Concorrenza e regolamentazione dei prezzi e dei

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Concorrenza e regolamentazione dei prezzi e dei
Concorrenza e regolamentazione dei prezzi e dei
processi di entrata nel mercato della telefonia
mobile.
Carlo Capuano
Università degli Studi di Napoli FEDERICO II
Aprile 2004.
L’articolo si propone di mostrare come in un contesto oligopolistico la
determinazione del prezzo di roaming quale prezzo di accesso alla rete per
un nuovo operatore di telefonia mobile, possa configurarsi come un efficace
strumento per implementare equilibri non cooperativi di deterrenza. La
nostra analisi parte dall’idea che al crescere delle dimensioni del mercato,
una volta esaurita la complementarietà strategica nella determinazione dei
prezzi finali derivante dalle economie ed esternalità di rete, subentri il normale effetto di sostituzione tra gestori: tale effetto può risultare sufficiente
a supportare quale equilibrio statico di Nash la determinazione da parte
di tutti gli incumbents di un prezzo di roaming di deterrenza. Il modello
proposto vuole evidenziare come la scelta di alcune autorità nazionali di
lasciare alle parti la definizione di eventuali contratti di roaming a favore
di operatori virtuali, possa essere causa di performance sub-ottimali in
termini di benessere collettivo. Il lavoro si completa di un’analisi econometrica su dati panel, relativa a 19 paesi europei ed ad un periodo di 23
anni, in cui si verifica che il numero di operatori ha effetti positivi sulla
velocità di penetrazione del servizio stesso.
1
Introduzione.
Quello della telefonia mobile è nell’ambito dell’ICT uno dei settori caratterizzati da più elevata crescita. In Europa ha raggiunto in meno di venti anni
indici di penetrazione (numero di SIM cards attivate rispetto alla popolazione),
non inferiori al 66% in Francia e con picchi addirittura del 96% e del 115% in
Italia e in Lussemburgo. Il numero totale di SIM cards attivate nel 2003 era
pari a 380 milioni contro i 265 milioni dell’anno precedente: il tasso di crescita
medio per l’Europa è stato superiore al 6%. Il fenomeno è ancor più rilevante se
si considera che cinque anni prima, nel 1998, si contavano, sempre in Europa,
solo 69 milioni di SIM cards attivate, corrispondenti ad un indice di penetrazione
del 18,3%.
Gli operatori di telefonia mobile sono ormai più di 60, a cui vanno sommati
più di 120 mobile service providers per un turnover di settore stimato per il
2003 non inferiore ai 100 miliardi di euro. I mercati nazionali restano tuttora
molto concentrati; basti pensare che la media dei CR2 è stata nel 2003 pari
al 78,8% e, sebbene in molti paesi abbiamo più operatori che godono di una
posizione dominante, in 14 paesi su 15 l’impresa leader è ancora l’operatore
facente riferimento al monopolista di telefonia fissa1 .
Questi dati, estratti dall’8 a e dalla 9 a Relazione della Commissione Europea
sull’Attuazione del Quadro Normativo per le Telecomunicazioni 2 , ci danno un
idea immediata di come quello della telefonia mobile sia un mercato, seppur
altamente dinamico, ancora caratterizzato da strutture molto concentrate. In
termini di regolamentazione preventiva è ancora forte la necessità dell’intervento
di authorities nazionali non solo per la definizione dei meccanismi di entrata
(beauty contests, aste, lotterie) ma anche per la regolamentazione sia dei prezzi
agli utenti finali sia dei prezzi di accesso alle reti (roaming 3 ed interconnessione 4 ).
In riferimento proprio alla stipula di contratti di roaming o di interconnessione tra gestori concorrenti, il loro ruolo strategico è diverso a seconda della fase
di diffusione del servizio in cui vengono stipulati. Infatti, se in mercati nuovi
l’interconnessione tra piccoli gestori rappresenta un volano importante per la
1 Fa eccezione la Gran Bretagna che, tra l’altro, è il paese caratterizzato dal più basso CR2,
pari comunque al 51,3%.
2 Cfr. http://europa.eu.int/information_society/
3 Il contratto di roaming prevede che un nuovo operatore possa veicolare il proprio traffico
sulla rete cellulare di un operatore concorrente. Tale tipologia di contratto permette a nuovi
operatori, già concessionari di licenza pubblica, di incominciare ad operare ben prima che una
propria rete cellulare, indipendente, sia ultimata. Più recentemente tali forme di contrattuali
vengono scelte anche dagli operatori cosiddetti virtuali che non considerano di dotarsi mai di
una loro rete.
4 I meccanismi di definizione di prezzi di interconnessione tra reti concorrenti, condizione
necessaria per il buon fine delle chiamate off-net, sono stati oggetto di molti studi, tra i
quali spiccano gli apporti teorici di Armstrong (1998) e di Laffont et al. (1998) i quali,
utilizzando modelli duopolistici, hanno evidenziato come il prezzo d’accesso non sia neutrale
rispetto alle decisioni relative al prezzo finale e rappresenti un potente strumento in grado di
generare extraprofitti. I lavori citati si riferiscono essenzialmente a mercati in cui esiste un
solo incumbent e la possibilità di politiche di deterrenza è esclusa a priori,
2
Indice di Penetrazione
140
120
100
80
Indice di Penetrazione
60
40
20
0
Indice di Penetrazione
B
DK
D
EL
E
F
IRL
I
L
NL
A
P
FIN
S
UK
73
85
75
76
87
66
81
96
115
74
86
83
89
91
85
Figura 1: Indici di p enetrazione del servizio di telefonia mobile p er l’anno 2003. Fonte
dati: Eurostat.
crescita di economie ed esternalità di rete, per mercati maturi, il prezzo di accesso alla rete può essere un potente strumento - causa di diverse tipologie di
effetti anticompetitivi quali l’aumento del mark-up sui prezzi finale o addirittura
l’innalzamento di barriere all’entrata di nuovi concorrenti.
Il nostro obiettivo è quello di dimostrare come, anche in presenza di più
incumbents, possano essere sostenibili strategie di deterrenza all’entrata quali
parti di un equilibrio non cooperativo di un gioco non ripetuto. La nostra
analisi, ipotizzando proprio più incumbents, si riferisce a mercati ormai maturi
e l’idea di base è che al crescere delle dimensioni del mercato, una volta esaurita
la complementarietà strategica nella determinazione dei prezzi finali derivante
dalle economie di rete, subentri il normale effetto di sostituzione tra gestori:
tale effetto può risultare sufficiente a sostenere quale equilibrio statico di Nash
la determinazione da parte di tutti gli incumbents di un prezzo di roaming di
deterrenza. In termini di politica industriale i nostri risultati sottolineano la
non contendibilità di un mercato già fortemente regolamentato e sostengono la
necessità di un intervento diretto da parte delle authorities non solo nel garantire
l’obbligatorietà dell’accesso alla rete ma anche fissando un price cap relativo al
prezzo di roaming.
La problematica analizzata e le nostre conclusioni trovano attualità nel recente dibattito che in Europa ha visto adottare da parte delle diverse authorities nazionali due approcci contrastanti, uno volto a favorire la concorrenza
e l’entrata di nuovi operatori virtuali, Mobile Virtual Network Operators o
3
MVNO, l’altro che pone limiti alla loro entrata.
L’articolo è strutturato nel modo seguente: in una prima parte si descrivono i
fattori tecnologici e strutturali che caratterizzano il settore della telefonia mobile
(par.1), in una seconda, attraverso l’analisi empirica su un panel di dati annuali,
costruito per 18 paesi europei nel periodo 1985-2003, si verifica l’ipotesi che il
livello di concentrazione risulti significativo nella determinazione del tasso di
crescita dell’ indice di penetrazione del servizio di telefonia mobile (par.2). Un
tale risultato conferma come, anche in un settore caratterizzato da rendimenti
di scala costanti e da economie ed esternalità di rete, alti livelli di concentrazione siano causa di effetti anticompetitivi limitando la velocità di diffusione
del servizio; in una terza parte, infine, viene presentato un modello teorico relativo alla sostenibilità di equilibri non cooperativi di deterrenza in giochi non
ripetuti (par.3). Seguono le nostre conclusioni (par.4).
4
1
Rete cellulare e banda hertziana.
Da un punto di vista ingegneristico, la rete di telefonia mobile è costituita da
un insieme di antenne e di relative stazioni radio o SRB, che mettono in comunicazione l’utente finale, dotato di un apparato di telefonia mobile o MS, con
la rete fissa che adempie funzioni di commutazione del segnale, il suo trasporto
a distanza e funzioni avanzate di gestione del servizio. La comunicazione tra
utente e singola antenna è di tipo two way (ricezione e trasmissione) e sfrutta
canali dedicati su segmenti in concessione ai diversi gestori della banda UHF.
Ogni antenna copre una porzione definita di territorio, detta cella, e l’insieme
di celle, contigue e in minima parte sovrapposte, costituisce la rete cellulare5 .
Per effettuare una chiamata, il telefono cellulare del chiamante emette un segnale radio attraverso la sua SIM, Subscriber Identity Module card, che viene
decodificato dall’antenna relativa alla cella in cui il chiamante è in quel momento posizionato.
Una volta ricevuto il segnale, attraverso la BSC, Base Station Controller,
questo viene convogliato nella rete fisica che per segmenti dedicati affianca o
utilizza la rete di telefonia fissa (PSTN, Public Switched Telephone Network) 6 .
I singoli gestori sono proprietari della sola rete cellulare, intesa, quindi, come
l’insieme di antenne e stazioni radio base disseminate sul territorio da loro coperto. Lungo la rete di telefonia fissa opportuni calcolatori detti MSC, Mobile
Switching Center, collegati a VLR, Visitor Location Register, localizzano sul
territorio il destinatario della chiamata che può essere un utente di telefonia
fissa o di telefonia mobile, di un altro o del medesimo gestore. Se l’utente finale
è di tipo residenziale allora la chiamata verrà smistata, lungo il backbone, verso
il doppino del destinatario. Se invece la chiamata è rivolta verso un utente di
apparato di telefonia mobile, l’MSC per mezzo del VLR localizza la cella in cui
il destinatario è al momento posizionato: l’antenna relativa a suddetta cella immetterà nell’etere il segnale radio e questo verrà ricevuto dal destinatario della
chiamata. Con eccezione del percorso tra i due apparecchi cellulari e le relative
antenne, tutta la chiamata scorre in realtà lungo l’infrastruttura di telefonia
fissa .
La rete cellulare si differenzia, quindi, dalla rete di telefonia fissa principalmente per il fatto che al doppino (local loop), segmento esclusivo dell’infrastruttura
fisica che collega l’utente finale con la stazione, si sostituisce un area di ricezione e
trasmissione del segnale radio (cella) a cui l’utente accede in modo non esclusivo,
via radio, ogni qualvolta riceva o inoltri una chiamata. Il posizionamento delle
celle, caratterizzate dal sovrapporsi dello stesso canale nelle aree d’intersezione,
evita interruzioni della chiamata (perdita del ponte radio) da parte di utenti in
movimento sul territorio.
Il numero di celle in cui è diviso il territorio dipende strettamente dal limite
tecnologico che caratterizza questo tipo di trasmissione: la banda destinata al
5 Il termine di rete cellulare deriva appunto dalla suddivisione del territorio geografico
coperto in celle.
6 In Italia tale rete è ancora di proprietà dell’ex monopolista pubblico, Telecom Italia, il
quale affitta le linee secondo tariffe a forfait, su base annua.
5
traffico cellulare è limitata così come il numero di canali che possono essere ricavati dal segmento di banda che ogni gestore ha in concessione. Considerando
che ogni canale permette di effettuare un numero finito di chiamate in contemporanea, ne deriva come ogni cella sia caratterizzata da un vincolo di capacità
relativo al numero massimo di chiamate che è possibile effettuare/ricevere in
contemporanea da una data cella.
1.1
Allocazione delle frequenze.
In attesa della diffusione dei servizi di telefonia di terza generazione (UMTS),
in Italia, così come nel resto dell’Europa, convivono tre diversi standard di
telecomunicazione cellulare, uno di tipo analogico (TACS) e due di tipo digitale
(GSM e DCS). Tutti e tre abbisognano di frequenze radio dedicate ed in Italia
l’assetto vigente prevede l’utilizzo sia della banda a 900 MHZ (TACS e GSM)
che quella a 1800 MHZ (GSM e DCS). Tali bande, rispettivamente di 100 e
200 MHZ sono suddivise tra i gestori beneficiari di concessione pubblica (Tim,
Vodafone, Wind e Blutel 7 ).
La parte della banda di frequenza in concessione (rispettivamente 25 e 50
MHZ), è divisa in canali di ampiezza di 200 KHZ separati da intervalli di sicurezza di 20 KHZ. I canali vengono destinati al traffico in uplink (dall’apparato
di telefonia mobile all’antenna) e in downlink (dall’antenna all’apparato di telefonia mobile). Su ogni canale possono essere veicolate contemporaneamente un
numero finito di telefonate: attualmente il sistema di antenne esistente è capace
di gestire, per cella, al massimo 12 canali, ognuno dei quali in grado di sostenere
7 Fino al 1995, Telecom Italia ha operato in un regime di monopolio e il servizio fornito
era di tipo analogico TACS, Total Access Communications System. Solo con l’applicazione
del D.P.R. del dicembre 1994, il mercato si è aperto ad un secondo operatore Omnitel Pronto
Italia (ora Vodafone, allora controllata al 40% da Olivetti), e per entrambi i gestori vi è stata
la stipula di una convenzione di 15 anni per lo sfruttamento di un segmento della banda a 900
MHz per la fornitura del servizio digitale GSM, Global System for Mobile Communications.
