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CASINO SAN PELLEGRINO bottani_Layout 1
STORIA DI UN SOGNO
Il Casinò
di San Pellegrino
Terme
Tarcisio Bottani
STORIA DI UN SOGNO
Il Casinò
di San Pellegrino
Terme
CORPONOVE
Presentazione
Presentazione
1. Le ragioni del successo
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
Quando nel 1907 il Casinò, o Grand Kursaal come venne allora chiamato, sorse maestoso sul piazzale adiacente ai portici della Fonte, a San
Pellegrino si era ormai quasi completato il programma di modernizzazione della fisionomia urbanistica e delle strutture architettoniche che sotto la guida dell’ing. Mazzocchi aveva dato alla località termale il volto nuovo, elegante e raffinato, che ben si addiceva al ruolo di riferimento
della classe dirigente italiana ed europea che le era stato da tempo assegnato.
Le trasformazioni del paese avevano preso l’avvio da un decennio, da quando Andrea Ambrosioni, dopo aver attivato un impianto per la produzione di energia elettrica, aveva aperto tra il 1893 e il 1896 l’albergo e il teatro Eden, gestendolo con profitto alla maniera del caffè concerto e
allestendovi spettacoli di varietà, operette, riviste e opere liriche, dimostrando così come la strada degli investimenti nel settore delle attrezzature turistico-alberghiere avrebbe potuto rappresentare una scelta vantaggiosa per l’immediato futuro di San Pellegrino.
Queste scelte felici e innovative non erano però scaturite dal nulla: da oltre un secolo nella storia del paese aveva iniziato a farsi strada la prospettiva di valorizzare le risorse idriche e termali del suo territorio.
Già nel 1760 vicino alla sorgente era stato costruito un casello, per iniziativa di Pellegrino Foppoli, che somministrava l’acqua minerale a pagamento. Il casello fu ceduto nel 1803 a Giovanni Pesenti e Francesco Licini i quali, visto il crescente afflusso di utenti, si misero in società e
avviarono la costruzione di uno stabilimento termale, dovendo però far fronte a una vertenza avviata dal Comune di San Pellegrino che intendeva regolamentare l’attività termale consentendo in ogni caso al pubblico di accedere liberamente alla sorgente. Lo stabilimento Licini-Pesenti fu terminato nel 1820 e venne poi gestito da Ester Pesenti, moglie di Giovanni Lorenzo Palazzolo.
Le potenzialità di sviluppo legate alla sorgente termale sono ben evidenziate dallo storico Maironi da Ponte il quale, parlando di San Pellegrino
nel suo Dizionario odeporico descriveva così le opere avviate in questo settore:
6
“La fonte minerale, chiamata Acque di San Pellegrino, resta in piccolissima distanza dal corpo maggiore del villaggio, in una particella declive appartenente alla giogaia, che fiancheggia sulla dritta il corso del Brembo. Ha due polle, la principale delle quali passa nel fabbricato, non ha guari,
costrutto a tal uopo. Consiste questo in un atrio spazioso fornito di due vasche in cui si fa con tubi cadere acqua minerale ad uso di bibita sul luogo.
Dietro all’atrio medesimo e sullo stesso piano sonovi varj camerini con i necessari agi, e colle opportune vasche di marmo a bagno solitario, alle quali
per tubi si fa passar l’acqua artificialmente riscaldata. In fianco del detto atrio vi sono le stanze di trattenimento e da rinfresco, a comodo di chi vuol
usare della fonte minerale alla sorgente. La fabbrica è a più piani, ed ha molte altre stanze, onde n’esca a maggiore comodità e soddisfazione. (...)
Quest’acqua trovasi costantemente più calda dell’atmosfera. (...) Essa è limpidissima e ridondante di bollicine visibili anche a occhio nudo di un gaz
sottilissimo, che se ne sprigiona con impeto sino a cagionare dei leggieri spruzzi. Questo è il gaz Carbonico, o Aria fissa, come l’hanno chiamato sino
a nostri dì.
L’odor dell’acqua di San Pellegrino non è sensibile che appena tratta dalla fonte, e fors’anche a stento. Sembra quel tenuissimo di gaz Carbonico. Il
sapore è leggermente piccante, e per certuni quasi insensibile o tendente al liscivoso e saponaceo.
Il suo peso specifico è di 3/1150 minore di quello dell’acqua distillata; e ritiene la mentovata temperatura in ogni stagione.
Il passaggio di quest’acqua per orina, pronto e copioso si è il di lei più ordinario effetto. È tollerata dal ventricolo in guisa stupenda anche ad una
grande quantità. (...) L’indole piacevole e innocente di quest’acque fa che ne sieno capaci le persone stesse più deboli e malaticcie purché le bevino
nei debiti modi. Per i calcoli delle reni, e della vescica, per le renelle, ed altre affezioni renali, i medici le vogliono specifiche. Giovano pure alle cachessie scorbutiche, e malinconiche, ed ai dolori, che da esse procedono e sopra tutto sono eccellenti per guarire da tutte le affezioni cutanee dipendenti da salsedine, e da acrimonie umorali”.1
Pochi anni dopo, nel 1824, il Giornale della Provincia di Bergamo, constatando la sempre crescente fama di cui godevano le acque termali per
le loro proprietà curative ed evidenziando le nuove opportunità di sviluppo offerte dal recente miglioramento della viabilità vallare, invitava le
persone direttamente interessate allo sfruttamento del settore a “maggiormente ingrandire i rispettivi locali, onde l’infermo forestiero possa
trovarvi tutte quelle comodità richieste dalla moderna gentilezza del vivere sociale”.2
A questa istanza risponde nel 1838 Giuseppe Salaroli, che scopre una seconda fonte, a pochi passi dallo stabilimento di Ester Pesenti Palazzolo,
ma in posizione però più bassa rispetto all’originaria sorgente, e costruisce a sua volta uno stabilimento termale.
A questa iniziativa risponde nel 1841 Ester Palazzolo che fa ampliare dall’ing. Zambeletti il proprio stabilimento termale, dotandolo di “camerini e vasche di marmo per bagno, con numerose stanze da letto ben ariate e comode, vaste ed adorne sale di conversazione, caffè, cortili...”.3
L’avventura turistico-termale di San Pellegrino si è ormai avviata e per tutta la seconda metà dell’Ottocento si assisterà all’accrescersi nei riguardi della stazione termale di un interessante parallelo di natura mondana e ricreativa accanto a quello prettamente terapeutico. Connotazione, questa, comune a tutte le analoghe località europee che in quegli stessi anni si andavano a loro volta affermando ed efficacemente colta
da un articolo del 1850 dal Giornale della Provincia di Bergamo che così invitava il lettore: “Vieni a San Pellegrino a godervi de’ piaceri che qui
riunisconsi nella stagione de’ bagni per fare lieta la vita. Signori e dame, galanti ed allegri vecchiotti, giochi e cavalcate, balli e canti occupano
alcune ore del giorno e della notte e fanno di questo villaggio la più allegra e piacevole dimora ... San Pellegrino dalla metà di giugno ai primi
di agosto è una specie di cosmopoli di singolari contrasti, e meglio un pandemonio di voluttà e di piaceri”.4
1. Le ragioni del successo
Quando nel 1907 il Casinò, o Grand Kursaal come venne allora chiamato,
sorse maestoso sul piazzale adiacente ai portici della Fonte, a San Pellegrino si era ormai quasi completato il programma di modernizzazione
della fisionomia urbanistica e delle strutture architettoniche che sotto
la guida dell’ing. Mazzocchi aveva dato alla località termale il volto nuovo, elegante e raffinato, che ben si addiceva al ruolo di riferimento della
classe dirigente italiana ed europea che le era stato da tempo assegnato.
Le trasformazioni del paese avevano preso l’avvio da un decennio, da
quando Andrea Ambrosioni, dopo aver attivato un impianto per la produzione di energia elettrica, aveva aperto tra il 1893 e il 1896 l’albergo
e il teatro Eden, gestendolo con profitto alla maniera del caffè concerto
e allestendovi spettacoli di varietà, operette, riviste e opere liriche, dimostrando così come la strada degli investimenti nel settore delle attrezzature turistico-alberghiere avrebbe potuto rappresentare una
scelta vantaggiosa per l’immediato futuro di San Pellegrino.
Queste scelte felici e innovative non erano però scaturite dal nulla: da
oltre un secolo nella storia del paese aveva iniziato a farsi strada la prospettiva di valorizzare le risorse idriche e termali del suo territorio.
Già nel 1760 vicino alla sorgente era stato costruito un casello, per iniziativa di Pellegrino Foppoli, che somministrava l’acqua minerale a pagamento. Il casello fu ceduto nel 1803 a Giovanni Pesenti e Francesco
Licini i quali, visto il crescente afflusso di utenti, si misero in società e
avviarono la costruzione di uno stabilimento termale, dovendo però
far fronte a una vertenza avviata dal Comune di San Pellegrino che intendeva regolamentare l’attività termale consentendo in ogni caso al
pubblico di accedere liberamente alla sorgente. Lo stabilimento LiciniPesenti fu terminato nel 1820 e venne poi gestito da Ester Pesenti, moglie di Giovanni Lorenzo Palazzolo.
Le potenzialità di sviluppo legate alla sorgente termale sono ben evidenziate dallo storico Maironi da Ponte il quale, parlando di San Pellegrino nel suo Dizionario odeporico descriveva così le opere avviate in
questo settore:
“La fonte minerale, chiamata Acque di San Pellegrino, resta in piccolissima distanza dal corpo maggiore del villaggio, in una particella declive
appartenente alla giogaia, che fiancheggia sulla dritta il corso del Brembo. Ha due polle, la principale delle quali passa nel fabbricato, non ha
guari, costrutto a tal uopo. Consiste questo in un atrio spazioso fornito
di due vasche in cui si fa con tubi cadere acqua minerale ad uso di bibita
sul luogo. Dietro all’atrio medesimo e sullo stesso piano sonovi varj camerini con i necessari agi, e colle opportune vasche di marmo a bagno
solitario, alle quali per tubi si fa passar l’acqua artificialmente riscaldata. In fianco del detto atrio vi sono le stanze di trattenimento e da rinfresco, a comodo di chi vuol usare della fonte minerale alla sorgente. La
fabbrica è a più piani, ed ha molte altre stanze, onde n’esca a maggiore
comodità e soddisfazione. (...) Quest’acqua trovasi costantemente più
calda dell’atmosfera. (...) Essa è limpidissima e ridondante di bollicine
visibili anche a occhio nudo di un gaz sottilissimo, che se ne sprigiona
con impeto sino a cagionare dei leggieri spruzzi. Questo è il gaz Carbonico, o Aria fissa, come l’hanno chiamato sino a nostri dì.
L’odor dell’acqua di San Pellegrino non è sensibile che appena tratta
dalla fonte, e fors’anche a stento. Sembra quel tenuissimo di gaz Carbonico. Il sapore è leggermente piccante, e per certuni quasi insensibile o
tendente al liscivoso e saponaceo.
Il suo peso specifico è di 3/1150 minore di quello dell’acqua distillata; e
ritiene la mentovata temperatura in ogni stagione.
Il passaggio di quest’acqua per orina, pronto e copioso si è il di lei più
ordinario effetto. È tollerata dal ventricolo in guisa stupenda anche ad
una grande quantità. (...) L’indole piacevole e innocente di quest’acque
fa che ne sieno capaci le persone stesse più deboli e malaticcie purché
le bevino nei debiti modi. Per i calcoli delle reni, e della vescica, per le
renelle, ed altre affezioni renali, i medici le vogliono specifiche. Giovano
pure alle cachessie scorbutiche, e malinconiche, ed ai dolori, che da esse procedono e sopra tutto sono eccellenti per guarire da tutte le affezioni cutanee dipendenti da salsedine, e da acrimonie umorali”.1
Pochi anni dopo, nel 1824, il Giornale della Provincia di Bergamo, constatando la sempre crescente fama di cui godevano le acque termali
per le loro proprietà curative ed evidenziando le nuove opportunità di
sviluppo offerte dal recente miglioramento della viabilità vallare, invitava le persone direttamente interessate allo sfruttamento del settore
a “maggiormente ingrandire i rispettivi locali, onde l’infermo forestiero
possa trovarvi tutte quelle comodità richieste dalla moderna gentilezza
del vivere sociale”.2
A questa istanza risponde nel 1838 Giuseppe Salaroli, che scopre una
seconda fonte, a pochi passi dallo stabilimento di Ester Pesenti Palazzolo, ma in posizione però più bassa rispetto all’originaria sorgente, e
costruisce a sua volta uno stabilimento termale.
A questa iniziativa risponde nel 1841 Ester Palazzolo che fa ampliare
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
Storia di un sogno
Il Casinò di San Pellegrino Terme
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Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
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L’imprenditore
Cesare Mazzoni,
il principale
artefice
del successo
di San Pellegrino
Il Grand Hotel
disegnato
da Romolo
Squadrelli
nel 1906
Questo concorso di interesse verso la località termale brembana assunse proporzioni sempre più ampie negli ultimi decenni del secolo, quando
il numero dei frequentatori delle Terme cominciò ad essere calcolato nell’ordine delle migliaia e di conseguenza l’immagine di San Pellegrino,
grazie a questo progressivo successo, finì con l’imporsi come punto di riferimento inderogabile non solo a livello italiano, ma anche nel contesto
europeo e mondiale. “Passare le acque” a San Pellegrino divenne ben presto una necessità, non solo tra gli esponenti della nobiltà
internazionale che si aggrappava tenacemente ai propri privilegi di classe messi in discussione dalle nuove X dinamiche economiche e sociali, ma anche e soprattutto negli ambienti della emergente borghesia imprenditoriale e finanziaria che stava assumendo il ruolo di classe dirigente, forte delle conquiste dell’industrializzazione e del progresso tecnologico.
Sarà proprio questa nuova classe di finanzieri e di imprenditori a farsi contemporaneamente artefice e fruitrice dei fasti sanpellegrinesi, nei quali troverà l’occasione per darsi lustro e conquistarsi una parvenza di nobiltà, non disdegnando di sottoporsi alle
vecchie regole e alle vacue abitudini che erano state per secoli prerogativa della classe antagonista.
Sul finire del secolo le strutture termali e ricettive risultavano ormai del tutto inadeguate a far fronte alla crescente domanda di
soggiorno di questa clientela facoltosa e alla ricerca di lusso e divertimento: oltre agli stabilimenti termali Palazzolo e Salaroli
c’erano infatti solo tre alberghi, alcune trattorie e qualche caffé.
È a questo punto che, facendo seguito al citato investimento dell’Ambrosioni, prende l’avvio una serie straordinaria di interventi
edilizi che in meno di un decennio muteranno il volto di San Pellegrino.
Nel 1899 si costituisce la Società Anonima delle Terme, presieduta dall’imprenditore milanese avv. Cesare Mazzoni, che acquista
le fonti Palazzolo e Salaroli e nel 1901 fa costruire, su progetto dell’ing. Luigi Mazzocchi, il nuovo stabilimento dei bagni sul viale
delle Terme e, l’anno dopo, sempre a cura del Mazzocchi, il portico della Fonte con annessa sala bibita.
Nel 1902 Mazzoni fonda a Milano la Società Anonima per la costruzione e l’esercizio dei Grandi Alberghi di San Pellegrino.
Nel 1904 viene inaugurato il Grand Hotel, la cui costruzione era iniziata due anni prima; nel 1905 è la volta dello stabilimento dell’acqua minerale; nel 1906 arriva la ferrovia e nel 1907 il Casinò.
A questi esempi di grande rilevanza si aggiungono alcune realizzazioni minori ma ben allineate al contesto generale, che contribuiscono ad as-
Nel 1899 si costituisce la Società Anonima delle Terme, presieduta dall’imprenditore milanese avv. Cesare Mazzoni, che acquista le fonti Palazzolo e Salaroli e nel 1901 fa costruire, su progetto dell’ing. Luigi
Mazzocchi, il nuovo stabilimento dei bagni sul viale delle Terme e,
l’anno dopo, sempre a cura del Mazzocchi, il portico della Fonte con
annessa sala bibita.
Nel 1902 Mazzoni fonda a Milano la Società Anonima per la costruzione
e l’esercizio dei Grandi Alberghi di San Pellegrino.
Nel 1904 viene inaugurato il Grand Hotel, la cui costruzione era iniziata
due anni prima; nel 1905 è la volta dello stabilimento dell’acqua minerale; nel 1906 arriva la ferrovia e nel 1907 il Casinò.
A questi esempi di grande rilevanza si aggiungono alcune realizzazioni
minori ma ben allineate al contesto generale, che contribuiscono ad assegnare alla località termale quell’aurea atmosfera elitaria ed esclusiva
che la impose all’attenzione generale e di cui si fa vanto, a buon diritto,
ancora oggi.
Così il Corriere di San Pellegrino descriveva nel 1908 la stazione climatica:
“Sulle misere rovine d’un rustico porticato lassù alla fonte, sorge ora un
vasto salone in stile pompeiano, lungo m. 32, destinato alle bibite dell’acqua salsa. Dalla sua parete verso monte, sorge una specie di lungo abbeveratoio in cemento arieggiante il porfido, nel quale cade, da molti zampilli, l’acqua fattavi derivare dalla vicina fonte. Il soffitto e le pareti furono
decorate dai distinti pittori Gottardo Valentini di Milano e Guglielmini di
Bergamo, con quadri e figure allegoriche, forse troppo procaci. Dal salone, i balneanti possono passare sotto un grandioso porticato di venti arcate, sostenute da colonne di granito, dove ammirare le varie mercanzie
esposte nei diversi negozi affittati dalla Società, o sedersi a sorbire qualche bibita nell’elegante caffé del nostro intelligente, buono e industrioso
Isacchi, ormai illustrazione bergamasca nella fabbricazione di leccornie.
