l`alchimia e le arti - Sillabe, casa editrice

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l`alchimia e le arti - Sillabe, casa editrice
Soprintendenza Speciale
per il Patrimonio Storico,
Artistico ed Etnoantropologico
e per il Polo Museale della città di Firenze
GALLERIA DEGLI UFFIZI
S o p r i n te n d e n za
Sp e cia l e p e r i l Pa t r i m o n i o
Sto r i co, A r ti sti co
e d Etn oa n t ro p o l o g i co e
p e r i l Po l o Mu s ea l e
d e lla ci tt à d i F i re n ze
S o p r i n te n d e n za
Sp e cia l e p e r i l Pa t r i m o n i o
Sto r i co, A r ti sti co
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p e r i l Po l o Mu s ea l e
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S o p r i n te n d e n za
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Sto r i co, A r ti sti co
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S o p r i n te n d e n za
Sp e cia l e p e r i l Pa t r i m o n i o
Sto r i co, A r ti sti co
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p e r i l Po l o Mu s ea l e
d e lla ci tt à d i F i re n ze
L’ALCHIMIA E LE ARTI
La Fonderia degli Uffizi da laboratorio a stanza delle meraviglie
Presidente
Maria Vittoria Colonna Rimbotti
Vice Presidente e AD
Emanuele Guerra
Consiglieri
Patrizia Asproni
Giovanni Gentile
Michele Gremigni
Fabrizio Guidi Bruscoli
Antonio Natali
Elisabetta Puccioni
Maria Oliva Scaramuzzi
Ha contribuito alla realizzazione della mostra
i mai visti XII
capolavori dai depositi degli uffizi
Collegio Sindacale
Enrico Fazzini, Presidente
Francesco Corsi
Corrado Galli
L’ALCHIMIA E LE ARTI
La Fonderia degli Uffizi da laboratorio
a stanza delle meraviglie
I MAI VISTI XII
capolavori dai depositi degli Uffizi
Soprintendente per il Patrimonio Artistico,
Storico ed Etnoantropologico e per il Polo
Museale della città di Firenze
Cristina Acidini
Indice
Galleria degli Uffizi
Sala delle Reali Poste
15 dicembre 2012 - 3 febbraio 2013
Direzione della mostra
Antonio Natali
Mostra e catalogo a cura di
Valentina Conticelli
Progetto di allestimento
Luigi Cupellini con Carlo Pellegrini
Squadra tecnica per l’allestimento
Marco Fiorilli, Michele Murrone,
Demetrio Sorace con Ivana Panti
Progetto e produzione grafica
Stampa in Stampa
Realizzazione dell’allestimento
Ditta Galli
Segreteria scientifica
Giusi Fusco, Marica Guccini
con Rosaria Aversana
Direzione amministrativa
Silvia Sicuranza
Direzione del personale
Isabella Puccini
Dipartimento di Architettura
Antonio Godoli
Responsabile per la sicurezza
Michele Grimaudo
Ufficio Tecnico
Mauro Linari
Coordinamento tecnico
Antonio Russo e Claudia Gerola con
Maurizio Crisante e Giuseppe Russo
Responsabile del decoro
Caterina Campana
Segreteria
Francesca Montanaro, Patrizia Tarchi,
Rita Toma, Barbara Vaggelli
Ufficio Stampa per gli Uffizi
Francesca de Luca, Barbara Vaggelli
Impianto Illuminotecnico
Atlas e Livelux
Segreteria Amministrativa
Gerlando Barbello, Stefania Santucci
Coordinamento del personale
Laura Baroni, Antonella Brogioni,
Alberto Crescioli, Daniela Formigli,
Roberto Rocciolo, Lucia Silvari, Fabio
