Stati Uniti - Bravo Italy Gourmet
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Stati Uniti Informazioni Generali Superficie 9.159.115 kmq Popolazione 288,4 milioni (stima 2002) Capitale Washington D.C. (4,5 milioni di ab.) Altre città principali ed abitanti (aprile 2000): Boston (5,8 milioni); Chicago (9,2 milioni); Dallas (5,2 milioni); Detroit (5,5 milioni); Houston (4,7 milioni); Los Angeles (16,4 milioni); New York (21,2 milioni); Philadelphia (6,2 milioni); San Francisco (7 milioni) Lingua – Inglese Moneta - L’unità monetaria degli Stati Uniti è il Dollaro (US$), suddiviso in 100 cents. Il tasso di cambio al 16 settembre 2003 è di 1.1281 US$ per 1 Euro . Anno fiscale – 1° ottobre – 30 settembre Principali indicatori economici Indicatore 1999 2000 2001 2002 PIL a prezzi correnti (miliardi US$) 9.274,3 9.824,6 10.082,2 10.446,3 Crescita reale del PIL % 4,1 3,8 0,3 2,4 PIL pro capite ($) a prezzi correnti 33,25 34,86 35,45 36,41 Inflazione (%) 2,2 3,4 2,8 1,6 Popolazione (milioni) 278,9 281,8 284,4 286,9 Esportazioni fob 684,0 772,0 718,7 681,9 Importazioni fob 1.030,0 1.224,4 1.145,9 1.164,7 Saldo -346 -452,4 -427,2 -482,8 Tasso di cambio reale (1995=100) 119,3 125,2 129,1 127,7 Riserve internazionali escluso oro (miliardi di US$) 60,5 56,6 57,6 68,0 Bilancia Commerciale (miliardi di US$) Fonte:EIU, Economist Intelligence Unit: Country Report September 2003 Rischio paese La SACE colloca gli Stati Uniti nella 1^ categoria su 7 (1 minor rischio; 7 maggior rischio) aggiornato a novembre 2003. Prospettive future Panorama politico Il sostegno per il Presidente repubblicano, George W. Bush, è diminuito negli ultimi tre mesi (giugno-agosto), ma la sua posizione è ancora abbastanza forte da poter vincere le elezioni del novembre 2004. Comunque, i rischi per la sua rielezione sono sempre maggiori, per la vulnerabilità delle sue posizioni di politica estera ed economica. La ricostruzione dell’Iraq è diventata la sfida di politica estera più critica di Bush; se gli USA non riusciranno ad ottenere l’appoggio delle Nazioni Unite, la colpa per essere stati intrappolati in Iraq ricadrà interamente sull’amministrazione Bush. Politica fiscale e monetaria Il deficit fiscale federale è in progressivo aumento e si prevede che raggiungerà nuovi record nell’anno fiscale 2003 (ottobre 2002-settembre 2003) e 2004. Il deficit è da attribuire sia a fattori ciclici, come le minori entrate fiscali dovute ad una economia stagnante e maggiori spese per assistenza, sia ad una deliberata azione politica – il programma decennale di tagli alle imposte iniziato nel 2001 più vari pacchetti di incentivi annunciati da allora in poi. I vari tagli di imposte sosterranno la spesa per consumo, in particolare nei prossimi tre mesi (ottobredicembre 2003) e nel secondo trimestre dell’anno fiscale 2004. Anche le imprese riceveranno benefici dalla riduzione della tassa sui dividendi (che non verrà eliminata, come aveva chiesto Bush) e delle imposte sui guadagni in conto capitale. Questi cambiamenti potrebbero migliorare l’atteggiamento degli investitori verso il mercato azionario, ma non è chiaro se avranno o meno un impatto sostanziale sulla crescita economica. Il prezzo di una politica fiscale espansiva sarà comunque alto: i pacchetti fiscali, uniti al costo della guerra con l’Iraq, spingeranno il disavanzo federale a 455 miliardi di dollari nell’anno fiscale 2003 e 475 miliardi di dollari nel 2004. I dati sono proiezioni dell’Office of Management and Budget della Casa Bianca, rilasciate in luglio, ma sono state superate dai costi sempre maggiori dell’occupazione e della ricostruzione dell’Iraq. Considerato che le misure fiscali intraprese finora hanno permanentemente ridotto le aliquote fiscali, il bilancio federale rimarrà costantemente in deficit anche quando l’economia si riprenderà del tutto. In campo monetario, la Federal Reserve ha condotto una politica monetaria assai espansiva negli ultimi due anni: il tasso sui fondi federali è stato ridotto dal 6,5% alla fine del 2000 all’1% entro il 25 giugno 2003: con un tasso di inflazione del 2,1% circa, ciò significa che i tassi di interesse reali sono negativi. Se entro la fine de 2003 non si sarà profilata una chiara ripresa degli investimenti, vitale alla crescita a lunghissimo termine, la Fed probabilmente taglierà ulteriormente i tassi di interesse di 25 punti base, portando il tasso ufficiale allo 0,75%. I tassi non aumenteranno finché l’economia non sarà considerevolmente più forte, e si prevede che aumentino solo nella seconda metà del 2004 e solo gradualmente, raggiungendo a fine anno il livello del 2,75%. Crescita economica La crescita del PIL reale nel 2003 si stima sarà del 2,6%, accelerando al 3,4% nel 2004. Le previsioni a breve termine sono positive, risentendo l’economia dei tagli fiscali. La spesa per consumo è destinata a crescere, ma non sarà accompagnata da una significativa crescita degli investimenti da parte delle imprese, le quali continuano ad operare in situazione di eccesso di capacità produttiva e con pesanti debiti. Ciò suggerisce che, una volta che l’effetto espansivo delle riduzioni fiscali si sarà esaurito, la crescita rallenterà ed una ripresa consistente, che comporti