Anno 2016 maggio - S_G_Il Piano Marshall e miracolo economico

Transcript

Anno 2016 maggio - S_G_Il Piano Marshall e miracolo economico
Il Piano Marshall Il Piano Marshall, ufficialmente chiamato piano per la ripresa europea (European Recovery Plan) a seguito della sua attuazione, fu uno dei piani politico-­‐economici statunitensi per la ricostruzione dell'Europa dopo la Seconda Guerra mondiale. Il discorso con cui l'allora segretario di Stato statunitense George Marshall annunciò al mondo, il 5 giugno 1947 dall'Università di Harvard, la decisione degli Stati Uniti di avviare l'elaborazione e l'attuazione di un piano di aiuti economico-­‐finanziari per l'Europa che poi, per convenzione storiografica, sarebbe stato noto come "Piano Marshall", fu senza dubbio uno dei momenti più importanti della storia della politica internazionale nell'immediato secondo dopoguerra. Marshall affermò in quell'occasione che l'Europa avrebbe avuto bisogno, almeno per altri 3-­‐4 anni, di ingenti aiuti da parte statunitense e che, senza di essi, la gran parte del vecchio continente avrebbe conosciuto un gravissimo deterioramento delle condizioni politiche, economiche e sociali. Pur rimanendo sul vago, relativamente a quelli che avrebbero dovuto essere i caratteri del Piano, […] il segretario di Stato si augurò che da esso sarebbe potuta scaturire […] una nuova e più proficua epoca nella collaborazione tra le due sponde dell'Atlantico […]. [Il Piano M. prevedeva] uno stanziamento di poco più di 14 miliardi di dollari per un periodo di quattro anni. Con l'obiettivo di favorire una prima integrazione economica nel Continente, nacque contestualmente al Programma anche l'Organization for European Economic Cooperation (OEEC, in italiano OECE), organismo sostanzialmente tecnico in cui i programmatori inviati da Washington cercarono di spingere gli europei ad utilizzare gli aiuti non per fronteggiare le contingenze del momento, quanto piuttosto per avviare un processo di trasformazione strutturale dell'economia dei loro Paesi. Contrariamente a quanto auspicato, pur non opponendosi alla stabilizzazione delle loro valute ed all'implementazione del commercio internazionale specie con gli Stati Uniti, la quasi totalità dei Paesi beneficiari chiese alla Economic Cooperation Administration (ECA), l'ufficio preposto alla collazione degli aiuti, di poter utilizzare i finanziamenti forniti dall'ERP per l'acquisto di generi di prima necessità, prodotti industriali, combustibile e, solo in minima parte, macchinari e mezzi di produzione. Nello stesso tempo diverse centinaia di consiglieri economici statunitensi furono inviati in Europa, mentre fu consentito a studiosi ed esperti europei di visitare impianti industriali e di frequentare corsi d'istruzione negli Stati Uniti. Il Piano terminò nel 1951, come originariamente previsto […]. Il Piano consentì all'economia europea di superare un momento di indubbia crisi e favorì una ripresa che già nel 1948 era evidente […]. I risultati furono poi senza dubbio positivi, almeno nell'ottica degli Stati Uniti e dei sostenitori dell'economia di mercato, sotto il profilo della diffusione in Europa – favorita da una capillare azione di propaganda – di concetti quali la "libera impresa", lo "spirito imprenditoriale", il "recupero di efficienza", l'"esperienza tecnica" e la "tutela della concorrenza", allora in alcuni Paesi quasi del tutto assenti. Inoltre esso indicò agli europei che l'interdipendenza poteva costituire una soluzione alle tensioni ed ai conflitti, che da sempre avevano caratterizzato la loro storia. Sul piano interno, poi, l'aiuto statunitense consentì alle fragili democrazie occidentali di rilassare le politiche di austerità e di migliorare le condizioni di vita delle popolazioni. [Testo semplificato tratto da https://it.wikipedia.org/wiki/Piano_Marshall] Il «miracolo economico» Italiano Nel periodo che va dal 1953 al 1963 un impetuoso e veloce sviluppo industriale trasformò in Italia il modo di vivere, le abitudini della popolazione, l'aspetto delle città e il paesaggio. Si parlò allora di un «miracolo» perché nessuno aveva previsto uno sviluppo simile, nonostante le indubbie capacità di ripresa mostrate dall'economia italiana negli anni del dopoguerra. Questa fase viene chiamata anche boom, termine inglese che indica appunto, nel linguaggio giornalistico, un momento di rapida espansione economica. Nel 1950 la produzione industriale aveva superato, per la prima volta dopo la guerra, i livelli raggiunti ne11938. La ripresa era quindi confermata dai dati, ma l'Italia era ancora un Paese in cui l'agricoltura assorbiva il 44% degli occupati, l'industria il 29% ed il terziario il 27%. Nel 1958 avvenne il sorpasso da parte dell'industria e già nel 1960 il terziario era il settore che contava la maggior percentuale degli occupati. È evidente, perciò, che