eurocons INforma IL RAPPORTO BANCA IMPRESA 3

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eurocons INforma IL RAPPORTO BANCA IMPRESA 3
eurocons INforma
informazione agile per il business
collana ebook
3
IL RAPPORTO BANCA IMPRESA
Affrontarlo, gestirlo, migliorarlo
Indice
Pag 4: Chi siamo
Pag 5: Prefazione
Pag 6: Il rapporto Banca-Impresa
Pag 8: CAPITOLO 1
Le coordinate teoriche e l’approccio all’analisi
Quali le principali difficoltà delle imprese nel relazionarsi con il sistema bancario?
Una richiesta ben documentata consente di accorciare i tempi?
Come influiscono le recenti normative comunitarie sull’erogazione del credito
Pag 14: CAPITOLO 2
Rating e Centrale Rischi quali strumenti per migliorare il rapporto Banca-Impresa
Che cos’è il rating?
Logiche di valutazione del merito creditizio
Pag 18: CAPITOLO 3
Merito creditizio e rapporto Banca-Impresa
Informativa esterna e sistema bancario
Il grado di rischio del debitore
L’analisi dei dati contabili/Analisi delle performance d’impresa/Informazioni qualitative nel
merito creditizio/Informazioni storiche nel merito creditizio
Pag 26: Agevolazioni Fiscali
Pag 28: Conclusioni
Pag 29: Barometro CRIF e Bollettino Economico
Pag 34: Il Credit Passport
Fonti:
 Rapporto banca – piccola media impresa: strumenti e fondamenti (In collaborazione con ABI Commissione Regionale Piemonte)
 Fiscomania.com
 Analisi del Rapporto banca impresa
 Crif Spa
 Foto e immagini: Freepik - Pixabay
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Chi siamo
Da oltre vent'anni Eurocons rappresenta una qualificata realtà di consulenza aziendale
specializzata in attività rivolte per le piccole e medie imprese.
Attraverso i servizi offerti dalle Aree Finanza agevolata, Consulenza gestionale, Sistemi
per la Qualità, Consulenza direzionale e strategica e Consulenza Energia fornisce risposte
concrete ed efficaci per ogni esigenza delle imprese.
Operativa dal 1994, Eurocons nasce con l’obiettivo di fornire alle piccole e medie imprese
una consulenza professionale e completa sul complesso mondo delle agevolazioni
finanziarie. Negli anni successivi, accogliendo le sempre maggiori richieste per attività di
consulenza anche in altri ambiti, la struttura amplia il numero di servizi proposti,
trasformandosi in una vera e propria “consulting a misura di Pmi”.
LA CONSULENZA FINANZIARIA E GESTIONALE
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contrastare la crisi e realizzare strategie di sviluppo! La Consulenza Gestionale offre un
supporto concreto per rendere più efficiente l’esposizione dei dati economici delle aziende,
definire dinamicamente i dati attesi, redigere il business plan, agevolare i processi
decisionali e valorizzare l’attività aziendale. In più, dalla collaborazione con Credit Data
Research partner di Moody’s Analytics nasce un nuovo modo di vivere il rapporto banca
impresa con una comunicazione trasparente, equilibrata ed efficace.
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Prefazione
L’evoluzione del rapporto banca impresa è considerata strategica in tutti i settori.
Se da una parte il tessuto produttivo del paese, dal Made in Italy alla manifattura rappresenta
un’opportunità ideale, dall’altra una dimensione d’impresa mediamente ridotta e un accesso al
credito che ancora soffre l’impatto di anni di crisi rendono necessari gli sforzi sul fronte del
finanziamento alle imprese.
Gli ultimi anni hanno visto innovazioni anche normative in questo senso, che hanno portato alla
nascita di prodotti finanziari pensati per le imprese.
La sfida interessa l’intero tessuto produttivo italiano, fatto di realtà imprenditoriali che non
accedono frequentemente al mercato finanziario. Il dibattito sulla necessità di aprire nuovi canali
di finanziamento per l’economia reale e quindi per le imprese è acceso da tempo.
Quello della valutazione del rischio, elemento fondamentale di ogni operazione finanziaria, è un
punto particolarmente delicato quando si parla di finanziare l’innovazione.
L’attuale congiuntura presenta una serie di sfide per le imprese:

evitare di perdere capacità produttiva;

agganciare la ripresa;


sviluppare le competenze in settori innovativi;
mantenere la competitività del sistema Italia sui mercati internazionali.
In questo scenario le banche si trovano in una situazione particolarmente complessa, strette tra:


l’esigenza di continuare a sostenere finanziariamente le imprese e i loro progetti di sviluppo;
la necessità di mantenere la qualità del proprio portafoglio crediti, nonostante il
deterioramento del quadro economico ed i nuovi vincoli di Basilea 3 e dell’asset quality
review.
Il processo di verifica condotto dalla BCE e dalla Banca d’Italia ha di fatto introdotto nuove
logiche di valutazione del credito, e anche dei collateral.
E’, quindi, richiesta la definizione di nuovi indicatori di natura quantitativa e qualitativa da
utilizzare sia in fase di istruttoria che di monitoraggio quali:

dati finanziari;

“impairment trigger” or “loss events”;

