PER L`INTERPRETAZIONE DELL`ETNONIMO GALLICO

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PER L`INTERPRETAZIONE DELL`ETNONIMO GALLICO
PER L'INTERPRETAZIONE DELL'ETNONIMO GALLICO
TECTOSAGES
JACOPO GARZONIO
Attraverso l'esame delle fonti classiche è possibile stabilire
l'esistenza di tre popolazioni galliche chiamate in latino Tectosages o
Tectosagi e in greco Tektosage"; si tratta dei Volci Tectosagi (Caes.
BG 6, 24, 2-3), che abitavano nella Hercynia silva ancora al tempo di
Cesare, a stretto contatto con popolazioni germaniche e forse essi
stessi in parte germanizzati, dei Galati Tectosagi (Polyb. 21, 39, 2-4;
Strab. 12, 5, 1-2; Liv. 38, 16, 11, etc.), che raggiunsero la Grecia
attraverso i Balcani, parteciparono al sacco di Delfi (278 a.C.) e si
stabilirono infine nell'area della moderna Ankara, formando con
Trocmi e Tolistobogi la nazione galatica d'Asia minore1, e dei
Tectosagi della Gallia Narbonensis (Iustin. 32, 3, 9-12; Ptol. 2, 10,
6), che, assieme agli Arecomici, erano uno dei due rami dei Volci
narbonesi2.
Pare molto probabile che si tratti in tutti e tre i casi di gruppi
etnici con la medesima origine; si può ipotizzare, infatti, che gli
antenati comuni di questi popoli abitassero fino al III secolo a.C. nelle
terre che facevano da confine tra Galli e Germani e, a causa della
1Cfr.
2Cfr.
Mitchell (1993, vl. I, 51-58).
ACS II, 1780-1786.
pressione sempre più forte esercitata da questi ultimi (soprattutto dei
Marcomanni), siano stati costretti a un'imponente serie di migrazioni
verso ovest e verso sud, che ha dato l'avvio alla germanizzazione
dell'area renana. Coloro che sono rimasti nella zona sono stati
assimilati dai nuovi venuti (è il caso dei Volcae Tectosages di
Cesare)3.
Il nome Tectosages è un composto bimembre (di tipo
tatpuruΩa): tecto- è un elemento nominale che, come si vedrà tra
poco, è stato spiegato in modo non univoco dagli studiosi, mentre
sag- è una radice verbale che, senza dubbio, è la stessa che sta alla
base dell'antico irlandese saigid 'ricerca, si mette alla ricerca di' e del
latino sagire4.
Per quanto
riguarda
tecto-,
esso
era
tradizionalmente
confrontato con l'antico irlandese techt, nome verbale di tíag- 'andare,
avanzare, partire', e il gallese taith 'viaggio', per cui il significato di
Tectosages (o meglio, il suo valore descrittivo) avrebbe dovuto essere
'coloro che ricercano il vagare, i desiderosi di vagabondaggio'5. Oggi si
preferisce considerare tecto- in relazione al verbo antico irlandese
techtaid 'ha, possiede' (anche come termine giuridico: 'possiede
3Cfr.
in proposito Bosch Gimpera (1950-1955, EC 7, 152 ss.) e Borghi (1997,
342-343). Per la presenza di Tectosagi in Spagna, cfr. Marco Simón (1996).
4Cfr. LEIA, s.v. saig-; IEW, 877.
5Cfr. ACS II, 1780, che traduce Tectosages come "Wanderungen aufsuchend".
254
legalmente')6, il cui nome verbale techtad presenta una forma
abbreviata techt 'possesso, proprietà'7. Seguendo questa strada, il
significato di Tectosages è 'quelli che sono alla ricerca di
possedimenti, di proprietà'. L'origine dell'irlandese techtaid è
comunque poco chiara. Finora l'unica spiegazione convincente risulta
quella di Ascoli, per cui techtaid è in realtà proprio un denominale di
techt, nome verbale di tíag- (il "possedere" è il "raggiungimento" di
qualcosa; cfr. latino adire hereditatem)8
Fino a questo punto ho soltanto cercato di ridare trasparenza a
un segno linguistico, ma se si considera l'etimologia come
ricostruzione culturale, una simile operazione non è sufficiente.
