Wildlife Photographer of The Year Museo Minguzzi Milano

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Wildlife Photographer of The Year Museo Minguzzi Milano
Ogni volta che FOTOgraphia pubblica fotografie di natura
(% fiori e dintorni), riceviamo note divertite e canzonatorie, perfino:
si prospetta una sorta di "conversione" Infatti, e questa va detta,
chi mi conosce sa che il peggiore oltraggio che mi si possa fare
è quello di invitarmi a un'escursione in Natura.
Per mia risolutezza (determinazione? volontà? proposito? tenacia?),
la mia concezione esistenziale non sconfina dai limiti delle città,
addirittura dal quadrilatero di strade entro le quali vivo (e lavoro?).
In Natura, sono a disagio: penso ai prati come nascondigli
di creature orrífiche e ricoveri di sconvenienti cacche;
quando mi si invita ad apprezzare un tramonto, non so da che parte
rivolgermi; sono in imbarazzo, quando mi indicano una pianta,
certificandola per nome (non ne distinguo una specie da un'altra!).
Però!
Però, so apprezzare la Fotografia e riconoscere la sua missione
di «spiegare l'Uomo all'Uomo» (da e con Edward Steichen,
nel 1969, in occasione del suo novantesimo compleanno).
Quindi, so individuare il bello (qualsiasi cosa ciò possa significare
e identificare). Ignorata dalla Storia della Fotografia, indirizzata
verso altre visioni, soprattutto giornalistiche (e va bene, ma!),
la fotografia naturalistica è più che straordinaria: per quanto
mi riguarda, indipendentemente dal mio rapporto personale
con il soggetto. Grazie all'impegno e capacità di autori eccezionali,
la fotografia naturalistica rivela quanto nessuno -non solo io!è in grado di osservare dal vivo. A ncora: fedele al proprio mandato
"menzognero" (ed è un valore positivo, sia chiaro), questa fotografia
interpreta il vero come nessun occhio fisiologico può mai percepire.
A ncora, e poi basta, i fotografi naturalistici sono singolari
anche nello svolgimento dei propri progetti, perseguiti con amore
e dedizione che non hanno eguali in alcuna altra manifestazione
espressiva, creativa o -semplicemente?- documentativa.
Insomma, quando fotografano un orso che si congela nel ghiaccio,
loro stessi sono nelle stesse condizioni, mettendo spesso a repentaglio
la propria stessa vita; quando registrano una carica di mammiferi,
sono sul posto; quando visualizzano la vita sottomarina,
si sono calati in mare, spesso sotto il ghiaccio, condividendo
le condizioni degli animali verso i quali dirigono il proprio obiettivo.
Onore e merito a loro. Indipendente dalle rispettive redditività
professionali, che sono altro, che qui contano come il due di picche
(con briscola fiori), sia chiaro che, indipendentemente dal soggetto,
con la fotografia tutta, è legittimo e indispensabile approdare
a un effettivo riconoscimento di una fotografia che non vale
solo per sé, e le proprie intenzioni % necessità di partenza,
ma per qualcosa di altro che ciascuno trova prima di tutto in se stesso.
piamo riconoscere l'amore... quando lo incontriamo.
M.R.
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... bellezza, e tu non puoi farci niente (in adattamento, da e con Humphrey Bogart, senza ulteriori specifiche). E Natura, bellezza, e noi potremmo fare molto! Una volta ancora, la Fotografia rivela il senso saliente della propria missione: «Rivelare l'Uomo all'Uomo, e ogni Uomo a se stesso» (Edward Steichen). In mostra, le immagini più meritevoli del prestigioso , autorevole e competente BBC Wildlife P11otographer of the Y ear 2013
Wildlife Photographer of The Year
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Ellen Anon (Usa): The Pull of the Sea (La forza del mare).
Encomio nella categoria Wildscapes (Paesaggi selvaggi).
«Quella mattina, sulla spiaggia, il vento ululava, ma anche il fragore della risacca
era fortissimo», racconta Ellen Anon. Per catturare l'energia che la scena sprigionava,
ha optato per un tempo di otturazione lungo, in modo da registrare l'effetto
delle onde che si ritiravano sulla sabbia nera e che lasciavano una schiuma
bianca intorno a minuscoli iceberg [la copertina di questo numero di FOTOgraphia
presenta questa stessa immagine, delimitata in composizione verticale, di dettaglio].