In particolare la concessione prevedeva un pagamento pari al 3,5% del fatturato lordo dei
gestori e per Omnitel l’obbligo in 5 anni di raggiungere una copertura minima del 70% del
territorio, del 90% della popolazione. Il 1995 è anche l’anno della nascita , Telecom Italia
Mobile (TIM), società controllata al 60% da Telecom Italia a cui subentra nelle già stipulate
concessioni di sfruttamento della banda hertziana. Nel 1998 assistiamo all’entrata del terzo
gestore Wind, (società controllata al 51% da ENEL con partecipazioni del 24,5% sia per
France Telecom che per Deutsche Telekom), che ha ottenuto in concessione lo sfruttamento
di un segmento della banda a 1800 MHz ed ha iniziato ad operare introducendo la tecnologia
DCS/DECT già in uso in altri paesi europei ed extracomunitari. Nello stesso anno assistiamo
alla concessione di frequenze dedicate al quarto ed ultimo gestore, Blutel (con partecipazioni
del 35% di Autostrade, del 21% di British Telecom, del 10% di Distacom e Mediaset e del 7% di
BNL e Italgas), gestore virtuale ora non più attivo. Infatti, il 18 dicembre 2002 e’ stato iscritto
presso il Registro delle Imprese di Torino l’atto di fusione per incorporazione di Blutel S.p.A.
in TIM s.p.a.. Nato nell’estate del 1998, il quarto gestore di telefonia mobile si presentava
come un’azienda sana, e la sua cessione è spiegato con la volontà di disinvestimento dei suoi
azionisti esteri (British Telecom in primis ) e la volontà di privatizzazione del suo principale
azionista italiano (Autostrade s.p.a). La cessione di Blutel ha visto come protagonisti anche
Wind, Omnitel-Vodafone e H3g che hanno acquisito assets operativi dell’ex gestore. I 600 mila
clienti di Blutel sono stati acquisiti da Wind, con l’accordo conosciuto come ”spezzatino”, in
cui vi è l’impegno a mantenere i profili tariffari originari. Per quanto riguarda la riallocazione
delle frequenze in concessione a Blutel, tale processo è al momento ancora in fieri.
6
fino a 8 chiamate in contemporanea. Tenuto conto che alcuni canali sono dedicati a funzioni di controllo e/o al trasferimento dati (Gprs, SMS,...), ne deriva
che nell’area geografica di riferimento possono chiamare in contemporanea meno
di una novantina di utenti.
La tecnologia descritta non permette di aumentare in modo continuo la capacità di traffico di un gestore. Per incrementare il traffico da e/o per una
determinata area geografica in prima istanza è sufficiente aumentare il numero
di canali per antenna, con un investimento e tempi di realizzazione minimi. Per
ulteriori incrementi del traffico è necessario suddividere l’area di riferimento in
un numero crescente di celle attraverso l’installazione di un numero proporzionato di nuove antenne e di stazioni radio base, con relativa riallocazione degli
stessi canali (cell splitting). All’aumentare, però, del numero di celle in cui è diviso lo stesso territorio, al fine di limitare l’interferenza tra antenne, è necessario
ridurre la potenza di emissione delle stesse8 , fino al limite minimo richiesto per
il tipo di trasmissione. Ne consegue l’esistenza di una scala minima per ogni
singola cella e di un vincolo di congestione in nessun modo aggirabile9 .
La progettazione della rete cellulare presuppone non solo la definizione della
capacità iniziale ma deve prevedere un piano di espansioni intermedie. E’ probabile che almeno in una prima fase, i nuovi gestori competano in un contesto di
eccesso di capacità installata.10 11
8 Si noti come all’aumentare del traffico generato dal singolo gestore, e quindi al proliferare
delle sue antenne, si riduca l’irradiamento elettromagnetico a cui i cittadini sono sottoposti.
L’inquinamento elettromagnetico dovrebbe quindi essere ridotte in zone caratterizzate da alta
densità e elevati livelli di traffico.
9 Tale vincolo è quindi stringente per zone di territorio densamente abitate.
1 0 In una fase matura del mercato quale quella che è ipotizzabile ormai per l’Italia, gli
operatori definiscono la loro capacità di traffico in modo che stocasticamente il 98% delle
chiamate abbia buon fine. Eventi statisticamente eccezionali come festività, concerti, partite
di calcio o emergenze territoriali sono quindi caratterizzati da fenomeni di congestione della
cella e da impossibilità di accesso alla rete.
1 1 Si richiama qui l’importanza strategica, in contesti multiperiodali, della determinazione
della capacità installata. In letteratura è, infatti, riconosciuto il suo ruolo in riferimento alla
sostenibilità di equilibri collusivi anche se le posizioni non sono unanimi. Come nel noto
paradosso di Edgeworth, una politica di undercutting sui prezzi all’utente finale non risulta
implementabile se l’impresa non è in grado di servire l’incremento di domanda generato. Se
dal punto di vista teorico ciò porta ad equilibri ciclici, dal punto di vista strategico si determina un limite reale a politiche commerciali di tipo concorrenziali: la deviazione da equilibri
collusivi risulta non implementabile e si riduce l’incentivo a deviazioni unilaterali. D’altro
canto, l’installazione di un eccesso di capacità, se rende fattibile deviazioni dall’equilibrio collusivo, è anche vero che rende possibili politiche punitive. La sostenibilità della collusione si
fonda in questo caso sulla credibilità di ritorsioni delle alte imprese sul deviante. Questo è il
punto di vista che si è affermato nella normativa antitrust comunitaria e che ritroviamo esplicitamente nella decisione IV/M.190 della Commissione Europea, a norma del regolamento
CEE del Consiglio n. 4064/89 sul controllo delle operazioni di concentrazione tra imprese, in
merito alla proposta di fusione dei colossi delle acque minerali Nestlè-Perrier operanti non solo
sul mercato francese. Secondo la Merger Task Force, clausole contrattuali che prevedevano
una ripartizione delle fonti acquifere al fine di dotare tutti i concorrenti del mercato di eccesso
di capacità, sarebbero state alla base di strategie collusive finalizzate alla determinazione di
una posizione dominante collettiva (collective dominace).
7
1.2
Gli operatori del settore di telefonia cellulare: MNO,
MVNO e SP.
I gestori di telefonia mobile possono essere classificati rispetto alla proprietà della
rete cellulare. In particolare distinguiamo tra MNO, Mobile Network Operator,
proprietario di una rete infrastrutturale fisica (BSC, MSC e VLR) e il MVNO,
Mobile Virtual Network Operator che, dotato di una concessione pubblica per
l’utilizzo di frequenze dedicate, acquista dal primo capacità di traffico per fornire
servizi di telefonia concorrenti.
Il MNO, in alcuni casi integrato verticalmente con il proprietario del backbone di telefonia fissa, è titolare di una concessione pubblica per l’utilizzo di frequenze dedicate, ha un marchio proprio che utilizza per la commercializzazione
di Subscriber Identity Module (SIM) card per l’identificazione dell’utente. Offre
i servizi compatibili con il protocollo di trasmissione dati di proprietà, produce
o acquista da terzi i contenuti dei servizi offerti.
Il MVNO, invece, è concessionario di una licenza ma non ha un accesso
radio proprio. Infatti, non è proprietario di una rete cellulare e deve stipulare
un contratto di roaming con un MNO per poter veicolare sulla sua rete il traffico
generato dalla commercializzazione di proprie Subscriber Identity Module (SIM)
card. Il MVNO possiede un proprio codice di rete mobile, MNC, ed un marchio
riconoscibile. Sceglie un autonomo piano tariffario e sottoscrive direttamente
un contratto con i clienti finali. I servizi di un MVNO sono ben distinguibili da
parte degli utenti finali rispetto a quelli del MNO con cui ha contratto12 .
Lo status di MVNO è spesso transitorio: infatti tale figura è stata introdotta
da diversi regolatori nazionali come uno step intermedio, necessario a permettere l’entrata di nuovi gestori in grado di competere con gli incumbents ancor
prima che sia ultimata una nuova infrastruttura indipendente. Le esperienze
più recenti evidenziano, però, come in mercati maturi tali figure si stiano consolidando e, senza mai dotarsi di una rete propria, realizzano alti margini di
profitto. Attualmente, in Europa operano 21 MVNO, di cui 7 solo in UK. Gli
MVNO rappresentano uno dei fattori più dinamici del mercato: il loro fatturato,
pari a circa 3 miliardi di euro per il 2003, è caratterizzato da tassi di crescita
notevoli. Si stima che possa raggiungere 15 miliardi di Euro in soli 3 anni, con
un incremento del 73%13
In termini di regolamentazione dell’accesso alla rete da parte di operatori virtuali, in Europa sono state adottate posizioni differenti. Infatti, solo in Spagna,
1 2 Anche se MVNO e MNO utilizzano la medesima rete cellulare, ai MVNO è attribuito
in generale un livello qualitativo del servizio minore di quello di un MNO. Ciò è spiegabile
con riferimento al fenomeno di hand-over che non garantisce il mantenimento del ponte radio
quando un utente di un MVNO in roaming si sposta durante una chiamata da una cella ad
un’altra della rete del MNO.
1 3 Fonte: Ovum 2000
8
Norvegia14 , Finlandia15 e Irlanda16 esiste l’obbligo per i MNO già operanti di
garantire l’accesso a MVNO e più in generale a SP o ESP. Di contro, in Svezia
ogni tentativo di imporre l’obbligo di contrattazione agli incumbents nei fatti
non ha dato luogo a nessun nuovo operatore virtuale, mentre in Gran Bretagna,
nonostante il fatto che OFTEL abbia optato per non regolamentare tale forma
di entrata, abbiamo il numero maggiore di MVNO operativi17 . Per quanto
riguarda l’Olanda, l’OPTA ha imposto all’operatore dominante KPN (48% di
market share) di stipulare accordi di accesso a condizioni calmierate. Anche
in Danimarca, l’apertura a Tele 2 come MVNO è una conseguenza dell’obbligo
di contrattazione imposto all’operatore dominante Sonofon. Negli altri paesi
l’accesso ai MVNO è lasciato alla convenienza dei MNO di contrattare. In
Francia tra il 2000 el 2001 si è assistito all’entrata di 3 operatori virtuali: Futur
Telecom su SFR Cegetel, Intercall su Bouygues e Value Telcom con un contratto di multi roaming. In Germania nel 2001 si è assistito della stipula di un
contratto di accesso col il MNO E Plus da parte degli operatori virtuali Group
3G e Mobilcom.
In Italia, sia Omnitel (entrata nel 1995) che Wind (entrata nel 1998) rispettivamente nei primi 2 anni e 18 mesi di attività hanno beneficiato di un ”compulsory” accordo di roaming con l’incumbent TIM, quale misura regolamentare
asimmetrica. Se il primo degli entranti è ora dotato di una rete indipendente
che garantisce una copertura quasi totale della popolazione italiana, il secondo
ha successivamente stipulato un accordo di roaming con la sola Omnitel per
coprire zone del territorio nazionale scarsamente abitate. Caso a parte è stata
l’esperienza del quarto gestore Blu, che nato nel 1998 e assorbito da TIM nel
2002, ha mantenuto nella sua breve attività lo status di MVNO. Per quanto
riguarda l’entrata di nuovi operatori virtuali è prevista l’introduzione di una
normativa a riguardo solo a partire dal 2010. Infatti, ha prevalso, per ora,
l’ostilità degli operatori già operanti che attribuiscono alla presenza di operatori
virtuali effetti deleteri in termini di concorrenza e sviluppo del servizio: disincentivi all’investimento in infrastrutture di rete e difficoltà nella pianificazione
di un loro sviluppo, diminuzione del valore delle licenze concesse e, non ultimo,
scadimento della qualità tecnica del traffico18 .
Proprio il ruolo dei contratti di roaming in termini di sostenibilità di strategie
di deterrenza od accomodanti l’entrata di nuovi operatori è l’oggetto del modello
1 4 Al momento sono 4 gli operatori virtuali che operano, o sono in procinto di farlo, nel paese
scandinavo: Tele1 Europe, Site Comms, Global TelSys. che hanno stipulato un contratto di
roaming con NetCom e Sense Com. Int. con Telenor Mobile.
1 5 Nel 1999, RSL COM ha stipulato un contratto di accesso con Sonera.
1 6 Nel 2000 Image ha stipulato un contratto di accesso come MVNO con l’operatore Eircell.
1 7 Nel 1999 Virgin Mobile e Value Telecom hanno stipulato accordi di accesso come MVNO
con l’operatore One to One. Nell’anno successivo abbiamo avuto l’entrata rispettivamente di
Kingston Comm su Orange, Centrica e NTL su Vodafone. Mint Telecommunication ha optato
per un contratto di Multi-roaming.
1 8 Per una presentazione sintetica dei pareri espressi dai diversi operatori coinvolti si rimanda
al documento stilato in dato 4 Agosto 2000, a conclusione dell’indagine pubblica indetta con
delibera n. 400/00/CONS dall’AGCOM, che ha la denominazione di ”Sintesi delle risposte
pervenute a seguito della consultazione pubblica concernente: indagine conoscitiva sulle condizioni relative all’introduzione degli Operatori Virtuali di Rete Mobili”.
9
analitico che proponiamo nel secondo paragrafo
Figure distinte dai MVNO sono gli (E)SPs, (Enhanced) Service Providers,
i CPs, Content Providers. Differentemente dagli MVNOs, questi operatori producono contenuti o servizi che rivendono ad operatori radiomobili quali MNO
o MVNO. Raramente hanno SIM cards proprie, non possiedono né una propria
numerazione né una propria allocazione frequenziale. Il prezzo finale dei servizi
e contenuti prodotti è contrattato con l’operatore che li distribuisce. Non esiste obbligo di contrattazione tra SP e MNO o MVNO anche se è proprio nei
contenuti che si svilupperà la concorrenza specialmente nei servizi di telefonia
mobile di terza generazione. In Europa operano attualmente 100 tra ESP e SP,
di cui ben 47 in Gran Bretagna, 14 in Danimarca, 13 in Svezia, 10 in Finlandia, 3
in Lussemburgo ed 1 in Olanda, nessuno in tutti gli altri paesi compresa l’Italia.
