Fede Cristiana e Agire Sociale: Dottrina Sociale della Chiesa
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Fede Cristiana e Agire Sociale: Dottrina Sociale della Chiesa
1 Fede Cristiana e Agire Sociale: Dottrina Sociale della Chiesa e Azione Politica. di Fabio Poles 2 Fede Cristiana e Agire Sociale: Dottrina Sociale della Chiesa e Azione Politica. .................................................... 1 Premessa. ............................................................................................................................................................ 3 Che cos’è la politica ?........................................................................................................................................... 3 La politica a livello individuale. .......................................................................................................................... 5 La politica a livello sociale................................................................................................................................. 5 La politica a livello istituzionale. ........................................................................................................................ 6 Una definizione di “politica” e le sue implicazioni. ............................................................................................ 7 Dottrina Sociale della Chiesa e Politica. ............................................................................................................... 8 Principio personalista........................................................................................................................................ 9 Solidarietà. ........................................................................................................................................................ 9 Sussidiarietà. .................................................................................................................................................. 10 Bene Comune. ................................................................................................................................................ 12 I principi fondamentali della DSC : una rapida sintesi ed una indicazione d’azione (politica)......................... 12 DSC e perfezione Cristiana. ............................................................................................................................... 13 Conclusione........................................................................................................................................................ 14 Bibliografia essenziale. ....................................................................................................................................... 16 3 Premessa. Intendo articolare questo contributo in tre diversi momenti. Per prima cosa voglio riprendere una definizione di politica la cui elaborazione e sperimentazione dobbiamo in primo luogo ai responsabili della Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico di Reggio Emilia ed alla capace sintesi di Gino Mazzoli (1994). In un secondo momento torneremo brevemente sui concetti di persona, solidarietà, sussidiarietà e bene comune così come ci vengono oggi proposti dalla Dottrina Sociale della Chiesa (DSC) ed in particolare dalle encicliche di Giovanni Paolo II. Non ci interesseremo alla loro possibile declinazione nella società, in economia o in politica ma cercheremo di indicare come questi concetti/valori possano indirizzare l’azione politica di cui alla definizione citata. Infine intendo mostrare come la politica correttamente intesa ed i concetti/valori di cui sopra si sposino con la vita di ogni cristiano e siano ad essa strettamente attinenti. Mi servirò per questo principalmente del lavoro di Enrique Colom (1998). Per ulteriori approfondimenti rimando alla bibliografia essenziale di cui alla fine di questo lavoro. Che cos’è la politica ?1 Senza prima definire il termine “politica”, cerchiamo di far mente locale sull’ultima situazione politica che riteniamo di aver vissuto oppure sull’ultima decisione politica che riteniamo di aver preso. Scopriremo che qualunque situazione o decisione immaginata o vissuta presenta una struttura ricorrente : qualcuno ha dovuto o noi stessi abbiamo dovuto operare una qualche scelta cercando di mediare tra organizzazioni o gruppi o persone addirittura tra valori diversi per indirizzare in qualche modo la realtà nella quale ci siamo trovati ad operare. In prima approssimazione quindi la politica è “il governo delle interazioni tra le parti di un sistema” dove per sistema intendiamo un’entità costituita da più parti che interagiscono fra di loro e dove una modificazione subita da una parte provoca la modificazione dell’intero sistema. 