Stati Uniti - Bravo Italy Gourmet

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Stati Uniti - Bravo Italy Gourmet
Stati Uniti
Informazioni Generali
Superficie
9.159.115 kmq
Popolazione
288,4 milioni (stima 2002)
Capitale
Washington D.C. (4,5 milioni di ab.)
Altre città principali ed abitanti (aprile 2000):
Boston (5,8 milioni);
Chicago (9,2 milioni);
Dallas (5,2 milioni);
Detroit (5,5 milioni);
Houston (4,7 milioni);
Los Angeles (16,4 milioni);
New York (21,2 milioni);
Philadelphia (6,2 milioni);
San Francisco (7 milioni)
Lingua – Inglese
Moneta - L’unità monetaria degli Stati Uniti è il Dollaro (US$), suddiviso
in 100 cents. Il tasso di cambio al 16 settembre 2003 è di 1.1281 US$
per 1 Euro .
Anno fiscale – 1° ottobre – 30 settembre
Principali indicatori economici
Indicatore
1999
2000
2001
2002
PIL a prezzi correnti (miliardi US$)
9.274,3
9.824,6
10.082,2
10.446,3
Crescita reale del PIL %
4,1
3,8
0,3
2,4
PIL pro capite ($) a prezzi correnti
33,25
34,86
35,45
36,41
Inflazione (%)
2,2
3,4
2,8
1,6
Popolazione (milioni)
278,9
281,8
284,4
286,9
Esportazioni fob
684,0
772,0
718,7
681,9
Importazioni fob
1.030,0
1.224,4
1.145,9
1.164,7
Saldo
-346
-452,4
-427,2
-482,8
Tasso di cambio reale (1995=100)
119,3
125,2
129,1
127,7
Riserve internazionali escluso oro
(miliardi di US$)
60,5
56,6
57,6
68,0
Bilancia Commerciale (miliardi di US$)
Fonte:EIU, Economist Intelligence Unit: Country Report September 2003
Rischio paese
La SACE colloca gli Stati Uniti nella 1^ categoria su 7 (1 minor rischio; 7
maggior rischio) aggiornato a novembre 2003.
Prospettive future
Panorama politico
Il sostegno per il Presidente repubblicano, George W. Bush, è diminuito
negli ultimi tre mesi (giugno-agosto), ma la sua posizione è ancora
abbastanza forte da poter vincere le elezioni del novembre 2004.
Comunque, i rischi per la sua rielezione sono sempre maggiori, per la
vulnerabilità delle sue posizioni di politica estera ed economica. La
ricostruzione dell’Iraq è diventata la sfida di politica estera più critica di
Bush; se gli USA non riusciranno ad ottenere l’appoggio delle Nazioni
Unite, la colpa per essere stati intrappolati in Iraq ricadrà interamente
sull’amministrazione Bush.
Politica fiscale e monetaria
Il deficit fiscale federale è in progressivo aumento e si prevede che
raggiungerà nuovi record nell’anno fiscale 2003 (ottobre 2002-settembre
2003) e 2004. Il deficit è da attribuire sia a fattori ciclici, come le minori
entrate fiscali dovute ad una economia stagnante e maggiori spese per
assistenza, sia ad una deliberata azione politica – il programma
decennale di tagli alle imposte iniziato nel 2001 più vari pacchetti di
incentivi annunciati da allora in poi. I vari tagli di imposte sosterranno la
spesa per consumo, in particolare nei prossimi tre mesi (ottobredicembre 2003) e nel secondo trimestre dell’anno fiscale 2004. Anche le
imprese riceveranno benefici dalla riduzione della tassa sui dividendi (che
non verrà eliminata, come aveva chiesto Bush) e delle imposte sui
guadagni in conto capitale. Questi cambiamenti potrebbero migliorare
l’atteggiamento degli investitori verso il mercato azionario, ma non è
chiaro se avranno o meno un impatto sostanziale sulla crescita
economica. Il prezzo di una politica fiscale espansiva sarà comunque alto:
i pacchetti fiscali, uniti al costo della guerra con l’Iraq, spingeranno il
disavanzo federale a 455 miliardi di dollari nell’anno fiscale 2003 e 475
miliardi di dollari nel 2004. I dati sono proiezioni dell’Office of
Management and Budget della Casa Bianca, rilasciate in luglio, ma sono
state superate dai costi sempre maggiori dell’occupazione e della
ricostruzione dell’Iraq. Considerato che le misure fiscali intraprese finora
hanno permanentemente ridotto le aliquote fiscali, il bilancio federale
rimarrà costantemente in deficit anche quando l’economia si riprenderà
del tutto.
In campo monetario, la Federal Reserve ha condotto una politica
monetaria assai espansiva negli ultimi due anni: il tasso sui fondi federali
è stato ridotto dal 6,5% alla fine del 2000 all’1% entro il 25 giugno 2003:
con un tasso di inflazione del 2,1% circa, ciò significa che i tassi di
interesse reali sono negativi. Se entro la fine de 2003 non si sarà
profilata una chiara ripresa degli investimenti, vitale alla crescita a
lunghissimo termine, la Fed probabilmente taglierà ulteriormente i tassi
di interesse di 25 punti base, portando il tasso ufficiale allo 0,75%. I tassi
non aumenteranno finché l’economia non sarà considerevolmente più
forte, e si prevede che aumentino solo nella seconda metà del 2004 e
solo gradualmente, raggiungendo a fine anno il livello del 2,75%.
Crescita economica
La crescita del PIL reale nel 2003 si stima sarà del 2,6%, accelerando al
3,4% nel 2004. Le previsioni a breve termine sono positive, risentendo
l’economia dei tagli fiscali. La spesa per consumo è destinata a crescere,
ma non sarà accompagnata da una significativa crescita degli
investimenti da parte delle imprese, le quali continuano ad operare in
situazione di eccesso di capacità produttiva e con pesanti debiti. Ciò
suggerisce che, una volta che l’effetto espansivo delle riduzioni fiscali si
sarà esaurito, la crescita rallenterà ed una ripresa consistente, che
comporti un aumento di investimenti ed occupazione, non si avrà fino alla
prima metà del 2004.
