Masaccio La Cacciata dei Progenitori dal Paradiso, quest`
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Masaccio La Cacciata dei Progenitori dal Paradiso, quest`
Masaccio (Tommaso nasce il 21 dicembre del 1401) ricordiamo l'importanza del suo genio e il ruolo fondamentale che ha assunto nella millenaria storia dell'arte. I maestri su cui Masaccio si forma sono Giotto, Brunelleschi e Donatello, esso comprende profondamente il valore dell' "Uomo Nuovo", il suo essere nella società, il significato della prospettiva brunelleschiana ed il senso di intensa umanità di Donatello. La carriera artistica di Masaccio, benché brevissima è fortemente innovativa, con lui la pittura inizia un nuovo corso, con lui la storia dell'arte inizia un nuovo corso. L'uomo diventa un individuo autentico con passioni, sentimenti, ancorato alla fisicità ed alla concretezza della vita reale. Masaccio è il primo artista rinascimentale che ha saputo cogliere ed interpretare la realtà più profonda e più quotidiana dell'uomo, nella sua pittura la rigorosa costruzione prospettico spaziale, il sapiente uso del chiaroscuro e del colore, si accompagnano ad un profondo contenuto umano e morale espresso con intensa e tragica drammaticità. Innovatore e precursore, Masaccio ha condizionato con le sue opere artisti del calibro di Leonardo, Michelangelo, Raffaello, tanto per citare i più famosi, soprattutto per le soluzioni adottate nel riprodurre il più fedelmente possibile la teoria della prospettiva che proprio in quegl'anni prendeva forma e sostanza. A questo proposito vale la pena ricordare una delle sue più straordinarie opere ovvero l'affresco "La Trinità" presso la Chiesa di S. Maria Novella a Firenze, dove il Masaccio ricrea in maniera geniale la prospettiva pittorica facendola coincidere con l'occhio dell'osservatore "illudendolo" con la riproduzione di uno spazio che non esiste ma che il nostro occhio ingannato percepisce come reale. La Cacciata dei Progenitori dal Paradiso, quest' opera così drammaticamente realistica e così lontana dalla tardo gotica raffigurazione di Masolino che le sta di fronte. L'uomo, pur peccatore, in Masaccio non ha perduto la sua dignità, non è degradato o abbrutito, la sua bellezza espressa nel corpo oltre ad espressioni innovative rimanda anche ad archetipi di bellezza classica, ma in esse c'è qualcosa di più, l'Eva di Masaccio si differenzia da una qualunque Venere pudica greco romana, il suo corpo greve sembra portare su di se non solo il suo peccato ma "tutti i peccati" e sul suo volto si legge il dolore del mondo. Di particolare rilievo l'affresco illustrante Il Pagamento del Tributo, che unifica nella stessa scena diversi momenti temporali del racconto evangelico, privilegiando, con un atto assolutamente rivoluzionario, l'importanza e la dignità del singolo uomo, ritratto accanto ad un Cristo che possiede fattezze umane, questa concezione rivoluzionaria pareggia nella rappresentazione "Uomo" e "Dio" e fa di Cristo stesso un uomo tra gli uomini, anch'egli uomo sofferente nella Crocifissione (1426). Del 1426 infatti è Il Polittico di Pisa presso la Chiesa dei Carmelitani di questo complesso purtroppo smembrato restano pannelli in diversi musei del mondo, in esso, le immagini sono ripulite da ogni se pur minima decorazione e concentrate totalmente nell'evento rappresentato La croce è inscritta all’interno di un arco cuspidato, di ascendenza gotica. Leggendo progressivamente la scena, partendo dalla sommità della croce, percepiamo il volto di Cristo circondato dall’aureola, le cui decorazioni tradiscono un’influenza arcaico barbarica. Il volto di Cristo, per fisionomia e postura, tradisce una rinnovata visione del divino, non più ricondotto a un canone convenzionale, bensì portato a una rappresentazione più spontanea e contingente dell’umano che conferisce alle sembianze di Cristo, figlio di Dio, un realismo inequivocabilmente moderno. La testa di Cristo è vista in scorcio, china e quasi incassata nelle clavicole, il collo non è visibile, a causa dell’inclinazione tutta frontale della testa che determina il contatto del mento con le clavicole stesse. Il volto presenta tratti composti, per cui il dolore è dignitosamente controllato. Gli occhi hanno le palpebre abbassate, il naso è diritto e la bocca presenta labbra sottili; i tratti fisionomici del volto sono quasi popolani, nella crocifissione di Masaccio non avvertiamo la persistenza dell’immagine idealizzata e stereotipata del Cristo dolente, piuttosto percepiamo la forza dirompente e innovativa di un realismo che ancora dialoga con l’immagine sublimata e ideale del reale. Masaccio riesce a conferire al corpo di Cristo una profonda e non esacerbata espressività. L’attenzione riposta nella resa anatomica e volumetrica della figura definisce il peso specifico del corpo che presenta chiari riferimenti classici innestati sulle tracce gotiche, e quindi sulla resa longilinea del corpo umano, ancora vive nel Quattrocento italiano. Scivolando lungo le spalle di Cristo, incontriamo le braccia allungate e affusolate, leggermente ribassate rispetto ai bracci della croce e sovrapposte nelle mani alla stessa, mediante il martirio della trafittura dei palmi delle mani.