Percorrendo il porticato e svoltando a destra si entra nel grande Kursaal. Una minuta descrizione di questa gigantesca costruzione, oltre a richiedere una speciale competenza artistica non rimescerebbe a dar al
lettore una pallida idea di tutto quanto di armonico, di squisitamente
artistico, di veramente bello ed imponente si racchiude in questo maestoso edificio che onora il genio e l’ardimento dell’architetto Romolo
Squadrelli e dell’avv. Cesare Mazzoni.
L’antico ed angusto viale dalle molteplici qualità di piante, dove si stentava a camminare a due, è stato tramutato in ampio piazzale che, col
tempo, sarà completamente ombreggiato, e dove, mattina e sera, un
concerto di danze, più o meno viennesi, allieta gli spiriti con pezzi scelti, eseguiti con lodevole maestria.
Ai piccoli gabinetti da bagno, del locale, del localino, dei Bagni Nuovi e
dello Stabilimento Salaroli, venne sostituito il grandioso fabbricato delle Terme, costruito su disegni dell’illustre arch. Luigi Mazzocchi di Milano, e contenente quanto di meglio hanno potuto suggerire i più recenti
progressi della scienza e della praticità in materia idroterapica.
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
dall’ing. Zambeletti il proprio stabilimento termale, dotandolo di “camerini e vasche di marmo per bagno, con numerose stanze da letto ben
ariate e comode, vaste ed adorne sale di conversazione, caffè, cortili...”.3
L’avventura turistico-termale di San Pellegrino si è ormai avviata e per
tutta la seconda metà dell’Ottocento si assisterà all’accrescersi nei riguardi della stazione termale di un interessante parallelo di natura
mondana e ricreativa accanto a quello prettamente terapeutico. Connotazione, questa, comune a tutte le analoghe località europee che in
quegli stessi anni si andavano a loro volta affermando ed efficacemente
colta da un articolo del 1850 dal Giornale della Provincia di Bergamo
che così invitava il lettore: “Vieni a San Pellegrino a godervi de’ piaceri
che qui riunisconsi nella stagione de’ bagni per fare lieta la vita. Signori e
dame, galanti ed allegri vecchiotti, giochi e cavalcate, balli e canti occupano alcune ore del giorno e della notte e fanno di questo villaggio la più
allegra e piacevole dimora ... San Pellegrino dalla metà di giugno ai primi
di agosto è una specie di cosmopoli di singolari contrasti, e meglio un
pandemonio di voluttà e di piaceri”.4
Questo concorso di interesse verso la località termale brembana assunse proporzioni sempre più ampie negli ultimi decenni del secolo, quando il numero dei frequentatori delle Terme cominciò ad essere calcolato
nell’ordine delle migliaia e di conseguenza l’immagine di San Pellegrino,
grazie a questo progressivo successo, finì con l’imporsi come punto di
riferimento inderogabile non solo a livello italiano, ma anche nel contesto europeo e mondiale. “Passare le acque” a San Pellegrino divenne ben
presto una necessità, non solo tra gli esponenti della nobiltà internazionale che si aggrappava tenacemente ai propri privilegi di classe messi in
discussione dalle nuove dinamiche economiche e sociali, ma anche e soprattutto negli ambienti della emergente borghesia imprenditoriale e finanziaria che stava assumendo il ruolo di classe dirigente, forte delle
conquiste dell’industrializzazione e del progresso tecnologico.
Sarà proprio questa nuova classe di finanzieri e di imprenditori a farsi
contemporaneamente artefice e fruitrice dei fasti sanpellegrinesi, nei
quali troverà l’occasione per darsi lustro e conquistarsi una parvenza
di nobiltà, non disdegnando di sottoporsi alle vecchie regole e alle vacue abitudini che erano state per secoli prerogativa della classe antagonista.
Sul finire del secolo le strutture termali e ricettive risultavano ormai del
tutto inadeguate a far fronte alla crescente domanda di soggiorno di
questa clientela facoltosa e alla ricerca di lusso e divertimento: oltre
agli stabilimenti termali Palazzolo e Salaroli c’erano infatti solo tre alberghi, alcune trattorie e qualche caffé.
È a questo punto che, facendo seguito al citato investimento dell’Ambrosioni, prende l’avvio una serie straordinaria di interventi edilizi che
in meno di un decennio muteranno il volto di San Pellegrino.
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Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
segnare alla località termale quell’aurea atmosfera elitaria ed esclusiva che la impose all’attenzione generale e di cui si fa vanto, a buon diritto,
ancora oggi.
Così il Corriere di San Pellegrino descriveva nel 1908 la stazione climatica:
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“Sulle misere rovine d’un rustico porticato lassù alla fonte, sorge ora un vasto salone in stile pompeiano, lungo m. 32, destinato alle bibite dell’acqua
salsa. Dalla sua parete verso monte, sorge una specie di lungo abbeveratoio in cemento arieggiante il porfido, nel quale cade, da molti zampilli, l’acqua fattavi derivare dalla vicina fonte. Il soffitto e le pareti furono decorate dai distinti pittori Gottardo Valentini di Milano e Guglielmini di Bergamo,
con quadri e figure allegoriche, forse troppo procaci. Dal salone, i balneanti possono passare sotto un grandioso porticato di venti arcate, sostenute
da colonne di granito, dove ammirare le varie mercanzie esposte nei diversi negozi affittati dalla Società, o sedersi a sorbire qualche bibita nell’elegante caffé del nostro intelligente, buono e industrioso Isacchi, ormai illustrazione bergamasca nella fabbricazione di leccornie.
Percorrendo il porticato e svoltando a destra si entra nel grande Kursaal. Una minuta descrizione di questa gigantesca costruzione, oltre a richiedere una
speciale competenza artistica non rimescerebbe a dar al lettore una pallida idea di tutto quanto di armonico, di squisitamente artistico, di veramente
bello ed imponente si racchiude in questo maestoso edificio che onora il genio e l’ardimento dell’architetto Romolo Squadrelli e dell’avv. Cesare Mazzoni.
L’antico ed angusto viale dalle molteplici qualità di piante, dove si stentava a camminare a due, è stato tramutato in ampio piazzale che, col tempo,
sarà completamente ombreggiato, e dove, mattina e sera, un concerto di danze, più o meno viennesi, allieta gli spiriti con pezzi scelti, eseguiti con
lodevole maestria.
Ai piccoli gabinetti da bagno, del locale, del localino, dei Bagni Nuovi e dello Stabilimento Salaroli, venne sostituito il grandioso fabbricato delle Terme, costruito su disegni dell’illustre arch. Luigi Mazzocchi di Milano, e contenente quanto di meglio hanno potuto suggerire i più recenti progressi
della scienza e della praticità in materia idroterapica.
In basso, di fronte al localino, dove stendevasi un prato verdeggiante, sorge ora altro nuovo Caffé Isacchi e le case di alloggio del sig. Pietro Baroni
sindaco di San Pellegrino; e dove un tempo le rustiche stalle Palazzolo Gio., ora grandiosi ed eleganti fabbricati dei signori Aquilino e vedova Aurelia
Palazzolo. E l’albergo della Posta viene rimesso a nuovo, e così pure le case Salaroli, Piazzalunga, prof. B.Villa, Frassoni, Orlandini, ecc.
In fondo al viale, sulla destra del Brembo, ergesi pulita la casa del Comune, sede ancora del telegrafo che un tempo, troppo umile bugigattolo, trovavasi presso la Chiesa di San Carlo e proprio dove fabbricarono ora i signori coniugi Baroni.
E poi il Grand Hotel Eden San Pellegrino con relativo edificio per alloggio e salone al Teatro, condotto dai signori Albertazzi e i fabbricati del sig. Andrea
Ambrosioni sull’area delle seghe e mulini del fu sig. Carlo della Chiesa; più avanti la nuova costruzione Gio. Palazzolo e quella del signor Valentino
Quarenghi, e più verso la parrocchiale, le case dei signori: Pietrasanta, Gervasoni, Dadda, ecc.
Al di là del ponte, sui piani di San Nicola, l’Aurora del sig. Patti e l’albergo Italia dei signori Grazioli. E più innanzi, sulla sinistra ancora del Brembo,
dove un tempo si andava a cogliere ciclamini ed erbe aromatiche e a respirare l’aria aprica della convalle, ora si slancia al cielo quella reggia di
Grand Hotel, come niun altro forse ne conta la regione, come pochissimi ne vanta l’Italia”.5
Elemento unificante di questa raffinata eleganza fu la felice adozione, da parte dei progettisti, primo fra tutti l’architetto Romolo Squadrelli,
delle soluzioni stilistiche e architettoniche offerte dalle innovative proposte che da qualche anno si stavano imponendo in tutta l’Europa, conosciute a seconda dei contesti, col nome di Modern Style, Art Nouveau o Jugendstil, e affermatesi in Italia come Modernismo, Stile Floreale o soprattutto come Stile Liberty.
Questa nuova concezione della funzione artistica si proponeva come modello espressivo della società del tempo e tendeva a superare gli schemi
rigidi del passato per aprirsi alla fruizione delle nuove classi e diventare patrimonio comune.
San Pellegrino si poneva come l’ideale terreno di applicazione delle nuove forme architettoniche, in quanto immune da vincoli di precedenti
strutture e quindi luogo adatto ad accogliere ogni forma di sperimentazione e di progettazione unitaria dello spazio urbano. Queste nuove forme
ben si addicevano alle esigenze della classe borghese emergente che, eleggendo San Pellegrino a proprio punto di riferimento privilegiato, intendeva qualificarne l’immagine con soluzioni che si staccassero radicalmente dal retaggio di modelli costruttivi ufficiali e statici propri di un
mondo che stava inesorabilmente scomparendo.
L’intervento di alcune delle più illustri personalità artistiche del tempo delineò nel breve volgere di un decennio il volto nuovo della ville d’eau,
regalando alla classe dominante il luogo dei sogni dove avrebbe potuto coltivare l’illusione di un mondo spensierato, fatto di feste, giochi, incontri galanti e fiducia assoluta nel progresso.
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Il Casinò nel
disegno originale
di Romolo
Squadrelli
Il primo dei grandi palazzi liberty costruiti dalla Società dei Grandi Alberghi é il Grand Hotel, frutto della collaborazione tra l’ing. Luigi Mazzocchi
e l’arch. Romolo Squadrelli i quali danno all’edificio “il necessario sviluppo volumetrico, che lo impone come un monumento nel tessuto cittadino” e ne studiano con estrema cura “la varia qualità della trama muraria, il disegno dei particolari e la decorazione, per lo più incassata nel
piano ed integrata alla superficie”.6
Risultano così applicati “in una simbiosi teoricamente inconciliabile, eppure perfettamente combinata, due registri di valori: una vasta orchestrazione di masse, per fare dell’edificio un elemento dominante del paesaggio urbano, ed una delicata decorazione per dare al passante il senso di essere in quel paesaggio, di coglierne i particolari, vicini, come chi, salendo in monte, vede la massa stagliarsi lontana sul cielo e, vicini,
i sassolini e i fiori sul sentiero”.
Elemento unificante di questa raffinata eleganza fu la felice adozione,
da parte dei progettisti, primo fra tutti l’architetto Romolo Squadrelli,
delle soluzioni stilistiche e architettoniche offerte dalle innovative proposte che da qualche anno si stavano imponendo in tutta l’Europa, conosciute a seconda dei contesti, col nome di Modern Style, Art Nouveau
o Jugendstil, e affermatesi in Italia come Modernismo, Stile Floreale o soprattutto come Stile Liberty.
Questa nuova concezione della funzione artistica si proponeva come
modello espressivo della società del tempo e tendeva a superare gli
schemi rigidi del passato per aprirsi alla fruizione delle nuove classi e
diventare patrimonio comune.
San Pellegrino si poneva come l’ideale terreno di applicazione delle
nuove forme architettoniche, in quanto immune da vincoli di precedenti strutture e quindi luogo adatto ad accogliere ogni forma di sperimentazione e di progettazione unitaria dello spazio urbano. Queste nuove
forme ben si addicevano alle esigenze della classe borghese emergente
che, eleggendo San Pellegrino a proprio punto di riferimento privilegiato, intendeva qualificarne l’immagine con soluzioni che si staccassero
radicalmente dal retaggio di modelli costruttivi ufficiali e statici propri
di un mondo che stava inesorabilmente scomparendo.
L’intervento di alcune delle più illustri personalità artistiche del tempo
delineò nel breve volgere di un decennio il volto nuovo della ville d’eau,
regalando alla classe dominante il luogo dei sogni dove avrebbe potuto
coltivare l’illusione di un mondo spensierato, fatto di feste, giochi, incontri galanti e fiducia assoluta nel progresso.
Il primo dei grandi palazzi liberty costruiti dalla Società dei Grandi Alberghi é il Grand Hotel, frutto della collaborazione tra l’ing. Luigi Mazzocchi e l’arch. Romolo Squadrelli i quali danno all’edificio “il necessario sviluppo volumetrico, che lo impone come un monumento nel tessuto
cittadino” e ne studiano con estrema cura “la varia qualità della trama
muraria, il disegno dei particolari e la decorazione, per lo più incassata
nel piano ed integrata alla superficie”.6
Risultano così applicati “in una simbiosi teoricamente inconciliabile, eppure perfettamente combinata, due registri di valori: una vasta orchestrazione di masse, per fare dell’edificio un elemento dominante del paesaggio urbano, ed una delicata decorazione per dare al passante il senso di
essere in quel paesaggio, di coglierne i particolari, vicini, come chi, salendo in monte, vede la massa stagliarsi lontana sul cielo e, vicini, i sassolini
e i fiori sul sentiero”.7
2. Il Grand Kursaal
La Società dei Grandi Alberghi deliberò la costruzione del Casinò nell’estate del 1905, approvando il relativo progetto redatto all’arch. Squadrelli. I lavori iniziarono nel mese di novembre e procedettero senza interruzioni, attraverso qualche ampliamento e adeguamento, per venti
mesi, fino all’estate del 1907.
Durante la stagione estiva 1906, per la preoccupazione di non dare ec-
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
In basso, di fronte al localino, dove stendevasi un prato verdeggiante,
sorge ora altro nuovo Caffé Isacchi e le case di alloggio del sig. Pietro
Baroni sindaco di San Pellegrino; e dove un tempo le rustiche stalle
Palazzolo Gio., ora grandiosi ed eleganti fabbricati dei signori Aquilino
e vedova Aurelia Palazzolo. E l’albergo della Posta viene rimesso a
nuovo, e così pure le case Salaroli, Piazzalunga, prof. B.Villa, Frassoni,
Orlandini, ecc.
In fondo al viale, sulla destra del Brembo, ergesi pulita la casa del Comune, sede ancora del telegrafo che un tempo, troppo umile bugigattolo,
trovavasi presso la Chiesa di San Carlo e proprio dove fabbricarono ora
i signori coniugi Baroni.
E poi il Grand Hotel Eden San Pellegrino con relativo edificio per alloggio e salone al Teatro, condotto dai signori Albertazzi e i fabbricati del
sig. Andrea Ambrosioni sull’area delle seghe e mulini del fu sig. Carlo
della Chiesa; più avanti la nuova costruzione Gio. Palazzolo e quella del
signor Valentino Quarenghi, e più verso la parrocchiale, le case dei signori: Pietrasanta, Gervasoni, Dadda, ecc.
Al di là del ponte, sui piani di San Nicola, l’Aurora del sig. Patti e l’albergo Italia dei signori Grazioli. E più innanzi, sulla sinistra ancora del
Brembo, dove un tempo si andava a cogliere ciclamini ed erbe aromatiche e a respirare l’aria aprica della convalle, ora si slancia al cielo quella
reggia di Grand Hotel, come niun altro forse ne conta la regione, come
pochissimi ne vanta l’Italia”.5
11
PAGINA SEGUENTE
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
Prospetto
della facciata
e del teatro
del Casinò
eseguito
da Romolo
Squadrelli
12
2. Il Grand Kursaal
La Società dei Grandi Alberghi deliberò la costruzione del Casinò nell’estate del 1905, approvando il relativo progetto redatto all’arch. Squadrelli. I lavori iniziarono nel mese di novembre e procedettero senza interruzioni, attraverso qualche ampliamento e adeguamento, per venti mesi,
fino all’estate del 1907.
Durante la stagione estiva 1906, per la preoccupazione di non dare eccessive noie agli ospiti di San Pellegrino e in particolare ai frequentatori
delle vicine Terme, i lavori vennero limitati alle parti murarie interne.
Il Giornale di S. Pellegrino segue l’evoluzione edificativa del grande palazzo in alcuni numeri del 1906. Nel mese di agosto pubblica un disegno
del Kursaal realizzato dallo Squadrelli e una foto dell’edificio in costruzione e scrive: “Nella falda destra del monte, dirimpetto al Grand Hotel,
la mina va conquistando nuove aree fabbricabili rendendo il quadro veramente imponente e grandioso, delineandosi già sul monte le linee maestose del Kursaal. Questo edificio sarà un degno gemello del Grand Hotel e creerà certo attraente il soggiorno di S. Pellegrino e degno delle grandi
stazioni termali”.8 L’articolista prosegue anticipando come sarà il Kursaal a opera finita, sulla scorta dei dati di progetto.
