Bazzani

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VINCENT
VAN GOGH
“Preferisco dipingere gli occhi degli uomini che le cattedrali, perché negli occhi degli uomini c'è
qualcosa che non c'è nelle cattedrali.” Vincent Van Gogh.
Vincent Willem Van Gogh nasce a Groot Zunger, un piccolo
paese vicino al confine belga il 30 Marzo 1853. Il padre ,pastore
calvinista, non riuscì mai a comprendere il complesso carattere
del figlio.
Era il maggiore di due fratelli e tre sorelle e venne alla luce
esattamente un anno dopo un primo figlio nato morto, chiamato
come lui Vincent Willem; circostanza, questa, singolare, che
senza dubbio influenzo negativamente il ragazzo.
Mentre ancora vive a Groot Zunger, esegue i suoi primi disegni.
Terminati gli studi, va a lavorare come impiegato nella
succursale della casa d'arte parigina Goupil e Cie.
Dal 1877 Intraprende studi teologici che abbandonerà per dedicarsi, insieme al padre, alla predicazione della
propria religione (protestante). Frequenta quindi gli ambienti più umili ed inizia a lavorare come minatore a
Borinage (poverissima regione mineraria del Belgio) per cogliere meglio la sofferenza delle persone.
Lasciato Borinage, si reca all'Aja, dove compie le prime esperienze pittoriche.
A Parigi frequenta l'atelier Cormon, dove conosce altri giovani come Toulouse Lautrec e Anquetin, partecipa alle vivaci discussioni che seguono la crisi dello
Impressionismo, incontra artisti come Pissarro, Gauguin, Seurat, Signac e Bernard.
Ed è con Gauguin che più si lega; quando va ad Arles per ritirarsi a lavorare prega
con insistenza l'amico di raggiungerlo.
Questi arriva il 20 ottobre del 1888 e i due mesi che seguono sono per entrambi
fertili di lavoro: ma presto i disturbi psichici di Vincent peggiorano: dopo una lite
furiosa, durante la quale aggredisce con un rasoio l’amico, che spaventato torna a
Parigi, Van Gogh, disperato e in preda ad una profonda confusione mentale, si amputa
il lobo di un orecchio. ma la diversità dei loro temperamenti e le continue
discussioni logorano i fragili nervi di Van Gogh che si amputa il lobo dell'orecchio
sinistro.
E' la prima violenta crisi di una serie che travaglia i suoi ultimi anni.
Nel maggio del 1889 entra nell'ospedale psichiatrico di Saint Remy de Provence per sottoporsi a cure più
assidue: dopo un anno si trasferisce ad Auvers sur Oise, dove il dottor Gachet si prende cura di lui.
Tutto sembra andare per il meglio; ma solo due mesi più tardi, in un giorno in cui le allucinazioni più assediano
la sua mente, Van Gogh si suicidò con un colpo di pistola.
L’ATTIVITA’ ARTISTICA
La prima fase dell’attività artistica di Van Gogh era indirizzata verso le persone povere
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Un esempio sono i mangiatori di patate, un’opera
chiave, orientata verso un realismo di intonazione
sociale.
Autore: Vincent Van Gogh
Titolo: I mangiatori di patate
Data: 1885
Dimensioni: 81,5x114,5
Tecnica:olio su tela
Conservato a: Amsterdam, Van Gogh Museum
Il soggetto del quadro è di immediata evidenza. In una
povera casa, un gruppo di contadini sta consumando
un misero pasto serale a base di patate e caffè bollente. Sono cinque persone: una bambina di spalle, un uomo di
profilo, di fronte una giovane donna e un altro uomo con una tazzina in mano, e una donna anziana che sta
versando del caffè in alcune tazze. Hanno pose ed espressioni serie e composte. Esprimono una dignità che li
riscatta dalla condizione di miseria in cui vivono. Inoltre sono immersi in un’oscurità appena rischiarata dal
lume di una lampada a petrolio che serve per accentuare i tratti grotteschi dei volti, deformati dalla stanchezza e
dalla rassegnazione .
Le mani sono le stesse che hanno coltivato ciò che stanno mangiando.
Nel quadro predominano i colori scuri e brunastri. Tra di essi Van Gogh inserisce delle pennellate
gialle e bianco-azzurrine, quali riflessi della poca luce che rende possibile la visione. Da notare
l’alone biancastro che avvolge la figura della ragazzina di spalle e che crea un suggestivo effetto di
controluce.
In questo quadro c’è un’evidente partecipazione affettiva di Van Gogh alle condizioni di vita delle
persone raffigurate. La serietà con cui stanno consumando il pasto dà una nota quasi religiosa alla
scena. È un rito, che essi stanno svolgendo, che attinge ai più profondi valori umani: i valori del
lavoro, della famiglia, delle cose semplici ma vere.