Infatti, una volta appurato che in gallico esiste un etnonimo che vuol
dire 'quelli che sono alla ricerca di possedimenti', bisogna domandarsi
quale motivazione può avere una simile denominazione e quale
matrice ideologica (l'etimologia come ricostruzione culturale permette
6Il
verbo ha attestazioni molto antiche: inná techta cumachte gl. an non habet
potestatem? Wb 4c28; rotechtsat gl. habuere, Ml 84c10; in ti do beir na techta
seilb "colui che dà una proprietà che non possiede legalmente", Ancient laws of
Ireland IV 32.18.
7Questa etimologia di Tectosages è stata proposta da Schmidt (1957, 277), che
traduce l'etnonimo "die auf den Besitz losgehen"; Evans (1967, 266) accetta una
simile spiegazione, anche se la reputa valida solo per il nome in questione; in altre
forme onomastiche (come Atectorix oppure Tectomaro-) preferisce collegare
l'elemento tecto- alla radice *teg- 'coprire' (antico irlandese teach 'casa', latino tego,
toga, etc.). C'è da considerare, però, anche l'epiteto Techtmar (identico
formalmente al gallico Tectomaro-) del re d'Irlanda Tuathal (I-II sec. d.C.):
normalmente tale epiteto viene tradotto 'il Legittimo'. Cfr. anche De Bernardo
Stempel (1999, 577).
255
soprattutto di recuperare ideologie del passato) ne costituisce il
fondamento9.
Il nome dei Tectosages è stato spesso messo in relazione con le
loro vicende storiche10: essi, cioè, si sarebbero chiamati così per il
fatto che, scacciati dalle proprie terre, sono stati costretti a vagare per
l'Europa a ricercarne di nuove, per procurarsi nuovi possedimenti.
Questa spiegazione, però, è fallace, in quanto non è in grado di
risolvere tre differenti difficoltà; innanzitutto, come si è visto, Cesare
chiama Tectosages i Galli che abitavano ancora nel I secolo a.C. nella
selva Hercynia, i quali, a rigor di logica, non si sono mai spostati da lì
dopo il III secolo a.C. e quindi non sono andati a cercarsi dei nuovi
possedimenti; secondariamente Strabone (12, 5, 1) ci informa che i
Tectosagi anatolici traevano il proprio nome dalla tribù da cui erano
derivati (...touvtwn d∆ ejsti;n e[qnh triva, duvo me;n tw'n hJgemovnwn
ejpwvnuma, Trokmoi; kai; Tolistobwvgioi, to; trivton d∆ ajpo; tou'
ejn Keltikh'/ e[qnou"
Tektovsage".); questo passo mi sembra
confermare ulteriormente che il nome Tectosages sia più antico del III
secolo a.C.11. Infine Schmidt (1957, 68) considera i composti
onomastici gallici in -vices, -sages e -casses in netto recesso e quindi
8Cfr. LEIA,
9Non basta,
s.v. techtaid.
insomma, sapere che una certa malattia si chiama 'aria cattiva' senza
collegare questa denominazione alla credenza prescientifica che vedeva nei miasmi
delle paludi la causa della malaria; cfr. Lazzeroni (1998, 6).
10Recentemente anche da Birkhan (1997, 87).
256
molto antichi. Oltre a Tectosages, l'unico altro etnonimo gallico in sages è Rigosages. In ogni caso non mi pare ci siano altri etnonimi
gallici che possano essere motivati da eventi storici che ci sono
documentati. Evidentemente la strada da seguire è un'altra.
Confrontando Tectosages con altri etnonimi gallici, si può
notare che esso sembra quasi l'antonimo di Atrebates, nome di una
tribù del nord-ovest della Gallia (citato più volte da Cesare), che viene
tradotto generalmente come 'gli abitanti', 'i possessori', sulla base di un
parallelo con le forme antico-irlandesi atrab 'possesso, possedimento'
e a-treba 'possiede, abita'12; questa opposizione ha una spiegazione?
Forse quello che si conosce della cultura dell'Irlanda antica può dare
una risposta.