valutazione dei cash flow futuri.
Il mondo del credito necessita di reperire dalla clientela documentazione finanziaria idonea al
calcolo dei flussi di cassa prospettici (bilanci, piani industriali, piani di ristrutturazione, ecc.) ed in
tal senso l’analisi di piani industriali attendibili ha assunto un ruolo centrale nei rapporti tra le
Banche e le Imprese.
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Il rapporto banca-impresa
Il fenomeno noto come “rapporto banca – impresa” rappresenta un argomento di notevole
interesse e per molti studiosi una fonte inesauribile di analisi, considerata l’attualità e la
prevalenza della relazione suddetta, nel nostro sistema finanziario. È ben nota oramai la
dipendenza che le imprese domestiche hanno sviluppato dal credito bancario assumendolo
quale prevalente, se non talvolta unica forma di finanziamento esterno accessibile.
Nell’accezione più semplice, la struttura del rapporto banca-impresa in considerazione
delle componenti sopraelencate, può essere visto come una relazione tra operatori economici,
influenzata dalla struttura del sistema finanziario in cui è inserita e plasmata sui bisogni
mutevoli del sistema imprese.
La definizione caratterizza il rapporto per la sua dinamicità che deve fare però i conti con la
necessità di mantenere inalterati aspetti quali la reputazione e la fiducia, senza i quali la
relazione non potrebbe sussistere. Dalla semplice definizione economica si passa ad identificare
il rapporto banca – impresa come un’anima, un’entità soggettiva dalla quale dipende il consolidamento e la durata nel tempo della relazione.
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Il rapporto banca impresa nascerebbe come prodotto di una funzione primaria (legata al sistema
finanziario ed economico) ma poiché si svolge in un ambiente caratterizzato da informazione costosa ed eterogenea, incertezza negli scambi, comportamenti reattivi e razionalità limitata
(elementi che verranno approfonditi in seguito), diviene attività primaria (quale insieme di singole attività di investimento e finanziamento), finalizzata al soddisfacimento dei bisogni degli operatori e che necessariamente evolve insieme ad essi.
Il settore bancario ricopre un ruolo di rilevante importanza per l’economia e il benessere della
società. Esso è un intermediario di fiducia e di risparmio in quanto riceve fiducia dalla gente in
termini di deposito dei risparmi e dà fiducia sotto forma di denaro (raccolto) prestato alle
aziende che investono; le banche costituiscono quindi, un tassello importante del sistema
fiducia della e nella gente. Inoltre la loro esistenza risulta alquanto decisiva per l’economia intera
in quanto trasformano ciò che è fermo in qualcosa di mobile, facendo del denaro un’energia che
crea investimenti.
La natura mutevole della relazione si rinnova ogni qualvolta accadimenti di natura economica
impattano sulle sue determinanti. E’ ciò che avviene in seguito ai mutamenti strutturali
attribuiti al processo di concentrazione dell’industria bancaria che stanno investendo da più di
un decennio il nostro sistema bancario e che anno dopo anno conducono alla necessità di
dover pensare agli effetti provocati sulle relazioni banca - impresa, oltre che fisiologicamente
e conseguentemente sull’intera economia del nostro Paese.
Questo ebook ha l’obiettivo di affrontare il rapporto banca e impresa da un punto di vista pratico,
in grado di inquadrare i diversi punti di vista e fornire risposte volte al miglioramento di questa
relazione che influisce su tutto il sistema economico.
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Capitolo 1
Le coordinate teoriche e l’approccio all’analisi
La concessione di credito alle imprese riveste una delle principali attività svolte dalle
banche e rientra tra le principali funzioni che il sistema bancario deve soddisfare:
l’allocazione ottimale delle risorse finanziarie. Come tutti gli scambi finanziari, l’attività di
lending è caratterizzata da non istantaneità e da incertezza contrattuale sui termini e sul valore
dello scambio finanziario. Il rapporto banca impresa risente ovviamente dell’ambiente socio
-economico in cui si svolge e dell’evoluzione storico-culturale che ha caratterizzato la storia
del sistema bancario e imprenditoriale.
Inoltre le banche e le imprese, oltre a non essere isolate dal contesto sociale, non sono
isolabili dal contesto competitivo in cui operano. La dimensione delle imprese, l’indice di
mortalità, il loro ciclo di vita, la vita media, il portafoglio clienti, il grado di sofisticatezza
manageriale, la composizione del soggetto economico, la localizzazione geografica, la loro
struttura finanziaria, gli aspetti caratteristici dei settori di appartenenza, le forme legali
d’impresa, gli assetti proprietari e tutte le caratteristiche di impresa, sono tutte variabili che
incidono sulla dinamica della relazione creditizia. Si modificano i bisogni, il potere
contrattuale, le finalità, gli obiettivi e le aspettative riposte nella relazione creditizia e, so-
prattutto, si modifica il grado di incertezza comportamentale relativa al progetto finanziato.
Le medesime osservazioni sono riferibili alle banche, che risentono delle caratteristiche del
sistema finanziario, delle politiche seguite dalle autorità creditizie, della legislazione
esistente e trascorsa, dei modelli istituzionali e organizzativi diffusi, delle possibilità operative concesse, del percorso di sviluppo seguito sia singolarmente che dal sistema.
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Quali le principali difficoltà delle imprese nel
relazionarsi con il sistema bancario?
Ormai da diversi anni stiamo assistendo ad una grande trasformazione del rapporto
impresa-banca.
Questo cambiamento è dettato sia da fattori tecnici (maggiore regolamentazione bancaria),
sia da fattori esogeni (globalizzazione, crisi economica perdurante, per
citare i principali), senza dimenticare una notevole riorganizzazione del sistema bancario
(fusioni).
In particolare, la riorganizzazione ha comportato anche mutamenti nelle relazioni:
sovente è venuto meno il rapporto diretto tra impresa e il proprio referente, a seguito del
trasferimento del potere decisionale verso strumenti più automatici (rating),
accentramento, maggiore turn over.
A tutto questo si è aggiunta una concessione del
credito in modo più selettivo.
Oltre a ciò, si verifica in alcuni casi una dilazione
nei tempi di risposta che costituisce una grossa
criticità per le imprese. Inoltre, sempre più fon-
damentale è divenuta la valutazione – e la validazione – di molti aspetti di natura qualitativa.
Questo è ancora più frequente quando devono
essere avvalorati asset di natura intangibile.
È pertanto evidente quanto una adeguata comunicazione finanziaria assuma sempre
maggiore rilevanza.
Anche il sistema delle imprese deve lavorare in questa direzione e, letteralmente,
accrescere la propria cultura finanziaria: per dialogare meglio con il sistema finanziario ed
evitare dannose asimmetrie informative.
Il nostro sistema da molto tempo ritiene fondamentale questa crescita culturale, e lo ha
dimostrato nei fatti accompagnando l’imprenditore e il suo management nel confronto con
il sistema finanziario, favorendo momenti di confronto tra gli attori coinvolti su questa
tematica (tra gli altri i professionisti), attraverso momenti di confronto e formazione.
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Una richiesta ben documentata consente di
accorciare i tempi?
L’informazione riveste un ruolo centrale nel rapporto banca-impresa. Maggiore è la
trasparenza dei flussi informativi che imprese e banche si scambiano, migliore sarà il
rapporto tra queste due categorie di soggetti, con benefici reciproci, tanto nella fase di
instaurazione dello stesso che nel suo svolgimento.
Dal punto di vista dell’impresa che ha bisogno di finanziare la propria attività aziendale,
l’ottenimento di un prestito bancario in tempi rapidi è un elemento molto importante
e può influire sulle possibilità di cogliere opportunità di mercato che si materializzano
per orizzonti temporali limitati.
Al fine di ridurre i tempi necessari alla banca per lo svolgimento delle operazioni di
istruttoria e, conseguentemente, di erogazione del finanziamento, è importante che la
stessa possa contare su un set informativo completo in merito alla situazione economica
e finanziaria dell’impresa, la cui composizione varierà, principalmente, a seconda della