Il luogo dove é stata scattata la fotografia é meta di pellegrinaggio
peri fotografi che amano la natura. li fronte del ghiacciaio Breiamerkurjökull,
laterale del più famoso Vatnajökull, il più grande d'Europa, si spezza in blocchi
per la spinta verso l'alto che subisce, scivolando molto lentamente,
in un laghetto retrodunale. Il laghetto é collegato al mare aperto da un canale.
Di li passano questi blocchi, che poi vengono ributtati dalle onde sulla spiaggia
di sabbia nera, di origine vulcanica. La fotografia sottolinea questo contrasto.
Jökulsárlón, Islanda. Canon Eos 5D Mark Ill, Canon 24-70mm f/2,8L li USM,
filtro grigio neutro Singh-Bay ND (cinque stop, per ottenere
una esposizione prolungata a un secondo , a f122); 125 Iso equivalenti.
111r;wIG7'
ento immagini selezionate dalla giuria al concorso
- BBC Wildlife Photographer of the Y ear, edizione 2013
(quarantatremila partecipanti, da novantasei paesi), sono esposte in mostra a Milano: la passerella
è diventata un prezioso appuntamento annuale [FO1I., TOgraphia, dicembre 2013]. L'esposizione, che permette al pubblico di scoprire il meglio della fotografia naturalistica a livello mondiale, si intitola Wildlife Photographer of
the Y ear, ed è allestita a Milano, al Museo Minguzzi, nella
centrale via Palermo, fino al sedici ottobre (02-36565440;
www.wpymilano.it). In accompagnamento, un affascinante
volume-catalogo, edito da The Natural History Museum, con
introduzione dei grande fotografo naturalista Jim Brandenburg : Wildlife Photographer of the Y ear - Portfolio 23.
Wildlife Photographer of The Year
Prima di accendere i riflettori sulle immagini, con relativi
commenti, un paio di osservazioni.
La prima, di sapore culturale. Come già in precedenza, pubblichiamo le fotografie che consideriamo più significative tr
le cento esposte. Perciò, tra le undici presentate in queste
pagine, solo cinque sono vincitrici di categoria. Non smettiamo mai di ricordarlo: in un concorso, in un qualsivoglia concorso fotografico (comunque indirizzato e rivolto), le immagini vincitrici sono le più meritevoli per la giuria che ha presieduto il concorso stesso. Non esiste il bello assoluto. [In ripetizione d ' obbligo , da FOTOgraphia, dello scorso giugno,
proposito delle sorprendenti, sconcertanti e inattese sentenze della giuria d e I Sony World PhotographyAward 2014, in
una scala di valori condivisa da pochi (nessuno?): «E sempre
e comunque un problema di composizione di giuria e relativi
intendimenti . [...] Inesorabilmente, all'interno di qualsivogli
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Greg du Toit (Sudafrica): Essence of Elephants (L'essenza degli elefanti).
Wildlife Photographer of the Year 2013
e vincitore nella categoria Animai Portraits (Ritratti di animali).
«dl mio scopo é stato quello di sottolineare l'energia speciale degli elefanti»,
rivela Greg du Toit Nascosto in una buca nei pressi di una pozza d'acqua,
luogo ideale per fotografare molte specie di animali che vengono ad abbeverarsi,
ha scattato quando un piccolo di elefante é passato di corsa davanti a lui.
Per trasmettere nell'immagine l'energia dell'elefante, Greg du Toit ha impostato
un tempo di otturazione lungo, per ottenere un efficace effetto di mosso.
Ma chi sono gli elefanti africani? A nimali diurni e notturni, passano la maggior
parte del tempo a cercare cibo, dormendo solo dalle tre alle cinque ore,
Non posso guardare questa fotografia senza ricordare altre immagini di elefanti,
inquadrati sempre dal basso e riprese da un fotografo nascosto dentro una buca
nei pressi di una pozza d'acqua. Il fotografo é Frans Lanting, il grande, al quale
va attribuito questo stile espressivo. V a aggiunto che fotografare elefanti
nascosti dentro una buca rappresenta un discreto rischio di vita.
