l` industria preistorica
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l` industria preistorica
L' INDUSTRIA PREISTORICA In questo capitolo vogliamo occuparci dell'evoluzione umana in generale e di quella salentina in particolare, rivelata dalla documentazione dei nostri reperti di industria e delle nostre manifestazioni di arte. Non abbiamo e forse non avremo mai documenti fossili e di industria di un Primate salentino dalla vita arboricola dell'inizio del Terziario e del Mesozoico, tanto meno potremo sperare in una documentazione di Insettivori. Sia per il primo che per il secondo si tratta di specie adattata alla sospensione, lontane ancora dalla stazione eretta che caratterizzerà l'uomo dalla posizione verticale. La documentazione dell'uomo preistorico salentino interessa pertanto solo l'uomo eretto, l'uomo che ha già abbandonato e da tempo la vita arboricola che lo portava di albero in albero e di ramo in ramo. L'uomo rievocato dalle nostre scoperte perciò, vive già sulla terra in un paesaggio che le vicende climatiche ( glaciazioni e interglaciazioni ) già da tempo hanno modificato e sconvolto violentemente sostituendolo a foreste e boschi, desolate pianure con rari alberi. « E' comunque interessante osservare — scrivono Trevisan e Tangiorgi nella loro opera "La Terra" — che tutte le spiegazioni che si riferiscono ad una determinata area, considerata di volta in volta la più probabile, fanno intervenire, come cause prime della trasformazione paesistica, importanti variazioni climatiche a carattere generale e variazioni locali determinate dal sollevamento di grandi catene montuose. Tutta la Paleontologia ci mostra che le faune e le flore sono state profondamente modificate dall'azione concomitante ed intensa di questi due fatti in un determinato periodo della storia geologica recente: il Miocene superiore. E' quindi a priori probabile che anche la storia degli antenati dell'Uomo abbia subito in quest'epoca una svolta decisiva ». Da quanto abbiamo esposto balzerà evidente la logica della successione dei nostri capitoli di preistoria salentina che da qualche anno andiamo pubblicando. A parte quindi la grande generale vicenda della cosidetta ammirazione sulla quale ci intrattenemmo nel n. 8 di questa stessa Rivista, in questa sede tratteremo unicamente dell'industria e dell'arte preistorica prospettando e considerando il valore di evoluzione denunciato dai relativi referti, dal paleolitico inferiore al neolitico, dall'amigdale ai pruni utensili di metallo ed alle argille, dalla caccia alla pesca e alla raccolta. 60 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce Tipologia di Europa e di Terra d'Otranto Qualche ricordo a carattere generale dell'evoluzione dell'arte di lavorare da parte dell'uomo: del legno, della pietra e dell'osso, sarà la premessa indispensabile all'esposizione di quanto oggi, a buon diritto può considerarsi la preistoria dell'industria e dell'arte che costituisce, un trascurabile capitolo della preistoria d'Europa. Si inquadrano codesti ricordi nell'età paleolitica ( dal greco: paliòs, antico e lithos, pietra) che li contiene, è la storia di una successione di razze umane: i pitecantropi, l'homo sapiens di tipo arcaico, l'uomo di Neanderthal e quindi l'Homo sapiens. L'età paleolitica o semplicemente paleolitico, pertanto avuto riguardo alle industrie umane si suddivide in tre periodi: Paleolitico Superiore Magdaleniano Solutreano Aurignaciano 60.000 80.000 100.000 anni anni anni Paleolitico Medio Mousteriano - Levalloisiano Acheuleano 150.000 450.000 anni anni Paleolitico Inferiore Chelleano e Clactoniano Prechelleano o Villafranchiano 600.000 1.000.000 anni anni Segue il periodo di transizione a pietra levigata fra Paleolitico e Neolitico, che 10.000 anni prende il nome di Mesolitico e quindi: Neolitico 6.000 anni La materia prima più usata per gli utensili e gli attrezzi preistorici, fu senz'altro la selce della quale vennero in possesso sotto la forma di ciottoli rotolati, di arnioni o nuclei in depositi di superficie, di selci imbevute di « acqua di cava ». Dove la selce non