McCone (1986 e 1987) ha dimostrato che nelle saghe e nelle
leggi irlandesi si trovano numerosi indizi che fanno pensare a
un'originaria suddivisione sociale per classi di età, di cui conviene
analizzare le caratteristiche. La società irlandese si fondava sulla túath,
termine che possiamo tradurre come 'tribù'; ogni túath aveva un
proprio territorio, delle proprie leggi e un proprio re; è stato calcolato
che dal V al XIII secolo d.C. in Irlanda c'erano in ogni momento non
meno di 150 re. In queste tribù i nobili e gli uomini liberi erano per la
maggior parte dei proprietari terrieri, sposati e di stabile dimora, il cui
11Si
tenga presente che Keltikhv in Strabone (che si rifà a Polibio) si riferisce a
tutti i territori celtici, anche quelli a oriente del Reno (cfr. Duval 1989, 711).
257
grado e i cui diritti all'interno della túath erano in diretta proporzione
alle terre e al bestiame posseduto e ai clienti controllati. Chi non era in
possesso di simili beni non poteva essere considerato un membro
effettivo della tribù; infatti il termine bue, che alla lettera vuol dire 'in
possesso di bestiame', indica una persona appartenente alla túath e
con pieni diritti, mentre ambue 'senza bestiame' vuol dire anche 'uomo
esterno alla túath'13. Il modo più consueto per ottenere terre e armenti
(e quindi un'identità giuridica nella tribù e la possibilità di prendere
moglie) era l'eredità: alla morte di un parente (generalmente il padre) i
giovani ereditavano i suoi beni, si sposavano e entravano a far parte
della túath.
Prima di allora, però, la loro condizione era molto particolare;
nel trattato Tecosca Cormaic 'Gli insegnamenti di Cormac', nel quale
nozioni giuridiche e morali sono presentate come risposte del re
Cormac al figlio, si dice che "ognuno è un membro di una fían fino a
quando non ottiene un patrimonio" (§ 31: ...fénnid cách co trebad; si
pensi ad Atrebates). La fían era una banda più o meno grande di
guerrieri, che non dipendeva da alcuna túath. Ogni suo membro
(féinid) era privo di tutti i diritti civili, non apparteneva più ad alcun
gruppo familiare (era cioè écland 'senza-clan'), e non aveva terre
12Cfr. ACS I, 268-270; LEIA, s.v. treb;
13Nel glossario di Cormac si trova bue
IEW, 1090; Schmidt (1957, 117).
.i. bunadach ('uomo originario del clan,
autoctono'); nel glossario di O'Davoren si trova búe .i. bunad ('autoctono'), ut est
ambue .i. ambunad ('straniero').
258
proprie (era díthir 'senza-terre'). La fían più nota è quella comandata
dall'eroe Finn, le cui vicende costituiscono il tema del ciclo del
Leinster; per entrare a farne parte era necessario abbandonare la
propria famiglia e la propria tribù e sottoporsi a particolari prove. Si
tratta evidentemente della mitizzazione di una pratica sociale
precristiana. Nella realtà questi gruppi avevano ben poco di eroico,
dato che i loro principali mezzi di sostentamento (oltre alla caccia e al
mercenariato) erano la razzia e il brigantaggio (díberg); che féinid e
díbergach 'brigante' siano usati spesso come sinonimi è stato ben
dimostrato da McCone (1986, 4-5; 1987, 105).
Un altro testo di leggi, il Críth Gablach (§ 9), stabilisce con
precisione che fino ai venti anni di età non ci si può accasare e che
questo non è comunque possibile fino a quando non si ottenga in
eredità un patrimonio da gestire. Accadeva, quindi, che qualcuno non
entrasse a far parte della túath per molto tempo, o addirittura per
tutta la vita. La fían, dunque, accoglieva sia i giovani che sarebbero un
giorno "rientrati nella società", sia coloro che si dedicavano a
un'esistenza di vagabondaggi, furti e guerre. Probabilmente accadeva
spesso che qualcuno riuscisse a guadagnarsi terre, bestiame e un posto
nella gerarchia tribale proprio grazie ai frutti del brigantaggio e del
mercenariato. Nell'Irlanda antica l'esistenza di un'istituzione come la
fían aveva un'indubbia utilità sociale: infatti permetteva di allontanare
dalla tribù gli emarginati e di dirigere altrove il loro desiderio di rivalsa.