I tagli di imposte non sono la panacea per i mali dell’economia
statunitense, soprattutto tenendo conto della forte probabilità che gran
parte del maggior reddito disponibile venga destinato a risparmio,
piuttosto che a consumo. Molto più importante nel determinare il tasso di
crescita della domanda dei consumatori sarà l’andamento del mercato del
lavoro. L’occupazione si è ridotta drasticamente sin dall’inizio del 2001 e
continua a calare e non si prevede un miglioramento della situazione fino
al 2004. Inoltre, il boom dei prezzi delle abitazioni, che ha sostenuto la
domanda per consumo, sembra destinata a finire: c’è poco spazio per
ulteriori tagli ai tassi di interesse ed il mercato edilizio si raffredderà nel
2004. Una delle ragioni per cui la creazione di nuovi posti di lavoro
rimarrà bassa è che le società non intendono investire finché non avranno
esaurito la capacità produttiva in eccesso e non sono incentivati a farlo,
vista la bassa propensione al consumo. I profitti societari sono migliorati
dalla recessione dl 2001, ma sono ancora bassi rispetto ai livelli nei tardi
anni ’90, in parte perché il potere delle società di fare i prezzi è
estremamente debole. L’altra principale area della domanda, il settore
delle esportazioni, non sembra poter avere un andamento molto migliore:
il calo del dollaro nel corso dell’anno passato ha migliorato la
competitività dei prezzi, ma la domanda nei maggiori mercati di
esportazione degli USA rimane depressa.
Inflazione
L’inflazione dei prezzi al consumo è salita al 3% nei primi tre mesi del
2003, in conseguenza dell’aumento dei prezzi del petrolio, verificatosi alla
vigilia dell’attacco USA all’Iraq. Alla fine della guerra, però, i prezzi sono
scesi e nel mese di luglio, l’inflazione è scesa al 2,1%. Si prevede che il
tasso di inflazione si attesti su una media del 2,1% nel 2003, rallentando
all’1,3% nel 2004. Le previsioni per il 2003 sarebbero state anche più
basse, se non fosse stato per un livello dei prezzi del petrolio più alto di
quanto ci si aspettasse, per l’aumento dei prezzi del gas e la debolezza
del dollaro, che ha introdotto delle pressioni al rialzo sui prezzi
all’importazione.
Tassi di cambio
Il dollaro ha riguadagnato parte del terreno perso contro l’euro negli
ultimi mesi, grazie all’ottimismo sulla possibilità di una ripresa economica
statunitense. Nonostante ciò, si prevede che, appena diventerà evidente
che le riduzioni fiscali non hanno risolto i problemi delle imprese di
capacità in eccesso e, quindi, dell’occupazione, e che i bilanci personali e
societari non sono migliorati, il dollaro scivolerà a 1,20US$:1€ alla fine
del 2003, con una media annuale di 1,12US$:1€. Il dollaro dovrebbe, poi,
iniziare ad apprezzarsi gradualmente durante il 2004, man mano che
l’economia crescerà più rapidamente e gli investimenti ritorneranno a
migliorare. Comunque, per il 2004 nel complesso, si prevede un valore
medio del dollaro di 1,18US$:1€, molto più debole che negli anni passati.
Inoltre, considerata l’entità del deficit dei conti correnti, i rischi sembrano
essere quelli di un dollaro ancora più debole.
Il tasso di cambio yen-dollaro è destinato a rimanere molto volatile per
un certo tempo, conseguenza da un lato della persistente debolezza del
dollaro, derivante dall’ingente deficit esterno statunitense; dall’altro, della
politica aggressiva condotta dalle autorità giapponesi nel prevenire
l’apprezzamento dello yen, che danneggerebbe ulteriormente la già
debole situazione economica giapponese. Si prevede, per il 2003, un
tasso di cambio medio di 118Y:1US$ e, nel 2004, di 117Y:1US$, ma
queste medie mascherano una notevole variabilità.
Settore esterno
Il deficit delle partite correnti rimane una grande preoccupazione per il
governo; si prevede un ulteriore allargamento del disavanzo a 533
miliardi di dollari (4,9% del PIL) nel 2003 e 552 miliardi di dollari (4,9%
del PIL) nel 2004. Il declino del dollaro negli ultimi 18 mesi è sufficiente
ad arginare il deficit, ma non a farlo ridurre: una delle cause è la
debolezza della domanda estera, in particolare di Europa occidentale e
Giappone. Il principale motore del deficit, però, è settore del conto
capitale: le società statunitensi, gli individui ed il governo federale stanno
rapidamente aumentando la loro esposizione verso il resto del mondo,
acquistando o vendendo all’estero attività finanziarie per i propri
investimenti e consumi.
2003
2004
Tasso di crescita reale (%)
2,6
3,4
Crescita della produzione industriale (%)
-1,0
3,1
Crescita degli investimenti fissi lordi (%)
2,7
4,1
Inflazione % (media annuale)
2,1
1,3
Tasso di disoccupazione
6,2
6,1
Bilancia dei pagamenti federale (% del PIL) -3,7
-4,1
Bilancia Commerciale (miliardi di US$)
Esportazioni
709,6
733,4
Importazioni
1.250,7
1.299,3
Saldo
-541,1
-565,9
Tasso di cambio ¥/US$ (media)
118,1
116,8
Tasso di cambio US$/€ (media)
1,123
1,183
Fonte: EIU, Economist Intelligence Unit: Country Report September 2003
Settori produttivi
Gli Stati Uniti hanno una delle economie più avanzate del mondo e riveste
un ruolo di leader nel campo della rivoluzione delle tecnologie
dell’informazione ed in molte altre aree dell’innovazione tecnica. La sua
base manifatturiera costituiva il 14% del PIL nel 2001, contro il 17% di
metà anni ’90, mentre il settore agricolo è piccolo ma molto produttivo. Il
PIL ha raggiunto i 10,4 trilioni di dollari nel 2002, che assumendo la
parità del potere d’acquisto, è pari al triplo del PIL del Giappone, a cinque
volte il PIL della Germania ed a sei volte quello della Gran Bretagna.
