Casalinghe disperate? «Non ce n`è quasi più»
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Casalinghe disperate? «Non ce n`è quasi più»
Corriere del Ticino 21/09/2012 2 Copia ridotta al %d%% del formato originale letter della pagina Corriere del Ticino PRIMO PIANO QUESTIONI DI GENERE Corriere del Ticino VENERDÌ 21 SETTEMBRE 2012 LE STORIE Occupazione Pagina : 2 VENERDÌ 21 SETTEMBRE 2012 GIULIA E LA BANCA Giulia, 55 anni, viene licenziata dopo 13 anni di lavoro nella stessa banca. Con la consulente dello Sportello ripercorre il suo percorso professionale,rivede il curriculum vitae e la lettera di presentazione per ripartire alla ricerca di un posto di lavoro. Oggi Giulia lavora in una banca nel Luganese con un contratto a tempo determinato. E ha ritrovato fiducia in se stessa. IVONNE RIPARTE Dopo un periodo difficile in seguito al divorzio, Ivonne, 3 figli, ha bisogno di lavorare. Allo Sportello la consulente scopre che la donna ha un diploma di assistente di farmacia, professione che esercitava prima di avere figli. Incoraggiata, Ivonne si attiva con uno spirito nuovo nella ricerca di un impiego. Oggi ha un’occupazione a metà tempo: presta aiuto a domicilio. LA FORMAZIONE DI LUCIA Lucia, 45 anni, si occupa di marketing ma si appassiona alla grafica e svolge diversi lavori in questo settore per piccole aziende. Vorrebbe qualcosa di più. La consulente le propone di seguire una formazione volta all’ottenimento dell’Attestato federale di capacità (AFC) di grafico. Presto inizierà la scuola che le permetterà di ottenere il diploma desiderato. Pa pe Attu Da 15 a merca go, tro co con a pag. ziame oppur titudin tamen LAVORI IN CORSO Tra i molti nodi da sciogliere per le donne nel mondo del lavoro spiccano la questione dell’impiego dopo la maternità, i part-time, le molestie sessuali e le disparità salariali. (Foto Keystone) Casalinghe disperate? «Non ce n’è quasi più» «Oggi le donne cercano un impiego perché ne hanno bisogno» Due esperte raccontano i 15 anni dello Sportello Dialogare-Incontri In quindici anni è cambiato tutto. Nel 1997 è nato il Consultorio Sportello donna dell’Associazione DialogareIncontri con l’idea di offrire consulenza in ambito di orientamento e reinserimento professionale a «donne e uomini di tutte le età confrontati con nuove sfide» (ricerca di un impiego dopo anni dedicati alla famiglia, perdita del lavoro, rottura del legame con il partner, necessità di conciliare famiglia-lavoro, ecc.). Ma a giudicare da come da allora sono cambiate le utenti (perché sono quasi tutte donne), sembra che siano passati decenni. «Il nostro servizio – spiegano la responsabile Daniela Peduzzi e Fabiana Giulieri Faré, consulente – è un micro-osservatorio dell’evoluzione della società, in particolare del mercato del lavoro, con un occhio di riguardo per la situazione delle donne». Da lì le nostre interlocutrici hanno visto cambiare il mondo. Ecco come. ❚❘❙ Nella seconda metà degli anni Novanta, ci raccontano, al Consultorio si rivolgevano donne tra i 45-55 anni con il desiderio «di tornare a fare qualcosa fuori casa» dopo una pausa più o meno lunga (tra i 10 e i 20 anni) interamente dedicata alla famiglia e all’educazione dei figli. «Adesso è raro che questo avvenga», sottolinea Peduzzi. «Oggi le donne chiedono il nostro aiuto perché devono lavorare, ne hanno bisogno. Sia per contribuire al budget familiare sia per una ricerca di autonomia di fronte a una situazione finanziaria precaria, per esempio a causa di una separazione o di un divorzio». Le neomamme tendono poi a riprendere l’attività al massimo entro cinque anni dopo la maternità perché sanno che altrimenti sarà Daniela Peduzzi Per le donne di ogni categoria sociale è difficile riuscire a conciliare famiglia e lavoro sempre più difficile riuscire a reinserirsi. Ci sono anche donne che desiderano lavorare nonostante abbiano una relazione che funziona, perché consapevoli dell’importanza di mantenere una certa autonomia e indipendenza economica (e della possibilità che i sodalizi affettivi finiscano). Anche la fascia d’età delle utenti è cambiata. «Il gruppo più consistente è quello delle donne tra i 30 e i 50», afferma Giulieri Faré. «Ci sono poi le utenti over 50 che spesso però non sono più casalinghe desiderose di fare qualcosa fuori casa, ma lavoratrici licenziate in un periodo di crisi economica». Si rivolgono al Consultorio anche 20-30.enni, principalmente