c'era, grezza o lavorata vi veniva trasportata; in Francia per es. « conosciamo la celebre "stazione-officina" neolitica del Grand - Pressigny (Indre et Loire ), dove si ritrovarono in quantità grossi nuclei di una bella selce bionda, che pesano parecchi chili e sono detti comunemente "livres de beurre". Tali nuclei erano utilizzati per la fabbricazione delle grandi lame che si esportavano perfino in Svizzera e in Belgio » ( Raymond Furan, « Manuale di Preistoria »). Con la selce per l'industria, degli attrezzi e delle armi vennero impiegate inoltre rocce eruttive (diorite, andesite, diabase, basalto, ossidiana o vetro vulcanico ) e rocce diverse come ad es. quarzite, diaspro, qualità diverse di silecite, quarzo, giadetee, scisto ect... Le tecniche di fabbricazione riguardano la scheggiatura ed il ritocco; la prima si realizzava in modo diverso: per appoggio, su incudine senza percussore a ma61 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce no, con percussore a mano, con percussore di legno duro, per pressione. Al ritocco si provvedeva invece mediante percussione su incudine e per pressione. Con la scheggiatura il nucleo veniva sbrecciato o sfaldato, mentre con il ritocco le scheggie venivano rifinite e perfezionate. Non sono rare le selci, rinvenute un pò dovunque, non lavorate dall'uomo ma dallo stesso forse adoperate quando le tecniche ancora erano in fase embrionale; si tratta in ogni caso di schegge determinate naturalmente da fenomeni atmosferici, quali le azioni termiche di caldo e di freddo che determinano disgregazioni alveolari, le azioni meccaniche che spezzano e ritoccano le selci per pressioni di strati superiori, per movimenti dei terreni che le contengono, per urti ed altre cause innumerevoli e tutte possibili. E' da avvertire che queste selci scheggiate non preistoriche possono indurre in inganno anche i più esperti classificatori che spesso si trovano davanti esemplari dei tipi elencati, così perfetti e completi anche di patina formatasi sulle superfici per l'influenza delle intemperie nel tempo. La maggior parte dell'industria litica è caratterizzata da esemplari tipo per ogni epoca, da cui una morfologia classica che dà nome allo sviluppo della spirale preistorica: l'amigdala o bifacciale, la scheggia o meglio l'utensile tipo levallois, i dischi, le lame, le punte, i raschiatori, il raschietto a tacca o coche - grattoir, i grattini, i perforatori, le seghe, i bulini, i microbulini, le punte di freccia, i picconi, i falcetti, le mole e macine, le asce levigate etc... Non mancano gli oggetti preistorici da ornamento: bracciali in scisto o in calcare, piastrine e perle di collane in calcedonio, in quarzo, in diaspro in amazzonite etc. Con l'osso il corno e l'avorio si ebbe un'altra tipologia di attrezzi e armi preistoriche: zagaglie, arpioni, bastoni di comando, punteruoli etc... Le zagaglie con punte in avorio, in osso e in corno di renna o di cervo, con basi diverse; gli arpioni le cui cuspidi di osso o di corno di renna possono essere a due o a tre file di dentellature che erano adoprati per la caccia e per la pesca nel Paleolitico Superiore e nell'Aziliano: il propulsore, bacchetta cilindrica a punta di uncino dalla lunghezza media di cm. 30, in corno di renna era usato per lanciare con più forza le zagaglie e gli arpioni; il bastone di comando, dall'uso ancora incerto, fabbricato in corno di renna era lungo dai 20 ai 30 cm. e ramificato e perforato nei punti di convergenza. Completavano l'utensileria i punteruoli, i pugnali, gli ami da pesca, le bacchette, gli astucci, i lisciatoi, i fischietti (ricavati dalle prime falangi della zampa di renna, forate ), gli aghi a capocchia, gli aghi con cruna ( diffusi nel Magdaleniano ), gli uncinetti, i bottoni, le perle, i pendagli, le statuette ed i monili in genere. Le industrie di attrezzi e di armi del Paleolitico Inferiore sono presenti in tutta l'Europa meridionale e centrale, nell'Inghilterra del Sud e nel Mezzogiorno della Germania; Assenti in Scandinavia e nella Russia Settentrionale, terre che fu62 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce rono coperte dai ghiacci. Il Paleolitico inferiore occupa i 3/4 dei periodi preistorici. Converrà a questo punto, esporre l'associazione parallela fra industrie ed ere. Industrie preehelleane — denominazione di V. Commont nel 1909 — Epoca: Crag rosso inglese, corrisponde al Calabriano antico (Quanternario inferiore inglese) ed al Villafranchiano. Nome dell'industria: ipsvviciana. Prototipi: selci rostro carenate di Ipswich. Furono trovate in Inghilterra ed in Francia; si discute ancora, a causa della scheggiatura rozza se si tratti di vera e propria industria ovvero di scheggiature dovute al caso ed agli eventi naturali. L'epoca al quale apparterrebbero è il Crag rosso di Ipswich, ultimo periodo del quaternario inferiore inglese, preceduto dal Crag di Norwich che appartiene all'Iceniano marino freddo, anch'esso, con un altro, tipi proprio di industria rozza norwiciano (bifacciali e selci rostro - carena te ). Precedono ancora altri due periodi: 1° il Crag marino di Wejbourne con un'industria grossolona, detta « cromeniana » costituita da grandi utensili simili ai bifacciali chelleani. Questo Grag Marino denuncia con evidenza la fine del Giinz. 2°, legne il Forest Bed di Cromer che equivale al Sanprestiano francese, che rappresenta l'interglaciale Gunz Mindel, con fauna calda, al contrario della precedente. Industria del Chelleano o Abbeviliano superiore. Prototipo: Amigdale. E' anteriore all'Acheuleano, arcaica e bifacciale; tale cultura è conosciuta anche con il nome di Abbevilliana per il fatto che si è ritrovata in giacimenti a Champ de Mars ad Abbeville ( Abate Breuil). L'Amigdale o coup de - poing, o mandorla o bifacciale, costituisce l'esemplare tipico di questa industria. Può considerarsi la più antica arma di difesa e di offesa e nel contempo il più antico attrezzo di lavoro. La sua grandezza non supera i 30 cm., di grande efficacia. Blocco di pietra dura (selce, diaspro, basalto, porfido, calcare silicifero) appuntito a forma di mandorla; fu usata nel Paleolitico inferiore ad opera dei Pitecantropiani che comprendono i Pitecantropiani di Giava ed il Sinatropo di Pechino. Si discute, ancora fra molta incredulità, di una cultura particolare con utensili a triedro, raccolti in gran numero nei limi di Chalosse. Ne riferiamo solo per compiutezza. Industria dell'Acheuleano. Prototipo: Amigdale Micocchiano. Il nome deriva da Saine — Acheul dove si rilevò in maggiore quantità. Il prototipo è sempre le coup de — poing, più raffinato e meglio ritoccato però del63 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce l'esemplare Chelleano nei cui confronti presenta anche spessore ridotto, da cui il nome di Cimande. La spirale si avvia decisamente al Mousteriano. Questi coup de poing danno così le amigdale più perfette e più efficienti, dal peso che può arrivare ai due chilogrammi di selce o di quarzite come nella Francia meridionale. A parte la classificazione in sette gruppi di questo periodo ad opera dell'abate H. Breuil sui quali non riteniamo di soffermarci per non appesantire la divulgazione, ricordiamo due industrie minori a schegge e lame, senza bifacciali: il clactoniano e il tajaciano. Il Clactoniano che ha preso nome da Clacton nella Contea inglese di Essex, è un'industria litica rudimentale associata a fauna calda (Elephas Antiquus, Rhinoceros Mercki), tra gli strati Chelleani e Acheuleani; talvolta è associato invece all'Acheuleano. Si presenta sotto forma di schegge a piano di percussione unito, con bulbo di percussione molto marcato. E' presente, oltre che in Inghilterra, in Francia, in Egitto, nel Sahara e nell'Africa del Sud. Il Tajaciano sta tra il Clactoniano più evoluto ed il Mousteriano; nella grotta di Fontèchevade è stato trovato associato a due crani umani presapiens o Homo sapiens arcaico. Si presenta come schegge di tipo Levallois e raschiatoi. Rinvenuto in Francia e precisamente in Dordogna presso Eszies de Tajac. Tutte codeste industrie del Paleolitico inferiore da noi sin qui presentate, sull'ora non sono state ancora scoperte nel Salento, si tratta — occorre