Rappresentano uno dei principali punti di convergenza tra i settori dell’ICT e
su di loro si svilupperà la competizione tra reti.
Infine è opportuno menzione i cosiddetti Air Time Resellers i quali acquistano all’ingrosso minuti di traffico, da uno o più operatori di rete mobile e fissa,
che rivendono al minuto, spesso attraverso la commercializzazione di schede
telefoniche pre-pagate.
La figura 2, con riferimento all’anno 2003, mostra come i service providers
siano presenti solo in alcuni paesi (8 su 15) ma, dove sono operativi, il loro
numero è di gran lunga superiore al numero di MNOs (124 contro 54).
10
70
60
50
40
numero operatori
30
Service Providers
Operatori sia GSM che DCS
Operatori solo GSMo solo DCS
20
10
0
B
DK D
EL
E
F IRL
I
L
NL
A
P FIN S
Service Providers
0
16 12
0
2
0
0
0
2
1
0
0
10 21 59
UK
Operatori sia GSM che DCS
3
4
0
3
2
3
3
2
2
3
2
3
3
3
2
Operatori solo GSMo solo DCS 0
0
4
1
1
0
0
1
0
2
2
0
0
1
2
paesi
Figura 2: Numero op eratori e service providers p er paese op eranti nel 2003. Fonte
dati: Eurostat.
1.3
Economie ed esternalità di rete.
Dal punto di vista economico, la rete cellulare è rappresentabile come un network composto da un insieme di nodi terminali, rappresentativi dei suoi utenti,
connessi attraverso un nodo centrale, rappresentativo della rete fisica di trasmissione.
Come mostra la figura 3, lo schema di riferimento è quello di una stella sui
cui raggi sono posizionati i diversi accessi alla rete. Ogni utente è in grado di
comunicare con ogni altro utente della rete ed in particolare presi due utenti, A,
e E, la rete permette di effettuare due tipi di servizi: la chiamata da A a E e la
chiamata da E a A. E’ questa la definizione di servizio two way che ritroviamo in
Economides (1996) che fa riferimento essenzialmente alla direzione del traffico
all’interno del medesimo network ed è propria dei servizi di telefonia così come
di internet o della rete autostradale. Si distingue, quindi, da network tipo quello
di broadcasting nel quale l’utente finale è passivo rispetto al servizio (one way
service) e la trasmissione è solo downlink.
In una rete two-way , all’aumentare dei nodi terminali della rete aumentano
in modo più che proporzionale il numero di servizi potenziali che la rete stessa
può offrire. Quando tale grandezza è percepita dai consumatori come attrattiva e influenza positivamente la disponibilità a pagare degli stessi, allora siamo
in presenza di quelle che la letteratura definisce economie di rete dirette, dove
11
A
H
B
G
C
D
F
E
Figura 3: Two Way Connection (Economides,1996).
l’attributo dirette indica la condizione per la quale, differentemente dalla rete
autostradale, l’utente è esso stesso parte del network e misura delle sue dimensioni19 . Nel caso di scelta di un gestore telefonico, a parità di prezzi, l’utilità
di accedere alla rete è tanto più alta tanto maggiori sono le possibilità di chiamata che la rete mi permette e lo stesso utente diviene, sotto questo aspetto,
complementare con gli altri utenti nella definizione del servizio offerto20 .
E’ intutivo come la presenza di economie di rete abbia implicazioni notevoli,
in termini strategici, poiché stimolare, se non sussidiare, l’accesso di utenti nel
network è funzionale per determinare la disponibilità a pagare degli stessi. Un
modo, infatti, per internalizzare le esternalità di rete è rappresentato dalla possibilità di discriminazioni di prezzo temporali che favoriscano gli innovatori,
ovvero quelli che per primi dimostrano preferenza per il servizio servito. Come
in un processo autoregressivo, la dimensione iniziale della rete diviene un fattore
determinante per lo sviluppo e la profittabilità della rete stessa. Inoltre, in un
contesto non monopolistico la dimensione della rete diviene un chiaro strumento
di differenziazione verticale.
1 9 Basti pensare al fatto che se non ha senso essere il socio di un club che annovera solo noi
tra gli iscritti, spesso è tanto più attrattivo proprio quel locale dove ci si aspetta di incontrare
molta gente.
2 0 In una rete telefonica composta da n utenti-nodi terminali si possono distinguere n(n-1)
diverse chiamate-servizi. L’aggiunta di un ulteriore utente-nodo terminale crea un’esternalità
positiva agli altri componenti della rete nella misura in cui rende possibile effettuare ulteriori
2n nuove chiamate.
12
1.3.1
Oligopolio: network vs competition effects.
Se consideriamo contesti in cui più gestori-reti offrono il servizio di telefonia
mobile, affinché sia possibile chiamare qualsiasi utente in possesso di un apparecchio cellulare, indipendentemente dal gestore di appartenenza, è necessario
che le differenti reti siano interconnesse tra loro, permettendo così le cosiddette
chiamate off-net, ovvero con destinatario al di fuori della rete a cui appartiene
l’utente che ha dato origine alla chiamata. Secondo l’accezione che ritroviamo
in Armstrong (1998) quello delle telecomunicazioni è quindi un settore del tipo
two way access, nel senso che non esiste una gerarchia nei traffici tra concorrenti
ma esiste un flusso bidirezionale tra i diversi gestori che permette anche a due
utenti appartenenti a due reti - gestori differenti di potersi mettere in contatto.
In questa accezione l’attributo two way si riferisce al mercato (non alla singola
rete) e i suoi componenti sono le singole reti indipendenti (non gli accessi alla
singola rete). La rete di imprese di tipo two way access si distingue quindi da
una rete di di tipo one way access nella quale esiste una filiera di produzione
in cui il traffico dei beni o servizi ha origine da un impresa a monte e ha come
destinazione le imprese a valle.
B3
A1
A2
B2
A3
B4
B1
B5
B6
B7
A4
An
Bm
Rete A
Rete B
Figura 4: Two Way access (Armstrong, 1998)
In riferimento, quindi, all’interconnessione tra gestori, l’esistenza di esternalità di rete ha un ruolo determinante nella definizione delle scelte strategiche,
in particolare riguardo proprio al grado di compatibilità e di interconnetività
tra le stesse. Infatti, se è chiaro come un piccolo gestore interconnesso con uno
dominante sfrutti le economie di rete derivanti dalle dimensioni del secondo,
anche un monopolista può trovare profittevole l’entrata di nuovi operatori nella
misura in cui questo stimoli l’adozione del servizio da parte di nuovi utenti. Nello
13
specifico, due sono gli effetti da considerare. Da un lato abbiamo il cosiddetto
network effect, o esternalità di rete, derivante dall’aumentata valutazione degli
utenti per il servizio in funzione data l’accresciuta possibilità di chiamate21 ,
dall’altro lato abbiamo il più tipico competition effect relativo alla concorrenza
sui prezzi finali. Fino a quando il primo effetto domina il secondo l’entrata di
nuovi concorrenti è Pareto Ottimale per tutti gli operatori interessati.
Con riferimento ad una funzione inversa di domanda lineare possiamo indicare l’intercetta come funzione del numero di imprese: a seguito del network
effect, in mercati nuovi, l’entrata di nuovi gestori incidendo sull’effetto rete aumenta l’attrattività del mercato e l’intercetta della funzione di domanda cresce.
In seguito, all’aumentare del numero di operatori e/o del grado di penetrazione
del servizio, l’effetto network si annulla. Il fattore di crescita, come mostrato
in figura 5, è prima sostenuto per poi scemare fino ad annullarsi, se non ad
invertire di segno.
A
Economie di Rete
Effetto Network
Saturazione
N. gestori.
Figura 5: Effetto network
In generale, l’esistenza di economie di rete non solo è una delle cause della
crescita vertiginosa che ha caratterizzato negli ultimi decenni i servizi di telecomunicazione ma anche la spiegazione della persistenza di posizioni dominanti
rivestite dai first comers, spesso integrati verticalmente con l’operatore di telefonia mobile.
Le economie di rete, i problemi di interconnessione e, quindi, il dimensionamento delle singole reti sono temi centrali nello studio del settore che ritornano
prepotentemente in riferimento alla regolamentazione del mercato.
2 1 Se due reti non connesse di rispettivamente n ed m utenti generano separatamente 2n +2m
diversi tipi di chiamate, l’unione delle due reti rende possibile effettuare 2n+m >>2n + 2m
tipi di chiamate.
14
1.3.2
Definizione del prezzo di interconnessione.
Gli apporti teorici più recenti per quanto riguarda la determinazione del prezzo
d’accesso fanno riferimento ai lavori di Armstrong (1998) e di Laffont et al.(1998)
che, utilizzando modelli duopolistici abbastanza simili, evidenziano la non neutralità strategica del prezzo d’accesso e come questo si configuri quale un potente
strumento in grado di generare extraprofitti.
Il modello di Armstrong, in particolare, mette a confronto due contesti differenti: il primo simmetrico riferibile a mercati già maturi, il secondo asimmetrico caratterizzato da un incumbents dotato di una chiara posizione dominante
e dall’entrata di un nuovo operatore. Nel caso simmetrico, la collusione tra
gestori, in mercati sufficientemente differenziati, è tanto più sostenibile tanto
maggiore è il prezzo d’interconnessione fissato. Nel caso asimmetrico, invece,
sotto l’ipotesi di regolamentazione dell’incumbents, Armstrong si focalizza su
quale possa essere il prezzo d’interconnessione ottimo dal punto di vista sociale.
Coerentemente con i risultati sviluppati dallo stesso autore nel caso di one-way
access networks 22 , si arriva qui ad affermare che tale prezzo d’accesso debba essere orientato all’efficienza, in riferimento non solo al costo reale di accesso ma
anche al costo opportunità riguardante le economie di rete del network stesso23 .
2 2 C fr.
A rm strong (2001).
valere la cosiddetta efficient component pricing rule, ECPR.
2 3 Deve
15
2
Concentrazione del mercato e diffusione del
servizio: analisi empirica.
La seconda parte di questo capitolo è dedicata all’individuazione di quali siano i
determinanti della diffusione del servizio di telefonia mobile. Il nostro obiettivo
è quello di mostrare come seppur il mercato sia caratterizzato da economie di
rete ed effetti network, e le imprese utilizzino una tecnologia che permette loro
di incrementare la capacità produttiva a rendimenti di scala costante, il numero
di operatori risulta significativo nel determinare il livello di penetrazione del
servizio, incidendo direttamente sulla sua velocità di diffusione.
2.1
L’evoluzione dei mercati.
Alla fine degli anni 70, in molti paesi europei ha inizio la commercializzazione
del servizio di telefonia mobile. Erogato dall’allora monopolista di telefonia
fissa, la tecnologia utilizzata in tutti i paesi era di tipo analogico, seppur non
esistesse ancora uno standard comune. Nei primi 10-15 anni la diffusione del
servizio è moderata ma sensibile ed è solo intorno alla metà degli anni 90 con
l’introduzione della tecnologia digitale, basata in Europa sullo standard GSM,
che il servizio esplode: si registrano tassi di crescita esponenziali, passando da
livelli di penetrazione medi inferiori al 20% agli attuali indice di penetrazione
in media superiori all’80%. Proprio l’introduzione del GSM, e con esso di un
pacchetto di nuovi servizi a valore aggiunto che la tecnologia digitale supportava ( primi fra tutti gli SMS ), ha costituito un vero e proprio break strutturale.
L’evento è spiegabile considerando la contestuale commercializzazione di forme
contrattuali nuove, di tipo pre-pagato, che hanno omai quasi del tutto sostituito i
precedenti contratti a due parti, comprensivi di un canone fisso mensile. Inoltre,
con la definizione di uno standard comunitario unico, il GSM, la Commissione
Europea ha iniziato un’attività intensa di coordinamento e regolamentazione
ex-ante finalizzata a migliorare la competitività dei mercati. Tale volontà ha
trovato concretizzazione nella successiva apertura dei mercati a nuovi competitori24 : infatti, tranne che per la Gran Bretagna in cui già operavano più gestori,
il momento di adozione della tecnologia ha significato il primo momento di apertura verso la concorrenza di nuovi operatori.
Come presentato in figura 6, l’indice di penetrazione, calcolato come il rapporto tra numero di SIM cards (e contratti) attivati rispetto alla popolazione,
per i diversi paesi risulta sempre crescente. Diviene più sostenuto solo dopo il
1995-6. Questo cambio di pendenza è comune sia ai first comers che ai second
comers.
Come mostrato dalla figura 7, sembra non esistere una stretta relazione tra
l’età di diffusione del servizio e il suo tasso di crescita: paesi come la Grecia ed
il Portogallo, ultimi nell’introduzione della telefonia mobile, hanno rapidamente
raggiunto indici di penetrazione quasi unitari, identici a quelli raggiunti anche
da paesi quali la Norvegia, il Belgio o la Finlandia, che definiremmo pionieri.
2 4 Cfr.
Direttiva Comunitaria n.96/2.
16
Indici di penetrazione dal 1980 al 2003
1,6
atpen
bepen
czpen
depen
dkpen
espen
fipen
frpen
grpen
hupen
irpen
ispen
itpen
lupen
nepen
nwpen
ptpen
swpen
ukpen
1,4
indice di penetrazione in %
1,2
1
0,8
0,6
0,4
0,2
0
1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
anni
Figura 6: Indice di p enetrazione del servizio di telefonia mobile nel p erio do 1980 2003 nei diversi paesi europei. Fonte dati: Eurostat.
Tabella 1. Users serviti, indici di penetrazione e numero operatori in 19 paesi europei
nell’anno 2003. Fonte dati: Eurostat.