tipologia di operazione finanziaria che quest’ultima intende realizzare.
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L’informazione riveste un ruolo centrale nel rapporto banca-impresa. Maggiore è la
trasparenza dei flussi informativi che imprese e banche si scambiano, migliore sarà il
rapporto tra queste due categorie di soggetti, con benefici reciproci, tanto nella fase di
instaurazione dello stesso che nel suo svolgimento.
Dal punto di vista dell’impresa che ha bisogno di finanziare la propria attività aziendale,
l’ottenimento di un prestito bancario in tempi rapidi è un elemento molto importante
e può influire sulle possibilità di cogliere opportunità di mercato che si materializzano
per orizzonti temporali limitati.
Al fine di ridurre i tempi necessari alla banca per lo svolgimento delle operazioni di
istruttoria e, conseguentemente, di erogazione del finanziamento, è importante che la
stessa possa contare su un set informativo completo in merito alla situazione economica
e finanziaria dell’impresa, la cui composizione varierà, principalmente, a seconda della
tipologia di operazione finanziaria che quest’ultima intende realizzare.
È dunque altrettanto importante che, innanzitutto, le imprese siano consapevoli della
essenzialità che ha per la banca una chiara e completa informazione e che, in secondo
luogo, le stesse siano messe in grado di rappresentare correttamente la propria situazione
economico-finanziaria al momento della richiesta di un finanziamento.
Con questo obiettivo, l’Associazione Bancaria Italiana, supportata dall’università
Bocconi di Milano, ha definito un “modello di comunicazione finanziaria” che individua,
in relazione a 3 specifiche tipologie di fabbisogni finanziari, l’elenco base delle
informazioni e dei documenti da trasmettere alle banche da parte delle imprese richiedenti
il fido.
Le operazioni finanziarie prese in
considerazione dal modello sono le
seguenti:
1. operazioni di routine e di
finanziamento del circolante;
2. operazioni di finanziamento degli investimenti;
3. operazioni di finanza
straordinaria e di mercato.
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Come influiscono le recenti normative comunitarie
sull’erogazione del credito
Le recenti regole internazionali prevedono dei requisiti minimi di capitale che le banche
devono detenere per poter assorbire le eventuali perdite creditizie. Tali regole portano
ad identificare quanti euro di capitale le banche devono detenere per ogni 100,00
euro di credito erogato.
È previsto che sia rispettato un certo rapporto (storicamente era stato per anni
dell’8% ma con Basilea 3 -come vedremo- tale valore è stato notevolmente aumentato)
tra il Patrimonio di Vigilanza delle banche e un valore denominato risk weighted assets
o RWA, rappresentato, semplificando, dai crediti erogati moltiplicati per dei coefficienti
di ponderazione.
Quindi per 100,00 euro di esposizione, ponderati per esempio al 50%, stante un
requisito dell’8%, la banca deve detenere 4,00 euro di capitale.
Come già in Basilea 2, per la determinazione delle ponderazioni sono previsti metodi
più o meno sofisticati. Il metodo più semplice, denominato Standard, assegna delle
ponderazioni prefissate (dette risk weight o RW) in base ai giudizi espressi sulla singola
controparte dalle società di rating. Al metodo standard si affiancano approcci avanzati
(i così detti metodi IRB - internal rating based), in cui le ponderazioni sono determinate
caso per caso in base ai rating interni che le banche attribuiscono, con modelli validati
dalle Autorità di Vigilanza, alle singole controparti.
Entrambi i metodi, Standard e IRB, prevedono regole di ponderazione diverse per diversi
segmenti (portafogli) di controparti presi in considerazione, ad esempio, persone
fisiche, imprese piccole (che insieme alle persone fisiche costituiscono il portafoglio
retail), imprese medie e grandi (dette corporate), intermediari finanziari, ecc.
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La sensibilizzazione sul tema effettuata dalle delegazioni italiane ha dato i suoi frutti.
Secondo quanto introdotto da Basilea 3: “Le piccole e medie imprese (PMI) sono uno dei
pilastri dell’economia dell’Unione, tenuto conto del ruolo fondamentale da esse svolto nel
creare crescita economica e garantire occupazione. La ripresa e futura crescita dell’econo-
mia dell’Unione dipendono in larga misura dalla disponibilità di capitali e finanziamenti che
permettano alle PMI stabilite nell’Unione di realizzare gli investimenti necessari all’adozione
delle nuove tecnologie e attrezzature occorrenti per accrescerne la competitività. Il numero
limitato di fonti alternative di finanziamento ha reso le PMI stabilite nell’Unione ancora più
sensibili all’impatto della crisi bancaria. Le coperture patrimoniali verso le esposizioni verso
le PMI dovrebbero essere ridotte mediante l’applicazione di un fattore di sostegno”.
La proposta italiana del SME Supporting Factor è stata approvata dal Parlamento
europeo ed è entrata in vigore dal 1.1.2014.
Il fattore di sostegno (posto uguale al 76,19%) porta gli RWA (Risk Weighted Assets) ad un
livello tale per cui, applicando il coefficiente patrimoniale del 10,5%, si ottiene un requisito
patrimoniale equivalente a quello ottenuto applicando il coefficiente patrimoniale
precedente a Basilea 3, ossia l’8%.
L’incremento del costo del capitale, legato alla maggiore componente di capitale di
alta e altissima qualità, non viene sterilizzato.
Sintetizzando l’art. 501 comma 1 e 2 (al quale si rimanda per aspetti di dettaglio), SME
Supporting Factor è applicabile alle esposizioni di imprese che abbiano meno di 50
milioni di fatturato e non siano in stato di default e la cui esposizione complessiva verso
la banca e il gruppo a cui questa appartiene, comprese le esposizioni in stato di default e
considerando anche le esposizioni del gruppo economico cui l’impresa appartiene,
siano inferiori a 1,5 milioni di euro (senza considerare gli eventuali crediti garantiti da
immobili residenziali).
Le banche, inoltre, dovranno segnalare ogni tre mesi alle autorità competenti l’ammontare
totale delle esposizioni verso PMI calcolato conformemente al disposto dell’art. 501.
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Capitolo 2
Rating e Centrale Rischi quali strumenti per migliorare
il rapporto Banca-Impresa
Cosa sono gli Accordi di Basilea?
Il Comitato di Basilea nasce nel lontano 1974, è un organo consultivo e non legislativo, ha
come obiettivo quello di regolamentare la Vigilanza Bancaria per assicurare stabilità al si-
stema finanziario globale.
E’ con Basilea1 nel 1988 che viene richiesto un Requisito patrimoniale minimo. Le ban-
che devono accantonare un 8% a patrimonio dei crediti concessi ai clienti, c’è una ponderazione per prenditore e per garanzia ma non sono previste differenziazioni per il rischio
della stessa tipologia di clientela per esempio.
Dall’1/1/2008 con Basilea 2 Vengono ridefiniti i criteri di calcolo dei requisiti patrimoniali
minimi, riformando la regola dell’8% che tuttavia rimanene invariata, ma mutano le regole
di calcolo del coefficiente di ponderazione, rendendola più sensibile al rischio dei singoli
prestiti e consentendo l’utilizzo di giudizi “RATING” assegnati dalla Banca.
Questo consente agli istituti di assorbire meno capitale in presenza di crediti concessi ad
aziende più solvibili. L’8% di assorbimento viene aumentato o diminuito a seconda della %
di ponderazione in funzione del rischio cliente, a seconda del Rating assegnato.
Vengono introdotti concetti quali PD (Probability of Default) ossia “In che percentuale di
casi il cliente, tra un anno, sarà inadempiente ?” e LGD (Loss Given Default) “Se sarà inadempiente, quale percentuale del prestito andrà persa al netto dei recuperi ?”
Gradatamente tra il 2013 e 2019, poi, alla luce anche dell’attuale Crisi Finanziaria entrerà
a regime Basilea 3, riguarderà unicamente gli operatori finanziari.
Abbiamo visto che con Basilea 2 le Banche accantonano più o meno capitale a seconda
del Rating assegnato all’azienda cliente. E’ evidente che se ho un buon rating sarò un
cliente appetibile, se ho un cattivo rating le banche non faranno la guerra tra di loro per avermi nel loro data base.
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Che cos’è il rating?
Il rating è un indicatore sintetico del rischio della controparte in un intervallo di tempo
definito. Esso valuta la probabilità di default della controparte nell’arco di 12 mesi ed è
un giudizio:


quantitativo: in quanto misura la probabilità (da 0% a 100%) che accada l’evento di default;
significativo: perché è calcolato su fatti economicamente rilevanti e misurabili (ad esempio
i dati contabili della controparte);

oggettivo: perché a parità di dati e algoritmi utilizzati chiunque dovrebbe giungere allo
stesso giudizio sulla qualità creditizia di una controparte;

confrontabile: in quanto riconducibile ad una unica “scala maestra” che consente la comparazione tra le diverse controparti.
In condizioni economiche sfavorevoli come quelle attualmente perduranti le banche
continuano a svolgere l’attività di concessione del credito e questo le espone sempre
maggiormente al rischio di credito.
La strada indicata per differenziare le imprese è proprio quella del rating: a differenti
classi di rating corrisponde un diverso requisito in termini di capitale da allocare (a
differenza delle ponderazioni fisse previste dal modello standard).
Il rischio viene misurato attraverso la “perdita attesa” che rappresenta la perdita
media che la banca si aspetta di osservare nel suo portafoglio crediti ad un anno.
La perdita attesa risulta il prodotto di 3 fattori che sono:

la probabilità di default (PD), ossia la probabilità che una controparte passi allo stato di default entro un orizzonte temporale di un anno;

il tasso di perdita in caso di default (LGD), ossia il valore atteso del rapporto, espresso in
termini percentuali, tra la perdita a causa del default e l’importo dell’esposizione al momento del default;

l’esposizione al momento del default (EAD), ossia il valore delle attività di rischio per cassa
e fuori bilancio che si presuppone essere pari all’accordato nel momento del default.
Ad ogni PD è associato un rating. Le classi di rating sono ordinate su una scala
maestra in funzione del rischio creditizio. Passando da una classe meno rischiosa ad una
più rischiosa, la probabilità che i debitori risultino in default è crescente. Alle controparti
in default viene attribuito un rating convenzionale a cui è corrisponde una PD
pari al 100%.
L’accordo di Basilea sul capitale ha stabilito, per le banche che vogliono avvalersi di
sistemi basati sull’utilizzo di rating interni, che la clientela venga suddivisa in segmenti
regolamentari identificati in base a criteri oggettivi.
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Logiche di valutazione del merito creditizio per
una comunicazione efficace banca-impresa e
strumenti di mitigazione del rischio
Perché banca e impresa hanno entrambe sentito il bisogno di un nuovo tipo di
comunicazione?
Da più parti si sente invocare da tempo un nuovo rapporto banca-impresa, vale a dire tornare
a fare banca come una volta, dove ci si conosceva maggiormente, le relazioni erano più strette e soprattutto erano condotte in loco, sul territorio, dove i clienti diventano persone e i con-
tratti diventano relazioni.
Le banche dovrebbero essere “piccole e vicine” per ascoltare, “grandi” per rispondere e in questo senso va parte della riorganizzazione effettuata dal sistema bancario negli ultimi anni.
Le banche sono intermediari finanziari e allocatrici di una risorsa importante che è la liquidità,
un bene molto prezioso, un bene limitato, come abbiamo imparato negli ultimi tempi.
A causa delle peculiarità del mondo imprenditoriale italiano, le banche sono il partner
finanziario primario per le imprese italiane, poiché la ridotta dimensione aziendale (il 94% delle
imprese ha meno di 10 addetti) impedisce loro l’accesso al mercato dei capitali.
In secondo luogo vi è un’altra caratteristica delle imprese italiane, e precisamente la scarsa
patrimonializzazione che determina come conseguenza la totale dipendenza delle imprese
italiane dal sistema bancario (dovuto alla loro caratteristica dimensionale che impedisce loro
di accedere al mercato dei capitali come avviene in Europa e in USA).
Da ciò consegue che le banche italiane, partner finanziario di riferimento delle aziende italiane,
hanno effettuato nel corso degli anni impieghi per un importo pari al 120% della loro raccolta.
Situazione solo italiana, dovuta anche al fatto che in Italia vi è da finan-
ziare il cosiddetto circolante, dovuto alla forbice sfavorevole tra incassi e
pagamenti. Questo fattore è un comune nemico di banche e imprese e
danneggia tutti in uguale misura. Le banche pertanto hanno dovuto ricorrere a loro volta a prestiti internazionali e quando, a metà 2011, gli
investitori stranieri sono scomparsi dall’Europa, portando via parte della
provvista interbancaria estera che le banche italiane facevano, le banche
si sono ritrovate in sensibile difficoltà avendo da fronteggiare scadenze
importanti e rimborsi.
Solo i provvedimenti adottati da BCE a fine 2011 con il rifinanziamento
delle banche hanno evitato che le difficoltà di raccolta del sistema ban-
cario potessero avere conseguenze più devastanti con maggiore contrazione del credito.
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Le imprese italiane , spesso piccole, spesso poco capitalizzate, hanno avuto pesanti
contraccolpi dalla crisi a partire dal 2008. Gli imprenditori hanno dovuto spesso fare uno
sforzo culturale, fornendo maggiori informazioni, evitando di cadere nella asimmetria
informativa che tante volte ha compromesso e osteggiato il rapporto banca impresa.
Gli imprenditori hanno iniziato/ripreso a pianificare, a comprendere che dovevano occuparsi
maggiormente della parte finanziaria. Anche la crescita va pianificata e, a maggior ragione,
l’uscita da una crisi.
Non è stato semplice lo sforzo che gli imprenditori hanno dovuto compiere.
A volte la funzione finanziaria in azienda è stata ridotta alla gestione della negoziazione con le
banche delle migliori condizioni e spread. Spesso si è trascurato di pianificare correttamente
gli aspetti finanziari e patrimoniali di una crescita, limitandosi a
predisporre dei budget
economici, ma senza pensare all’armonia della struttura a monte, al corretto finanziamento di
ogni investimento.
Accomunati dalla necessità di fronteggiare il grave periodo di crisi con i minori danni possibili,
ecco che banca e impresa hanno dovuto imparare a comunicare in modo da comprendersi
vicendevolmente con immediatezza.
Entrambi gli attori, banche e imprese, hanno imparato
a modificare il loro approccio:

alle imprese viene richiesto una crescita nella ca-
pacità di autovalutazione, pianificazione e controllo;

alle banche viene richiesto di non limitarsi all’analisi del presente e di saper comprendere se l’im-
prenditore sia in possesso di una visione prospettica che gli permetta di attuare i necessari correttivi per rilanciare la propria l’impresa.
La crisi ha portato alcuni benefici, spingendo banche e imprese a cercare una nuova via di co-
municazione per capire se nonostante le difficoltà, l’impresa fosse ancora meritevole di essere
sostenuta, dandole così la possibilità di traghettarsi fuori dalla crisi.
Si è lavorato per affinare la capacità di riconoscere il merito di credito in una congiuntura
difficile: questo vuol dire essere “preparati” in tempi di crisi. Le banche hanno imparato ad ampliare la loro visione di breve o brevissimo periodo, e a pensare anche al sostegno dell’impresa
nel tempo – dal sostegno giusto concesso oggi all’impresa perverrà la gestione futura.
Con uno scenario simile, ancora dominato da poche certezze, è di immediata evidenza che il
rapporto banca impresa potrà trarre i suoi maggiori benefici dalla presenza di una estrema
trasparenza e collaborazione da entrambe le parti.
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Capitolo 3
Merito creditizio e rapporto banca impresa
Il rating è fondamentale nella valutazione del merito creditizio di un’impresa. Per questo
avere una comunicazione finanziaria coerente, gestita e controllata è fondamentale per ottenere un ottimo rapporto banca-impresa.
Mai come negli ultimi anni il rapporto banca impresa è diventato fondamentale. Negli ultimi
anni gli istituti bancari hanno radicalmente modificato il loro approccio al mercato, limitando
il numero dei finanziamenti concessi, a favore dei soli progetti di investimento meritevoli. In
questo contesto il ruolo dell’impresa e dei suoi consulenti è fondamentale: l’arma a disposizione è quella della lettura del merito creditizio.
Di seguito, senza alcuna pretesa di esaustività, ci siamo posti l’obiettivo di andare ad analizzare i metodi utilizzati dalle banche per la valutazione del merito creditizio di un impresa.
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Informativa esterna e sistema bancario
Il primo passo necessario da compiere per le imprese è quello di considerare la trasparenza
informativa come elemento di negoziazione con le banche. Infatti, una comunicazione
finanziaria coerente, gestita e controllata permette quindi di migliorare:

il controllo della gestione finanziaria;

l’accesso al credito;

l’immagine aziendale.
Per le imprese, quindi, adottare un nuovo modo di relazionarsi nei confronti delle banche è
indispensabile per l’ottenimento di linee di credito, funzionali allo svolgimento della propria
attività. L’impresa deve essere in grado di fornire alla banca informazioni adeguate,
tempestive, attendibili, strutturate e periodicamente aggiornate sulla propria posizione
economico finanziaria e sulla conseguente capacità di generare flussi di liquidità sufficienti a
rimborsare il credito ottenuto.
Il grado di rischio del debitore
Il primo elemento che l’istituto bancario è chiamato a valutare al momento di valutare il merito
creditizio dell’azienda cliente è il grado di rischio dell’impresa. Il grado di rischio rappresenta la
valutazione delle possibilità che l’impresa ha di rimborsare l’investimento effettuato dalle banca,
e quindi, l’onerosità del debito. Per determinare il grado di rischio dell’impresa le banche adotta-
no il sistema di “rating“, ovvero un criterio che consente loro di classificare le imprese attraverso
l’analisi di una serie di parametri qualitativi, quantitativi e storici, e dare un giudizio sulla capacità
della stessa di sostenere l’indebitamento bancario.
Quali sono le informazioni determinanti per la determinazione della probabilità di default?
QUANTITATIVE/STORICHE
QUALITATIVE/
PROSPETTICHE
Informazioni economico
Strategie/Piani industriali/
Dati Contabili
Dati extra contabili
finanziarie
Mercato/Management
ANDAMENTALI
Gestione delle linee di credito
Centrale Rischi
Tutti questi elementi vengono parametrati e “pesati” in modo diverso a seconda delle dimensioni
dell’impresa, assieme all’eventuale ricorso a “garanzie“.
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L’analisi dei dati contabili
Per determinare il rating bancario l’istituto di credito parte dall’analisi dei dati contabili e dalla
documentazione fiscale di riferimento dell’impresa. Di seguito vi proponiamo un elenco dei
documenti che le banche utilizzano per la valutazione del merito creditizio dell’impresa:
Società di capitali che redigono il bilancio in forma ordinaria:

Bilancio di esercizio depositato;

Bozza di bilancio;

Situazione infrannuale;

Atto costitutivo;
Società di capitali che redigono il bilancio in forma abbreviata:





Bilancio di esercizio depositato;
Bozza di bilancio;
Situazione infrannuale;
Atto costitutivo;
No relazione sulla gestione;
Società di persone e imprenditori individuali in contabilità ordinaria:



Modello Unico società persone/persone fisiche;
Situazione contabile e conto economico;
Atto costitutivo;
Società di persone e imprenditori individuali in contabilità semplificata:



Modello Unico società persone/persone fisiche;
Situazione contabile e conto economico;
Atto costitutivo.
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Analisi delle performance d’impresa
L’obiettivo della banca, una volta raccolti i dati contabili, è l’analisi delle performance dell’impresa. In particolare l’analisi si concentra sulla posizione:

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
Finanziaria – Rendiconto finanziario;
Patrimoniale – Stato patrimoniale riclassificato;
Economica – Conto economico riclassificato dell’impresa.
Per questo motivo, conoscere questi elementi può fare la differenza quando un’impresa si
presenta di fronte ad un istituto di credito per chiedere una linea di credito. Di seguito andremo ad analizzare le modalità di riclassificazione del bilancio da parte delle banche.
Stato patrimoniale nel merito creditizio – La riclassificazione dello stato patrimoniale ha come obiettivo la riesposizione dei dati di bilancio affinché gli stessi siano utili per gli scopi
dell’analisi per indici. In pratica le banche per valutare il rating vanno a dettagliare determinate
voci di bilancio affinché si possa effettuare una corretta valutazione delle performance. In particolare le voci da tenere in considerazione sono:
Crediti verso soci – Si tratta delle voci “prelievo c/utili” nelle società di persone, e “crediti ver-
so soci per versamenti ancora dovuti“, per le società di capitali. Queste voci, non trattandosi di
credito monetizzabile, vengono portare a diretta diminuzione del patrimonio netto. In questo
modo il capitale sociale, diventa il capitale effettivamente versato da parte dei soci.
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Crediti – Particolare attenzione deve essere prestata alla circolazione cambiaria: stiamo par-
lando dei c.d. “crediti auto-liquidanti“, come Ri.Ba. e SBF. L’obiettivo della banca in questo ca-
so è verificare la corretta registrazione di queste particolari poste. Per questo viene effettuata
la quadratura del conto con l’utilizzato degli auto-liquidanti riportato dalla centrale rischi. In
caso di non quadratura vi sarà un incremento dei crediti commerciali o un incremento dei debiti finanziari a breve.
Ratei e risconti – Anche in questo caso le banche effettuano una riclassifica. I risconti attivi
pluriennali (es. maxi-canone di leasing), vengono riclassificati nelle immobilizzazioni immateriali, mentre i riscontri passivi pluriennali (es. i contributi in conto capitale), vengono riclassificati nelle passività consolidate.
Dividendi – Sui dividendi deliberati viene effettuata una particolare riclassifica: non vengono
considerati dall’interno del patrimonio netto, ma vengono riclassificati tra le passività correnti,
trattandosi di un esborso finanziario che sarà sicuramente dovuto entro i successivi 12 mesi,
in quanto la distribuzione è già stata deliberata dall’assemblea dei soci.
L’analisi finanziaria nel merito creditizio – Come sappiamo ogni impresa mira a raggiungere
l’equilibrio finanziario, ovvero, il flusso delle entrate che è costantemente in grado di fare
fronte al flusso delle uscite. In pratica l’equilibrio finanziario si raggiunge attraverso un’accurata correlazione tra finanziamenti e investimenti. Lo strumento principale per valutare l’equili-
brio finanziario e la capacità di generare flussi di cassa positivi di un impresa è sicuramente il
rendiconto finanziario. Attraverso questo strumento la banca può arrivare ad analizzare i
punti che per lei sono fondamentali, ovvero: la politica degli investimenti, la politica dei finanziamenti e le aree critiche in grado di assorbire maggiormente ricchezza nella gestione
dell’impresa.
Particolarmente importante è l’indice di indipendenza finanziaria (patrimonio netto/capitale
acquisito). Tale valore assume importanza in quanto rappresenta in percentuale quanto i soci
hanno finanziato in percentuale l’impresa, e quindi quanto è possibile per la banca intervenire
nel finanziamento di impresa.
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La situazione economica nel merito creditizio – Il flusso dei ricavi originati dalla vendita di
beni e servizi è durevolmente in grado di fronteggiare il flusso dei costi derivanti dall’acquisizione dei fattori della produzione, garantendo un adeguata remunerazione anche ai fattori
produttivi e ai soci. Se questa equazione è rispettata l’azienda per il sistema bancario rispetta
l’equilibrio economico. Anche in questo caso l’obiettivo è quello di andare a dettagliare le voci
di bilancio per consentire una corretta valutazione delle performance. In particolare le voci da
tenere in considerazione sono:

Altri ricavi – in molti casi i contributi in conto esercizio costituiscono una componente im-
portante per la sostenibilità economica del business aziendale.