Sebbene il volume delle sue esportazioni ed importazioni superi quello di
ogni altro Paese, il valore del settore esterno come percentuale del suo
PIL è bassa: le esportazioni di beni e servizi rappresentavano il 9,7% del
PIL nel 2002, contro il 10,3% dell’anno precedente.
Gli USA presentano un’economia estremamente diversificata e
fondamentalmente autosufficiente, con la consistente eccezione del
petrolio. Le industrie principali sono quella automobilistica ed
aerospaziale, delle telecomunicazioni, chimica, elettronica ed informatica.
Durante gli anni ’90, alcuni comparti “tradizionali” del manifatturiero
hanno dimostrato molta adattabilità, riuscendo a crescere fortemente
grazie alle nuove tecnologie ed al conseguente incremento della
produttività del lavoro. Altri comparti, invece, hanno attraversato una
forte crisi, dipendendo eccessivamente da componenti importati o persino
da prodotti finiti: l’industria dell’acciaio, per esempio, ha registrato uno
scarso rendimento tra il 1999 ed il 2002, dovendo lottare contro le
importazioni a basso costo. Per la metà del 2003, più di 30 acciaierie
sono state costrette a dichiarare bancarotta.
Il settore dei servizi costituiva il 55,7% del PIL nel 2002, in aumento
rispetto al 54,9% del 2001: i comparti più vivaci sono stati quello della
distribuzione, immobiliare, trasporti, servizi finanziari, sanitari e di
consulenza alle imprese. Anche nel settore dei servizi l’impatto delle
nuove tecnologie è stato forte, specie se si considera l’effettuazione di
molti di essi su Internet. Nella cosiddetta new economy, sta diventando
sempre più difficile distinguere tra i servizi ed il manifatturiero nel senso
tradizionale.
L’economia a partire dal 2000
E’ nel corso del 2000 (che ha registrato una crescita complessiva del 5%)
che si sono registrati i primi segnali di una battuta d’arresto
dell’espansione, con una crescita del PIL passata dal 5,7% del secondo
trimestre all’1,3% del terzo trimestre 2000. Il 2001 è iniziato con una
crescita dell’1,3% nel primo trimestre, seguita da un secondo trimestre
appena sopra la “crescita zero”: + 0,2%.
Tra le variabili che hanno fatto registrare segnali preoccupanti: gli
investimenti aziendali, scesi nel secondo trimestre 2001 del 14,5% e le
difficoltà del settore manifatturiero con un crollo degli ordini pari al 2% in
giugno e un andamento particolarmente negativo nelle telecomunicazioni
(ordini diminuiti del 20,8%). Il tasso di disoccupazione si è assestato al
4,5% nell’aprile 2001, con licenziamenti che hanno interessato
soprattutto il settore finanziario, le banche di investimento, il settore
tecnologico e manifatturiero. Quest’ultimo comparto, in particolare, è
quello che ha fatto registrare la maggiore perdita di posti di lavoro. Anche
l’andamento della bilancia commerciale ha esercitato il suo influsso sul
PIL: i dati del primo trimestre 2001 hanno indicato una diminuzione
dell’export di beni e servizi del 2,2%, mentre le importazioni nello stesso
periodo hanno fatto registrare una diminuzione del 9,2% su base
annua.Per affrontare la situazione, l’amministrazione Bush si è basata
essenzialmente su due linee di intervento: la diminuzione dei tassi di
interesse, e una strategia di stimoli fiscali che ha preso l’avvio nell’agosto
2001, con la restituzione ai contribuenti di circa 40 miliardi di dollari in
rimborsi. In generale, la politica economica della nuova amministrazione
nella prima parte del 2001 è stata marcatamente espansiva, con una
spesa pubblica in crescita del 5%, grazie a un considerevole surplus di
bilancio. La strategia messa in atto si è dunque basata su un effetto
combinato di tagli fiscali, diminuzione del costo del denaro e di un’attesa
diminuzione dei prezzi energetici che, insieme, avrebbero dovuto agire
come stimolo alla domanda: molti osservatori indicavano infatti nei
consumi l’elemento trainante di una possibile ripresa. Restava forte,
comunque, l’incognita del comportamento dei consumatori: le incertezze
circa la situazione economica e l’andamento del mercato del lavoro
avrebbero infatti potuto spingere i consumatori a rivolgersi verso il
risparmio, ritardando gli attesi effetti positivi delle manovre messe in atto
dal Governo per stimolare l’economia, come dimostrava un sondaggio
dell’agosto 2001, secondo il quale solo il 18% delle famiglie USA era
intenzionata a spendere il bonus fiscale. Alla metà del 2001, il Paese si è
dunque trovato in una situazione di sostanziale crisi economica. Un
equilibrio difficile sul quale si sono innestati gli effetti dei gravissimi
eventi dell’11 settembre, i cui costi complessivi si porrebbero, secondo
stime della Banca Mondiale, tra i 25 e i 35 miliardi di dollari (calcolo nel
quale sono state incluse le perdite materiali e di know-how, i danni alle
attività produttive e le ore di lavoro perse). Secondo l’autorevole istituto
di ricerca NBER -National Bureau of Economic Research, considerato
l`arbitro ufficiale dei cicli economici statunitensi, il Paese sarebbe entrato
ufficialmente in recessione nel marzo 2001, dopo un periodo di crescita
economica durato dieci anni. Sebbene, infatti, non si sia verificata
l’ipotesi della “recessione tecnica”, ovvero due successivi trimestri di
contrazione economica, l’andamento degli indicatori valutati dal NBER
(produzione industriale, occupazione, redditi, vendite all’ingrosso e al
dettaglio) ha evidenziato un significativo rallentamento dell’attività
economica, dopo aver raggiunto il punto più alto dell’evoluzione del ciclo
di crescita (avvenuto appunto in marzo). Alla fine del 2001 i
commentatori si trovavano dunque abbastanza divisi circa la possibile
durata ed entità della recessione.