ragazze che non hanno concluso una formazione, magari a causa di un’adolescenza turbolenta, che intendono tornare a scuola e trovarsi un’occupazione. Oppure giovani che hanno optato per apprendistati «di nicchia» che non trovano sbocchi nel nostro Cantone. «A tutte loro – riprende Peduzzi – consigliamo di frequentare almeno un corso di base per l’utilizzo del PC. La società si è informatizzata, non si può ignorare questo cambiamento se si vuole entrare nel mondo del lavoro». Parola d’ordine: conciliare Oltre che offrire consulenza in materia di orientamento e reinserimento professionale, Sportello donna affronta l’importante tematica della conciliazione famiglia-lavoro. «Per le donne di ogni categoria sociale è sempre difficile riuscire a star dietro a tutto», afferma la responsabile del consultorio. «Noi tentiamo di aiutarle ad organizzare praticamente la loro vita, a volte indirizzandole verso i servizi di aiuto sparsi sul territorio». Più facile sarebbe con un impiego part-time, ma non tutte riescono a trovarlo. Anzi, molte perdono il lavoro dopo la maternità proprio perché chiedono un tempo parziale e faticano a trovarne un altro. Specialmente le donne più formate che magari non vogliono rinunciare alla carriera e desiderano un impiego che in un qualche modo le soddisfi. «Malgrado nelle giovani coppie ci sia un’evoluzione evidente della ripartizione dei compiti – dice Giulieri Faré – le attività domestiche sono ancora in massima parte a carico delle donne, come anche l’educazione dei figli». Per questo sono costrette a rinunciare alla carriera? «Non necessariamente, però devono fare grandi sforzi e tanto dipende dall’apertura del datore di lavoro in tema di conciliazione lavoro e famiglia. Da questo punto di vista in Ticino c’è ancora molta resistenza a concedere il part-time (a donne e uomini), siamo ancora in una fase di transizione verso nuovi modelli di lavoro. Ma il futuro è questo: è un processo culturale nella sfera privata quanto nel mondo del lavoro». Richieste sempre più complesse «Spesso le donne che arrivano al Consultorio vivono situazioni traumatiche che le destabilizzano», dice Peduzzi. «Infatti, oltre ai problemi lavorativi, devono far fronte a sconvolgimenti nella vita affettiva, come ad esempio separazioni, divorzi , o combattere contro un profondo disagio psicologico. Così a gennaio 2012 abbiamo attivato un servizio aggiuntivo, l’Antenna sociale di Sportello donna, pensata proprio per rispondere a bisogni sempre più complessi». Le utenti in difficoltà hanno a disposizione delle consulenti esperte (la psicoterapeuta Osvalda Varini Ferrari, l’avvocata Micaela Antonini Luvini e Mila Ranzanici, assistente sociale) che forniscono loro le prime informazioni e le aiutano ad orientarsi nella rete di servizi attivi sul territorio: servizi sociali, i centri coppia-famiglia, il Consultorio delle donne a Molino Nuovo, gli asili nido, le mamme diurne, l’ufficio dell’orientamento professionale, i vari enti di formazione pubblici e privati nella fascia d’età degli adulti, ecc. Sportello donna, inoltre, organizza «La mia vita la gestisco io», un ciclo di serate informative aperte a tutti, che toccano temi sensibili: come fare per trovare un posto di lavoro, diritti e doveri in ambito lavorativo, assicurazioni sociali e cassa pensione, il divorzio e i figli, la gestione delbudget (cfr. www.dialogare.ch). «Questo per dare alle donne che chiedono il nostro aiuto tutte le informazioni di cui hanno bisogno per affrontare al meglio la loro situazione». ROM Fabiana Giulieri Faré Copyright © 21/09/2012 Corriere del Ticino Nel nostro cantone c’è ancora molta resistenza a concedere il part-time a uomini e donne ROMINA B DA SAPERE ❚❘❙ Dal 19 rio giurid ciazioni F tuato a M del Cons gi servizi riscontra vorativo. no a noi, nunciare genere», Antonin 220 cons assiste in circa 230 te dei cas cutrice, s nuti ingi dono con ni ineren noscere riguarda non sono nazioni s stipendi sparenti re con es to è inferi le stesse do le lavo sparità fa siamo ai l’assunzi fenomen quello de ternità (l 16 settim n.d.r.)». I sa la neo concede LE ORIGINI Il Consultorio Sportello donna dell’Associazione Dialogare-Incontri (Massagno) ha aperto i battenti nel 1997 a seguito dell’entrata in vigore della Legge federale sulla parità dei sessi. LA NORMATIVA La legge del 1995 mira a promuovere l’uguaglianza effettiva fra donna e uomo nella vita professionale. Implica