Quindi protagonista di quest’opera è la miseria, il duro lavoro, tanto è vero che per accentuare questa
sensazione l’artista dipinge tutta l’opera con colori cupi, terrosi, come quello della patata sporca di terra appena
raccolta.
IL VIAGGIO A PARIGI
Van Gogh , respinto dall’accademia di Anversa, si trasferisce a Parigi. Questo soggiorno segnò un radicale
cambiamento stilistico, anche perché conoscerà gli impressionisti e i post impressionisti : cambia il genere, l’uso
dei colori che diventeranno più brillanti. I nuovi soggetti che inizierà a produrre saranno in linea ai temi degli
impressionisti: caffè , zone urbane, tutto en plain air.
In particolar modo poi farà amicizia con Gogain.
Autore: Vincent Van Gogh
Titolo: La camera dell’artista ad Arles
Data: 1889
Dimensioni: 72x90
Tecnica:olio su tela
Conservato a: Amsterdam, Van Gogh Museum
In questo periodo realizza “ la Camera da letto”
opera descritta con meticolosa attenzione,
dove tutti gli oggetti della quotidianità vengono
messi in luce con chiarezza, ma li pone in uno spazio
instabile, che crea attraverso l uso della prospettiva rovesciata, facendo rovesciare l immagine verso
l’osservatore. Tutto ciò dà la sensazione che tutto stia scivolando a sinistra. Il colore che usa doveva trasmettere
un idea di pace, tranquillità
e serenità, per questo accosta i colori primari, tanto è vero che era convinto che il colore doveva
definire i volumi ed esprimere i sentimenti, lo stato d animo, il pathos.
L'ambiente, un locale della "Casa Gialla" di Arles, piccolo edificio su due piani dove l'artista allora viveva e dove
andrà a vivere anche Gauguin, è estremamente informale e naturale, con i tratti di una normale quotidianità, un
letto rifatto, la finestra semiaperta, un tavolino da toilette con oggetti per la cura personale, lo specchio,
l'asciugamano, una sedia accostata al letto, forse come comodino d'emergenza, quadri casualmente disposti, i
ritratti degli amici Boch e Milliet, appesi alla parete in equilibrio precario. Il giallo solare e l'azzurro-violetto
delicato e luminoso che
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costituiscono le tonalità cromatiche dominanti non riescono a rallegrare un ambiente che resta sostanzialmente
claustrofobico, dove lo sguardo dell'osservatore è convogliato verso una finestra con le persiane chiuse, da cui
nulla trapela della realtà esterna.
La forzata impostazione prospettica, che deforma con anticipazione espressionista lo spazio e gli
oggetti, crea un senso di instabilità, le due sedie vuote acquisiscono un profondo significato
simbolico, metafora dell'attesa e dell'assenza, inconscio invito a sedersi rivolto ad un ospite che non
c'è.
Il quadro parla di aspirazioni semplici eppure irrealizzabili, di aspettative deluse, di incapacità di
rapporti umani, di solitudine psicologica, di quella fatica di vivere.
GLI ULTIMI ANNI
Autore: Vincent Van Gogh
Titolo: La notte stellata
Data: 1889
Dimensioni: 73,7x92,1
Tecnica:olio su tela
Conservato a: NewYork, Museum of modem art
Compone la notte stellata,
opera nella quale, attraverso questi tratti di colore,
mette in luce questo stato di agitazione interiore, il
colore viene dato in maniera spessa, quindi tutto ciò
che realizza è espressione della sua stessa anima.
Notte Stellata è uno dei dipinti più famosi di Vincent
van Gogh. Si è creata una sorta di alone di mistero
sull’opera, di certo tra le più frequentemente discusse
per quanto riguarda il suo significato e la sua importanza. “Spesso penso che la notte sia più viva e più riccamente
colorata del giorno”, scrive Vincent in una lettera al fratello. Nell’opera egli cerca di rappresentare quella vita,
quell’angosciosa vita, che attribuisce alla notte. Soggetto della raffigurazione è il paesaggio di un borgo, di notte
e con dei colli sullo sfondo. E’ importante notare il campanile della chiesa, che è tipico dell’Olanda, nazione
natale dell’artista. In effetti, diversamente da molte altre delle opere di Van Gogh, Notte Stellata fu dipinta a
memoria e non en plein air come egli era solito fare. Questo può forse spiegare, in parte, perché l’impatto
emotivo dell’opera sia assai più forte che in altre opere di Van Gogh dello stesso periodo. La composizione del
quadro è semplice: il cielo notturno occupa circa due terzi dello spazio della tela, mentre il terzo rimanente è
occupato dal borgo e dalle colline ad esso retrostanti. Vi è un forte contrasto tra il caos del cielo e il tranquillo
ordine del villaggio. Il cipresso a sinistra crea un fiammeggiante collegamento tra terra e cielo.