Alla fine del 2001 si sono registrati i primi segni di una ripresa, con l’aiuto
di bassi tassi di interesse, che hanno stimolatola domanda di consumo ed
il mercato edilizio, ed un aumento della spesa pubblica. La crescita
sembrò accelerare sporadicamente durante il 2002, ma già alla fine
dell’anno la domanda ha ricominciato a vacillare, con segni inquietanti di
un rallentamento del consumo, finora un pilastro della crescita economica
statunitense. Il tasso di crescita del PIL reale è sceso all’1,4% nel quarto
trimestre del 2002 ed all’1,6% nel primo trimestre del 2003.
Trend regionali
Sin dagli anni ’70 si è registrata una migrazione dell’industria dal nord
agli Stati costieri dell’ovest e del sud. I tipi di produzione intrapresi
all’ovest ed al sud differiscono da quelli del nord, privilegiando l’alta
tecnologia e l’industria leggera. La California è lo Stato con la maggiore
economia degli USA, rappresentando, con 1,4 trilioni di dollari, il 13,4%
del PIL totale nel 2001, circa la stessa entità dell’economia francese.
Seguono, in ordine di importanza economica, New York (8,1%), il Texas
(7,5%), la Florida (4,8%) e l’Illinois (4,7%).
Nel Nord-est, la perdita di lavoro nel settore manifatturiero è stata
compensata dall’aumento dell’occupazione nel settore dei servizi
finanziari, specie nell’area di Boston. Anche New York City ha vissuto un
revival negli anni ’90, grazie ad un tasso di criminalità in rapida
diminuzione ed una forte performance dei mercati finanziari. Il
Connecticut ha il maggiore PIL pro-capite, con una media di 42,076
dollari nel 2002, conseguenza del fatto che i residenti di questo Stato
sono individui facoltosi che vivono in Connecticut, ma lavorano a New
York City.
Gli Stati occidentali e meridionali dominano la statistica relativa ai tassi di
crescita del PIL reale nel 2001. I dieci paesi con il tasso annuo maggiore
sono stati: Delaware (7,1%), New Mexico (4,9%), Wyoming (4,1%),
Vermont (3,8%), Arizona (3,3%), Maryland (2,6%), Virginia (1,9%),
Nevada (1,9%), Florida (1,8%) e Texas (1,5%). Al contrario, gli Stati
della regione dei Grandi Laghi si trovano tra i peggiori, con quattro stati
su cinque con tasso di crescita nullo o negativo. I dieci stati con la
crescita più lenta nel 2001 sono stati: Michigan (-2,9%), Indiana (1,8%), New Hampshire (-1,6%), North Carolina (-1,4%), Mississippi (1,2%), Alaska (-1%), Ohio (-0,9%), Minnesota (-0,8%), Idaho (-0,7%),
Iowa (-0,6%) ed Arkansas (-0,5%).
Settore
2001
Agricoltura, pesca e foreste
1,4
Minerario
1,4
Manifatturiero
14,1
Costruzioni
4,8
Trasporti e servizi pubblici
8,1
Distribuzione
16
Finanza, assicurazioni ed immobiliare
20,6
Altri servizi privati
22,1
Servizi ed aziende pubbliche
12,7
Fonte: EIU, Economist Intelligence Unit: Country Report September 2003
PIL negli Stati principali
Stato
2001
1997-2001
(mld. $ USA)
(variazione % reale
annua)
California
1359,3
5,3
New York
826,5
3,9
Texas
763,9
4,8
Illinois
475,5
4
Florida
491,5
3,3
Pennsylvania
408,4
2,6
Ohio
373,7
2,7
New Jersey
365,4
3,1
Michigan
320,5
2,3
Georgia
299,9
4,5
Massachusetts
287,8
4,8
North Carolina
275,6
3,8
Virginia
273,1
3,9
Washington
223
4,6
Maryland
195
3,9
Indiana
189,9
2,8
Minnesota
188,1
4,4
Tennessee
182,5
3,5
Missouri
181,5
2,7
Wisconsin
177,4
3,5
Colorado
173,8
6,3
Connecticut
166,2
4,3
Arizona
160,7
6,4
Fonte: EIU – Economist Intelligence Unit Country Profile 2003
Interscambio
Italia e Stati Uniti vantano rapporti commerciali tradizionalmente intensi.
Gli USA rappresentano infatti per l’Italia un fornitore importante ,
sebbene la bilancia commerciale degli Stati Uniti riveli ormai da diversi
anni un costante deficit nei confronti dell’Italia, con un saldo passivo che
dal 1997 è progressivamente salito fino a raggiungere 13,351 miliardi di
euro nel 2001, anche grazie al progressivo apprezzamento del dollaro.
Una tendenza confermata anche nel 2002, sebbene l’evoluzione dovuta al
rallentamento dell’economia d’oltreoceano abbia comportato, oltre a un
calo dell’export USA verso il nostro paese (-2,99% su base annua), anche
una contrazione delle importazioni dall`Italia, principalmente per quanto
riguarda i beni di consumo e i prodotti di lusso (-1,48% rispetto al 2001).
Di conseguenza, l’interscambio totale tra i due Paesi è progressivamente
diminuito dai 40,1 miliardi di euro nel 2000 ai 38,36 miliardi di euro nel
2002, registrando una contrazione dell’1,98%. Per quanto riguarda le
quote di mercato, l’export italiano occupa storicamente una tranche del
mercato Usa vicina al 2,1% (2,09% nel 2001).
In merito alla composizione degli scambi, l`Italia è presente negli Stati
Uniti in maniera massiccia in diversi settori, dai beni di lusso (gioielli,
oreficeria), ai prodotti tessili, ai macchinari, ai prodotti alimentari.