259
Questi guerrieri-predoni potevano essere assunti per rinforzare le
schiere della túath in tempi di necessità, ma normalmente essi
vivevano al di fuori di essa14.
Una simile pratica, però, divenne col tempo una minaccia
sempre più consistente per l'ordine gerarchico su cui si basava la túath
e per i monasteri, bersaglio perfetto per le scorribande di queste
Männerbünde celtiche. In moltissimi testi15 i membri della fían e i
briganti sono contrapposti come maic báis 'figli della morte' a santi e
monaci, chiamati, invece, maic bethad 'figli della vita': la loro natura
pagana è fortemente condannata. Il ciclo di Finn e della sua fían è
stato elaborato completamente molto più tardi rispetto a quello
dell'Ulster, cioè verso il XII secolo, segno che l'avversione dei monaci
per i gruppi di guerrieri vaganti è durata fino ad allora e che, quindi, a
quell'epoca una simile pratica era solo un ricordo (degno di curiosità
storica o antiquaria).
Un altro elemento che mi sembra importante riguarda i rapporti
tra le famiglie nobili e reali e le fían(n)a; nelle saghe, infatti, sono
soprattutto i figli cadetti di nobili e re, che non ricevono alcuna
eredità, a formare queste bande. Da questo punto di vista è
emblematica la vicenda della saga intitolata Togail Bruidne Da Derga
('Il massacro dell'ostello di Da Derga'), che riassumo brevemente:
14Cfr.
Crevatin (1979, 65-66).
260
Conaire, figlio del re di Tara Eterscél, viene allevato insieme ai figli del
féinid Dond Désa; una volta divenuto re, Conaire proibisce il
brigantaggio ma i suoi fratelli adottivi, desiderosi di seguire le orme
paterne (sembra quasi una tradizione), si danno lo stesso a razzie e
furti di bestiame, accompagnati da una fían di centocinquanta figli di
nobili; essi vengono catturati ed esiliati in Britannia, dove continuano
la loro attività; dopo essersi uniti a Ingcél, figlio del re di quel paese,
tornano in patria e compiono la propria vendetta, massacrando
Conaire e i suoi uomini presso l'ostello di Da Derga16.
Attraverso questa breve rassegna di elementi, che può essere
approfondita grazie alla bibliografia citata, spero di aver chiarito che è
lecito ammettere per la società irlandese precristiana e altomedievale
una suddivisione in classi di età: da una parte c'era la túath, formata da
uomini sposati, stabili e proprietari di terre e animali, che
rispettavano le leggi e le gerarchie tribali, dall'altra giovani in attesa o
alla ricerca di beni, che vivevano in luoghi selvaggi e si sostentavano
grazie alla caccia, alla guerra, al brigantaggio, e che erano accompagnati
da "membri anziani" che avevano fatto della loro condizione
emarginata, in pratica, un mestiere. Quando un giovane guerriero
riceveva un'eredità o
accumulava un
patrimonio
sufficiente,
abbandonava lo status di féinid e rientrava nella società tribale; il
15Cfr.
in proposito McCone (1986, 5-6); è bene ricordare che in Irlanda qualsiasi
prodotto letterario proveniva dai monasteri.
261
verbo utilizzato per dire 'rivendicare legalmente delle terre', 'entrare in
possesso di terre', riferito soprattutto a eredità, è techtaigid (o, più
anticamente, techtaigidir, forma deponente), denominale di techt
'possesso', 'proprietà'17.
Questo è quanto si può ricavare dall'analisi della cultura
irlandese; adesso conviene spostare l'attenzione su ciò che si conosce
dei Celti continentali. Prima, però, faccio una premessa. Come nota
giustamente Crevatin (1979, 53), anticamente tutti i popoli parlanti
lingue indoeuropee hanno dovuto affrontare il grave problema
dell'insufficienza di cibo, causata da un'economia seminomade, che
faceva uso sporadico e non sistematico dell'agricoltura. Anche per i
Celti preistorici bisogna ipotizzare una condizione simile. Alla luce di
ciò, è facile capire la necessità di mandare una parte della popolazione
16Cfr. anche West (1997-1998).
