Scenedesmus sp. (modificato

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Scenedesmus sp. (modificato
Scenedesmus sp.
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cellule
spina
Fig. 1
Fig. 2
Fig. 2
Fig.1: Schema di un
Scenedesmus sp.
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Fig.2: Scenedesmus sp.
Microscopio ottico invertito 400X
Fig.3: Forma e formule
geometriche
h= altezza, d= diametro
Forma geometrica = prolato sferoide
Tipo di forma geom. = semplice
h
Fig. 3
d
V µm3= π/6d^2*h
A µm2= (π*d)/2*(d+h2/√(h2-d2)*sin-1
(h2-d2)/h)
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Classe: Chlorophyceae
– Sono dette anche alghe verdi per
l’abbondanza di cromatofori all’interno della cellula, è presente inoltre,
un organulo colorato di rosso che viene chiamato macchia oculare.
Sono organismi unicellulari o pluricellulari, che vivono solitari o in
colonie, in modo da formare dei filamenti, lamine o ammassi. Le cellule
possono essere di forma ovoidale o rotonda, possono presentare una
parete di rivestimento di cellulosa oppure possono essere sprovviste di
tale rivestimento. Presentano generalmente due, quattro o otto flagelli
uguali, la cui azione sincrona ne determina un movimento lento
direzionale o a zigzag.
Nel cloroplasto sono contenute clorofilla a, b, betacarotene e varie
xantofille. Presenti, come materiale di riserva, globuli di grasso o di olio.
Si riproducono per divisione binaria longitudinale, anche se in alcune
famiglie è stata osservata una riproduzione sessuale.
Genere: Scenedesmus – Cellule allungate, arrotondate o cilindriche.
Sono presenti in colonie composte da 2 a 4 fino ad 8 cellule, tra loro
fortemente cementate da una sostanza gelatinosa. Le due cellule
terminali sono dotate ciascuna, di due spine diritte o arcuate.
Ogni singolo individuo, per successiva divisione, può organizzare
minuscole colonie (autocolonie) che, una volta libere, si accrescono
normalmente. Sono organismi fotosintetici ma in assenza di luce
possono comportarsi da chemioautotrofi, potendo effettuare la sintesi di
sostanze organiche utilizzando idrogeno.
Sinonimi:
Distribuzione: Cosmopolita.
Dati morfometrici: lunghezza da 8 a 42 µm e larghezza da 3 a 15 µm.
Note: Non sono stati segnalati stadi di resistenza né fenomeni di
tossicità.
Riferimenti bibliografici: Tomas C.R. (1996). Identifying Marine
Phytoplankton. Academic Press. San Diego.