ricordarlo — di attrezzi e armi a torto o a ragione attribuite agli Australopitechi, agli Arcantropi (pitecantropi, sinantropi, uomini di Mauer, atlantropi), ai presapiens ed ai -. preleanderthaham. Paleolitico Medio Comincia durante l'Interglaciale Riss-Wiirn e finisce durante la glaciazione di Wiirn. Comincia la vita cavernicola dell'uomo Paleantropo. La fauna è fredda al Nord (renne, bisonte, iena delle caverne, stambecco, marmotta, etc...) è calda invece al Sud (Spagna e Italia ). L'intera epoca occupa un quarto dei tempi preistorici, meno gli ultimi 30 o 40.000 anni che sono occupati dal Paleolitico superiore. Si articola in vari periodi. Industria levalloisiana — il nome deriva da Levallois, località presso Parigi dove è sita una delle prime e più significative stazioni racchiudenti attrezzi del tipo. Gli attrezzi hanno forma ovale, con una faccia, a grandi schegge e spigoli vivi o a schegge più minute; il tallone è sfaccettato. 64 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce Anche qui si discute e non si è d'accordo circa l'assegnazione del tipo di industria al Paleolitico Medio, per alcuni infatti lo si può considerare come transizione tra il Paleolitico inferiore e il Paleolitico Medio; per altri studiosi esso invece sarebbe da classificare come Mousteriano inferiore o come Mousteriano caldo. Questa incertezza è dovuta al fatto che di solito i tipi vengono trovati frammisti a tipi precedenti. Industria Mousteriana — Trae il nome da Le Moustier, una grotta dove eseguirono scavi gli studiosi Lartel e Christj. Trovasi associata alla fauna fredda di La Quina e di Le Moustier. Verso la fine del periodo questa industria presenta interessanti fatture microlitiche. In Europa si sviluppa dalla 2 a fase del penultimo periodo glaciale, alla 2 a oscillazione fredda dell'ultimo periodo glaciale, vale a dire da circa 190.000 a 70.000 anni orsono. Nel Musteriano l'industria è a lame e non più bifacciale come nel Paleolitico inferiore. La tipologia in questa industria registra: un coup — de — poing, un tipo di amigdala ovale o triangolare più piccola e più perfetta nel ritocco, sfaccettata da un lato e non ritoccata dell'altro; un grattino o raschiatoio, per la lavorazione delle pelli, dell'osso e del legno; una lama ritoccata su di un solo lato o su entrambi i due lati; un raschiatoio a punta lunga adoperata per squartare le bestie; dischi, percussori, palle, etc... di selce di arenaria o di calcare. Il Paleantropo o l'uomo che visse in questo periodo (che corrisponde al primo periodo della glaciazione di Wiirn) è quello di Neanderthal, ebbe testa diritta e stazione eretta, corpo massiccio, statura ridotta, testa voluminosa, regione facciale più sviluppata di quella cerebrale, indice cefalico medio variabile tra 70 e 76, capacità cerebrale di circa 1400 centimetri cubi. Il cranio dell'uomo di Neanderthal risulta appiattito, le arcate sopracciliari enormi, la fronte molto sporgente, l'occipite compresso in senso verticale, e prominente, con forte tubercolo. La faccia è lunga, fortemente prognata, con ossa zigomatiche piatte e sfuggenti; mascellari superiori che presentano una linea a muso, sprovvisti di fosse canine. Le cavità orbitali sono molte grandi e rotonde; il naso è sporgente e molto largo, con una vasta regione sottonasale. La mascella inferiore appare robusta, senza mento, con larghe branche ascendenti, e regione angolare tronca. La dentatura è voluminosa, a caratteri spiccatamente umani, ma primitiva. Codesta descrizione magistrale dei caratteri anatomici dell'uomo di Neanderthal è dovuta a M. Biule nel 1911, a E. Patte nel 1955 e a J. Pivetean nel 1957. In Terra d'Otranto codesta industria è presente nella Grotta dei Giganti al Capo di Leuca dove il giacimento è scoperto dal Gruppo Speleologico di Maglie con Decio De Lorentiis. Il cospicuo interesse del giacimento — scriverà nel n. 1 della Zagaglia del Marzo 1959 A. C. Blanc consiste nella sua ricchezza in splendida in65 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce dustria musteriana, mai fino ad ora rinvenuta, con una tipologia così