Austria
Belgo
cz Rep.Ceca
Germania
Danimarca
Spagna
Finlandia
Francia
Grecia
Ungheria
Users 2003
Pentrazione 2003
Numero Operatori
Pen/n.operatori
Users/n.operatori
7408095
0,8655
4
0,2164
1852024
10214646
0,7324
4
0,1831
2553662
12521925
0,7935
2
0,3967
6260963
68496120
0,7497
5
0,1659
13699224
5091119
0,8550
4
0,2362
1272780
42678414
0,8604
3
0,3497
14226138
5067855
0,8932
4
0,2433
1266964
46722130
0,6634
3
0,2611
15574043
11656182
0,8679
3
0,3526
3885394
9712646
0,7564
3
0,3188
3237549
Irlanda
Islanda
Italia
Lussemburgo
Olanda
Norvegia
Portogallo
Svezia
Gran Bretagna
Europa
Users 2003
Pentrazione 2003
Numero Operatori
Pen/n.operatori
Users/n.operatori
3668724
0,8134
2
0,4667
1834362
302499
0,9989
2
0,5244
151249
62434522
0,9676
3
0,3292
20811507
648868
1,1598
2
0,5799
324434
13484219
0,7426
5
0,1665
2696844
3629735
0,7467
2
0,3983
1814868
11033268
0,8300
3
0,3533
3677756
8818521
0,9061
3
0,3287
2939507
55944954
0,8568
4
0,2367
13986239
379534444
./.
61
./.
6221876
Con riferimento alla tabella 1, è interessante notare come il numero di operatori non è sensibile alla scala, espressa sia in termini di users sia in termini
di percentuale di popolazione servita: il numero di operatori, infatti, è minore
in paesi come Spagna, Francia e Italia, aventi più di 42 milioni di SIM cards
attivate, che in paesi come Belgio, Finlandia aventi poco più di 12 milioni SIM
cards attivate.
L’entrata di nuovi operatori in ogni mercato è dipesa essenzialmente dalla
concessione pubblica di licenze per lo sfruttamento della banda herziana. Il
17
Indice di penetrazione / età del servizio
1,6
atpenx
bepenx
czpenx
depenx
dkpenx
espenx
fipenx
frpenx
elpenx
hupenx
irpen
ispenx
itpenx
lupenx
nepenx
nwpenx
ptpenx
swpenx
ukpen
1,4
valori indice di penetrazione
1,2
1
0,8
0,6
0,4
0,2
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
anni introduzione telefonia mobile
Figura 7: Indice di p enetrazione del servizio di telefonia mobile in riferimento agli
anni di diffusione dello stesso nei singoli paesi europei. Fonte dati: Eurostat.
processo d’entrata è, quindi, esogeno e, come mostrato dalla figura 8, sembrerebbe
esistere una relazione positiva ma apparentemente debole tra numero di operatori e indice di penetrazione del servizio. In realtà la relazione è più significativa
di quanto lasci intuire la figura 8 e la dimostrazione sarà proprio l’oggetto della
nostra stima econometrica.
2.2
Il modello di stima econometrico.
La nostra analisi muove da un Panel Data da noi costruito su dati annuali di
fonte Eurostat, con riferimento a 19 paesi (Austria, Belgio, Repubblica Ceca,
Danimarca, Germania, Grecia, Finlandia, Francia, Italia, Irlanda, Islanda,
Ungheria, Lussemburgo, Gran Bretagna, Olanda, Portogallo, Norvegia, Svezia
e Finlandia). Il periodo di riferimento è di 23 anni, dal 1981 e 2003.
Il metodo di stima utilizzato fa riferimento alle metodologie proprie dei dati
panel ed in particolare si è cercato di confrontare l’ipotesi di esistenza di effetti
fissi, o di effetti random specifici per unità paese. Infatti, considerando l’indice di
penetrazione quale variabile dipendente, yi,t , ci siamo interrogati su quali fossero
i suoi regressori, Xi,t , e quindi le determinanti del suo tasso di crescita. In particolare, il fine della nostra analisi è stato quello di verificare se l’accellerazione
registrata negli ultimi dieci anni nella diffusione del servizio dipendesse essenzialmente dallo shock tecnologico rappresentato dall’introduzione della tecnologia
18
indice di penetrazione e entrata operatori
6
5
operatori
4
3
Serie1
2
1
0
0
0,1
0,2
0,3
0,4
0,5
0,6
0,7
0,8
0,9
indice di penetrazione
Figura 8: Indice di p enetrazione raggiunto dal singolo mercato al momento
dell’entrata di un nuovo competitore. Fonte dati: Eurostat.
Entrata nuovi operatori
8
7
6
numero entranti
5
quinto
quarto
terzo
secondo
4
3
2
1
0
1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
quinto
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1
1
0
0
0
0
quarto
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1
1
0
0
2
1
0
0
0
0
terzo
0
0
0
0
0
0
0
0
1
1
1
1
4
0
2
3
0
0
0
0
secondo
1
0
0
0
0
0
0
0
3
3
3
2
2
1
2
0
0
0
0
0
Anno
Figura 9: Entrata nuovi op eratori dal 1984 al 2003. Fonte dati: Eurostat.
19
digitale, o si potesse ipotizzare la significatività del processo di liberalizzazione
e dell’entrata progressiva di nuovi competitori.
Indicando con LP ENi,t l’indice di penetrazione in logaritmi, la nostra variabile spiegata è la variazione prima del logaritmo dell’indice di penetrazione,
DLP ENi,t = LP ENi,t −LP ENi,t−1 , quale indicatore del suo tasso di crescita25 26 ;
i regressori considerati27 sono la popolazione in logaritmi, LP OPi,t , il numero
di operatori non virtuali, M N Oi,t , e una dummy che associa il valore unitario
ai periodi in cui è già introdotta la tecnologia digitale, DGSMi,t.
Gli ultimi due regressori sono caratterizzati da un’alta collinearità che riduce
la significativa di stime congiunte. Infatti, come anticipato, la dummy tecnologica DGSMi,t. cambia valore in anni in cui in quasi ogni paese si è registrato
l’entrata di un nuovo operatore. Per tener conto di tale fattore, si è optato per
verificare attraverso stime separate se i singoli regressori fossero individualmente
significativi. Entrambe le equazioni sono state, quindi, stimate stratificando per
paese.
Tabella 2: Equazioni stimate e valori dei coefficienti (sopra) e dei p-value stimati per
ogni regressore (sotto)
Equazione
n.oss.
R2
variabile dipendente
costante
dgsm
1
418
0.51344
dlpen
0.1658
0.3150
1
418
0.76211
dlpen
1
418
0.78921
dlpen
0.1873
0.0011
-0.2969
-0.5938
0.2874
0.0000
Lagrange M. Test
Hausman Test
0.1613
0.7083
lpop
llpen
0.2847
0.0050
0.8704
0.2425
0.2936
0.2724
trend
-0.3513
0,000
-0.4754
0,000
-0.4322
0.0000
modello stimato
Pooled-OLS
Group Dummy Variable -LS
Random Effect Model
180.72 (0.00000)
0.67 (0.784561)
Equazione
n.oss.
R2
variabile dipendente
costante
2
418
0.81344
dlpen
0.2055
0.9107
2
418
0.8483
dlpen
2
418
0.79345
dlpen
Lagrange M. Test
Hausman Test
mno
-16.8272
0.1516
dgsm
mno
lpop
-0.3768
0.0993
0.6964
0.0066
0.6872
0.0068
0.3769
0.0013
1.3133
0.0956
1.0862
0.1269
llpen
trend
-0.1342
0.0097
-0.3768
0.0000
-0.3656
0.0000
modello stimato
Pooled-OLS
Group Dummy Variable -LS
Random Effect Model
84.60 (0.00000)
0.55 (0.907821)
.
2 5 La scelta di considerare un modello alle variazioni prime nasce dall’aver verificato, attraverso stime precedenti con variabili non ritardate, l’esistenza di una rilevante autocorrelazione
negli errori.
2 6 Consci della perdita in termini di efficienza e consistenza delle stime nel momento in cui
si effettua una stima di tipo LS su un panel con variabili ritardate, crediamo che un approccio
necessariamente più rigoroso, esuli comunque dalle finalità della nostra applicazione.
2 7 Altre variabili riferite alla ricchezza in infrastrutture del paese, al reddito pro capite e al
tasso di crescita di variabili non solo monetarie (occupazione, inflazione, potere d’acquisto)
sono state subito escluse perchè manifestamente non significative.
20
Come mostrato dalla tabella 2, in riferimento all’equazione (1) che considera
tra i regressori DGSMi,t. , i risultati del L.M. test e del test di Hausman ci
lasciano intuire l’esistenza di effetti random specifici per paesi28 . In tal caso, sia
il coefficiente associato alla variabile di trend sia quello associato alla dummy
tecnologica sono significativi al 5%29 . I segni sono quelli attesi: infatti non solo
l’introduzione del GSM ha inciso positivamente sulla velocità di diffusione del
servizio, ma il suo tasso di crescita risulta decrescente nel tempo, ovvero tanto
ci si avvicini a livelli di saturazione.
In riferimento all’equazione (2), che considera tra i regressori M N Oi,t. , ancora i risultati del L.M. test e del test di Hausman ci fanno propendere per
l’esistenza di effetti random specifici per paesi. Sia il coefficiente associato alla
variabile di trend sia quello associato al numero di operatori risultano significativi al 5% e i segni sono ancora quelli attesi.
La principale implicazione della nostra analisi è che il numero di operatori ha
inciso positivamente sul il tasso di penetrazione del servizio di telefonia mobile
e che, quindi, una politica rivolta all’apertura verso nuovi operatori ha sempre
un effetto positivo. Infatti, contrariamente a quanto l’ipotesi di rendimenti di
scala costanti ed esternalità di rete potessero far pensare, la concentrazione
riduce la competitività del servizio, qui misurata indirettamente dalla velocità
di diffusione del servizio stesso.
2 8 Si è riportato in tabella il valore calcolato del test, seguito in parentesi dal p-value associato.
2 9 Sotto alla stima del coefficiente è stato riportato il p-value associato al test di significatività
del singolo regressore.
21
3
Contratto di Roaming tra gestori: il modello
teorico.
Il modello presentato in questo paragrafo si propone di mostrare come in un
contesto oligopolistico la determinazione del prezzo di roaming quale prezzo di
accesso alla rete per un nuovo operatore di telefonia mobile, possa configurarsi
come un efficace strumento per implementare equilibri non cooperativi di deterrenza. La nostra analisi parte dall’idea che al crescere delle dimensioni del
mercato, una volta esaurita la complementarietà strategica nella determinazione
dei prezzi finali derivante dalle economie di rete (network effects), subentri il
normale effetto di sostituzione tra gestori (competition effects): tale effetto può
risultare sufficiente a supportare quale equilibrio statico di Nash la determinazione da parte di tutti gli incumbents di un prezzo di roaming di deterrenza.
3.1
Struttura del modello teorico.
Al fine di verificare le nostre ipotesi rappresentiamo il mercato attraverso un
gioco a più stadi (multistage), ma non ripetuto, che in un contesto ad orizzonte finito, analizzi le condizioni necessarie alla sostenibilità di equilibri non
cooperativi di deterrenza in alternativa ad equilibri collusivi accomodanti.
Il gioco rappresentato assume che gli operatori in ogni fase di scelta operino
in modo non cooperativo. Nessuna forma di collusione esplicita è considerata
ma, anzi, la nostra attenzione si rivolge proprio su quali siano i fattori che
incidono sull’incentivo unilaterale a deviare da possibili esiti non competitivi.
La dinamica è di tipo sequenziale. Come illustrato dalla figura 10, ad un
tempo iniziale, t = 1, gli incumbents decidono in modo simultaneo e non cooperativo il prezzo di roaming da offrire, x1 , x2 ∈ R.
In seguito, al tempo t = 2, il terzo gestore, osservate le decisioni prese al
tempo precedente, x1 e x2 , decide se entrare o meno, e ∈ {0, 1} , dove il valore
nullo rappresenta la scelta di non entrare. Nel caso decida di entrare, e = 1, il
terzo gestore dovrà scegliere contestualmente se stipulare il contratto di roaming
con uno od entrambi gli incumbents o, in alternativa, dotarsi di una rete indipendente, r ∈ {0, 1} dove al valore unitario associamo la scelta di dotarsi di una rete
indipendente. In quest’ultimo caso ipotizziamo che il prezzo d’interconnessione
tra reti sia regolamentato e figuri come una componente esogena del costo unitario di erogazione del servizio di telefonia. La scelta di dotarsi di una rete
indipendente è ”istantaneamente” operativa nel periodo ipotizzato di concorrenza tra gestori nel mercato finale. Il gioco è sequenziale e si propongono tre
scenari alternativi quali suoi esiti. Il primo è caratterizzato dalla scelta di non
entrare da parte del terzo gestore (e = 0); in questo caso i prezzi di roaming
proposti dagli incumbents risulteranno di deterrenza all’entrata. Il secondo scenario possibile è caratterizzato dalla scelta del terzo gestore di dotarsi di una
rete indipendente (e = 1, r = 1); pur in presenza di un prezzo di roaming non
conveniente, il mercato garantisce all’entrante profitti tali da coprire i costi fissi
necessari per dotarsi di una rete propria. L’ultimo scenario possibile consid-
22
era l’entrata del terzo gestore attraverso la stipula di un contratto di roaming
(e = 1, r = 0); il prezzo di roaming offerto dagli incumbent risulta accomodante.
Indipendente dall’esito osservato al periodo t = 2, al tempo t = 3, si innesca
la competizione sul prezzo finale del servizio di telefonia tra i gestori sul mercato
e si distribuiscono i profitti. Tale fase potrebbe essere ripetuta un numero
infinito di periodo in un’eventuale ’estensione del modello ad orizzonte infinito e,
di nuovo, gli esiti ipotizzabili a priori sono o di tipo collusivo o non cooperativo.