un aumento di investimenti ed occupazione, non si avrà fino alla prima metà del 2004. I tagli di imposte non sono la panacea per i mali dell’economia statunitense, soprattutto tenendo conto della forte probabilità che gran parte del maggior reddito disponibile venga destinato a risparmio, piuttosto che a consumo. Molto più importante nel determinare il tasso di crescita della domanda dei consumatori sarà l’andamento del mercato del lavoro. L’occupazione si è ridotta drasticamente sin dall’inizio del 2001 e continua a calare e non si prevede un miglioramento della situazione fino al 2004. Inoltre, il boom dei prezzi delle abitazioni, che ha sostenuto la domanda per consumo, sembra destinata a finire: c’è poco spazio per ulteriori tagli ai tassi di interesse ed il mercato edilizio si raffredderà nel 2004. Una delle ragioni per cui la creazione di nuovi posti di lavoro rimarrà bassa è che le società non intendono investire finché non avranno esaurito la capacità produttiva in eccesso e non sono incentivati a farlo, vista la bassa propensione al consumo. I profitti societari sono migliorati dalla recessione dl 2001, ma sono ancora bassi rispetto ai livelli nei tardi anni ’90, in parte perché il potere delle società di fare i prezzi è estremamente debole. L’altra principale area della domanda, il settore delle esportazioni, non sembra poter avere un andamento molto migliore: il calo del dollaro nel corso dell’anno passato ha migliorato la competitività dei prezzi, ma la domanda nei maggiori mercati di esportazione degli USA rimane depressa. Inflazione L’inflazione dei prezzi al consumo è salita al 3% nei primi tre mesi del 2003, in conseguenza dell’aumento dei prezzi del petrolio, verificatosi alla vigilia dell’attacco USA all’Iraq. Alla fine della guerra, però, i prezzi sono scesi e nel mese di luglio, l’inflazione è scesa al 2,1%. Si prevede che il tasso di inflazione si attesti su una media del 2,1% nel 2003, rallentando all’1,3% nel 2004. Le previsioni per il 2003 sarebbero state anche più basse, se non fosse stato per un livello dei prezzi del petrolio più alto di quanto ci si aspettasse, per l’aumento dei prezzi del gas e la debolezza del dollaro, che ha introdotto delle pressioni al rialzo sui prezzi all’importazione. Tassi di cambio Il dollaro ha riguadagnato parte del terreno perso contro l’euro negli ultimi mesi, grazie all’ottimismo sulla possibilità di una ripresa economica statunitense. Nonostante ciò, si prevede che, appena diventerà evidente che le riduzioni fiscali non hanno risolto i problemi delle imprese di capacità in eccesso e, quindi, dell’occupazione, e che i bilanci personali e societari non sono migliorati, il dollaro scivolerà a 1,20US$:1€ alla fine del 2003, con una media annuale di 1,12US$:1€. Il dollaro dovrebbe, poi, iniziare ad apprezzarsi gradualmente durante il 2004, man mano che l’economia crescerà più rapidamente e gli investimenti ritorneranno a migliorare. Comunque, per il 2004 nel complesso, si prevede un valore medio del dollaro di 1,18US$:1€, molto più debole che negli anni passati. Inoltre, considerata l’entità del deficit dei conti correnti, i rischi sembrano essere quelli di un dollaro ancora più debole. Il tasso di cambio yen-dollaro è destinato a rimanere molto volatile per un certo tempo, conseguenza da un lato della persistente debolezza del dollaro, derivante dall’ingente deficit esterno statunitense; dall’altro, della politica aggressiva condotta dalle autorità giapponesi nel prevenire l’apprezzamento dello yen, che danneggerebbe ulteriormente la già debole situazione economica giapponese. Si prevede, per il 2003, un tasso di cambio medio di 118Y:1US$ e, nel 2004, di 117Y:1US$, ma queste medie mascherano una notevole variabilità. Settore esterno Il deficit delle partite correnti rimane una grande preoccupazione per il governo; si prevede un ulteriore allargamento del disavanzo a 533 miliardi di dollari (4,9% del PIL) nel 2003 e 552 miliardi di dollari (4,9% del PIL) nel 2004. Il declino del dollaro negli ultimi 18 mesi è sufficiente ad arginare il deficit, ma non a farlo ridurre: una delle cause è la debolezza della domanda estera, in particolare di Europa occidentale e Giappone. Il principale motore del deficit, però, è settore del conto capitale: le società statunitensi, gli individui ed il governo federale stanno rapidamente aumentando la loro esposizione verso il resto del mondo, acquistando o vendendo all’estero attività finanziarie per i propri investimenti e consumi. 