conversione continua e discernimento spirituale.
Leggo quotidianamente “Il Corriere del Ticino” e la sera non
posso mancare l’ascolto del radiogiornale alla RSI con le notizie
di tipo economico (mio padre era banchiere...).
Il computer? Lo uso come macchina da scrivere, con la stampa dei testi. Insegno questa modalità a chi me ne fa richiesta.
Ti sembra ancora di essere in paradiso?
E come! Apprezzo tantissimo che le persone per strada mi
salutano con un cordiale “Bun dì”, anche se non mi conoscono:
la vita qui è tranquilla, non ci sono brutte cose da temere, a Poschiavo c’è tutto ciò che occorre per vivere serenamente. Di sicuro rimango a Poschiavo per sempre.
Hai qualche consiglio per chi legge questo racconto di vita?
Posso solo dire grazie a tutti coloro che mi vogliono bene.
E’ importante combattere la rassegnazione, non lasciarsi andare, coltivare gli interessi di sempre e cercare di rendersi utili nel
poco che si può fare! E saper guardare avanti, con fiducia e carità!
Ho fatto la patente della macchina a 51 anni;
in quel periodo mio marito era ammalato e potevo
essere utile per portarlo all’ospedale e dai medici.
Grazie alla mia auto ho potuto aiutare per 10 anni
nel servizio della Spitex, portando il pranzo alle
persone che ne avevano bisogno.
Sono entrata in Casa Anziani in un appartamento nel 2006 e, con grande piacere, ho potuto portarmi
anche la mia Peugeot, con la quale potevo portare
a spasso le mie amiche. In passato andavo spesso a
spasso in montagna con la mia cara amica e cognata
Noemi, la quale aveva battezzato la mia automobile
“Carolina”, cara in tutti i sensi. Purtroppo lo scorso
anno ho dovuto cedere il permesso di guida causa
l’età e la vista.
Con l’aiuto della direzione della Casa Anziani
mi è stato possibile avere il mezzo elettrico “Bility”,
così posso viaggiare e mantenere la mia autonomia.
Quando sono alla guida del nuovo mezzo sono felice e mi sento una piccola regina.
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La mia esperienza al volante
Con disponibilità e piacere la signora Delia Lanfranchi racconta la sua esperienza di vita.
Lavorazione dei cavagn
a cura di Maria Olgiati
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Plinio:
‘na scülescia sula la par
fragila; intresciada insema la ciapa forza.
Piera:
Ma che bei ca gl’en sti cavagn!
Gemma T. :
Mi gei a ramà li ravis da pesc
e pö li pelei. Mei fradei
i fean sü cavagn.
Luisa:
Al ga mes plü da mezz’ora per
fa una striscia. Che lavur!
Ester:
Che belezza!
Nicola Z.:
Mi va robi miga
al mesté!
Luisa:
Quanti uri ga volal par
fa sü un cavagn?
Maria Lina:
E quant ciapal
a l’ura?
Plinio:
hii… hii… hii…
Plinio:
Circa 50 uri.
I gatti di Casa Anziani
di Liana Pozzi
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Mi presento: Mi chiamo Jerry, ho
il pelo rosso come la volpe e ho ca.
16 anni. Il mio posto preferito, è lo
sgabello del piano in caffetteria.
Quando viene il nipote del signor
Guerrino in visita, l’Alfredo, gli
salto sulle ginocchia e mi nascondo nel suo giaccone, facendo le
fusa.
La mattina presto vado a trovare la
nostra benefattrice, la mamma dei
gatti (come dice la signora Klärli).
Lì mi faccio una bella scorpacciata
di Gourmets, poi una bella dormitina fino nel tardo pomeriggio.
Mi presento: Mi chiamo Tomy ed
ho il pelo lucido nero come l’ebano
e due bei occhi gialli come l’ambra.
Anch’io sono piuttosto vecchiotto.
Me ne stò preferibilmente su di
una sedia in caffetteria in compagnia degli anziani. Sono tutti buoni con noi gatti. Ci aprono la porta
del giardino, per poter uscire o entrare.
La nostra benefattrice ci parla anche il tedesco e noi lo capiamo benissimo, perchè siamo oriundi del
canton Appenzello.
Mi presento anch’io: Mi chiamano Mimmi, Micia, Micina, Gattina. Il mio pelo è bellissimo a tre
colori. Sono ancora giovane e mi
piacerebbe giocare con i miei colleghi, ma solo Tomy ogni tanto fa
qualche salto con me. La mamma
dei gatti dice che sono un folletto,
una mezza matta, una peste. Non
gradisce gli uccelli e i topi che le
porto.
Ho visto un gattino, lavarsi il musino; oh! quale grazietta in quella
zampetta, che garbo, che cura,
sapete ho paura che qualche monello l’abbia a modello.
Dettata dalla signora Irma Misani
a cura del gruppo animazione
FILASTROCCA
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Famose quelle di Sciaffusa e del Niagara
Si pratica in settembre
Le dita di una mano
Si appende alla parete
Frutto esotico color giallo
Maestra di ginnastica
Un coro di soli uomini
Capitale del Piemonte
Il primo Apostolo
Soluzione:
La pagina dei giochi
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