Un albo per il culto a Milano

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Un albo per il culto a Milano
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25-10-2012
18:59
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Italia
Islam a Milano
Un albo per il culto
L
a Giunta Pisapia ha mantenuto fede ai
buoni propositi espressi, in campagna
elettorale, nei confronti della comunità
islamica milanese, avviando un percorso di
studi sulle problematiche legate al culto con
l’obiettivo di farvi fronte nel pieno rispetto
delle leggi sulla libertà religiosa.
Lo scorso luglio, in un’ottica d’apertura
e ascolto, ha emesso la delibera n. 447545
che precisa le linee di indirizzo per «la promozione del dialogo interreligioso e per il
sostegno del diritto della libertà di culto di
tutte comunità religiose presenti nel territorio», anche di quelle non munite d’intesa
con lo stato. Impegnata a «rendere operative tutte le proprie competenze in materia di diritto di libertà religiosa per la costruzione di una cittadinanza condivisa»,
l’amministrazione comunale di Milano ha
deciso di avvalersi della consulenza gratuita
del «Gruppo di lavoro per il dialogo interreligioso» composto da esperti nelle discipline legate alle tematiche religiose sotto il
profilo socio-culturale e giuridico (Paolo
Branca, Alessandro Ferrari, Silvio Ferrari, Natascia Marchei), i quali hanno già incontrato
i rappresentanti delle varie realtà confessionali, individuando in primis problematiche inerenti all’esercizio del culto in luoghi
dignitosi.
Il dialogo avviato ha condotto l’équipe
di esperti a definire le caratteristiche che, in
conformità alla legislazione vigente, devono
essere proprie delle associazioni religiose
che desiderano praticare il culto nei locali di
loro proprietà. Il passo successivo prevede
poi la costituzione di un «Albo pubblico
delle associazioni e organizzazioni religiose»
che, in possesso dei requisiti previsti, potranno richiedere la messa a norma dei locali
adibiti al culto, ovvero il cambio di destinazione d’uso se già collocati in zona servizi; altrimenti accedere a un bando per l’assegnazione di aree pubbliche, appositamente
individuate dall’amministrazione per le comunità religiose. Un simile intervento ha
avuto precedenti solo nella città di Torino,
dove l’assessore all’Urbanistica, integrazione
e nuove cittadinanze Ilda Curti ha disposto
la riqualificazione di un’area industriale dismessa, ricavandone sette ambienti, nessuno dei quali però è stato dato ai musulmani perché troppo numerosi.
L’accesso all’Albo è condizionato non
solo da precisi requisiti, ma anche dalla sottoscrizione di un «Protocollo d’impegno»
con l’amministrazione comunale al fine di
garantire un ordinato svolgimento del culto
nel rispetto dell’ordinamento giuridico italiano e della civile convivenza, nonché la
realizzazione di momenti di incontro, di dialogo e confronto. Nello specifico le associazioni iscritte all’Albo sono chiamate a
partecipare alla costituzione di una «Conferenza permanente delle confessioni religiose».
Il Coordinamento
delle associazioni islamiche
È proprio in quest’orizzonte di apertura
e disponibilità politica che si colloca il Coordinamento delle associazioni islamiche di
Milano (CAIM), attualmente composto da 14
realtà organizzate sunnite comprendenti
centri islamici di differente riferimento etnico, gruppi giovanili e femminili.1
«Lo scopo del CAIM – spiega il coordinatore Davide Piccardo – è quello di elaborare insieme soluzioni, proposte e d’instaurare un dialogo costruttivo intra-musulmano
e con le Istituzioni. In quanto cittadini milanesi, noi vogliamo giocare un ruolo positivo
e attivo nella costruzione di una città equa,
includente, tollerante e rispettosa delle legalità e della diversità attraverso un percorso
di partecipazione, un rapporto di cooperazione costante ed efficace con l’amministrazione». Chiosa poi Piccardo: «E l’associazionismo islamico può con attività religiose,
educative e culturali operare fungendo da integratore sociale e disattivando potenziali
conflitti».
L’8 agosto una delegazione del CAIM, ricevuta dal vice sindaco Maria Grazia Guida,
ha sottoposto all’amministrazione quattro
richieste che riflettono l’urgenza dell’avvio
di un dialogo responsabile. Di fatto si chiede:
un interlocutore unico; un impegno tempestivo per risolvere le situazioni più critiche
(per es. quella di Viale Jenner che vede dal
2008 i fedeli al Palasharp per la preghiera del
venerdì); un gruppo permanente per il dialogo; infine una commissione di studio sulle
soluzioni giuridiche e urbanistiche.
Pur soddisfatto della volontà e disponibilità politica, Piccardo evidenzia tuttavia
l’incapacità delle istituzioni di pensare ed
elaborare soluzioni in sinergia con la comunità musulmana, lamentando innanzitutto
la mancanza di musulmani all’interno del
«Gruppo di lavoro per il dialogo interreligioso». Ad ogni modo, tali istanze sono
state già recepite da Palazzo Marino, che
prevede di sottoporre al CAIM soluzioni
concrete per i casi più urgenti e attivare la
procedura per l’iscrizione all’Albo entro la
fine dell’autunno. Il prossimo passo del
CAIM, invece, consisterà nell’attivarsi anche a livello provinciale nella direzione
Monza-Brianza.
Infine, il sindaco Pisapia ha chiaramente
manifestato la precisa volontà di trattare
«la questione islamica» in termini tecnici,
de-islamizzandola e slegandola dal turnover
politico, così da porre fine alle strumentalizzazioni per meri interessi elettorali. Ha
avviato un percorso di formalizzazione seria
che responsabilizza le leadership musulmane (dovranno infatti garantire conformità
ai requisiti per l’iscrizione all’Albo), senza ingerirsi nella gestione interna dell’associazione, nella scelta della ragione sociale, nei
rapporti di affiliazione nazionale-internazionale, come invece era accaduto nelle amministrazioni precedenti e nei casi di Genova, Colle Val d’Elsa e Bologna. Il vantaggio
di tale intervento amministrativo, che fa seguito all’istanza di una particolare realtà religiosa, giunge però a beneficio di diversi
altri gruppi: per esempio gli evangelici, che
vivono situazioni simili di «nascondimento»
in garage e appartamenti.
Milano, dunque, città-laboratorio nazionale dell’esercizio del diritto alla libertà di
culto? Staremo a vedere.
Maria Bombardieri
1
Si tratta di: Associazione islamica di Milano
(Cascina Gobba), Istituto culturale islamico (Viale
Jenner), Islamic Forum-Associazione culturale
Bangladeshi, Associazione donne musulmane
d’Italia (ADMI), Associazione di welfare islamica di
Milano, Associazione culturale al Nur Italia, Comunità islamica di Milano (comunità turca), Giovani musulmani d’Italia (GMI), Nuova associazione
culturale islamica Dar al Quran, Alleanza islamica
d’Italia, Associazione Fajr (via Quaranta), Bangladesh cultural & welfare Association, Associazione
Touba (comunità senegalese) e Associazione
Asiam (comunità albanese).
IL REGNO -
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