Un articolo del 2 settembre del Giornale, a firma “Argus”, introduce decisamente il tema della destinazione della struttura: “Non della sola acqua, per quanto prodigiosamente salutare, né della deliziazione visuale delle amene circostanti convalli può dirsi interamente soddisfatto chi
viene a chiedere ristoro a questa simpatica stazione”.9
Secondo l’articolista, il Kursaal supplirà a questa carenza e sarà l’indispensabile completamento della stazione, offrendo nuove occasione di
svago alle migliaia di turisti, impedendo loro di annoiarsi. In primo luogo, il gioco d’azzardo: “Adesso, dopo il breve tempo dedicato alle bibite,
ai bagni, alle inalazioni, alla cura, dopo i pasti, i balenanti che non si allontanino per qualche escursione non trovano altro diversivo all’infuori
di un po’ di giuoco al Grand Hotel, allora invece esso pure sarà tenuto in una vasta e ricca sala del Kursaal e affidato alla direzione dell’egregio
sig. Tedeschi”.10
Accanto al gioco, le feste: “Farà parte del Kursaal un vasto salone di m. 16 per 16 nel quale si daranno spettacoli e trattenimenti di ballo”.11
Quindi gli spettacoli teatrali: “Con un grande teatro, sul quale si alternino spettacoli diversi, si potranno avere riuniti il giuoco, musica, drammatica che a seconda dell’età e del sesso, dei gusti e dei desideri, si possono augurare; e così il microbo della noia sarà totalmente soffocato e
vinto”.12
In sintesi, sempre secondo il Giornale, il Kursaal darà risposte alle domande di tutti: “Gli attempati, i vecchi, i quali più o meno abbiano dato
un addio al mondo e alle pompe, avranno agio di trascorrere le loro ore di siesta e d’ozio mollemente assisi intorno al tavoliere e la sera su una
comoda poltrona, in teatro; i giovanotti, sempre un po’ sfarfalleggianti, anche quando sono in cura, potranno forse trovare... altre distrazioni.
Nessuno, nessuno dovrà più agitare il fazzoletto... per ammazzare quella mosca canina che si chiama noia: per essa il Kursaal sarà diventato
la migliore, la più potente carta moschicida”.13
Rispetto al progetto iniziale non fu realizzata la cupola che doveva sorgere al centro delle due torri laterali della facciata. Tale scelta derivò, con
ogni probabilità, dalla volontà del progettista di dare “più ariosità al palazzo. Essendo in prossimità della montagna che gli sta dietro, l’edificio
sarebbe infatti apparso meno monumentale e troppo relegato in un ambiente a breve prospettiva”.14
Non fu realizzato nemmeno il teatro, previsto sul lato destro, che come vedremo sarà costruito a partire dal 1914, secondo un diverso progetto.
L’inaugurazione dell’edificio ebbe luogo sabato 20 luglio e fu abbinata a una grande pesca di beneficenza. La festa fu aperta alle ore 21 dal direttore della Società delle Terme Wildermuth: l’imponente facciata del Kursaal era sfarzosamente illuminata, lo spiazzo antistante era gremito
da almeno millecinquecento persone, molte delle quali erano arrivate da Milano e da Bergamo grazie anche a un treno speciale allestito dalla
Ferrovia di Valle Brembana.
Nell’ampio vestibolo del piano terra la Pro San Pellegrino aveva preparato la pesca di beneficenza, costituita da migliaia di premi offerti dalle
ditte che avevano lavorato alla costruzione dell’edificio e da molti facoltosi villeggianti. Tra i premi di maggior valore, una bella scrivania donata da Eugenio Quarti, un’altra della ditta Monti, uno splendido servizio da tè del rag. Sacchi e un elegante abito per signora.
La gente si affollava attorno ai banchi stracolmi di premi “gli occhi lucevano di desiderio e di speranza e le labbra mormoravano parole di propositi e di fiducia davanti ai mille e mille regali e al fascino gentile che emanava dalle belle ed eleganti signorine preposte alla consegna dei
premi”.15
La vendita dei biglietti proseguì fino a tarda notte e dovette essere interrotta perché i premi erano troppi; riprese la domenica mattina e continuò per
tutta la giornata, ma alla fine rimasero ancora molti premi che furono utilizzati per una pesca successiva. L’incasso totale fu di ben ottomila lire.
Mentre la folla si assiepava davanti ai banchi della pesca o ammirava le meraviglie architettoniche ed artistiche dell’edificio, sul maestoso
scalone si alternavano i concerti delle dame viennesi, del sestetto Colleoni e della banda musicale del paese diretta dal m.o De Sanctis.
Intanto “per i viali, nel loggiato, innanzi al Kursaal era tutta un’allegria di luci: la serata era di un’ineffabile mitezza e la profusione di tinte
chiare nelle toilettes delle signore dava al vestibolo, al giardino, al loggiato della fonte la fisionomia fantastica di una grande festa all’aperto...
che ha lasciato in molti il desiderio del bis”.16
lontanino per qualche escursione non trovano altro diversivo all’infuori
di un po’ di giuoco al Grand Hotel, allora invece esso pure sarà tenuto in
una vasta e ricca sala del Kursaal e affidato alla direzione dell’egregio
sig. Tedeschi”.10
Accanto al gioco, le feste: “Farà parte del Kursaal un vasto salone di m.
16 per 16 nel quale si daranno spettacoli e trattenimenti di ballo”.11
Quindi gli spettacoli teatrali: “Con un grande teatro, sul quale si alternino spettacoli diversi, si potranno avere riuniti il giuoco, musica, drammatica che a seconda dell’età e del sesso, dei gusti e dei desideri, si possono
augurare; e così il microbo della noia sarà totalmente soffocato e vinto”.12
In sintesi, sempre secondo il Giornale, il Kursaal darà risposte alle domande di tutti: “Gli attempati, i vecchi, i quali più o meno abbiano dato
un addio al mondo e alle pompe, avranno agio di trascorrere le loro ore
di siesta e d’ozio mollemente assisi intorno al tavoliere e la sera su una
comoda poltrona, in teatro; i giovanotti, sempre un po’ sfarfalleggianti,
anche quando sono in cura, potranno forse trovare... altre distrazioni.
Nessuno, nessuno dovrà più agitare il fazzoletto... per ammazzare quella
mosca canina che si chiama noia: per essa il Kursaal sarà diventato la migliore, la più potente carta moschicida”.13
Rispetto al progetto iniziale non fu realizzata la cupola che doveva sorgere al centro delle due torri laterali della facciata. Tale scelta derivò,
con ogni probabilità, dalla volontà del progettista di dare “più ariosità
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
cessive noie agli ospiti di San Pellegrino e in particolare ai frequentatori delle vicine Terme, i lavori vennero limitati alle parti murarie interne.
Il Giornale di S. Pellegrino segue l’evoluzione edificativa del grande palazzo in alcuni numeri del 1906. Nel mese di agosto pubblica un disegno
del Kursaal realizzato dallo Squadrelli e una foto dell’edificio in costruzione e scrive: “Nella falda destra del monte, dirimpetto al Grand Hotel,
la mina va conquistando nuove aree fabbricabili rendendo il quadro veramente imponente e grandioso, delineandosi già sul monte le linee maestose del Kursaal. Questo edificio sarà un degno gemello del Grand Hotel
e creerà certo attraente il soggiorno di S. Pellegrino e degno delle grandi
stazioni termali”.8 L’articolista prosegue anticipando come sarà il Kursaal a opera finita, sulla scorta dei dati di progetto.
Un articolo del 2 settembre del Giornale, a firma “Argus”, introduce decisamente il tema della destinazione della struttura: “Non della sola acqua, per quanto prodigiosamente salutare, né della deliziazione visuale
delle amene circostanti convalli può dirsi interamente soddisfatto chi viene a chiedere ristoro a questa simpatica stazione”.9
Secondo l’articolista, il Kursaal supplirà a questa carenza e sarà l’indispensabile completamento della stazione, offrendo nuove occasione di
svago alle migliaia di turisti, impedendo loro di annoiarsi. In primo luogo, il gioco d’azzardo: “Adesso, dopo il breve tempo dedicato alle bibite,
ai bagni, alle inalazioni, alla cura, dopo i pasti, i balenanti che non si al-
13
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
14
Immagine
riprodotta
su cartolina
del Casinò in
costruzione.
Si noti l’errore
“Grand Ursal”
ripetuto
su entrambe
le cartoline
L’apertura del Kursaal fu seguita con attenzione e interesse da vari organi di stampa nazionali e locali che si dilungarono nel formulare giudizi
lusinghieri sull’edificio. Sul numero del 23 luglio del Secolo di Milano l’articolista dichiara non poter “dare al lettore che una pallida idea di tutto
quanto di armonico, di squisitamente artistico, di veramente bello ed imponente si racchiude in questo maestoso edificio che onora il genio e
l’ardimento di due milanesi”. Il giorno precedente la Perseveranza di Milano aveva scritto: “Non c’è in Milano un edificio tanto signorile e severo
quanto il Kursaal”.
Tra i quotidiani locali, ampi servizi sull’avvenimento vengono pubblicati sulla Gazzetta di Bergamo, sul Giornale di Bergamo e su L’Eco di Bergamo il quale il 22 luglio presenta una descrizione dettagliata dell’edificio e dell’arredo, affermando tra l’altro che “è riuscita un’opera ciclopica
dell’edilizia moderna, che alla grandiosità associa finissimo gusto decorativo”.
Infine in una corrispondenza dei giorni seguenti il Resto del Carlino di Bologna parla di “autentica meraviglia, emanazione di audace e intelligente iniziativa nella quale l’arte è assurta alle più serene e lussuose manifestazioni”.
L’unica voce fuori dal coro in questa gara di entusiastici consensi è rappresentata
dal Corriere di San Pellegrino, il settimanale che usciva ogni anno nella stagione
estiva in concorrenza con il Giornale.
Nel numero del 25 luglio 1907 il Corriere si limita a fornire una descrizione sommaria di “quell’opera ciclopica dell’edilizia moderna”, evidenziando come all’interno
si trovino sale riservate ai soci del Circolo; la settimana successiva annuncia in
due righe l’imminente apertura delle sale giochi riservate “al pubblico... dal portafoglio ben fornito”.
È proprio sulla questione del gioco, allora vietato, che si soffermano i successivi articoli del Corriere. L’8 agosto, dopo aver espresso stupore e ammirazione per la sontuosità dell’edificio e degli arredi, l’articolista entra nel merito della vera destinazione della struttura: “Altro enigma è stabilire che cosa sia questo Kursaal. Chi può
infatti esattamente definirlo? La parola, presa per se stessa, potrebbe significare
Casino, e Casino a sua volta indica un edificio nel quale, oltre alle sale di lettura,
di conversazione, vi sono quelle dei giuochi d’azzardo... A San Pellegrino tutti dicono - ed in verità come dire diversamente - che vi si giuochi. Se è così, allora, se da
questo Kursaal togliamo il contorno, la montatura, abbiamo una casa - pardon - un
principesco palazzo da giuoco”. L’articolista deve necessariamente mantenersi sul
vago perché a lui non era stato concesso l’ingresso alle sale interne “nelle quali si
dice giocasi - vi sieno roullettes, tavoli per macao e per trente-quarante, ecc.”. Ricordato che tali giochi erano vietati dalla legge italiana, il giornalista riferisce voci di una asserita autorizzazione speciale, chiedendosi per
quali vie i responsabili della struttura fossero riusciti ad ottenerla e, chiudendo la cronaca, rivolgeva una domanda ai lettori: se tale pratica sia
per il paese un bene o un male.
Il 23 agosto il Corriere pubblica una serie di lettere contrarie alla pratica del gioco, riservandosi di dare spazio in seguito a quelle di parere diverso che pure sono giunte al giornale.
Tra le motivazioni di chi è contrario c’è in primo luogo il rischio che la clientela attratta dal gioco d’azzardo finisca col sostituirsi a quella tradizionale che veniva a San Pellegrino per la villeggiatura e per le finalità terapeutiche del termalismo. “Più grossa corbelleria non si poteva fare
- scrive un milanese puro sangue - questo significa volere la morte d’una stazione termale climatica la quale per doti reali, non fittizie, od immaginarie, aveva saputo imporsi ed acquistare uno dei primi posti in Italia”.
Rincara la dose un altro lettore per il quale “una manifestazione così movimentata qual è quella del casino da gioco distrugge l’idea di stazione
climatica come luogo di piacevole riposo” per cui gli ospiti tradizionali se ne andranno da un’altra parte.
Finisce qui la crociata antigioco del Corriere. Nei numeri successivi non vi si trovano altre prese di posizione e le note dedicate al Kursaal diventano più pacate e rivolte alla descrizione degli ambienti e dei personaggi. Molto efficace è l’immagine di San Pellegrino che il giornale ci offre
nel numero del 30 agosto:
“Sono sempre popolarissimi, nelle ore della mattina, i portici eleganti che sono, in verità, uno dei migliori e geniali ritrovi; e così la bella e spaziosa
sala delle acque. È tutto un complesso che fa pensare al progresso davvero miracoloso di questi ultimi anni di San Pellegrino. Una folla cosmopolita
passeggia gaia nei diversi abbigliamenti: gruppi graziosi di signori, fra mezzo a signore ed a leggiadre signorine nelle chiare toilettes mattutine danno una nota simpatica, caratteristica; e sempre continua il concerto rallegrando di dolcissima musica tutto l’ambiente. (...)
(Il Kursaal) come è facile immaginarsi, è sempre l’oggetto di vivissima meraviglia e di espressioni entusiastiche. E la sera?... Nella serata recatevi alla
Fonte, recatevi al Kursaal che raccoglie in quell’ora nelle sue sale dorate tutto un complesso di gente ricca, fine ed elegante; recatevi nei vari caffè, in
tutti i ritrovi, recatevi all’Eden... E dopo ciò mi direte, o lettori, se non sia vero che San Pellegrino ancora splende di tutta la sua migliore vita”.
L’inaugurazione dell’edificio ebbe luogo sabato 20 luglio e fu abbinata
a una grande pesca di beneficenza. La festa fu aperta alle ore 21 dal direttore della Società delle Terme Wildermuth: l’imponente facciata del
Kursaal era sfarzosamente illuminata, lo spiazzo antistante era gremito
da almeno millecinquecento persone, molte delle quali erano arrivate
da Milano e da Bergamo grazie anche a un treno speciale allestito dalla
Ferrovia di Valle Brembana.
Nell’ampio vestibolo del piano terra la Pro San Pellegrino aveva preparato la pesca di beneficenza, costituita da migliaia di premi offerti dalle
ditte che avevano lavorato alla costruzione dell’edificio e da molti facoltosi villeggianti. Tra i premi di maggior valore, una bella scrivania
donata da Eugenio Quarti, un’altra della ditta Monti, uno splendido servizio da tè del rag. Sacchi e un elegante abito per signora.
La gente si affollava attorno ai banchi stracolmi di premi “gli occhi lucevano di desiderio e di speranza e le labbra mormoravano parole di propositi e di fiducia davanti ai mille e mille regali e al fascino gentile che emanava dalle belle ed eleganti signorine preposte alla consegna dei premi”.15
La vendita dei biglietti proseguì fino a tarda notte e dovette essere interrotta perché i premi erano troppi; riprese la domenica mattina e continuò per tutta la giornata, ma alla fine rimasero ancora molti premi che
furono utilizzati per una pesca successiva. L’incasso totale fu di ben ottomila lire.
Mentre la folla si assiepava davanti ai banchi della pesca o ammirava le
meraviglie architettoniche ed artistiche dell’edificio, sul maestoso scalone si alternavano i concerti delle dame viennesi, del sestetto Colleoni
e della banda musicale del paese diretta dal m.o De Sanctis.
Intanto “per i viali, nel loggiato, innanzi al Kursaal era tutta un’allegria di
luci: la serata era di un’ineffabile mitezza e la profusione di tinte chiare
nelle toilettes delle signore dava al vestibolo, al giardino, al loggiato della
fonte la fisionomia fantastica di una grande festa all’aperto... che ha lasciato in molti il desiderio del bis”.16
L’apertura del Kursaal fu seguita con attenzione e interesse da vari organi di stampa nazionali e locali che si dilungarono nel formulare giudizi lusinghieri sull’edificio. Sul numero del 23 luglio del Secolo di Milano
l’articolista dichiara non poter “dare al lettore che una pallida idea di
tutto quanto di armonico, di squisitamente artistico, di veramente bello ed
imponente si racchiude in questo maestoso edificio che onora il genio e
l’ardimento di due milanesi”. Il giorno precedente la Perseveranza di Milano aveva scritto: “Non c’è in Milano un edificio tanto signorile e severo
quanto il Kursaal”.
Tra i quotidiani locali, ampi servizi sull’avvenimento vengono pubblicati sulla Gazzetta di Bergamo, sul Giornale di Bergamo e su L’Eco di
Bergamo il quale il 22 luglio presenta una descrizione dettagliata dell’edificio e dell’arredo, affermando tra l’altro che “è riuscita un’opera ciclopica dell’edilizia moderna, che alla grandiosità associa finissimo gusto decorativo”.
Infine in una corrispondenza dei giorni seguenti il Resto del Carlino di
Bologna parla di “autentica meraviglia, emanazione di audace e intelligente iniziativa nella quale l’arte è assurta alle più serene e lussuose manifestazioni”.
L’unica voce fuori dal coro in questa gara di entusiastici consensi è rappresentata dal Corriere di San Pellegrino, il settimanale che usciva ogni
anno nella stagione estiva in concorrenza con il Giornale.
Nel numero del 25 luglio 1907 il Corriere si limita a fornire una descrizione sommaria di “quell’opera ciclopica dell’edilizia moderna”, evidenziando come all’interno si trovino sale riservate ai soci del Circolo; la
settimana successiva annuncia in due righe l’imminente apertura delle
sale giochi riservate “al pubblico... dal portafoglio ben fornito”.