Sostegni
Controllo termoclimatico
Daniele Borsetti
Elettricisti
Eugenio Brega, Luigi Finelli,
Andrea Marchi
Didattica e guide
Assistenti museali del Polo Museale
Fiorentino; Associazione “Mercurio”;
Laboratorio Didattico “La chiave
magica della Fonderia”, a cura di
Federica Chezzi e Claudia Tognaccini;
Sezione Didattica del Polo Museale
Fiorentino
Ufficio Stampa
Marta Paini – CLP Relazioni Pubbliche
Saggi in catalogo
Gaspare Baggieri
Fausto Barbagli
Valentina Conticelli
Prestatori
Firenze
Accademia della Crusca
Archivio di Stato
Biblioteca degli Uffizi
Biblioteca Marucelliana
Schede
Biblioteca Medicea Laurenziana
Lucia Aquino, Gaspare Baggieri,
Fausto Barbagli, Silvia Ciappi, Valentina Biblioteca Nazionale Centrale
Conticelli, Giusi Fusco, Mino Gabriele, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi
Galleria Palatina, Palazzo Pitti
Maria Cristina Guidotti, Simone
Museo dell’Opificio delle Pietre Dure
Giordani Marica Guccini, Marino
Marini, Annamaria Massinelli, Francesca Museo del Bargello
Montanaro, Rosario Ruggiero Terrone,
Museo di Storia Naturale dell’Università di
Arnaldo Zonca
Firenze, Sezione di Zoologia “La Specola”
Museo Egizio
Referenze fotografiche
Museo Galileo
Archivio Fotografico dell’Accademia
Officina Profumo Farmaceutica di Santa
della Crusca: Nicolò Orsi Battaglini;
Maria Novella
Museo Storico Nazionale dell’Arte
Roma
Sanitaria: Melissa Baggieri e Giovanni
Museo Storico Nazionale dell’Arte
Boccassini; Biblioteca Marucelliana,
Sanitaria
Firenze; Biblioteca Medicea Laurenziana, Istituto Nazionale per la Grafica
Firenze; Biblioteca Nazionale Centrale
di Firenze; Biblioteca Universitaria di
Trasporti
Bologna; Marco Crivellin; Gabinetto
Dafne
Disegni e Stampe degli Uffizi: Roberto
Palermo; Gabinetto Fotografico della
Assicurazioni
SPSAE e per il Polo Museale della città
Fondiaria
di Firenze: Francesco Del Vecchio;
Istituto Nazionale per la Grafica, Roma;
Laboratorio Fotografico del Museo
Galilei, Firenze; Museo di Storia Naturale
dell’Università di Firenze, Sezione di
Catalogo
Zoologia “ La Specola”: Saulo Bambi;
Sillabe - Livorno
Museo dell’Opificio delle Pietre Dure,
Firenze; Museo Egizio, Firenze
Ringraziamenti
Paolo Angelli, Eugenio Alphandery,
Restauri
Archivio del Museo Galileo, Francesco
Rita Alzeni
Del Vecchio, Amelio Fara, Rodolfo
Roberto Buda
Galleni, Piero Marchi, Anna Maria Nistri,
Antonio Casciani
Angela Pintore, Giorgio Strano, Marilena
Marina Ginanni
Tamassia, Rosario Ruggero Terrone,
Elena Prandi
Stefano Vanni
Cristina Samarelli
Presentazioni
Cristina Acidini
Maria Vittoria Colonna Rimbotti
6
7
Cose rare e preziose
9
Antonio Natali
Una storia di storie. La fonderia del Granduca: laboratorio, Wunderkammer e museo farmaceutico
13
Valentina Conticelli
Il laboratorio
Gaspare Baggieri
35
Le produzioni naturali della fonderia medicea: dalla Wunderkammer al Museo illuminista41
Gaspare Barbagli
Catalogo
Sezione I.
La pratica dell’alchimia
50
Sezione II.
Fonderia Medicea
80
Sezione III.
Ritratti di medici, speziali e alchimisti
126
Sezione IV.