Sebbene i prodotti di consumo svolgano un ruolo molto significativo nel
nostro export, ai primi posti tra le nostre esportazioni vi sono soprattutto
prodotti dei comparti tecnologici e meccanici. In particolare, aeromobili e
veicoli spaziali sono passati al primo posto nel 2002, per un valore totale
di 1,98 miliardi di euro, con un incremento del 55,42% rispetto al 2001.
Inoltre, settori quali le macchine, gli apparecchi meccanici, gli apparecchi
elettrici, ma anche i prodotti chimici e i medicinali, rappresentano una
quota consistente delle nostre esportazioni. Seguono immediatamente il
settore della gioielleria ed oreficeria, in cui nel 2002 si sono registrate
entrate per un valore di 1,71 miliardi di euro, al secondo posto nel nostro
export nonostante il decremento pari al 3,3% verificatosi rispetto al
2001. Anche i prodotti alimentari svolgono, come prevedibile, un ruolo
importante e in alcuni settori quali il vino, l’Italia sta progressivamente
guadagnando posizioni rispetto a concorrenti “tradizionali” quali la
Francia. Già nel 2000 solo il 25,60% dei vini importati negli Usa erano
francesi, mentre la percentuale raggiunta dalle importazioni italiane
costituiva il 34,05% sul totale. Nel 2001 il distacco è cresciuto
ulteriormente, con il 34,9% d`importazioni dall`Italia ed il 19,8 % dalla
Francia, in netto calo, seguita dall`emergente Australia (14%) e dal Cile
(14%). I quattro i paesi, da soli, coprono l`82.7% della totalità delle
importazioni di vino in USA.
Sempre per quanto riguarda le esportazioni, può essere interessante
osservare più nel dettaglio, e in base al territorio, l’evoluzione dell’export
italiano verso gli Stati Uniti. L’Italia del nord conferma, nel commercio
con gli USA, il ruolo dominante che svolge nell’ambito dell’interscambio
commerciale del nostro paese (fornendo più del 70% dell’export totale),
mentre le regioni meridionali, la Sicilia in primo luogo, pur avendo fatto
registrare nel 2000 risultati importanti (con incrementi dell’export
superiori alla media nazionale) continuano a evidenziare un importante
gap con le altre regioni italiane.
L’Italia nord-orientale (Piemonte, Lombardia, Valle d’Aosta e Liguria) ha
visto le proprie esportazioni negli USA crescere dal 2000 al 2001,
passando da 2,109 a 2,194 miliardi di Euro. Ai primi posti l’export di
macchinari e i prodotti chimici, ma anche l’abbigliamento e gli accessori.
Regioni quali il Veneto, il Friuli, il Trentino e l’Emilia, hanno anch’esse
registrato un sensibile aumento dell’export, passando da un totale di 1,
896 miliardi di Euro nel 2000 a 2,137 miliardi nel 2001, con una tendenza
comunque alla crescita, se si considera che nei primi due trimestri del
2002 l’insieme di queste regioni aveva già superato i due miliardi di
export verso gli USA. Ai primi posti, le aeromobili, la gioielleria, le
piastrelle e rivestimenti, i mobili, gli strumenti ottici e gli articoli di
abbigliamento. L’Italia centrale, in cui vengono considerate le
esportazioni di Toscana, Marche, Umbria, Lazio, ha invece visto una lieve
contrazione del proprio export con gli USA, passato da 1,480 miliardi di
Euro nel 2000 a 1,473 nel 2001, con al primo posto le calzature, i gioielli,
gli articoli di abbigliamento. Passando all’Italia meridionale (Abruzzo,
Molise, Campania, Puglia e Basilicata), il volume di esportazioni
complessivo si riduce considerevolmente, ma denota comunque una lieve
crescita dal 2000 (474 milioni di Euro) al 2001 (615 milioni). La voce
principale resta quella dei mobili, ma al secondo posto troviamo la voce
“aeromobili e veicoli spaziali”. Di rilievo anche l’export di abbigliamento,
calzature, macchinari. L’Italia insulare, infine, è passata da circa 184
milioni di Euro nel 2000 ai 241 del 2001, mentre il primo semestre 2002
ha totalizzato esportazioni per circa 217 milioni di Euro. Gli scambi con gli
Usa sono dominati dai prodotti petroliferi raffinati, dai prodotti chimici e
dai prodotti alimentari (soprattutto dal comparto dei lattiero-caseari, dei
prodotti ittici e delle bevande). Ma le prime voci dell’export insulare
comprendono anche pietre da taglio e da costruzione, prodotti ceramici e
macchinari. Per quanto riguarda, infine, le esportazioni USA in Italia,
prevalgono prodotti industriali, macchinari, prodotti chimici e
farmaceutici. Alcuni comparti hanno fatto registrare negli ultimi anni ritmi
di crescita significativi e hanno permesso agli USA di realizzare
consistenti attivi commerciali, è il caso delle macchine e apparecchiature
elettriche di precisione, ma anche dei prodotti chimici e delle fibre
sintetiche, cresciuti costantemente da qualche anno a questa parte, come
anche i mezzi di trasporto.
