Catechesi - caritas diocesana novara

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Catechesi - caritas diocesana novara
CATECHESI E CARITA’
Un piccolo ricordo storico
1974
Convegno del febbraio 1974 dedicato alle "responsabilità dei cristiani di
fronte alle attese di carità e di giustizia nella diocesi di Roma", passato
alla storia come il Convegno sui mali di Roma, di cui Mons. Di Liegro fu
diretto ispiratore.
In suo nome si lega a tutte le grandi questioni ecclesiali e sociali che
attraversano la città e il paese: riorganizzazione territoriale e pastorale della
Diocesi di Roma, decentramento amministrativo, problema abitativo, sanità,
famiglia, immigrazione, minori, tossicodipendenza, usura.
1975
Il Convegno ecclesiale della Chiesa italiana “Evangelizzazione e promozione
umana”, versione "ecumenica" per affrontare la crisi di quegli anni.
In quel contesto si trattò il tema: “Catechesi ed promozione umana”
“Dare la Parola per avere la parola”
Card. MARTINI
Ho trovato illuminante la distinzione, che non deve essere separazione, tra la
diakonia ex fide e la diakonia fidei.
La diakonia ex fide spinge i cristiani ad essere profondamente solidali con le
gioie e le sofferenze di ogni uomo e donna, portandoli ad azioni di aiuto che
in loro sono motivati dalla loro fede, ma che nella concretezza di ogni
intervento possono essere il frutto di ogni uomo che condivida sentimenti e
responsabilità per alleviare povertà e sofferenze. Nel caso concreto qualche
volta ho sentito riassumere tale diaconia verso le situazioni anche presenti,
come le migrazioni nel nostro paese, con tre “P”: pane, panni e parola.
La diakonia fidei è l’espressione propria del ministero della Parola, come
apertura dell’orizzonte umano verso il piano di amore di Dio e come scoperta
della propria dignità umana fino alla consapevole relazione filiale con Dio. E’
un “dare” annunciare la Parola di Dio, perché l’uomo “abbia” la Parola del
dialogo con Dio. Date a Dio…l’uomo è l’ immagine da restituire.
Tale diakonia fidei sta alla base del compito di evangelizzazione che oggi
vediamo più chiaramente urgente.
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Possiamo porre dinanzi a noi il testo della Lettera Pastorale del Vescovo:
La parrocchia è la comunità che ha il privilegio dei poveri. In questo tempo di crisi, in cui
non riusciamo a vedere la luce alla fine del tunnel, i poveri, i feriti, gli ultimi, sembrano
ingrandire la schiera di coloro che bussano sovente alle porte dalla parrocchia.
Molti altri, tuttavia, avanzano un’attesa nei confronti della parrocchia perché, in quanto
casa della prossimità, diventi spazio di accoglienza per le malattie tipiche della nostra
società del mercato e dei consumi. La lista di queste nuove povertà, che affliggono le
nostre “periferie esistenziali” e attraversano quasi tutte le età della vita, sono
impressionanti: la fragilità degli adolescenti, la mancanza di futuro per i giovani, la violenza
sulle donne, le famiglie dal cuore ferito, la terribile scarsità del lavoro, la solitudine degli
anziani, la marginalità dei nuovi venuti. Nella parrocchia tutti devono sentirsi “a casa loro”.
Come può la catechesi essere a servizio della “carita’”?
Il Documento pastorale dei Vescovi italiani Il rinnovamento della catechesi (=
DB), ci offre una visione unitaria e ci indica due attenzioni, per uno sviluppo
armonioso di tutta l'educazione della fede attraverso il ministero della
catechesi nei diversi catechismi italiani: una visione teologica ed un
progetto catechistico.
Una visione teologica
Dio è l'Amore ( I Gv 4,7-8.16) e si comunica agli uomini. Il Padre dà ad
essi il suo Unigenito (Gv 3,16; 1Gv 4,9) perché diventi per loro e fra
loro il Primogenito (Rm 8,29; Eb 1,6; 2,11s.17). Cristo li redime per
mezzo della croce, ristabilisce l'unità di tutti uccidendo nella sua propria
carne l'odio (Ef 2,14), e diffondendo il suo Spirito di amore nella gloria
della sua risurrezione (Rm 6,9; Gv 7,39; 16,7; 20,22; Gal 4,4-6; LG 48,b).
La vocazione alla carità è vocazione alla fede «operosa». Non è un'altra
vocazione, non un altro aspetto dell'unica vocazione: è la sua anima, il suo
cuore, la risposta di amore all'amore del Padre: è l'uomo che si fa «amore»
di fronte all'«Amore» che è Dio.
Dire che «la fede opera nella carità» non dice tutto. La fede esprime se
stessa nella carità (Gal 5,6), opera per mezzo della carità, opera la carità
(LG 41,a): «fede e carità portate ad efficacia di vita» (GS 42,c).