17Cfr. in proposito Joseph (1987,
156-159); il suffisso irlandese per formare
denominali -aig-, molto produttivo e dotato di forme analoghe, come origine e
uso, nel ramo brittonico, viene probabilmente proprio dalla radice *-sag- di saigid
'ricerca': partendo da questo fatto, Joseph vorrebbe vedere in Tectosages un
corrispettivo gallico del denominale techtaigid; il confronto, pur essendo
affascinante, non mi convince del tutto in quanto mette sullo stesso piano un verbo
denominale e un nome che del participio non ha niente (sembrerebbe piuttosto un
nome d'agente; in irlandese esiste un suffisso per nomi d'agente in -aige-, ma non è
attestata una forma *techtaige; cfr. GOI, 172); abbiamo già detto che i composti
gallici in -sages sono probabilmente arcaici e in recesso; inoltre, se Joseph avesse
ragione, non saprei spiegarmi e tradurre una forma come JRigovsage" (Polyb. 5,
53, 3), nome di un gruppo di mercenari di Antioco, in cui rigo- è il nome gallico
del 're'. Preferisco pensare che Tectosages e techtaigid siano forme indipendenti; in
ogni caso se Tectosages volesse dire 'quelli che si impossessano' o 'quelli che
rivendicano il possesso', invece che 'quelli che ricercano dei possedimenti', tutta la
mia interpretazione non subirebbe grandi modifiche.
262
a sfamarsi da sola (attraverso la caccia e la razzia) lontano dalla
comunità stabile.
Il racconto liviano dell'arrivo dei Galli in Italia (5, 34, 1-4), che
molto probabilmente è basato su un mito eziologico gallico
(tramandato oralmente e quindi perduto), contiene molti elementi
interessanti: Prisco Tarquinio Romae regnante Celtarum, quae pars
Galliae tertia est, penes Bituriges summa imperii fuit. Ii regem Celtico
dabant. Ambigatus is fuit, virtute fortunaque cum sua tum publica
praepollens, quod in imperio eius Gallia adeo frugum hominumque
fertilis fuit, ut abundans moltitudo vix regi videretur posse. Hic
magno natu ipse iam exonerare praegravante turba regnum cupiens
Bellovesum ac Segovesum sororis filios, impigros iuvenes, missurum
se esse in quas dii dedissent auguriis sedes ostendit: quantum ipsi
vellent numerum hominum excirent, ne qua gens arcere advenientes
posset. Tum Segoveso sortibus dati Hercynei saltus, Belloveso haud
paulo laetiorem in Italiam viam di dabant.
In questo passo si possono trovare facilmente alcuni punti che
ricordano la fían irlandese: Segoveso e Belloveso (che sono giovani), in
quanto nipoti del re, non sono principi ereditari, e vanno, quindi, a
cercarsi un regno altrove; portano con sé tutti quelli che la comunità
sovrappopolata non è più in grado di sfamare; la loro spedizione
assume un carattere militare, per poter avere ragione delle popolazioni
che si dovessero opporre al loro passaggio o al loro insediamento. La
263
principale differenza tra la spedizione dei due principi gallici e le
bande di guerrieri irlandesi si trova soprattutto negli scopi: Segoveso e
Belloveso conducono via per sempre una parte della popolazione, che
formerà una nuova entità etnica, mentre i membri della fían attendono
il rientro nella società civile e stabile. Mi sembra, comunque, evidente
che delle affinità ci siano. Del resto l'Irlanda non aveva certo nuovi
spazi da colonizzare, e quelli che vivevano ai margini della società
dovevano prima o poi rientrarvi o fare la vita del féinid per sempre.
Esistono, comunque, testimonianze di bande simili alla fían
anche per quanto riguarda l'antichità; Diodoro Siculo (5, 35) parla di
un peculiare costume di tutti gli Iberici e dei Lusitani specialmente: i
giovani che non avevano un patrimonio, ma erano dotati della
necessaria prestanza fisica, si riunivano in bande sulle montagne e
percorrevano l'Iberia a caccia di bottino. I capi gallici del I secolo a.C.
