Il ragazzo invisibile Rassegna Stampa

Transcript

Il ragazzo invisibile Rassegna Stampa
RASSEGNA STAMPA CINEMATOGRAFICA
RAGAZZO INVISIBILE (IL)
Editore S.A.S. Via Goisis, 96/b - 24124 BERGAMO
Tel. 035/320.828 - Fax 035/320.843 - Email: [email protected]
2
Regia: Gabriele Salvatores
Interpreti: Ludovico Girardello (Michele), Valeria Golino (Giovanna), Fabrizio Bentivoglio (Basili), Hristo Jivkov (Andreij), Noa Zatta (Stella), Assil Kandil (Candela), Filippo Valese (Martino), Enea Barozzi (Brando), Riccardo Gasparini (Ivan), Vernon Dobtcheff (Artiglio)
Genere: Fantasy - Origine: Italia/Francia - Anno: 2014 - Soggetto: Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo - Sceneggiatura:
Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo - Fotografia: Italo Petriccione - Musica: Ezio Bosso, Federico de' Robertis - Montaggio: Massimo Fiocchi - Durata: 100' - Produzione: Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori per Indigo Film con RAI Cinema, in coproduzione con Fabio Conversi, Fulvia Manzotti, Marta Manzotti per Babe Films e Faso Film, in associazione con Ifitalia Spa, Gruppo BNP Paribas
e Sting Occhiali by - Distribuzione: 01 Distribution (2014)
Il cinema, arte visiva per eccellenza, è
stato spesso vicino all'invisibile, soprattutto per sorprendere, a cominciare dal
Méliès, anticipatore degli 'effetti speciali', per arrivare ai personaggi ispirati
soprattutto al classico di H. G. Welles
"L'uomo invisibile", film del '31 seguito da "Il ritorno dell'uomo invisibile",
"La donna invisibile", fino alla parodia
del 1951 "Gianni e Pinotto contro l'uomo invisibile".
Gabriele Salvatores, uno dei big del nostro cinema, s'appunta qui su un ragazzo di 13 anni, il simpatico biondino
esordiente Ludovico Girardello che ha
stoffa d'attore, ovviamente in erba. Anzi, in tuta. Ma questo nel film si vedrà
più avanti. In principio, la parte migliore, Michele (è il ragazzo) va a scuola ed
è sbeffeggiato di continuo dai suoi
compagni bulli, che giungono anche a
picchiarlo (come molti film americani
sull'argomento insegnano). Lui soffre,
ma che può fare? Anche se ha la mamma poliziotta (una Valeria Golino molto in parte con la divisa), di fronte alle
minacce non gli resta che arretrare.
Finché un giorno, dopo aver acquistato
un vestito cinese da 'supereroe' per la
festa di Halloween, scopre davanti allo
specchio di essere diventato invisibile.
Almeno in determinate ore del giorno,
che non coincidono per fortuna con
quelle sui banchi di scuola dove può
lanciare occhiate, purtroppo scoraggiate, alla sua favorita Stella. In questa
condizione, di non essere visto ma di
poter vedere e sentire, Michelino scoprirà, fra l'altro, dalla bocca di quella
che credeva sua madre, di essere stato
adottato. Incontrerà, in una trama che
s'avanza con i toni scoperti del feuilleton, il vero padre, con la barba e la coscienza sporca. Ma questa è un'altra
storia. Dopo la prima mezz'ora il film
piomba fra una banda di delinquenti
siberiani ancorati al porto di Trieste
(città dove s'ambienta la vicenda), che
si dedica al rapimento di bambini, e intraprende la strada scombussolata dell'
'emotion and action picture' di marca
prettamente hollywoodiana, lasciando
piuttosto sconcertati poiché l'invisibilità
del ragazzo diventa un pretesto per trasformarlo in una specie di 007 in sedicesimo. Tanto che, da adesso in poi,
continua a battagliare dentro a un'apposita tuta (che era della madre, anche lei,
evidentemente, provvista di poteri 'altri') che gli permette, con un sol batter
di mani, di passare da una condizione
visibile normale a una invisibile.
Nel film, alquanto farraginoso, ci sono
anche momenti divertenti, come quando si vede una bicicletta che va da sola
(la guida l'invisibile Michele) o quando
le palline da tennis vengono puntualmente deviate, oppure quando il furbetto che non si vede entra a curiosare negli spogliatoi femminili. Alla fine i riflessologhi potrebbero avanzare molteplici interpretazioni sull'adolescenza
'età difficile', sui ragazzi abbandonati,
sui superpoteri. Noi dal Salvatores di
"Nirvana", "Io non ho paura", "Educazione siberiana", ci aspettavamo di meglio.