I1
t=1
I2
Definizione
prezzo di roming
X1
X2
I3
t=2
Decisioni sull’entrata
del terzo gestore
Non Entrare
Rete
Roaming
t=3
I1 I2
I1
I2, I3
I1
I2 I3
Bertrand
Competition
p1, p2
p1, p2,p3
( Π1ne, Π2ne, 0 )
( Π1e, Π2e, Π3e )
p1,p2, p3
( Π1er, Π2er, Π3er )
Figura 10: Struttura del gio co Γ
Ribadiamo, quindi, come il fine del nostro modello sia quello di mostrare
come possa essere profittevole per gli incumbents implementare il primo scenario, non entrata del terzo gestore (e = 0), anche nel caso la scelta del prezzo
di roaming al tempo t = 1 avvenga in modo non cooperativo e le stesse imprese
decidano di operare in modo non cooperativo anche al tempo t = 3, nella fase
23
di determinazione dei prezzi finali.
3.2
Contratti di roaming Vs. Rete indipendente.
Con riferimento alla dinamica illustrata nell figura 10, al periodo t = 1 i due
incumbents possono decidere collusivamente il prezzo di accesso alle loro reti o,
in alternativa, innescare un processo di guerra di prezzi. In entrambi i casi, sotto
l’ipotesi di simmetria delle funzioni di costo e di domanda, l’equilibrio sarà di
tipo simmetrico per cui, senza perdere in generalità, assumiamo fin d’ora che i
due incumbents si dividano equamente il traffico generato in equilibrio dal terzo
gestore. Sappiamo però che al tempo t = 2, in alternativa al contratto di roaming, il nuovo gestore se intenzionato ad entrare, e = 1,potrà dotarsi di una rete
indipendente, r = 1. Assumiamo in tal caso che a fronte di un ingente costo fisso
per l’entrante, aumentino anche per gli incumbents i costi fissi. Questa ipotesi
vuol tener conto non solo dei costi di transazione necessari alla definizione di
nuovi accordi di interconnessione, ma anche dell’esternalità in termini tecnologiche create dalla comparsa di una nuova rete. In particolare, si fa riferimento
alla necessità di potenziare la rete esistente al fine di gestire nuove SIM cards
e nuovi prefissi, di smistare il traffico, da e per la nuova rete, e sopperire a
fenomeni di interferenza e di ripartizione della banda. Ne consegue che per
ogni gestore il costo medio per unità di traffico è ipotizzato crescente rispetto
al numero di reti e costante rispetto all’entità del traffico servito. Quest’ultima
ipotesi è sicuramente vera al di sotto di livelli di congestione.
Passando al periodo t = 3, quando il prezzo d’accesso è già stato definito,
se il terzo gestore decide di entrare e stipulare un contratto di roaming, ogni
operatore definirà il prezzo all’utente finale o, meglio nel caso di scelte simultanee, la sua funzione di reazione in modo da massimizzare la seguente funzioni
di profitto.
¸
·
(x − y) Q3
Πi = [pi − y] Qi + e (1 − r)
− Ci − rKi ∀ i = 1, 2 (1)
2
Π3 = e {[p3 − rx − (1 − r) y] Q3 − (1 − r) C3 − rK3 }
(2)
con
C1 = C2 < C3
Ci < Ki
dove
x
y
Ci
Ki
Qi
K1 = K2 < K3
∀i = 1, 2, 3
è il prezzo di roaming per unità di traffico.
è il costo per unità di traffico.
è il costo fisso per il gestore i nel caso di roaming.
è il costo fisso per il gestore i nel caso di creazione di una
terza rete indipendente.
è la domanda servita dal gestore i
Quello che qui definiamo quale costo per unità di traffico, y, comprende sia
i costi di accesso alla rete sia i costi di erogazione del servizio (ricezione ed
24
emissione del segnale radio)30 .
Vogliamo, ora, soffermarci su un aspetto che è cruciale nella nostra analisi.
Consideriamo il caso di entrata attraverso la stipula di un contratto di roaming,
e = 1 ma r = 0. Ipotizzando un prezzo di roaming non competitivo, x > y, sotto
l’ipotesi di variazioni congetturali alla Cournot, le condizione di stazionarietà
del problema di massimi profitti sono le seguenti.
¯
¯
∂Πi ¯¯
(x − y) ∂Q3
∂Qi ¯¯
= [pi − y]
+ Qi |n +
=0
(3)
¯
¯
∂pi n
∂pi n
2
∂pi
L’indice di Lerner, calcolato sulla domanda residuale, è il seguente
(
1
n=2
|η i (n)|
Li (p−i ; x) =
1
+
d
(x)
n
=3
i
|η (n)|
(4)
i
dove
e
Π
η3i
i
Ri |ηi (n)|
¯
1 ¯¯
+ di (x)
S
|ηi (n)| ¯n=3
di (x) =
con
¯
1 ¯¯
|ηi | ¯n=2
(5)
(6)
Si consideri di (x) quale misura della distorsione in termini di mark-up generata dal contratto di roaming. Ri sono invece i ricavi sul mercato finale del
e sono i profitti relativi al solo contratto di roaming e, infine, η 3i è
gestore i; Π
i
l’elasticità della domanda del terzo gestore rispetto al prezzo dell’incumbents
e i ≥ 0 , il segno della distorsione
i. Escludendo il caso di roaming in perdita, Π
di (x) è concorde con quello dell’elasticità incrociata η3i : è positivo (negativo)
nel caso di beni merceologicamente sostituti (complementari). Tale distorsione
è tanto più significativa tanto maggiore è la dimensione del mercato e l’elasticità
incrociata rispetto al prezzo finale dell’incumbent.
L’effetto strategico, che chiameremo roaming revenue effect, è quello di
traslare verso l’alto la funzione di reazione nello spazio dei prezzi finali. La
spiegazione intuitiva risiede nel fatto che quando introduciamo il contratto di
roaming, per l’incumbent contraente abbiamo l’aggiungersi di una voce di ricavi relativa. Tali entrate risultano essere direttamente correlate con il prezzo
3 0 La nostra modellizzazione non considera esplicitamente i costi di interconnessione tra reti
anche se non tutto il traffico generato e/o ricevuto dagli utenti di una rete ha la sua destinazione e/o origine nella rete del gestore stesso. Per ogni passaggio di rete (interconnessione)
è previsto, infatti, il pagamento di un prezzo unitario per minuto di conversazione.
Apparentemente la nostra semplificazione non sembrerebbe stringente, poichè, sotto l’ipotesi
di simmetria strutturale tra i gestori, in equilibrio, l’impatto netto in termini di profitto risulta
nullo, indipendentemente dal prezzo di interconnessione fissato. Non bisogna dimenticare,
però, che le scelte strategiche delle imprese nella fissazione del prezzo finale è strettamente
correlata ai costi marginali di erogazione del servizio stesso: il prezzo di interconnessione,
come sua componente, incide sul margine di profitto, sul prezzo di equilibrio e quindi sulla
domanda generata.
25
finale: infatti, maggiore è il prezzo dell’incumbents, in caso di beni sostituti,
maggiore sarà la domanda residuale per il terzo gestore e maggiori saranno gli
introiti relativi. Ciò riduce l’incentivo per l’incumbents ad abbassare i prezzi.
Tale risultato è per certi versi analogo a quello che ritroviamo in Tirole (1986)
con riferimento all’offerta da parte di un monopolista multiprodotto di beni sostituti dal punto di vista merceologico o nel caso di concorrenza alla Bertrand
con beni differenziati: l’aumento del prezzo del primo bene stimola la domanda
del secondo e viceversa. Le seguenti proposizioni riassumono le considerazioni
or ora fatte.
Proposizione 1 La stipula di un contratto di roaming tra concorrenti accentua
l’effetto di complementarietà o di sostituibilità strategica nel le variabili decisionali. Tale effetto è tanto più rilevante tanto più il prezzo di roaming si discosta
dal costo marginale di trasmissione della chiamata.
Proposizione 2 Nel caso di sostituibilità merceologica, ovvero complementarietà
strategica tra i beni, gli agenti contraenti hanno un incentivo minore a concorrere
sui prezzi finali.
Al roaming revenue effect, che risulta dominante soprattutto nelle fasi di
diffusione del servizio, si contrappone un più generale (entry) competitive effect
derivante dal fatto che l’entrata di un nuovo gestore riduce la domanda residuale
degli incumbents, aumentando l’elasticità diretta calcolata nel punto di ottimo,
|ηi (n)|, e, quindi, spingendo verso una politica di prezzi più aggressiva.
Riassumendo, in presenza di entrata di nuovi competitori e stipula di un
contratto di roaming, le funzioni di reazione saranno soggette a traslazioni in
direzione opposte. Come rappresentato in figura 11, se l’entrata di un nuovo
competitore trasla verso il basso le funzioni di reazione di un generico operatore31 , nel caso di prezzi di roaming non competitivi, x > y, l’effetto è quello di
una contro-traslazione verso l’alto. L’effetto finale risulta incerto.
Emerge, quindi, una distorsione generata dal contratto di roaming che riduce
gli effetti concorrenziali della ridotta concentrazione e aumenta il potere di mercato delle imprese. Tale distorsione è però nulla se il prezzo di roaming risulta
competitivo, ovvero gli incumbents operando in modo non cooperativo innescano una guerra al ribasso relativamente al prezzo d’accesso. Il punto centrale
della nostra analisi verte proprio sul confutare l’idea che, anche senza l’obbligo
di contrattazione, la sola concorrenza tra più incumbents per la stipula del contratto di roaming, sia sufficiente a garantire un prezzo di roaming concorrenziale,
x = y ⇔ d(x) = 0, annullando così l’effetto anticompetitivo determinato dalla
particolare complementarietà strategica dei prezzi finali. Infatti, dimostreremo
3 1 Nel caso non considerato di esternalità di rete oltre ad una variazione nelle elasticità
misurate, dovremmo considerare un ulteriore effetto inversamente correlato con il prezzo di
roaming.
∂Ri ∂Qi ∂Q3
dRi
=
≤0
dx
∂Qi ∂Q3 ∂x
In questo caso avremmo un ulteriore incentivo verso una traslazione verso il basso delle
funzioni di reazione.
26
t
Pi
s
t): pi=BR(pj,n=3,x>y)
r
s): pi=BR(pj,n=2,x>y)
r): pi = BR(pj,n=2,x=y)
45°
Pj
.
Figura 11: Traslazione delle funzioni di reazione
come addirittura la definizione di un prezzo d’accesso di deterrenza risulti parte
dell’equilibrio di Nash perfetto nei sottogiochi del gioco non ripetuto.
3.3
Caratterizzazione delle strategie possibili.
Se consideriamo il nostro modello come un multi-stage game, Γ, utilizzando il
metodo dell’induzione a ritroso, troveremo l’unico equilibrio di Nash perfetto
nei sottogiochi, SP E (Γ). Tale equilibrio definisce esplicitamente, (i) il prezzo
di roaming offerto dagli incumbents, (ii) la decisione di entrata o meno del terzo
gestore e, in caso positivo, il tipo di entrata (roaming o rete indipendente) ed
infine, (iii) i prezzi per minuto di chiamata offerti dai diversi gestori.
SP E (Γ) = {x1 , x2 ; e, r; p1 , p2 , p3 }
con
x1 , x2
e, r
p1 , p2 , p3
∈ R
∈ {0, 1}
∈ R+
Essendo lo spazio delle strategie a cardinalità infinità, il numero dei sottogiochi è anch’esso infinito. Nel proseguo della trattazione limiteremo la nostra
analisi ai sottogiochi scaturenti dalle diverse scelte del terzo gestore al tempo
t = 2. Ci riferiremo a tale fase del gioco come ”a valle”. I payoffs associati a
tali sottogiochi saranno funzione del prezzo di roaming definito al tempo t = 1.
Applicando l’induzione a ritroso, definiremo la scelta ottimale, al tempo t = 1,
riguardo al prezzo di roaming.
27
La strategie implementabili sono, a priori, infinite: alcune possono essere
nelle diverse fasi più o meno collusive, rivolte ad accomodare o ad impedire
l’entrata del nuovo gestore. Tra tutte, è rilevante focalizzare la nostra attenzione
sulla possibilità che al tempo t = 1 gli incumbents si coordino su un prezzo di
roaming tale da scoraggiare la stipula di un simile contratto, xF . Tale strategia
risulterà di perfetta deterrenza all’entrata se, dati i prezzi finali d’equilibrio, al
tempo t = 3 la creazione di una rete indipendente non risulterà profittevole.
Un’altra forma di collusione tra incumbents può essere di tipo accomodante:
al tempo t = 1 si definisce un prezzo di roaming seguendo una logica da Stackelberg Leaders, seguita da una scelta collusiva dei prezzi a valle. Si possono
ipotizzare, infine, forme di collusione isolate ad una sola delle diverse fasi del
gioco, che coinvolgano di nuovo solo gli incumbents o addirittura tutti e tre i
gestori.
Molte delle strategie or ora menzionate risultano, però, non sostenibili in
equilibrio. Infatti, in ogni fase-sottogioco, le decisioni dei diversi gestori sono
prese in modo simultaneo e la sequenzialità del modello riguarda solo l’ordine
delle scelte. Pur essendo sequenziale il gioco rimane, quindi, ad informazione
imperfetta. Ne deriva che gli unici equilibri collusivi sostenibili debbano essere
di tipo tacito e la definizione del SPE non può esulare dalla verifica dell’esistenza
per gli incumbents di incentivi verso deviazioni unilaterali che spingano, sia nella
fase di definizione del prezzo di roaming, sia nella fase di definizione dei prezzi
finali, verso l’affermarsi di equilibri di tipo non cooperativi. Ogni equilibrio perfetto nei sottogiochi sarà perciò caratterizzato da prezzi di roaming e prezzi per
l’utenza finale che rappresentino un equilibrio di Nash nei rispettivi sottogiochi.