È proprio sulla questione del gioco, allora vietato, che si soffermano i
successivi articoli del Corriere. L’8 agosto, dopo aver espresso stupore
e ammirazione per la sontuosità dell’edificio e degli arredi, l’articolista
entra nel merito della vera destinazione della struttura: “Altro enigma è
stabilire che cosa sia questo Kursaal. Chi può infatti esattamente definirlo? La parola, presa per se stessa, potrebbe significare Casino, e Casino a
sua volta indica un edificio nel quale, oltre alle sale di lettura, di conversazione, vi sono quelle dei giuochi d’azzardo... A San Pellegrino tutti dicono - ed in verità come dire diversamente - che vi si giuochi. Se è così, allora, se da questo Kursaal togliamo il contorno, la montatura, abbiamo
una casa - pardon - un principesco palazzo da giuoco”. L’articolista deve
necessariamente mantenersi sul vago perché a lui non era stato concesso l’ingresso alle sale interne “nelle quali si dice giocasi - vi sieno
roullettes, tavoli per macao e per trente-quarante, ecc.”. Ricordato che
tali giochi erano vietati dalla legge italiana, il giornalista riferisce voci
di una asserita autorizzazione speciale, chiedendosi per quali vie i responsabili della struttura fossero riusciti ad ottenerla e, chiudendo la
cronaca, rivolgeva una domanda ai lettori: se tale pratica sia per il paese un bene o un male.
Il 23 agosto il Corriere pubblica una serie di lettere contrarie alla pratica del gioco, riservandosi di dare spazio in seguito a quelle di parere diverso che pure sono giunte al giornale.
Tra le motivazioni di chi è contrario c’è in primo luogo il rischio che la
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
al palazzo. Essendo in prossimità della montagna che gli sta dietro, l’edificio sarebbe infatti apparso meno monumentale e troppo relegato in un
ambiente a breve prospettiva”.14
Non fu realizzato nemmeno il teatro, previsto sul lato destro, che come
vedremo sarà costruito a partire dal 1914, secondo un diverso progetto.
15
3. Gli artefici del Grand Kursaal
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
La foto
dell’architetto
Romolo
Squadrelli
pubblicata
sul Giornale
di San Pellegrino
16
L’ARCHITETTO ROMOLO SQUADRELLI
Quando Romolo Squadrelli iniziò la sua attività a San Pellegrino aveva poco più di trent’anni, ma aveva già alle spalle uno stato di servizio di
tutto rispetto. Nella località termale il giovane architetto esprimerà il massimo delle sue potenzialità creative, realizzando alcuni tra i principali
esempi del Liberty italiano.
Nato a Milano nel 1871, frequentò la Scuola di Storia dell’Arte presso l’Accademia di Brera e i corsi propedeutici alla formazione
architettonica. Tra il 1890 e il 1892 frequentò la Scuola Elementare di Architettura e tra il 1893 e il 1896 la Scuola Speciale di Architettura che univa le discipline tecnico-scientifiche del Politecnico a quelle artistiche dell’Accademia di Brera allora diretta dal
famoso architetto Camillo Boito che giudicò lo Squadrelli tra i suoi allievi più preparati.
Dopo la laurea il giovane architetto ottenne l’incarico di addetto ai lavori edili del grande porto militare di Bahia Blanca in Argentina. Rimpatriato, progettò e realizzò il primo grande quartiere operaio milanese nella zona di Porta Venezia.
Dal 1904 partecipò alla costruzione della Ferrovia di Valle Brembana, realizzando la stazione di Bergamo e tutte le stazioni intermedie fino a San Giovanni Bianco “svelte ed eleganti nella armonia delle linee, simpatiche nella purezza dello stile e delle decorazioni”.18
La consacrazione dello Squadrelli come maestro del Liberty avviene con la costruzione del Grand Hotel, realizzato con l’ing. Luigi
Mazzocchi; il grande albergo è il primo di una serie di interventi che in breve trasformano il volto di San Pellegrino.
La fortuna di Squadrelli è di aver trovato nella Società delle Terme e nel suo presidente avv. Mazzoni “quello slancio di iniziative
e quella larghezza di vedute che gli hanno concesso di allentare completamente le briglie della sua fantasia creatrice”.19
Nel 1905 progetta il primo stabilimento per l’imbottigliamento dell’acqua minerale, in eleganti linee liberty, ora distrutto. Nel
1906 amplia il palazzo municipale, la cui facciata di sapore rinascimentale sarà poi trasformata nell’attuale dall’architetto Luigi
Angelini nel 1930.
Dopo il Casinò, Squadrelli progetta alcune abitazioni signorili nei paesi vicini, tra cui la villa Bagini (ora Donati) di Piazza Brembana.
Nel 1910 realizza il padiglione che ospita la prima Esposizione di Arte Industriale di San Pellegrino e con questo l’impegno dello
Squadrelli in Valle Brembana si esaurisce. La sua attività proseguirà a Milano con varie committenze pubbliche e private, che
però rimarranno assai lontane dagli splendori sanpellegrinesi.
Morirà il 4 marzo 1941 a Milano, in una delle case da lui realizzate.
L’EBANISTA EUGENIO QUARTI
Le foto di alcuni
artefici del
Casinò pubblicate
sul Giornale
di San Pellegrino
Nativo di Villa d’Almé, titolare della ditta E. Quarti & C. di Milano, realizzò nel Casinò tutta la parte del mobilio e della decorazione
lignea.
La figura di questo straordinario ebanista è ben delineata dal giornalista Ugo Foresta nell’articolo pubblicato sul Giornale di San
Pellegrino dell’11 agosto 1907, di cui diamo qui un’ampia sintesi.20
La genialità di un finissimo sentimento d’arte, confortata da un’assidua tenacia al lavoro e da una costante e studiosa aspirazione alle evoluzioni verso il perfetto, hanno formato rapidamente la fama e la fortuna di questo modesto artefice che qualcuno
ammirando qualche dettaglio del Kursaal ha felicemente chiamato il ‘Benvenuto Cellini della mobilia’.
Dai mobili eleganti e civettuoli forse un po’ sovraccarichi di intarsio che hanno valso al Quarti le massime onorificenze anche
all’esposizione mondiale di Parigi e di Milano, con la conquista del premio internazionale (Premio del Re, 10.000 lire) e hanno
collocato il Quarti tra i primi costruttori di mobili per arredamento, l’evoluzione del Quarti fornirebbe da sola l’argomento per uno
studio interessantissimo.
Nel grande vestibolo del Kursaal i divani, le sedie e le poltrone col sedile e il dorsale in larghe fasce di cuoio naturale nella elegantissima novità della creazione eccitano subito l’ammirazione del visitatore. Il salone di lettura, del pianterreno a sinistra è
quanto di più simpaticamente armonico e severo si possa pensare.
Al primo piano il cielo del vestibolo a cassettoni con artistici ed armoniosi riporti (una meraviglia di finezza e di buon gusto) incombe alle porte
laterali ed ai grandi finestroni ove i cristalli molati fregiati a colori sono serrati entro intelaiature dalle impeccabili ed artistiche sagomature.
Per tutto nelle sale, una successiva varietà di soffitti a cassettoni che poggiano sull’alta cornice delle pareti, sorrette da eleganti mensole dorate. Le porte laterali dei corridoi, le porte grandi dei saloni sono assolutamente meraviglie dell’arte dell’ebanista, mentre tutto l’insieme dà una
grandiosa idea di lusso orientale, la accurata finezza dei dettagli si sovrappone e l’ammirazione incondizionata per l’eccellenza del lavoro con-
“Sono sempre popolarissimi, nelle ore della mattina, i portici eleganti
che sono, in verità, uno dei migliori e geniali ritrovi; e così la bella e spaziosa sala delle acque. È tutto un complesso che fa pensare al progresso
davvero miracoloso di questi ultimi anni di San Pellegrino. Una folla cosmopolita passeggia gaia nei diversi abbigliamenti: gruppi graziosi di signori, fra mezzo a signore ed a leggiadre signorine nelle chiare toilettes
mattutine danno una nota simpatica, caratteristica; e sempre continua
il concerto rallegrando di dolcissima musica tutto l’ambiente. (...)
(Il Kursaal) come è facile immaginarsi, è sempre l’oggetto di vivissima
meraviglia e di espressioni entusiastiche. E la sera?... Nella serata recatevi alla Fonte, recatevi al Kursaal che raccoglie in quell’ora nelle sue sale dorate tutto un complesso di gente ricca, fine ed elegante; recatevi
nei vari caffè, in tutti i ritrovi, recatevi all’Eden... E dopo ciò mi direte, o
lettori, se non sia vero che San Pellegrino ancora splende di tutta la sua
migliore vita”.17
3. Gli artefici del Grand Kursaal
L’ARCHITETTO ROMOLO SQUADRELLI
Quando Romolo Squadrelli iniziò la sua attività a San Pellegrino aveva
poco più di trent’anni, ma aveva già alle spalle uno stato di servizio di
tutto rispetto. Nella località termale il giovane architetto esprimerà il
massimo delle sue potenzialità creative, realizzando alcuni tra i principali esempi del Liberty italiano.
Nato a Milano nel 1871, frequentò la Scuola di Storia dell’Arte presso
l’Accademia di Brera e i corsi propedeutici alla formazione architettonica. Tra il 1890 e il 1892 frequentò la Scuola Elementare di Architettura
e tra il 1893 e il 1896 la Scuola Speciale di Architettura che univa le discipline tecnico-scientifiche del Politecnico a quelle artistiche dell’Ac-
cademia di Brera allora diretta dal famoso architetto Camillo Boito che
giudicò lo Squadrelli tra i suoi allievi più preparati.
Dopo la laurea il giovane architetto ottenne l’incarico di addetto ai lavori edili del grande porto militare di Bahia Blanca in Argentina. Rimpatriato, progettò e realizzò il primo grande quartiere operaio milanese
nella zona di Porta Venezia.
Dal 1904 partecipò alla costruzione della Ferrovia di Valle Brembana,
realizzando la stazione di Bergamo e tutte le stazioni intermedie fino a
San Giovanni Bianco “svelte ed eleganti nella armonia delle linee, simpatiche nella purezza dello stile e delle decorazioni”.18
La consacrazione dello Squadrelli come maestro del Liberty avviene
con la costruzione del Grand Hotel, realizzato con l’ing. Luigi Mazzocchi; il grande albergo è il primo di una serie di interventi che in breve
trasformano il volto di San Pellegrino.
La fortuna di Squadrelli è di aver trovato nella Società delle Terme e nel
suo presidente avv. Mazzoni “quello slancio di iniziative e quella larghezza di vedute che gli hanno concesso di allentare completamente le
briglie della sua fantasia creatrice”.19
Nel 1905 progetta il primo stabilimento per l’imbottigliamento dell’acqua minerale, in eleganti linee liberty, ora distrutto. Nel 1906 amplia il
palazzo municipale, la cui facciata di sapore rinascimentale sarà poi
trasformata nell’attuale dall’architetto Luigi Angelini nel 1930.
Dopo il Casinò, Squadrelli progetta alcune abitazioni signorili nei paesi
vicini, tra cui la villa Bagini (ora Donati) di Piazza Brembana.
Nel 1910 realizza il padiglione che ospita la prima Esposizione di Arte
Industriale di San Pellegrino e con questo l’impegno dello Squadrelli in
Valle Brembana si esaurisce. La sua attività proseguirà a Milano con varie committenze pubbliche e private, che però rimarranno assai lontane dagli splendori sanpellegrinesi.
Morirà il 4 marzo 1941 a Milano, in una delle case da lui realizzate.
L’EBANISTA EUGENIO QUARTI
Nativo di Villa d’Almé, titolare della ditta E. Quarti & C. di Milano, realizzò nel Casinò tutta la parte del mobilio e della decorazione lignea.
La figura di questo straordinario ebanista è ben delineata dal giornalista Ugo Foresta nell’articolo pubblicato sul Giornale di San Pellegrino
dell’11 agosto 1907, di cui diamo qui un’ampia sintesi.20
La genialità di un finissimo sentimento d’arte, confortata da un’assidua
tenacia al lavoro e da una costante e studiosa aspirazione alle evoluzioni verso il perfetto, hanno formato rapidamente la fama e la fortuna di
questo modesto artefice che qualcuno ammirando qualche dettaglio
del Kursaal ha felicemente chiamato il ‘Benvenuto Cellini della mobilia’.
Dai mobili eleganti e civettuoli forse un po’ sovraccarichi di intarsio
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
clientela attratta dal gioco d’azzardo finisca col sostituirsi a quella tradizionale che veniva a San Pellegrino per la villeggiatura e per le finalità
terapeutiche del termalismo. “Più grossa corbelleria non si poteva fare scrive un milanese puro sangue - questo significa volere la morte d’una
stazione termale climatica la quale per doti reali, non fittizie, od immaginarie, aveva saputo imporsi ed acquistare uno dei primi posti in Italia”.
Rincara la dose un altro lettore per il quale “una manifestazione così
movimentata qual è quella del casino da gioco distrugge l’idea di stazione
climatica come luogo di piacevole riposo” per cui gli ospiti tradizionali
se ne andranno da un’altra parte.
Finisce qui la crociata antigioco del Corriere. Nei numeri successivi non
vi si trovano altre prese di posizione e le note dedicate al Kursaal diventano più pacate e rivolte alla descrizione degli ambienti e dei personaggi. Molto efficace è l’immagine di San Pellegrino che il giornale ci offre
nel numero del 30 agosto:
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valida l’impressione di entusiasmo.
Nel grande salone del corpo centrale ove si aprono i finestroni ampi e istoriati della facciata il soffitto non è per anco ultimato del tutto nelle decorazioni, ma tutto attorno al magnifico velario a vetri colorati ed ai medaglioni degli angoli che attendono la mano del pittore, ricorrono, nella
severa lucidatura a noce, i massicci cassettoni che nella squisita linea delle sagomature e nella profondità delle incavature ricordano gli istoriati scaffali delle biblioteche del medio evo. Ed un richiamo simpatico al medio evo noi troviamo ancora nei grandi divani che ricorrono lungo
le pareti, in continuazione delle boiseries che le rivestono, in corpo unito con le grandi luci molate, con gli eleganti ripiani ad uso scaffali.
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
GLI ALTRI ARTISTI
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Accanto allo Squadrelli e al Quarti, una schiera di altri validi artisti e abili artigiani, tra i migliori del loro tempo, si alternarono nel realizzare le
opere murarie, decorare e abbellire il maestoso edificio, lasciando un’impronta tangibile della loro creatività. Li ricordiamo qui, seguendo le indicazioni del Giornale di San Pellegrino.
Il capomastro Annibale Lanfranconi di San Pellegrino realizzò tutto il lavoro di costruzione in muratura, di movimento terra “a traverso tutte le
accidentalità relative a colossali lavori, come defezioni, scioperi, ritardi ferroviari et similia”.21
L’ing. Leonardi della ditta Leonardi & Wender di Milano diresse i lavori in cemento armato “in questo colosso che del cemento armato segna un
novello trionfo”.22
Giulio Croce & C. di Milano realizzò i cementi artistici e i fregi; lo scultore Tagni, della medesima ditta, le statue ai piedi del salone.
I vetri colorati delle finestre sono opera della ditta Virgilio Torniamenti, del cav. Beltrame della ditta Fontana, tutti di Milano.
I pannelli dello scalone sono del pittore Francesco Malerba di Milano.
Lo scultore Tommaso Bernasconi di Milano realizzò tutte le decorazioni ornamentali a stucco e gli altorilievi dello scalone.
Le grandi statue dello scalone sono dello scultore Michele Vedani di Milano.
I battuti alla veneziana e i pavimenti a mosaico sono opera della ditta Peluso, Fabrici & C. di Milano; i marmi dello scalone della ditta Guglielmo
Tonus di Bergamo; i parquets di legno della ditta Ing. Domenighetti & Bianchi di Milano.
Gli apparecchi di illuminazione esterni in ferro battuto sono del cav. Alessandro Mazzucotelli di Milano; gli apparecchi di illuminazione artistici
in bronzo e ottone delle sale sono della Compagnia Continentale Brunt di Milano e della ditta L. Rusconi & C. di Milano, che inoltre eseguì tutto
l’impianto elettrico.
L’impianto di tubazione per l’acqua della fonte e l’acqua potabile è della ditta Torti & C. di Milano; l’impianto di riscaldamento centrale della
ditta Cestari & Macchi di Milano; l’impianto di ingegneria sanitaria del Cav. Penotti di Torino.
I lavori di giardinaggio ed ornamentazione a piante furono eseguiti dalla ditta Codali & Berlendis di Bergamo.
La ditta Caremi & Bottaro di Milano eseguì affreschi del soffitto nei corridoi laterali del primo piano; la vedova Malerba e figli di Milano realizzarono le pitture e le decorazione degli appartamenti.
Le piastrelle artistiche per il rivestimento furono prodotte da una casa olandese rappresentata in Italia dalla ditta L. Rusconi & C. di Milano.
I serramenti e le tapparelle furono realizzati secondo sistemi innovativi dalla ditta Ing. Schalk di Eischinger (Wurttemberg).
4. Il Grand Kursaal nelle descrizioni dell’epoca
Così il Giornale di San Pellegrino, nella sua edizione del 20 giugno 1907 descrive il maestoso edificio, inaugurato proprio quel giorno.
La superficie coperta dalle costruzioni occupate dal Kursaal - escluso cioè il teatro - è di metri quadrati tremilacinquecento. Il terrazzino sull’alto
delle due torri laterali, al quale si accederà mediante una scaletta a chiocciola, raggiunge una elevazione sul livello del mare di circa cinquecento
metri e di lassù si schiude, ampio e magnifico, il panorama del Brembo e della sua Valle.
L’edificio stende innanzi due braccia laterali semicircolari della larghezza di dodici metri. Il braccio a destra di chi guarda l’edificio arriva a livello
dello sbocco estremo del loggiato della fonte, così da essere con esso in perfetta continuazione.
Negli anditi di congiunzione fra le due braccia laterali ed il grande vestibolo stanno due nicchie a grotta artificiale alle quali fu condotta con opportuna tubazione l’acqua della fonte. Il rigore scientifico dei lavori ha garantito all’acqua l’inalterabilità di tutti i suoi caratteri termici e chimici e perciò
la conservazione delle sue virtù curative, come una opportuna analisi ha potuto controllare.