(cfr. Caes. BG 3, 22, 1) erano accompagnati da un seguito di guerrieri
fedelissimi, i soldurii, i cui servizi erano molto costosi: per
quest'ultimo motivo Crevatin (1979, 65-66) pensa che originariamente
questi gruppi militari (presenti anche "presso i Liguri ed Iberici di
lingua celtica") non fossero permanentemente al seguito di un capo;
infatti "ciò non è possibile se non in società economicamente evolute,
quali dovevano esser divenute le società celtiche dopo il consolidarsi
del commercio greco nel Meditarraneo occidentale. (...) coloro che
costituirono il nerbo delle Gefolgschaften del I secolo a.C. dovevano
264
provenire proprio dai margini della società, da situazioni di (...)
declassamento o impoverimento economico". Sembra dunque che
anche presso i Galli e i Celtiberi (sicuramente presso i Lusitani, ma la
celticità della loro lingua è dubbia) esistessero bande di guerrieri che
vivevano al di fuori delle comunità e si sostentavano grazie a razzie e
scorribande. Quando il mondo gallico si aprì ai mercanti greci (e poi
romani) i principi e i nobili furono in grado di accumulare ricchezze
sufficienti per "tenere sotto controllo" queste bande e farne la propria
guardia del corpo: come succederà poi anche in Irlanda, i guerrieri
vaganti cessarono di essere un elemento socialmente destabilizzante e
furono dotati di uno spazio e di un ruolo nella tribù18.
Come mostra il racconto di Segoveso e Belloveso, l'espansione
dei popoli gallici era affidata a gruppi molto simili alle bande di
guerrieri vaganti; quando la popolazione aumentava troppo, erano i
giovani uomini senza averi a doversene andare. Le grandi migrazioni
celtiche dal IV secolo a.C. in poi, durante le quali si spostavano intere
popolazioni, sono qualcosa di completamente diverso: erano, infatti,
causate non tanto da una crescita demografica non controllabile,
quanto da gravi minacce esterne. Ci sono prove archeologiche del fatto
che gruppi di guerrieri celti formavano nuove comunità, stabilendosi
in mezzo a genti straniere e prendendo da queste le proprie spose:
18Come
si vedrà, anche nel mondo germanico accadde qualcosa di molto simile.
265
nella necropoli boica di Monte Bibele presso Bologna19 sono stati
trovati armi e gioielli lateniani e vasellame e oggetti di bronzo di tipo
etrusco; sui vasi trovati nelle tombe femminili sono incisi molto
spesso nomi etruschi: questi dati vengono interpretati come il segno
dell'assorbimento di donne etrusche nella comunità celtica, nella quale
evidentemente
la
presenza
femminile
era
scarsa
(oppure
dell'assorbimento di un gruppo di guerrieri Galli in una comunità
autoctona).
Traendo alcune conclusioni dal quadro appena esposto, si può
dire che presso gli antichi Celti il problema della crescita demografica
e dell'approvigionamento era risolto con la pratica della Männerbund,
della quale alcune tracce sono giunte fino alla conquista romana e
all'Irlanda medievale: i giovani che non erano in possesso di beni e
costituivano solo un inutile peso per la comunità, si armavano e se ne
andavano in altre terre, a cacciare, fare razzie ed eventualmente a
fondare nuove comunità (sposandosi per ratto). Penso che anche il
mercenariato al soldo dei popoli del Mediterraneo, popolare tra i Galli
fino al II secolo a.C., sia da collegare a simili costumi.
Il termine Männerbund20 è riferito, in ambito germanico, a dei
gruppi di giovani guerrieri, che, secondo la tesi di Weiser (1927) e
Höfler (1934), vivevano al di fuori della società, praticavano
19Cfr.
20Cfr.
Vitali (1987) e Frey (1996, 62).
Crevatin (1979, 66-69) e McCone (1987, 101-104).
266
complessi rituali di iniziazione e avevano un proprio credo religioso.