Ciò non esclude, come per altro accade, sotto opportune ipotesi, che equilibri
di deterrenza all’entrata risultino sostenibili in un contesto non cooperativo.
La via seguita per l’identificazione dei possibili equilibri di questo modello
è indicata dai seguenti due proposizioni: (a) qualsiasi sia il prezzo di roaming
pattuito, qualsiasi sia la strategia di entrata scelta dal terzo gestore, a t = 3
gli operatori sul mercato implementeranno un equilibrio di Nash per la determinazione dei prezzi agli utenti finali, (b) data la simmetria tra incumbents,
l’equilibrio al tempo t = 1 riguardante il prezzo di roaming sarà anch’esso di
tipo simmetrico. Seppur abbastanza intuitive, le precedenti asserzioni hanno
il potere di ridurre considerevolmente il numero di esiti da esplorare al fine di
determinare il SPE del nostro modello.
3.4
Model setting
Alcune ipotesi sulle forme strutturali delle funzioni di domanda dei singoli operatori e delle loro funzioni di costo risultano a questo punto necessarie per
poter confrontare i payoff relativi ai diversi scenari ipotizzati e permettere di
identificare i possibili equilibri di Nash perfetti nei sottogiochi.
28
3.4.1
Funzione di costo.
Assumiamo, per semplicità, che il mercato geografico rilevante sia divisibile in
celle omogenee, ognuna identificata da un’antenna. Questa è in grado attraverso
potenziamenti successivi di gestire un numero m di canali i quali permettono
di effettuare fino ad l chiamate in contemporanea. Al massimo, il numero di
chiamate s gestite nell’unità di tempo dalla singola antenna sarà il seguente.
s = ml
(7)
Il numero massimo di chiamate N servite nell’unità di tempo per singolo gestore
sull’intera rete cellulare è proporzionale al numero di antenne-celle A.
N = sA = Aml
(8)
Indicando con c1 il costo unitario d’installazione di ogni modulo funzionale
al singolo canale di trasmissione e con c2 il costo di installazione di ogni singola
antenna, la funzione di costo d’accesso alla rete di telefonia mobile è la seguente.
e
C(N,
A) = c1 (mA) + c2 A
(9)
Date la 7 e la 8, considerando per ogni antenna lo sfruttamento del numero
massimo di canali disponibili, la 9 diventa
e
C(N,
A) = C (N )
¶
µ
µ ¶
N
N
= c1 m
+ c2
ml
ml
³c
c2 ´
1
N
=
+
l
ml
= kN
(10)
In un contesto pluriperiodale caratterizzato da crescita della domanda servita,
Nt − Nt−1 > 0, se le imprese optano per una strategia di adeguamento della
rete per steps si modifica come segue.
et (N, A) = k [max (0, Nt − Nt−1 )] + c3 At−1 + C
C
c3
= k (Nt − Nt−1 ) + Nt−1 + C
s
(11)
(12)
dove c3 è il costo unitario di gestione delle stazione radio base e ingloba
i costi di manutenzione; C è una componente di costo fisso indipendente dal
traffico generato.
Bisogna qui precisare come, sebbene i costi unitari di ricezione e trasmissione
del segnale così come l’area di copertura di una determinata antenna non siano
indipendenti da caratteristiche peculiari di tipo geografico ed urbanistico, le
differenze risultano trascurabili, per ordine di grandezza, quando paragonate
con i costi fissi di istallazione di nuove celle e potenziamento delle stesse: sono
29
i costi d’accesso alla rete, discontinui e crescenti per salti discreti, la voce di
spesa più rilevante. Ne consegue come la funzione di costo risulti, nel caso
di sottodimensionamento della rete, di tipo traffic sensitive poiché siamo in
presenza di un tipico problema di vincolo di capacità installata.
In figura 12 abbiamo messo a confronto la specificazione 13 assunta dalla
funzione di costo 11 nel caso constrained, quando non è possibile aumentare il
numero di antenne, con la specificazione 14 assunta nel caso unconstrained, dalla
11 quando le imprese non sono soggette a vincoli di capacità. In entrambi i casi,
la funzione di costo considerata mantiene un andamento lineare32 e crescente,
può essere approssimata come segue.
½
◦
N ≤N
c1 N + C
(N ) =
∞
altrimenti
³
c3 ´
c1 +
N +C
CtUC (N ) ≈
s
CtC
(13)
(14)
Il fattore di costo C, intercetta sull’asse delle ordinate è presente in entrambe le
specificazioni. Questo è giustificato dal fatto che, differentemente da un costo
non recuperabile, il costo fisso C identifica le spese di affitto delle linee di rete
fissa dedicate e tutte quelle spese non imputabili direttamente al volume di
traffico generato33 .
La funzione di costo 14 è utile a rappresentare un contesto uniperiodale,
caratterizzato da scelte inerenti l’installazione della rete cellulare contestuali a
quelle inerenti all’erogazione del servizio.
3.4.2
La funzione di domanda.
Per semplicità, nel nostro modello assumiamo che il servizio di telefonia mobile
non abbia sostituti in nessun altro tipo di servizio di telecomunicazione (telefonia
fissa, internet, radio ricetrasmittenti amatoriali,...) Si ipotizza, però, che i
servizi di chiamata offerti dai diversi gestori siano percepiti come sostituti ma
imperfetti. Vogliamo qui rappresentare elementi di eterogeneità negli utenti e
nel tipo di servizio da loro richiesto (utenti business vs utenti privati).34
3 2 L’ipotesi di una tecnologia caratterizzata da un costo marginale costante è comune in
letteratura si veda ad esempio Gruber e Valletti (2003).
3 3 Si può considerare come un costo fisso variabile anche il prezzo che in un beauty contest è
definito a carico del gestore per ogni MHz di frequenza in concessione. Anche se il regolatore
utilizza una logica di tipo demand -oriented nella sua definizione, il costo unitario non è
commisurato con il traffico effettivo realizzato dal gestore.
3 4 Un esempio immediato della bassa elasticità del numero di utenti alle tariffe offerte e della
registrata vischiosità nel passaggio da un gestore all’altro è dato dai problemi derivanti dal
mantenimento della propria rete di contatti a seguito del cambiamento del numero di telefono.
In favore di una maggiore competizione tra reti è stato introdotto anche in Italia l’obbligo per
i gestori di permettere la portabilità del numero ad un costo ”giusto” per l’utente (delibera
19/01/CIR dell’AGCOM per la portabilità del numero tra operatori di reti per i servizi di
comunicazioni mobili e personali,Mobile Number Portability ).
30
CC
€
CUC
tg β = c1 + c3/s
C
β
tg α = c1 < tg β
α
N0
N
Figura 12: Funzioni di costo vincolate (C) e non vincolate (UC).
La domanda per ogni gestore è espressa in minuti di telefonata ed i prezzi
considerati sono rappresentativi del paniere di servizi offerti. Implicitamente
stiamo assumendo omogeneità nella composizione qualitativa e quantitativa del
traffico generato e, per ulteriore semplicità di calcolo, abbiamo ristretto la nostra
analisi ai casi di simmetria negli effetti di prezzo diretti ed incrociati. Non
abbiamo qui nessun vantaggio competitivo per gli incumbents.
Nello specifico, la funzione di domanda ipotizzata per il generico gestore i è
la seguente.
¡ ¢
Qi = A (n) + b p−i − pi
(15)
dove
p−i =
1 X
pj
n−1
(16)
j6=i
A (n) > 0
An ≤ 0
(17)
(18)
con i = 1, 2, 3 e n = #i ∈ {2, 3} ad indicare il numero di gestori operanti sul
mercato finale.
La funzione di domanda 15 ipotizza che la scelta del consumatore nasca da
un confronto tra il livello medio dei prezzi delle concorrenti, p−i , con il prezzo
del dato gestore, pi . Vi è simmetria nei coefficienti ed in caso di prezzi identici,
tutti gli operatori si divideranno in parti uguali la domanda generata.
∀i, Qi = Qi (pi ) = A (n) + (b − 1) pi
31
(19)
dove
∂Qi
=b−1
∂pi
(20)
Al fine di assicurare che un aumento generalizzato dei prezzi porti ad una
riduzione della domanda35 assumiamo, coerentemente con la 20, che
b<1
(21)
La condizione 21 risulta inoltre sufficiente a garantire l’esistenza di un equilibrio
competitivo alla Bertrand.36
Abbiamo indicato l’intercetta della funzione di domanda come una funzione
non crescente del numero di imprese. Si consideri nello specifico una relazione
di proporzionalità inversa.
A
(22)
n
Tale assunzione garantisce che ”indipendentemente dal tipo di equilibrio implementato” esista una relazione inversa tra numero d’imprese e profittabilità
del mercato. L’ipotesi 18, che implicitamente afferma una perdita di clienti
per gli incumbents alla sola comparsa di un nuovo gestore, potrebbe sembrare
in contrasto con l’affermata rigidità degli utenti a cambiare operatore e con le
esternalità di rete derivanti dall’entrata di nuovi operatori. La nostra analisi,
però si riferisce a mercati maturi in cui la penetrazione del servizio è stazionaria
e i due incumbents servono la totalità degli utenti potenziali. Stiamo ipotizzando, quindi, che siano esaurite ogni economie o esternalità di rete e subentri
la normale sostituibilità tra gestori.
A(n) =
3.5
Analisi dei payoff.
Caratterizzeremo i diversi sottogiochi con nodo decisionale al tempo t = 2 a
seconda della scelta del terzo gestore di non entrare, entrare attraverso la stipula di un contratto di roaming, o entrare attraverso la dotazione di una rete
indipendente. Gli apici utilizzati per distinguere le diverse variabili saranno nei
diversi contesti, rispettivamente ”ne”, ”e” ed ”er”.
3 5 La funzione di domanda lineare è derivabile come soluzione del problema UMP con preferenze quasi lineari: l’assenza di un effetto reddito viola la proprietà di omogeneità di grado
zero rispetto a prezzi e reddito, proprietà che caratterizza le funzioni di tipo marshalliano.
L’ipotesi 21 garantisce che la domanda di telefonia mobile non si comporti come un bene di
Giffen.
3 6 In presenza di variabili strategicamente complementari, l’esistenza di un equilibrio di Nash
è garantita dalla seguente relazione tra i coefficienti della funzione di domanda
2d > b > 0
Tale ipotesi ci garantisce, data la monotonicità crescente delle funzioni di reazioni rispetto
al prezzo medio dei concorrenti, l’esistenza di un punto d’intersezione quale massimo relativo.
32
3.5.1
Non entrata (ne).
Nel caso la terza impresa decida di non entrare, e = 0, al tempo t = 3 i
due incumbents competeranno alla Bertrand. Normalizzato a zero il costo di
trasmissione, y = 0, le funzioni di profitto sono le seguenti,
µ
¶
¡ ¢
A
ne
Πi = pi
(23)
+ b p−i − dpi − Ci con i = 1, 2
2
ed in equilibrio avremo i seguenti valori
Πne
i =
1 A2 d
− Ci
4 (2d − b)2
pne
i =
3.5.2
con i = 1, 2
1
A
2 (2d − b)
(24)
(25)
Rete indipendente (er).
Nel caso il terzo gestore decida di entrare dotandosi di una rete indipendente,
le funzioni di profitto dei tre concorrenti sono le seguenti.
µ
¶
¡ ¢
A
er
= pi
(26)
+ b p−i − dpi − Ki con i = 1, 2
Πi
3
µ
¶
¢
¡
A
Πer
= p3
(27)
+ b p−3 − dp3 − K3
3
3
In un simile contesto l’unico equilibrio sostenibile è di tipo Bertrand-Nash
ed è caratterizzato dai seguenti prezzi e profitti.
per
i =
Πer
i
=
Πer
3
=
1 A
3 2d − b
dA2
2
9 (2d − b)
dA2
9 (2d − b)2
− Ki
− K3
∀i
con i = 1, 2
(28)
(29)
Rispetto al caso precedente, il livello dei prezzi si è ridotto così come quello
dei profitti. Questo è una diretta conseguenza della definizione di una funzione
di domanda dei singoli gestori caratterizzata da un’intercetta inversamente correlata con il numero di imprese operanti. Come già precisato, l’ipotesi 22 si
ferisce a una fase già matura del mercato.
33
3.5.3
Contratto di roaming (e).
Determinazione del prezzo finale. Le funzioni di profitto nel caso di equilibri simmetrici al tempo t = 1 sono le seguenti.
µ
¶
¶
¢
¡ ¢
¡
x A
A
+ b p−i − dpi +
+ b p−3 − dp3 − Ci (30)
3
2 3
¶
µ
¡
¢
A
Πe3 (x) = (p3 − x)
(31)
+ b p−3 − dp3 − C3
3
Πei (x) = pi
µ
con i = 1, 2
Dall’intersezione delle funzioni di reazione avremo le seguenti funzioni di
prezzo
pei (x) =
pe3 (x) =
1 A (4d + b) + 6bdx
con i = 1, 2
3 (4d + b) (2d − b)
¡ 2
¢
1 2A (4d + b) + 3x 8d + b2 + 2db
> pei (x)
6
(4d + b) (2d − b)
(32)
(33)
I prezzi finali, sia degli incumbents che del terzo gestore, risultano proporzionali al prezzo di roaming pattuito. Nel caso dell’entrante, ciò è spiegabile
considerando che tale valore costituisce parte del costo marginale. Nel caso degli
incumbents, invece, si devono distinguere diversi effetti non sempre di segno concorde. Da una parte abbiamo la relazione tra prezzo di roaming e ricavi relativi,
dall’altra abbiamo l’effetto di complementarietà strategica tra prezzi finali37 .