V a altresì aggiunto che la discussione per attribuire all'autore di questo scatto
il titolo di fotografo naturalista dell'anno è stata vivace.
Northern Tuli Game Reserve, Botswana. Nikon D3s, A F-S Nikkor 16-35mm
f/4G ED V R, filtro polarizzatore, flash Nikon SB-900, 800 Iso equivalenti;
su mini treppiedi, comando remoto Nikon SC-28.
insieme fotografico, per forza di cose di profilo sempre alto,
la differenza la crea e stabilisce la giuria. Nell'esprimere giudizi, nel separare dal totale, per approdare all'affermazione e
attestazione, ciascun giurato manifesta inevitabili individualismi culturali. In origine, ci sta la geografia di vita, che impone a ciascuno di noi modelli, valori e richiami; quindi, si
affacciano le visioni maturate nel corso della propria vita, a
somma di esperienze e gusti e pre-intenzioni»].
piantiamola qui con ogni dietrologia e sterile diatriba): 100,
125, 200, 400, 400, 400, 640, 640, 720, 800,1600. II settantacinque percento è superiore ai 200 Iso (equivalenti).
Così, ci tengo a ricordare che, in tempi di pellicola, ai concorsi, come questo BBC Wildlife Photographer of the Year,
venivano scartate immagini riprese con una sensibilità superiore ai 200 Iso, limite che si concedeva soltanto a due invertibili (diapositive, per chi è estraneo ai codici/sinonimi del
La seconda osservazione è di contenuto tecnico. In ordine
crescente, indipendentemente dalla sequenza in pagina, ecco qui la distinta degli Iso utilizzati/applicati per l'acquisizione digitale delle immagini che pubblichiamo (va rilevato!, e
passato): Kodachrome 200, utilizzato soprattutto per la fotografia subacquea, per merito delle sue dominanti calde, e
Fujifilm Velvia 100, spinta in sviluppo a 200 Iso.
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Wildlife
Phcrtograpljer
Wildlife Photographer
of the Year Portfolio 23; catalogo
delle fotografie
premiate e segnalate
al BBC Wildlife
Photographer of the
Year 2013;
Frances Lincoln, 2013
(HF Distribuzione;
www.hfnet.it);
160 pagine 25x25cm;
38,00 curo.
of ne Yëai
9orEfollo 23
M
Mike Veitth (Canada): The Fish Trap (Esca per pesci). Vincitore nella categoria
The World in Our Hands Award (11 mondo nelle nostre mani).
In certe zone dell'Indonesia, i pescatori gettano le reti per catturare pesci
di piccola taglia, con i quali attirare gli squali balena, per i turisti.
«E in corso un accanito dibattito circa l'ipotesi che questo modo innaturale
di nutrire gli squali balena possa alterare in modo permanente le loro abitudini
alimentari», annota Mike Veitch. Infatti, aringhe e altri piccoli pesci
presi nella rete non fanno parte del regime alimentare tradizionale
dello squalo balena, perché sono troppo veloci per lui.
Lo squalo balena é il pesce più grande del mondo;
può raggiungere la lunghezza di quattordici metri.
Si nutre di plankton e di piccoli pesci, che filtra dall'acqua marina che aspira.
Cenderawasih Bay, Papua, Indonesia. Nikon D90, Tokina 10-17mm f/3,5-4,5 DX
Fish-eye; 200 Iso equivalenti; custodia scafandro A quatica.
Stanislao Basileo (Italia): Dam Difficult (La difficoltà di stare su una diga).
Secondo classificato nella categoria Urban Wildlife (Natura selvaggia in città).
Stanislao Basileo é l'esempio delle straordinarie possibilità che la fotografia
apre a chiunque. Ho avuto l'occasione di premiarlo nell'edizione di due anni fa
del concorso Fotografare il Parco, che si tiene ogni anno a Bormio,
in provincia di Sondrio, nell'alta Valtellina, presso la sede del Parco Nazionale
dello Stelvio. Straordinariamente poetica, una sua fotografia di fiori si classificò
seconda assoluta in quella competizione, e poi é stata pubblicata
come Fotografia del mese, su Gardenia, prestigioso e autorevole mensile.