Laboratorio e stanza delle meraviglie
134
Appendice documentaria
176
Bibliografia182
All’abituale attrattiva delle mostre della serie “I mai visti” presso le Reali Poste degli Uffizi, quella di
quest’anno unisce il fascino dell’argomento: la rievocazione della “Fonderia” medicea, laboratorio del Rinascimento maturo che nei termini odierni definiremmo multidisciplinare, avanzato, dedito tanto alla ricerca
scientifica quanto alle applicazioni tecnologiche. Nell’anno in cui la Tribuna degli Uffizi, creazione di
Bernardo Buontalenti splendidamente restaurata, riporta alla ribalta la figura del committente il principe
Francesco, indagatore della Natura e sperimentatore di materie e di tecniche, nell’anno in cui una sapiente
illuminazione della Grotta Grande nel giardino di Boboli, progettata per Francesco dal medesimo Buontalenti, trae infinite suggestioni notturne dall’architettura rustica e dagli apparati artistici, cade quanto mai
a proposito la ricomposizione di quell’universo segreto di saperi e di saper fare che è fino a qualche tempo
fa si sarebbe fin troppo rapidamente inquadrato tra le manifestazioni dell’“antirinascimento”, mentre ora
sempre più si tende a scorgere in esso il vivaio delle scienze moderne.
Grazie alla mostra col suo catalogo – mostra voluta da Antonio Natali con la cura di Valentina Conticelli e l’apporto di numerosi collaboratori, esperti e operatori, mostra che gli Amici degli Uffizi hanno reso
possibile con il consueto contributo finanziario, erogato nel segno della generosità e della fiducia – ritrova
il suo posto nella storiografia e nella storia delle arti della Firenze medicea uno straordinario insieme di
percorsi investigativi e di processi produttivi, in cui s’impegnavano risorse ingenti a occuparsi di erboristeria,
farmacologia, cosmetica, alchimia e altro ancora.
Che questa congerie di discipline, poi, venisse esercitata e testimoniata con i linguaggi e le tecniche
delle arti, non sorprende chi abbia qualche familiarità con la storia di Firenze e della Toscana, dove fin dal
più remoto passato un’alta qualità di progetto e di esecuzione ha caratterizzato la filiera della creatività,
dal capolavoro all’oggetto d’uso.
Mentre il progetto “Nuovi Uffizi” procede a grandi tappe con risultati visibili e godibili anche dal
pubblico internazionale entro l’edificio vasariano, la mostra ci trasmette una rinnovata consapevolezza
dell’originaria valenza universale di questo “primo museo dell’Europa moderna”, e restituisce ai luoghi e
alle cose l’ulteriore, invisibile spessore delle storie vissute tra le sue mura.
6
Quest’anno il valore della nuova edizione de “I Mai Visti” unisce al consueto, e qui rinnovato, felice
augurio di buone feste alla città, ai fiorentini e ai visitatori, un’offerta di “bellezza e conoscenza” davvero
curiosa e preziosa. Questa volta non siamo andati a rovistare solo nelle stanze segrete dei Depositi, ma
nella lunga storia della Galleria degli Uffizi, tra le pagine di vicende poco conosciute legate alla nascita
del museo.
Quando il sapere era uno, e magia, scienza, arte, filosofia, alchimia non erano discipline distinte, ma il
mare magnum della conoscenza – di cui si dilettavano a corte i granduchi, alla ricerca di ricette di eternità
e meraviglie – le stanze che oggi occupano una parte della Galleria erano un laboratorio di arti, di prodigi
e invenzioni che dovevano svelare misteri naturali e soprannaturali.
L’esposizione che gli “Amici degli Uffizi” offrono alla città quest’anno esplora questi inizi, quel magma
di artifici un tempo studiati e sperimentati nel terzo Corridoio degli Uffizi, prima che fosse adibito dai
Medici a esposizione delle loro collezioni di quadri e marmi.
Sono quindi grata al direttore della mostra Antonio Natali e alla curatrice Valentina Conticelli per
aver ideato e allestito con entusiasmo e professionalità la mostra “L’alchimia e le arti”, che documenta
appunto questo particolare periodo storico. E ringrazio inoltre i nostri soci per la loro abituale e generosa
fedeltà, nonché l’Ente Cassa di Risparmio e Fondiaria Sai che ci sono stati ancora vicini. Infine, insieme
a tutto il Consiglio degli Amici degli Uffizi, formulo i più sentiti auguri per un sereno e proficuo 2013.
Cristina Acidini
Maria Vittoria Colonna Rimbotti
Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico
e per il Polo Museale della città di Firenze
Presidente Amici degli Uffizi e Friends of the Uffizi Gallery
7
COSE RARE E PREZIOSE
La mostra che in quest’anno 2012 entra nel novero della collana “I mai visti” si configura
agli Uffizi come un corollario della riapertura, nel mese di giugno, della Tribuna restaurata e
riordinata. Quel vano magnifico si offre oggi in una veste capace di restituire le sembianze primitive solo nell’assetto architettonico e nel rivestimento prezioso delle sue pareti, con quel velluto
cremisi che le carte tramandano. Quanto invece v’era collocato in origine è finito quasi tutto
altrove. E però a connotare la nobiltà preziosa della Tribuna erano giusto le rarità che vi s’affollavano. Le voci antiche, infatti, ragionando del luogo sognato dal granduca Francesco I de’ Medici
e disegnato da Bernardo Buontalenti (architetto consentaneo di quel principe estroso e colto), lo
descrivono come un “ricetto di cose rare, e preziose”1; e anche innumerevoli, se prima di parlarne s’avvisa il lettore che saranno soltanto “alcune poche cose”2 quelle di cui sarà fatta menzione.
“Intorno alla Tribuna girano dentro certi palchetti d’Ebano, pieni di statue e di arnesi rarissimi, e sopra ogni stima senza fallo preziosi. E perché sia la vista più nobile, e più sovrana, sotto
alle finestre d’ognintorno è coperto il muro di velluto rosso, quasi insino al piano: onde gran numero di picciole statue di marmo, di bronzo, di argento, di agate, di diaspro, di turchino così ben
dentro vi campeggia, cosi con magnificenza riluce ogni altro ornamento, che è di diversa specie,
che né veder l’occhio sembiante più regio, né pensar puote l’animo ornamento più pregiato”3.
Si prosegue in questa citazione giacché, secondando la memoria di quest’affidabile nostro
cicerone – ch’è poi Francesco Bocchi, cui si deve una letteraria descrizione della Tribuna, vergata
a pochi anni dalla sua nascita –, non solo si assumono informazioni di prima mano riguardo
al corredo della Tribuna, ma anche si fa per noi più perspicua l’immagine di quell’ambiente
davvero inusitato: “Io non dico delle figure de’ quadretti, che sono maravigliose, né de’ bassi
rilievi, che sono rari, né de’ coltelli alla Domaschina, né delle guaine di gioie preziosissime, che
sono messe sotto ad ogni gocciola del palchetto da basso, perché troppo diffuso non sia il ragionamento: ma pur dirò di alcune cose, che più di tutte straordinariamente sono meravigliose”4.
E si rammenta “una testa di un Giulio Cesare di una pietra preziosa, che è turchina, la quale
per artifizio è bellissima”5. Si dice di “una palla di avorio” “dentro ad una palla d’Ebano… rara
per artifizio”6. E altro ancora. Comprese molte cose straordinarie di natura7. Ma soprattutto si
tramanda il ricordo – ed è qui il caso di sottolinearlo – di “un monticello di perle, e di gioie
di ricca vista, e mirabile, fabbricato dalla mano del Gran Duca Francesco: il quale per signoril
diporto col suo nobile intelletto dopo le gravi occupazioni in simili affari era usato d’impiegarsi”.
Anche chi non avesse nozione della personalità di Francesco e conoscesse della Galleria
degli Uffizi (sua creatura) unicamente la funzione di stanze deputate alle opere di pittura e dei
marmi antichi, troverebbe nelle parole della guida cinquecentesca, che s’è presa a viatico, i dati
8
9
Il laboratorio
Gaspare Baggieri
Le tecniche
Per comprendere le pratiche di un laboratorio alchemico e farmaceutico in epoca moderna
facciamo riferimento al trattato di Antonio de Sgobbis da Montagnana del 1667 (riportato in
Conci 1934, p. 139), che descrive le principali tecniche cui le sostanze venivano sottoposte: la
triturazione, che, a seconda del prodotto che si voleva ottenere, era distinta nei trattamenti di
levigazione, sezione, rasione, limazione, cribrazione, frizione, despumazione, chiarificazione, colazione, svaporizzazione, coagulazione, cristallizzazione; l’imbibizione a sua volta corredata da specifiche applicazioni quali la nutrizione, la conditura, l’aromatizzazione, la colorazione, l’amollizione, la condurazione;
la distillazione praticata col metodo dell’ascenso – se destinata alla filtrazione di erbe, di aromi,
di semi, del miele – oppure per descenso – se finalizzata alla distillazione di legni secchi, guaiaco,
ginepro, bosso, cedro –; e ancora col metodo lato (detto anche per inclinazione), che veniva
utilizzato per distillare i legni, i grassi, le ossa, il sangue, le resine, le gomme etc., ricorrendo alla
filtrazione, alla rettificazione o alla coobazione, tecniche adottate per isolare le essenze, le tinture e
gli spiriti; la circolazione, altra variante della distillazione, forse la più importante, sottoponeva
due sostanze al calore per farle evaporare e subito dopo condensare, procedimento che durava
quaranta giorni e dal quale si sperava di ottenere la quinta. Con la pratica della sublimazione
invece, si preparavano i sali mercuriali.
La pratica dell’estrazione era mediata da diverse procedure (espressione, lozione, umettazione,
dissoluzione, deliquio, liquazione, macerazione, infusione, fermentazione, putrefazione, digestione, cozione,
elissazione, assazione); e altrettanto quella della calcinazione (cinefazione, reverberazione, calcinazione
fusoria, calcinazione immersoria o precipitazione, calcinazione illinitoria, calcinazione vaporosa, fumigazione, amalgamazione, combustione, torrefazione, estinzione). Calcinare aveva preciso intento di
togliere l’acqua o l’umidità da un materiale e renderlo polveroso. Per questo motivo si ricorreva
al fuoco naturale o al fuoco potenziale. La calcinazione a fuoco naturale era conosciuta fin
dall’antichità, la cinefazione rendeva in cenere le droghe che potevano derivare dai minerali dai
vegetali e dagli animali. La cenere, miscelata ad acqua, e successivamente filtrata e purificata,
nonché fatta evaporare, lasciava depositati sul fondo del recipiente i sali delle originarie sostanze.