Nel caso sia solo uno degli incumbents ad aggiudicarsi il contratto di roaming,
ipotizziamo i = 1, le funzioni di profitto al tempo t = 3 saranno le seguenti
µ
¶
µ
¶
¢
¢
¡
¡
A
A
Πed
+
x
(x)
=
p
p
p
+
b
+
b
−
dp
−
dp
1
1
3 − C1 (34)
−1
−3
1
3
3
µ
¶
¢
¡
A
Πed
(x)
=
p
p
(35)
+
b
−
dp
2
2 − C2
2
−2
3
¶
µ
¢
¡
A
Πe3 (x) = (p3 − x)
(36)
+ b p−3 − dp3 − C3
3
dove l’aggiunta dell’apice ”d” identifica la condizione di deviazione nella fase a
monte rispetto ad un equilibrio simmetrico riguardo la definizione del prezzo di
roaming.
Dall’intersezione delle funzioni di reazione calcolate sulle nuove funzioni di
3 7 I prezzi di un concorrente in modello alla Bertrand con beni sostituti ma non perfetti
risultano positivamente correlati al prezzo dei concorrenti.
34
profitto otterremo le seguenti funzioni di prezzo
ped
1 (x) =
ped
2 (x) =
ped
3 (x) =
1 18dxb + 8dA − 3xb2 + 2Ab
6
8d2 − b2 − 2db
1 2Ab + 8dA + 3xb2 + 6dxb
6
8d2 − b2 − 2db
2
1 24xd + 8dA − 6dxb + 2Ab + 3xb2
6
(b + 4d) (2d − b)
(37)
(38)
(39)
Di nuovo i prezzi finali risultano proporzionali al prezzo di roaming fissato
dal deviante38 .
Incentivo a Deviazioni Unilaterali, IDU. Determinati i prezzi ed i profitti
sul mercato finale in funzione del prezzo di roaming, per induzione a ritroso,
bisogna determinare quale sia il prezzo di roaming d’equilibrio, definito al tempo
t = 1. Per far ciò costruiamo una funzione che chiameremo IDU, che per ogni
prezzo di roaming calcola il premio di una deviazione unilaterale. Tale funzione è
continua per intervalli contigui ed ogni sua immagine nulla, identifica un prezzo
di riferimento per il quale deviazioni unilaterali non sono profittevoli, dandoci
quindi un criterio per selezionare possibili equilibri di Nash.
Il supporto di tale funzione è endogeno al modello e dipende dalla profittabilità di entrata nel mercato attraverso la creazione di una rete indipendente:
infatti, definito con xF quel valore del prezzo di roaming oltre il quale tale contratto risulta non profittevole, e con xd , quel valore che massimizza i profitti
dell’unico incumbent contraente quando il prezzo finale sarà di tipo BertrandNash, la funzione IDU ed il relativo supporto saranno i seguenti.

se x∗ = 0

¡ ∗ 0 d¢
d
∗
D1 x¡ , x¢ > 0 se 0 < x∗ < xF
(40)
IDU = M AX 4 Π(x , x ) '

D2 xd ≥ 0
se x∗ ≥ xF
dove
¡ ¢
xF : Πe3 xF − M AX [Πer
3 ; 0] = 0
(41)
La funzione IDU è nulla per un prezzo di roaming nullo. Tale prezzo identifica l’equilibrio competitivo di questa fase del gioco.
L’incentivo D1 (.) è calcolato rispetto ad un equilibrio di prezzo di roaming
tale che permetta l’entrata del terzo gestore attraverso la stipula di un contratto
di roaming, x∗ < xF : la deviazione ha l’effetto di spostare il gettito di tale
contratto e di modificare le funzioni di profitti su cui è calcolato l’equilibrio di
Bertrand Nash al tempo t = 3. Tale incentivo è sempre positivo,
£ escludendo
¤
quindi la possibilità di un prezzo di roaming nell’intervallo 0, xF come parte
del SPE(Γ).
L’incentivo D2 (.) è calcolato rispetto ad un equilibrio di prezzo di roaming
tale che una deviazione ha l’effetto di rendere profittevole la stipula di un contratto di roaming, x∗ ≥ xF , e nel caso Πer
3 < 0, è condizione necessaria per
3 8 Nel
caso di ped
1 (x) , abbiamo
∂ped
1 (x)
∂x
 18bd − 3b2 = 3b(6d − b) >0 data la condizione 21.
35
l’entrata del terzo gestore. Si dimostrerà che, sotto opportune ipotesi sui parametri del modello,
esiste
un insieme infinito di prezzi di roaming appartenenti
£
£
all’intervallo xF , ∞ come parte del SPE (Γ) .
3.6
Profittabilità di una rete indipendente (e).
Partiamo dall’alternativa per il terzo gestore di dotarsi di una rete indipendente. Tale scelta sarà profittevole solo se i suoi profitti, calcolati al punto 29,
risulteranno non negativi.
Πer
(42)
3 ≥0
In questo caso, l’esito del gioco è immediato poiché nessuna politica di deterrenza risulta sostenibile e gli incumbents, data la struttura del nostro modello
senza vincoli di capacità, preferiranno sempre accomodare l’entrata attraverso
la stipula di un contratto di roaming. Ma a quale prezzo?
Partendo dalla condizione x∗ < xF , ogni deviazione al tempo t = 1, se non ha
effetto sulle decisioni del terzo gestore al tempo t = 2, oltre a spostare il gettito
del contratto di roaming, modifica le funzioni di profitto di tutti i concorrenti,
le loro funzioni di reazione al tempo t = 3, e quindi i prezzi d’equilibrio. La
determinazione dell’IDU non può quindi esulare dall’analisi del mutato contesto
competitivo.
Definiamo come xM il prezzo di roaming ottimo in un contesto in cui uno
solo degli incumbents offra tale contratto e la competizione a valle sia di tipo
Bertrand-Nash. Formalmente, considerando che sia la prima impresa a deviare,avremo
¡ M
¡ ¢
¡ ¢
¡ ¢¢
xM = arg max Πed
x , x2 > xF ; pe1 xM , pe2 xM , pe3 xM
1
x
dove
¡ ¢
¡ M¢
x
pei xM = arg maxΠed
i
pi
In un simile contesto il prezzo di roaming di deviazione risulta definito come
segue.
¡
¢
xd = min xM , x∗ − ε
con ε → 0
Si verifica facilmente come la funzione IDU assuma, in questo caso, sempre
un valore positivo.
¡ M¢
¤
£
½
x
se x∗ ≥ xM
− Πei (x∗ ) , 0 ¤> 0
M AX£ Πed
i
D1 (.) =
ed
e
∗
∗
M AX Πi (x − ε) − Πi (x ) , 0 > 0 se o < x∗ < xM
Ne deriva che in equilibrio il terzo gestore entrerà nel mercato stipulando un
contratto di roaming di tipo competitivo, x∗ = 0.
36
4
d
-4
-2
2
0
2
b
4
-2
-4
3.7
Figura 13: Rappresentazione degli zeri della condizione 44 nello spazio bb
0d
Deterrenza all’entrata (ne).
Consideriamo ora il caso in cui la costruzione di una rete indipendente non sia
sostenibile. Il prezzo di roaming soglia diviene in questo caso il seguente
¡ ¢
xF : Πe3 xF = 0
(43)
Infatti, solo la stipula di un contratto di roaming rende fattibile l’entrata del
terzo gestore e ogni deviazione ha l’effetto di cambiare la struttura del mercato. L’incentivo unilaterale a deviare in questo caso è pari alla differenza per
il deviante tra i livelli di profitto calcolati rispettivamente ai punti 34 e 28
= M AX
"
¡ M¢
D2 (.) = Πed
x
− Πne
1
1
(44)
#
1 2 21b3 d2 − 11b4 d + b5 − 50d3 b2 + 256d4 b − 192d5
,0
A
36
(b4 − db3 + 10d2 b2 − 64d3 b + 64d4 ) (2d − b)2
In figura 13 abbiamo rappresentato le combinazioni dei parametri di b e d
che rendono nullo l’incentivo a deviazioni unilaterali. Si è verificato numericamente come l’area al di sopra della prima bisettrice sia caratterizzata ”per lo
più” da coppie dei parametri che determinano un incentivo a deviare positivo.
In generale, a seconda dei parametri possiamo avere due differenti equilibri di
Nash riguardo al prezzo di roaming: un primo equilibrio di tipo competitivo
accomodante che prevede un prezzo di roaming nullo, un secondo di deterrenza
che prevede un prezzo di roaming non inferiore a xF . Quando sostenibili, i due
equilibri di Nash sopra indicati, sono parte di alternativi equilibri perfetti nei
sottogiochi , SPE(Γ) .
37
Si noti come il segno della 44 non dipenda dall’intercetta della funzione di
domanda A, ma solo dal grado di differenziazione percepita dai consumatori, b
e d.
La figura 14 rappresenta le funzioni di profitto degli incumbents in funzione
di un prezzo di roaming simmetrico nei due casi rilevanti: (a) l’incentivo a deviare è sempre positivo per valori del prezzo di roaming positivo, (b) l’incentivo
a deviare è nullo per prezzi di roaming non inferiori a xF .
(a)
ΠM(x)
ΠF(x)
IDU(x)
0
(b)
ΠF(x)
ΠM(x)
IDU(x)
0
XF
XM
.
Figura 14: Profitti (in nero) e incentivo a deviare (in blu/grigio) per gli incumbents
in funzione del prezzo di roaming.
Nel caso (b) i profitti dell’incumbent hanno una caduta significativa con
l’entrata del terzo gestore, la deviazione da un prezzo di roaming collusivo accomodante porta ad un livello di profitti comunque minore di quelli di deterrenza.
Ciò succede quando il grado di differenziazione tra i gestori è minimo e la
competizione sui prezzi nel mercato finale è significativa.
3.8
Equilibri perfetti nei sottogiochi.
L’analisi ed i risultati dei paragrafi precedenti sono necessari per definire i diversi
equilibri perfetti nei sottogiochi che caratterizzano, al variare dei parametri del
modello, il processo di entrata e di determinazione dei prezzi.
38
Nello specifico possiamo assistere al verificarsi solo due delle alternative
strategiche del terzo gestore al tempo t = 2 : entrata attraverso la stipula di un
contratto di roaming o non entrata nel mercato. Parleremo nei diversi casi di
equilibri ”competitivo accomodante” o ”di deterrenza”.
Esiste un tipo di equilibrio che definiremo ”indipendente” per il quale il terzo
gestore entra dotandosi di una rete indipendente. Tale esito, dato il nostro model
setting, non è però mai sostenibile39 .
Equilibrio competitivo accomodante. Definiamo come competitivo, SP E C (Γ) ,
l’equilibrio perfetto nei sottogiochi caratterizzato dall’entrata del terzo gestore,
attraverso la stipula di un contratto di roaming competitivo, x = 0, e prezzi di
tipo Bertrand Nash al tempo t = 3,
¾
½
1 A
SP E C (Γ) = x1 = x2 = 0; e = 1, r = 0; ∀i, pei =
3 2d − b
Tale equilibrio risulta sostenibile nel caso la fissazione di un prezzo di roaming
di deterrenza ammetta deviazioni unilaterali profittevoli o per il terzo gestore il
contratto di roaming competitivo risulti più conveniente del dotarsi di una rete
indipendente.

Πe3 (x = 0) ≥ 0

Πer
(45)
3 (x
£ =¡0) ¢≤ 0
¤

D2 (.) = M AX Πe1 xd − Πne
1 ,0 > 0
o in alternativa
½
er
Πe3 (x = 0) ≥
¢ = 0) > ¤0
£ Πe 3¡ (x
D1 (.) = M AX Π1 xd − Πe1 , 0 > 0
(46)
Equilibrio di deterrenza. Il gioco Γ, sotto opportune ipotesi sui parametri
della funzione di domanda, ammette un equilibrio perfetto40 nei sottogiochi,
SP E F (Γ) ,caratterizzato dalla deterrenza all’entrata di un terzo gestore e una
competizione alla Bertrand- Nash tra gli incumbents sul mercato finale. Tale
equilibrio è per sua natura non cooperativo.
¾
½
1 A
ne
SP E F (Γ) = x1 , x2 ; e = 0, r = 0; pne
=
p
=
1
2
2 2d − b
£
£
∀x1 , x2 ∈ xF ; ∞
Il precedente equilibrio risulterà l’unico perfetto nei sottogiochi nel solo caso in
cui la fissazione di un prezzo di roaming di deterrenza non ammette deviazioni
3 9 I payoff associati a tale equilibrio risultano Pareto Dominati da quelli propri dell’equilibrio
competitivo accomodante. Ciò verrebbe a cadere se introducessimo vincoli di capacità, crescita
della domanda e ritardi tecnologici nell’adeguamento della rete.
4 0 A rigore abbiamo infiniti equilibri poichè sono infinite le coppie di prezzi di roaming che
portano alla non entrata del terzo gestore.
39
unilaterali profittevoli, per gli incumbents il contratto di roaming competitivo
risulta meno conveniente di un equilibrio duopolistico di tipo Bertrand, e il
terzo gestore incorrerebbe in perdite se entrasse nel mercato dotandosi di una
rete indipendente.

e
Πne

1 > Π1 (x = 0)
er
Π
(47)
¡ 0¢
£3 ≤
¤

D2 (.) = M AX Πe1 xd − Πne
1 ,0 = 0
La prima delle condizioni 47 è sempre soddisfatta quando la condizione 18
è soddisfatta, ovvero l’intercetta di domanda è una funzione decrescente del
numero di imprese. Se, in alternativa utilizzassimo, una specificazione di tipo
classica, con intercetta costante,
A(n) = A
(48)
la condizione 18 non sarebbe soddisfatta, l’equilibrio SP E F (Γ) mai sostenibile
ed osserveremmo sempre l’entrata di un nuovo operatore.