Stanislao Basileo é netturbino ad Aosta, ed é appassionato di fotografia
e di montagna da una decina di anni. L'immagine premiata
al BBC Wildlife Photographer of the Year 2013 rappresenta uno stambecco
che si arrampica su una diga, un'impresa apparentemente impossibile.
Infatti, la diga é costruita con grossi blocchi e, nonostante la parete
che la costituisce appaia liscia, presenta moltissime irregolarità,
dove un animale agile come lo stambecco può arrampicarsi.
Probabilmente, ciò che ha attirato li l'ungulato dovrebbe essere il sale minerale
che incrosta le pietre con le quali la diga é stata costruita.
Parco Nazionale del Gran Paradiso, Italia. Nikon D300, AF-S Nikkor 70-200mm
f12,86 ED VR II; 400 Iso equivalenti.
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Jasper Doest (Olanda): Snow Moment (Momento della neve).
Vincitore nella categoria Creative Visions (Immagini creative).
II Jigokudani Monkey Park, a Y amanouchi, nel distretto di Shimotakai,
prefettura di Nagano (Giappone), è uno dei luoghi sacri
della fotografia naturalistica, che a preso avvio con il servizio di Co Rentmeester,
pubblicato da Life, il 30 gennaio 1970, con lancio dalla copertina.
Ci vivono i macachi giapponesi, una specie di scimmie fotogeniche
(Macaca fuscata), che d'inverno stanno a lungo immersi nelle pozze di acqua
termale calda di origini vulcaniche, presenti in luogo. Attratto dalla fama Parco,
Jasper Doest ci si è recato per imprigionare quell'atmosfera surreale
nella quale, attraverso i vapori caldi, le scimmie appaiono come fantasmi.
«Ogni tanto, il vento gioca con i vapori e sembra dar loro vita«,
commenta Jasper Doest. Nel suo caso, all'improvviso, un macaco è saltato
sulla roccia in mezzo alla sorgente e si è scrollata di dosso la neve:
ecco una inquadratura bellissima, grazie anche al fatto che, per le particolari
condizioni di luce, si ha l'impressione che il macaco stia librando attraverso
una tormenta di neve, sopra una specie di piccolo magico tappeto volante bianco.
Anche questa fotografia è stata a lungo in corsa per designare
il Wildlife Photographer of the Year 2013.
Tornando ai macachi giapponesi, queste scimmie hanno un buon rapporto
con l'acqua. Quelle di loro che vivono più a nord, in inverno,
scendono dalle foreste sulle montagne per bagnarsi nelle acque termali.
Jigokudani, Giappone. Nikon D4, AF-S Nikkor 24-70mm f12,80 ED,
filtro polarizzatore; 1600 Iso equivalenti; flash Nikon S8-800.
ValterBernardeschi (Italia): Sockeye Catch (Caccia al salmone rosso).
Encomio nella categoria Behaviour Mammals (Comportamento dei mammiferi).
Ogni anno, tra luglio e settembre, milioni di salmoni rossi migrano,
risalendo il fiume fino al lago Kuril, in Kamchatka, per deporre le uova.
Gli orsi bruni li attendono, in agguato.
Altri luoghi dove -con prudenza- si possono fotografare gli orsi
(si tratta di varie sottospecie dell' Ursus arctos, tra le quali il grizzly)
sono il Katmai National Park, negli Stati Uniti, e l'Anan Wildlife Observatory,
in A laska. Le fotografie degli orsi che acchiappano i salmoni al volo sono ormai
uno stereotipo. Uno dei primi a scattare questo genere di fotografia è stato
Thomas Mangelsen, che, nel corso degli anni, ha fatturato quasi due milioni
di dollari con la vendita della sua immagine che mostra un salmone
in volo verso le fauci spalancate del plantigrado.
Ciò che rende particolare questa fotografia di Valter Bernardeschi,
uno dei tanti italiani che eccellono nella fotografia naturalistica,
è la nuvola di uova, piccole sferette rosse, che schizzano in giro
dalla pancia della mamma salmone. Anche questa è la Vita:
uno spettacolo crudele, del quale i protagonisti non hanno consapevolezza.
Southern Kamchatka Reserve, Russia.
