L`ARTE DEGENERATA: “l`URLO” DI E. MUNCH e “L`AGITATORE” DI

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L`ARTE DEGENERATA: “l`URLO” DI E. MUNCH e “L`AGITATORE” DI
L’ARTE DEGENERATA: “l’URLO” DI
G. GROSZ
E. MUNCH e “L’AGITATORE” DI
3C E 3D si avvicinano all’opera di due grandi artisti Edvard Munch e George Grosz le cui opere furono bollate
come “degenerate” dal regime nazista durante la sua salita al potere: dal 1936 in Germania venne consentita solo
la "Deutsche Kunst" e tutto il resto era degenerato, proibito e perseguitato.
Ciò venne ulteriormente sottolineato dalla mostra “Arte degenerata” che fu allestita a Monaco nel 1937 - in
contemporanea con la mostra della Grande Rassegna di Arte Germanica - e che vide la messa al bando di ben
oltre 650 opere delle avanguardie del XX secolo.
Tra queste “L’agitatore” di George Grosz, rappresentante Hitler di cui Grosz diffidò sempre mettendo tutti in
guardia contro di lui;
Abbiamo così provato a ricreare il quadro da noi scelto tra le opere di Grosz perché particolarmente caricaturale e
grottesco.
Ognuno di noi ha dovuto ricreare un riquadro realizzato con acquarelli e ritocchi a pastello su un fondo carta di
color grigio come nell’opera di Grosz. Il lavoro finale di assemblaggio è quello che ci ha richiesto maggior
attenzione e uno sguardo generale alla globalità dell’opera nonché la necessità di confrontarci e allinearci col lavoro
del compagno.
I CARTELLONI:
1)L’ARTE DEGENERATA significato del termine e cenni storici
2)L’ARTE DI REGIME significato del termine e cenni storici
3)MOVIMENTI ARTISTICI “BANDITI” cioè considerati degenerati dal regime nazista
4)”ARTISTI BANDITI” letterati, pittori, musicisti, registi messi al bando
5)GEORGE GROSZ 1893-1959 vita e opere
6)”L’AGITATORE” spiegazione del quadro e di altre due opere “eclissi di sole” e “le colonne della società”
ARTE DEGENERATA (ENTARTETE KUNST) È UN TERMINE CHE DIVENNE FAMOSO NELLA
GERMANIA DEL REGIME NAZISTA PER INDICARE QUELLE FORME D’ARTE CHE RIFLETTEVANO
VALORI O ESTETICHE CONTRARIE A QUELLA ARIANA.
Con la salita al potere del partito nazista nel 1933, in Germania venne proibita l’esposizione di qualsiasi opera di
avanguardia in musei pubblici e gallerie d’arte e gli artisti vennero messi sotto sorveglianza.
I musei vennero depurati dalle opere cubiste, dadaiste ed espressioniste; infatti Hitler sosteneva che alla base di
questi movimenti nati sul suolo straniero stava una concezione della vita antieroica, che sminuiva l'originario
vitalismo germanico.
Nell'estate del 1937, a Monaco furono allestite due mostre contemporaneamente. La Grande Rassegna di arte
Germanica, che. esibiva le opere di artisti ben accetti al regime, dove si esaltavano eroismo, dignità ariana,
muscoli, fatica ed i valori semplici e sani delle rustiche famiglie lavoratrici dai capelli biondi e gli occhi
azzurri e dove soprattutto facevano mostra di sé innumerevoli ritratti del Führer.
L'altra si svolgeva nella nuovissima Casa dell'Arte Tedesca, terminata quell' anno e progettata da uno dei più
importanti architetti nazisti, Paul Ludwig Troost.
