L`incrocio dell`arte

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L`incrocio dell`arte
L’incrocio dell’arte
Firenze – Palazzo Strozzi: “Picasso, Mirò, Dalí. Giovani e arrabbiati: la nascita della modernità”, più che
una mostra, un incontro ravvicinato con la straordinaria atmosfera artistica dei primi anni del Novecento…
Un’esposizione concepita e realizzata come un film non semplicemente da vedere ma da vivere penetrando
con la mente nelle sequenze, negli angoli bui, nei punti luci, nei primi piani e negli sfondi di tre vite..
di Antonella Iozzo
“Picasso, Mirò, Dalí
Giovani e arrabbiati: la nascita della modernità”
Firenze – Palazzo Strozzi: “Picasso, Mirò, Dalí. Giovani e arrabbiati: la nascita della modernità”, più che
una mostra, un incontro ravvicinato con la straordinaria atmosfera artistica dei primi anni del Novecento.
Fino al 17 luglio la sorprendente e coinvolgente mostra curata da Eugenio Carmona e Christoph Vitali indaga
i rapporti giovanili tra Picasso, Dalí e Mirò. Un viaggio a ritroso nel tempo attraverso più di sessanta opere
giovanili dei tre artisti spagnoli, insieme a oltre cento schizzi picassiani provenienti dai più importanti musei
spagnoli, come il Metropolitan Museum of Art.
Un’esposizione concepita e realizzata come un film non semplicemente da vedere ma da vivere penetrando
con la mente nelle sequenze, negli angoli bui, nei punti luci, nei primi piani e negli sfondi di tre vite che
amano l’Arte con tanta autentica passione da ribellarsi alle convenzioni dell’epoca e poterne interpretarne
l’anima. Trent’anni in flashback che ripercorrono la creazione, il mondo visibile ed esterno e gli
sconfinamenti interiori di questi tre maestri dell’avanguardia storica. Accordi armonici e rimandi estetici,
ispirazioni e nuove sperimentazioni di tre spagnoli che si ritrovano a Parigi.
Il percorso espositivo è come un viaggio attraverso episodi, racconti, molti tratti da “La Vita Segreta” di
Dalì, scritta di suo pugno e pensieri che ha inizio nel 1926, quando Dalí afferma di aver incontrato Picasso
nella capitale francese. Un incontro reale o presunto che conferma la grande ammirazione e l’impatto fatale
che l’arte picassiana ebbe sul più giovane artista, nato a Figueras nel 1904. Picasso il “museo vivente” per
Dalì è rappresentato in questa sala da “Strumenti musicali su un tavolo” proveniente dal Museo Reina Sofia,
un controcanto d’eccezione all’ “Accademia neocubista” di Dali, agli studi per i ritratti del padre e di Maria
Carbona e al “Nudo” e “Nudo nell’acqua”.
Si prosegue sulla scia del “Secondo pensiero” quello che ha come riferimento il decennio 1915-1925. La
Catalogna, terra di nascita e formazione per i tre artisti, regna sovrana nel loro cuore e ogni pennellata
sembra essere intinta nel fremente temperamento catalano. Picasso è quasi sempre in Francia, Miró si
accosta all’arte europea guardando ai colori di Matisse e alle angoli taglianti di Picasso, ma tenendo ben
presente l’ambito rurale di Mont-roig e del Camp di Tarragona, Dalí, poco più che fanciullo, irruento e
istintivo sperimenta con vitale curiosità, ascolta il richiamo primordiale delle sue origini e da corpo ai deliri,
alle ossessioni, alle allucinate realtà che lo caratterizzano. Mirò e Dalì due pennelli, due musicalità, due
espressività impregnate del seme del loro paese natale molto evidente nelle tre parti che compongono
questa sezione. Ritratto, Paesaggio, Natura Morta. Fortemente carismatici “Trebbiatura “ e “Fornace a
Montroig” di Mirò, il paesaggio postimpressionista “Cadeques” di Dalì, e la sua superba “Natura morta con
melanzane” accostata alla “Natura morta” del 1922 e “Natura morta I e II” di Mirò.