L'Eco di Bergamo - 23/12/14
Franco Colombo
Autore fra i più interessanti ed eclettici
del cinema italiano, sempre pronto a
rimettersi in gioco, Gabriele Salvatores
si cimenta ora con un film doppiamente
di genere, un fantasy che è anche ottimo esempio di cinema per ragazzi, genere assai trascurato dalla nostra cinematografia. E d'altra parte l'universo
adolescenziale, contemplato nella sua
verità e senza facili concessioni al melò, fin dai tempi di "Io non ho paura", è
congeniale al regista napoletano. Nessun possibile confronto dunque fra il
suo film e quelli su fantastici supereroi
di stampo hollywoodiano o coi popolari
cartoon della Marvel. Niente fantasmagorici effetti speciali ma acrobazie che
rientrano nel mondo del possibile,
commisurate a uno sguardo adolescenziale, in bilico tra fantasia ed iperrealismo magico. In una Trieste mitteleuropea mai così affascinante, terra di confine dove è possibile incontrare anche
fantastici personaggi, esseri superdotati
nati in terra di Russia e ancora ignari
delle loro reali potenzialità, vive il protagonista Michele (Ludovico Girardello), anche lui appartenente a questa singolare specie. Molto amato dalla madre
poliziotta (Valeria Golino), è un adolescente timido ed insicuro che soffre per
l'assenza di una figura paterna. Vittima
designata di due compagni di scuola
malati di bullismo, Michele è molto attratto dalla graziosa compagna Stella
che gli dedica solo qualche svagata attenzione. Ma un giorno, accompagnandola ad una festa in maschera, scopre
con iniziale timore ma poi anche con
una certa soddisfazione, di poter rendersi invisibile. Da quel momento la
sua vita prende tutt'altra direzione. Le
complicate e incredibili avventure in
cui viene successivamente coinvolto,sono anche percorso di formazione
dal quale esce più saggio e sicuro di sé,
con la consapevolezza che la 'normalità'
è un dono prezioso e insostituibile.
Tante le implicazioni metaforiche attinenti al tormentato mondo adolescenziale, oscillante fra insicurezza e narcisismo. Ma tanti anche gli interrogativi
esistenziali che la vicenda può suggerire allo spettatore adulto. Complesso ed
ambizioso, girato con grande ricercatezza stilistica ed immerso in una fotografia dai toni caldi e corposi, il film
funziona assai bene quando costruisce
le premesse del racconto, accostandosi
ai giovani protagonisti con empatia, un
pizzico di malcelata nostalgia e perfino
qualche notazione ironica. Appare invece meno incisivo quando cerca con
qualche difficoltà una convincente conclusione, chiudendo infine sullo struggente primo piano di Xenya Rappoport
che sembra aprire ad un possibile sequel.
Il Giornale di Sicilia - 22/12/14
Eliana Lo Castro Napoli
In un panorama produttivo monocromatico come quello attuale, in cui a sorpresa è certo cinema d'autore ("Il giovane favoloso", ma anche i film di Olmi o Munzi) a tenere relativamente botta mentre dilagano commedie sovrapponibili, un film come "Il ragazzo invisibile" di Gabriele Salvatores è al momento un prodotto unico, un tentativo
sperimentale dal punto di vista del marketing. L'idea è di innestare in Italia il
filone dei supereroi che rappresenta
forse l'elemento di maggior potenza
della macchina hollywoodiana oggi, ma
senza proporne una semplice imitazione
(del resto impraticabile), e anzi mantenendo degli elementi tutto sommato
familiari agli spettatori del cinema italiano. Per far questo la Indigo e Babe
film, produttori del film, hanno lanciato
anche un libro e una serie di fumetti da
edicola, e hanno promosso insieme a
RadioDeejay un concorso tra giovani
musicisti per scegliere la canzone originale. Un piano cross-mediale, direbbero gli specialisti, che prevede, almeno a giudicare dal post-finale sui titoli
di coda, la realizzazione di uno o più
sequel.