Si noti, però, che la condizione 18 è sufficiente ma non necessaria al nostro
scopo, poiché anche in un contesto alla Cournot con beni omogenei potrebbero
valere le condizioni 47. Infatti, se introduciamo vincoli di capacità, nel caso
di stipula di un contratto di roaming, per effetto di un incremento dei costi
fissi necessari per aumentare la capacità installata, il livello dei profitti risulterà
inversamente correlato con il numero di imprese: un equilibrio di tipo SP E F (Γ)
potrebbe, quindi, essere sostenibile.
Equilibrio Indipendente. Infine, un terzo tipo di equilibrio41 , che definiremo
indipendente, SP E r (Γ) , è caratterizzato dall’entrata del terzo gestore attraverso la creazione di una nuova infrastruttura di rete e prezzi di tipo Bertrand
Nash a valle.
¾
½
1 A
r
er
SP E (Γ) = x1 , x2 ; e = 1, r = 1; ∀i, pi =
3 2d − b
∀x1 , x2 ∈ R+
Tale equilibrio risulta sostenibile quando i profitti del terzo gestore ottenuti
attraverso la creazione di una rete indipendente sono positivi in un contesto nel
quale gli incumbents non solo non hanno incentivo unilaterale a deviare da un
prezzo di roaming di deterrenza, ma anche i loro profitti risultano non minori
di quelli propri dell’equilibrio competitivo.

Π£er

3 ≥
¡0¢
¤
D1 (.) = M AX Πe1 xd − Πe1 , 0 = 0
(49)

e
Πer
i ≥ Πi
Come anticipato, l’ultima condizione, in un contesto caratterizzato da assenza di vincoli di capacità, non è mai soddisfatta.
4 1 Vale la stessa considerazione fatta per l’equilibrio di deterrenza riguardo alla sua non
unicità.
40
Confronti. Con riferimento ai valori riportati nelle tabelle 3 e 4, possiamo
confrontare in termini di welfare i due esiti possibili: equilibrio di deterrenza
all’entrata o equilibrio competitivo accomodante.
Tabella 3: Profitti dei diversi agenti in equilibrio
Profitti
incumbents
Equilibri
dA2
4(2d−b)2
Deterrenza
Competitivo
2
dA
9(2d−b)2
Profitti
terzo gestore
− Ci
dA2
2(2d−b)2
0
− Ci
2
dA
9(2d−b)2
Profitti
totali
− C3
2
dA
3(2d−b)2
− 2Ci
3
P
Ci
−
i=1
Tabella 4: Prezzi e traffico generato dai diversi agenti in equilibrio
Equilibri
Deterrenza
Competitivo
Prezzi
incumbents
Prezzo
terzo gestore
1 A
2 2d−b
1 A
3 2d−b
nn
1 dA2
3 2d−b
Traffico
incumbents
Traffico
Terzo gestore
A2 d(b−d)+A(2d−b)
2(2d−b)
A2 d(b−d)+A(2d−b)
3(2d−b)
A2 d(b−d)+A(2d−b)
3(2d−b)
0
Abbiamo un chiaro trade-off tra profitti aggregati e surplus dei consumatori
passando da un equilibrio competitivo ad uno di concorrenza. Infatti, l’aumento
dei profitti aggregati è accompagnato dall’aumento dei prezzi finali e quindi dalla
riduzione della domanda aggregata. In termini di benessere collettivo, ammettendo compensazioni numerarie, l’ordinamento non è univoco e dipende dal
valore assunto dai costi fissi del terzo gestore e dall’intercetta della funzione di
domanda: utilizzando i dati delle tabelle 3 e 4, possiamo calcolare direttamente
l’effetto netto, in termini di benessere, del passaggio dall’equilibrio di deterrenza
all’equilibrio competitivo accomodante. A tal fine si è calcolato l’incremento di
surplus per i consumatori, 4CS, come il prodotto tra la differenza di prezzo
pagata per la quantità di minuti consumata, che in aggregato, risulta invariata
nei due equilibri.
4W = 4CS+
X
4Π =
1
A2 db − A2 d2 + 2Ad − Ab − 2
dA2
−C 3
12
(2d − b)2
da cui
4W > 0 ⇐⇒ C3 <
1
A2 db − A2 d2 + 2Ad − Ab − 2
dA2
12
(2d − b)2
(50)
dove
1
2 + A2 d2 − 2Ad
A2 db − A2 d2 + 2Ad − Ab − 2
=0⇒b=
dA2
2
12
A2 d − A
(2d − b)
41
(51)
4
d
-4
-2
2
0
2
b
4
-2
-4
Figura 15: Rappresentazione degli zeri delle condizioni 51 (tratteggiato in nero) e 44
(continuo in blu/grigio) nello spazio bb
0d
Al fine di verificare se vi è discrepanza tra l’equilibrio ottimale per gli incumbents e quello ottimale dal punto di vista del benessere collettivo bisognerebbe
confrontare le condizioni 44 e 50. In realtà questo non è direttamente possibile
poiché solo l’ultima delle condizioni considera i costi fissi e l’intercetta della funzione di domanda. Normalizzando, però, quest’ultima ad uno, possiamo notare,
come mostra la figura 15, che in intervalli significativi del dominio di bXd il
secondo termine della condizione 50 assume valori negativi rendendo la stessa
condizione mai verificata. Tali intervalli si sovrappongono sia ad aree del grafico
in cui le imprese hanno convenienza unilaterale a deviare, sia ad aree del grafico
in cui tale incentivo è non positivo. Questo significa che, dati i costi fissi del
terzo gestore, per opportuni valori dell’intercetta della funzione di domanda, la
perdita in termini di profitti aggregati può essere superiore all’incremento di
surplus dei consumatori. Tale limite dipende dal problema noto come duplicazione dei costi fissi che, essendo questi esogeni, non ci permette di escludere il
caso in cui l’entrata di un nuovo operatore porti ad una riduzione del benessere
collettivo pur in presenza di una maggiore domanda servita42 .
3.8.1
Esternalità di rete e deterrenza all’entrata.
Nel nostro modello abbiamo escluso la presenza di esternalità di rete. La convenienza ad accomodare l’entrata del terzo gestore risiede solo nel cosiddetto
4 2 Abbiamo qui un ulteriore caso dove in presenza di costi fissi, si realizza la finiteness
property ed il mercato non potrà mai tendere ad una configurazione di concorrenza perfetta
caratterizzata da offerta individuale atomistica.
42
roaming revenue effect che in alcuni casi compensa il tipico competition effect. E’ intuitivo come l’introduzione di un network effect aumenti i profitti
dell’entrante (42), innalzi il prezzo di roaming di deterrenza (43) e riduca il
numero di casi in cui la deviazione da strategia di deterrenza all’entrata risulta
profittevole (44). Ne consegue che la sostenibilità di equilibri competitivi è
positivamente influenzata dalla presenza di esternalità di rete.
3.9
Regolamentazione ex-ante del contratto di roaming:
conclusioni.
In questa parte conclusiva dell’articolo si è studiato il processo d’entrata di un
nuovo gestore in un mercato maturo in cui già operano più incumbents. Nello
specifico si è mostrato come strategia di deterrenza all’entrata possano essere
parte di un equilibrio perfetto nei sottogiochi in cui gli incumbents operino in
un contesto ad orizzonte finito. Si noti come la sostenibilità di un tale equilibrio
non dipenda da nessun vantaggio competitivo da parte degli incumbents, né in
termini di domanda fidelizzata né in termini di maggior efficienza. Tale barriera all’entrata nel mercato, che potremmo definire innocente, deriva dal fatto
che l’entrata di nuovi concorrenti in mercati maturi determina nelle funzioni di
profitto degli incumbents un break strutturale derivante dal prevalere del normale competitive effect sul già citato network effect. Le seguenti proposizioni
riassumono i risultati teorici del nostro modello.
Proposizione 3 In presenza di break strutturali nel la funzione di payoff rispetto
al numero di concorrenti, è possibile implementare in modo non cooperativo
equilibri di deterrenza all’entrata, anche fuori dal contesto dei giochi ripetuti.
Proposizione 4 La presenza di esternalità di rete riduce l’incentivo a sostenere
equilibri di deterrenza.
Proposizione 5 L’equilibrio di deterrenza al l’entrata di nuovi concorrenti non
sempre implementa un livello di benessere inferiore a quello generato da un
equilibrio competitivo accomodante.
Quest’ultima affermazione dipende sostanzialmente dal fatto che l’entrata
di un nuovo gestore se porta ad una riduzione dei prezzi sul mercato finale
aumentando il surplus dei consumatori, allo stesso tempo, attraverso il problema
noto come duplicazione dei costi fissi può indurre una riduzione significativa dei
profitti aggregati dei gestori tale da generare impatto netto negativo in termini
di benessere.
Il termini di politica industriale l’ implicazioni più immediata è la seguente:
Proposizione 6 Lasciare al le imprese il potere di decidere se contrattare o meno
l’accesso di nuovi operatori può portare a risultati non ottimali.
43
Infatti, una regolamentazione ex-ante finalizzata al solo garantire l’accesso
alla rete non escluderebbe il rischio di mancata contrattazione delle parti a
causa di un prezzo di roaming di deterrenza, offerto dagli incumbents. In un
simile caso, da considerarsi quale abuso di posizione dominante collettiva, risulterebbe necessario, infatti, un ulteriore intervento di regolamentazione ex-post
da parte dell’authority di antitrust. Di contro, una regolamentazione ex-ante
che preveda oltre all’obbligatorietà dell’accesso alla rete anche la fissazione di un
tetto massimo per il prezzo di roaming (price cap), inferiore a quello di deterrenza, porterebbe gli incumbents ad offrire un prezzo di roaming competitivo,
accomodando così l’entrata di nuovi operatori.
Come già anticipato di diverso avviso è l’AGCOM, l’authority italiana di
regolamentazione competente la quale, rimandando addirittura l’obbligo di accesso alla rete per i MVNO fino al 2010, garantisce potenzialmente una rendita
ingiustificata agli incumbents.
44
4
Conclusioni.
L’articolo si sofferma su come i gestori di telefonia mobile possano, in modo
non cooperativo, arrivare alla determinazione di tariffe ai consumatori e prezzi
d’accesso di roaming non competitivi. All’uopo abbiamo considerato un gioco
ad orizzonte finito a più stadi (multistage), verificando la sostenibilità di equilibri non cooperativi di deterrenza o equilibri competitivi accomodanti. Si è
studiato il processo d’entrata di un nuovo gestore in un mercato maturo in cui
già operano più incumbents. Nello specifico si è mostrato come politiche di deterrenza possano essere parte di un equilibrio perfetto nei sottogiochi in cui gli
incumbents operino in modo non cooperativo in un contesto ad orizzonte finito.
La sostenibilità di tali equilibri non dipende da nessun vantaggio competitivo
da parte degli incumbents, né in termini di domanda fidelizzata né in termini di
maggior efficienza. Tale barriera all’entrata nel mercato, che potremmo definire
innocente, deriva dal fatto che l’entrata di nuovi concorrenti determina nelle
funzioni di profitto degli incumbents un break strutturale, crescente nei mercati
giovani (esternalità di rete o network effects) ma decrescente in quelli maturi
(entry competitive effect), che può essere sufficiente per sostenere in modo non
cooperativo equilibri di deterrenza.
Allontanandoci da una configurazione che definiremmo concorrenziale, si assiste ad una perdita in termini di domanda servita e, spesso, anche in termini
di benessere aggregato. Il precetto di politica industriale che ne consegue afferma come non sia sufficiente garantire l’obbligo di accesso alla rete a favore
di nuovi gestori poiché lasciare agli incumbents il potere di decidere il prezzo,
può portare a risultati non ottimali. Infatti, solo la fissazione di un price cap
relativo al prezzo di roaming è in grado di escludere il rischio di abuso di posizioni dominanti collettive che si realizzano attraverso la fissazione da parte
degli incumbents di un prezzo di deterrenza all’entrata.
Il modello teorico è stato preceduto da una parte empirica che si proponeva di
verificare se il numero di operatori (ovvero il livello di concentrazione) risultasse
significativo nella definizione del processo di diffusione del servizio di telefonia
mobile in un mercato comunque caratterizzato da economie ed esternalità direte.
Su dati annuali di fonte Eurostat, abbiamo costruito un Panel Data bilanciato
con riferimento a 19 paesi europei ed un periodo di riferimento di 23 anni,
dal 1981 e 2003. Il metodo di stima utilizzato fa riferimento alle metodologie
proprie dei dati panel ed in particolare si è confrontato le ipotesi alternative
di esistenza di effetti fissi, o di effetti random specifici per unità paese. La
principale implicazione della nostra analisi riguarda proprio il fatto che il numero
di operatori ha inciso positivamente sul il tasso di penetrazione del servizio
di telefonia mobile e che, quindi, una politica rivolta all’apertura verso nuovi
operatori ha sempre un effetto positivo. Ribadiamo qui che, contrariamente a
quanto l’ipotesi di rendimenti di scala costanti ed esternalità di rete potessero
far pensare, la concentrazione riduce la competitività del servizio, misurata
indirettamente dalla velocità di diffusione del servizio stesso. Tale conclusione
ribadisce come sia importante una regolamentazione efficiente nei processi di
liberalizzazione dei mercati e definisce un contesto in un certo modo coerente
45
con le conclusioni del modello teorico relativo alla necessità di una ulteriore
regolamentazione del processo di entrata di nuovi operatori, virtuali e non.
Abbiamo, quindi, evidenziato come nel mercato della telefonia mobile manchino
incentivi endogeni che portino all’implementazione di equilibri competitivi e sia
necessario l’intervento di un’authority di regolamentazione ex-ante. Infatti, lasciato il mercato a se stesso, pur in presenza di più operatori, la competizione
tende a consolidare le quote ed il potere di mercato con evidenti effetti anticompetitivi.
46
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