Tralasciando l'aspetto della ritualizzazione di questa pratica sociale21,
c'è da dire che anche le bande germaniche di guerrieri si costituivano
soprattutto per motivi economici: quello che i Romani chiamavano
comitatus di un capo era un gruppo di giovani guerrieri che gli
offrivano il proprio sostegno militare in cambio di sostentamento e di
beni; se al tempo di Cesare (BG 6, 23, 7)22 il comitatus si raccoglieva
solo temporaneamente su iniziativa di qualche nobile che proponeva
ai guerrieri una razzia o una guerra, ai tempi di Tacito (Germ. 13),
quando il contatto con Roma permise un notevole ingresso di
ricchezze presso i Germani, il comitatus divenne permanente e la sua
fedeltà al capo, che ora poteva permettersi di pagare regolarmente gli
uomini, era assoluta; ci fu esattamente lo stesso sviluppo che aveva
già riguardato i soldurii gallici23.
La mia ipotesi è che un etnonimo come Tectosages sia un
elemento da inserire nel sistema sociale che ho cercato di delineare; in
altri termini, 'coloro che vanno alla ricerca di beni' sembra essere la
perfetta descrizione di una banda di guerrieri erranti che vivono
21Secondo
McCone (1987, 112-113) alcune delle scene rappresentate sul calderone
di Gundestrup (trovato in Danimarca, ma eseguito in ambiente gallico, con
influenze tracie) sono riconducibili a un rito di passaggio dei guerrieri
dall'adolescenza all'età adulta.
22Poco prima di parlare del comitatus, Cesare dice: ...Latrocinia nullam habent
infamiam quae extra finis cuiusque civitatis fiunt, atque ea iuventutis exercendae
ac desidiae minuendae causa fieri praedicant.
23Cfr. Crevatin (1979, 52).
267
secondo le usanze riscontrate nella cultura irlandese e in ciò che si può
ricavare della cultura celtica continentale dagli autori antichi. Resta da
stabilire perché un etnonimo sia riferito alla pratica
della
Männerbund; bisogna dire, per prima cosa che i nomi etnici gallici,
come accade molto spesso, hanno una duplice origine: possono essere
nomi che la comunità stessa si dà oppure nomi che vengono dati alla
comunità da altri e che essa poi accetta e fa propri (o che non accetta,
ma con i quali essa viene conosciuta esternamente)24. La motivazione
del riferimento ai guerrieri vaganti nell'etnonimo Tectosages sarà
diversa a seconda che esso sia un nome scelto da altri oppure
autoimposto; nel primo caso è molto probabile che la denominazione
sia seguita alle scorribande delle Männerbünde dei Tectosagi (o,
meglio, dei Volci Tectosagi) a danno delle tribù confinanti; i Volci
Tectosagi, come si è visto, vivevano ai confini delle terre celtiche, in
perenne lotta con i Germani, e, quindi, erano probabilmente meno
civilizzati delle tribù galliche occidentali (cosa che, tra l'altro,
comporta un'agricoltura meno sviluppata e quindi maggiore carenza di
cibo): presso di loro l'istituzione della "banda di giovani guerrieri"
24A
tale proposito è utile prendere in considerazione una coppia di nomi etnici
celtici come Allobroges (cfr. Evans 1967, 158) e *Kombrogi (>Cymry 'gallesi');
essi possono essere tradotti come 'gli stranieri' e 'i compatrioti' (allo-='altro', com='con', broga='confine, terra'; Allobroges può essere confrontato con il gallese
allfro 'straniero'; per broga cfr. ID 17, 168). Mi sembra evidente che Allobroges
sia un nome che è stato dato da altri, per i quali tale popolo era "straniero", perché
abitava o veniva da "un'altra terra", mentre *Kombrogi è un nome che un popolo
268
deve aver mantenuto più a lungo le sue caratteristiche primitive; non
escluderei, inoltre, che la vicinanza con popolazioni germaniche abbia
influito su tutto questo; si può dire, in un certo senso, che i Volci
Tectosagi erano i "guerrieri-predoni" per
antonomasia25.
In
quest'ottica è facile comprendere un etnonimo come Atrebates: essi
sono la comunità "stabile", cioè coloro che posseggono, e quindi
abitano, la propria terra (si pensi anche al rapporto che c'è in latino
tra habeo e habito).
