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ENOGEA - II SERIE - N. 42
GLI IMPORTATORI
DODICESIMA TAPPA: ENOTECA RINGO
di Francesco Falcone
Animato come suo padre da una passione viscerale
per i vini di Borgogna, Fabio Rango e' anche un uomo
di grande concretezza, poco portato ad apparire,
un po' come Franco e Beppe Baresi, sui conterranei.
E il suo catalogo non e' da meno.
Croce o delizia? Quando pensiamo
alla Borgogna, quando assaggiamo i
suoi Pinot Nero e i suoi Chardonnay
declinati nella miriade di denominazioni comunali e territoriali previste dal
legislatore, prevalgono i sentimenti
positivi o quelli negativi? La gioia per
una bottiglia sensazionale o la delusione per tante interpretazioni deludenti? La felicità per aver pescato un
village di insospettabile purezza o la
frustrazione per un Grand Cru incomprensibilmente inespressivo? Oggi
che in Italia si torna a parlare della
Borgogna (soprattutto sul versante
dei rossi) con un interesse forse mai
registrato prima d'ora, può apparire
stravagante prendere le mosse da un
simile interrogativo. Ma stravagante
la questione non è né vuole essere,
specie se a rilanciarla è l'incontro con
un uomo del vino dai modi garbati e
dal forte accento “lumbard”, che non
ama tenere banco pur avendo molto
da dire: bresciano di nascita e borgognone di vocazione, importatore e
distributore, pizzaiolo ed enotecario
nel piccolo comune di Travagliato
(noto per aver dato i natali ai fratelli
Baresi, il milanista Franco e l'interista
Beppe), Fabio Rango presenta il suo
lavoro, la sua passione e la sua ventennale esperienza con la pacatezza
e l'understatement di un <<operatore
specializzato>>. E si pone, con lucida e perfino severa autocritica, la
domanda di cui sopra.
Qual è la sua risposta? Sintetizzando,
la Borgogna è ai suoi occhi il luogo
degli imprevisti e delle incertezze,
delle vette memorabili e delle cocenti
delusioni. Per lui la Borgogna non è
una rivelazione, o almeno non lo è più
da tempo, ma una continua, interminabile scoperta.
<<La Borgogna è la culla dei migliori
vini del mondo, gli unici capaci di fondere il lavoro dell'uomo e un grande
terroir in un capolavoro di perfezione
assoluta. Ma è anche il rovescio della
sua stessa medaglia, un rovescio inestricabile e oscuro, direi misterioso:
e per quanto anche i suoi lati oscuri
e misteriosi possono affascinare gli
amatori incalliti (così come i veri
giocatori d'azzardo amano vincere e
perdere per provare emozioni forti),
al bevitore che solo ora prova a sintonizzarsi sulle sue frequenze, che
solo da poco si affaccia a quel mondo
così unico (e per questo fuori dagli
schemi), va detto che ogni annata fa
storia sé, che ogni produttore fa storia
a sé, che ogni comune, anzi, che ogni
singola porzione di ogni singolo comune fa storia a sé. La Borgogna non è
il paese dei balocchi, ma una sorta di
Casinò dove chi entra ha l'imbarazzo
della scelta, dove non è facile resistere alla tentazione di giocarsi tutto>>.
Sbircio nel suo catalogo e domando a
Fabio perché, ad eccezione di due soli
produttori (Rolly Gassmann in Alsazia
e il bravissimo Jean-Paul Jamet in
Côte Rôtie), la sua proposta sia esclusivamente dedicata a quella regione
così ricca di incognite. <<Mio padre,
ristoratore e sommelier, nutriva un
amore viscerale per il vino: conosceva
e frequentava personaggi del calibro
di Giorgio Grai, Luigi Veronelli, Angelo
Solci a Milano, Peppino Cantarelli a
Samboseto di Busseto: della materia
voleva sapere tutto e pertanto girava
per cantine e si informava in modo
meticoloso. I Borgogna erano i suoi
preferiti e già negli anni '70 frequentava la regione con regolarità fuori dal
comune: pensa che nella cantina nel
suo ristorante c'erano più referenze
della Côte d'Or che etichette italiane.
