Processo dI integrazione nel gruppo classe di un bambino autistico

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Processo dI integrazione nel gruppo classe di un bambino autistico
Processo d integrazione nel gruppo classe
di un bambino autistico,raccontato
dal suo punto di vista.
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A me non piaceva andare in classe, perché non capivo che cosa si
doveva fare: vedevo i bambini che si muovevano troppo e le maestre
che parlavano in modo strano.
Io provavo
infastidivano
solo.
ad andare i , ma facevo
i rumori e allora ritornavo
molta fatica,
perché mi
nella mia aula per stare da
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ALLA SCOPERTA DELLA SCUOLA
Non uscivo mai dalla mia aula, però pian piano, Insieme alla mia
maestra, ho scoperto che nella scuola ci sono tante altre aule, che
vengono occupate dai bambini solo in alcuni momenti:
aula di
pittura,
aula computer, aula video, lo palestra ...
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Ho scoperto che nell aula di pittura ci sono tanti colori, pennelli e
anche il das che ha un odore delizioso; spesso quando lo uso per
fare dei lavoretti, lo metto in bocca senza rendermene conto.
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Un giorno, a scuola, io e la mia maestra abbiamo trovato, al posto
del pacchetto delle caramelle sauro un bigI ietto su cui c era
scritto se le caramelle vuoi trovare, in palestra devi andare e un
biglietto nascosto devi cercare
firmato Macchia nera
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Macchia nera però, insieme al biglietto, mi aveva lasciato un po' di
caramelle sauro sfuse. forse pensava che mi sarei arrabbiato!
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Io e la mia maestra siamo partiti alla ricerca delle caramelle;
/' ho trovato io il primo biglietto, perché lei non guardava bene.
In quel biglietto c' era scritto un altro messaggio che mi diceva
dove andare a cercare il secondo biglietto e così via.
Ho trovato tutti i biglietti nascosti nelle altre aule ed ho anche
trovato le caramelle. Per fortuna che c' ero io, perché la maestra
non si ricordava neanche dov' erano le aule!
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Non uscivo mai dalla mia aula, tranne quando si andava in palestra.
Mi piaceva molto fare educazione motoria perché sul pavimento
della palestra avevo come riferimento
delle strisce bianche;
alcuni esercizi venivano svolti su quelle strisce e avevo sempre
davanti a me lo stesso bambino. Mi piaceva anche fare il numero tre
quando la maestra ci metteva in f ila indiana.
Ma quando c erano degli esercizi che non capivo preferivo fare la
mia corsetta (stereotipie). Oppure, se ero stanco, mi riposavo su un
tappeto insieme alla mia maestra.
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Per un certo periodo non mi è più piaciuto andare in palestra e mi
arrabbiavo molto se mi costringevano ad andarci.
Quando la maestra mi chiedeva perchè, io non riuscivo a dirlo.
Allora lei mi ha scritto la domanda: "perché non ti piace andare in
palestra", dandomi anche quattro risposte:
"non mi piace perché voglio stare da solo";
"non mi piace perché sono stanco";
"non mi piace perché c è troppo rumore";
"non mi piace perché non capisco cosa devo fare."
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lo ho letto la mia risposta: non capivo che cosa dovevo fare.
Allora lei mi ha preparato dei cartellini su cui erano indicate in
successione le attività da svolgere in palestra e io sono ritornato a
lavorarci tranqui lIamente.
Da allora, quando sono agitato e la maestra vuole capire perché, mi
formula la domanda per iscritto indicandomi anche delle possibili
risposte.
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IL GIOCO CON I COMPAGNI
All' intervallo venivano alcuni bambini a giocare con me; facevamo
dei giochi che la maestra mi aveva spiegato e quando suonava la
seconda campanella per avvisarei che era finito l' intervallo, ci dava
a tutti una caramella' scuro' perché eravamo stati bravissimi.
Quando c'è il sole tutti i bambini, durante l'intervallo, escono in
cortile, ma a me non piace andarci perché perdo il compagno che sto
inseguendo e non mi voglio sporcare le scarpe di terra.
Allora la maestra mi fa stare dentro la .scuolc a giocare con clcuni
compagni e con loro ho anche imparato a giocare a nascondino!
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nessuno ...
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Prima la maestra mi ha spiegato le regole del gioco, poi
insieme ai miei compagni alli intervallo.
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o non riuscivo a trovare un posto dove nascondermi da solo, allora
eguivo un bambino e lui mi dava la mano.
La prima volta che ho provato a giocare non riuscivo a capire
veramente che cosa voleva dire nosconder-si'. perché parlav9 e il
bambino che ci doveva cercare ci scopriva subito, ma poi... sono
diventato bravissimo e ora so anche fare tana per me
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Un giorno ho persino aiutato un mio compagno a contare e a cercare
i bambini nascosti.
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Ormai conoscevo bene i compagni che facevano l'intervallo con me e
quando suonava lo campanella dell' intervallo andavo da solo a
chiamarli in classe, perché mi piaceva molto stare con loro.
Ancora adesso durante l'intervallo, quando corro, mi scontro con un
compagno che non ho visto e cado. Io mi arrabbio con lui perché
penso che sia colpa sua, però poi lo perdono perché diventa il mio
dottore e si prende cura di me. La maestra gli dà il ghiaccio e lui me
lo mette sopra lo parte dolente. Ho anche un infermiere che mi
porta lo medicina (una caramella 'foninos').