inequivocabile nel Salento, che consente di interpretare come musteriani anche i pochi scheggioni di calcare ritoccati, rinvenuti da C. A. Blanc nei livelli basali della Grotta Romanelli. La presenza di industria micro musteriana su selce e su Metetrix - chione aggiunge elementi di alto interesse alla preistoria paleolitica del Salento. Notevole è infine l'abbondanza dei carboni e delle ossa combuste in varii livelli del riempimento musteriano, che hanno consentito la datazione dei relativi orizzonti archeologici e ciò grazie allo stesso Blanc ed al grande maestro classificatore, suo primo aiuto, prof. Luigi Cardini. Industria musteriana prevalentemente su calcare anche nella Grotta delle Tre Porte sempre a Leuca; associati e affioranti in superficie, un frammento di mandibola di Elephas antiquus con un molare parzialmente conservato ed ossa e denti di Rhinoceros, Felix, Hjaena, Sus, Bos primigenius, Cervus elphus, Cervus sp. di piccole dimensioni, Aves. Numerosi i frustoli di carbone e ossa combuste. A circa 6 m. dall'ingresso, e nella medesima posizione dei reperti soprammenzionati, affiorava un (secondo) molare superiore sinistro umano, di un bambino di circa 10 anni, dalla faccia occlusale antica e dalle radici rotte (rottura antica ). « è la descrizione nella relazione di C. A. Blanc, di quello che passerà alla storia come 1'8° reperto di Neanderthal italiano; il più meridionale ». Per la storia gioverà qui ricordare che alla Cavità è stato dato nomé « Antro del bambino ». Ancora resti di focolari e abbondanti reperti di fauna e di industria litica niusteriana, prevalentemente su calcare, associate al Rhinoceros, all'Equus, al Bos primigenius, etc... nella grotta Titti che si apre sulla parte ovest di un'ampia grotta sommersa, ad oriente delle Tre Porte. Sempre musteriano su calcare associato a Bos primigenius, Cervus, Orjctolagus, Emjs ed Elephas anche nella Cala dell'Elefante , ad oriente della Grotta del Drago e ad occidente della Grotta dei Giganti. PALEOLITICO SUPERIORE Si sviluppano le Armi da getto specie dell'arco con vantaggio per la caccia. Occupa gli ultimi trenta o quarantamila anni dei tempi preistorici nel quadro dei ghiacciai W urmani. E' l'età dei Fanerantropi o dell'Homo sapiens dei quali si distinguono vari tipi e razze assecondo delle località di rinvenimento dei resti fossili: razza di Combe-Capelle razza di Grimaldi razza di Cro Magnon etc Tale distinzione sotto il profilo puramente scientifico è da considerarsi impropria, a causa dell'accertato poliformismo delle varie genti di questa età. Ad 66 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce esempio di questa affermazione valga una delle tante osservazioni di A.C. Blanc nella sua opera « Origine e sviluppo dei popoli cacciatori e raccoglitori » Nel più antico fanerontropo fossile conosciuto, l'uomo di Combe-Capelle, antropologi eminenti hanno riconosciuto, volta a volta, caratteri australoidi (Mochi), etiopoidi (Giuffrida Ruggeri), mediterranoidi (S. Sergi) ed eschinoidi (Weinert) ». Si aggiunga inoltre, è sempre Blanc che scrive, che « I reperti fanerantropici del Paleolitico superiore europeo non presentano perciò tipi definiti, inquadrabili nell'attuale sistematica razziale, bensì un miscuglio di caratteri somatici, i quali si trovano oggi separati presso le varie razze viventi e ne costituiscono talvolta le caratteristiche differenziali ». Il paleolitico superiore ha inizio nella 2a parte del Wurmiano II e si svolge nel periodo di massima espansione del Wurmiano III. Ricca l'industria in Francia ed in genere al Sud, meno ricca al Nord. L'avvenimento dominante è dato dal sorgere dell'arte. I tipi umani dell'Homo sapiens che caratterizzano l'epoca vanno sempre più assumendo i caratteri dell'uomo moderno. L'Aurignaciano è il primo dei tre periodi che articolano l'età del Paleolitico superiore. I primi rinvenimenti di questa tecnica datano dal 1860 nella grotta di Aurignac (Alta Garonna) da cui il nome del periodo. Abbondante il materiale scoperto in Dordogna e nel Correze, piuttosto scarso nei Pirenei, in Italia, in Austria ed in