La Galleria degli Uffizi costituisce la più grande pinacoteca

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La Galleria degli Uffizi costituisce la più grande pinacoteca
La Galleria degli Uffizi costituisce la più grande pinacoteca rinascimentale esistente, nelle cui
stanze la cultura e le opere del Rinascimento vengono esaltate in modo unico, fondendosi con la
struttura e creando un vero e proprio organismo vitale. Si tratta di una realtà in grado di dialogare
apertamente con il visitatore grazie alla particolare conformazione degli Uffizi stessi: un’ opera d’
arte straordinaria per la sua forma armoniosa e modulata, perfettamente inserita nel contesto
cittadino. L’ edificio, voluto da Cosimo I de’ Medici nel 1561, nacque tuttavia con un altro scopo:
accogliere le sedi delle tredici magistrature fiorentine (dette uffici), collocandoli vicino al palazzo
della Signoria per poterli meglio tenere sotto controllo. I lavori vennero affidati a Giorgio Vasari, il
quale creò un complesso architettonico non accentrato né soverchiante, ma costituito da un
raccordo ritmico di facciate che cingeva il piazzale tra palazzo Vecchio e la Loggia dei Lanzi da un
lato e i loggiati sull’ Arno dall’ altro. L’ ala orientale all’ ultimo piano dell’ edificio venne adibita a
galleria nel 1581 da Francesco I de’ Medici, rendendo gli Uffizi il più antico museo d’ Europa. Tre
anni dopo venne completata anche la Tribuna, progettata da Bernardo Buontalenti; si tratta di una
sala a pianta ottagonale con cupola sovrastante, la cui decorazione risulta essere una complessa
allegoria degli elementi del cosmo. A Francesco I seguì Ferdinando I il quale, sempre coadiuvato
da Buontalenti, completò quella che è considerata la prima fase di realizzazione degli Uffizi. L’ ala
occidentale degli Uffizi era invece occupata da numerosi laboratori di arti minori e dalla
"Fonderia”, nella quale si distillavano profumi e si producevano medicine. Sulla terrazza della
Loggia dei Lanzi si trovavano un giardino pensile ed una serra. Nel 1586 venne realizzato il Teatro
Mediceo, situato nel luogo dove oggi si trova il Gabinetto dei disegni e delle stampe. Gli Uffizi
assunsero sempre più l’ aspetto assai moderno di un centro polifunzionale. Nel Seicento si diede
inizio a raccolte specialistiche di miniature, autoritratti d’ artisti e studi di disegni che ampliarono il
patrimonio della collezione. Straordinari mecenati furono tutti i Medici, non solamente i
granduchi: confluirono infatti negli Uffizi, dalle ville e palazzi di altri componenti della famiglia
immense quantità di capolavori, solitamente lasciati in eredità. Uno dei maggiori collezionisti fu, in
questo senso, il principe Leopoldo, cardinale nel 1667: quasi un quadro su dieci, del patrimonio
degli Uffizi, proviene dalla sua collezione. Ad attirare l’ interesse di Leopoldo erano soprattutto gli
autoritratti dei pittori, i ritrattini miniati e i disegni, da lui raccolti in modo sistematico, che
divennero il patrimonio costitutivo del Gabinetto dei disegni e delle stampe. Nel Settecento si
assistette all’ arricchimento sistematico di bronzi, urne e vasi etruschi; la Galleria divenne così
emblema universale di tutte le componenti della cultura storico artistica. Dal 1723 regnò a Firenze
Gian Gastone de’ Medici, che fece realizzare lo scalone d’ accesso dagli Uffizi alla biblioteca
Magliabechiana; venne inoltre terminata la sala del Medagliere (dove erano esposte tremila
medaglie) e si proseguì la catalogazione per settori. Personalità straordinaria e fondamentale per
la sorte futura degli Uffizi fu Anna Maria Ludovica, ultima discendente della famiglia Medici. Donna
di profonda sensibilità artistica e culturale, cedette tramite una convenzione, stipulata nel 1737, l’
intero patrimonio d’ arte alla nuova dinastia dei Lorena, ponendo tuttavia una clausola nella quale
dichiarava la sua volontà che tutto restasse “dello Stato, per utilità del pubblico e per attirare la
curiosità de’ forestieri non ne sarà nulla trasportato e levato fuori dalla capitale e dallo Stato del
Gran Ducato”. In questo modo riuscì ad evitare la dispersione dalla collezione per motivi dinastico
politici o per alienazione. Sotto il regno di Pietro Leopoldo I (1765-1790), la Galleria venne
trasformata secondo metodi più razionali, cancellando però quella globalità interdisciplinare che
era stata peculiarità degli Uffizi al tempo dei Medici. Alla fine del XVIII secolo la Galleria vantava
opere che andavano cronologicamente dall’ antico Egitto ai contemporanei. Nel secondo e terzo
decennio dell’ Ottocento furono acquisiti dal museo altri capolavori, tra i quali la Nascita di Venere
di Botticelli e Ritratto di Francesco delle Opere di Perugino. Nella seconda metà del XIX secolo
vennero costituiti il museo del Bargello (1864) e il museo di San Marco (1869). Le due nuove
istituzioni museali assorbirono molte importanti opere degli Uffizi, come pure era avvenuto circa
un secolo prima (1785), al momento della fondazione dell’ Accademia di Belle Arti e del museo ad
essa collegato. Tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale si assistette a uno spostamento di
opere dall’ Accademia agli Uffizi, che riguardò ad esempio la Maestà di Cimabue e Giotto, la Sant’
Anna di Masolino e Masaccio, l’ Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano e La Primavera di
Botticelli. Contemporaneamente passarono al museo di palazzo Pitti circa cento opere provenienti
dagli Uffizi. In questo periodo le collezioni vengono riordinate per scuole pittoriche e, nel 1925,
viene riconosciuto nei magazzini del museo il Bacco di Caravaggio, che trovò così una sistemazione
maggiormente adeguata. Gli Uffizi del dopoguerra sono caratterizzati da una sistemazione che
privilegia l’ aspetto temporale. Si mira cioè ad esprimere la contemporaneità di espressioni diverse
, nell’ insieme di trame e di rapporti che variamente collegano artisti di regioni vicine e lontane,
fornendo dunque un’ immagine nuova e più internazionale per il museo.