Devo a lui, dunque, la mia formazione,
cui sono seguiti innumerevoli viaggi,
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incontri importanti e le prime, indelebili “rivelazioni”: un percorso lungo
e necessario se vuoi muoverti con
consapevolezza in una zona assai
complessa, soprattutto se parliamo
del Pinot Nero. Perché il Pinot Nero, al
contrario dello Chardonnay (assai più
duttile, regolare e affidabile nelle prestazioni) è un vino che il più delle volte
ti è indifferente. Però quando ti capita
di assaggiare la bottiglia giusta, beh,
allora sa lasciarti senza parole: e se
ti capita, com'è capitato a me, andrai
continuamente alla ricerca di quel
vertice espressivo che non ha eguali
nel resto del pianeta vino; andrai continuamente alla ricerca di quell'emozione, anche a costo di rimetterci i tuoi
risparmi.>>
A proposito di risparmi: visti i tempi
non proprio felici, abbiamo pensato
di portare alla vostra attenzione solo
i vini più convenienti del listino, quelli
che Fabio chiama, con la risolutezza
del professionista pragmatico, <<da
lavoro>>: poche bottiglie di fama e
nessun Premier Cru e Grand Cru dai
prezzi proibitivi, in compenso tante etichette – più o meno interessanti – alla
portata di tanti.
Se invece il vostro budget vi permetterà una spesa più alta, potrete allora
rivolgervi direttamente a Fabio, che vi
darà tutte le informazioni necessarie
a proposito delle referenze più prestigiose da lui importate. Due le opzioni
da sfruttare per contattarlo: attraverso
il suo indirizzo di posta elettronica
([email protected]) oppure
telefonicamente (333.4010605).
BREVE PROFILO
Fabio Rango frequenta il mondo del
vino e del cibo fin da adolescente:
è stato a lungo “apprendista” ristoratore al fianco di papà Claudio,
patron e “anima” del Ristorante Ringo
di Travagliato, luogo di culto per i
bresciani in cerca di grandi bottiglie.
Dal 2000 decide di mettersi in proprio
avviando una pizzeria d'asporto, due
anni dopo apre l'enoteca che porta il
suo nome (“Ringo” è il soprannome
di famiglia) e nel 2003 fonda la sua
azienda di importazione e distribuzione, consolidando nell'arco di pochi
anni un proposta di spicco soprattutto per agli amanti della Borgogna,
regione che frequenta con assiduità
(all'incirca dieci, quindici volte all'anno) fin dal 1988. Nel suo listino, volutamente sbilanciato sul versante dei
Pinot Nero e degli Chardonnay della
Côte d'Or, c'è spazio per una ventina
di aziende, tra cui brillano di luce
propria le stelle di Emmanuel Rouget
di Flagey-Echezeaux e di Henry
Gouges di Nuits-Saint-Georges,
affiancati da altri nomi ben reputati
nel contesto internazionale: J. Marc
Boillot di Pommard, Albert Grivault,
Vincent Girardin e Vincent Dancer di
Mersault, Marc Colin di Saint Aubin,
Bernard Moreau e Colin-Morey di
Chassagne-Montrachet, Marchand
Grillot di Gevrey-Chambertin, Bruno
Clavelier e Domaine Forey Père &
Fils di Vosne-Romanée, Frédéric
Magnien di Morey- St.-Denis e
Nicolas Potel di Nuits. Ad oggi il
catalogo di Enoteca Ringo è in mano
a una decina di collaboratori che
Fabio segue in prima persona e che
con lui coprono soprattutto il mercato
del nord Italia (Lombardia, Veneto
ed Emilia Romagna, in particolare).