Interscambio commerciale
Interscambio Italia - Stati Uniti
trend 2002-2001-2000
Esportazioni
Importazioni
Saldo
Fonte ISTAT agg. Giugno 2003
Principali trattati
2002 valore in € 2001 valore in € 2000 valore in €
25,854,274,725 26,242,792,369 26,659,245,734
12,506,542,757 12,891,527,857 13,516,924,035
13,347,731,968 13,351,264,512 13,142,321,699
Principali Trattati tra Italia e Stati Uniti
Proprietà industriale
1 giugno 1882 – Washington, dichiarazione per la
reciproca protezione dei marchi di fabbrica e di
commercio (RD 987 del 29 agosto 1882 - GU 233
del 5/10/1882 durata indeterminata)
Tariffe doganali e pagamenti
6 dicembre 1945 – Washington, scambio di note per
la ripresa delle relazioni commerciali (Reg. ONU
27/47 durata indeterminata)
Trattato di amicizia, commercio e
navigazione
Con protocolli , 2 febbraio 1948 – Roma, in vigore
dal 26 luglio 1949 durata indeterminata, rinnovo
tacito, denuncia ad un anno
concessione di compenso nel quadro
GATT
7 marzo 1962 – Ginevra Scambio di note che
stabilisce la concessione, per alcuni provvedimenti
tariffari adottati dagli Stati Uniti d’America. In vigore
dal 7 marzo 1962
Prestiti, investimenti, regolamenti finanziari 28 dicembre 1951 – Roma, scambio di note relativo
e patrimoniali
agli investimenti statunitensi in Italia nel quadro del
“Economic Cooperation ACT” del 1948 come
emendato. In vigore dal 28 dicembre 1951 durata
indeterminata
Accordo sugli investimenti statunitensi in
Italia
18 ottobre 1957 – Roma, scambio di note recante
emendamento Accordo del 28 novembre 1951. In
vigore dal 18 ottobre 1957 durata indeterminata
Società finanziarie
30 dicembre 1981 – Roma, scambio di note
concernente l’apertura di un ufficio della BNL nella
sede dell’Ambasciata USA a Roma. In vigore dal 25
gennaio 1982
Cooperazione economica industriale
6 gennaio 1982, scambio di note sulle procedure per
la certificazione all’esportazione dall’Italia verso gli
USA di partite d’acciai al nichel, con allegato
accordo. In vigore dal 6 gennaio 1982
Accordo sulla certificazione all’esportazione 8 agosto 1983 – Washington, scambio di lettere, che
dall’Italia verso gli USA di acciai al nichel
modifica l’accordo del 6 gennaio 1982. In vigore
dall’8 agosto 1983
Convenzione per evitare doppie imposizioni 17 aprile 1984 – Roma, in materia di imposte sul
reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con
protocollo e scambio di lettere. In vigore dal 30
dicembre 1985 durata indeterminata, denuncia a 6
mesi. G.U. n.303SO del 27/12/85. Legge 763
dell`11/12/85 -
Convenzione per evitare le doppie
imposizioni
30 dicembre 1985 – Washington, scambio di note
interpretativo della in materia di imposte sul reddito e
per prevenire le evasioni fiscali del 17 aprile 1984. In
vigore dal 30 dicembre 1985 Comunicato GU 32
dell’8/2/1986
Accordo sull’assistenza amministrativa dazi e servizi doganali
15 novembre 1985 - New York, accordo di mutua
assistenza per la prevenzione e la repressione delle
violazioni doganali. In vigore dall’1 novembre 1989
Accordo di cooperazione scientifica e
tecnologica
firmato il 1° Aprile 1988, emendato ed esteso il 4
Ottobre 1998
Informazioni di viaggio
Prefissi internazionali
00 1, prefisso per il Paese + codice di zona + numero da chiamare
Codici di zona divisi per Stato (agg. 2 maggio 1999)
Codice St.: Stato; TZ: Zona
Fuso orario
Rispetto all’orario del Meridiano di Greenwich, gli Stati Uniti sono indietro,
secondo la zona, di:
Zona Orientale: 5 Alaska: da Ketchikan a Skagway 8
Zona Centrale: 6 Skagway a 141° ovest 9
Zona Montagne: 7 da 141° ovest a 162° ovest 10
Zona Pacifico: 8 162° ovest al punto più ad est 11
Hawaii: 10
Rispetto all’Italia aggiungere 1 ora
Visto
E’ sufficiente il passaporto per i primi tre mesi di soggiorno. Per ottenere
permessi di soggiorno lavorativi, è possibile ottenere informazioni
direttamente al Consolato USA in Italia.
Nuove disposizioni per l'ingresso negli Stati Uniti - Visa Waiver
Programme (agg.25 settembre 2003).
Le autorità stunitensi hanno confermato che i cittadini dei seguenti paesi
in cui è prevista l'eliminazione del visto USA hanno ottenuto un
estensione ai requisiti per i passaporti a lettura ottica fino al 26 ottobre
2004.
(Australia, Austria, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Islanda,
Irlanda, Italia, Giappone, Monaco, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia
Portogallo, San Marino, Singapore, Spagna, Svezian, Svizzera, Regno
Unito).
Questo significa che i cittadini di questi paesi potranno continuare a
viaggiare negli USA con il Programma di eliminazione del visto,
utilizzando un documento non a lettura ottica fino al 26 ottobre 2004.
Dopo tale data tutti i cittadini dei paesi in cui è prevista l'eliminazione del
visto USA dovranno presentare un passaporto a lettura ottica valido
oppure dovranno ottenere un visto USA prima di viaggiare negli Stati
Uniti.
Paesi che non hanno ottenuto un estensione ai requisiti MRP
I governi di Andorra, Brunei, Liechtenstein, Lussemburgo e Slovenia non
hanno richiesto un estensione alla scadenza MRP perché praticamente
tutti i loro cittadini dispongono già di passaporti a lettura ottica. Se un
cittadino di uno di tali cinque paesi fosse ancora in possesso di un
passaporto tradizionale, a partire dal 1° ottobre 2003 dovrà ottenere un
visto USA prima di viaggiare oppure dovrà richiedere un passaporto a
lettura ottica.
Passeggeri in transito - nuove regole sui visti per gli Stati Uniti dal 2
agosto 2003.
Anche i passeggeri in transito negli aeroporti americani per raggiungere
altri paesi devono disporre del visto di ingresso negli Stati Uniti. Il
Dipartimento per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti ha infatti
annunciato che, a partire dal 2 agosto 2003, gli accordi internazionali di
transito "Transit without Visa" e "International to International" sono stati
sospesi.
Il Programma "Viaggio Senza Visto" (Visa Waiver Programme,
VWP)consente ai cittadini di determinati paesi di recarsi negli Stati Uniti
senza dover richiedere il visto di ingresso prima della partenza.
