F.A.Q. SICUREZZA SUL LAVORO IN AGRICOLTURA

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F.A.Q. SICUREZZA SUL LAVORO IN AGRICOLTURA
F.A.Q. SICUREZZA SUL LAVORO IN AGRICOLTURA
NORMATIVE APPLICABILI
Quali sono le normative relative alla sicurezza del lavoro?
S
ono in particolare tutte quelle contenute all’interno del cosiddetto “Testo Unico” emanate con
Decreto Legislativo 09 aprile 2008 n. 81 e successivamente modificate ed integrate con Legge 07
luglio 2009 n. 106 e Decreto Legislativo 03 agosto 2009 n. 106.
Verso chi si rivolgono le normative relative alla sicurezza del lavoro?
I
n prima battuta a tutti i lavoratori e lavoratrici, subordinati e autonomi, nonché ai soggetti ad essi
equiparati (ad esempio “stagisti”, apprendisti, allievi di istituti e tirocinanti avviati presso le aziende
per agevolarne le scelte professionali, lavoratori stagionali ivi compresi quelli titolari di “voucher”,
ecc.). Per quanto riguarda le imprese familiari vale quanto previsto dall’art. 21.
Quali sono gli obblighi specifici di un’impresa con dipendenti?
T
utti quelli derivanti dall’applicazione integrale del D.Lgs. 81/08.
Cosa si intende per impresa familiare?
S
econdo quanto si legge nell’articolo 230-bis del Codice Civile, si intende come familiare il
coniuge, i parenti entro il terzo grado, gli affini entro il secondo. Quindi per impresa familiare si
intende quella cui collaborano il coniuge, i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo.
Sono parenti in linea retta le persone di cui l'una discende dall'altra (ad esempio nonno e nipote); in
linea collaterale quelle che, pur avendo uno stipite comune, non discendono l'una dall'altra (ad
esempio zio e nipote). Nella linea retta si computano altrettanti gradi quante sono le generazioni,
escluso lo stipite. Nella linea collaterale i gradi si computano dalle generazioni, salendo da uno dei
parenti fino allo stipite comune e da questo discendendo all'altro parente, sempre restando escluso
lo stipite.
Alcuni esempi:
il padre, la madre e i figli sono parenti di primo grado;
i nonni, i nipoti (figli dei figli) e i fratelli sono parenti di secondo grado;
i bisnonni, i pronipoti, gli zii e i nipoti (figli di fratelli) sono parenti di terzo grado;
i cosiddetti “cugini primi” sono, quindi, parenti di quarto grado.
L'affinità è il vincolo tra un coniuge e i parenti dell'altro coniuge (ad esempio suoceri, cognati,
generi). Nella linea e nel grado in cui taluno è parente d'uno dei due coniugi, egli è affine dell'altro
coniuge.
Quali sono gli obblighi specifici di un’impresa familiare, dei coltivatori diretti
e dei soci delle società semplici operanti nel settore agricolo?
S
ono quelli derivanti dall’applicazione dell’articolo 21 del D.Lgs. 81/08. In particolare si tratta
di:
a) utilizzare attrezzature di lavoro in conformità con le disposizioni di cui al titolo III del D.Lgs.
81/08;
b) munirsi di dispositivi di protezione individuale ed utilizzarli conformemente alle disposizioni di
cui al titolo III del D.Lgs. 81/08;
c) munirsi di apposita tessera di riconoscimento corredata da fotografia, contenente le proprie
generalità, qualora effettuino la loro prestazione in un luogo di lavoro nel quale si svolgano attività
in regime di appalto o subappalto.
Cosa significa utilizzare attrezzature in conformità con le disposizioni del
titolo III?
S
ignifica essere dotati di macchine, apparecchi, utensili e impianti che rispondano ai requisiti
minimi di sicurezza dettati da norme legislative o di prodotto, che vengano correttamente mantenuti
e, per alcuni di essi, sottoposti a periodici controlli. Il titolo III estende l’obbligo di salvaguardia
della sicurezza anche agli impianti elettrici, in considerazione dei pericoli derivanti da contatti
diretti e indiretti come fulminazione, innesco e propagazione di incendi e/o esplosioni,
sovratensioni, oltre che delle altre condizioni di guasto ragionevolmente prevedibili.
A fronte di quale nuovo obbligo gli agricoltori devono utilizzare attrezzature a
norma?
I
n realtà non sussiste alcun nuovo obbligo, in quanto il D.Lgs. 81/08 ha ribadito vecchie
disposizioni legislative già contenute in testi pregressi. L’introduzione del suddetto Decreto ha
semplicemente esteso quest’obbligo alle imprese familiari, ai coltivatori diretti e ai soci delle
società semplici operanti nel settore agricolo
USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO
Quali sono le attrezzature o dotazioni particolarmente pericolose utilizzate
nelle aziende agricole?