Nikon D4, AF-S Nikkor 200-400mm f146 ED VR II; 720 Iso equivalenti.
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PENSIERI A MARGINE
Scrivo queste righe, seduto appena fuori dalla nursery
del Little Company of Mary Hospital, di Torrance, nella contea
di Los Angeles. Si è appena verificato uno di quei frequenti eventi
che capitano migliaia di volte ogni giorno sul nostro pianeta,
e sono capitati miliardi di volte nell'ultimo milione di anni:
la nascita di un essere umano. L'evento mi riguarda,
perché l'essere umano appena nato è il mio nipotino.
Davanti alle fotografie di cui ho riferito, questo evento,
oltre alla scontata e infinita gioia del nonno,
suscita in me emozioni in un certo senso inquietanti.
Gli esseri viventi, di qualunque tipo, forma, complessità o vita
sociale, nascono e muoiono sul pianeta da circa tre miliardi
e mezzo di anni. I soggetti che appaiono nelle fotografie
sono i discendenti di quegli esseri. In questi miliardi di anni,
molte specie sono nate e scomparse. Altre specie sono apparse,
e la Vita ha continuato a riprodursi. Tutto ciò è avvenuto seguendo
ritmi lentissimi. C'è stato tempo perché vecchie specie,
non più adatte alle mutate condizioni ambientali e climatiche,
scomparissero e altre nuove le sostituissero.
I dinosauri ci hanno messo qualche milione di anni a estinguersi
e, nel frattempo, i mammiferi hanno preso il loro posto
di esseri dominanti. Nell'ultimo milione di anni,
è apparsa la specie "più dominante" di tutte: l'homo sapiens.
Questa specie è la prima che può mettere in pericolo
la presenza della Vita, come noi la conosciamo.
Fuori dall'ambiente fresco e pulito della nursery, c'è la siccità
e l'inquinamento di Los Angeles. A Long Beach, altra località
della contea di Los Angeles, ci sono centrali di desalinizzazione
che estraggono acqua dolce dal mare. Per questo, gli abitanti
di Long Beach possono irrigare i propri giardini e i campi da golf,
che qui sono ancora verdi. Ma a nord di Los Angeles, ho visto
-per la prima volta nella mia vita- un campo da golf marrone,
in terra polverosa. Che effetto agghiacciante!
Ciononostante, i negozi traboccano di merce che ingolosisce.
Nei negozi alimentari, c'è tanto di quel cibo da far paura.
Qual è il costo di tutto questo? Fra quanti anni,
a causa di questo spreco (da cui il nostro paese non è esente),
non riusciremo più a scattare fotografie come quelle che hanno
partecipato al BBC W ildlife Photographer of the Y ear 2013?
Su The Observer, il domenicale del quotidiano inglese
The Guardian, il 6 luglio 2002, dodici anni fa, veniva presentato
il rapporto The Living Planet, elaborato a cura del WWF
(World Wildlife Fund, la più autorevole organizzazione internazionale
che si occupa della salvaguardia della natura sulla Terra).
Il titolo dell'articolo era Earth will expire by 2050 (La Terra morirà
nel 2050). In base a dati del rapporto, nell'articolo si sosteneva
che, per sopravvivere al tasso di crescita attuale, l'umanità
dovrebbe colonizzare altri due pianeti simili alla Terra entro il 2050.
Le altre "buone" notizie affermavano che, negli ultimi trent'anni,
l'Uomo ha consumato il trenta percento delle risorse del pianeta.
Uno degli esempi riportati riguardava la stima della presenza
del merluzzo in Atlantico: duecentosessantaquattromila tonnellate,
nel 1970 (264.000), sessantamila nel 1995 (60.000).
Un altro esempio riguardava la riduzione del dodici percento
del manto arboreo che copre il pianeta, tra il 1970 e il 2002.
Altro esempio? Indicando con "cento" il valore di un riferimento
riassuntivo della qualità degli ecosistemi terrestri (foreste, acque
dolci e mari, savane...), sempre nel 1970, in meno di una generazione,
tale indice è sceso a sessantacinque.
Non basta? Gli scienziati che hanno redatto il rapporto affermano
che, dal 1970 al 2002, ben trecento cinquanta specie di mammiferi,
uccelli, rettili e pesci hanno più che dimezzato la propria consistenza.