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AVORO IN UN PICCOLO GRUPPO
gni tanto venivano a lavorare con me nella mia classe alcuni
mbini; vedevo che i compagni si alzavano andavano a temperare
, matite vicino al cestino e si prestavano i colori.
Anch io ho imparato a chiedere in prestito i colori.
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Ma notavo anche che loro erano più bravi e veloci di me nel
ompletare un lavoro e allora chiedevo alla maestra perché ero così
, nto e dicevo ad alta voce: ma sono stupido!'.
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ro convinto di provenire da un altro pianeta.
A volte mi arrabbiavo molto per questo!
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La maestra mi diceva che io ero velocissimo a fare tante altre cose
ma non rispondeva chiaramente alle mie domande.
Un giorno ha fatto fare, a me e a due compagni di classe, un gioco.
Sulla cattedra aveva messo tanti oggetti:
un pacco di fazzoletti,
un gesso, un astuccio, una penna, una
caramella, una gomma, un pennarello rosso, un piccolo righello, un
bottone, un fermaglio per capelli ed una fotografia.
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Io e i miei compagni dovevamo guardare attentamente tutti gli
oggetti che avevamo davanti, lo maestra nel frattempo contava fino
a dieci e poi ci faceva mettere di spalle al tavolo degli oggetti; dopo
aver tolto un oggetto a caso ci chiamava e dovevamo scoprire che
cosa mancava.
Io indovinavo sempre e avevo vinto tanti
invece non erano riusciti neanche a farne
loro dei punti.
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punti. I miei compagni
uno, allora ho regalato
ALTRI MOMENTI EDUCATIVI PER TUTTI I BAMBINI
CLASSE PER FAVORIRE LA SUA INTEGRAZIONE
DELLA SUA
Sono riuscito anche a mangiare in mensa: io non riesco a mangiare
tutto, solo alcuni cibi, e mi dà tanto fastidio sentire le voci.
Allora sono andato in mensa con la maestra che mi ha fatto
scegliere un tavolo, poi insieme al bidello lo ha sistemato fuori dalla
sala mensa.
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Mi aveva anche preparato dei bigliettini
con i nomi dei miei
compagni e li aveva messi nella scatola degli invitati. Io dovevo
sorteggiare i bambini che avrebbero mangiato con me quel giorno.
Poi andavamo in classe ad avvisarli.
Mentre i bambini finivano di lavorare, io e la mia insegnante
andavamo ad apparecchiare il nostro tavolo e sistemavamo
segnaposti.
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Io per mangiare ho bisogno di due piatti e due forchette perché i
cibi non si devono toccare e quando i miei invitati avevano cibi
puzzolenti dovevano essere molto veloci a mangiarl i, perché a me
dava tanto fastidio.
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Il bambino che si sedeva vicino a me, a volte, quando ero un po
stanco, mi aiutava a mangiare, invece quando finivo prima di loro
dovevo aspettarli.
Allora potevo fare le mie corsette (stereotipie) nello spazio vicino
al tavolo.
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SAPER LAVORARE IN AUTONOMIA
Ho imparato a lavorare da solo sul quaderno. A me piace molto
giocare alla playstation e sono sempre molto contento quando
supero i livell i.
La maestra mi ha preparato il quaderno facendolo assomigliare ai
giochi della playstation.
Un quaderno comprendeva 10 livelli,
superato l'ultimo livello finiva il quaderno e vincevo un cd.
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Un giorno volevo assolutamente vincere il dischetto, così mi sono
impegnato tanto e in poco tempo ho superato da solo il 10° livello.
La mia maestra, invece, aveva impiegato cinque giorni a prepararmi
il lavoro!
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Una mattina lo maestra mi ha fatto vedere il mio banco in classe,
era sicuramente mio, perché c era attaccato un cartoncino con lo
scritta "Paolo lavora in classe".
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Il tavolo era sistemato lontano dal gruppo classe, vicino alla porta
di uscita e quando i bambini lavoravano da soli anch io andavo a
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lavorare da solo in classe senza" aiuto della mia maestra, perché
era un compito facilissimo; il compito iniziava con lo data e
terminava con lo domanda "ti è piaciuto".
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E dovevo crocettare sul sì o sul no. A Itre domande potevano essere
"E' stato difficile" e anche qui dovevo crocettare sul sì o sul no.
Poi ritornavo nella mia aula a mangiare una caramella dentata
a
riposare o a fare la mia corsetta.
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Io ero molto contento di lavorare in classe come facevano gli altri e
riuscivo a completare il lavoro perché c era silenzio.
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Adesso vado volentieri in classe, riesco a stare seduto tra loro per
molto tempo e non vogl io un posto fisso, perché mi piace stare
vicino a un bambino diverso.
In classe ho imparato ad alzare lo mano quando voglio dire una cosa
alle maestre, mi piace parlare a tutti della mia famiglia e sto
imparando altre leggi che regolano lo vita nella scuola.
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Ora quando gioco durante l'intervallo
non ho più bisogno della
maestra, perché io e i miei compagni inventiamo dei giochi da soli,
ma so che è lì pronta ad aiutarmi se ho bisogno di lei.
I miei compagni sono diventati miei amici ed ho sempre più voglia di
stare con loro. Ogni tanto, quando non c è scuola, ci ved iamo lo
stesso, perché a noi bambini piace molto giocare insieme.
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