2003 2004 Tasso di crescita reale (%) 2,6 3,4 Crescita della produzione industriale (%) -1,0 3,1 Crescita degli investimenti fissi lordi (%) 2,7 4,1 Inflazione % (media annuale) 2,1 1,3 Tasso di disoccupazione 6,2 6,1 Bilancia dei pagamenti federale (% del PIL) -3,7 -4,1 Bilancia Commerciale (miliardi di US$) Esportazioni 709,6 733,4 Importazioni 1.250,7 1.299,3 Saldo -541,1 -565,9 Tasso di cambio ¥/US$ (media) 118,1 116,8 Tasso di cambio US$/€ (media) 1,123 1,183 Fonte: EIU, Economist Intelligence Unit: Country Report September 2003 Settori produttivi Gli Stati Uniti hanno una delle economie più avanzate del mondo e riveste un ruolo di leader nel campo della rivoluzione delle tecnologie dell’informazione ed in molte altre aree dell’innovazione tecnica. La sua base manifatturiera costituiva il 14% del PIL nel 2001, contro il 17% di metà anni ’90, mentre il settore agricolo è piccolo ma molto produttivo. Il PIL ha raggiunto i 10,4 trilioni di dollari nel 2002, che assumendo la parità del potere d’acquisto, è pari al triplo del PIL del Giappone, a cinque volte il PIL della Germania ed a sei volte quello della Gran Bretagna. Sebbene il volume delle sue esportazioni ed importazioni superi quello di ogni altro Paese, il valore del settore esterno come percentuale del suo PIL è bassa: le esportazioni di beni e servizi rappresentavano il 9,7% del PIL nel 2002, contro il 10,3% dell’anno precedente. Gli USA presentano un’economia estremamente diversificata e fondamentalmente autosufficiente, con la consistente eccezione del petrolio. Le industrie principali sono quella automobilistica ed aerospaziale, delle telecomunicazioni, chimica, elettronica ed informatica. Durante gli anni ’90, alcuni comparti “tradizionali” del manifatturiero hanno dimostrato molta adattabilità, riuscendo a crescere fortemente grazie alle nuove tecnologie ed al conseguente incremento della produttività del lavoro. Altri comparti, invece, hanno attraversato una forte crisi, dipendendo eccessivamente da componenti importati o persino da prodotti finiti: l’industria dell’acciaio, per esempio, ha registrato uno scarso rendimento tra il 1999 ed il 2002, dovendo lottare contro le importazioni a basso costo. Per la metà del 2003, più di 30 acciaierie sono state costrette a dichiarare bancarotta. Il settore dei servizi costituiva il 55,7% del PIL nel 2002, in aumento rispetto al 54,9% del 2001: i comparti più vivaci sono stati quello della distribuzione, immobiliare, trasporti, servizi finanziari, sanitari e di consulenza alle imprese. Anche nel settore dei servizi l’impatto delle nuove tecnologie è stato forte, specie se si considera l’effettuazione di molti di essi su Internet. Nella cosiddetta new economy, sta diventando sempre più difficile distinguere tra i servizi ed il manifatturiero nel senso tradizionale. L’economia a partire dal 2000 E’ nel corso del 2000 (che ha registrato una crescita complessiva del 5%) che si sono registrati i primi segnali di una battuta d’arresto dell’espansione, con una crescita del PIL passata dal 5,7% del secondo trimestre all’1,3% del terzo trimestre 2000. Il 2001 è iniziato con una crescita dell’1,3% nel primo trimestre, seguita da un secondo trimestre appena sopra la “crescita zero”: + 0,2%. Tra le variabili che hanno fatto registrare segnali preoccupanti: gli investimenti aziendali, scesi nel secondo trimestre 2001 del 14,5% e le difficoltà del settore manifatturiero con un crollo degli ordini pari al 2% in giugno e un andamento particolarmente negativo nelle telecomunicazioni (ordini diminuiti del 20,8%). Il tasso di disoccupazione si è assestato al 4,5% nell’aprile 2001, con licenziamenti che hanno interessato soprattutto il settore finanziario, le banche di investimento, il settore tecnologico e manifatturiero. Quest’ultimo comparto, in particolare, è quello che ha fatto registrare la maggiore perdita di posti di lavoro. Anche l’andamento della bilancia commerciale ha esercitato il suo influsso sul PIL: i dati del primo trimestre 2001 hanno indicato una diminuzione dell’export di beni e servizi del 2,2%, mentre le importazioni nello stesso periodo hanno fatto registrare una diminuzione del 9,2% su base annua.Per affrontare la situazione, l’amministrazione Bush si è basata essenzialmente su due linee di intervento: la diminuzione dei tassi di interesse, e una strategia di stimoli fiscali che ha preso l’avvio nell’agosto 2001, con la restituzione ai contribuenti di circa 40 miliardi di dollari in rimborsi. In generale, la politica economica della nuova amministrazione nella prima parte del 2001 è stata marcatamente espansiva, con una spesa pubblica in crescita del 5%, grazie a un considerevole surplus di bilancio. La strategia messa in atto si è dunque basata su un effetto combinato di tagli fiscali, diminuzione del costo del denaro e di un’attesa diminuzione dei prezzi energetici che, insieme, avrebbero dovuto agire come stimolo alla domanda: molti osservatori indicavano infatti nei consumi l’elemento trainante di una possibile ripresa. Restava forte, comunque, l’incognita del comportamento dei consumatori: le incertezze circa la situazione economica e l’andamento del mercato del lavoro avrebbero infatti potuto spingere i consumatori a rivolgersi verso il risparmio, ritardando gli attesi effetti positivi delle manovre messe in atto dal Governo per stimolare l’economia, come dimostrava un sondaggio dell’agosto 2001, secondo il quale solo il 18% delle famiglie USA era intenzionata a spendere il bonus fiscale. Alla metà del 2001, il Paese si è dunque trovato in una situazione di sostanziale crisi economica. Un equilibrio difficile sul quale si sono innestati gli effetti dei gravissimi eventi dell’11 settembre, i cui costi complessivi si porrebbero, secondo stime della Banca Mondiale, tra i 25 e i 35 miliardi di dollari (calcolo nel quale sono state incluse le perdite materiali e di know-how, i danni alle attività produttive