dunque il divieto di discriminazione negli ambiti dell’assunzione, dell’attribuzione dei compiti, dell’assetto delle condizioni di lavoro, della retribuzione, della formazione e del perfezionamento professionali, della promozione e del licenziamento. Vieta inoltre comportamenti molesti «di natura sessuale o qualsivoglia altro comportamento connesso con il sesso che leda la dignità della persona sul posto di lavoro. In particolare il proferire minacce, promettere vantaggi, imporre obblighi o esercitare pressioni di varia natura per ottenerne favori di tipo sessuale». L’UTENZA Il Consultorio Sportello donna offre consulenza a donne e uomini confrontati a «insicurezza e perdita del lavoro, ricerca di un impiego dopo gli anni dedicati all’educazione dei figli, rottura del legame con il partner, conciliazione famiglia-lavoro ed altro ancora». LA CONSULENZA Avviene in un contesto discreto e coperto dal segreto professionale. La durata di un colloquio varia da 60 a 90 minuti. Ogni consulenza è offerta al costo di 30 franchi, ma se ci sono insormontabili difficoltà economiche può essere gratuita. ALCUNE CIFRE Nel 2011 il consultorio ha incontrato 177 persone (170 donne e 7 uomini), tenuto 331 colloqui e 355 consulenze telefoniche. Per appuntamenti: telefonare allo 091/967.61.51 o scrivere a [email protected]). L’INTERVISTA ❚❘❙ CARMEN VAUCHER DE LA CROIX «InTicinounuomo guadagna in media tra il 18% e il 40% in p ❚❘❙ Quali sono i nodi principali da sciogliere sulla condizione femminile nel mondo del lavoro ticinese? Lo abbiamo chiesto a Carmen Vaucher de la Croix, del Dipartimento scienze aziendali e sociali della SUPSI. «I nodi da sciogliere sono numerosi e il Ticino non fa eccezione rispetto ad altri contesti, nazionali e internazionali. Per citarne alcuni, direi innanzitutto che occorre superare il pregiudizio secondo il quale il lavoro femminile costituisce un lavoro accessorio rispetto a quello dell’uomo. Ancora molti datori di lavoro integrano questa immagine al momento dell’assunzione, con conseguente offerta di condizioni di lavoro più precarie e spinta verso il basso dei salari. D’altro canto va affrontato il tema della maternità che, oggi, penalizza notevolmente le assunzioni e le carriere delle donne. Occorre spingere verso congedi parentali e possibilità per entrambi i genitori di conciliare famiglia e lavoro. L’attuale accento posto unicamente sulla maternità, invece che sulla genitorialità, penalizza fortemente le donne ma anche gli uomini che, sempre più, desiderano potersi oc- TEMPI PARZIALI Secondo Carmen Vaucher de la Croix (sopra) il part-time è meno diffuso da noi che negli altri cantoni. cupare dei loro figli. Il cambiamento, in questo senso, passa soprattutto attraverso le aziende che, come dimostrato da diversi studi, hanno tutto l’interesse ad offrire misure che permettano la conciliazione tra lavoro e famiglia. Si ottengono numerosi effetti positivi oltre che in termini di redditività, di clima lavorativo, di mantenimento di preziose competenze, di soddisfazione». Come mai i datori di lavoro in Ticino fanno così tanta fatica a concedere il part-time, in particolare alle donne? «Il part-time in Ticino è in effetti meno diffuso che in altri Cantoni svizzeri. Le ragioni non sono certe, ma si pensa che, da un lato il livello dei salari non permette a molti di lavorare a tempo parziale, d’altro canto molti datori di lavoro fanno ancora fatica a concepire il part-time che, indubbiamente, richiede un certo impegno dal punto di vista organizzativo. C’è chi tende ancora a pensare che chi desidera lavorare a tempo parziale “non abbia voglia di lavorare”. Contrariamente a quanto lei dice, però, il tempo parziale è meglio accettato per le donne che per gli uomini. Un vero cambiam il lavoro a tempo parziale ( ga concesso sia alle donn anche per posizioni di res determinate condizioni, po te ad esempio con una p 70-80%». Quanto differisce la condi uomini e donne a parità d cino? «In Ticino le differenze sa uomini variano tra il 18 e pendenza dei settori pro calcolato, per la Svizzera, salariale è dovuta, per il 4 prie discriminazioni: non da differenze in termini esperienza. Le differenze ai due estremi delle scale le professioni meno qual più qualificate. Risulta qu a parità di qualifiche, in m ne vengono ancora pagate ni, senza alcun tipo di giu Il nostro Cantone è nella Settembre 21, 2012 5:58 am / Powered by TECNAVIA