Non vi è fede autentica che non sia «forza di amore», non vi è amore
genuino che non sia «fede, fiducia» e non sia «operoso di bene» (l Cor
16,13-14). Amare è volere bene, augurare bene, fare il bene a chi si ama.
Questa è la «carità», primo fra i «segni ecclesiali» (cfr. n. 44), secondo il
canto della Cena del Signore: «Dov'è carità e amore, qui c'è Dio».
Che ci sta dicendo ora papa Francesco?
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Un progetto educativo affidato alla catechesi
La catechesi deve rendere ben consci dell'amore di Dio: amore
concreto, operoso, stimolante; perché l'espressione e la manifestazione
del suo amore per noi, ha Io scopo di renderci simili a lui nell'amore, di
renderci - per quanto possiamo esserlo - «amore» vivo, disinteressato,
pieno, gioioso.
Perciò la catechesi deve illuminare i cristiani sul come essi devono
riconoscere la vocazione di essere «sacramento dell'amore universale di
Dio» (cfr. GS 45,a; 40,b; 22,a).
La lettura del Catechismo degli adulti «La verità vi farà liberi», ci porta a far
emergere questo filo che raccoglie un'ampia descrizione della carità, quasi
un filo rosso che collega unitariamente il messaggio su Dio Padre e Figlio e
Spirito Santo e la presenza del cristiano nella storia, testimone e operatore
tra le comunità umane.
In questo percorso educativo alla fede, adulti e fanciulli sono chiamati a
camminare insieme. I fanciulli chiedono agli adulti attenzione, cura e
impegno costante, ma a loro volta favoriscono la crescita degli adulti nella
fede e nella capacità di sperare e di amare, offrendo loro il dono della
semplicità e della spontaneità.
Fra gli adulti e i fanciulli vi è uno scambio di doni che Dio illumina e
favorisce. I fanciulli, come Gesù, sono chiamati a crescere in sapienza,
statura e grazia, davanti a Dio e agli uomini (cfr. Lc 2,52). Gli adulti:
genitori, educatori, familiari, con gradualità fanno il cammino insieme con
loro.
Due percorsi pratici
1.
Un metodo concreto (è nato in contesto operaio – JOC) che chiamiamo
semplicemente Vedere – giudicare – agire.
Esso chiede di mettere in atto capacità di lettura con la serietà e la
spassionatezza critica propri degli strumenti umani ed evangelici, sia nel
capire i fatti, gli avvenimenti, la situazioni, che nell'ascoltare, comprendere,
valutare, individuare le risorse, con lo sguardo che ha accolto la visione della
fede evangelica, attraverso il senso della croce e risurrezione, sulla vita.
Non è un metodo esclusivo dell'età giovanile o adulta, ma è applicabile anche
ai fanciulli (es. CdF/2: cap. 5: Maestro, che devo fare?)
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2.
Le quattro “corsie” dell'itinerario educativo per divenire cristiani
(catechesi, liturgia, ascesi, carità).
E' l'itinerario pedagogico proprio della Chiesa, che fin dai primi secoli ha
adottato per "fare i cristiani" (fiunt - sono fatti dalla Chiesa) come diceva
Tertulliano nel II secolo.
L'itinerario della iniziazione cristiana:
- chiede di esercitarsi, di fare un tirocinio, in cui la Parola di Dio entra a
"rendere ragione" degli interrogativi e ferite che fanno parte della nostra vita; - ci apre alla capacità di uscire da noi stessi per abilitarci all'ascolto e al
dialogo tra noi, ma particolarmente all'ascolto della voce dello Spirito Santo
che parla in noi e ci fa' fare memoria delle scelte e delle "prossimità" di Cristo
ad ogni uomo;
- ci sprona ad affrontare una "palestra" di lotta contro il nostro individualismo,
i nostri egoismi, per darci capacità ed energie,
- così da poter realmente farci uomini della carità, della condivisione, della
comunione fraterna, disponibili a stare sulla "strada" ad imitazione del "buon
Samaritano".
Mi sembra questo ciò la catechesi può dare alla carità: essere la via che
porti il cristiano ad essere "operoso nella fede" e capace di sostenere "la
fatica della carità".
Questo richiede che si pensi alla catechesi e la sia metta in opera
secondo il suo vero significato: dovrà partire dalla vita umana, dalle
aspirazioni degli uomini e delle donne, non da una dottrina più o
meno elaborata, che dia l'impressione di venire dall'esterno; non è
una «scuola», ma un luogo di incontro.
E' necessario ricostruire il contenuto della catechesi degli adulti e la
sua pedagogia di trasmissione.
C'è bisogno di nuovi catechisti, rieducati per sostenere il dialogo con
gli adulti e non per assumere una funzione di direzione.
E' necessario legare il vangelo alla vita, il linguaggio religioso al
linguaggio comune, il gruppo cristiano alla società.
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