La domanda amara è perciò questa: quando cominceremo
a mangiare le tigri, invece di fotografarle?
E per guanto riusciremo a sopravvivere di questo?
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(continua da pagina 34)
Alla fine degli anni Novanta, per la cui collocazione temporale potremmo evocare l'espressione più clamorosa -nel proprio fonema- "Verso la fine del secolo", i fotografi naturalisti
cominciarono a usare anche la diapositiva Fujifilm Provia
100. Ma, all'inizio di quel decennio, si usava quasi solamente il Kodachrome 64 (64 Iso). Per il paesaggio, qualcuno "scendeva" addirittura al Kodachrome 25 (25 Iso). Quindi, in termini di qualità e facilità di scatto, potete immaginare cosa
abbia rappresentato la tecnologia ad acquisizione digitale di
immagini -il "digitale"- per questo tipo di fotografia.
In ogni caso, e avvicinandomi a conclusione, ribadisco quanto ho avuto già modo di affermare [in FOTOgraphia, del febbraio 2009]: per me, la fotografia naturalistica è il genere di
fotografia più bello che ci sia. Chi la pratica insegue le forme
di vita più emozionanti, per aspetto e comportamento, nei
luoghi più straordinari della Terra. Chi la pratica va forse alla
ricerca della radici della vita, dei progenitori, dell'Eden scomparso. Ho esercitato per anni questo genere di fotografia.
lo e il mio complice, un caro amico, e maestro di natura, Oliviero Dolci, abbiamo passato notti nascosti in un capanno accanto a un nido di allocco, per fotografarne l'andirivieni al nido;
sudati, intere giornate in palude, divorati dai tafani, per riprendere avocette e cavalieri d'Italia; indugiato pomeriggi invernali,
pronti a scattare davanti a un acquario dove si era creato un
ambiente adatto a notonette, scorpioni d'acqua e portasassi.
Si cominciò negli anni Settanta. A un Sicof (Salone Internazionale Cine Foto Ottica e Audiovisivi; 1973, tempi gloriosi
per la fotografia), Egidio Gavazzi fondava la Società Italiana
di Caccia Fotografica, proponendo di sostituire il fucile con il
teleobiettivo. Oliviero Dolci ed io aderimmo subito.
Eravamo fotografi della natura principianti, impacciati e incompetenti. In Italia, non c'erano libri sui quali imparare. Quelli di noi fortunati, che passavano da Londra, facevano bottino da Foyles dei libri di Eric Hosking (il mago delle riprese al
nido con il flash) o dei coffee table book dellaAudubon Society, pieni di immagini straordinarie sulle quali si sognava.
In quei tempi, in Italia imperversava il neorealismo fotografico, la fotografia sociale, la Magnum Photos, la Galleria II
Diaframma di Lanfranco Colombo: andavi lì con una fotografia naturalistica e ti guardavano come un minus habens. II
National Geographic Magazine, che pubblicava anche reportage naturalistici, era considerato dall'intellighènzia fotografica del nostro paese una sciocca rivista che guardava il mondo attraverso lenti rosa. Nei suoi bollettini, il WWF proponeva
soltanto fotografie di disastri, e mostrava non quanto era bello il mondo naturale che si voleva difendere, ma quanto era
brutto il risultato della distruzione. Si, certo la distruzione era
orribile (è ancora orribile). Ma che aspetto aveva l'ambiente
prima di essere distrutto?
A maggio 1981, arriva Airone, altra geniale intuizione di
Egidio Gavazzi. II mensile è pieno di bellissime fotografie del
mondo naturale: finalmente, si impara a conoscere quello
che bisogna proteggere. Gli iscritti al WWF crescono esponenzialmente: il bello della natura conquista gli italiani. Anche i fotografi naturalisti crescono, sia in numero sia in bravura, ma bisogna aspettare fino alla fine degli anni Novanta
prima che qualche italiano sia segnalato o nominato vincitore di categoria al BBC Wildlife Photographer of the Y ear, il
più prestigioso concorso di fotografia naturalistica a livello
mondiale, diciamo il "World Press Photo della natura".
Storia di oaai. Storia raccontata.
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