Se, invece, i Volci Tectosagi si sono dati da soli questo nome, la
spiegazione è più difficile. Le origini di un tale nome andranno
probabilmente cercate in un contesto mitologico ed eziologico; Meid
(1990) ha dimostrato che gli etnonimi celtici possono essere riportati
a credenze religiose e mitologiche; si è visto che il racconto liviano
della spedizione di Belloveso può essere l'eco di un racconto
mitologico gallico, andato perduto, sull'origine della presenza celtica in
Italia, e non mi sembra inverosimile che anche i Volci Tectosagi
facessero risalire sé stessi a un antico gruppo di guerrieri vaganti, che
sono divenuti stabili e hanno dato vita a una comunità (del resto,
secondo il mito riportato da Livio, il fratello di Belloveso condusse i
ha dato a sé stesso per differenziarsi dagli altri: *Kombrogi sono coloro che hanno
la stessa patria, i "conterranei".
25Cesare (BG 6, 24) dice di loro: ...quae gens ad hoc tempus his sedibus sese
continet, summamque habet iustitiae et bellicae laudis opinionem. Nunc quod in
eadem inopia, egestate, patientia qua Germani permanent, eodem victu et cultu
corporis utuntur.
269
propri uomini nella Hercynia silva); a questo proposito si può
ricordare l'ipotesi di Prosdocimi (1986, 232-233), secondo cui
Lepontii verrebbe da *leikw-onti-i (cfr. latino relinquo, gotico leihwan
e greco leivpw) e vorrebbe dire 'coloro che abbandonano (la propria
terra)', riferendosi a un mito di fondazione analogo a quello di
Belloveso e a quello che si può ipotizzare per Tectosages.
Per concludere vorrei aggiungere alla discussione alcuni paralleli
con altri ambiti indoeuropei; la pratica della Männerbund presso i
popoli di lingua indoeuropea è stato studiato a fondo da Crevatin
(1979, 51-76) e da McCone (1987). Entrambi dedicano molta
attenzione al mito di Romolo e Remo: i due gemelli, come Belloveso e
Segoveso, sono nipoti del re e, prima di creare una propria comunità,
si dedicano a razzie e scorribande assieme a un gruppo di latrones
(Festo 105, 27); inoltre, una volta fondata Roma, i giovani seguaci di
Romolo si sposano per ratto, rapendo le donne dei vicini (e stabili)
Sabini. Mi sembra superfluo sottolineare le similitudini tra questo
mito e quanto si è detto precedentemente sulla Männerbund celtica e
quella germanica. Del resto anche il ver sacrum italico26 consisteva
nell'allontanamento dei giovani per il bene della comunità.
Quando Odisseo cerca di non farsi riconoscere da Eumeo (x
192-359), racconta di essere il figlio del re cretese Castore Ilacide e di
una concubina e che per questo non aveva ottenuto dai fratellastri
270
parte alcuna dell'eredità e solo grazie ai beni guadagnati in guerra e con
la pirateria (come capo di un gruppo di compagni) si era fatto un
nome e aveva avuto in sposa una donna nobile e ricca.
Ci sono vari esempi di gruppi mitici di guerrieri che ricordano la
fían irlandese: le frava≈i iraniche e i Marutas indiani sono tra questi.
Tuttavia non mi sembra che si siano mai presi in considerazione da
questo punto di vista gli eroi epici dei popoli slavi (i russi bogatyri o i
serbi junaki), che difendono i confini delle loro terre (lontano quindi
dalle città in cui sono nati) e si uniscono spesso in gruppi (in russo
druzhiny); in relazione agli argomenti che sono stati analizzati, è
interessante notare che il significato originario di junak ('eroe epico') è
'giovane uomo'.
Come si è detto, il mandare i giovani senza proprietà a vivere di
caccia e brigantaggio è una pratica perfettamente spiegabile presso
popoli che non hanno un sistema agricolo avanzato; molte genti
indoeuropee conservano nelle loro culture tracce di tale usanza, che
quindi doveva essere normale nelle fasi più antiche della loro storia27.
Jacopo Garzonio
Università degli Studi di Padova
Dipartimento di Discipline Linguistiche, Comunicative
26Cfr. Crevatin (1979, 64-65).
27Secondo McCone (comunicazione
personale) l'allontanamento di giovani che
fondavano comunità proprie altrove era uno dei metodi di espansione più comuni
tra le popolazioni indoeuropee.
271
e dello Spettacolo
[email protected]
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