All'interno c'era una mostra grottesca, intitolata "Arte degenerata". Vi erano esposte oltre 650 opere delle
avanguardie del XX secolo, con grande concentrazione di quelle espressioniste, senza cornici e nella più totale
confusione. I titoli erano stati aggiunti dagli organizzatori: un quadro, raffigurante un gruppo di lavoratori agricoli,
era intitolato Contadini tedeschi visti alla maniera yiddish. Un opuscolo fungeva da guida, essenzialmente in senso
concettuale: mostrava al visitatore quale fosse il modo "giusto" di interpretare le opere esposte avvicinandole a
prodotti di dilettanti o di malati di mente. Una condanna ulteriore di tali opere derivava dal fatto che, appartenendo
a istituzioni pubbliche, erano state acquistate col denaro del "popolo lavoratore tedesco".
Adolf Ziegler, che tenne il discorso di inaugurazione della mostra, definì i lavori esposti «prodotti della follia, della
spudoratezza, dell'incapacità e della degenerazione».
ARTE DI REGIME
Il 15 novembre 1933 il ministro della Propaganda nazista Joseph Goebbels formò la Camera della cultura del
Reich (Reichskulturkammer), che di fatto stabiliva quali artisti potevano lavorare e cosa si potesse mostrare al
pubblico: una ferrea censura costrinse i pochi artisti non allineati rimasti in Germania al silenzio.
Hitler voleva che la popolazione fosse circondata da simboli di potere. Allo stesso modo occorreva distruggere le
opere che lanciavano messaggi non rispondenti all’ideologia nazionalsocialista. I movimenti dell’arte moderna,
senza distinzioni, furono presto definiti “degenerati” e “corrotti”.
I nazisti volevano dimostrare che i pittori astratti contemporanei e gli espressionisti trasmettevano valori che
avrebbero ostacolato il ritorno della Germania alla supremazia in Europa inquinando con le loro rivoluzionarie
soluzioni e tecniche la presunta bellezza fisica e spirituale del vero tedesco.
Secondo Hitler, che si considerava egli stesso un’artista, l’uso ardito del colore e di immagini surreali da parte di
questi pittori era una distorsione della natura.
I nazionalsocialisti cercarono di riformare l’intera cultura e di assoggettarla alla loro ideologia. Il nuovo uomomodello doveva corrispondere all’ideale razzista e divenne il soggetto caratteristico e dominante dell’arte
nazionalsocialista. Culto del corpo, unità razziale e forza militare costituiscono la base dell’ideale dei
nazionalsocialisti.
Poiché Hitler si sentiva particolarmente competente nel settore dell’arte e dell’architettura impose l’annientamento
di ogni influsso stilistico moderno internazionale, che doveva essere schiacciato dalla rappresentazione del patetico
eroismo dell’anima e del corpo.
L’Agitatore rappresenta Hitler di cui Grosz diffidò sempre, mettendo tutti in guardia contro di lui: egli
prometteva alle masse il soddisfacimento dei loro bisogni materiali e distribuiva a tutti manganelli, stivali militari e
svastiche.
Da una attenta analisi del quadro del 1928, emerge la solita assemblea di figure grottesche che sta festeggiando un
personaggio al centro del quadro che rappresenta Hitler: questi ha nella mano sinistra un sonaglio, nella destra un
megafono, e sullo sfondo si vede un grande stivale militare.
La figura ha anche una svastica, un cuore e un cappello da nazionalista tedesco, e al suo braccio è appeso un
manganello. Ciò che sta promettendo è indicato nella parte alta del quadro: abbondanza di cibi e bevande, cioè un
grande benessere, con l’aggiunta di piaceri lussuriosi (simboleggiati da un sedere di donna nudo).
Grosz rendeva in forma visiva gli slogan più diffusi dell’epoca.
“Fino ad ora” affermava lo storico H. Heiber, “Adolf Hitler era stato nella politica tedesca un personaggio da
birreria bavarese, una delle numerose e scurrili figure popolari che cercano di cuocere la loro “zuppa” politica su un
debole fuoco di legnetti. Dopo questo anno inizia però la sua ascesa nella politica tedesca, e i fatti si svilupperanno
in modo a lui così favorevole che in pochi ani raggiungerà le più alte cariche politiche”.