La relazione di don Igino Battistella
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La relazione di don Igino Battistella
7° Corso Animatori Pastorali Caritas 23 novembre 2015 Relazione: Igino Battistella La catechesi come itinerario di educazione alla carità La catechesi “in ascolto” della carità A. Il segno della diaconia oggi 1) istanze oggi condivise 2) - promozione integrale dell’uomo e trasformazione della società sono parte costitutiva della missione della Chiesa, che è tutta diaconale - il precetto dell’amore include anche l’impegno nel mondo - la missione evangelizzatrice: scelta preferenziale per i poveri, come segno di fedeltà a Cristo la diaconia universale: non solo in ambito ecclesiale ma servizio al mondo e ad ogni uomo 3) lo stile evangelico: un amore che predilige i più poveri, un’azione che si qualifica per le motivazioni e per la funzione critico-profetica della fede, un’attenzione a rispettare l’autonomia del temporale 4) la corresponsabilità comunitaria: compito non solo del singolo ma di tutta la comunità ecclesiale 5) la diaconia non funzionale ad altri obiettivi, ma azione pastorale in quanto segno e testimonianza del Regno (accanto alla martyria, alla Koinonia, alla liturgia) 6) la diaconia come criterio di autenticità dell’azione pastorale (centralità del comandamento dell’amore) B. Educazione della fede e testimonianza della carità 1) catechesi e promozione umana, all’interno di una Chiesa a servizio dell’umanità 2) educare all’esercizio della carità ecclesiale in tutti i suoi livelli operativi 3) la diaconia nel cuore dell’atto catechistico: parte e criterio “La catechesi assume particolare valore educativo quando è legata all’esercizio della carità, che offre un valido fondamento perché si accolga e si traduca in pratica la visione cristiana delle realtà sociali ….” (Sinodo 1977) 4) attenzione agli ultimi (vedi catechesi ed handicap) 5) revisione dei contenuti catechistici: dottrina sociale della chiesa, esplicitazione della dimensione impegnativa e sociale dei contenuti della fede 6) diaconia come metodo catechistico: analisi, interpretazione evangelica della situazione, denuncia degli aspetti disumanizzanti, guida all’azione promozionale 7) alcuni esempi nella vita ordinaria della parrocchia: - collaborazione tra catechisti e operatori caritas nella progettazione degli itinerari - collaborazione nella realizzazione - presenza con attenzione agli ultimi - in tutti gli itinerari (battesimi, fidanzati…) C. Carità e annuncio (Evangelii gaudium 2013) 1) guardare con carità fine del cristianesimo sociologico: la cultura attuale tramette non la fede ma la libertà religiosa dalla nostalgia (moltiplicare l’impegno pastorale) ad una pastorale della proposta di una comunità che si fa testimone del Vangelo (da pasta a lievito, come siamo nati) per EG: non rammaricarsi ma gioire, perché quello che ci aspetta è meglio di quello che stiamo perdendo (sguardo di carità) di fronte alla secolarizzazione delle mentalità e al permanere di alcune abitudini religiose: valorizzare quanto ancora permane senza lasciarsi ingannare dall’effetto miraggio 2) convertirsi alla carità da una pastorale della conservazione ad una pastorale della proposta (EG 15) Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia. Come diceva Giovanni Paolo II ai Vescovi dell’Oceania, «ogni rinnovamento nella Chiesa deve avere la missione come suo scopo per non cadere preda di una specie d’introversione ecclesiale». 3) capire la carità la Chiesa non dona la fede, ma la testimonianza della fede: è lo Spirito Santo che genera la fede la “grazia prima” della Pasqua ha già raggiunto tutti e lo Spirito agisce in tutti la fede “non necessaria” “.. rispetto all’esigenza principale, ossia la carità, la fede in Dio è secondaria. L’aspetto essenziale infatti, poiché Dio è amore, è quello della carità. Quest’ultima rappresenta l’esercizio di una grazia primordiale che, in sé stessa e per se stessa, è sufficiente affinchè venga il Regno di Dio, anche quando Dio non è riconosciuto” (A. Fossion). Dio può salvare al di là del nostro annuncio; ma se noi non annunciamo, potremo essere salvi? (EG 264-266) La prima motivazione per evangelizzare è l’amore di Gesù che abbiamo ricevuto, l’esperienza di essere salvati da Lui che ci spinge ad amarlo sempre di più. Però, che amore è quello che non sente la necessità di parlare della persona amata, di presentarla, di farla conoscere?..... L’entusiasmo nell’evangelizzazione si fonda su questa convinzione. Abbiamo a disposizione un tesoro di vita e di amore che non può ingannare, il messaggio che non può manipolare né illudere. È una risposta che scende nel più profondo dell’essere umano e che può sostenerlo ed elevarlo. È la verità che non passa di moda perché è in grado di penetrare là dove nient’altro può arrivare. La nostra tristezza infinita si cura soltanto con un infinito amore…. non è la stessa cosa aver conosciuto Gesù o non conoscerlo, non è la stessa cosa camminare con Lui o camminare a tentoni, non è la stessa cosa poterlo ascoltare o ignorare la sua Parola, non è la stessa cosa poterlo contemplare, adorare, riposare in Lui, o non poterlo fare. Non è la stessa cosa cercare di costruire il mondo con il suo Vangelo piuttosto che farlo unicamente con la propria ragione. Sappiamo bene che la vita con Gesù diventa molto più piena e che con Lui è più facile trovare il senso di ogni cosa. È per questo che evangelizziamo. 4) annunciamo come atto di carità e di gioia annunciare la carità il primo e il secondo annuncio (EG 164) Abbiamo riscoperto che anche nella catechesi ha un ruolo fondamentale il primo annuncio o “kerygma”, che deve occupare il centro dell’attività evangelizzatrice e di ogni intento di rinnovamento ecclesiale. Il kerygma è trinitario. È il fuoco dello Spirito che si dona sotto forma di lingue e ci fa credere in Gesù Cristo, che con la sua morte e resurrezione ci rivela e ci comunica l’infinita misericordia del Padre. Sulla bocca del catechista torna sempre a risuonare il primo annuncio: “Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti”. 5) l’annuncio dell’amore di dio precede la richiesta morale il secondo annuncio come proposta interpretativa, come offerta di significato religioso nei passaggi della vita annunciare con carità sospensione del giudizio: ogni persona è amata da Dio a prescindere, ogni persona è adatta al vangelo l’annuncio è fatto con amore, nell’assoluta gratuità, per questo l’evangelizzatore è libero e non fa censimenti l’annunciatore testimonia la carità (corrispondenza tra annuncio e vita) le parole esplicite, le parole implicite che si esprimono nella prossimità (custodire la speranza per l’altro) la carità è la forma che l’evangelizzazione assume quando essa parte dalle periferie e non dal centro La catechesi come itinerario di educazione alla carità La carità “in ascolto” della catechesi A. Quale servizio? (Lc 10, 38-42) 38 Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t'importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». Cerchiamo le azioni di Marta e quelli di Maria; che cosa ci convince di Marta e che cosa di Maria? Che cosa non ci convince di Marta e che cosa di Maria? Marta Upodechomai: accogliere, ospitare, prendere su di sé Maria Acuo: ascoltare Diaconeo: servire Perispao: essere preso, correre intorno Cataleipo: mettere giù, lasciare Merimnao: preoccuparsi, essere in ansia Eclego: eleggere, scegliere Thorubazomai: agitarsi, stancarsi Efistemi: farsi avanti, mettersi a capo Para/cath/istemi: mettersi accanto Sun/anti/lambanomai: aiutare (con, in ricambio) i nuclei di significato: - campo semantico di Marta: servire/correre e agitarsi/non accogliere gli altri come desiderano - campo semantico di Maria: ascoltare/lasciare/mettersi accanto a colui che serve Animatore caritas modello Marta - vedo i bisogni e me ne faccio carico - corro, sono in ansia e stanco perché i bisogni sono tanti e quelli che si impegnano sono pochi - brontolo di chi mi lascia solo e rischio l’invadenza Animatore caritas modello Maria - ascolto - scelgo, lasciando all’Altro - oriento a colui che serve B. La carità nella nota del vescovo “Generare alla vita di fede” (2013) Prima passo (comunione): da persone che organizzano a persone che si amano Partenza Questi aspetti positivi non devono tuttavia trarre in inganno. Da parte di molti adulti, infatti, è in atto un’uscita silenziosa, non dall’esperienza religiosa, ma dal cattolicesimo; un’uscita che spesso la richiesta dei sacramenti per i figli non riesce a far emergere e a rendere evidente. …. (n.2) Del resto anche il rinnovamento dell’iniziazione cristiana realizzato in diocesi, al di là dei significativi passi compiuti, ha messo in luce come l’anello debole della catena è proprio la comunità: la speranza che il cambiamento dei percorsi di iniziazione cristiana rinnovasse anche il volto delle parrocchie, ha dovuto scontrarsi con comunità spesso in difficoltà ad accogliere e condividere la fede, prima ancora che ad annunciarla. (n.3) Meta: cuori missionari Dalla nostalgia di un passato che non ritorna alla pace della speranza Sempre più le nostre parrocchie devono fare i conti con la diminuzione del numero dei presbiteri, dei religiosi, dei fedeli e di quanti sono impegnati nel servizio e nell’animazione della vita della comunità. E mentre aumentano le richieste di servizi religiosi, con sempre maggiore difficoltà si riesce a mantenere l’esistente e non mancano resistenze quando si cerca di introdurre percorsi nuovi . Occorre leggere questa situazione con gli occhi della fede, scoprendo in essa un invito del Signore a concentrarci sull’essenziale, a lasciare senza nostalgie ciò che, pur valido e bello, ha fatto il proprio tempo. Non è certamente facile lasciare percorsi sperimentati e sicuri per incamminarci verso il nuovo, ma è la strada della libertà. (n.11) Dall’efficienza organizzativa alla gratuità evangelica …. Incredibile ma vero: la parrocchia, con i suoi ritmi non ben graduati, rischia di impoverire la vita di fede di quanti sono impegnati in essa e di allontanarli dall’impegno evangelico nei loro ambienti di vita. Perché allora non pensare di riservare una settimana al mese, per quanti operano nella pastorale, libera da ogni impegno, per “riprendere fiato”, per ritrovarsi attorno alla Parola, per narrarsi reciprocamente la fede e darsi un tempo sufficiente di ascolto? E questo non solo in vista di una maggiore efficienza, ma per porre un segno visibile attraverso il quale dire che il fine di ogni azione pastorale è la custodia della relazione personale con il Signore. (n.12) Strada … È davvero interessante cercare di capire cosa Luca intenda con la parola «comunione», in greco «koinonia». Alcune volte è intesa come comunione dei beni (At 2,42 e 4,32), altre come comunione degli spiriti (At 4,32). Possiamo cercare di spiegare il senso dell’esperienza sottesa a questa parola attraverso un percorso scandito in tre tappe: la fede accolta viene condivisa; la condivisione del cammino di fede conduce a relazioni fraterne; le relazioni fraterne sfociano nella solidarietà e nella testimonianza nel mondo. (n.19) Secondo passo (missione): dal credere come al credere con Partenza Ora si pongono alla nostra attenzione due problemi. Da un lato quello che la sociologia chiama «la religione in stand-by (in pausa)»: adulti, prima assenti dalle comunità, tornano per alcuni anni per affiancarsi ai figli e, una volta che questi hanno concluso il percorso catechistico, ritornano nuovamente ai margini. Dall’altro la fragilità di percorsi che tendono ad incontrare gli adulti in quanto «genitori», coinvolgendoli nel cammino dei figli, senza incontrare le loro domande e guidarli nella ricerca di una fede adulta, traguardo ultimo di ogni cammino di iniziazione cristiana. Il secondo passo allora è quello di aiutare la parrocchia perché, uscendo dalle proprie mura, vada nelle periferie e impari a guardare con simpatia l’uomo del XXI secolo, mettendosi in ascolto di quanto egli vive, per intessere con lui il «dialogo della salvezza». (n.6) Meta: sguardi missionari Sguardo di rispetto E’ sempre presente nelle nostre comunità il rischio di pretendere di condurre le persone dentro i nostri percorsi, le nostre proposte, con una sorta di «pastorale di inquadramento». Coltivare, invece, uno sguardo di rispetto significa farsi accompagnatori ….Vuol dire proporre di credere non come noi, ma con noi… Sguardo di tenerezza Sguardo di libertà Il nostro impegno non è sempre immune da un’ultima tentazione: quella della ricerca del risultato. ….. Coltivare uno sguardo di libertà significa invece lasciare nascere ciò che è differente, aiutando le persone ad appropriarsi liberamente della tradizione cristiana. Sguardo di libertà vuol dire meravigliarsi delle molte strade possibili che il Vangelo non si stanca di aprire nella vita delle persone, accogliendo percorsi e modalità diverse di partecipare all’itinerario sacramentale dei figli ……(n. 14) Terzo passo (missione): dall’accogliere al farsi accogliere Partenza La situazione attuale però non può ignorare tre nodi problematici. Il primo concerne i ragazzi. Le indagini che li riguardano direttamente ci dicono che in genere essi frequentano ancora nella quasi totalità il catechismo e lo giudicano positivamente, ma quanto viene loro proposto è sentito come poco significativo e coinvolgente, tanto che mettono in atto delle strategie tendenti a ridurre il momento di incontro in una opportunità di gioco e di amicizia (vedi tra l’altro i problemi disciplinari segnalati sempre più frequentemente dai catechisti). Il secondo riguarda il concetto di iniziazione cristiana. Il terzo nodo riguarda il modello catecumenale.(n.8) Meta: mani missionarie Ma come fare perché questi itinerari, con la loro logica ben definita e le loro tappe chiaramente scandite, abbiano la dolcezza di mani amiche e discrete? Di mani missionarie, una delle quali si premura di mantenere l’esistente mentre l’altra è libera per accogliere il nuovo che Dio fa sbocciare? Occorrono due attenzioni. Lasciare la possibilità alle famiglie (genitori e ragazzi) di vivere in modo completo, ma anche solo in parte, il percorso proposto. Favorire e sollecitare la celebrazione dei sacramenti in date differenziate proposte dalla comunità nel corso dell’anno liturgico, lasciando alle singole famiglie la possibilità di collocarsi in una di queste date a seconda del cammino percorso . (n.17).