Oneri diversi di gestione – è importante per l’impresa evidenziare analiticamente le voci
inserite negli oneri diversi di gestione, in quanto per gli istituti bancari alcune voci sono tipiche
dell’attività “core” dell’impresa.

Compensi amministratori – il compenso agli amministratori per gli istituti di credito è un
costo che non rientra nell’attività caratteristica. Per questo motivo, indicare correttamente
nella voce dei costi per servizi, l’importo dei compensi agli amministratori può essere utile per
rettificare un costo operativo, e quindi contribuire a far raggiungere all’impresa una redditività
dell’area operativa maggiore, e quindi anche un rating più alto.
Fiscalità differita – la fiscalità differita rappresenta un costo non monetario. Molto spesso le
imprese tendono a non dettagliare la voce 22 del conto economico destinata alle imposte. Un
corretto dettaglio della voce consente all’istituto di credito di riclassificare questa voce, e non
considerarla nella costruzione del rendiconto finanziario, in quanto componente non monetario di reddito. Pertanto, tale voce non confluirà nella determinazione del cash flow.
Nell’analisi economica l’indicatore più significativo per il sistema bancario, nella determinazione del merito creditizio è il margine operativo lordo (MOL). Il MOL è così determinato:
RICAVI NETTI – VOCI B6), B7), B8) E B9) DEL CONTO ECONOMICO = MOL (EBITDA)
Tale indicatore assume particolare rilievo in quanto è calcolato al netto della remunerazione
del fattore produttivo lavoro, non è influenzato dalle politiche di bilancio sugli ammortamenti,
ed è un valido indicatore che approssima il cash flow operativo.
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Informazioni qualitative nel merito creditizio
Oltre ai dati contabili vi sono anche altre informazioni che gli istituti di credito utilizzano per la
determinazione del rischio di default dell’impresa. Si tratta di informazioni di tipo qualitativo
che la banca raccoglie da interviste dirette con l’imprenditore. Si tratta di tutte quelle informazioni che riguardano l’impresa nel suo complesso: il mercato, la segmentazione, le strategie di
business, il settore, i concorrenti, la domanda, ecc. Classici esempi possono essere, la valutazione sul mercato, sulla domanda, sul portafoglio prodotti dell’impresa. Solitamente, questo
tipo di analisi viene fatta dalla banca sotto forma di questionario a risposta chiusa dove vi sono alcune scelte obbligate a cui rispondere.
Per quanto riguarda i dati qualitativi, particolare importanza assumono i rapporti dell’impresa
con i mercati esteri. Avere un fatturato export in aumento nel trend degli ultimi anni è sicuramente un segnale positivo nella valutazione del rating. Per questo motivo, quando l’impresa
ha ottimi risultati con l’estero, dovrebbe essere buona cura inserire queste informazioni in nota integrativa, o nella relazione sulla gestione.
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Informazioni storiche nel merito creditizio
L’ultimo aspetto su cui si focalizza l’analisi del rating bancario sono le informazioni storiche. Si
tratta delle informazioni ricavabili dalla centrale rischi, ovvero un sistema informativo gestito
dalla Banca d’Italia, che raccoglie le informazioni fornite dalle altre banche e da società
finanziarie sui crediti che concedono ai loro clienti. Per le banche accedere alla centrale rischi è
molto semplice, ma la stessa facilità di reperimento delle informazioni è ottenibile anche dalle
imprese . E’ sufficiente presentare un’apposita domanda. In poche ore è possibile ottenere un
prospetto sintetico, e un prospetto analitico (dettaglio delle varie linee di credito nei confronti
dei diversi intermediari).
Per quanto riguarda le informazioni ricavabili dalla centrale rischi, l’istituto di credito andrà ad
analizzare soprattutto l’accordato a revoca a breve termine: si tratta dei fidi a breve e di tutte
le fonti utilizzate come elasticità di cassa. Naturalmente avere i fidi a revoca al massimo
accordato, per periodi medio lunghi, non sarà certo valutato in maniera positiva, poichè significa che buona parte del fido accordato non serve per finanziare l’elasticità di cassa, ma piut-
tosto per finanziare gli investimenti a medio lungo termine. Questo rappresenta un indicatore
negativo per l’impresa che viene sottoposta a rating. Per questo motivo un’analisi preventiva
dei risultati della centrale rischi può essere opportuno per intervenire prontamente, prima del
sistema bancario, quando si riscontrano queste criticità.
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Agevolazioni fiscali
Agevolazioni fiscali per gli investimenti e la crisi
d’impresa
Da una recente ricerca condotta da Confcommercio in collaborazione con il Centro Europa
ricerche sono emersi dati, se non sorprendenti sicuramente sconfortanti, sull’ andamento
crescente della pressione fiscale in Italia dall’inizio dal 2008 ad oggi, nonostante la piu
grave recessione che l’economia italiana abbia mai vissuto subendo una perdita di prodotto di oltre 127 miliardi di euro e un calo dell’ occupazione superiore a 1,7 milioni di unita.
Infatti l’unica variabile in controtendenza che ha fatto registrare un trend continuo di crescita (sotto ogni governo di ogni appartenenza politica) e stata la pressione fiscale, mostrandosi come totalmente anelastica alle variazioni del PIL.
Nell’attuale situazione di grave crisi economica, l’asimmetria tra il trend del PIL e i livelli di
imposizione fiscale e attribuibile a due fenomeni che hanno in comune l¡¦aumento
tendenziale della pressione fiscale:

il primo elemento e rappresentato dalle manovre correttive di finanza pubblica che, dal
lato delle entrate, hanno contrastato la flessione ciclica del gettito;

il secondo elemento e il continuo aumento delle tasse locali, chiara espressione di un
federalismo fiscale incompiuto che si e sovrapposto, si direbbe in maniera
schizofrenica guardando i recenti provvedimenti, al sistema fiscale nazionale.
È di tutta evidenza (e accettato anche dagli studiosi che propongono le soluzioni meno
convenzionali per uscire dal tunnel della recessione) che le leve su cui occorre agire
congiuntamente sono le seguenti:

la leva fiscale e quindi un sostegno dalle manovre di finanza pubblica che non creino
effetti depressivi sul lato sia della domanda sia dell’offerta;