e le ore di lavoro perse). Secondo l’autorevole istituto di ricerca NBER -National Bureau of Economic Research, considerato l`arbitro ufficiale dei cicli economici statunitensi, il Paese sarebbe entrato ufficialmente in recessione nel marzo 2001, dopo un periodo di crescita economica durato dieci anni. Sebbene, infatti, non si sia verificata l’ipotesi della “recessione tecnica”, ovvero due successivi trimestri di contrazione economica, l’andamento degli indicatori valutati dal NBER (produzione industriale, occupazione, redditi, vendite all’ingrosso e al dettaglio) ha evidenziato un significativo rallentamento dell’attività economica, dopo aver raggiunto il punto più alto dell’evoluzione del ciclo di crescita (avvenuto appunto in marzo). Alla fine del 2001 i commentatori si trovavano dunque abbastanza divisi circa la possibile durata ed entità della recessione. Alla fine del 2001 si sono registrati i primi segni di una ripresa, con l’aiuto di bassi tassi di interesse, che hanno stimolatola domanda di consumo ed il mercato edilizio, ed un aumento della spesa pubblica. La crescita sembrò accelerare sporadicamente durante il 2002, ma già alla fine dell’anno la domanda ha ricominciato a vacillare, con segni inquietanti di un rallentamento del consumo, finora un pilastro della crescita economica statunitense. Il tasso di crescita del PIL reale è sceso all’1,4% nel quarto trimestre del 2002 ed all’1,6% nel primo trimestre del 2003. Trend regionali Sin dagli anni ’70 si è registrata una migrazione dell’industria dal nord agli Stati costieri dell’ovest e del sud. I tipi di produzione intrapresi all’ovest ed al sud differiscono da quelli del nord, privilegiando l’alta tecnologia e l’industria leggera. La California è lo Stato con la maggiore economia degli USA, rappresentando, con 1,4 trilioni di dollari, il 13,4% del PIL totale nel 2001, circa la stessa entità dell’economia francese. Seguono, in ordine di importanza economica, New York (8,1%), il Texas (7,5%), la Florida (4,8%) e l’Illinois (4,7%). Nel Nord-est, la perdita di lavoro nel settore manifatturiero è stata compensata dall’aumento dell’occupazione nel settore dei servizi finanziari, specie nell’area di Boston. Anche New York City ha vissuto un revival negli anni ’90, grazie ad un tasso di criminalità in rapida diminuzione ed una forte performance dei mercati finanziari. Il Connecticut ha il maggiore PIL pro-capite, con una media di 42,076 dollari nel 2002, conseguenza del fatto che i residenti di questo Stato sono individui facoltosi che vivono in Connecticut, ma lavorano a New York City. Gli Stati occidentali e meridionali dominano la statistica relativa ai tassi di crescita del PIL reale nel 2001. I dieci paesi con il tasso annuo maggiore sono stati: Delaware (7,1%), New Mexico (4,9%), Wyoming (4,1%), Vermont (3,8%), Arizona (3,3%), Maryland (2,6%), Virginia (1,9%), Nevada (1,9%), Florida (1,8%) e Texas (1,5%). Al contrario, gli Stati della regione dei Grandi Laghi si trovano tra i peggiori, con quattro stati su cinque con tasso di crescita nullo o negativo. I dieci stati con la crescita più lenta nel 2001 sono stati: Michigan (-2,9%), Indiana (1,8%), New Hampshire (-1,6%), North Carolina (-1,4%), Mississippi (1,2%), Alaska (-1%), Ohio (-0,9%), Minnesota (-0,8%), Idaho (-0,7%), Iowa (-0,6%) ed Arkansas (-0,5%). Settore 2001 Agricoltura, pesca e foreste 1,4 Minerario 1,4 Manifatturiero 14,1 Costruzioni 4,8 Trasporti e servizi pubblici 8,1 Distribuzione 16 Finanza, assicurazioni ed immobiliare 20,6 Altri servizi privati 22,1 Servizi ed aziende pubbliche 12,7 Fonte: EIU, Economist Intelligence Unit: Country Report September 2003 PIL negli Stati principali Stato 2001 1997-2001 (mld. $ USA) (variazione % reale annua) California 1359,3 5,3 New York 826,5 3,9 Texas 763,9 4,8 Illinois 475,5 4 Florida 491,5 3,3 Pennsylvania 408,4 2,6 Ohio 373,7 2,7 New Jersey 365,4 3,1 Michigan 320,5 2,3 Georgia 299,9 4,5 Massachusetts 287,8 4,8 North Carolina 275,6 3,8 Virginia 273,1 3,9 Washington 223 4,6 Maryland 195 3,9 Indiana 189,9 2,8 Minnesota 188,1 4,4 Tennessee 182,5 3,5 Missouri 181,5 2,7 Wisconsin 177,4 3,5 Colorado 173,8 6,3 Connecticut 166,2 4,3 Arizona 160,7 6,4 Fonte: EIU – Economist Intelligence Unit Country Profile 2003 Interscambio Italia e Stati Uniti vantano rapporti commerciali tradizionalmente intensi. Gli USA rappresentano infatti per l’Italia un fornitore importante , sebbene la bilancia commerciale degli Stati Uniti riveli ormai da diversi anni un costante deficit nei confronti dell’Italia, con un saldo passivo che dal 1997 è progressivamente salito fino a raggiungere 13,351 miliardi di euro nel 2001, anche grazie al progressivo apprezzamento del dollaro. Una tendenza confermata anche nel 2002, sebbene l’evoluzione dovuta al rallentamento dell’economia d’oltreoceano abbia comportato, oltre a un calo dell’export USA verso il nostro paese (-2,99% su base annua), anche una contrazione delle importazioni dall`Italia, principalmente per quanto riguarda i beni di consumo e i prodotti di lusso (-1,48% rispetto al 2001). Di conseguenza, l’interscambio totale tra i due Paesi è progressivamente diminuito dai 40,1 miliardi di euro nel 2000 ai 38,36 miliardi di euro nel 