nel giro di pochi anni l'Italia assunse la struttura delle società più avanzate. Molteplici fattori furono alla base del «miracolo economico»: -­‐ Una ampia disponibilità di manodopera: infatti era elevato sia il numero di disoccupati sia il numero di emigrati dal Sud che potevano essere assorbiti dall'industria; -­‐ I salari relativamente bassi, che perciò incidevano poco sul costo e1prodotto finito; -­‐ I prezzi bassi delle materie prime di cui l'Italia, basata su un'industria di trasformazione, aveva bisogno; -­‐ L'adozione di tecniche avanzate «copiate» da altri Paesi che le avevano per primi elaborate e sperimentate, sostenendo quindi il costo della ricerca. Occorre poi aggiungere la spinta data allo sviluppo dal desiderio di tante persone, appartenenti a tutti i livelli sociali, di raggiungere il benessere, lasciando alle spalle gli anni difficili e bui della guerra. http://www.ettorepanella.com/dmdocuments/Tesina%20Manfredi/web2/Storia.htm La fase di più elevata crescita del nostro sistema economico inizia con il 1958 e finisce nel 1963. Questo avviene grazie a alcuni cambiamenti sociali ed economici: l lo spostamento della forza lavoro dal settore agricolo a quello industriale1; l un’economia legata alle dinamiche dei mercati europei dove le esportazioni divengono prevalenti. l l’edilizia popolare (piano Fanfani) l l’avvio di numerose opere pubbliche l la riforma dell’agricoltura l l’aiuto alle regioni del Sud tramite la “Cassa del Mezzogiorno” Questa trasformazione non coinvolse solo l’Italia ma fu diffusa in tutto l’Occidente industrializzato e venne definita “miracolo economico”; anche la disoccupazione scese in modo inaspettato sotto la soglia, detta “frizionale”, del 3% nel 1962, segnando così in pratica il raggiungimento della piena occupazione. Grazie a questo sviluppo l’Italia riuscì in pochi anni a ridurre il divario storico con i paesi a più vecchia industrializzazione come l’Inghilterra e la Francia. Dal punto di vista sociale aumentò la fabbricazione di: l autoveicoli (dal 1959 al 1963 quintuplicò, salendo da 148 mila a 760 mila unità) l frigoriferi (passarono da 370 mila a un milione e mezzo) l televisori (nel 1954 non erano più di 88 mila e in breve salirono a 643 mila) l Si diffusero le autostrade, grazie alla campagna di opere pubbliche avviata dallo Stato indirizzate ad ampliare il chilometraggio autostradale. l Grazie al progredire del settore dell’edilizia e delle cooperative edili (che edificarono abitazioni e vani a ritmi intensi), anche la costruzione e il mercato delle case di proprietà registrarono un sensibile progresso Questo boom economico rappresenta una rottura con i ruoli e gli stili di vita tradizionali. Dopo le privazioni della guerra, finalmente la progressiva crescita del benessere mostra alla popolazione italiana la strada per l'uscita dal tunnel. Si assiste ad una progressiva ma costante trasformazione degli stili di vita con il prevalere del modello di vita urbano e la rottura con i comportamenti e le regole proprie del mondo contadino. l Il mito americano che imperversa attraverso il cinema e i rotocalchi l Gli elettrodomestici sollevano le donne da una serie di mansioni permettendole di lavorare ed avere del tempo libero l desiderio di una vita migliore per le generazioni future (l'aumento demografico e l'innalzamento della scolarità. l la differenza tra vecchia e nuova generazione (musica, industrie di abbigliamento standardizzato che sostituiscono progressivamente le sartorie) e servizi (locali da ballo, bar) l Con la settimana corta, la produzione di autovetture a costi accessibili e il miglioramento economico nascono così le vacanze di massa, imitazione, a basso costo, della villeggiatura borghese. Non mancavano però autorevoli critiche alla società dei consumi da parte di intellettuali, filosofi e sociologi, che godettero di un ampio seguito fra gli studenti che alla fine degli anni sessanta diedero vita ai primi movimenti di contestazione giovanile. La pubblicità, rinnovata nelle tecniche, nelle professioni e nei mezzi, sembrò esercitare un potere enorme e un'inedita capacità di condizionare gusti e comportamenti di individui e famiglie. L'urbanizzazione, la trasformazione delle abitazioni in senso borghese, la mobilità regalata dall'automobile, la liberazione di una parte del tempo dalle necessità del lavoro portarono ad una radicale trasformazione degli stili di vita e delle aspettative per il futuro degli italiani e soprattutto delle nuove generazioni. (Da http://www.bibliolab.it/boom_ciosf/index.html) 1 L’industria italiana, in questo periodo di sviluppo, divenne il settore trainante, mentre l’agricoltura stava arretrando sensibilmente.(nel 1951 l’agricoltura aveva contribuito al PIL del settore privato per il 23,5% e nel 1963 per il 15,7%, l’industria, negli stessi anni, era passata dal 33,7% al 43,5%)