I
l Piano Nazionale di Prevenzione in campo agricolo, pur non tralasciando l’importanza di tutti i
macchinari, strutture, sostanze e luoghi possibili fonti di rischio, suggerisce di focalizzare
l’attenzione almeno su: trattori, carri desilatori, motocoltivatori e motozappe, spandiconcime,
trinciatrici, motoseghe e rotoimballatrici oltre che scale fisse o portatili e impianti elettrici.
Quali sono i pericoli a cui si può andare incontro nell’uso di un trattore?
I
l trattore agricolo o forestale è una macchina che genera infortuni estremamente gravi legati al
ribaltamento del mezzo. La dinamica è quasi sempre la stessa: la macchina, a causa dei pendii ripidi
o di percorsi accidentati, perde stabilità e oscilla lateralmente sbalzando l’agricoltore dal sedile. Il
lavoratore finisce a terra in prossimità del mezzo, che si ribalta su di lui, con conseguenze spesso
letali. Un secondo aspetto da tenere particolarmente in conto è legato alla presa di forza, che può
ghermire l’operatore che vi si avvicini, soprattutto se vestito con abbigliamento non attillato.
Quali sono gli interventi che occorre eseguire su un trattore per mitigare
le conseguenze di un ribaltamento?
D
ato che è impossibile realizzare un mezzo in cui sia impedito il ribaltamento, risulta
indispensabile spezzare la catena degli eventi successivi. In definitiva il lavoratore deve rimanere
alla guida del mezzo in una cella sicura. Per fare ciò è indispensabile dotare il mezzo di cinture di
sicurezza e di una struttura di sicurezza costituita da solidi montanti.
Come fare per dotare il mezzo di struttura di protezione?
B
isogna prima di tutto verificare se esista una struttura di protezione realizzata dal costruttore del
proprio trattore e se quest'ultimo disponga di attacchi per le cinture di sicurezza. In caso contrario è
comunque possibile ricondurre il mezzo alla norma. Consultando il sito internet dell’ISPESL
(Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro,
http://www.ispesl.it/sitoDts/telai_protezione/appendice.asp), è possibile trovare gli schemi per
l’adeguamento dei trattori ai requisiti minimi di sicurezza. I disegni esecutivi delle strutture, se
realizzate in conformità di quanto appare, offrono una garanzia di protezione e consentono,
unitamente alla semplice dichiarazione dell’officina che le ha realizzate, la messa a norma del
proprio mezzo. Nello stesso sito sono disponibili i formulari per la richiesta di informazioni presso
il costruttore, la dichiarazione di conformità dell’officina che ha costruito la struttura di sicurezza e
di quella che ne ha curato il montaggio.
Come evitare i danni arrecati da prese di forza o da cardani privi di
protezione?
S
i è detto che la presa di forza non sufficientemente schermata o un albero cardanico privo di
cuffie o tubolare possono ghermire l’operatore che vi si avvicini, soprattutto se vestito con
abbigliamento non attillato. Ogni elemento in movimento deve essere adeguatamente segregato in
modo tale da non creare pericolo. Ciò si realizza attraverso schermi che distanzino sufficientemente
gli arti dell’operatore (quali cuffie sulle prese di potenza), ossia che ne celino il movimento con
elementi fissi rispetto alla macchina (ciò che avviene nelle barre del cardano protette da un tubo
fissato con catenelle alla struttura del trattore).
Talora però la protezione è così scomoda che risulta più semplice toglierla,
come ci si comporta allora?
L
a protezione realizzata dal costruttore non va mai tolta né modificata in quanto è stata studiata
per assolvere al suo ruolo. Quando la protezione tolta non si dovesse trovare in azienda oppure
fosse deteriorata, va assolutamente sostituita con una analoga. Se il cardano fosse rotto o difettoso
non si può pensare di fare eseguire una riparazione senza preoccuparsi di riportare le protezioni al
livello originario. Chi si offrisse ad una semplice riparazione lasciando il particolare senza le
protezioni potrebbe essere considerato corresponsabile qualora accadesse un fatto lesivo o vi fosse
un’ispezione accertante l’assenza di un particolare di sicurezza.
Quali sono le problematiche di sicurezza per coloro che lavorano con carri
desilatori?
L
a pericolosità del carro desilatore risiede nel fatto che gli utensili di taglio e carico possano causare
un impigliamento e successivo trascinamento dell’operatore. Ciò è ulteriormente amplificato dalla scarsa visibilità dell’area di lavoro dal posto di guida.
Come si mette in sicurezza un carro desilatore?