2002, registrando una contrazione dell’1,98%. Per quanto riguarda le quote di mercato, l’export italiano occupa storicamente una tranche del mercato Usa vicina al 2,1% (2,09% nel 2001). In merito alla composizione degli scambi, l`Italia è presente negli Stati Uniti in maniera massiccia in diversi settori, dai beni di lusso (gioielli, oreficeria), ai prodotti tessili, ai macchinari, ai prodotti alimentari. Sebbene i prodotti di consumo svolgano un ruolo molto significativo nel nostro export, ai primi posti tra le nostre esportazioni vi sono soprattutto prodotti dei comparti tecnologici e meccanici. In particolare, aeromobili e veicoli spaziali sono passati al primo posto nel 2002, per un valore totale di 1,98 miliardi di euro, con un incremento del 55,42% rispetto al 2001. Inoltre, settori quali le macchine, gli apparecchi meccanici, gli apparecchi elettrici, ma anche i prodotti chimici e i medicinali, rappresentano una quota consistente delle nostre esportazioni. Seguono immediatamente il settore della gioielleria ed oreficeria, in cui nel 2002 si sono registrate entrate per un valore di 1,71 miliardi di euro, al secondo posto nel nostro export nonostante il decremento pari al 3,3% verificatosi rispetto al 2001. Anche i prodotti alimentari svolgono, come prevedibile, un ruolo importante e in alcuni settori quali il vino, l’Italia sta progressivamente guadagnando posizioni rispetto a concorrenti “tradizionali” quali la Francia. Già nel 2000 solo il 25,60% dei vini importati negli Usa erano francesi, mentre la percentuale raggiunta dalle importazioni italiane costituiva il 34,05% sul totale. Nel 2001 il distacco è cresciuto ulteriormente, con il 34,9% d`importazioni dall`Italia ed il 19,8 % dalla Francia, in netto calo, seguita dall`emergente Australia (14%) e dal Cile (14%). I quattro i paesi, da soli, coprono l`82.7% della totalità delle importazioni di vino in USA. Sempre per quanto riguarda le esportazioni, può essere interessante osservare più nel dettaglio, e in base al territorio, l’evoluzione dell’export italiano verso gli Stati Uniti. L’Italia del nord conferma, nel commercio con gli USA, il ruolo dominante che svolge nell’ambito dell’interscambio commerciale del nostro paese (fornendo più del 70% dell’export totale), mentre le regioni meridionali, la Sicilia in primo luogo, pur avendo fatto registrare nel 2000 risultati importanti (con incrementi dell’export superiori alla media nazionale) continuano a evidenziare un importante gap con le altre regioni italiane. L’Italia nord-orientale (Piemonte, Lombardia, Valle d’Aosta e Liguria) ha visto le proprie esportazioni negli USA crescere dal 2000 al 2001, passando da 2,109 a 2,194 miliardi di Euro. Ai primi posti l’export di macchinari e i prodotti chimici, ma anche l’abbigliamento e gli accessori. Regioni quali il Veneto, il Friuli, il Trentino e l’Emilia, hanno anch’esse registrato un sensibile aumento dell’export, passando da un totale di 1, 896 miliardi di Euro nel 2000 a 2,137 miliardi nel 2001, con una tendenza comunque alla crescita, se si considera che nei primi due trimestri del 2002 l’insieme di queste regioni aveva già superato i due miliardi di export verso gli USA. Ai primi posti, le aeromobili, la gioielleria, le piastrelle e rivestimenti, i mobili, gli strumenti ottici e gli articoli di abbigliamento. L’Italia centrale, in cui vengono considerate le esportazioni di Toscana, Marche, Umbria, Lazio, ha invece visto una lieve contrazione del proprio export con gli USA, passato da 1,480 miliardi di Euro nel 2000 a 1,473 nel 2001, con al primo posto le calzature, i gioielli, gli articoli di abbigliamento. Passando all’Italia meridionale (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Basilicata), il volume di esportazioni complessivo si riduce considerevolmente, ma denota comunque una lieve crescita dal 2000 (474 milioni di Euro) al 2001 (615 milioni). La voce principale resta quella dei mobili, ma al secondo posto troviamo la voce “aeromobili e veicoli spaziali”. Di rilievo anche l’export di abbigliamento, calzature, macchinari. L’Italia insulare, infine, è passata da circa 184 milioni di Euro nel 2000 ai 241 del 2001, mentre il primo semestre 2002 ha totalizzato esportazioni per circa 217 milioni di Euro. Gli scambi con gli Usa sono dominati dai prodotti petroliferi raffinati, dai prodotti chimici e dai prodotti alimentari (soprattutto dal comparto dei lattiero-caseari, dei prodotti ittici e delle bevande). Ma le prime voci dell’export insulare comprendono anche pietre da taglio e da costruzione, prodotti ceramici e macchinari. Per quanto riguarda, infine, le esportazioni USA in Italia, prevalgono prodotti industriali, macchinari, prodotti chimici e farmaceutici. Alcuni comparti hanno fatto registrare negli ultimi anni ritmi di crescita significativi e hanno permesso agli USA di realizzare consistenti attivi commerciali, è il caso delle macchine e apparecchiature elettriche di precisione, ma anche dei prodotti chimici e delle fibre sintetiche, cresciuti costantemente da qualche anno a questa parte, come anche i mezzi di trasporto. Interscambio commerciale Interscambio Italia - Stati Uniti trend 2002-2001-2000 Esportazioni Importazioni Saldo Fonte ISTAT