La terza sezione rievoca il rapporto tra Picasso e Mirò. E’ il 1917, Picasso si trova a Barcellona per la
messa in scena del balletto Parade, prodotto dai Ballets russes di Diaghilev su libretto di Cocteau, per il
quale aveva realizzato scene e costumi, ne possiamo ammirare i figurini ricostruiti. Miró ha ventiquattro
anni, Picasso ne compie trentasei anni, reduce da un viaggio in Italia, tra le tappe Roma e Firenze dove,
insieme al pittore Alberto Magnelli, visita le Cappelle Medicee: attrazione fatale per Michelangelo, le sue
sculture lo influenzeranno profondamente. Sviluppa, infatti un linguaggio neoclassico senza però
abbandonare il cubismo. Ed è proprio questo intenso dualismo che affascina Miró, il quale vede le tele
realizzate durante il soggiorno, quando va a far visita alla madre di Picasso. Miró osserva le opere, elabora
la visone e ne distilla i punti a lui più congeniali, sta maturando un proprio progetto, esprimere nella sua
personale concezione l’arte moderna.
Il percorso ci conduce nel 1900. Anno in cui al padiglione spagnolo dell’Esposizione Universale viene esposto
il quadro “Ultimi istanti” di Picasso diciannovenne che compie il suo primo viaggio parigino con l’amico
Carlos Casagemas. Precoce e talentuoso ha un esordio accademico, ma già in lui i geni del talento creativo
fioriscono e cerca di unire le conquiste cromatiche postimpressioniste a tematiche spagnole. Vive, sente,
percepisce, la forza cromatiche del blu tanto da affermare che è il colore dei colori. E dipinge in blu
Casagemas, uccisosi a Parigi nel febbraio del 190, intense, dolente note che compongono un figurativo
malinconico e vibrante al quale ritorna. Il mondo dell’arte, la vita reale, la povertà, gli indigenti, popi il
mondo del circo gli acrobati come metafore, ferite che camminano, brandelli di umanità che Picasso porta su
tela attingendo ai temi religiosi, a El Greco, Murillo e Raffaello, appoggiandosi a temi religiosi per dipingere i
più poveri.
Il disegno, il rinnovato classicismo, la riflessione della forma, in essa il senso e l’essenza dell’arte dei popoli
primitivi, in essa il segreto per inventare l’arte moderna siamo tra il 1906 e il 1907In essi l’artista scopre il
disegno e le sagome di un classicismo rinnovato e impara che ciò che cerca si trova nella riflessione sulla
forma. Ed è proprio tra il 1906 e l’inizio del 1907, quando l’artista intravede il segreto della forma, che il
giovane Picasso può inventare l’arte moderna. In questa sezione il “Cahier n. 7”, proveniente dal Museo
della casa natale di Picasso a Malaga (dove nacque nel 1881) esposto integralmente per la prima volta fuori
dalla Spagna. Contiene i primi schizzi per le sue “Demoiselles”, foglio dopo foglio, il segno di Picasso nel
creare uno dei massimi capolavori della storia dell’Arte. Straordinari poile altre opere come la “Danzatrice
spagnola”, “Donna che stira”, “Testa di donna”, “Saltimbanchi”, immagine locandina della mostra. Stiamo
per lasciare la sala convinti che un Picasso giovanissimo ha partorito lavori che contengono nella loro
sostanza il sentimento estetico e la forza di una mano e di una mente già maturi, quando ci compari dinanzi
“Il Chierichetto” dipinto a soli quindici anni, infantile genialità.
L’ “Epilogo” ci mostra gli artisti come li conosciamo oggi. Tre forti personalità che hanno percosso strade
difficili, determinati, sempre capaci ad affrontare nuovi orizzonti e fortemente capaci a raffigurare il
significato di ciò che volevano trasmettere. Protagonisti nell’evoluzione del linguaggio artistico iniziato con
Cahier 7. Senza queste soluzioni, le tre opere esposte in questa sala “Donna che piange” di Picasso del
1937, “Composizione geometrica” di Miró del 1933 e l’ “Arlecchino” di Dalì, risalente al 1926 non ci
sarebbero potuto essere, non avrebbero potuto dipingere l’alchimia creativa dei posteri.
di Antonella Iozzo©Riproduzione Riservata
( 05.04.2011)
Notizie utili :
“Picasso, Mirò, Dalí. Giovani e arrabbiati: la nascita della modernità”
Dal 12 marzo al 17 luglio 2011
Firenze – Palazzo Strozzi
Orari:
tutti i giorni 9.00-20.00-Giovedì 9.00-23.00
Ingresso: intero €10,00; ridotto €8,50; €8,00; €4,00 Scuole.
Informazioni: 055 2645155,
Catalogo: Skira
Immagini:
Salvador Dalí – Le rose sanguinanti (Las rosas ensangrentadas) 1930, La
Coruña, Colleción Caixa Galicia
Joan Miró – Composizione (Piccolo universo) 1933, Riehen/Basilea, Fondation Beyeler, Inv. 72.4
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