A
nzitutto evitando il contatto con gli utensili attraverso schermi distanziatori agenti in particolare
quando gli elementi taglienti sono in posizione bassa, inoltre la visibilità adeguata dell’area di lavoro
unita alla manovra da una postazione sicura evita gli infortuni. Va ricordato che quando la macchina
trasla, deve essere possibile azionare i comandi per la miscelazione e/o la trinciatura e la distribuzione
solamente dal posto di guida. Gli stessi devono essere protetti contro l’avviamento accidentale con
opportuni ripari. Ove non sia possibile garantire una visibilità diretta della zona di lavoro occorre installare idonei dispositivi (specchi o telecamere a circuito chiuso) che assicurano una visibilità indiretta.
Nella figura sottostante è riportato un esempio applicativo di specchio installato sulla struttura portante
dei bracci dell’organo di taglio (fresa).
Motocoltivatori e motozappe sono meno pericolosi?
S
i tratta di macchine che hanno una diffusione elevatissima e purtroppo molti modelli anche piuttosto
vecchi risultano privi delle più elementari misure di sicurezza ed hanno causato infortuni gravissimi sia
agli utilizzatori che a terzi. I rischi derivano principalmente
a) dagli organi in movimento non opportunamente schermati,
b) dalla non corretta posizione delle stegole e dei leveraggi per il cambio,
c) dall’inesistenza della posizione di folle tra una marcia e l’altra, nonché
d) dalla mancata protezione delle parti calde e/o dal pericolo di ustioni con il sistema di scarico dei gas
esausti ed
e) dalla presenza di cavi elettrici non protetti in prossimità del carburante (rischio incendio).
Quali sono le azioni e le verifiche da fare per mettere in sicurezza un
motocoltivatore o una motozappa?
I
n linea di massima si deve provvedere affinché i movimenti della macchina e l'azionamento degli
utensili di lavoro siano possibili solo agendo sui comandi ad azione sostenuta che devono essere
localizzati sulle stegole. In tutte le macchine provviste di retromarcia non deve essere possibile passare
direttamente dalla marcia avanti alla retromarcia ma deve essere presente una posizione di folle. In caso
di motocoltivatori e motozappatrici con ruote motrici non deve essere possibile far funzionare
simultaneamente gli utensili di lavoro e la retromarcia (per esempio per mezzo di un blocco meccanico
sulla retromarcia). I conduttori elettrici devono essere protetti da una eventuale usura per contatto
abrasivo con superfici metalliche e devono resistere o essere protetti dal contatto con lubrificanti o
carburanti.
I cavi elettrici devono essere raggruppati, quando possibile, in fasci e convenientemente fissati e montati
in modo che nessuna sezione sia in contatto con il carburatore, le canalizzazioni metalliche del
carburante, il sistema di scarico, le parti in movimento o gli spigoli vivi. Tutti gli spigoli di parti
metalliche suscettibili di entrare in contatto con i cavi devono essere arrotondati o protetti affinché sia
impedito ogni possibile deterioramento dei cavi per taglio o abrasione.
Deve essere inoltre previsto un riparo che prevenga dal contatto accidentale con qualsiasi elemento del
sistema di scarico dei gas esausti maggiore di 10 cm2 che abbia una temperatura di superficie maggiore
di 80°C.
Quando sono pericolose le macchine per lo spandimento di concimi
granulati?
Q
uando i loro organi in movimento non risultano opportunamente protetti. Per assicurare la
protezione degli operatori contro contatti non intenzionali con l’agitatore e/o la coclea di alimentazione
quando vi è un pericolo di trascinamento, di intrappolamento o di trascinamento, le macchine devono
essere progettate in modo tale che gli organi di alimentazione non possano essere raggiunti da qualsiasi
parte della tramoggia. La tramoggia deve essere dotata di una griglia che presenti le seguenti
caratteristiche:
• fissa (in accordo con 3.25.1 della EN ISO12100-1:2003); o
• che rimane attaccata alla macchine quando aperta (per esempio con l’utilizzo di una cerniera) e
automaticamente bloccarsi in posizione di chiusura senza l’uso di attrezzi che sono necessari alla sua
apertura; o
• una combinazione di questi due tipi di griglie.
Le aperture sulla griglia e la loro localizzazione devono essere conformi con le distanze di sicurezza
stabilite da UNI EN ISO13857:2008.
Quali sono i pericoli a cui si può andare incontro nell’uso di una
rotoimballatrice?
L
a principale causa di infortuni gravi e mortali è dovuta principalmente ad un iniziale ingolfamento
della zona di alimentazione con blocco degli organi lavoratori: il lavoratore si adopera per eliminare
l’incastro dei denti del pick-up agendo con forche, rastrelli o peggio con le mani rimanendo impigliato
nel riavvio dell’attrezzatura che non era stata disinserita dalla presa di forza. Altre cause di infortunio si
rilevano nel contatto con alcune parti mobili, nell’apertura del portello posteriore o nello scarico delle
balle.