Germania; le lame sono ritoccate in modo particolare, gli utensili sono rifiniti con cura. Associata la industria in osso. Nella stratificazione è evidente il collocamento al di sopra del Mousteriano e sotto al Souletrano. La fauna fredda caratterizza questo periodo (rhinoceros, capra ibex o stambecco dei Pirenei, renna, equus caballus, cervus, ursus spelaeus etc...; fra gli uccelli: l'aquila reale, il gufo reale, il gracchio, la pernice bianca nordica e il lagopo di Scozia o pernice di Scozia. Ai fini dell'industria dell'Aurignaciano si conoscono tre livelli con la seguente tipologia: 1) punte in osso lunghe con base spaccata; denti perforati; bastoni con foro circolare; raschiatoi; lame finemente lavorate e bulini; 2) punte in osso appiattite senza spaccatura alla base; raschiatoi carenati e bulini; 3) punte in osso meno larghe e più spesse a sezione circolare; raschiatoi carenati e bulini; 4) punte a sbiegatura semplice associate a punte biconiche, a numerosi raschiatoi e a bulini. Il Perigordiano scoperto nel 933 da D. Peyrosy si sviluppa contemporaneamente all'Aurignaciano ed è rappresentato in ordine cronologico: — da schegge e lame a dorso ribattuto — da punte del tipo di La Gravette e da zagaglie (17 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce — da punte di fogge diverse, da raschiatoi — da bulini d'angolo derivate da lame spezzate. Il Souletrano scoperto nel 1866 da II. de Ferry e Adrien Arcelin a Solutré vicino a Maceln Saeme- et - Loire, è rivelato da Attrezzi ed armi trovate associate ad ossa di mammut, renna, orso, cavallo e cervo. I tipi di questa industria silicea a lame ben rifinite: — a foglia di salice, lunga circa cm. 25 — a foglia di lauro, lunga circa cm. 35 finlarga — a cràu o a tacca ,con tallone laterale peduncolata, usata come punta di freccia ) — bulino — raschiatoio — perforatore semplice o doppio. In stratigrafia, il Souletrano precede il Magdaleniano e segue l'Aurignaciano; nato in un paese dell'Europa centrale non precisato, dall'Ungheria alla Polonia, si diffuse poi in altri paesi. Il Magdaleniano trae il nome da « La Madeleine a Tursac (Dordogna ). Attrezzi ed armi di selce registrano una battuta d'arresto nella spirale dell'evoluzione; si sviluppa invece l'industria di osso. Tra i prodotti in selce: lame, raschiatoi e bulini, tra i quali caratteristico quello a becco di pappagallo. Tra gli attrezzi: l'ago con cruna d'osso o d'avorio; i punteruoli ed i lisciatoi, i pugnali in osso o in corno di cervo; l'arpione, il propulsore, punte di zagaglia, bastoni di comando. in Italia e particolarmente in terra d'Otranto Il Paleolitico superiore « si presenta particolarmente interessante per la scoperta di un'industria microlitica (a microbulini) precedente al Mesolitico delle altre regioni europee » Raymond Feron. I microbulini si trovano infatti associati alla fauna fredda (con grande elca o alca impennis) della nostra Grotta Romanelli, a Castro. Si tratta di faune corrispondenti al massimo della glaciazione Wurmiana. Codesta industria è stato accertato che proviene dal Nord Africa e dal Medio Oriente. Va qui osservato che i primi fanerantropi fossili apparvero da noi, come in tutta Europa, prima che i pachidermi caldi » fossero completamente estinti il che permise agli inizi del periodo in argomento, la caccia anche in Terra d'Otranto, dell'elefante antico, del rinoceronte di Merck e dell'Ippopotamo. Come abbiamo detto, è la fauna fredda che caratterizza il periodo. Manufatti in calcare ed in selce nonchè reperti ossei tra cui n. 6 denti canini, premolari e molari evidentemente umani sono stati scoperti nella località denomi- 68 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce nata « Uluzzu » in agro di Nardò (15-3-1960 dr. Cosma Carlo del Gruppo Speleologico Salentino ). In questa grotta « le industrie contenute nei livelli più bassi sono caratterizzati da semilune, oggetti musterianoidi e denticolati nella parte mediana ed alta del deposito che si richiamano alle industrie del tipo romanelliano (La grotta di Uluzzu, estratto Rivista di scienze preistoriche fasc. 