Per il resto della penisola, invece, si
effettuano spedizioni dirette e gratuite
(ma in questo caso è richiesto il pagamento anticipato). Enoteca Ringo è a
Travagliato, in via Guglielmo Marconi
42, in provincia di Brescia: oltre a un
magazzino climatizzato per lo stoccaggio dei vini, troverete un negozio
adibito alla vendita al dettaglio e una
sala di degustazione per incontri con
appassionati e operatori.
LA BORGOGNA IN 10 PUNTI
1) La Borgogna del vino interessa
quattro dipartimenti regionali (Côte
d'Or, Yonne, Saône-et-Loire e Rhône)
e sei distretti viticoli di lunga tradizione: Côte de Nuits e Côte de Beaune
(gli unici presi in considerazione
per quest'articolo), Chablis, Côte
Chalonnaise, Mâconnais e Beaujolais
(sebbene quest'ultimo goda da sempre di una propria autonomia giustificata dalla grande estensione e dalle
forti differenze pedologiche, morfologiche e ampelografiche rispetto al
resto della regione).
2) Le radici del vino borgognone
affondano in epoca medievale: nel
1908 venne fondato a Cîteaux (villaggio nei pressi di Nuits-Saint-Georges,
in Côte de Nuits) l'ordine circestense,
che in modo sistematico valorizzò e
guidò la cultura del vino nei monasteri. I monaci furono i primi a studiare il
suolo della Côte d'Or, a selezionare le
piante migliori, a concepire il sistema
di potatura idoneo alla loro produzio-
ne, a recintare i terreni di maggiore
vocazione con i tipici muretti di pietra
(i famosi “Clos”), a iniziare un percorso virtuoso di commercializzazione
(il vino prodotto non era dunque solo
destinato a funzioni eucaristiche, ma
anche alla vendita).
3) Il sistema delle denominazioni
d'origine borgognone, ufficializzato
nel 1937, trae origine dalla classificazione del “Comité d'agricolture de
l'arrondissiment de Beaune”, che nel
1861 mise a punto una classificazione
dei vini di qualità superiore dividendoli in tre categorie: Très Grand Cru o
Tête de cuvée, Grand Cru e Premier
Cru. Oggi il quadro legislativo che
regola le AOC regionali è uno dei
più completi e dettagliati del mondo,
e riflette non solo l'ormai millenaria
storia enologica della zona, ma anche
l'estrema varietà di suoli e di esposizioni che fanno della Borgogna uno
dei paradigmi del concetto di “terroir”
nelle sue molteplici accezioni.
4) Un sistema che possiamo descrivere come una piramide, la cui
base è la generica denominazione
“Bourgogne”, e il cui vertice è la
singola AOC Grand Cru, sinonimo di
uno specifico vigneto di particolare
talento e di consolidata reputazione.
A parte alcune denominazioni che
si trovano raramente sul mercato
italiano, possiamo identificare i suoi
gradini intermedi nell'AOC “Village”
riferita ai vini di uno dei comuni riconosciuti dal legislatore (ad esempio: Mersault in Côte de Beaune e
Chambolle Musigny in Côte de Nuits,
con o senza la menzione di una vigna
specifica, qui chiamata “climat”) e nel
“Premier Cru”, che invece circoscrive
un singolo vigneto classificato all'interno della denominazione comunale
(ad esempio: Mersault Perrieres e
Chambolle-Musigny Les Combottes).
In Borgogna esistono ben 112 “appellation” (di cui 12 legate al Beaujolais)
sulle 500 circa registrare in Francia.
5) Il principio che ha ispirato la classificazione nasce dalla convinzione
locale che i singoli villaggi viticoli
- e all'interno di ognuno di essi, le
vigne più qualitative e prestigiose possiedano caratteristiche personali
e riconoscibili. È questo il concetto
borgognone di terroir, un concetto
che in genere eccita gli amatori più
devoti e irrita gli scettici, che si fonda
sull'empirismo più che sulla tecnica,
sul mistero e la filosofia più che sulle
leggi della scienza.