agg. Giugno 2003 Principali trattati 2002 valore in € 2001 valore in € 2000 valore in € 25,854,274,725 26,242,792,369 26,659,245,734 12,506,542,757 12,891,527,857 13,516,924,035 13,347,731,968 13,351,264,512 13,142,321,699 Principali Trattati tra Italia e Stati Uniti Proprietà industriale 1 giugno 1882 – Washington, dichiarazione per la reciproca protezione dei marchi di fabbrica e di commercio (RD 987 del 29 agosto 1882 - GU 233 del 5/10/1882 durata indeterminata) Tariffe doganali e pagamenti 6 dicembre 1945 – Washington, scambio di note per la ripresa delle relazioni commerciali (Reg. ONU 27/47 durata indeterminata) Trattato di amicizia, commercio e navigazione Con protocolli , 2 febbraio 1948 – Roma, in vigore dal 26 luglio 1949 durata indeterminata, rinnovo tacito, denuncia ad un anno concessione di compenso nel quadro GATT 7 marzo 1962 – Ginevra Scambio di note che stabilisce la concessione, per alcuni provvedimenti tariffari adottati dagli Stati Uniti d’America. In vigore dal 7 marzo 1962 Prestiti, investimenti, regolamenti finanziari 28 dicembre 1951 – Roma, scambio di note relativo e patrimoniali agli investimenti statunitensi in Italia nel quadro del “Economic Cooperation ACT” del 1948 come emendato. In vigore dal 28 dicembre 1951 durata indeterminata Accordo sugli investimenti statunitensi in Italia 18 ottobre 1957 – Roma, scambio di note recante emendamento Accordo del 28 novembre 1951. In vigore dal 18 ottobre 1957 durata indeterminata Società finanziarie 30 dicembre 1981 – Roma, scambio di note concernente l’apertura di un ufficio della BNL nella sede dell’Ambasciata USA a Roma. In vigore dal 25 gennaio 1982 Cooperazione economica industriale 6 gennaio 1982, scambio di note sulle procedure per la certificazione all’esportazione dall’Italia verso gli USA di partite d’acciai al nichel, con allegato accordo. In vigore dal 6 gennaio 1982 Accordo sulla certificazione all’esportazione 8 agosto 1983 – Washington, scambio di lettere, che dall’Italia verso gli USA di acciai al nichel modifica l’accordo del 6 gennaio 1982. In vigore dall’8 agosto 1983 Convenzione per evitare doppie imposizioni 17 aprile 1984 – Roma, in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con protocollo e scambio di lettere. In vigore dal 30 dicembre 1985 durata indeterminata, denuncia a 6 mesi. G.U. n.303SO del 27/12/85. Legge 763 dell`11/12/85 - Convenzione per evitare le doppie imposizioni 30 dicembre 1985 – Washington, scambio di note interpretativo della in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali del 17 aprile 1984. In vigore dal 30 dicembre 1985 Comunicato GU 32 dell’8/2/1986 Accordo sull’assistenza amministrativa dazi e servizi doganali 15 novembre 1985 - New York, accordo di mutua assistenza per la prevenzione e la repressione delle violazioni doganali. In vigore dall’1 novembre 1989 Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica firmato il 1° Aprile 1988, emendato ed esteso il 4 Ottobre 1998 Informazioni di viaggio Prefissi internazionali 00 1, prefisso per il Paese + codice di zona + numero da chiamare Codici di zona divisi per Stato (agg. 2 maggio 1999) Codice St.: Stato; TZ: Zona Fuso orario Rispetto all’orario del Meridiano di Greenwich, gli Stati Uniti sono indietro, secondo la zona, di: Zona Orientale: 5 Alaska: da Ketchikan a Skagway 8 Zona Centrale: 6 Skagway a 141° ovest 9 Zona Montagne: 7 da 141° ovest a 162° ovest 10 Zona Pacifico: 8 162° ovest al punto più ad est 11 Hawaii: 10 Rispetto all’Italia aggiungere 1 ora Visto E’ sufficiente il passaporto per i primi tre mesi di soggiorno. Per ottenere permessi di soggiorno lavorativi, è possibile ottenere informazioni direttamente al Consolato USA in Italia. Nuove disposizioni per l'ingresso negli Stati Uniti - Visa Waiver Programme (agg.25 settembre 2003). Le autorità stunitensi hanno confermato che i cittadini dei seguenti paesi in cui è prevista l'eliminazione del visto USA hanno ottenuto un estensione ai requisiti per i passaporti a lettura ottica fino al 26 ottobre 2004. (Australia, Austria, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Islanda, Irlanda, Italia, Giappone, Monaco, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia Portogallo, San Marino, Singapore, Spagna, Svezian, Svizzera, Regno Unito). Questo significa che i cittadini di questi paesi potranno continuare a viaggiare negli USA con il Programma di eliminazione del visto, utilizzando un documento non a lettura ottica fino al 26 ottobre 2004. Dopo tale data tutti i cittadini dei paesi in cui è prevista l'eliminazione del visto USA dovranno presentare un passaporto a lettura ottica valido oppure dovranno ottenere un visto USA prima di viaggiare negli Stati Uniti. Paesi che non hanno ottenuto un estensione ai requisiti MRP I governi di Andorra, Brunei, Liechtenstein, Lussemburgo e Slovenia non hanno richiesto un estensione alla scadenza MRP perché praticamente tutti i loro cittadini dispongono già di passaporti a lettura ottica. Se un cittadino di uno di tali cinque paesi fosse ancora in possesso di un passaporto tradizionale, a partire dal 1° ottobre 2003 dovrà ottenere un visto USA prima di viaggiare oppure dovrà richiedere un passaporto a lettura ottica. Passeggeri