la leva bancaria: gli effetti di una scarsa disponibilità del “credito” sull’economia reale
sono stati indubbiamente rilevanti; la mancanza di finanziamenti influenza, infatti, le
decisioni d’investimento e di consumo prolungando e amplificando le ripercussioni
negative della crisi finanziaria sull’economia reale;

le riforme strutturali, in particolare nell’ambito del mercato del lavoro, della giustizia
civile e sul fronte della concorrenza.
26
Il legislatore italiano ha fatto spesso ricorso allo strumento della cosiddetta “leva fiscale” per
incentivare la crescita economica, talvolta prevedendo benefici fiscali a favore di atti di inve-
stimento o di consumo, talaltra prevedendo una “fiscalità di sistema” finalizzata a favorire un
riequilibrio della struttura finanziaria delle imprese o, meglio, ad agevolarne il rafforzamento
patrimoniale e ad ampliare il ricorso al capitale di rischio.
Nei recenti provvedimenti del governo si segnalano le seguenti misure agevolative:



credito d’imposta per gli investimenti ;
la nuova Sabatini per l’acquisto di beni strumentali;
le agevolazioni finalizzate alla tutela del patrimonio culturale e al rilancio del turismo e le
agevolazioni per il settore alberghiero.
27
Conclusioni
Il riconoscimento dell’importanza di un adeguato rapporto “banca-impresa” ha
costantemente ricoperto un ruolo di centralità nella definizione dei piani
strategici degli Istituti di credito. Le imprese bancarie italiane, negli ultimi anni,
hanno modificato con rapidità ed efficienza il proprio modello organizzativo e di
offerta nei confronti del mondo imprenditoriale adeguandolo alle mutevoli
esigenze delle imprese, specie quelle di piccole e medie dimensioni.
Dall’altro lato, le PMI si stanno strutturando sempre di più per comunicare in
modo trasparente e coerente la propria realtà economica e finanziaria anche
grazie ai soggetti che intervengono a mitigare le asimmetrie informative presenti.
Durante questi anni di crisi il rapporto banche imprese non si è attenuato, così
come il legame tra banche e territorio. Quest’ultimo è anche il cuore ispiratore di
questo ebook e pone l’accento sulla profonda vicinanza delle banche all’impresa
e come esse rappresentino un tutt’uno con il tessuto imprenditoriale locale.
Forti spinte al cambiamento provengono infatti
dall’evoluzione delle tecnologie dell’informazione e
della comunicazione. Questa evoluzione costituisce il
terreno fertile su cui si sviluppano varie iniziative tese
a modificare, fare evolvere, rendere più efficiente e
ampliare la sfera dei servizi finanziari. Il sole 24 Ore
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Allegato: Il barometro CRIF
Richieste di nuovi crediti :
I trimestre 2016 vs i trimestre 2015:
+ 5,2%
Andamento delle richieste di nuovi
crediti 2009—2016 ponderate sui
giorni lavorativi
Importo medio richiesto:
I trimestre 2016
79.899 €
Fascia di importo
richiesto:
Richieste di nuovi crediti
e rivalutazioni da parte
delle imprese individuali:
I trimestre 2016 vs i trimestre 2015:
+ 2,9%
Fonte: EURISC II Sistema
di Informazioni Creditizie
di CRIF che raccoglie i dati
relativi ad oltre 78 milioni
di posizioni creditizie
Richieste di nuovi crediti
e rivalutazioni da parte
delle società:
I trimestre 2016 vs i trimestre 2015:
+ 6,8 %
I trimestre 2016
I trimestre 2016
€ 32.764
€ 107.202
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Allegato: Il bollettino economico
Rallentano le economie emergenti
Negli Stati Uniti e negli altri paesi avanzati l’espansione prosegue, mentre le economie emer-
genti restano un elemento di rischio per la crescita mondiale. In Cina si sono allontanati i timori
di un hard landing, ma continua il rallentamento dell’economia. Il calo del prezzo del petrolio
non si è tradotto in un rafforzamento dell’attività globale. L’FMI e l’OCSE hanno rivisto al ribasso le previsioni sulla crescita e sul commercio internazionale. Si è accentuato il carattere
espansivo delle politiche monetarie nei paesi avanzati.
Le borse risentono di incertezze sulla crescita e sugli orientamenti della regolamentazione
bancaria
Nei primi mesi dell’anno i timori sulla crescita globale hanno determinato forti cali dei corsi sui
mercati finanziari internazionali, in parte poi riassorbiti. Nell’area dell’euro è stato particolar-
mente sfavorevole l’andamento dei titoli bancari, che ha interessato tutta l’area, ma soprattutto la Germania e l’Italia; è aumentata l’attenzione dei mercati alla qualità del credito, anche a
seguito di incertezze degli operatori sugli orientamenti della regolamentazione.
Le misure adottate dal Consiglio direttivo della BCE…
Nell’area dell’euro continua la crescita, ma si sono accentuati i rischi associati all’andamento
della domanda estera e all’incertezza della situazione geopolitica; l’inflazione si è attestata su
valori nulli, riflettendo anche gli ampi margini di forza lavoro inutilizzata. Il Consiglio direttivo
della BCE ha adottato un pacchetto di misure espansive, più cospicuo di quanto atteso dagli
osservatori, costituito da un ampliamento della dimensione e della composizione degli acquisti
di titoli, da un’ulteriore riduzione dei tassi ufficiali e da nuove misure di rifinanziamento delle
banche a condizioni eccezionalmente favorevoli.
…possono sostenere l’attività economica mediante diversi canali
Dopo l’annuncio delle nuove misure, le condizioni monetarie e finanziarie sono divenute più
espansive: i rendimenti dei titoli pubblici e privati sono diminuiti, i premi al rischio si sono ridotti, i corsi azionari si sono rafforzati; si è invece apprezzato l’euro. Nel complesso le misure
adottate possono sostenere l’attività economica attraverso molti canali: favorendo l’afflusso di
credito all’economia e riducendone l’onere; garantendo certezza su disponibilità e costo della
raccolta bancaria; abbattendo il costo del capitale per le imprese; rafforzando il valore della ricchezza finanziaria e reale delle famiglie; stimolando il mercato immobiliare. Il sostegno all’atti-
vità economica e all’occupazione è presupposto necessario per il ritorno dell’inflazione su livelli
compatibili con la stabilità dei prezzi.
Bollettino Economico aprile 2016 banca d’Italia
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In Italia la ripresa prosegue...
In Italia nell’ultimo trimestre del 2015 è proseguita, anche se a ritmi più contenuti, la ripresa
ciclica, sospinta dal consolidamento dei consumi e dall’accelerazione degli investimenti. Gli indicatori più recenti segnalano che nei primi mesi di quest’anno l’attività economica avrebbe
beneficiato del riavvio della manifattura, cui si sarebbe aggiunto il consolidamento della ripresa
nel settore dei servizi e nel comparto edile. Le imprese rimangono ottimiste sulle prospettive
dei prossimi mesi, pur con alcuni segnali di cautela. Secondo nostre valutazioni nel primo tri-
mestre del 2016 la crescita sarebbe stata ancora moderata, ma lievemente superiore rispetto
ai tre mesi precedenti.
...ma le prospettive per le esportazioni sono più incerte
Al contempo le prospettive della domanda estera risentono anche in Italia dell’acuirsi dell’in-