I RITRATTI
Una volta migliorato dalla sua malattia, inizierà a dipingere una serie di
ritratti (aveva trovato un certo equilibrio emotivo), come quando disegnava i
tessitori ed i contadini del suo paese
come il ritratto della contadina.
L artista fa il ritratto non per mettere in
luce le sue capacità, ma per cogliere la
grandezza d’ animo, il carattere delle
persone che dipingeva.
Il ritratto più conosciuto è quello di
madame Roulin
Autore: Vincent Van Gogh
Titolo: Ritratto di Madame Roulin
Data: 1885
Dimensioni: 81,5x114,5
Tecnica:olio su tela
Conservato a:
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Inizialmente questo dipinto doveva essere un trittico; infatti su questa pala d altare aveva realizzato al centro la
figura della donna, ed ai lati due quadri con i girasoli. Madame Roulin era la moglie di Joseph Roulin,
responsabile dello smistamento della posta che
Giungeva per ferrovia ad Arles ,ritratto varie volte nella divisa blu.
La donna ha tra le mani il cordone con cui dondola la culla e questa è un immagine simbolica della moglie e della
madre ma al contempo rappresenta l’ idea di un arte che consoli,
attraverso questa opera Van Gogh si fece interprete di una religiosità laica incentrata sull’ uomo e sulla natura.
Ci sono cinque versioni del quadro, e l’ impostazione è abbastanza tradizionale. Infatti vediamo la donna seduta
su una sedia che
tiene le mani raccolte in grembo che è la stessa postura della contadina (l’italiana). L’ artista inizia a
collezionare e studiare le stampe giapponesi, dove le figure appaiono come ritagliate su uno sfondo piatto, provo
di indicazioni spaziali, ed è dominato da arabeschi floreali. Questa è un opera che sul piano stilistico mette in
luce l’ influenza di Gogain, e lo si capisce dalle linee nere di contorno, e
dall’ impiego di grandi superfici piatte di colore puro, come la giacca
verde, il pavimento rosso, la sedia marrone, che producono l effetto
dello smalto ( cloissonné) e mette in luce la bidimensionalità . il colore
diventa protagonista di questa opera perché ha una funzione che cerca
di mettere in risalto questa forte intensità emotiva ed energia,
ottenuta accostando colori complementari.
Autore: Vincent Van Gogh (1853-1890)
Titolo: L'Italiana
Data: 1887
Tecnica:Olio su tela
Dimensioni: Cm 81 x 60
Conservato a: (Musée d'Orsay) / Hervé Lewandowski
GLI AUTORITRATTI
Gli autoritratti di Van Gogh sono forse la massima rappresentazione del modo in
cui l’artista concepisce il suo ruolo; un personaggio marginale rispetto alla
società, non integrato in essa ma proprio per questo capace di vedere più
lontano; un generatore di energia e di verità, pure con tutti i limiti di una
esistenza umana.
Nell’autoritratto con il cappello di feltro, eseguito appena dopo l’ incontro con gli
impressionisti e lo schiarimento della
tavolozza, si presenta negli abiti composti di
un parigino (cappello, giacca, cravatta) benché
gli occhi guardino oltre la sua condizione
presente e verso una missione da compiere: lo
testimonia il fatto che la testa è circondata da
una sorta di aureola, che ricorda quella dei
santi, ma anche le volte stellate delle chiese.
Aureola che parte dal suo corpo con gli stessi colori della giacca, per
estendersi verso l’alto.
Nell’autoritratto del 1889 l’aureola è stata sostituita da un andamento
turbinoso di pennellata, a testimoniare la perdita di orientamento successiva a
quattro gravi crisi nervose. L’artista non sente più l’ energia dell’assoluto come qualcosa che sta in suo dominio,
ma piuttosto come un labirinto che lo sovrasta. Così il divisionismo, la capacità di dominare tutti i colori, è
scomparso a favore di una pittura fatta di variazioni solo sui toni del blu-verde e rossiccio. Anche qui fondo e
giacca hanno lo stesso colore: in tutte e tre le opere l’individuo non è nel mondo, è il mondo.
Nell ‘autoritratto di Van Gogh sia la giacca e sia lo sfondo è trattata con rapidi tocchi di colore, e lo stesso avviene
anche col volto. Il colore mette anche in risalto gli occhi fissi, inquieti, le labbra serrate, la magrezza, e tutto
questo mette in luce un carattere instabile, quasi inafferrabile.