Il film è girato a Trieste: e qui il globale
dei supereroi di innesta sul locale delle
Film Commission. Protagonista è Michele, un tredicenne introverso, innamorato di una compagna di classe e
vessato dai bulli. Figlio di una poliziotta (Valeria Golfo) e orfano di padre,
Michele un giorno indossa per caso un
costume e diventa invisibile, e scopre di
essere stato adottato, giunto in Italia
dalla Russia, e per giunta figlio di una
stirpe di uomini dotati di superpoteri in
seguito a un incidente nucleare. Sulle
sue tracce, dunque, ci saranno angeli
protettori e russi cattivissimi. In realtà,
il film è anche una variazione all'interno del filone, molto italiano, di film
sull'adolescenza, rendendo esplicita la
metafora dell'invisibilità dei bambini e
dei ragazzi (i bambini ci guardano, insomma, senza che noi li guardiamo: e
se poi ottengono l'anello di Gige, la cosa non è più un modo di dire). Il risultato rimane sospeso, tra efficacia spettacolare e tentazioni metaforiche, distilla
colpi di scena e momenti di stanca, e
alla fine funziona. La regia di Salvatores è come sempre professionale, anche
sul versante dell'azione, ma non sempre
l'intreccio scorre liscio, e alcuni escamotage, specie verso il finale (che ovviamente non sveliamo) lasciano perplessi. Per un prodotto del genere, rivolto a fasce di pubblico di solito precluse al cinema italiano, rimane la curiosità di capire l'esito commerciale, per
vedere se riuscirà a trovare un suo spazio o magari creare uno spazio nuovo.
Il Sole 24Ore - 21/12/14
Emiliano Morreale
Educazione triestina per un giovane
fantasioso che scopre la sua genetica
specialità cercando di sfuggire al bullismo scolastico e si trova a fare il supereroe per salvare coetanei da cattivoni
russo-siberiani ancorati al porto di Trieste, in assetto da combattimento per rapire creature dotate di poteri quasi incredibili. Attorno a questo plot da romanzo di formazione vestito da fumetto-thriller, per sfidare anche produttivamente le storie più comuni nel nostro
cinema triangolare (realista o tragicomico o davvero tragico), contornano
l'azione de "Il ragazzo invisibile" i temi
dell'identità da trovare approcciando
l'adolescenza (al giovane Michele va
meglio proprio rendendosi invisibile,
quando necessario), del senso della famiglia, del male che arriva dalle proprie
radici lontane... Si notano tocchi di
commedia non banale e capacità registica di giocare su più tavoli narrativi
(che a volte si rincorrono), oltre il fantasy da cui il film parte e a cui torna
apertamente in un 'the end' non del tutto
'happy' (gancio per un sequel?), a chiudere una sceneggiatura che ha anche
momenti leggeri.
Gabriele Salvatores, al 16° film, va alla
ricerca di un nuovo e più familiare Nirvana, insiste nell'inquadrare con paterna
fratellanza l'età forse più difficile - come in "lo non ho paura", "Come Dio
comanda", "Educazione siberiana" e
usa con oculato divertimento tanti effetti speciali che vanno dichiaratamente
dal made in... Méliès ai nuovissimi 3D.
Gli umani normali? Pochi in questa storia, certo non lo sono i genitori di Michele (Christo Jivkov da supercieco telepatico e Ksenia Rappoport mutante
leonessa) né a suo modo il supereroe
Ludovico Girardello, dapprima incredulo e spaventato, poi risoluto e astuto, e
neanche i suoi coetanei Noa Zatta, Riccardo Gasparini, Enea Barozzi, personaggi dotati di talento speciale e ovviamente efficaci attori debuttanti.
Nemmeno Fabrizio Bentivoglio (bravo,
non istrionico), il pedagogico sentenzioso psicologo-poliziotto, sfugge ad
alterazioni di personalità. A reggere
la... normalità c'è l'archetipo materno
della poliziotta Valeria Golino, divertita
e naturale. La fotografia del fido Italo
Petriccione asseconda scenari soprattutto notturni, le musiche originali di Ezio
Bosso e Federico De Robertis in bilico
fra session e colore, quelle più eterogenee di repertorio non sono centellinate,
anzi. Quindi? Questo fantasy glocal,
che non si prende troppo sul serio e nelle scene thriller gioca con la Guerra
Fredda, scorre umano grazie a questo
12enne supereroe col raffreddore che
agisce in costume, prima cinese da 10 €
poi Superboy ragno mascherato. Con
scritta pettorale in cirillico! Alla ispiratrice casa Marvel mica verrà l'idea di...
Vivilcinema - 2014-6-31
Maurizio Di Rienzo