in transito - nuove regole sui visti per gli Stati Uniti dal 2 agosto 2003. Anche i passeggeri in transito negli aeroporti americani per raggiungere altri paesi devono disporre del visto di ingresso negli Stati Uniti. Il Dipartimento per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti ha infatti annunciato che, a partire dal 2 agosto 2003, gli accordi internazionali di transito "Transit without Visa" e "International to International" sono stati sospesi. Il Programma "Viaggio Senza Visto" (Visa Waiver Programme, VWP)consente ai cittadini di determinati paesi di recarsi negli Stati Uniti senza dover richiedere il visto di ingresso prima della partenza. Possono usufruire del VWP i cittadini dei seguenti paesi: (Andorra, Australia, Austria, Belgio*, Brunei, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Irlanda, Islanda, Italia, Liechtenstein, Lussemburgo, Monaco, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, San Marino, Singapore, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera) * A partire dal 15 maggio 2003, i cittadini belgi che desiderino viaggiare ai sensi del Programma "Viaggio Senza Visto" (VWP) dovranno esibire un passaporto a lettura ottica. I titolari di passaporti belgi vecchio modello devono ottenere un visto di ingresso negli Stati Uniti prima della partenza. Altri requisiti per viaggiare ai sensi del VWP sono che: -il motivo del viaggio sia per affari, turismo o solo transito e che il soggiorno negli Stati Uniti non superi i novanta giorni; -il viaggiatore sia in possesso di biglietto di andata e ritorno o di prosecuzione del viaggio (o ricevuta di biglietto elettronico) e che presenti un modulo I-94W debitamente compilato alle autorità al suo arrivo negli Stati Uniti. (Questi moduli sono disponibili al check-in o a bordo.) Modifiche al Programma "Viaggio senza visto" (Visa Waiver Programme, VWP) a partire dal 26 ottobre 2004. Dal 26 ottobre 2004, TUTTI i passeggeri che desiderino recarsi negli Stati Uniti ai sensi del Programma "Viaggio Senza Visto" (Visa Waiver Programme, VWP) dovranno esibire un passaporto a lettura ottica valido. I passeggeri che desiderino recarsi negli Stati Uniti ai sensi del VWP con un passaporto vecchio modello, non a lettura ottica, o i bambini iscritti sul passaporto di un genitore dovranno richiedere un visto valido di ingresso negli Stati Uniti. Un passaporto a lettura ottica riporta i dati personali del titolare, come nome, data di nascita, nazionalità, e il numero del passaporto scritti su due righe nella parte inferiore della pagina dove compare la foto. Questo testo può essere letto otticamente dalla macchina. Come ottenere il visto di ingresso I viaggiatori che necessitino del visto di ingresso negli Stati Uniti devono contattare l'Ambasciata americana nel proprio paese. I passeggeri che desiderino recarsi negli Stati Uniti e necessitino di un visto di ingresso, devono prendere un appuntamento per un colloquio presso l'Ambasciata. Le procedure per la richiesta di un visto per l'ingresso negli Stati Uniti può richiedere diverse settimane. Nota: non è possibile ottenere il visto lo stesso giorno. Settimana lavorativa Solitamente la settimana si svolge dal lunedì al venerdì in orario continuato dalle 9.00 alle 17.00. Comunque, a seguito di liberalizzazioni statali e locali e particolari disposizioni delle Autorità competenti, gli orari possono variare da Stato a Stato Principali festività 1° gennaio (anno nuovo); 15 gennaio (compleanno di Martin Luther King); 3° lunedì di febbraio (Gionata del Presidente); Lunedi’ di Pasqua (Pasquetta); Ultimo lunedì di maggio giorno della commemorazione 4 luglio (Festa dell’Indipendenza); 1° lunedì di settembre (Festa del lavoro); 2° lunedì di ottobre (Columbus Day); 11 novembre (Giornata dei veterani); ultimo giovedì di novembre (Giornata del Ringraziamento); 25 dicembre (Natale). Principali indirizzi utili Ambasciate e Consolati in Italia Ambasciata USA MELVIN F. SEMBLER Ambasciatore (solo gradimento) (23 luglio 2001) WILLIAM PINCKNEY POPE Ministro Consigliere (Vice Capo Missione) ed Incaricato d'Affari (28 agosto 1999 ELISABHET B. BERRY Ministro Consigliere (2 marzo 1997) Via Veneto 119a Roma, Palazzo Margherita Tel. (06) 46741 fax. (06) 46742356 Sezione visti Tel. (06) 46742440 Servizio informazioni Via Boncompagni, 2 Tel. (06) 46741 www.usis.it Consolato degli Stati Uniti - Firenze - Console Generale Daria M. Hollowell Lungarno Vespucci, 38 - 50123 FIRENZE Tel. 055-239-8276 Fax. 055-284-088 [email protected] http://www.usembassy.it/florence/ Consolato degli Stati Uniti - Napoli - Console Generale Clyde Bishop Piazza della Repubblica 80122 Napoli Tel. 081-5838-111 Fax. 081-7611-869 http://www.usembassy.it/naples/ Ambasciate e Consolati all'estero Boston (Massachusetts) - Consolato Generale - Cons. Gen. Pierluigi Squillante 100, Boylston Street - Suite 900 - Boston, MA 02116 Tel. 001617 5420483/4 Fax 5423998 [email protected] www.italianconsulateboston.org Chicago (Illinois) - Consolato Generale - Cons. Gen. Enrico Granara 500, North Michigan Avenue - Suite 1850 - Chicago, IL 60611 Tel 001312 4671550/1/2/3 Fax 4671335 [email protected] http://www.italconschicago.org Detroit (Michigan) - Consolato I cl. 535 