Possono usufruire del VWP i cittadini dei seguenti paesi:
(Andorra, Australia, Austria, Belgio*, Brunei, Danimarca, Finlandia,
Francia, Germania, Giappone, Irlanda, Islanda, Italia, Liechtenstein,
Lussemburgo, Monaco, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Portogallo,
Regno Unito, San Marino, Singapore, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera)
* A partire dal 15 maggio 2003, i cittadini belgi che desiderino viaggiare
ai sensi del Programma "Viaggio Senza Visto" (VWP) dovranno esibire un
passaporto a lettura ottica. I titolari di passaporti belgi vecchio modello
devono ottenere un visto di ingresso negli Stati Uniti prima della
partenza.
Altri requisiti per viaggiare ai sensi del VWP sono che:
-il motivo del viaggio sia per affari, turismo o solo transito e che
il soggiorno negli Stati Uniti non superi i novanta giorni;
-il viaggiatore sia in possesso di biglietto di andata e ritorno o di
prosecuzione del viaggio (o ricevuta di biglietto elettronico) e che
presenti un modulo I-94W debitamente compilato alle autorità al suo
arrivo negli Stati Uniti. (Questi moduli sono disponibili al check-in o a
bordo.)
Modifiche al Programma "Viaggio senza visto" (Visa Waiver Programme,
VWP) a partire dal 26 ottobre 2004.
Dal 26 ottobre 2004, TUTTI i passeggeri che desiderino recarsi negli Stati
Uniti ai sensi del Programma "Viaggio Senza Visto" (Visa Waiver
Programme, VWP) dovranno esibire un passaporto a lettura ottica valido.
I passeggeri che desiderino recarsi negli Stati Uniti ai sensi del VWP con
un passaporto vecchio modello, non a lettura ottica, o i bambini iscritti
sul passaporto di un genitore dovranno richiedere un visto valido di
ingresso negli Stati Uniti.
Un passaporto a lettura ottica riporta i dati personali del titolare, come
nome, data di nascita, nazionalità, e il numero del passaporto scritti su
due righe nella parte inferiore della pagina dove compare la foto. Questo
testo può essere letto otticamente dalla macchina.
Come ottenere il visto di ingresso
I viaggiatori che necessitino del visto di ingresso negli Stati Uniti devono
contattare l'Ambasciata americana nel proprio paese. I passeggeri che
desiderino recarsi negli Stati Uniti e necessitino di un visto di ingresso,
devono prendere un appuntamento per un colloquio presso l'Ambasciata.
Le procedure per la richiesta di un visto per l'ingresso negli Stati Uniti
può richiedere diverse settimane.
Nota: non è possibile ottenere il visto lo stesso giorno.
Settimana lavorativa
Solitamente la settimana si svolge dal lunedì al venerdì in orario
continuato dalle 9.00 alle 17.00. Comunque, a seguito di liberalizzazioni
statali e locali e particolari disposizioni delle Autorità competenti, gli orari
possono variare da Stato a Stato
Principali festività
1° gennaio (anno nuovo);
15 gennaio (compleanno di Martin Luther King);
3° lunedì di febbraio (Gionata del Presidente);
Lunedi’ di Pasqua (Pasquetta);
Ultimo lunedì di maggio giorno della commemorazione
4 luglio (Festa dell’Indipendenza);
1° lunedì di settembre (Festa del lavoro);
2° lunedì di ottobre (Columbus Day);
11 novembre (Giornata dei veterani);
ultimo giovedì di novembre (Giornata del Ringraziamento);
25 dicembre (Natale).
Principali indirizzi utili
Ambasciate e Consolati in Italia
Ambasciata USA MELVIN F. SEMBLER Ambasciatore (solo
gradimento) (23 luglio 2001) WILLIAM PINCKNEY POPE Ministro
Consigliere (Vice Capo Missione) ed Incaricato d'Affari (28 agosto
1999 ELISABHET B. BERRY Ministro Consigliere (2 marzo 1997)
Via Veneto 119a Roma, Palazzo Margherita
Tel. (06) 46741 fax. (06) 46742356
Sezione visti Tel. (06) 46742440
Servizio informazioni Via Boncompagni, 2
Tel. (06) 46741
www.usis.it
Consolato degli Stati Uniti - Firenze - Console Generale Daria M.
Hollowell
Lungarno Vespucci, 38 - 50123 FIRENZE
Tel. 055-239-8276
Fax. 055-284-088
[email protected]
http://www.usembassy.it/florence/
Consolato degli Stati Uniti - Napoli - Console Generale Clyde
Bishop
Piazza della Repubblica 80122 Napoli
Tel. 081-5838-111
Fax. 081-7611-869
http://www.usembassy.it/naples/
Ambasciate e Consolati all'estero
Boston (Massachusetts) - Consolato Generale - Cons. Gen.
Pierluigi Squillante
100, Boylston Street - Suite 900 - Boston, MA 02116
Tel. 001617 5420483/4
Fax 5423998
[email protected]
www.italianconsulateboston.org
Chicago (Illinois) - Consolato Generale - Cons. Gen. Enrico
Granara
500, North Michigan Avenue - Suite 1850 - Chicago, IL 60611
Tel 001312 4671550/1/2/3
Fax 4671335
[email protected]
http://www.italconschicago.org
Detroit (Michigan) - Consolato I cl.