1 Per una trattazione più estesa e precisa si veda : Mazzoli G., “Che cos’è la politica”, in Mazzoli G. - Morlini A., “Capire la politica”, Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna, 1994 da cui sono tratte anche le figure proposte nei paragrafi successivi. 4 Globalità, ordine, organizzazione, coordinamento, decisioni, finalità, autorità, potere : sono nozioni strettamente connesse con l’azione di governo delle interazioni tra le parti di un sistema e quindi con l’idea di politica. Uno schema generale di riferimento, una “figura”, può a questo punto esserci di grande utilità per fissare quanto proposto : dove è chiaro che la competenza specifica del politico non sta in questa o quella conoscenza tecnica (la sua competenza infatti non si esercita all’interno di uno dei rettangoli che stanno a rappresentare parti di un sottosistema o sottosistemi) ma nella capacità di capire le relazioni tra le parti del sistema in cui si trova ad operare ed ancora nella capacità di governare quelle stesse relazione attraverso una attività di scelta, decisione e mediazione per imprimere al sistema la giusta direzione verso le finalità che (il “politico”) si è preposto (rappresentate nella figura dalla freccia in basso a sinistra). E’ chiaro ancora che l’attività di “governo delle relazioni” così come è stata qui proposta è una attività prettamente politica e non etica. 5 Capire e governare le interazioni non esige infatti particolari attitudini etiche, con tutte le conseguenze che questa affermazione porta con sé. La politica a livello individuale. Anche chi dice “non vado più a votare perché mi danno tutti fastidio” sta in qualche modo cercando di esercitare una azione politica. Infatti il “fastidio” che denuncia è strettamente connesso con la sua difficoltà di rendere coerente il proprio sistema di valori con quello espresso da chi si candida ad una qualche forma di rappresentanza istituzionale. Di più ancora : l’indirizzo che intendiamo dare da noi stessi alla nostra vita (la finalità che intendiamo perseguire) esige una azione politica. Lo schema potrebbe essere allora così riempito : La politica a livello sociale. Le azioni di “governo delle relazioni” che mettiamo in essere in qualsiasi gruppo al quale apparteniamo hanno a che fare con la politica. Pensiamo al caso di un lavoratore il cui stipendio sia l’unica fonte di reddito della propria famiglia e che venga improvvisamente messo in cassa integrazione. Dovrà prendere delle decisioni e mediare tra un insieme di esigenze diverse, sue, del coniuge, dei figli, per imprimere al sistema-famiglia la giusta direzione in 6 coerenza con le finalità ed il progetto di famiglia perseguito: comprare il motorino al figlio, cambiare l’arredamento della camera da letto o esercitare un forte risparmio per garantire comunque lo studio ai figli ? In questo caso lo schema potrebbe essere così completato : La politica a livello istituzionale. E’ il momento più immediatamente comprensibile e si riferisce all’azione di governo esercitata dagli organi e dalle istituzioni cui la rappresentanza è delegata dai cittadini. A questo livello al politico non interessa possedere una specifica competenza tecnica di “sottosistema” (essere, per esempio, un capace giurista) ma da “esperto di connessioni” quale deve essere gli interesserà piuttosto la comprensione delle relazioni tra i vari sottosistemi e la capacità di prevederne il movimento in seguito alle decisioni prese. Tagliare i finanziamenti all’istruzione può risanare un bilancio pubblico (e qui finisce il compito del tecnico) ma può comportare una degenerazione delle competenze possedute dalle “risorse umane” che operano nel sottosistema economico, la conseguente perdita di peso dell’economia a livello internazionale e, alla lunga, una riduzione dell’autorità internazionale. La 7 mediazione quindi tra le diverse scelte e possibilità va operata dal politico considerando il sistema nella sua globalità, interpretandone opportunamente le connessioni e perseguendo un preciso progetto. In quest’ultimo caso lo schema potrebbe essere così completato : Una definizione di “politica” e le sue implicazioni. La politica è allora l’azione (che svariati soggetti, gruppi, associazioni a vario titolo e con diverso grado di intensità svolgono) di organizzazione e indirizzo, attraverso decisioni delle interrelazioni che esistono e che si sviluppano tra i vari sottosistemi presenti nel sistema sociale. Ancora : la politica è mediazione ; questa si attua attraverso decisioni che sono parte di un progetto (esplicito o meno). 