certezza sull’andamento del commercio mondiale. Il calo delle vendite sui mercati extra UE nei
primi mesi dell’anno potrebbe ripercuotersi sui piani di investimento delle imprese, pur sostenuti dall’impatto positivo degli incentivi temporanei disposti dall’ultima legge di stabilità.
Gli analisti hanno rivisto le previsioni sul 2016
Sulla base degli andamenti registrati nell’ultimo trimestre del 2015, meno favorevoli del previ-
sto, le principali istituzioni e gli analisti hanno corretto marginalmente al ribasso, di alcuni decimi di punto, le stime di crescita del nostro paese per il 2016 (ora valutate dalla maggior parte
dei previsori tra l’1,0 e l’1,2 per cento); sono rimaste pressoché invariate quelle per il 2017.
I miglioramenti nel mercato del lavoro sono stati rilevanti
I dati definitivi indicano un miglioramento dell’occupazione nel 2015 superiore alle nostre previsioni di un anno fa (0,8 per cento, contro una previsione di 0,5 nel gennaio 2015), pur in pre-
senza di una parziale correzione nei primi mesi di quest’anno in occasione della riduzione degli
sgravi contributivi. L’andamento dell’occupazione ha riflesso sia la ripresa dell’attività econo-
mica sia i provvedimenti adottati dal Governo. Vi è evidenza che la nuova disciplina dei rapporti
di lavoro e, in misura più ampia, gli sgravi contributivi abbiano stimolato una ricomposizione
delle assunzioni a favore di contratti a tempo indeterminato e un’espansione dei livelli occupa-
zionali complessivi. Resta tuttavia ancora elevata la disoccupazione, soprattutto quella giovanile.
Bollettino Economico aprile 2016 banca d’Italia
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L’inflazione negativa riflette anche la debole domanda aggregata
L’inflazione è tornata negativa. Vi ha contribuito la decisa flessione dei prezzi dei beni energetici, ma anche il permanere dell’inflazione di fondo su valori storicamente molto bassi. Secondo
le aspettative di famiglie e imprese la dinamica dei prezzi si manterrà molto contenuta anche
nella parte restante dell’anno. In Italia e nell’area dell’euro la debolezza dei prezzi e dei salari
risente in misura non trascurabile degli ancora ampi margini di capacità produttiva e di forza
lavoro inutilizzati.
Il credito migliora gradualmente; aumentano i depositi delle banche
Prosegue la ripresa graduale del credito, favorita dal contributo espansivo delle misure di poli-
tica monetaria; i prestiti alle imprese manifatturiere crescono a tassi superiori al 3 per cento;
restano in flessione quelli al settore delle costruzioni e alle società di minore dimensione. Per il
sistema bancario nel suo insieme la raccolta non ha risentito delle recenti tensioni finanziarie:
l’aumento dei depositi e l’espansione della raccolta interbancaria sull’estero hanno più che
compensato la riduzione delle obbligazioni.
Le consistenze ancora elevate di attività deteriorate comprimono la capacità reddituale delle
banche e possono porre un vincolo all’erogazione di nuovi finanziamenti; tuttavia, con il proseguire della ripresa, si rafforzano i segnali di miglioramento della qualità del credito. Nel quarto
trimestre del 2015 il flusso di nuovi prestiti deteriorati è ulteriormente diminuito, continuando
la tendenza in atto da circa un anno; inoltre, sulla base di dati preliminari, per la prima volta
dall’inizio della crisi finanziaria il valore assoluto dei prestiti deteriorati si è lievemente ridotto e
la loro quota sul totale dei finanziamenti ha smesso di crescere. Lo schema di garanzia pubblica per la cartolarizzazione delle sofferenze può agevolarne una più rapida dismissione. All’ini-
zio di aprile è stata resa nota la costituzione di un fondo di investimento privato volto a soste-
nere futuri aumenti di capitale da parte di banche e a contribuire alla dismissione dei crediti deteriorati attualmente nei bilanci degli intermediari italiani.
Bollettino Economico aprile 2016 banca d’Italia
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Il Governo ha presentato il Documento di economia e finanza 2016
Nel 2015 l’incidenza dell’indebitamento netto sul prodotto è diminuita di quasi mezzo punto
percentuale, al 2,6 per cento. Nei programmi del Governo presentati nel Documento di econo-
mia e finanza 2016 essa si ridurrebbe al 2,3 per cento quest’anno e all’1,8 per cento nel 2017;
al netto degli effetti del ciclo economico e delle misure una tantum, aumenterebbe di 0,7 punti
percentuali nel 2016 per poi ridursi di 0,1 nel 2017. Il rapporto tra il debito pubblico e il prodotto inizierebbe a diminuire quest’anno, sebbene a una velocità più contenuta di quanto pro-
grammato in autunno. La posizione di bilancio dell’Italia sarà valutata dalla Commissione europea dopo l’aggiornamento delle sue previsioni atteso per il prossimo maggio.
Resta necessario il consolidamento della crescita
Condizione necessaria per un ritorno durevole dell’inflazione su livelli coerenti con l’obiettivo
della stabilità dei prezzi, nell’area dell’euro e in Italia, è un riassorbimento della capacità pro-
duttiva inutilizzata e della disoccupazione. Il consolidamento della crescita è fondamentale anche per contrastare l’avvio di spirali negative tra gli andamenti del mercato azionario e del credito, accelerare il riassorbimento dei crediti deteriorati del sistema bancario, assicurare il pro-
seguimento della riduzione del rapporto fra debito pubblico e prodotto. L’impulso proveniente
dalle misure di stimolo monetario continuerà a fornire sostegno all’attività economica e ai
prezzi fino a quando sarà necessario; resta essenziale che a questo obiettivo contribuiscano
tutte le politiche economiche.
Bollettino Economico aprile 2016 banca d’Italia
33
Il
Credit
Passport
capitolo 2
Credit Data Research in partnership con Eurocons
Credit Passport è il più completo sistema di verifica del rischio di credito per le PMI. Cre-
dit Passport utilizza una tecnologia d’avanguardia risultante dell’esperienza pluriennale di analisti di credito di altissimo livello proveniente da Credit Data Research e Moody’s Analytics.
Il report Credit Passport è generato dalla combinazione di due algoritmi statistici. Gli algoritmi
utilizzano dati di due tipi: 1) finanziari, provenienti dal bilancio dell’azienda, indicatori della solidità a medio termine dell’azienda e 2) di tipo comportamentale, provenienti dalla Centrale Ri-
schi di Banca d’Italia, il più completo database concernente tutte le transazioni creditizie verso
il sistema bancario e finanziario Italiano. I dati comportamentali sono uno strumento di analisi
sul breve periodo molto affidabile. L’unione delle analisi comportamentali e finanziarie fanno di
Credit Passport uno strumento unico in termini di affidabilità, trasparenza e potere predittivo.
Le categorie di rischio di Credit Passport sono 7 variando da “A++” ad “E”. Il numero delle categorie e la loro componente cromatica le rendono di facile lettura identificando chiaramente il
rischio di credito associato ad una azienda. Una tavola di mappatura fornisce inoltre un’interpretazione delle categorie da un punto di vista numerico e di Rating standard.
34
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