1-4-1963, E. Bozzatti dell'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria ) ». Sempre in detta località e ad opera degli stessi, altri reperti silicei del Pal. Sup.. Giacimenti pleistocenici sono stati scoperti da Decio De Lorentiis per il Gruppo Speleologico Salentino nelle fessure della pietra leccese delle ventarole ossifere di S. Isidoro (Maglie)). A Presicce, nella Grotta della Madonna a circa un chilometro dell'abitato, sempre ad opera del Gruppo Speleologico Salentino vengono scoperti manufatti litici attribuiti al Paleolitico Superiore associati a resti di fauna pleistocenica. « La Zagaglia », la Rivista di scienze, lettere ed arti che nasce per la riconosciuta esigenza di avere un notiziario del Gruppo Speleologico, dà notizia di queste ultime scoperte nei suoi numeri n. 5 e 6; nell'ultimo anzi riporta per sintesi di stampa il seguente periodo « A parere concorde degli studiosi, resta così ancora una volta confermato che la preistoria della penisola salentina ebbe a protagonisti uomini autoctoni, che vissero di un'industria propria, nelle anfrattuosità carsiche della provincia, prima ancora degli uomini protostorici che nella provincia salentina vennero per immigrazione sicula e levantina ». Per la cronaca, parteciparono a queste fortunate campagne, guidate da Decio De Lorentiis, Mario Moscardino, Carlo Cosma, Vittorio Sticchi, Salvatore Scarzia, Ercole Vergari, Gino Rizzo, Antonio Casini, Salvatore Prosperi e Salvatore Montagna. Si devono a Carlo Cosma le scoperte di industrie litica paleolitica a Porto Badisco, al Ciolo di Gagliano del Capo, alle Striare ed a Novaglie: A Porto Badisco, sulla Otranto - Santa Cesarea - Lecce, disseminati in superficie, scoperti naturalmente dalle acque e del tipo romanelliano; A Porto Badisco, verso il mare adiacente alla litoranea Badisco - Santa Cesarea - Lecce. Qui, a parere del Cosma però, si tratta di avanzi di fondi di abitazioni neolitiche, con ciottoli di selce scheggiata e cocciame ad impasto nero (località « Arte » sulla Otranto Lecce ); Anche in località « Ciolo » di Gagliano del Capo e precisamente nella Grotta « Fracazze » sono stati trovati fossili e selci lavorate del paleolitico superiore (sovrasta altro strato comprendente cocciame ad impasto arcaico, residui ossei di clima temperato e selci che riguardano il neolitico); Nella grotta delle Striare è visibile in maniera particolarmente vistosa e nella Grotta Romanelli in minori proporzioni, la documentazione sedimentaria delle fasi più antiche dell'archeologia post-tirreniana. « La serie stratigrafica delle Grotte del Cavallo, oltre a fornire la testimonianza di culture lítiche nuove per l'Italia centro meridionale, contribuisce, assieme a quella delle grotte Cipolliane, a colmare lo hiatus esistente finora fra il Musteria69 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce no tipico e il Romanelliano di Grotta Romanelli, offrendo anche nuove prove del perdurare del Romanelliano fino alla crisi economica del Mesolitico » (« Prima campagna di scavi nella Grotta del Cavallo presso Santa Caterina di Lecce estratto dalla Rivista di scienze preistoriche, vol. XVIII fase. 1-4, 1963, Arturo Palma di Cesuola dell'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria ). 'A Ugento in località Focone, cospicuo il materiale fossile e dí industria che si può ammirare esposto per campioni in una teca del Museo Paleontologico di Maglie. Tale materiale ha consentito a scienziati e studiosi di chiara fama di colmare una lacuna riguardante la fauna e l'industria che hanno caratterizzato il Mesolitico, vale a dire l'epoca di mezzo fra la civiltà di Grotta Romanelli e quella seguente, disseminate un po' dappertutto lungo le nostre coste e l'immediato retroterra; *** Nelle grotte Cipolliane presso Marina di Novaglie (Lecce), l'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, nell'estate 1962 ha rilevato nei diversi livelli contrassegnati dalle lettere a, b, e, reperti di industria Epigravettiana, e precisamente: del Gravettiano finale nel livello a) a sabbie calcaree; dell'Epigravettiano tipico nel livello