Quali comportamenti devono essere posti in atto per lavorare su di una
rotoimballatrice?
A
nzitutto va osservato che la macchina deve essere munita di protezioni che possono essere aperte
soltanto per mezzo di attrezzi. Queste protezioni devono rimanere collegate alla macchina una volta
aperte (per esempio per mezzo di cerniere) e successivamente chiudersi in maniera automatica senza
l’ausilio di attrezzi. Se non sono utilizzati questi tipi di protezione, la macchina dovrà essere fornita di
protezioni mobili interbloccate oppure protezioni mobili provviste di un dispositivo che prevenga
l’apertura fintanto che le parti sono in movimento.
Gli elementi di raccolta e di alimentazione che possono essere fermati da un bloccaggio (es.
ingolfamento) devono essere forniti di dispositivo inversore controllato dalla stazione di guida per
mezzo di un comando ad azione mantenuta oppure di un dispositivo inversore azionato manualmente
facilmente accessibile da terra o da una piattaforma di lavoro. Nel caso sia meccanicamente possibile
azionare questo dispositivo inversore mentre la macchina è in azione deve essere fornita una frizione di
sovraccarico sonora di arresto; e/oppure dispositivo che impedisca a questi dispositivi alimentatori di
essere riavviati dopo il blocco senza una azione volontaria eseguita dall’operatore. Nelle vecchie
rotoimballatrici vi è un bullone di frattura che si trancia quando vi è un ingolfamento della macchina.
Attenzione questo elemento è un limitatore di torsione che non deve essere sostituito con un elemento di
prestazioni diverse in quanto si tratta di un dispositivo di sicurezza: il bullone deve sempre essere
originale. La protezione contro contatti involontari con parti in movimento accessibili anteriormente e
lateralmente al dispositivo di raccolta, deve essere assicurata da un insieme di barriere e parti fisse della
macchina aventi dimensioni e distanze stabilite dalla normativa. Deve essere inoltre possibile, per
mezzo di un controllo manuale, disconnettere l’alimentazione dal legatore e dall’ago e prevenire
avviamenti inavvertiti di questi elementi.
Quali sono i pericoli connessi all’utilizzo di una motosega?
N
elle statistiche infortunistiche appare che la motosega risulta una macchina particolarmente peri-
colosa e che il suo utilizzo necessita di operatori addestrati. I pericoli connessi all’utilizzo di una
motosega che divengono causa principale di infortunio sono legati:
- al contatto con la catena in movimento;
- alla rottura della catena;
- all’impuntatura per eccesso d'attrito o taglio mal eseguito;
- alla proiezione di materiali inerti (schegge, parti della corteccia o pietre) contro l’operatore o gli
assistenti;
- al contatto con il tubo di scarico o altre parti surriscaldate;
- all’esposizione a rumore eccessivo;
- all’esposizione a vibrazioni;
- alla mancata ergonomia a causa di lavoro in posizioni scomode.
Quali caratteristiche deve avere una motosega per minimizzare i rischi?
V
isti i pericoli sopra evidenziati, la prima caratteristica richiesta non è legata alla macchina ma
all’operatore: risulta di importanza fondamentale la formazione, l’informazione e l’addestramento del
lavoratore ed è indispensabile l’uso dei DPI quali casco con visiera, cuffie antirumore, guanti, scarpe
antinfortunistiche e abbigliamento antitaglio. Quanto all’attrezzatura si può dire che le motoseghe a
catena devono avere le seguenti caratteristiche:
• Essere dotate di una impugnatura per ogni mano. In vicinanza della impugnatura anteriore deve essere
disposta una protezione della mano, per proteggere le dita dell'operatore da infortunio per contatto con
la catena o urti con il materiale da tagliare. Le sole macchine di questa famiglia che possono non essere
dotate di due impugnature sono quelle per potatura.
• La motosega deve essere equipaggiata con un freno catena. Deve essere possibile attivare il freno
catena manualmente per mezzo della protezione anteriore della mano. Deve inoltre esistere un sistema
meccanico che attiva il freno catena quando si verifica il contraccolpo.
• La motosega deve essere provvista di un acceleratore a pressione costante che ritorna automaticamente
nella posizione di minimo ed è trattenuto in quella posizione dall'inserimento automatico di un bloccaggio acceleratore. L'acceleratore deve essere posizionato in modo che possa essere pressato e rilasciato da
unamano munita di guanto che tiene l'impugnatura. Se è previsto un bloccaggio acceleratore per
avviamento a freddo, esso deve essere concepito in modo tale che debba essere inserito manualmente e
disinserito automaticamente quando viene premuto.
• La macchina deve inoltre essere dotata di un interruttore di massa, che ne permetta l'arresto definitivo
e per il suo funzionamento non necessiti di una azione manuale continuata. Questo interruttore deve
essere posizionato in modo che possa essere azionato quando la motosega è tenuta con entrambe le mani
da un operatore che indossi guanti protettivi. Lo scopo e il metodo di azionamento dell'interruttore
devono essere marcati in modo chiaro e durevole. Il colore dell'interruttore di accensione deve
chiaramente contrastare con il colore del fondo.
Quali sono i rischi dovuti all’utilizzo di trinciatrici meccaniche?
G
li infortuni più comuni durante l’utilizzo delle trinciatrici sono principalmente dovuti al contatto
con le parti in movimento della macchina (coltelli, cardano) sia alla proiezione di oggetti (sassi, pezzi di
legno od altro) o di parti di lame a seguito della loro rottura per urto contro pietre o materiale dotato di
elevata resistenza meccanica.
Che caratteristiche di sicurezza deve avere la trinciatrice?
P
er garantire la protezione contro lanci di oggetti o di componenti della macchina, la trinciatrice deve
essere dotata di un dispositivo protettivo costituito da un riparo rigido non perforato o in alternativa da
catene, strisce di gomma o un telo rigido. Nel caso in cui questo dispositivo sia costituito dal telo,
questo deve soddisfare stringenti requisiti di resistenza e di usura. La protezione laterale può essere
realizzata mediante gonne collegate alle parti fisse della macchina. Gli organi di trasmissione del moto
(alberi, cinghie, pulegge, catene, ruote dentate, ingranaggi) devono essere protetti con ripari che
impediscano di raggiungere gli organi in movimento. Le protezioni devono essere fisse e possono venire
rimosse solamente in caso di manutenzione, utilizzando appositi attrezzi (chiavi, brugole ecc). Deve
inoltre essere protetto come per le altre macchine il giunto cardanico con la apposita cuffia.
LUOGHI DI LAVORO IN AGRICOLTURA
Cosa significa il riferimento ai “luoghi di lavoro” per le attività agricole?
P
er articolare in modo corretto la risposta conviene leggere l’articolo 62 (Definizioni) del D.Lgs. 09
aprile 2008 n. 81 che, con le correzioni ed aggiunte al testo originario, ad oggi dice:
“1. Ferme restando le disposizioni di cui al titolo I, si intendono per luoghi di lavoro, unicamente ai fini
della applicazione del presente titolo, i luoghi destinati a ospitare posti di lavoro, ubicati all’interno
dell’azienda o dell’unità produttiva, nonché ogni altro luogo di pertinenza dell’azienda o dell’unità
produttiva accessibile al lavoratore nell’ambito del proprio lavoro.
2. Le disposizioni di cui al presente titolo non si applicano:
…omissis…
d-bis): ai campi, ai boschi e agli altri terreni facenti parte di un’azienda agricola o forestale.”
Ciò significa che le disposizioni dettate dal successivo articolo 63 (Requisiti di salute e di sicurezza) che
fa riferimento in particolare all’allegato IV, si applicano a tutte le pertinenze dell’azienda ad eccezione
dei campi, dei boschi e degli altri terreni.
Di quali argomenti tratta l’allegato IV a cui si riferisce l’articolo 63 del D.Lgs.
81/08?
D
ei requisiti che devono possedere i luoghi di lavoro. In particolare il punto 6 tratta delle
“Disposizioni relative alle aziende agricole” con evidenza su abitazioni e dormitori anche temporanei,
acqua, acquai e latrine, stalle e concimaie, mezzi di pronto soccorso e di profilassi.
Vi sono dei punti cui porre particolare attenzione?
F
atto salvo il rispetto della normativa nel suo complesso, è utile evidenziare i pericoli che comporta-
no infortuni rilevanti per numero o per gravità. In particolare le caratteristiche dei pavimenti e la
presenza di buche o irregolarità, la conformazione delle scale sia fisse che portatili, le caratteristiche
delle vasche e dei serbatoi oltre che l’esistenza di agenti nocivi vanno presi in considerazione quali punti
di partenza per una corretta valutazione di rischi.
Quali rischi comportano i pavimenti?
G
li ambienti utilizzati dalle attività agricole sono tipicamente soggetti ad aspersione di liquidi e
quindi risultano spesso molto scivolosi (es. stalle, casere ecc.). Per evitare il pericolo di caduta, oltre che
dotarsi di calzature con suola antiscivolo, non è sufficiente che la superficie sia ruvida ma risulta indispensabile una scrupolosa e frequente pulizia. Tanto più che in alcuni ambiti, ad esempio nelle casere,
l’asperità delle superfici cozza con la necessità di igiene non permettendo una pulitura a fondo. Si
ricorda altresì l’eventualità di inciampo nel caso di superfici irregolari o peggio con buche.
La presenza nei solai di aperture quali le botole eseguite ad arte per alimentare gli animali da un fienile
posto al piano superiore, richiede un’analisi particolare. Il fieno infatti può occultare la botola ed il
lavoratore è soggetto a rischio di una caduta di alcuni metri con conseguenze che possono essere anche
gravi. Vanno dunque predisposte barriere che impediscano l’accesso a questo luogo pericoloso come a
tutte le piattaforme che presentino rischio di caduta dall’alto.
Quali caratteristiche costruttive deve avere una scala fissa a gradini o a pioli?
L
e scale fisse possono essere di due tipi: quelle a gradini, che fanno parte integrante dell'edificio, e
quelle a pioli, che vengono fissate a una parete.
- Le scale fisse vanno realizzate e dimensionate a regola d’arte con pavimentazione antisdrucciolevole. I
gradini devono avere lunghezza adeguata alle esigenze di transito, pedata e alzata regolari: larghezza
minima 1,20 m; pedata minima 30 cm; alzata adeguata (la somma tra il doppio dell'alzata e la pedata
deve essere compresa tra 62 e 64 cm). Le scale e i relativi pianerottoli devono essere provvisti, sui lati
aperti, di parapetto normale o di altra difesa equivalente. Le scale delimitate da due pareti devono essere
munite di almeno un corrimano.
- Le scale a pioli fisse di altezza superiore a m 5 (es. scale per l’accesso a cisterne, silos o strutture
elevate…) devono essere provviste, a partire da m 2,50 dal pavimento o dai ripiani, di una solida gabbia
metallica di protezione avente maglie o aperture di ampiezza tale da impedire la caduta accidentale della
persona verso l'esterno. La parete della gabbia opposta al piano dei pioli non deve distare da questi più
di cm 60. I pioli devono distare almeno 15 cm dalla parete alla quale sono applicati o alla quale la scala
è fissata.
Esistono regole specifiche per l’utilizzo delle scale portatili a pioli?
P
er le scale portatili va detto anzitutto che dovrebbero essere marcate, e che il loro utilizzo normale è
quello di transito da un livello ad un altro. Quale posto di lavoro in quota, il datore di lavoro ne dispone
l’uso solo nei casi in cui l’utilizzo di altre attrezzature considerate più sicure non è giustificato a causa
del limitato livello di rischio e della breve durata dell’intervento oppure delle caratteristiche esistenti dei
siti che non si possono modificare.
La scala deve comunque sbordare sufficientemente oltre il piano da raggiungere in modo da permettere
la presa sicura dell’operatore; la discesa va fatta sempre con il busto rivolto verso la scala stessa senza
ricorrere ad equilibrismi anche laterali sicuramente pericolosi.
Una scala difettosa, con segni di deterioramento, priva anche solo di un gradino o degli appoggi in
gomma, va adeguatamente riparata o sostituita; mentre le incrostazioni come pure tracce di oli o grassi,
vanno pulite rigorosamente.
Detto ciò si ricorda che le scale a pioli devono essere costruite con materiale adatto alle condizioni di
impiego, devono essere sufficientemente resistenti nell'insieme e nei singoli elementi e devono avere
dimensioni appropriate al loro uso. Dette scale, se di legno, devono avere i pioli fissati ai montanti
mediante incastro. I pioli devono essere privi di nodi. Tali pioli devono essere trattenuti da tiranti in
ferro applicati almeno sotto i due pioli estremi; nelle scale lunghe più di 4 metri deve essere applicato
applicato anche un tirante intermedio. È vietato l'uso di scale che presentino listelli di legno chiodati sui
montanti al posto dei pioli rotti.
Esse devono inoltre essere provviste di:
a) dispositivi antisdrucciolevoli alle estremità inferiori dei due montanti;
b) ganci di trattenuta o appoggi antisdrucciolevoli alle estremità superiori, quando sia necessario per
assicurare la stabilità della scala.
Quando l'uso delle scale, per la loro altezza o per altre cause, comporti pericolo di sbandamento, esse
devono essere adeguatamente assicurate o trattenute al piede da altra persona.
Quali rischi comportano le vasche o i serbatoi?
Q
uando si tratta di questi bacini, siano essi utilizzati per l’irrigazione o per lo stoccaggio dei li-
quami, si deve pensare al rischio di annegamento per una persona che incautamente possa finirvi dentro.
È indispensabile predisporre una recinzione onde evitare la vicinanza al bordo. Qualora il serbatoio sia
fuori terra, andrà protetto l’accesso dai curiosi. Anche le canalette di scolo o i pozzetti di adduzione
devono essere protetti con un robusto grigliato.
Vasche, serbatoi e pozzetti di scolo, oltre ad essere fonte di rischio biologico, possono presentare
pericolo anche durante l’eventuale manutenzione e pulizia in quanto al loro interno si formano
esalazioni nocive per l’addetto. Dovranno essere pertanto prese tutte le misure di sicurezza atte ad
eliminare il pericolo di contatto con i fluidi.
In particolare, prima di entrare nei serbatoi chiusi, bisognerà assicurarsi che all’interno non esistano gas
o vapori nocivi e conseguentemente si dovrà effettuare una efficiente ventilazione dell’ambiente con
aria fresca. Si dovrà operare in coppia (una persona all’esterno del serbatoio e una all’interno). La
persona che accede all’interno dovrà altresì utilizzare tutti i DPI specifici quali idonei apparecchi per
consentire la normale respirazione (es. maschere) e indossare una cintura di sicurezza per permettere
alla persona esterna di estrarre il lavoratore all’interno in caso di malore.
USO DEI PRODOTTI FITOSANITARI
Come vengono classificate le sostanze fitosanitarie?
I
prodotti fitosanitari sono preparati contenenti una o più sostanze attive destinati a:
• proteggere i vegetali o i prodotti vegetali da tutti gli organismi nocivi o a prevenirne gli effetti;
• favorire o regolare i processi vitali dei vegetali (escludendo i fertilizzanti);
• eliminare le piante indesiderate;
• eliminare parti di vegetali, frenare o evitare un loro indesiderato accrescimento.
Per tale motivo i principi attivi presenti nei fitosanitari sono per definizione biologicamente attivi e
costituiscono un potenziale pericolo per la salute degli operatori e altri gruppi di popolazione esposti.
I prodotti vengono classificati in: molto tossici (T+), tossici (T), nocivi (XN), irritanti (XI),
infiammabili (F). All’atto della vendita e ad ogni aggiornamento, deve essere consegnata
consegnata dal rivenditore la scheda di sicurezza (obbligatoria) del prodotto.
Quali problemi può indurre una gestione non oculata dei prodotti fitosanitari?
I
maggiori problemi che si hanno per l’uso non corretto dei prodotti fitosanitari sono legati all’inqui-
namento dell’ambiente e all’intossicazione delle persone, non soltanto quelle addette alle lavorazioni ma
anche quelle estranee ai lavori. Tra le persone che possono essere intossicate, in particolare vanno
tutelati i giovani che, anche per curiosità, possono venire a contatto di tali sostanze quando le stesse
risultino a portata di mano. Devono pertanto essere adottate cautele non solo durante l’uso ma anche nel
corretto immagazzinamento e conservazione.
Quali sono gli effetti di una intossicazione da questi prodotti?
È
difficile rispondere in modo diretto a una tale domanda, in quanto la tossicità di un prodotto può
essere influenzata, oltre che dalle caratteristiche intrinseche del prodotto stesso, anche da molti fattori:
l’esposizione continuativa piuttosto che saltuaria, l’assorbimento per via orale o cutanea, l’esposizione
contemporanea a più prodotti chimici anche fra di loro non interagenti, l’età del soggetto (in particolare
giovanissimi e anziani), la condizione di gravidanza, le differenze di sensibilità individuali, il
concomitante cattivo stato di salute, le differenze nella formulazione commerciale, la poca stabilità
chimica del prodotto. In linea di massima si può dire che l’effetto tossico acuto dà luogo ad una
sensazione di malessere generalizzata o concentrata nei luoghi di maggior assorbimento che può andare
da un semplice fastidio alla morte. Un effetto cronico può indurre oltre a sensibilizzazioni gravi
accompagnate anche da un avvelenamento, a effetti mutageni (consistono in alterazioni del patrimonio
genetico e possono dare luogo a malattie genetiche ereditarie o a tumori), teratogeni (consistono nella
comparsa di malformazioni nel feto), cancerogeni (consistono nella comparsa di tumori nell’uomo).
Come avviene una intossicazione da prodotti fitosanitari?
L’
intossicazione avviene attraverso un assorbimento del prodotto chimico che consiste nel suo
passaggio dall’ambiente esterno all’interno dell’organismo. L’assorbimento può avvenire attraverso la
pelle, le vie respiratorie, la bocca e l’apparato digerente. L’assorbimento attraverso la pelle è la causa
più frequente dei casi di intossicazione legata alla professione. Il contatto può essere diretto o indiretto.
Il contatto diretto è quello che si instaura quando l’operatore non si protegge sufficientemente. Il contatto indiretto può avvenire attraverso gli abiti da lavoro. Quando i prodotti fitosanitari raggiungono la
pelle essi sono convogliati verso l’interno in modo particolare dalle ferite o dalle abrasioni ma riescono
a penetrare anche attraverso la pelle intatta in quanto tipicamente essi contengono sostanze che si sciolgono bene nei grassi. L’inalazione è invece il passaggio nelle parti profonde dei polmoni che è maggiormente efficace quanto più l’aerosol è costituito da goccioline di piccolo diametro. Nelle zone profonde
dei polmoni sono attivi gli alveoli che comunicano direttamente con il sangue. Le goccioline di maggior
diametro si fermano nel naso, nella faringe o nei grossi bronchi e vengono sospinte fino alla gola, per
poi essere deglutite.
Come si previene l’intossicazione?
C
ome sappiamo l’assorbimento dei fitosanitari può avvenire attraverso la pelle, le vie respiratorie, la
bocca e l’apparato digerente. Fondamentale diviene quindi l’impiego di protezioni non soltanto per le
vie respiratorie ma anche per l’intero corpo. Si adotteranno quindi i vari tipi di protezione per evitare sia
l’inalazione che il contatto diretto o indiretto, in particolare:
• maschere, se possibile pieno-facciali, dotate di filtro tipicamente antigas per vapori organici preceduto
da un antipolvere. Dei filtri va verificata ogni volta la data di scadenza;
• tute, che dovranno essere conformi alle normative comunitarie, in genere impermeabili ma possibilmente traspiranti e con cappuccio. Esse verranno corredate da stivali e guanti di cui si controllerà l’integrità della tenuta, a cui si aggiungerà eventualmente il casco per la protezione del capo da urti;
• guanti in gomma impermeabili;
• stivali in gomma impermeabili e dotati di suola antisdrucciolevole;
• occhiali, le cui lenti andranno scelte del tipo non solo antigraffio ma con un trattamento specifico antiappannamento. Per questo scopo particolare può essere utile ungere la lente che non fosse trattata con
un velo di glicerina.
Tutta l’attrezzatura sopra elencata va lavata accuratamente dopo l’uso prima di essere riposta in
magazzino. Si fa presente che non deve essere mescolata agli abiti puliti perciò è utile avere un
armadietto dotato di due scomparti (pulito-sporco).
Esistono pratiche operative più sicure di altre?
V
a detto anzitutto che è importante seguire le istruzioni fornite con i prodotti: esse dettagliano i
rischi e i conseguenti usi corretti. Detto ciò bisogna dotarsi dei dispositivi di protezione individuale idonei e sottoporre a regolare manutenzione le attrezzature con lo scopo di distribuire il prodotto in modo
efficace: con il dosaggio richiesto e sulla zona prevista. Facendo ciò non solo si salvaguarda la salute
delle persone addette, ma si tutela l’ambiente non sprecando il prodotto e non spargendolo su zone che
non necessitano di trattamento.
Esiste una procedura per la conservazione dei prodotti fitosanitari?
E
ssendo sostanze che presentano una considerevole pericolosità, esse devono essere conservate in
locali dedicati, contraddistinti dalla scritta “veleno” e l’immagine di un teschio con le ossa incrociate,
chiusi a chiave, aerati, lontani da fonti di calore e privi di umidità. È importante scegliere un locale fuori terra per evitare il ristagno di vapori nocivi, con pavimento e pareti lavabili almeno fino all’altezza
dello stoccaggio e con impianto elettrico stagno in modo da non innescare un principio di incendio, dato
che alcuni prodotti sono infiammabili. Se il quantitativo è modesto, può essere sufficiente un armadio
metallico lavabile con l’attenzione particolare di non stipare insieme composti che fra loro reagiscono,
informandosi per questa eventualità presso il rivenditore. Anche sull’armadio vanno poste la scritta
“veleno” e l’immagine di un teschio con le ossa incrociate. Il pavimento del locale deve essere
impermeabile e lavabile e dotato di un pozzetto cieco, con opportuna pendenza, per la raccolta di eventuali sversamenti del prodotto o, in alternativa, un cordolo di contenimento. Necessaria anche la presenza di materiali inertizzanti (argilla e sabbia meglio della segatura in quanto questa è materiale organico
che potrebbe reagire) da utilizzare in caso di versamento accidentale di prodotto. Nel caso si fosse in
possesso di prodotti scaduti, è possibile per gli imprenditori agricoli conferirli, in base ad un’ordinanza
regionale, presso la discarica di Brissogne. I privati possono invece contattare a carattere locale le
Comunità Montane che possono essersi organizzate per un servizio collettivo.