Il grande vestibolo, nel quale si elevano otto colonne di marmo rosso, con capitelli, anelli e basamenti in bronzo, misura sedici metri per lato. Ivi saranno tutto attorno moderni sedili di mogano con sedile e dorsale di fasce di cuoio a stuoia, nuovi di creazione, elegantissimi.
Sul grande vestibolo si apre maestoso, monumentale, prodigiosamente ricco di bellezze artistiche, lo scalone, con una luce, al basso, di ventotto metri, mentre la sommità del velario illumina attraverso i vetri colorati dall’altezza di trentadue metri.
A sinistra del grande vestibolo o salone della bibita, di fianco allo scalone, si apre una grande sala di lettura di metri quadrati duecento. Corrispon-
GLI ALTRI ARTISTI
Accanto allo Squadrelli e al Quarti, una schiera di altri validi artisti e
abili artigiani, tra i migliori del loro tempo, si alternarono nel realizzare
le opere murarie, decorare e abbellire il maestoso edificio, lasciando
un’impronta tangibile della loro creatività. Li ricordiamo qui, seguendo
le indicazioni del Giornale di San Pellegrino.
Il capomastro Annibale Lanfranconi di San Pellegrino realizzò tutto il lavoro di costruzione in muratura, di movimento terra “a traverso tutte le
accidentalità relative a colossali lavori, come defezioni, scioperi, ritardi
ferroviari et similia”.21
L’ing. Leonardi della ditta Leonardi & Wender di Milano diresse i lavori
in cemento armato “in questo colosso che del cemento armato segna un
novello trionfo”.22
Giulio Croce & C. di Milano realizzò i cementi artistici e i fregi; lo scultore Tagni, della medesima ditta, le statue ai piedi del salone.
I vetri colorati delle finestre sono opera della ditta Virgilio Torniamenti,
del cav. Beltrame della ditta Fontana, tutti di Milano.
I pannelli dello scalone sono del pittore Francesco Malerba di Milano.
Lo scultore Tommaso Bernasconi di Milano realizzò tutte le decorazioni
ornamentali a stucco e gli altorilievi dello scalone.
Le grandi statue dello scalone sono dello scultore Michele Vedani di Milano.
I battuti alla veneziana e i pavimenti a mosaico sono opera della ditta
Peluso, Fabrici & C. di Milano; i marmi dello scalone della ditta Guglielmo Tonus di Bergamo; i parquets di legno della ditta Ing. Domenighetti
& Bianchi di Milano.
Gli apparecchi di illuminazione esterni in ferro battuto sono del cav.
Alessandro Mazzucotelli di Milano; gli apparecchi di illuminazione artistici in bronzo e ottone delle sale sono della Compagnia Continentale
Brunt di Milano e della ditta L. Rusconi & C. di Milano, che inoltre eseguì
tutto l’impianto elettrico.
L’impianto di tubazione per l’acqua della fonte e l’acqua potabile è della ditta Torti & C. di Milano; l’impianto di riscaldamento centrale della
ditta Cestari & Macchi di Milano; l’impianto di ingegneria sanitaria del
Cav. Penotti di Torino.
I lavori di giardinaggio ed ornamentazione a piante furono eseguiti dalla ditta Codali & Berlendis di Bergamo.
La ditta Caremi & Bottaro di Milano eseguì affreschi del soffitto nei corridoi laterali del primo piano; la vedova Malerba e figli di Milano realizzarono le pitture e le decorazione degli appartamenti.
Le piastrelle artistiche per il rivestimento furono prodotte da una casa
olandese rappresentata in Italia dalla ditta L. Rusconi & C. di Milano.
I serramenti e le tapparelle furono realizzati secondo sistemi innovativi
dalla ditta Ing. Schalk di Eischinger (Wurttemberg).
4. Il Grand Kursaal nelle descrizioni dell’epoca
Così il Giornale di San Pellegrino, nella sua edizione del 20 giugno 1907
descrive il maestoso edificio, inaugurato proprio quel giorno.
La superficie coperta dalle costruzioni occupate dal Kursaal - escluso
cioè il teatro - è di metri quadrati tremilacinquecento. Il terrazzino sull’alto delle due torri laterali, al quale si accederà mediante una scaletta
a chiocciola, raggiunge una elevazione sul livello del mare di circa cin-
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
che hanno valso al Quarti le massime onorificenze anche all’esposizione mondiale di Parigi e di Milano, con la conquista del premio internazionale (Premio del Re, 10.000 lire) e hanno collocato il Quarti tra i primi costruttori di mobili per arredamento, l’evoluzione del Quarti fornirebbe da sola l’argomento per uno studio interessantissimo.
Nel grande vestibolo del Kursaal i divani, le sedie e le poltrone col sedile e il dorsale in larghe fasce di cuoio naturale nella elegantissima novità della creazione eccitano subito l’ammirazione del visitatore. Il salone di lettura, del pianterreno a sinistra è quanto di più simpaticamente
armonico e severo si possa pensare.
Al primo piano il cielo del vestibolo a cassettoni con artistici ed armoniosi riporti (una meraviglia di finezza e di buon gusto) incombe alle
porte laterali ed ai grandi finestroni ove i cristalli molati fregiati a colori
sono serrati entro intelaiature dalle impeccabili ed artistiche sagomature.
Per tutto nelle sale, una successiva varietà di soffitti a cassettoni che
poggiano sull’alta cornice delle pareti, sorrette da eleganti mensole dorate. Le porte laterali dei corridoi, le porte grandi dei saloni sono assolutamente meraviglie dell’arte dell’ebanista, mentre tutto l’insieme dà
una grandiosa idea di lusso orientale, la accurata finezza dei dettagli si
sovrappone e l’ammirazione incondizionata per l’eccellenza del lavoro
convalida l’impressione di entusiasmo.
Nel grande salone del corpo centrale ove si aprono i finestroni ampi e
istoriati della facciata il soffitto non è per anco ultimato del tutto nelle decorazioni, ma tutto attorno al magnifico velario a vetri colorati ed ai medaglioni degli angoli che attendono la mano del pittore, ricorrono, nella
severa lucidatura a noce, i massicci cassettoni che nella squisita linea
delle sagomature e nella profondità delle incavature ricordano gli istoriati scaffali delle biblioteche del medio evo. Ed un richiamo simpatico al
medio evo noi troviamo ancora nei grandi divani che ricorrono lungo le
pareti, in continuazione delle boiseries che le rivestono, in corpo unito
con le grandi luci molate, con gli eleganti ripiani ad uso scaffali.
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La facciata
del Grand Kursaal
subito dopo
l’apertura
del palazzo
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
Sorcio
del piazzale
con ospiti
e seggiole
antivento
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dente a destra, nelle identiche misure, un altro salone destinato a Caffé.
Contigui al braccio laterale semicircolare di destra sono immensi locali di servizi e di toilette a sezioni divise ed ivi è il trionfo delle ultime conquiste
dell’ingegneria.
Lo scalone, con una ricchezza orientale di pitture, di sculture, di decorazioni e di ornamento di ogni sorta, conduce al primo piano ove sono i vari saloni
di ritrovo ed i locali destinati al Circolo e fra essi, illuminato da un artistico velario, con le ampie finestre che si aprono sul balcone centrale della facciata, un grande salone quadrato di circa duecento ottanta m. quadrati.
A livello del primo piano, sopra le due braccia laterali semicircolari dell’edificio, si aprono due ampie terrazze ove sarà delizioso passare le ore del pomeriggio e della sera.23
Completiamo la descrizione del fastoso edificio seguendo una guida del tempo.
A giudizio di tutti esso supera ogni altra costruzione del genere in Italia e sta al pari di ogni altra più grandiosa dell’estero. Il fabbricato del Grande
Casinò sorge su un piazzale in prosecuzione dei porticati di passeggio.
Il progettista di questo ciclopico e nel tempo stesso elegantissimo edificio fu il rinomato architetto Romolo Squadrelli. Tutto l’edificio è costruito in
pietrame e laterizio. I pilastri principali, per ottenere la minore superficie di spazio, come pure tutti i soffitti, dei diversi piani, nonché le coperture
dello scalone, sono in cemento armato.
La decorazione esterna, e cioè tutti i cementi di rivestimento, i fregi, i bassorilievi delle diverse pietre naturali, sono stati modellati con cura particolare e con grande buon gusto. Cura speciale, non disgiunta da un fine senso d’arte, fu data alle decorazioni interne, ai mosaici, alle porte, alle balaustre, ecc.
Sapientemente applicati sono i quattro gruppi allegorici dello scultore Paolo Vedani di Milano nei grandi pilastri che sorreggono artistici lampadari
del Mazzucotelli; come pure i dodici pannelli del soffitto dei pittore Malerba, le decorazioni a stucco e gli altorilievi del Bernasconi, oltre ad essere
trattati con cura specialissima nei singoli dettagli, formano un assieme armonioso e squisitamente intonato.
Il grande scalone, veramente suggestivo, conduce al primo piano dove sono i vari saloni di ritrovi, da ballo, da fumare, da bigliardo, da caffé ecc., e,
fra essi, allineato da un magnifico velario a figure del Beltrame, con ampie finestre che si aprono sui balconi della facciata, è un vasto salone quadrato di 300 metri di superficie. È questo il salone principale del grande edificio.
Il soffitto a legno scolpito - è, come tutta la boiserie del locale, opera del Quarti di Milano - i fregi che ricorrono lungo le pareti, le colonnine, pure in
legno, che sembrano reggere il plafond, i vetri colorati che in alto si illuminano di mille riflessi, i ricchi lampadari artistici di una suprema eleganza,
la ricchezza, in una parola, che è diffusa per ogni dove, e l’arte che ne corregge ogni stridente ed eccessiva impressione fanno del salone del Casinò
un ambiente quale non si trova l’uguale in nessun altro locale del genere.
Altre sale e salette, tutte parimenti ricche nelle decorazioni e negli addobbi, sono attorno al salone principale e offrono ai frequentatori del Circolo
privato, che vi ha sede, comodi luoghi di convegno e riunione.
Un locale apposito, a destra di chi sale lo scalone, è di fronte all’ingresso del Circolo privato, adibito a ristorante. Ampie sale, messe con ogni cura
Completiamo la descrizione del fastoso edificio seguendo una guida
del tempo.
A giudizio di tutti esso supera ogni altra costruzione del genere in Italia e
sta al pari di ogni altra più grandiosa dell’estero. Il fabbricato del Grande
Casinò sorge su un piazzale in prosecuzione dei porticati di passeggio.
Il progettista di questo ciclopico e nel tempo stesso elegantissimo edificio fu il rinomato architetto Romolo Squadrelli. Tutto l’edificio è costruito in pietrame e laterizio. I pilastri principali, per ottenere la minore superficie di spazio, come pure tutti i soffitti, dei diversi piani, nonché le coperture dello scalone, sono in cemento armato.
La decorazione esterna, e cioè tutti i cementi di rivestimento, i fregi, i
bassorilievi delle diverse pietre naturali, sono stati modellati con cura
particolare e con grande buon gusto. Cura speciale, non disgiunta da un
fine senso d’arte, fu data alle decorazioni interne, ai mosaici, alle porte,
alle balaustre, ecc.
Sapientemente applicati sono i quattro gruppi allegorici dello scultore
Paolo Vedani di Milano nei grandi pilastri che sorreggono artistici lampadari del Mazzucotelli; come pure i dodici pannelli del soffitto dei pittore Malerba, le decorazioni a stucco e gli altorilievi del Bernasconi, oltre ad essere trattati con cura specialissima nei singoli dettagli, formano un assieme armonioso e squisitamente intonato.
Il grande scalone, veramente suggestivo, conduce al primo piano dove
sono i vari saloni di ritrovi, da ballo, da fumare, da bigliardo, da caffé
ecc., e, fra essi, allineato da un magnifico velario a figure del Beltrame,
con ampie finestre che si aprono sui balconi della facciata, è un vasto
salone quadrato di 300 metri di superficie. È questo il salone principale
del grande edificio.
Il soffitto a legno scolpito - è, come tutta la boiserie del locale, opera del
Quarti di Milano - i fregi che ricorrono lungo le pareti, le colonnine, pure
in legno, che sembrano reggere il plafond, i vetri colorati che in alto si illuminano di mille riflessi, i ricchi lampadari artistici di una suprema eleganza, la ricchezza, in una parola, che è diffusa per ogni dove, e l’arte
che ne corregge ogni stridente ed eccessiva impressione fanno del salone del Casinò un ambiente quale non si trova l’uguale in nessun altro locale del genere.
Altre sale e salette, tutte parimenti ricche nelle decorazioni e negli addobbi, sono attorno al salone principale e offrono ai frequentatori del
Circolo privato, che vi ha sede, comodi luoghi di convegno e riunione.
Un locale apposito, a destra di chi sale lo scalone, è di fronte all’ingresso
del Circolo privato, adibito a ristorante. Ampie sale, messe con ogni cura ed intonate all’eleganza severa e nel tempo stesso sfarzosa del resto
dell’edificio; servizio inappuntabile di buffet, freddo e caldo, a qualunque ora del giorno e della notte; tutto il confort e tutte le raffinatezze assicurano ai frequentatori del Casinò, anche da questo lato, la superiorità d’un servizio così necessario.
Questo è l’edificio bello, elegante, monumentale; ma chi non ha frequentato il Casinò nelle sere in cui apre le porte al pubblico cosmopolita del
suoi frequentatori, in piena stagione, difficilmente può farsi un’idea della ricchezza e dello splendore dell’ambiente.
In quelle sere si ha l’impressione di ciò che veramente è San Pellegrino
come luogo di convegno del mondo elegante. Sfilano per le sale del
Grande Casinò le persone più eminenti della politica, della finanza,
dell’aristocrazia del sangue e dell’aristocrazia del denaro; si odono ripetere i nomi più noti, si conoscono le figure più in vista...”.24
5. Gli anni d’oro: dal 1908 alla Grande Guerra
Durante i mesi di chiusura seguiti alla fine della stagione 1907, l’edificio
fu sottoposto a una serie di lavori di completamento e abbellimento
che si protrassero fino alla primavera del 1908.
Nell’atrio del piano terra fu realizzato il soffitto in legno alla veneziana,
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
quecento metri e di lassù si schiude, ampio e magnifico, il panorama del
Brembo e della sua Valle.
L’edificio stende innanzi due braccia laterali semicircolari della larghezza di dodici metri. Il braccio a destra di chi guarda l’edificio arriva a livello dello sbocco estremo del loggiato della fonte, così da essere con
esso in perfetta continuazione.
Negli anditi di congiunzione fra le due braccia laterali ed il grande vestibolo stanno due nicchie a grotta artificiale alle quali fu condotta con opportuna tubazione l’acqua della fonte. Il rigore scientifico dei lavori ha
garantito all’acqua l’inalterabilità di tutti i suoi caratteri termici e chimici e perciò la conservazione delle sue virtù curative, come una opportuna analisi ha potuto controllare.
Il grande vestibolo, nel quale si elevano otto colonne di marmo rosso,
con capitelli, anelli e basamenti in bronzo, misura sedici metri per lato.
Ivi saranno tutto attorno moderni sedili di mogano con sedile e dorsale
di fasce di cuoio a stuoia, nuovi di creazione, elegantissimi.
Sul grande vestibolo si apre maestoso, monumentale, prodigiosamente
ricco di bellezze artistiche, lo scalone, con una luce, al basso, di ventotto metri, mentre la sommità del velario illumina attraverso i vetri colorati dall’altezza di trentadue metri.
A sinistra del grande vestibolo o salone della bibita, di fianco allo scalone,
si apre una grande sala di lettura di metri quadrati duecento. Corrispondente a destra, nelle identiche misure, un altro salone destinato a Caffé.
Contigui al braccio laterale semicircolare di destra sono immensi locali
di servizi e di toilette a sezioni divise ed ivi è il trionfo delle ultime conquiste dell’ingegneria.
Lo scalone, con una ricchezza orientale di pitture, di sculture, di decorazioni e di ornamento di ogni sorta, conduce al primo piano ove sono i
vari saloni di ritrovo ed i locali destinati al Circolo e fra essi, illuminato
da un artistico velario, con le ampie finestre che si aprono sul balcone
centrale della facciata, un grande salone quadrato di circa duecento ottanta m. quadrati.
A livello del primo piano, sopra le due braccia laterali semicircolari
dell’edificio, si aprono due ampie terrazze ove sarà delizioso passare le
ore del pomeriggio e della sera.23
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ed intonate all’eleganza severa e nel tempo stesso sfarzosa del resto dell’edificio; servizio inappuntabile di buffet, freddo e caldo, a qualunque ora
del giorno e della notte; tutto il confort e tutte le raffinatezze assicurano ai frequentatori del Casinò, anche da questo lato, la superiorità d’un servizio
così necessario.
Questo è l’edificio bello, elegante, monumentale; ma chi non ha frequentato il Casinò nelle sere in cui apre le porte al pubblico cosmopolita del suoi
frequentatori, in piena stagione, difficilmente può farsi un’idea della ricchezza e dello splendore dell’ambiente.
In quelle sere si ha l’impressione di ciò che veramente è San Pellegrino come luogo di convegno del mondo elegante. Sfilano per le sale del Grande
Casinò le persone più eminenti della politica, della finanza, dell’aristocrazia del sangue e dell’aristocrazia del denaro; si odono ripetere i nomi più
noti, si conoscono le figure più in vista...”.24
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
5. Gli anni d’oro: dal 1908 alla Grande Guerra
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L’atrio del
Grand Kursaal
allestito
a sala concerto
PAGINA SEGUENTE
Una rara
immagine
dell’edificio
abusivo costruito
nel 1911
davanti
al Casinò e poi
fatto abbattere
Durante i mesi di chiusura seguiti alla fine della stagione 1907, l’edificio fu sottoposto a una serie di lavori di completamento e abbellimento
che si protrassero fino alla primavera del 1908.