b) argilloso - sabbioso bruno; dell'Epigravettiano finale o «Protoromanelliano» nel livello e) a sabbie calcaree; del Romanelliano in parte inquinato da resti neolitici nel livello superficiale (« Contributi alla conferenza delle industrie epigravettiane nell'Italia centro-meridionale », estratto dalla Rivista di scienze Preistoriche, vol. XVII, fase 1-4,1962,di Arturo Palma di Cesuola). Esemplari di industria a lamelle geometriche e cuspidi di freccia di industria su ossidiana venne reperita ancora dal dr. A. Palma di Cesuola ed altri dell'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, in una grotta nelle vicinanze di Santa Maria al Bagno di Nardò; ce ne dà notizia la dr. Giovanna Delli Ponti in un articollo apparso sulla Rivista « Studi Salentini » fase. XVI, di dicembre 1963. *** A Romanelli, in quel di Castro, stazione nota in tutto il Mondo, da ritenersi fra le più importanti d'Italia, fauna e industria autoctona su selce, « Con lame strette e sottili ». Si fabbricavano anche i microliti da armature — scrive A. C. Blanc nel suo « Origini e sviluppo dei popoli cacciatori e raccoglitori » e prosegue — da montare su legno o su osso, per farne lance ed arpioni dentati, analogamente a quanto si riscontra nella cultura del Totem. Per ottenere microliti di dimensione e di forma costante viene adoperato un particolare procedimento tecnico, assai ingegnoso. Venivano cioè prodotte delle in70 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce taccature nelle lamette in corrispondenza dei punti ove si voleva provocare la rottura. Poi si batteva sulle strozzature della lametta, appoggiata su una incudine. La lametta si rompeva, dando luogo al microlito desiderato e a uno o due residui che hanno una forma caratteristica, perché conservano una parte del margine dell'intaccatura ed accanto ad essa un margine obliquo assai tipico, e di forma costante. Sia i microliti che i residui suddetti si trovano in gran numero in alcuni giacimenti paleolitici superiori e mesolitici. Questa particolarissima tecnica compare in Italia ( Grotta Romanelli ) in pieno paleolitico superiore, accompagnata da fauna « fredda » pleistocenica, mentre in Europa centro-occidentale essa è più generalmente associata a fauna temperata, oleocenica, in livelli mesolitici. Ciò sembra indicare una precocità mediterranea nell'evoluzione culturale dal paleolitico superiore al mesolitico, confermata anche da altre considerazioni. Attraverso l'uso attuale di tali microliti possiamo ricostruire ottimamente il modo del loro impiego nel paleolitico superiore. Un'altra innovazione di grande portata segna l'inizio del paleolitico superiore: « La lavorazione dell'osso ». Di armi ed utensili di pietra scheggiata del fanerantropo salentino è stata rivelata l'esistenza in molte altre località del litorale neritino, a Novaglie nonchè in molte altre località dell'entroterra, in stazioni all'aperto come a Soleto e in grotte come a Parabita. Tutte codeste stazioni, scoperte in buona parte negli ultimi anni ad opera del benemerito Gruppo Speleologico Salentino «P. De Lorentiis» hanno autorizzato nuove considerazioni: sul moltiplicarsi dell'uomo preistorico nel paleolitico superiore e sulla densità incipiente dei suoi agglomerati e, ancora, dell'abbondanza della caccia, della pesca e della fruttificazione arborea spontanea senza della quale sarebbe stata impossibile la nutrizione di tanti uomini, nomadi e no, dotati comunque solo di armi e di utensili di pietra scheggiata. Col paleolitico superiore possiamo ritenere chiuso l'ultimo capitolo della preistoria; dopo il periodo di transizione o Mesolitico seguiranno altri periodi: il Neolitico o Età della pietra levigata, l'età dei metalli o della protostoria articolata dal rame, dal bronzo e dal ferro. La comparsa e l'evoluzione della ceramica si accompagneranno con la evoluzione degli utensili e delle armi, nonchè con manifestazioni artistiche, completando così la suggestione di quella spirale che è simbolo ed espressione della civiltà dell'uomo. MARIO MOSCARDINO 7l Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce