Scarica

Transcript

Scarica
iDEAL PRIN 2010-2011, U.R. Chieti
*
Produzione ceramica presso il
complesso di San Pelino a Corfinio (AQ):
una rilettura dei dati
N
el settembre del 2013, nell’ambito delle attività del progetto PRIN 2010-2011
“Storia e Archeologia dei paesaggi rurali in Italia fra Tardoantico e Medioevo. Sistemi integrati di fonti, metodi e tecnologie per uno sviluppo sostenibile”, coord. scient. Prof. Giuliano Volpe, l’Unità di Ricerca dell’Università di Chieti, resp.
scientifico Prof. Maria Carla Somma, in collaborazione con la Soprintendenza
Archeologica per l’Abruzzo, nella persona del
funzionario archeologo dott.ssa Cinzia Cavallari, ha ripreso le indagini nell’area retrostante
l’oratorio di S. Alessandro presso il complesso
di San Pelino a Corfinio (AQ). Le indagini, infatti, erano state avviate nel 1988 e erano poi
proseguite fine al 1994 nell’ambito di un importante progetto, frutto di una felice sinergia tra
la Soprintendenza Archeologica per l’Abruzzo,
con il coordinamento scientifico di Adele Campanelli, la Regione, la Provincia e Comune di
Corfinio, che vedeva impegnate le Università
di Catania, nella persona di Edoardo Tortorici,
e di Chieti nella persona di Anna Maria Giuntella, cui era affidato il coordinamento delle indagini per il periodo post-classico (Giuntella
et alii, pp. 483-514).
L’antico municipium di Corfinium, assai imFig. 2 Corfinio - Planimetria delle aree portante in età antica, diviene - tra tardantiindagate
chità e altomedioevo - sede della diocesi detta valvense, toponimo che identifica in età
longobarda anche la sede gastaldale. Tuttavia, sono ancora da chiarire modalità e tempi dell’inserimento della sede vescovile e della nascita del complesso di San Pelino - con
cui la cattedrale si identifica almeno a partire
dall’altomedioevo - in un’area immediatamente suburbana rispetto alla città antica, in una
posizione che trova corrispondenza nelle indicazioni conservate nella tardissima Passio
Sancti Pelini o Peligni, attribuita ai secoli XIXII in cui si legge: “ante portam civitatis corpum meum invenientis” (BHL, II, pp. 961-962,
nn. 6620-21) (Giuntella 2003, pp. 572-576).
La Passio, pur risultando molto complicata e
di difficile interpretazione, tuttavia, sembra celare alcuni importanti elementi di storicità, di
cui si discuterà in altra sede.
Le indagini archeologiche, dopo un limitato
Fig. 3 Tomba a cassone con materiale intervento all’interno dell’oratorio di S. Alessanarchitettonico e epigrafico di riutilizzo
dro nel 1988, si sono concentrate all’esterno, a
* Responsabile Prof. Maria Carla Somma, componenti U.R. Vasco La Salvia, Silvano Agostini, Loredana
Pompilio, Sonia Antonelli, Marzia Tornese, Marco Moderato e Marco Cardinale. Vanno inoltre annoverati gli allievi
e laureandi dell’Università di Chieti che, con la loro disponibilità e il loro entusiasmo, hanno contribuito al felice esito dei lavori: Elisabetta Andreetti, Chiara Casolino, Giulia
Ciccone, Antonello Cimini, Simone D’Amico, Gessica Di
Felice, Cristina Di Giansante, Maria Dormio, Andrea Innocenzi, Maria Teresa La Fratta, Caterina Marrama, Andrea
Panaccio, Giorgio Pavone, Veronica Petraccia, Sara Ranalli, Morena Recchia, Relika Reinmann, Rossano Ricciutelli, Carmen Tanga, Laura Tatasciore.
Fig. 5 Area della fornace su cui sono visibili i resti
dell’acciottolato
Bibliografia
Bonifay 2004 = M. Bonifay, Etudes sur la céramique romaine tardive d’Afrique, BAR Int. Ser. 1301, Oxford 2004.
Giuntella 2003 = A. M. Giuntella, Dieci anni di ricerche nel campo dell’archeologia cristiana in Abruzzo, in 1983-1993: dieci anni di archeologia cristiana in Italia, Atti del VII Congresso Nazionale
di Archeologia Cristina, a cura di E. Russo, vol. I, Cassino 2003, pp. 571-596.
Giuntella – Di Renzo 2000 = A. M. Giuntella, F. Di Renzo, Invetriata sparsa. Una probabile produzione di Corfinio, in La ceramica invetriata tardomedievale dell’Italia centro-meridionale, a cura di
S. Patitucci Uggeri, Firenze 2000, pp. 65-75.
Giuntella et alii 1990 = A. M. Giuntella, M. C. Somma, L. Saladino, A. Coletti, A. Sereni, Corfinio (AQ). Campagne di scavo 1988-1989, in Archeologia Medievale XVII, 1990, pp. 483-514.
realizzazione grafica Elisabetta Andreetti
Fig. 1 Corfinio - Veduta aerea dell’area di scavo e del complesso valvense
(Foto realizzata da RES.GEA s.r.l. - Spin off UniCH)
Sud del medesimo (Fig. 1), rilevando un programmato e sistematico intervento
di azzeramento e spoliazione delle strutture altomedievali e tardoantiche, in
occasione della costruzione del grande complesso romanico valvense, ideato
e promosso dal vescovo Trasmondo, nell’ultimo venticinquennio dell’XI secolo,
e di cui sono stati rintracciate le fasi di cantiere.
La ripresa del progetto nel settembre del 2013 ha consentito di definire in
maniera più circostanziata la sequenza stratigrafica, pervenendo ad una rilettura delle fasi tardoantiche e altomedievali. Si delineeranno sinteticamente i
principali elementi strutturali e stratigrafici cui è stato possibile attribuire una
definizione funzionale e cronologica.
Sulla base della stratigrafia muraria, l’elemento più antico sembra identificabile in una grossa struttura realizzata con materiale di spoglio di età romana,
tra cui anche un frammento di epigrafe monumentale (in blu nella fig. 2). Lo
strato su cui si imposta tale struttura ha restituito esclusivamente materiale ceramico di età imperiale, con una limitata ma significativa presenza di sigillata
Hayes 50B n° 61, datata tradizionalmente alla fine del IV secolo e, recentemente, ricollocata nella prima metà del successivo (Bonifay 2004, type 65), che
verrebbe dunque a costituire il terminus ante quem non per la costruzione della
struttura, la cui funzione è al momento di difficile definizione. Tuttavia, è probabile che la stessa possa avere avuto una stretta relazione con l’organizzazione
della estesa area cimiteriale, caratterizzata dalla presenza di tombe a cassone
realizzate con materiale di reimpiego (frammenti architettonici, epigrafi, etc.)
(Fig. 3) e sepolture alla cappuccina con tegoloni appositamente realizzati per
tale utilizzo, che potrebbe datarsi tra V e VII secolo.
Importante è la relazione tra questa imponente struttura, forse di recinzione
o delimitazione dell’area funeraria, e la fornace per ceramica a pianta circolare, con piano di cottura forato (diam. max. 2 mt ca.), individuata e solo parzialmente indagata nel 1994 (Fig. 4, in rosso in fig. 2). Infatti, per la realizzazione
del grosso muro viene tagliata la fornace, che risulta a sua volta obliterata da
un camminamento pavimentato a ciottoli (Fig. 5), sul quale si impostano chiaramente alcune delle sepolture. Pertanto, la fornace deve necessariamente
considerarsi preesistente all’organizzazione dell’area cimiteriale tardoantica e
altomedioevale. Le condizioni di scavo parziale della struttura, in uno spazio
molto ridotto, non avevano consentito - all’epoca del rinvenimento - di identificare con precisione la stratigrafia e la composizione del deposito relativo alla
fornace stessa. Una puntuale revisione del materiale delle vecchie indagini,
incrociata con i dati dell’ultimo intervento, consente di operare una netta distinzione tra il riempimento della fornace, composto - oltre che da scarti di lavorazione - prevalentemente da ceramica comune e da fuoco romana
e tardoantica anche con incisioni
a stecca variamente intrecciate,
e lo strato di uso e frequentazione del grande edificio di rappresentanza che rioccupa l’area
e si reimposta sul grosso muro
tardoantico, forse dall’VIII secolo
(in giallo in fig. 2), sopravvivendo fino alla costruzione del complesso romanico (fine dell’XI secolo). L’abbondante presenza di Fig. 4 La fornace all’epoca del rinvenimento
materiale ceramico “a stuoia” e a
vetrina sparsa, attribuita in passato alla produzione della fornace (Giuntella – Di Renzo 2000,
pp. 65-75), deve essere opportunamente riletta alla luce della recente proposta di sequenza stratigrafica.