Nell’atrio del piano terra fu realizzato il soffitto in legno alla veneziana, ad opera di Eugenio Quarti, con le decorazioni pittoriche di Bernasconi
e Malerba. Nel vano sulla destra dell’atrio fu allestita la sala bibita, riservata agli abbonati del Kursaal, che potevano bere l’acqua proveniente
direttamente dalla Fonte. Contemporaneamente fu sistemato il giardino esterno, a cura della ditta Codali e Berlendis di Bergamo e furono avviati i lavori di costruzione del salone teatrale.
Al piano superiore fu completata la sala da gioco, abbellita dalle decorazioni del
Bernasconi e del Malerba, inoltre tutto l’edificio fu dotato dell’impianto di riscaldamento con l’installazione di due caldaie indipendenti a vapore da parte della ditta
Cestari e Macchi.
Nel descrivere i lavori di completamento il cronista del Giornale riferisce un curioso
incidente di cui fu lui stesso protagonista: nell’affacciarsi ad ammirare il panorama da una delle finestre del piano superiore, non si accorse della vetrata pulitissima e vi batté il naso, dal momento che “su queste lastre miracolose era appena
passata una spazzola misteriosa di fabbrica tedesca che ha la virtù di dare al vetro, e specialmente al vetro molto duro, l’aspetto dell’aria rarefatta”.25
Con la nuova stagione entrò in servizio un omnibus elettrico che faceva la spola tra
il Kursaal, le Terme e il Grand Hotel e per tutto il periodo estivo la direzione del Kursaal, guidata da Giovanni Tedeschi, allestì una serie di manifestazioni di carattere
ricreativo e culturale che oltre ai soliti concerti quotidiani proposero una serie di
iniziative di beneficenza organizzate in collaborazione con la Pro San Pellegrino e
con la neocostituita Associazione per il Miglioramento di San Pellegrino. Da segnalare in particolare il grande concerto lirico del 26 luglio, diretto dal maestro Guido
Zuccoli, che propose famose arie dalle opere dei principali compositori italiani eseguite dal tenore Mario Bertolotti, dalla soprano Elvira Magliulo e dal baritono Ugo Marturano.
Per tutta l’estate la pratica del gioco proseguì con buon successo, richiamando appassionati da tutta la Lombardia e contribuendo non poco
allo straordinario e qualificato afflusso di turisti che nel complesso della stagione fu quantificato in più di 40 mila presenze.
Nel successivo periodo di chiusura l’edificio fu oggetto di ulteriori interventi che portarono in particolare alla chiusura dell’atrio del piano terra
con porte e finestre realizzate dalla ditta Ernesto Santi di Milano e munite di grandi cristalli lucidi e colorati della ditta Torniamenti, pure di Milano. Nei due locali laterali adibiti a sala bibita furono collocate, dalla ditta Fontana di Milano, le due belle vetrate multicolori disegnate da Giovanni Beltrame e raffiguranti entrambe un mascherone che getta acqua.
Al piano superiore, nel salone da gioco, furono collocate quattro grandi tele della ditta Monti, raffiguranti la Temperanza, la Solidarietà, la Giustizia e la Verità. Anche quell’anno si lavorò alla costruzione del teatro, ma il progetto sarà poi sospeso e verrà ripreso solo alla fine del 1914.
UN RISCHIO SCONGIURATO
Tra il 1910 e il 1911 il Grand Kursaal fu indirettamente interessato da una durissima polemica che accompagnò la costruzione di un palazzo da
parte di Aurelia Mazzoleni Palazzolo e dei soci (la figlia Egidia Palazzolo in Tosetti e Pietro Carobbio di Zogno), diretti concorrenti della Società
delle Terme.
L’edificio, ampio e di cospicua altezza, avrebbe dovuto occupare un’area di proprietà della Palazzolo distante appena sei metri dal muraglione
UN RISCHIO SCONGIURATO
Tra il 1910 e il 1911 il Grand Kursaal fu indirettamente interessato da
una durissima polemica che accompagnò la costruzione di un palazzo
da parte di Aurelia Mazzoleni Palazzolo e dei soci (la figlia Egidia Palazzolo in Tosetti e Pietro Carobbio di Zogno), diretti concorrenti della Società delle Terme.
L’edificio, ampio e di cospicua altezza, avrebbe dovuto occupare
un’area di proprietà della Palazzolo distante appena sei metri dal muraglione di contenimento del giardino del Kursaal e la sua mole avrebbe
in parte coperto la visuale reciproca tra il Kursaal e il Grand Hotel.
I contrasti iniziarono alla fine del 1909, quando il Comune avviò la fase
preliminare per la costruzione del viale delle Terme (l’attuale viale della Vittoria), su progetto dell’ing. Giuseppe Chitò, che avrebbe servito
l’area di grande importanza turistica situata alla base del Casinò, dove
era da poco stata aperta la stazione di partenza della funicolare per la
Vetta.
Il viale, lungo circa mezzo chilometro, tracciato interamente su terreni
di proprietà privata, avrebbe avuto la carreggiata larga tra 6 e 8 metri,
fiancheggiata su entrambi i lati da un percorso pedonale di 3 metri, all’esterno del quale era prevista una striscia di rispetto di altri 3 metri
da coltivarsi a giardino a cura dei vari proprietari.
Furono avviate le pratiche a trattativa bonaria per l’acquisizione delle
aree interessate dal tracciato del viale, che i proprietari si impegnarono
a cedere gratuitamente. Ma a questo punto si scoprì che Aurelia Mazzoleni non avrebbe mai ceduto l’area di sua proprietà, sulla quale, anzi,
stava avviando la costruzione di un fabbricato di ampie dimensioni.
I lavori iniziarono effettivamente nella primavera del 1910 e a questo
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
ad opera di Eugenio Quarti, con le decorazioni pittoriche di Bernasconi
e Malerba. Nel vano sulla destra dell’atrio fu allestita la sala bibita, riservata agli abbonati del Kursaal, che potevano bere l’acqua proveniente direttamente dalla Fonte. Contemporaneamente fu sistemato il
giardino esterno, a cura della ditta Codali e Berlendis di Bergamo e furono avviati i lavori di costruzione del salone teatrale.
Al piano superiore fu completata la sala da gioco, abbellita dalle decorazioni del Bernasconi e del Malerba, inoltre tutto l’edificio fu dotato
dell’impianto di riscaldamento con l’installazione di due caldaie indipendenti a vapore da parte della ditta Cestari e Macchi.
Nel descrivere i lavori di completamento il cronista del Giornale riferisce un curioso incidente di cui fu lui stesso protagonista: nell’affacciarsi ad ammirare il panorama da una delle finestre del piano superiore,
non si accorse della vetrata pulitissima e vi batté il naso, dal momento
che “su queste lastre miracolose era appena passata una spazzola misteriosa di fabbrica tedesca che ha la virtù di dare al vetro, e specialmente
al vetro molto duro, l’aspetto dell’aria rarefatta”.25
Con la nuova stagione entrò in servizio un omnibus elettrico che faceva
la spola tra il Kursaal, le Terme e il Grand Hotel e per tutto il periodo
estivo la direzione del Kursaal, guidata da Giovanni Tedeschi, allestì
una serie di manifestazioni di carattere ricreativo e culturale che oltre
ai soliti concerti quotidiani proposero una serie di iniziative di beneficenza organizzate in collaborazione con la Pro San Pellegrino e con la
neocostituita Associazione per il Miglioramento di San Pellegrino. Da
segnalare in particolare il grande concerto lirico del 26 luglio, diretto
dal maestro Guido Zuccoli, che propose famose arie dalle opere dei
principali compositori italiani eseguite dal tenore Mario Bertolotti, dalla soprano Elvira Magliulo e dal baritono Ugo Marturano.
Per tutta l’estate la pratica del gioco proseguì con buon successo, richiamando appassionati da tutta la Lombardia e contribuendo non poco allo straordinario e qualificato afflusso di turisti che nel complesso
della stagione fu quantificato in più di 40 mila presenze.
Nel successivo periodo di chiusura l’edificio fu oggetto di ulteriori interventi che portarono in particolare alla chiusura dell’atrio del piano
terra con porte e finestre realizzate dalla ditta Ernesto Santi di Milano
e munite di grandi cristalli lucidi e colorati della ditta Torniamenti, pure di Milano. Nei due locali laterali adibiti a sala bibita furono collocate,
dalla ditta Fontana di Milano, le due belle vetrate multicolori disegnate
da Giovanni Beltrame e raffiguranti entrambe un mascherone che getta
acqua.
Al piano superiore, nel salone da gioco, furono collocate quattro grandi
tele della ditta Monti, raffiguranti la Temperanza, la Solidarietà, la Giustizia e la Verità. Anche quell’anno si lavorò alla costruzione del teatro,
ma il progetto sarà poi sospeso e verrà ripreso solo alla fine del 1914.
23
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
24
Un concerto
nel foyer
Un’altra
immagine
dell’ampio foyer
al pianoterra
di contenimento del giardino del Kursaal e la sua mole avrebbe in parte coperto la visuale reciproca tra il Kursaal e il Grand Hotel.
I contrasti iniziarono alla fine del 1909, quando il Comune avviò la fase preliminare per la costruzione del viale delle Terme (l’attuale viale della
Vittoria), su progetto dell’ing. Giuseppe Chitò, che avrebbe servito l’area di grande importanza turistica situata alla base del Casinò, dove era
da poco stata aperta la stazione di partenza della funicolare per la Vetta.
Il viale, lungo circa mezzo chilometro, tracciato interamente su terreni di proprietà privata, avrebbe avuto la carreggiata larga tra 6 e 8 metri,
fiancheggiata su entrambi i lati da un percorso pedonale di 3 metri, all’esterno del quale era prevista una striscia di rispetto di altri 3 metri da
coltivarsi a giardino a cura dei vari proprietari.
Furono avviate le pratiche a trattativa bonaria per l’acquisizione delle aree interessate dal tracciato del viale, che i proprietari si impegnarono
a cedere gratuitamente. Ma a questo punto si scoprì che Aurelia Mazzoleni non avrebbe mai ceduto l’area di sua proprietà, sulla quale, anzi,
stava avviando la costruzione di un fabbricato di ampie dimensioni.
I lavori iniziarono effettivamente nella primavera del 1910 e a questo punto il sindaco Antonio Grazioli, decise di correre ai ripari e il 21 giugno
emise un’ordinanza con la quale si intimava ai costruttori di bloccare il cantiere che risultava palesemente irregolare. E poiché i lavori non cessarono, fece intervenire i Carabinieri della locale stazione, che il giorno 23 emisero due verbali, uno a carico di Aurelia Mazzoleni e soci per contravvenzione all’ordinanza municipale e al regolamento edilizio comunale e l’altro contro la stessa Mazzoleni e il capomastro Battista Chiesa,
per ingombro sulla via delle Terme, per cui ne risultava impedito il pubblico transito.26
In seguito a queste contravvenzioni scattarono una multa da parte del Comune e la denuncia presso la Pretura di Zogno per attività edilizia contro il regolamento comunale, con conseguente azione penale, nella quale il sindaco si costituì parte civile per difendere gli interessi del Comune.27
Il 27 giugno, nel tentativo di regolarizzare la loro posizione, i costruttori presentarono la domanda di concessione edilizia che però la Giunta, fatto proprio il parere della Commissione edilizia, si affrettò a respingere, con delibera del 19 agosto, poiché “colla costruzione del progettato fabbricato si viene evidentemente a compromettere gravemente l’interesse pubblico, ostacolando in modo irreparabile lo sviluppo necessario ed
indispensabile ad una zona preziosissima della nostra stazione balneare, con danno evidente di tutti”.28
Si andò così al processo, ma con decisione sorprendente il pretore diede ragione alla Mazzoleni, in quanto l’edificio era situato interamente sulla
proprietà privata della stessa.
Gli amministratori si rivolsero allora al prefetto di Bergamo, con l’obiettivo di farsi rilasciare un decreto di approvazione del progetto del viale
delle Terme, riconoscendolo come opera di pubblica utilità e quindi vincolando a tale scopo i terreni privati interessati dal tracciato. Ma anche
questo tentativo non sortì l’effetto sperato e così il cantiere del palazzo andò avanti.
Dal verbale del Consiglio Comunale del 23 dicembre 1910 abbiamo la conferma che la costruzione dell’edificio procedeva, malgrado un’ulteriore
diffida del sindaco e il veto della Commissione edilizia, e di conseguenza il Comune stava valutando l’opportunità di ricorrere a un provvedimento di esproprio dell’area interessata dal cantiere, per poter abbattere il palazzo e completare il progetto del viale delle Terme.29
Ma il cantiere rimase attivo anche nei mesi successivi e all’inizio dell’estate 1911 l’edificio era pressoché ultimato, almeno nella parte muraria,
compresa la posa del tetto.
la conferma di quello che molti avevano temuto fin dall’inizio e cioè che
quest’opera avrebbe creato un grave danno all’immagine del Kursaal
perché ne avrebbe ostruito in gran parte la visuale e ne avrebbe impedito la visione dal paese, coprendo con la sua mole, decisamente priva
di buon gusto, le eleganti linee dell’edificio liberty.
A farsi portavoce del malcontento generale e degli interessi della Società delle Terme, fu il Giornale di San Pellegrino che per tutta l’estate 1911
sostenne una campagna accusatoria contro i realizzatori di quel “funebre casamento, una specie di crittogramma edilizio che deturpa sinistramente la fioritura di edifici moderni e sontuosi che allietano la simpatica
borgata”.30
Obiettivo dichiarato degli oppositori dell’edificio era di farlo abbattere: una richiesta in tal senso fu avanzata dalla Pro San Pellegrino con
una lettera inviata al Comune in cui esprimeva il malcontento generale
per questa iniziativa che danneggiava il Casinò e bloccava l’auspicata
costruzione del viale delle Terme.
Il sindaco Grazioli, con un comunicato del 20 giugno 1911, riconosceva
giusta l’indignazione popolare ed assicurava che avrebbe operato con
la massima energia per eliminare l’abuso. Una settimana dopo prendeva ufficialmente posizione la Società delle Terme, con una lettera inviata al sindaco dall’avv. Mazzoni il quale annunciava che avrebbe adottato tutti i mezzi possibili per togliere di mezzo lo scempio edilizio, compreso “negare l’ingresso ne’ recinti della fonte a chi è stato e continua ad
essere causa di tanto danno, ed alla sua clientela”.31
La polemica andò avanti per tutta la stagione, poi finalmente la Giunta
ottenne il consenso all’espropriazione per pubblica utilità dell’area in
questione e ciò le avrebbe consentito di calcolare le spese di esproprio
solo sul valore dell’area, senza tener conto dell’edificio che vi sorgeva,
il quale sarebbe stato poi abbattuto senza alcun indennizzo.
Ma optando per la soluzione di forza, il Comune sarebbe andato incontro alla reazione della controparte, decisa a impugnare il provvedimento e a ricorrere a tutti i gradi di giudizio, cosa che avrebbe rallentato di
molto e forse messo in discussione la soluzione della vertenza.
Così, come si apprende dalla delibera del Consiglio Comunale del 17
aprile 1912, il Comune, spalleggiato dalla Società delle Terme, scelse
un’altra strada: “aderendo al desiderio della popolazione, esternato con
una lettera inviata all’Amministrazione Comunale e alla Società delle
Terme, e allo scopo di evitare una sicura lite, si intavolarono trattative
per una definizione amichevole”.32
Le trattative furono agevolate dalla mediazione dell’ing. Chitò, il quale
riuscì non senza difficoltà a trovare una composizione: Aurelia Mazzoleni e soci si impegnarono a demolire l’edificio e a cedere l’area per il
passaggio del viale delle Terme e il Comune riconobbe alla controparte un corrispettivo di ben 25 mila lire, da versarsi in due rate, una al 30
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
punto il sindaco Antonio Grazioli, decise di correre ai ripari e il 21 giugno emise un’ordinanza con la quale si intimava ai costruttori di bloccare il cantiere che risultava palesemente irregolare. E poiché i lavori
non cessarono, fece intervenire i Carabinieri della locale stazione, che
il giorno 23 emisero due verbali, uno a carico di Aurelia Mazzoleni e soci per contravvenzione all’ordinanza municipale e al regolamento edilizio comunale e l’altro contro la stessa Mazzoleni e il capomastro Battista Chiesa, per ingombro sulla via delle Terme, per cui ne risultava impedito il pubblico transito.26
In seguito a queste contravvenzioni scattarono una multa da parte del
Comune e la denuncia presso la Pretura di Zogno per attività edilizia
contro il regolamento comunale, con conseguente azione penale, nella
quale il sindaco si costituì parte civile per difendere gli interessi del Comune.27
Il 27 giugno, nel tentativo di regolarizzare la loro posizione, i costruttori
presentarono la domanda di concessione edilizia che però la Giunta,
fatto proprio il parere della Commissione edilizia, si affrettò a respingere, con delibera del 19 agosto, poiché “colla costruzione del progettato
fabbricato si viene evidentemente a compromettere gravemente l’interesse pubblico, ostacolando in modo irreparabile lo sviluppo necessario ed
indispensabile ad una zona preziosissima della nostra stazione balneare, con danno evidente di tutti”.28
Si andò così al processo, ma con decisione sorprendente il pretore diede ragione alla Mazzoleni, in quanto l’edificio era situato interamente
sulla proprietà privata della stessa.
Gli amministratori si rivolsero allora al prefetto di Bergamo, con l’obiettivo di farsi rilasciare un decreto di approvazione del progetto del viale
delle Terme, riconoscendolo come opera di pubblica utilità e quindi
vincolando a tale scopo i terreni privati interessati dal tracciato. Ma anche questo tentativo non sortì l’effetto sperato e così il cantiere del palazzo andò avanti.
