La colite spastica di Marco Caponera

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La colite spastica di Marco Caponera
La colite spastica
di Marco Caponera
All’uscita
dell’Autogrill vedemmo Enzo bestemmiare di fronte alla
sua Regata Diesel classe 1984. Era stata incastrata tra una Volvo
station
wagon
ancora
in
odore
di
tagliandi
e
una
Mercedes
decappottabile blu elettrico arrogante, con ancora il cellophane
sui sedili. Era impossibile entrare sia dal lato destro, sia dal
sinistro. La sosta fuori programma per placare i dolori della
colite spastica pre-gara di Aldo con una doppia grappa, ci stava
facendo fare maledettamente tardi, così, dopo venti minuti di urli
e bestemmie, Enzo aprì il portabagagli della Regata ed estrasse
una
spada
da
allenamento.
Dopo
aver
scaldato
la
punta
con
l’accendino, sbucò la capote della Mercedes per arrivare fino al
clacson sul volante. Il metodo funzionò e, dopo solo un minuto di
strombazzate, due uomini vestiti di blu elettrico arrogante come
l’auto,
occhiali
velocemente
da
sole
dall’Autogrill.
e
auricolare
In
mano
all’orecchio,
avevano
uscirono
ancora
delle
Rustichelle morsicate con dei tovagliolini di carta appiccicati al
formaggio. Le loro dimensioni erano simili a quelle delle statue
del grande e del piccolo Buddha di Bamiyan, metro più metro meno,
ma più gonfie e rasate e, molto probabilmente, non aspiravano ad
arrivare al Nirvana ma alla faccia di Enzo. Aldo si chiuse a
chiave nel bagno del benzinaio per un forte attacco di colite, ed
io,
mi misi a debita distanza dalle auto. Quando Enzo li vide
arrivare a passo spedito verso di lui, estrasse la spada dalla
capote e la puntò verso i due Buddha: “Era ora cazzo!” Gli disse
pronunciando molto più piano la parola cazzo. “Io e miei ragazzi
abbiamo le qualificazioni di spada tra meno di un’ora, ma come
cazzo
parcheggiate?”
Pronunciò
il
cazzo
sempre
più
impercettibilmente. Senza dire una parola, il Buddha più piccolo e
più rasato, gli allungò una sberla così ben centrata da farlo
rotolare a terra. L’altro, mentre finiva la Rustichella, iniziò
con una precisa serie di calci sullo stomaco di Enzo. Io non avevo
idea di cosa fare, per fortuna il benzinaio, si. Andò verso i due
urlando: “Fermi, e che diavolo!” “Vi ci sapete mettere contro un
vecchio.“ Il Buddha più grande si avvicinò lentamente verso di lui
tirandosi su gli occhiali da sole scompostisi durante il pestaggio
di Enzo. Forse fu ingannato dal vetro sporco di grasso del suo
gabbiotto, solo quando si trovò a pochi centimetri
dall’omone, il benzinaio esordì: “Cioè, io dicevo, visto che vi ha
sbucato la capote con quella specie di spiedo, almeno fategliela
ingoiare o picchiatelo con quella, mi sembra più giusto, o avete
paura che v’infilzi come Tonni? “ I due si guardarono in faccia
per qualche secondo, mormorando e tirando su col naso. Il discreto
pubblico che si era creato intorno al parcheggio-arena attendeva
ansioso una decisione alla proposta del benzinaio. “Prendi due
spade Zorro, che ci divertiamo.” Sentenziarono i due buddha. Enzo
strusciò a terra tra i gratta e vinci usati fino al cofano della
Regata. Lanciò le spade ai due e una a me che non riuscii nemmeno
ad
afferrarla
dalla
fifa.
Cominciammo
con
qualche
diversivo,
qualche finta, ma quando infilzai l’ultimo boccone di Rustichella
al più piccolo, ricevetti una spadata nelle palle io, ed una sulla
testa Enzo. Non avevano una gran tecnica, ed erano a secco con i
regolamenti,
ma
i
loro
colpi
erano
molto
efficaci.
I
due
si
avvicinarono ad Enzo ormai disarmato all’angolo tra il cestino dei
rifiuti
e
una
moto,
quando
una
voce
dal
tono
squillante
fece
girare tutti i presenti: “Vedetevela con me, idioti!” Era un uomo
con
una
tuta
blu
da
gommista
ed
una
bandiera
dell’Inter
come
mantello, in volto aveva uno di quei passamontagna dei meccanici
da
formula
avvicinò
uno,
agli
veniva
omoni
e
dal
con
bagno
due
del
mosse
benzinaio.
li
disarmò.
Era
Il
Aldo.
Si
pubblico
intorno era in delirio, i camionisti attrezzarono un piccolo banco
scommesse con il supporto finanziario di vari Broker assicurativi
di passaggio. “Dai, omini della Michelin il giorno della cresima,
prendetemi, fatevi sotto!” Gli urlò Aldo con tono di sfida. Iniziò
a rimbambirli con finte e scattini, girandogli intorno come una
mosca ubriaca, stuzzicando le loro cravatte, pungolando le loro
pance
calanti.
Sempre
più
intontiti
dai
suoi
movimenti,
indietreggiarono senza accorgersene sull’orlo del sottopassaggio
per
l’altro
autogrill.
l’equilibrio
al
più
L’affondo
piccolo
preciso
che
si
di
Aldo
aggrappò
fece
perdere
all’auricolare
dell’altro portandoselo dietro. I due Buddha si frantumarono per
le
scale
del
sottopassaggio
con
il
pubblico
che
strombazzava
festante la vittoria di Aldo. Nel frattempo Enzo era riuscito ad
entrare in auto abbozzando per bene lo sportello della Mercedes
con un cric. Ci fece salire al volo. Bruciammo la Regata, ma
arrivammo in tempo. Aldo era raggiante, sereno e rilassato come un
maestro Zen sotto una cascata, con un odioso sorriso stampato
sulla faccia che non riuscì a togliersi nemmeno dopo il cazziatone
di Enzo per essere uscito al primo incontro dal campionato.