535 Griswold, Buhl Building Suite 1840 - Detroit, Michigan - 48226.
Tel. 001313 9638560 - Fax 9638180
[email protected]
www.italconsdetroit.org
Houston (Texas)- Consolato Generale - Cons. Gen. Massimo
Rustico
1300, Post Oak Boulevard, -Suite 660 - Houston, TX 77056
Tel. 001713 8507520/1
Fax 8509113
[email protected]
www.italconshouston.org
Los Angeles (California) - Consolato Generale
Cons. Gen. Massimo Roscigno
12400, Wilshire Blvd., Suite 300 - Los Angeles, CA 90025
Tel. 001310 8266207/ 8263832/ 8200622 - Fax 8200727
[email protected]
www.conlang.com
Miami (Florida) - Consolato Generale - Cons. Gen. Giuseppe
Morabito
Ponce De Leon Blvd - suite 590 - Coral Gables, Miami FL 33146
Tel. 001305 3746322
Fax 3747945
[email protected]
www.italconsmiami.com
New York - Consolato Generale - Cons. Gen. Giorgio Radicati
690, Park Avenue - New York, NY 10021
Tel. 001212 77379100 / 4398600
Fax 2494945
[email protected]
www.italconsulnyc.org
Newark - Vice consolato - Vice Cons. Mauro Lorenzini
744, Broad Street, Suite 2800 - Newark, NJ 07102
Tel. 001973 6431448 - Fax 6433043
[email protected]
http://www.reference.it/vcnewark
Philadelphia (Pennsylvania) - Consolato Generale - Cons. Gen.
Lorenzo Mott
1026, Public Ledger Bldg. - 100 South 6th Street - Philadelphia, PA 19106
- 3470
Tel. 001215 5927329
Fax 5929808
[email protected]
http://www.italconphila.org
San Francisco (California) - Consolato Generale - Cons. Gen.
Francesco Sciortino
2590, Webster Street - San Francisco, CA 94115
Tel. 001415 9314924/5/6
Fax 9317205
consolato@italcons-sf-org
www.italcons-sf.org
Washington D.C. - Ambasciata d'Italia - Amb. FERDINANDO
SALLEO
3000 Whitehaven Street, NW Washington DC 20008
Tel. 001202 6124400
Fax 5182154
[email protected]
www.italyemb.org
Camera di Commercio Italiana
Chicago Presidente : Richard Augustine / Segretario Generale
:Giuseppe Pinna
Camera di Commercio Italo-Americana, Chicago
30 South Michigan Avenue - Suite 504 - Chicago - IL 60603 IL
Tel. (+1 312) 5539137 - Fax (+1 312) 5539142
[email protected]
www.italchambers.net/chicago
Houston
Camera di Commercio Italo-Americana, Houston
Presidente : Luciano Topi / Segretario Generale : Paolo Fronza
4605 Post Oak Place Drive, Suite 226 - Houston - TX 77027
Tel. (+1 713) 6269303 - Fax (+1 713) 6269309
[email protected]
www.italchambers.net/texas
Los Angeles
Camera di Commercio Italo-Americana, Ovest
Presidente : Duccio Mortillaro / Segretario Generale : Paola De Mari
10350 Santa Monica Blvd., Suite 210 - Los Angeles - 90025
Tel. (+1 310) 5573017 - Fax (+1 310) 5571217
[email protected]
www.italchambers.net/losangeles
Miami
Camera di Commercio Italo-Americana, Sud-Est
Presidente: Cesare Sassi / Segretario Generale: Laura Reitano
270 N.E. 4th Street suite 2 Miami FL 33129
Tel. (+1 305) 5779868 - Fax (+1 305) 5773956
[email protected]
www.italian-chamber-miami.com
New York
Camera di Commercio Italo-Americana
Presidente: Graziano de Boni/ Segretario Generale: Franco De Angelis
730 Fifth Avenue, Suite 600 - New York - 10019
Tel. (+1 212) 4590044 - Fax (+1 212) 4590090
[email protected]
www.italchambers.net/newyork
Philadelphia
Camera di Commercio Italo-Americana - Mid-Atlantic Chapter
Presidente: Mr. Frank Giardini / Segretario Generale: Mr. Roberto Magello
200 South Borad St., Suite 700 - Philadelphia - PA 19102
Tel. (001215) 7903778 - Fax (001215) 7903600
[email protected]
Istituto Nazionale per il Commercio Estero - I.C.E
Italian Trade Commission - Atlanta
233 Peachtree Street. N.E. Peachtree Center
Harris Tower, Suite 2301 - Atlanta, GA 30343
Tel. (+1 404) 5250660 - Fax (+1 404) 5255112
Stati di Competenza: Alabama, Arkansas, Florida, Georgia, Louisiana,
Mississippi, North Carolina, South Carolina, Oklahoma, Tennessee,
Virginia, West Virginia e Giamaica
[email protected]
Italian Trade Commission - Chicago
401 North Michigan Avenue - Suite 3030 Chicago, IL 60611
Tel. (+1 312) 6704360 - Fax (+1 312) 6705147
Stati di Competenza: Illinois, Indiana, Iowa, Kansas, Kentucky, Michigan,
Minnesota, Missouri, Nebraska, North Dakota, Ohio, South Dakota,
Wyoming
[email protected]
Italian Trade Commission - Los Angeles
1801 Avenue of the Stars - Suite 700 Los Angeles, CA 90067
Tel. (+1 323) 8790950 - Fax (+1 310) 2038335
Stati di Competenza: Alaska, Arizona, California, Colorado, Hawaii, Idaho,
Montana, Nevada, New Mexico, Oregon, Texas, Utah, Washington,
American Samoa, Guam, Palau, The Northern Marianas.
[email protected]
Italian Trade Commission - New York
33, East 67 Street - New York N.Y 10021
Tel. (+1 212) 9801500 Fax. (+1 212) 7581050
Stati di Competenza:: Connecticut, District of Columbia, Delaware, Maine
Maryland, Massachusetts, New Hampshire, New Jersey, New York,
Pennsylvania, Island, Vermont, Bahamas, Bermuda, Puerto Rico, US
Virgin Islands
[email protected]
Italian Trade Commission - Seattle
1420 FIFTH AVENUE, SUITE 2670
SEATTLE, WA 98101
Tel. (+1 206) 3980530
Fax. (+1 206) 3980532
Stati di competenza: Washington, Alaska, Idaho, Montana, Oregon,
Wyoming, Hawaii, Utah
[email protected]
Rappresentanza Unione Europea
2300 M. Street, 3rd floor, NW - DC 20037 Washington Capo
Delegazione: BURGHARDT Gunter
Tel. (+1 202) 8629500-1-2 Fax (+1 202) 4291766
[email protected]
www.eurunion.org
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