Dal verbale del Consiglio Comunale del 23 dicembre 1910 abbiamo la
conferma che la costruzione dell’edificio procedeva, malgrado un’ulteriore diffida del sindaco e il veto della Commissione edilizia, e di conseguenza il Comune stava valutando l’opportunità di ricorrere a un provvedimento di esproprio dell’area interessata dal cantiere, per poter abbattere il palazzo e completare il progetto del viale delle Terme.29
Ma il cantiere rimase attivo anche nei mesi successivi e all’inizio dell’estate 1911 l’edificio era pressoché ultimato, almeno nella parte muraria, compresa la posa del tetto.
Parallelamente alla costruzione del palazzo scoppiarono vivaci polemiche, alimentate dalla Società delle Terme, al cui fianco si schierò buona
parte dell’opinione pubblica, rappresentata dalla Pro San Pellegrino.
Man mano che i piani del palazzo prendevano corpo si era infatti avuta
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Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
La sala da gioco
al primo piano
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Parallelamente alla costruzione del palazzo scoppiarono vivaci polemiche, alimentate dalla Società delle Terme, al cui fianco si schierò buona
parte dell’opinione pubblica, rappresentata dalla Pro San Pellegrino.
Man mano che i piani del palazzo prendevano corpo si era infatti avuta la conferma di quello che molti avevano temuto fin dall’inizio e cioè che
quest’opera avrebbe creato un grave danno all’immagine del Kursaal perché ne avrebbe ostruito in gran parte la visuale e ne avrebbe impedito
la visione dal paese, coprendo con la sua mole, decisamente priva di buon gusto, le eleganti linee dell’edificio liberty.
A farsi portavoce del malcontento generale e degli interessi della Società delle Terme, fu il Giornale di San Pellegrino che per tutta l’estate 1911
sostenne una campagna accusatoria contro i realizzatori di quel “funebre casamento, una specie di crittogramma edilizio che deturpa sinistramente la fioritura di edifici moderni e sontuosi che allietano la simpatica borgata”.30
Obiettivo dichiarato degli oppositori dell’edificio era di farlo abbattere: una richiesta in tal senso fu avanzata dalla Pro San Pellegrino con una
lettera inviata al Comune in cui esprimeva il malcontento generale per questa iniziativa che danneggiava il Casinò e bloccava l’auspicata costruzione del viale delle Terme.
Il sindaco Grazioli, con un comunicato del 20 giugno 1911, riconosceva giusta l’indignazione popolare ed assicurava che avrebbe operato con
la massima energia per eliminare l’abuso. Una settimana dopo prendeva ufficialmente posizione la Società delle Terme, con una lettera inviata
al sindaco dall’avv. Mazzoni il quale annunciava che avrebbe adottato tutti i mezzi possibili per togliere di mezzo lo scempio edilizio, compreso
“negare l’ingresso ne’ recinti della fonte a chi è stato e continua ad essere causa di tanto danno, ed alla sua clientela”.31
La polemica andò avanti per tutta la stagione, poi finalmente la Giunta ottenne il consenso all’espropriazione per pubblica utilità dell’area in
questione e ciò le avrebbe consentito di calcolare le spese di esproprio solo sul valore dell’area, senza tener conto dell’edificio che vi sorgeva, il
quale sarebbe stato poi abbattuto senza alcun indennizzo.
Ma optando per la soluzione di forza, il Comune sarebbe andato incontro alla reazione della controparte, decisa a impugnare il provvedimento
e a ricorrere a tutti i gradi di giudizio, cosa che avrebbe rallentato di molto e forse messo in discussione la soluzione della vertenza.
Così, come si apprende dalla delibera del Consiglio Comunale del 17 aprile 1912, il Comune, spalleggiato dalla Società delle Terme, scelse
un’altra strada: “aderendo al desiderio della popolazione, esternato con una lettera inviata all’Amministrazione Comunale e alla Società delle
Terme, e allo scopo di evitare una sicura lite, si intavolarono trattative per una definizione amichevole”.32
Le trattative furono agevolate dalla mediazione dell’ing. Chitò, il quale riuscì non senza difficoltà a trovare una composizione: Aurelia Mazzoleni e
soci si impegnarono a demolire l’edificio e a cedere l’area per il passaggio del viale delle Terme e il Comune riconobbe alla controparte un corrispettivo di ben 25 mila lire, da versarsi in due rate, una al 30 settembre 1916 e l’altra al 30 settembre 1918, oltre all’interesse del 5,50 per cento.
Aurelia Mazzoleni e soci si impegnarono anche con la Società delle Terme a non costruire in futuro altri edifici di fronte al giardino del Casinò e
comunque a non superare il livello del muro di sostegno del giardino. In compenso la Società delle Terme sborsò alla controparte altre 25 mila
lire.33
E così all’inizio del 1912 il caseggiato fu demolito, il viale delle Terme poté finalmente essere ultimato e il Casinò rimase visibile in tutta la sua
bellezza.
UNA PRIMA INTERRUZIONE DEL GIOCO D’AZZARDO NEL 1912
Pochi mesi dopo la soluzione di questo problema estetico gli amministratori del Gran Kursaal dovettero affrontarne un altro non meno grave:
l’interruzione del gioco d’azzardo.
Come detto, al Kursaal si giocava fin dalla sua apertura, ma per accedere alle sale da giuoco era necessario essere iscritti alla Società del Casinò, previa regolare presentazione da parte di persone già iscritte. A questa società appartenevano gli ospiti più in vista della località termale:
senatori, deputati, prefetti, ambasciatori, alti gradi dell’esercito.
Nell’estate 1912 il governo, interrompendo bruscamente un atteggiamento che poteva considerarsi di acquiescenza, se non di aperto consenso,
vietò l’esercizio del gioco d’azzardo in tutti i locali del territorio nazionale che si erano andati costituendo nel giro di pochi anni anche con cospicui investimenti di capitali.
Il 3 agosto anche la Direzione del Grand Kursaal ricevette la notifica dell’ordinanza del ministro dell’Interno che vietava il gioco nella struttura
sanpellegrinese. Il direttore Tedeschi si recò immediatamente a Bergamo a conferire con il prefetto, nel tentativo di ottenere una dilazione fino
al termine della stagione, in modo da poter onorare gli impegni già assunti con i fornitori e mantenere in servizio il personale addetto specificamente alla sala da gioco. Ma il tentativo fu vano e fu necessario chiudere immediatamente l’attività, con il conseguente licenziamento di una
cinquantina di dipendenti. Nei giorni seguenti il prefetto inviò a San Pellegrino un commissario di polizia con il compito di accertarsi che l’ordinanza fosse stata effettivamente eseguita, cosa di cui il funzionario dovette prendere atto.
La chiusura del gioco, che era diventato uno dei veicoli più efficaci dell’arrivo dei forestieri, creò notevoli difficoltà, non solo ai gestori del Casinò, ma all’intero comparto turistico del paese. Si calcolò in seguito che per questa ragione era stato perso almeno un terzo degli incassi per il
calo delle presenze negli alberghi e delle utenze delle strutture termali.
settembre 1916 e l’altra al 30 settembre 1918, oltre all’interesse del
5,50 per cento.
Aurelia Mazzoleni e soci si impegnarono anche con la Società delle
Terme a non costruire in futuro altri edifici di fronte al giardino del Casinò e comunque a non superare il livello del muro di sostegno del
giardino. In compenso la Società delle Terme sborsò alla controparte
altre 25 mila lire.33
E così all’inizio del 1912 il caseggiato fu demolito, il viale delle Terme
poté finalmente essere ultimato e il Casinò rimase visibile in tutta la sua
bellezza.
Pochi mesi dopo la soluzione di questo problema estetico gli amministratori del Gran Kursaal dovettero affrontarne un altro non meno grave: l’interruzione del gioco d’azzardo.
Come detto, al Kursaal si giocava fin dalla sua apertura, ma per accedere alle sale da giuoco era necessario essere iscritti alla Società del Casinò, previa regolare presentazione da parte di persone già iscritte. A
questa società appartenevano gli ospiti più in vista della località termale: senatori, deputati, prefetti, ambasciatori, alti gradi dell’esercito.
Nell’estate 1912 il governo, interrompendo bruscamente un atteggiamento che poteva considerarsi di acquiescenza, se non di aperto consenso, vietò l’esercizio del gioco d’azzardo in tutti i locali del territorio
nazionale che si erano andati costituendo nel giro di pochi anni anche
con cospicui investimenti di capitali.
Il 3 agosto anche la Direzione del Grand Kursaal ricevette la notifica
dell’ordinanza del ministro dell’Interno che vietava il gioco nella struttura sanpellegrinese. Il direttore Tedeschi si recò immediatamente a
Bergamo a conferire con il prefetto, nel tentativo di ottenere una dilazione fino al termine della stagione, in modo da poter onorare gli impegni già assunti con i fornitori e mantenere in servizio il personale addetto specificamente alla sala da gioco. Ma il tentativo fu vano e fu necessario chiudere immediatamente l’attività, con il conseguente licenziamento di una cinquantina di dipendenti. Nei giorni seguenti il prefetto
inviò a San Pellegrino un commissario di polizia con il compito di accertarsi che l’ordinanza fosse stata effettivamente eseguita, cosa di cui
il funzionario dovette prendere atto.
La chiusura del gioco, che era diventato uno dei veicoli più efficaci dell’arrivo dei forestieri, creò notevoli difficoltà, non solo ai gestori del Casinò, ma all’intero comparto turistico del paese. Si calcolò in seguito che
per questa ragione era stato perso almeno un terzo degli incassi per il
calo delle presenze negli alberghi e delle utenze delle strutture termali.
Di fronte a queste prospettive tutt’altro che rosee, il 29 settembre il
Consiglio Comunale approvò un ordine del giorno proposto dalla Giunta in cui si chiedeva al governo di valutare le negative conseguenze derivanti dalla chiusura del gioco, che avrebbero penalizzato l’economia
delle località turistico-termali e per contro avrebbe incentivato il diffondersi delle bische clandestine in strutture non controllate e soggette all’infiltrazione della criminalità. In particolare si sottolineava che
“sospesi i giuochi, il nostro Kursaal, che ben può dirsi il perno della vita
estiva locale, è stato disertato dalla brillante società che lo frequentava e
i nostri ospiti hanno diradato le loro file, cosicché tutta l’economia locale
ha subito un immediato e grave contraccolpo”.34
L’ordine del giorno non ebbe conseguenze pratiche, come non le aveva
avute una proposta di legge del 1911 tendente a regolarizzare il gioco
d’azzardo nelle località termali; la stessa sorte avrà un’analoga iniziativa parlamentare del 1913.
Tuttavia, come vedremo meglio più avanti, in seguito la pratica del gioco all’interno del Kursaal rifece presto la sua comparsa, per quanto un
po’ alla chetichella e sempre limitata ai soci del club privato, e ancora
per qualche anno non subì altre brusche interruzioni. In questo aveva
giocato un ruolo importante il Comitato per la ripresa del gioco, composto dai rappresentanti delle varie località balneari italiane, che aveva avviato un’azione presso il Ministero dell’Interno per ottenere la disciplina del gioco d’azzardo. A tale Comitato aveva aderito anche il Comune di San Pellegrino, versando la quota di 75 lire.35
In considerazione dell’incerto futuro che si prospettava nel settore del
gioco, la Direzione del Grand Kursaal cercò comunque forme alternative per valorizzare adeguatamente la splendida struttura.
Già nell’estate 1912 in una sala del piano terra fu allestito il cinematografo, dotato di una delle macchine da proiezione più moderne e poten-
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
UNA PRIMA INTERRUZIONE DEL GIOCO D’AZZARDO NEL 1912
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Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
Cartolina del
Casinò realizzata
negli anni
immediatamente
successivi alla
sua costruzione
28
L’esterno animato
del Casinò
al culmine di una
delle prime
stagioni di attività
Di fronte a queste prospettive tutt’altro che rosee, il 29 settembre il Consiglio Comunale approvò un ordine del giorno proposto dalla Giunta in
cui si chiedeva al governo di valutare le negative conseguenze derivanti dalla chiusura del gioco, che avrebbero penalizzato l’economia delle località turistico-termali e per contro avrebbe incentivato il diffondersi delle bische clandestine in strutture non controllate e soggette all’infiltrazione della criminalità. In particolare si sottolineava che “sospesi i giuochi, il nostro Kursaal, che ben può dirsi il perno della vita estiva locale, è stato disertato dalla brillante società che lo frequentava e i nostri ospiti hanno diradato le loro file, cosicché tutta l’economia locale ha
subito un immediato e grave contraccolpo”.34
L’ordine del giorno non ebbe conseguenze pratiche, come non le aveva avute una proposta di
legge del 1911 tendente a regolarizzare il gioco d’azzardo nelle località termali; la stessa sorte avrà un’analoga iniziativa parlamentare del 1913.
Tuttavia, come vedremo meglio più avanti, in seguito la pratica del gioco all’interno del Kursaal rifece presto la sua comparsa, per quanto un po’ alla chetichella e sempre limitata ai soci del club privato, e ancora per qualche anno non subì altre brusche interruzioni. In questo
aveva giocato un ruolo importante il Comitato per la ripresa del gioco, composto dai rappresentanti delle varie località balneari italiane, che aveva avviato un’azione presso il Ministero
dell’Interno per ottenere la disciplina del gioco d’azzardo. A tale Comitato aveva aderito anche
il Comune di San Pellegrino, versando la quota di 75 lire.35
In considerazione dell’incerto futuro che si prospettava nel settore del gioco, la Direzione del
Grand Kursaal cercò comunque forme alternative per valorizzare adeguatamente la splendida
struttura.
Già nell’estate 1912 in una sala del piano terra fu allestito il cinematografo, dotato di una
delle macchine da proiezione più moderne e potenti dell’epoca; gli spettacoli che vi si davano
erano di ben altra qualità rispetto a quanto si vedeva nelle varie sale che si erano aperte in
altri paesi: grazie ad un accordo con il cinematografo Centrale di Milano, fu possibile proiettare a San Pellegrino le films (allora si diceva così) più recenti e di maggior successo. Ovviamente si trattava di pellicole mute e quindi fu approntata un’orchestrina che accompagnava
le proiezioni e commentava musicalmente le scene.
Le cronache dell’epoca segnalano che gli spettacoli cinematografici erano assai frequentati,
ma fanno rilevare che una parte del pubblico non era preparato alla novità e aveva un comportamento irrequieto.
In quello stesso anno la sala da gioco fu trasformata in caffè concerto, nell’atrio fu allestita
una baracca per l’esibizione dei “fantocci parlanti”, cioè dei burattini e gli spettacoli musicali furono potenziati e migliorati nella qualità, così come si intensificarono le feste da ballo
e le serate di beneficenza, in modo da porre il Kursaal al centro dell’interesse degli ospiti sanpellegrinesi e degli appassionati di Bergamo e di Milano.
Nel luglio 1913 fu introdotta un’altra interessante novità: l’ampio locale realizzato sul lato
destro dell’edificio, inizialmente concepito come sala teatrale e lasciato incompiuto, fu adibito a skating ring per la pratica del pattinaggio a rotelle. L’iniziativa fu subito apprezzata,
soprattutto dai giovani, che ne fecero uno dei luoghi preferiti dei loro ritrovi. Per consentire anche ai principianti di accostarsi a questo sport,
furono organizzate delle lezioni tenute dal maestro Alfredo Marasca e i risultati furono lusinghieri, al punto da indurre a organizzare periodiche
gare di skettinaggio.
6. I negativi riflessi del primo conflitto mondiale
La stagione del 1914 segnò per il Kursaal e per il turismo sanpellegrinese l’inizio di un lungo periodo di crisi determinato dallo scoppio della prima guerra mondiale. La neutralità provvisoriamente dichiarata dall’Italia non impedì che il comparto turistico subisse un sensibile contraccolpo, evidenziato in particolare dal drastico calo delle presenze straniere. A San Pellegrino la parola d’ordine degli operatori turistici era di rimuovere ogni accenno alla guerra, ma questo non impediva che gli ospiti ne parlassero continuamente e fossero spesso coinvolti in lunghe e accese
discussioni. Il Giornale di San Pellegrino, seguendo la linea dei gestori del turismo, dedica alla guerra solo brevi e generici cenni, mentre il Corriere ne parla più diffusamente, mettendo in secondo piano l’attenzione alle vicende turistiche.
Questa diversità di presentare la realtà si manifesta anche in occasione del tragico avvenimento che sconvolse la Valle Brembana il 13 luglio
6. I negativi riflessi del primo conflitto mondiale
La stagione del 1914 segnò per il Kursaal e per il turismo sanpellegrinese l’inizio di un lungo periodo di crisi determinato dallo scoppio della
prima guerra mondiale. La neutralità provvisoriamente dichiarata
dall’Italia non impedì che il comparto turistico subisse un sensibile
contraccolpo, evidenziato in particolare dal drastico calo delle presenze straniere. A San Pellegrino la parola d’ordine degli operatori turistici
era di rimuovere ogni accenno alla guerra, ma questo non impediva
che gli ospiti ne parlassero continuamente e fossero spesso coinvolti in
lunghe e accese discussioni. Il Giornale di San Pellegrino, seguendo la linea dei gestori del turismo, dedica alla guerra solo brevi e generici cenni, mentre il Corriere ne parla più diffusamente, mettendo in secondo
piano l’attenzione alle vicende turistiche.
Questa diversità di presentare la realtà si manifesta anche in occasione
del tragico avvenimento che sconvolse la Valle Brembana il 13 luglio di
quell’anno: la tremenda vendetta di Simone Pianetti, che in quella gior-
nata ammazzò a fucilate sette persone tra Camerata Cornello e San Giovanni Bianco, dandosi poi alla macchia.