L’incinerazione vera e propria, invece, avveniva a fuoco scoperto. La riverberazione, altra procedura per rendere i metalli polvere, utilizzava fornelli particolari. Mentre la fusione si riconduceva
alla calcinazione fusoria, che si protraeva sino a quando il metallo non era liquefatto. Diversa era
la calcinazione a immersione o corrosione che, anziché il fuoco, utilizzava acidi (cloridrico, nitrico,
solforico) o reagenti (acqua ragia, olio di tartaro), che sciogliendo i metalli lasciavano sul fondo
34 • L’ALCHIMIA E LE ARTI. La Fonderia degli Uffizi da laboratorio a stanza delle meraviglie
35
I.5 - Giovan Battista Nazari
(XVI secolo)
Della tramutazione metallica sogni tre, Brescia, Pietro Maria Marchetti, 1599
in 4°
Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Ald. 2. 6. 5
Di questo autore, che fiorì nella seconda metà del XVI secolo e fu originario di Saiano, oggi Rodengo Saiano (Brescia), non
conosciamo né data di nascita né di morte, benché fosse assai stimato presso i contemporanei per la sua vasta cultura “nelle
lettere, nelle scienze sacre e profane, nelle antichità” come pure in quanto “diligente raccoglitore delle patrie memorie” (Peroni
1816-1823), in particolare scrisse sulla storia e sulle glorie antiquarie della città di Brescia. Ma il titolo che gli conferirà imperitura
fama è il Della tramutazione metallica sogni tre, già menzionata in autorevoli opere alchemiche dei secoli XVI e XVII (dalla Vera
dichiaratione di Evangelista Quattrami del 1587 al Mondo magico degli Heroi di Cesare della Riviera del 1605, al Proteo metallico di
Fulvio Gherli del 1721), e tutt’oggi oggetto di studi. L’edizione del 1599, qui presentata, è quella più completa e curata (anche
perché arricchita di altri testi alchemici come la Canzone di Rigino Danielli e la Concordantia de filosofi) rispetto alla prima edizione
del 1564 e alla seconda del 1572, entrambe apparse presso i Fratelli Marchetti a Brescia. Due improbabili traduzioni in francese
e in latino degli anni 1561 e 1563, che non trovano riscontro bibliografico, sono menzionate da Lenglet Du Fresnoy (1742).
Il viaggio onirico del Della tramutazione ha per modello quello della celebre Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna (Venezia, Aldo, 1499), di cui ricalca l’inizio aurorale e veritiero del sogno e a cui si ispira per le antiquarie invenzioni di architetture,
di epigrafi, di sepolcri e di fontane come per certe figurazioni simboliche: la Sfinge, il labirinto, il ponte, il Dragone dell’isola
di Geber, le sepolture di Platone e quello di Hermete, la piramide, la personificazione sapienziale della “donzella”, etc. Queste
tuttavia sono proposte, sia per le varianti e novità formali che esibiscono sia per l’originalità dei significati, in modo del tutto
autonomo rispetto al modello ovvero in chiave alchemica, come dimostra l’inserimento nel racconto del maestro Bernardo
Trevisano, depositario della vera tradizione di Hermes. L’opera è ornata da numerose xilografie di ottima fattura, che illustrano
le principali tappe del viaggio onirico-alchemico caratterizzato da una struttura mnemonica e immaginale. Attraverso parabole e
simboli, si espone il percorso e la pratica del “divino magistero” dell’aurea metamorfosi. A p. 146 dell’opera si trova una delle più
fortunate immagini fabulose, quella del mostro o “Dracone” mercuriale/solare/lunare (vedi cat. n. II.10), figurazione simbolica
proteiforme che riunisce in sé le componenti e le fasi del processo di trasformazione metallica, sposando figurativamente (oltre
al sole, alla luna e al mercurio stretti in alto dalla coda serpentina) diversi animali del bestiario degli alchimisti: gallo, gallina,
serpente, corvo, cigno, pavone. Notevoli sia la presenza alle pp. 135-144 di una accurata bibliografia di autori e opere alchemiche
(la prima del genere), sia alle pp. 121-124 di un sistema arboreo mnemonico che, con intento didascalico, espone l’articolato processo delle fasi alchemiche. Una copia di questa edizione faceva parte della Biblioteca di Don Antonio de’ Medici (Galluzzi 1982).
Arnaldo Zonca
Bibliografia: Cozzando 1685, p. 115; Lenglet Du Fresnoy 1742, I, pp. 313-315; Peroni 1816-1823, II, pp. 302-303; Ferguson 1906, II, pp. 131-32;
Duveen 1949, p. 426; Gabriele 1980, pp. 43-49; Galluzzi 1982, p. 42; Van Lennep 1985, p. 162; Perifano 2006
66 • L’ALCHIMIA E LE ARTI. La Fonderia degli Uffizi da laboratorio a stanza delle meraviglie
SEZIONE I. LA PRATICA DELL’ALCHIMIA • 67