8 La politica non abita in qualche palazzo ma in qualche modo “abita ovunque” e l’azione politica viene esercitata da ognuno di noi ogni qualvolta si “governino” delle relazioni tra più parti di una stessa entità (dal singolo individuo alla società nel suo complesso). La competenza di settore non garantisce la competenza politica. Il politico non è infatti un tecnico : la sua competenza specifica è la comprensione della totalità e delle relazioni che al suo interno si sviluppano. Dovrà possedere gli elementi di fondo di ciascun sottosistema senza necessariamente possedere una qualche specifica competenza di settore. Proprio per questo tuttavia dovrà esercitare su se stesso una continua opera di formazione. Dottrina Sociale della Chiesa e Politica. Abbiamo più sopra stabilito che la capacità di governo delle relazioni tra le parti di un sistema è una attitudine prettamente politica e non etica. Ciò significa che non è necessario essere uomini “buoni” o avere un “buon” progetto di società per riuscire a capire e governare le interconnessioni tra i vari sottosistemi. La cronaca quotidiana, con le sue continue notizie circa fenomeni di cattiva azione/gestione politica ne può 2 essere una conferma empirica . Consapevole del fatto che una azione politica intesa come fin qui abbiamo proposto potrebbe essere esercitata anche in un desolante vuoto etico, la DSC fa la sua proposta in relazione ai valori di riferimento della società. Se torniamo a far mente locale sugli ultimi episodi di situazione/decisione politica che riteniamo di aver vissuto e cerchiamo di capire in base a quali elementi/valori abbiamo prodotto (o abbiamo aiutato a produrre) le nostre decisioni, scopriremo probabilmente di aver agito per la salvaguardia della dignità di una persona (fossimo anche noi stessi), per “farci prossimo” alle esigenze di persone o gruppi che non potevano occuparsi da soli di qualche problema, aiutando qualche persona (o gruppo) ad uscire con le proprie forze da una situazione problematica o per una qualche forma di “superiore perfezione” di un gruppo (piccolo o grande che fosse). 2 Nessuno di noi può tuttavia scaricare le proprie responsabilità : anche un gesto semplice e apparentemente banale come non obliterare il biglietto dell’autobus contribuisce ad imprimere al sistema sociale di cui siamo parte una direzione particolare e produce una qualche forma di “sfondamento” nel sistema di valori di riferimento della società. 9 Principio personalista. Quando diciamo di agire per il rispetto della dignità di qualcuno ci ispiriamo, consapevoli o meno, al principio personalista. Questo è il principale valore fondamentale della DSC. Per una sua trattazione più approfondita rimando a Combi E. Monti E. (1994) a Possenti V. (1992) e a De Rosa G. (1989). Ci basti qui enuclearne gli elementi portanti. La persona umana trae la sua dignità dall’essere creata a “immagini e somiglianza” di Dio (Gn 1, 26). Proprio per questa originaria somiglianza ogni persona è capace di razionalità e quindi sa scegliere da sé le proprie finalità (è quindi autonoma). E’ inoltre capace di relazione : orizzontale, vale a dire con i propri simili ; verticale, cioè con il proprio Creatore e comunque con i fini che si è scelta (ma scegliere il proprio fine in definitiva è scegliere il proprio dio, dove il minuscolo non lo identifica necessariamente con il Dio della rivelazione Cristiana). Verità e libertà, poi, sono le due polarità all’interno delle quali si gioca per intero ogni persona umana. Per questo motivo la DSC indica come primo e principale diritto/dovere di ogni persona cercare la Verità e una volta trovata vivere secondo essa (cfr. Centesimus Annus, n° 47 e Giovanni Paolo II (1998). Qualsiasi scelta politica che neghi valore e dignità alla persona umana o che comunque ne riduca la portata è 3 una azione deprecabile . Solidarietà. Quando ci “facciamo prossimo” rispetto a situazioni problematiche intervenendo direttamente in favore di persone o gruppi, agiamo secondo il principio di solidarietà. 3 Tra le fonti della DSC vi è il diritto naturale. Il principio personalista (così come i principi di solidarietà, di sussidiarietà e del bene comune) trae da questo origine e vigore. Una azione che riduca o tolga dignità alla persona è deprecabile quindi non solo alla luce della DSC ma anche da un punto di vista strettamente umano. Quanto alle fonti della DSC ed in particolare al diritto naturale si vedano De Rosa G. (1989) pagg. 37-45 e Possenti V. (1992) pagg. 44-46. 