Griswold, Buhl Building Suite 1840 - Detroit, Michigan - 48226. Tel. 001313 9638560 - Fax 9638180 [email protected] www.italconsdetroit.org Houston (Texas)- Consolato Generale - Cons. Gen. Massimo Rustico 1300, Post Oak Boulevard, -Suite 660 - Houston, TX 77056 Tel. 001713 8507520/1 Fax 8509113 [email protected] www.italconshouston.org Los Angeles (California) - Consolato Generale Cons. Gen. Massimo Roscigno 12400, Wilshire Blvd., Suite 300 - Los Angeles, CA 90025 Tel. 001310 8266207/ 8263832/ 8200622 - Fax 8200727 [email protected] www.conlang.com Miami (Florida) - Consolato Generale - Cons. Gen. Giuseppe Morabito Ponce De Leon Blvd - suite 590 - Coral Gables, Miami FL 33146 Tel. 001305 3746322 Fax 3747945 [email protected] www.italconsmiami.com New York - Consolato Generale - Cons. Gen. Giorgio Radicati 690, Park Avenue - New York, NY 10021 Tel. 001212 77379100 / 4398600 Fax 2494945 [email protected] www.italconsulnyc.org Newark - Vice consolato - Vice Cons. Mauro Lorenzini 744, Broad Street, Suite 2800 - Newark, NJ 07102 Tel. 001973 6431448 - Fax 6433043 [email protected] http://www.reference.it/vcnewark Philadelphia (Pennsylvania) - Consolato Generale - Cons. Gen. Lorenzo Mott 1026, Public Ledger Bldg. - 100 South 6th Street - Philadelphia, PA 19106 - 3470 Tel. 001215 5927329 Fax 5929808 [email protected] http://www.italconphila.org San Francisco (California) - Consolato Generale - Cons. Gen. Francesco Sciortino 2590, Webster Street - San Francisco, CA 94115 Tel. 001415 9314924/5/6 Fax 9317205 consolato@italcons-sf-org www.italcons-sf.org Washington D.C. - Ambasciata d'Italia - Amb. FERDINANDO SALLEO 3000 Whitehaven Street, NW Washington DC 20008 Tel. 001202 6124400 Fax 5182154 [email protected] www.italyemb.org Camera di Commercio Italiana Chicago Presidente : Richard Augustine / Segretario Generale :Giuseppe Pinna Camera di Commercio Italo-Americana, Chicago 30 South Michigan Avenue - Suite 504 - Chicago - IL 60603 IL Tel. (+1 312) 5539137 - Fax (+1 312) 5539142 [email protected] www.italchambers.net/chicago Houston Camera di Commercio Italo-Americana, Houston Presidente : Luciano Topi / Segretario Generale : Paolo Fronza 4605 Post Oak Place Drive, Suite 226 - Houston - TX 77027 Tel. (+1 713) 6269303 - Fax (+1 713) 6269309 [email protected] www.italchambers.net/texas Los Angeles Camera di Commercio Italo-Americana, Ovest Presidente : Duccio Mortillaro / Segretario Generale : Paola De Mari 10350 Santa Monica Blvd., Suite 210 - Los Angeles - 90025 Tel. (+1 310) 5573017 - Fax (+1 310) 5571217 [email protected] www.italchambers.net/losangeles Miami Camera di Commercio Italo-Americana, Sud-Est Presidente: Cesare Sassi / Segretario Generale: Laura Reitano 270 N.E. 4th Street suite 2 Miami FL 33129 Tel. (+1 305) 5779868 - Fax (+1 305) 5773956 [email protected] www.italian-chamber-miami.com New York Camera di Commercio Italo-Americana Presidente: Graziano de Boni/ Segretario Generale: Franco De Angelis 730 Fifth Avenue, Suite 600 - New York - 10019 Tel. (+1 212) 4590044 - Fax (+1 212) 4590090 [email protected] www.italchambers.net/newyork Philadelphia Camera di Commercio Italo-Americana - Mid-Atlantic Chapter Presidente: Mr. Frank Giardini / Segretario Generale: Mr. Roberto Magello 200 South Borad St., Suite 700 - Philadelphia - PA 19102 Tel. (001215) 7903778 - Fax (001215) 7903600 [email protected] Istituto Nazionale per il Commercio Estero - I.C.E Italian Trade Commission - Atlanta 233 Peachtree Street. N.E. Peachtree Center Harris Tower, Suite 2301 - Atlanta, GA 30343 Tel. (+1 404) 5250660 - Fax (+1 404) 5255112 Stati di Competenza: Alabama, Arkansas, Florida, Georgia, Louisiana, Mississippi, North Carolina, South Carolina, Oklahoma, Tennessee, Virginia, West Virginia e Giamaica [email protected] Italian Trade Commission - Chicago 401 North Michigan Avenue - Suite 3030 Chicago, IL 60611 Tel. (+1 312) 6704360 - Fax (+1 312) 6705147 Stati di Competenza: Illinois, Indiana, Iowa, Kansas, Kentucky, Michigan, Minnesota, Missouri, Nebraska, North Dakota, Ohio, South Dakota, Wyoming [email protected] Italian Trade Commission - Los Angeles 1801 Avenue of the Stars - Suite 700 Los Angeles, CA 90067 Tel. (+1 323) 8790950 - Fax (+1 310) 2038335 Stati di Competenza: Alaska, Arizona, California, Colorado, Hawaii, Idaho, Montana, Nevada, New Mexico, Oregon, Texas, Utah, Washington, American Samoa, Guam, Palau, The Northern Marianas. [email protected] Italian Trade Commission - New York 33, East 67 Street - New York N.Y 10021 Tel. (+1 212) 9801500 Fax. (+1 212) 7581050 Stati di Competenza:: Connecticut, District of Columbia, Delaware, Maine Maryland, Massachusetts, New Hampshire, New Jersey, New York, Pennsylvania, Island, Vermont, Bahamas, Bermuda, Puerto Rico, US Virgin Islands [email protected] Italian Trade Commission - Seattle 1420 FIFTH AVENUE, SUITE 2670 SEATTLE, WA 98101 Tel. (+1 206) 3980530 Fax. (+1 206) 3980532 Stati di competenza: Washington, Alaska, Idaho, Montana, Oregon, Wyoming, Hawaii, Utah [email protected] Rappresentanza Unione Europea 2300 M. Street, 3rd floor, NW - DC 20037 Washington Capo Delegazione: BURGHARDT Gunter Tel. (+1 202) 8629500-1-2 Fax (+1 202) 4291766 [email protected] www.eurunion.org disclaimer