10 4 Rimando anche in questo caso agli autorevoli contributi degli autori già citati per un ulteriore approfondimento e cerco ancora una volta di enuclearne gli elementi costitutivi. “Volontà ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune” è la definizione che l’enciclica Sollicitudo Rei Socialis di Giovanni Paolo II da di solidarietà al n° 38. Solidarietà implica quindi un impegno cosciente, deciso e continuo a favore del bene comune e trova in questo stesso bene comune compimento e significato. La parola deriva direttamente dal diritto romano dove risponde “in solido”, cioè con il proprio patrimonio, chi assume una qualche obbligazione nei confronti di terzi. E’ importante qui capire che il compimento dell’azione a favore del bene comune spetta direttamente a chi esercita la solidarietà. Di fronte ad una persona che muore di fame non intervengo procurandole un lavoro che le consenta di disporre tra qualche tempo di un certo reddito per far fronte da sè stessa alle proprie esigenze ma intervengo direttamente dandole da mangiare. La solidarietà “è intrinsecamente connessa con l’efficienza, dal momento che per definizione include la 5 responsabilità verso se stessi e verso tutti. Lo è anche con la libertà e la giustizia sociale . Infatti si espleta su basi di libertà ed è in funzione di questa. E’ efficace se a ciascuno, persona o gruppo o società politica, è realmente dato il suo, secondo il bisogno, il merito e la condizione” (Toso, 1998). Chi intende impegnarsi in politica oggi alla luce di quanto fin qui maturato, dovrà cercare di trovare modi sempre 6 nuovi e creativi per dimostrare la compatibilità tra efficienza e solidarietà . Sussidiarietà. Quando compiamo una azione per aiutare qualche persona (o gruppo) ad uscire con le proprie forze da una 7 situazione problematica, agiamo secondo il principio di sussidiarietà . 4 Combi E. Monti E. (1994), Possenti V. (1992) e De Rosa G. (1989). 5 Sul concetto di giustizia sociale si veda Novak M. (1993) pagg. 70-98. 6 Poles F. (1993), pagg. 8-9 7 Vedi Toso (1998) e ancora una volta Combi E. Monti E. (1994), Possenti V. (1992) e De Rosa G. (1989). 11 “Subsidiariae cohortes” erano le truppe di rincalzo dell’esercito romano : intervenivano nella battaglia soltanto dopo il cedimento dei soldati impegnati sul fronte di combattimento. Nell’enciclica “Centesimus Annus” al n° 48, Giovanni Paolo II definisce così il principio di sussidiarietà : “una società di ordine superiore non deve interferire nella vita interna di una società di ordine inferiore, privandola delle sue competenze, ma deve piuttosto sostenerla in caso di necessità ed aiutarla a coordinare la sua azione con quella delle altre componenti sociali in vista del bene comune”. A differenza del caso della solidarietà, l’azione diretta spetta a chi vive in prima persona la situazione problematica, mentre quella indiretta spetta a chi esercita l’azione di sussidiarietà. Il principio è fortemente connesso ai concetti di responsabilità e di efficacia, meno a quello di efficienza. Interessa in questo caso che la “società di ordine inferiore” eserciti la propria azione nei confronti della situazione problematica facendosi carico fino in fondo di quanto la riguarda secondo la propria responsabilità per giungere 8 ad una definizione/risoluzione della stessa situazione (è efficace l’azione che raggiunge l’obiettivo, efficiente quella che minimizza lo sforzo o massimizza il risultato a parità di sforzo). Solidarietà e sussidiarietà sono come due braccia della stessa bilancia : la solidarietà senza la sussidiarietà rischia di diventare assistenzialismo privando persone e gruppi coinvolti delle proprie responsabilità ed in definitiva della propria autonomia e dignità ; la sussidiarietà senza la solidarietà rischia invece di isolare quelle situazioni di reale incapacità di intervento da parte dei soggetti coinvolti e con questo di privarli ancora una volta della propria dignità. “Prima ancora della logica dello scambio degli equivalenti e delle forme di giustizia che le son proprie, esiste qualcosa che è dovuto all’uomo perché è uomo, in forza della sua eminente dignità. Questo qualcosa dovuto comporta inseparabilmente la possibilità di sopravvivere e di dare un contributo al bene dell’umanità” (Centesimus Annus, n° 34). 8 “Chi — persona, associazione, paese — venisse meno alle sue concrete responsabilità, mancherebbe gravemente ad un suo preciso dovere etico e non sarebbe in grado di proseguire per il cammino della santità.” (Colom, 1998 pagg. 274-275 12 Bene Comune. L’azione per una qualche forma di “superiore perfezione” di un gruppo (piccolo o grande che sia) è compiuta in 9 conformità al principio del bene comune . Qualunque gruppo o società, constatata l’insufficienza del singolo nel perseguire alcuni obiettivi, si costituisce per il raggiungimento di un fine, di un bene, di ordine superiore. La DSC così definisce bene comune al n° 26 della costituzione pastorale “Gaudium et Spes” : “l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono ai gruppi, come ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente”. Opera in questo caso una idea di perfezione, un “dover essere” il cui raggiungimento rende massimamente onore ai gruppi e alle persone che lo raggiungono. Opera ancora la comprensione che quella “perfezione” non è raggiungibile da soli ma in società (in comunione) con altre persone. In negativo opera la concezione che non tutte le “condizioni della vita sociale” permettono di raggiungere quella perfezione. I principi fondamentali della DSC : una rapida sintesi ed una indicazione d’azione (politica). Da quanto finora esposto consegue la necessità di un impegno personale e comunitario cosciente, deciso e continuo per realizzare quelle condizioni della vita sociale che permettono alle persone e ai gruppi (dalla famiglia alla società nel suo complesso) di raggiungere la propria perfezione nella consapevolezza che una mancanza d’azione in questo senso potrebbe portare alla realizzazione di altre condizioni sociali non altrettanto favorevoli al raggiungimento della perfezione cercata per sé e per gli altri e in ultima analisi lesive della dignità e dell’autonomia personali. L’azione in favore della “perfezione” dovrà inoltre essere condotta secondo una precisa assunzione di responsabilità personale e tenendo presente che ogni altra persona e gruppo ha in tal senso la stessa responsabilità. Ciò fa del bene comune qualcosa che ha valore quando viene perseguito e goduto in comunione (società) con altre persone. In questo senso possiamo dire in sintonia con la DSC che la politica è la più alta forma di carità. 9 Combi E. Monti E. (1994), Possenti V. (1992) e De Rosa G. (1989). 13 DSC e perfezione Cristiana10. Il terzo momento di questo contributo riguarda il senso Cristiano della perfezione “dei gruppi e dei singoli membri”, dell’oggetto cioè verso il quale abbiamo visto deve tendere l’azione politica. Baserò quest’ultima parte su Colom E. (1998) e mi permetterò di citarlo spesso senza chiosature. “L’oggetto dell’insegnamento sociale cristiano è qualcosa di più che la conoscenza di un insieme di principi, di giudizi e di direttrici; è soprattutto la decisione di identificarsi con Gesù — di cercare la santità — attraverso la pratica fedele di tale insegnamento.” L’uomo infatti “ha un unico fine ultimo: raggiungere Dio per l’identificazione con Cristo mediante la grazia dello Spirito Santo.” (Colom, 1998 pag. 264). Ne consegue che “l’impegno della persona nel progresso materiale e spirituale di tutta la società è una parte integrante della vocazione con cui Dio chiama ogni uomo al proprio coronamento personale, cioè alla santità“. Inoltre : “la vita morale degli uomini e l’impegno per la santità a cui tutti sono chiamati non si possono assolvere come se le persone fossero slegate fra di loro” (Colom, 1998 pag. 266). La “capacità di diffondere il proprio bene non è patrimonio di alcuni privilegiati, nell’ambito lavorativo, culturale, spirituale, ecc., ma di ciascun uomo: in questo senso ognuno si può considerare come bisognoso dell’aiuto altrui e a sua volta tutti possono e devono apportare qualcosa al bene degli altri” (Colom, 1998 pag. 267). Ecco allora che “la dottrina sociale della Chiesa, non è un sapere asettico o puramente accademico” ma “interpella personalmente chi la coltiva e la studia: non basta conoscerla, occorre anche viverla, per poterla capire meglio.” (Colom, 1998 pag. 268). Quanto all’impegno sociale “la stessa attività umana in questo ambito deve essere considerata come un mezzo sicuro per raggiungere la santità a cui ogni persona è stata chiamata” (Colom, 1998 pag. 270) e quanto all’attività politica “il cristiano coerente non può abdicare al suo impegno politico, non può lasciarsi dominare dalla passività in questo ambito così importante per il benessere integrale delle persona. La partecipazione alla vita politica è un diritto e un dovere, che ognuno dovrà assolvere secondo le proprie capacità e circostanze, ma senza indifferenza né abbandono.” (Colom, 1998 pag. 281). Sposando quest’ultimo concetto con quanto sviluppato nella prima parte di questo lavoro ne conseguono “la necessità di una formazione integrale che deve essere permanente” e “lo sforzo per incarnare praticamente la carità cristiana in ogni situazione della propria vita, 14 l’amore preferenziale per i più bisognosi in qualsiasi ambito, la lotta per smontare le strutture di peccato e i meccanismi perversi, la volontà di costituire una società personalista e comunitaria.” (Colom, 1998, pag. 283). “Chi pensa di vivere la virtù soprannaturale dell’amore senza vivere il suo corrispondente fondamento naturale (che include i doveri di giustizia) inganna se stesso, poiché non amando il prossimo come Dio lo ama, non vive neanche la virtù della carità.” (Colom, 1998 pag. 286). “Traguardo necessario per un impegno sociale efficace è, pertanto, prendere sul serio la propria vocazione alla santità con i conseguenti bisogni di spiritualità, di formazione integrale e di sforzo personale ed associativo nell’apostolato. Occorre una profonda spiritualità, incentrata sulla liturgia, sulla preghiera e sull’abnegazione, che possa permeare tutte le attività umane: personali, familiari, lavorative, culturali e sociali. La spiritualità cristiana che è, insieme, autenticamente umana prende le mosse dai mezzi tradizionali di unione con Dio, di identificazione con Cristo, di docilità allo Spirito Santo, ma non dimentica le realtà concrete che corrispondono alla vocazione di ogni persona. In tal senso il cristiano, specialmente il laico, che deve impegnarsi per un autentico sviluppo sociale, dovrà frequentare i sacramenti (Eucaristia e penitenza), partecipare alla liturgia (Santa Messa, visite al Santissimo Sacramento), esercitare il rapporto personale con il Signore e con i santi (lettura della Bibbia, meditazione, esame di coscienza, santo rosario ed altre preghiere vocali), vivere l’abnegazione e portare la Croce di Gesù (conversione interiore, mortificazioni attive e passive, sobrietà e distacco dai beni terreni). Tutto ciò deve essere armonicamente unito ai propri doveri familiari, lavorativi, economici, politici e sociali, nei quali si manifesta per ognuno lo specifico disegno del Signore. Sarebbe un errore cercare la propria santità al di fuori di questi doveri: essi sono piuttosto la materia per concretizzare e per sviluppare l’amore di Dio e del prossimo in ogni momento della vita.” (Colom, 1998 pagg. 287-288). Conclusione. “La conoscenza non è contemplazione statica ; è una consapevolezza che cambia la situazione ; ogni autentica acquisizione conoscitiva è sempre una verità teorico-pratica, dunque tende a sfociare in azione, in animazione politica” (Mazzoli, 1992 pag. 13). 10 Per una veloce sintesi vedi anche Poles F. (1994). 15 La conoscenza della DSC vuole, per sua stessa natura, farsi “carne e sangue” di Gesù Cristo attraverso la nostra stessa “carne” ed il nostro stesso “sangue”. In questo senso la DSC tende a farsi azione politica nel rispetto della libertà, della responsabilità e della creatività di ogni persona umana. 16 Bibliografia essenziale. Colom E. (1998), “Santità e Dottrina Sociale Cristiana”, in : La Società n° 2, pagg. 263-293 Combi E. Monti E. (1994), “Fede Cristiana e agire sociale”, Centro Ambrosiano, Milano, pagg. 106-130 De Rosa G. (1989), “La dottrina sociale della Chiesa nel suo sviluppo storico”, in : Casavola F. Salvatori G., “La politica educata”, editrice A.V.E., Roma Giovanni Paolo II (1987), “Sollicitudo Rei Socialis” Giovanni Paolo II (1991), “Centesimus Annus” Giovanni Paolo II (1998), “Messaggio di sua Santità Giovanni Paolo II per la celebrazione della Giornata mondiale della pace, 1° Gennaio 1999” Höffner J. (1986), “La dottrina sociale cristiana”, Edizione Paoline, Milano ISTAT(1998), “Rapporto sull’Italia. Edizione 1998”, Il Mulino, Bologna Mazzoli G. (1992), “Formapolitica”, Ideaduemila, Roma Mazzoli G. (1994), “Che cos’è la politica”, in Mazzoli G. - Morlini A., “Capire la politica”, Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna Novak M. (1993), “L’etica cattolica e lo spirito del capitalismo”, Edizioni di Comunità, Milano Poles F. (1993), “Capitalismo : ultima frontiera ? Riflessioni attraverso la Centesimus Annus”, documento interno alla Scuola di Formazione permanente all’impegno sociale e Politico del Patriarcato di Venezia Poles F. (1994), “Quella dottrina sconosciuta”, in : Gente Veneta, n° 9, pag. 2 Possenti V.(1992), “Oltre l’illuminismo. Il Messaggio sociale cristiano”, Edizioni Paoline, Milano Toso M. (1998), “Solidarietà e sussidiarietà nell’insegnamento sociale della Chiesa” in : La Società n° 3, pagg. 515-550