Il Corriere dedica alla vicenda ampi e dettagliati servizi su tutti i numeri
di quell’anno, lasciando trapelare l’inquietudine che assillava gli ospiti
per la prolungata latitanza del pericoloso assassino; il Giornale, invece,
non vi fa cenno, come se non volesse turbare con queste notizie tutt’altro che piacevoli le giornate dei balenanti venuti a divertirsi nelle maestose sale del Kursaal.
Al suo interno, intanto, continuano i concerti e le feste, lo skating è
sempre in attività, come pure il cinematografo che presenta anche la
novità di una film su San Pellegrino, prodotta dalla Società delle Terme.
La pellicola, più volte proiettata e sempre alla presenza di un folto pubblico, illustra gli aspetti turistici della località termale, descrive le strutture ricettive e la ferrovia, presenta l’attività di imbottigliamento dell’acqua minerale e offre nel complesso un’immagine luminosa e accattivante del paese, in linea con il messaggio turistico che viene veicolato
da tutti gli altri mezzi di informazione.
Chiusa la stagione 1914, la Direzione del Kursaal, passata nel frattempo
ai fratelli Franco e Luciano Tedeschi, figli di Giovanni, morto il 20 aprile
1913, decide, d’intesa con la Società delle Terme, di ultimare la costruzione del teatro, avviando i lavori nell’area già utilizzata per la pratica
dello skating, che viene spostata in un’altra sala del piano terra.
La realizzazione del teatro inizia nell’autunno con lo sbancamento del
terreno sul lato a monte e l’erezione di un muraglione di contenimento
e prosegue per tutto l’inverno e la primavera 1915 ad opera dell’impresa di Pilade Frattini. Lo stile architettonico del teatro non rispetta per
niente il disegno originale dello Squadrelli che aveva concepito un’opera maestosa e raffinata, in linea con l’immagine del Kursaal: i tempi decisamente cambiati, le prospettive per niente rosee e le risorse finanziarie non più così cospicue consigliano di ripiegare su una struttura
dalle linee più sobrie e dalle finiture meno preziose, quantunque funzionali ed eleganti.
Il teatro è dotato di un’ampia sala con 200 poltrone, 150 posti numerati
e un largo spazio per chi acquista solo il biglietto d’ingresso agli spettacoli; sul soppalco c’è una galleria con altri 200 posti a sedere. Il palcoscenico, costruito ex novo dalla ditta Vago e Gallerani, è adatto alla rappresentazione di opere, operette e balli; l’impianto elettrico del palcoscenico è realizzato dalla ditta Bereter di Milano e quello della sala dalla ditta De Carli.
L’opera viene ultimata nel mese di giugno 1915, pochi giorni dopo l’ingresso in guerra dell’Italia, circostanza che viene al solito lasciata in
sordina dal Giornale. L’unico riscontro evidente della guerra in atto
contro gli imperi centrali è che dal mese di giugno, nelle cronache del
periodico e negli annunci pubblicitari è sparito il nome Grand Kursaal
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
ti dell’epoca; gli spettacoli che vi si davano erano di ben altra qualità rispetto a quanto si vedeva nelle varie sale che si erano aperte in altri
paesi: grazie ad un accordo con il cinematografo Centrale di Milano, fu
possibile proiettare a San Pellegrino le films (allora si diceva così) più
recenti e di maggior successo. Ovviamente si trattava di pellicole mute
e quindi fu approntata un’orchestrina che accompagnava le proiezioni
e commentava musicalmente le scene.
Le cronache dell’epoca segnalano che gli spettacoli cinematografici
erano assai frequentati, ma fanno rilevare che una parte del pubblico
non era preparato alla novità e aveva un comportamento irrequieto.
In quello stesso anno la sala da gioco fu trasformata in caffè concerto,
nell’atrio fu allestita una baracca per l’esibizione dei “fantocci parlanti”, cioè dei burattini e gli spettacoli musicali furono potenziati e migliorati nella qualità, così come si intensificarono le feste da ballo e le serate di beneficenza, in modo da porre il Kursaal al centro dell’interesse
degli ospiti sanpellegrinesi e degli appassionati di Bergamo e di Milano.
Nel luglio 1913 fu introdotta un’altra interessante novità: l’ampio locale
realizzato sul lato destro dell’edificio, inizialmente concepito come sala teatrale e lasciato incompiuto, fu adibito a skating ring per la pratica
del pattinaggio a rotelle. L’iniziativa fu subito apprezzata, soprattutto
dai giovani, che ne fecero uno dei luoghi preferiti dei loro ritrovi. Per
consentire anche ai principianti di accostarsi a questo sport, furono organizzate delle lezioni tenute dal maestro Alfredo Marasca e i risultati
furono lusinghieri, al punto da indurre a organizzare periodiche gare di
skettinaggio.
29
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
30
PAGINA SEGUENTE
Due delle
fotografie a colori
del Casinò
commissionate
nel 1915
all’Istituto
Italiano d’Arti
Grafiche
di quell’anno: la tremenda vendetta di Simone Pianetti, che in quella giornata ammazzò a fucilate sette persone tra Camerata Cornello e San
Giovanni Bianco, dandosi poi alla macchia.
Il Corriere dedica alla vicenda ampi e dettagliati servizi su tutti i numeri di quell’anno, lasciando trapelare l’inquietudine che assillava gli ospiti
per la prolungata latitanza del pericoloso assassino; il Giornale, invece, non vi fa cenno, come se non volesse turbare con queste notizie tutt’altro che piacevoli le giornate dei balenanti venuti a divertirsi nelle maestose sale del Kursaal.
Al suo interno, intanto, continuano i concerti e le feste, lo skating è sempre in attività, come pure il cinematografo che presenta anche la novità
di una film su San Pellegrino, prodotta dalla Società delle Terme. La pellicola, più volte proiettata e sempre alla presenza di un folto pubblico,
illustra gli aspetti turistici della località termale, descrive le strutture ricettive e la ferrovia, presenta l’attività di imbottigliamento dell’acqua
minerale e offre nel complesso un’immagine luminosa e accattivante del paese, in linea con il messaggio turistico che viene veicolato da tutti
gli altri mezzi di informazione.
Chiusa la stagione 1914, la Direzione del Kursaal, passata nel frattempo ai fratelli Franco e Luciano Tedeschi, figli di Giovanni, morto il 20 aprile
1913, decide, d’intesa con la Società delle Terme, di ultimare la costruzione del teatro, avviando i lavori nell’area già utilizzata per la pratica
dello skating, che viene spostata in un’altra sala del piano terra.
La realizzazione del teatro inizia nell’autunno con lo sbancamento del terreno sul lato a monte e l’erezione di un muraglione di contenimento e
prosegue per tutto l’inverno e la primavera 1915 ad opera dell’impresa di Pilade Frattini. Lo stile architettonico del teatro XXXXX non rispetta
per niente il disegno originale dello Squadrelli che aveva concepito un’opera maestosa e raffinata, in linea con l’immagine del Kursaal: i tempi
decisamente cambiati, le prospettive per niente rosee e le risorse finanziarie non più così cospicue consigliano di ripiegare su una struttura dalle linee più sobrie e dalle finiture meno preziose, quantunque funzionali ed eleganti.
Il teatro è dotato di un’ampia sala con 200 poltrone, 150 posti numerati e un largo spazio per chi acquista solo il biglietto d’ingresso agli spettacoli; sul soppalco c’è una galleria con altri 200 posti a sedere. Il palcoscenico, costruito ex novo dalla ditta Vago e Gallerani, è adatto alla rappresentazione di opere, operette e balli; l’impianto elettrico del palcoscenico è realizzato dalla ditta Bereter di Milano e quello della sala dalla
ditta De Carli.
L’opera viene ultimata nel mese di giugno 1915, pochi giorni dopo l’ingresso in guerra dell’Italia, circostanza che viene al solito lasciata in sordina dal Giornale. L’unico riscontro evidente della guerra in atto contro gli imperi centrali è che dal mese di giugno, nelle cronache del periodico
e negli annunci pubblicitari è sparito il nome Grand Kursaal di derivazione tedesca che aveva accompagnato l’edificio fin dalla sua nascita, sostituito da quel momento in poi dal nome Grand Casino, alla francese.
Malgrado la guerra, l’impresario Pilade Frattini, che ha assunto la gestione del teatro, predispone per sabato 3 luglio una grande festa di inaugurazione, con la rappresentazione concertata dell’Andrea Chenier di Giordano, affidandone la direzione ad Alfredo Padovani (che all’ultimo
momento sostituisce Giulio Falconi, trattenuto a Roma). Tra gli interpreti, il tenore Giulio Crimi, il soprano Adelina Agostinelli e il baritono Enrico
Raggio. La serata ottiene un buon successo: grazie anche alla agevolazioni di trasporto concordate con la Ferrovia di Valle Brembana che allestisce un treno speciale a prezzo scontato, sono numerosi gli amanti della lirica che arrivano da Bergamo e da Milano e si aggiungono ai turisti
presenti in paese. L’opera viene replicata fino al 18 luglio e l’incasso viene devoluto alle sottoscrizioni di guerra. Unica nota stonata, sottolineata
dal Giornale, la latitanza dei sanpellegrinesi e della gente dalla Valle Brembana, presenti alle rappresentazioni in numero veramente esiguo.
Dopo l’Andrea Chenier il teatro propone per tutta l’estate altri spettacoli lirici e di operetta, cosicché a fine stagione saranno ben cinquanta le
serate allestite in teatro, uno sforzo davvero notevole, se si considera che per le difficoltà connesse con l’evento bellico gli altri teatri italiani
preferivano mettere in cartellone solo i meno costosi spettacoli di prosa. Il Casinò è interessato in quello stesso anno da altre due novità: l’apertura di un servizio di Restaurant, gestito dal cav. Umberto Canelli, direttore del Grand Hotel e l’adesione alle Giornate dei bambini, rivolte ai piccoli che sono presenti in paese per le cure. Per loro viene allestito un apposito spazio con giochi e attività di animazione.
Su piano dell’immagine va segnalata anche la realizzazione, da parte dell’Istituto Italiano d’Arti Grafiche di Bergamo, su commissione della Direzione del Casinò, della prima serie di cartoline a colori dell’edificio, che ne ritraggono sia l’esterno che l’ampio scalone interno.
Questi sforzi organizzativi non indifferenti garantiscono alla stagione un andamento accettabile, anche se tra gli ospiti viene meno la presenza
di molti stranieri e tra gli italiani si nota l’assenza di tanti giovani chiamati al fronte e degli ufficiali e funzionari trattenuti per cause di guerra.
Un altro duro colpo alle velleità turistiche di San Pellegrino arriva dall’improvvisa morte, avvenuta a Milano il 21 agosto, dell’avv. Mazzoni, il
vero artefice dello straordinario successo della località termale.
Proprio in quell’anno era tornato in primo piano il problema del gioco che, come detto, era ripreso in forma semiclandestina fin dal 1913. Nel
novembre 1914 il Comune di Salsomaggiore aveva promosso un convegno a Roma con la partecipazione degli amministratori di Castelgandolfo,
Sanremo, Pallanza e Montecatini, da cui era uscita la richiesta che il governo si facesse carico di un’iniziativa di legge per l’apertura della case
da gioco nelle località termali, sull’esempio di quanto era successo in Francia. Dal governo era giunta l’assicurazione che la questione sarebbe
stata attentamente valutata.36
che per le difficoltà connesse con l’evento bellico gli altri teatri italiani
preferivano mettere in cartellone solo i meno costosi spettacoli di prosa. Il Casinò è interessato in quello stesso anno da altre due novità:
l’apertura di un servizio di Restaurant, gestito dal cav. Umberto Canelli,
direttore del Grand Hotel e l’adesione alle Giornate dei bambini, rivolte
ai piccoli che sono presenti in paese per le cure. Per loro viene allestito
un apposito spazio con giochi e attività di animazione.
Su piano dell’immagine va segnalata anche la realizzazione, da parte
dell’Istituto Italiano d’Arti Grafiche di Bergamo, su commissione della
Direzione del Casinò, della prima serie di cartoline a colori dell’edificio,
che ne ritraggono sia l’esterno che l’ampio scalone interno.
Questi sforzi organizzativi non indifferenti garantiscono alla stagione un
andamento accettabile, anche se tra gli ospiti viene meno la presenza di
molti stranieri e tra gli italiani si nota l’assenza di tanti giovani chiamati
al fronte e degli ufficiali e funzionari trattenuti per cause di guerra.
Un altro duro colpo alle velleità turistiche di San Pellegrino arriva dall’improvvisa morte, avvenuta a Milano il 21 agosto, dell’avv. Mazzoni, il
vero artefice dello straordinario successo della località termale.
Proprio in quell’anno era tornato in primo piano il problema del gioco
che, come detto, era ripreso in forma semiclandestina fin dal 1913. Nel
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
di derivazione tedesca che aveva accompagnato l’edificio fin dalla sua
nascita, sostituito da quel momento in poi dal nome Grand Casino, alla
francese.
Malgrado la guerra, l’impresario Pilade Frattini, che ha assunto la gestione del teatro, predispone per sabato 3 luglio una grande festa di
inaugurazione, con la rappresentazione concertata dell’Andrea Chenier
di Giordano, affidandone la direzione ad Alfredo Padovani (che all’ultimo momento sostituisce Giulio Falconi, trattenuto a Roma). Tra gli interpreti, il tenore Giulio Crimi, il soprano Adelina Agostinelli e il baritono Enrico Raggio. La serata ottiene un buon successo: grazie anche alla
agevolazioni di trasporto concordate con la Ferrovia di Valle Brembana
che allestisce un treno speciale a prezzo scontato, sono numerosi gli
amanti della lirica che arrivano da Bergamo e da Milano e si aggiungono ai turisti presenti in paese. L’opera viene replicata fino al 18 luglio e
l’incasso viene devoluto alle sottoscrizioni di guerra. Unica nota stonata, sottolineata dal Giornale, la latitanza dei sanpellegrinesi e della gente dalla Valle Brembana, presenti alle rappresentazioni in numero veramente esiguo.
Dopo l’Andrea Chenier il teatro propone per tutta l’estate altri spettacoli lirici e di operetta, cosicché a fine stagione saranno ben cinquanta le
serate allestite in teatro, uno sforzo davvero notevole, se si considera
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Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
Nei mesi seguenti furono coinvolte anche le altre località termali italiane, tra cui San Pellegrino, che aderirono all’iniziativa. In breve le prese di
posizione in favore delle case da gioco si moltiplicarono, fino alla formulazione di un disegno di legge presentato in Parlamento nel marzo 1915,
a firma degli on. Raimondo e Berenini e di altri settanta deputati, tra cui alcuni bergamaschi e il brembano Bortolo Belotti che si era impegnato
personalmente, raccogliendo da solo una trentina di sottoscrizioni. È lo stesso parlamentare zognese a darne notizia al sindaco di San Pellegrino
in data 23 febbraio 1915: “Di tale legge io mi sono già preoccupato ed anzi da tempo mi sono unito ai parlamentari, per modo che ne sono proponente anch’io che ho tanto interesse al successivo progresso di S. Pellegrino. Le dirò di più, che io
ho già fatta firmare la proposta da circa 30 colleghi della Camera, tra i quali appunto i colleghi bergamaschi che mi hanno dato tutti la loro sottoscrizione”.37
Il progetto prevedeva la possibilità di aprire case da gioco nelle località termali sotto il diretto controllo della pubblica autorità e con la destinazione ai comuni di una parte cospicua delle risorse derivanti
dalle imposizioni fiscali, finalizzate al potenziamento dei servizi e delle strutture ricettive pubbliche.
Sembrava la volta buona per arrivare alla regolamentazione del gioco d’azzardo, anche perché la proposta aveva avuto il via libera dello stesso Osservatore romano, circostanza non trascurabile nel contesto del riavvicinamento in atto tra i cattolici e la classe dirigente liberale avviato dal patto Gentiloni.
Ma lo scoppio della guerra interruppe l’iter parlamentare della legge e ancora una volte non se ne fece
niente.
32
Annunci comparsi
sul Giornale
di San Pellegrino
rispettivamente
nell’anno 1914
e nel 1915, per
pubblicizzare
le stagioni
successive.
A seguito
dell’ingresso in
guerra dell’Italia,
nel 1915, a fianco
della Francia
e contro gli Imperi
Centrali, è stato
abbandonato
il nome di
“Grand Kursaal”
di riferimento
tedesco,
sostituito da
“Grande Casino”
Nella successiva stagione del 1916 la guerra diventa il riferimento costante anche a San Pellegrino e
viene fatta oggetto delle attenzioni degli organi di stampa locali, compreso il Giornale, diretto da
quell’anno da Giovanni Banfi che conia l’espressione “villeggiatura patriottica” per definire l’atmosfera prevalente in paese, dove ogni manifestazione è in qualche modo collegata con gli eventi bellici.
Il Casinò, accanto ai consueti spettacoli teatrali e musicali, ospita diverse manifestazioni patriottiche
e di beneficenza, finalizzate a raccogliere fondi per sostenere i comitati sorti in paese e in provincia a
favore delle famiglie dei combattenti, dei caduti, dei mutilati, degli invalidi e degli orfani di una guerra che ormai si è svelata in tutta la sua
tragicità e si preannuncia lunga e sanguinosa.
Il 25 luglio il teatro ospita un’affollata riunione in omaggio del patriota Cesare Battisti, con l’avvio della raccolta di fondi per la costruzione del
monumento alla sua memoria; altre conferenze patriottiche si svolgono nel mese di agosto, animate in particolare da Bortolo Belotti, costantemente presente in quel periodo a San Pellegrino.
Per il resto la stagione del Casinò vive su alcuni eventi di un certo rilievo, a cominciare, sabato 8 luglio, dall’esecuzione concertata in prima nazionale dell’opera Madame Sans-Gêne del compositore Umberto Giordano (presente in sala assieme al librettista Renato Simoni), diretta dal
maestro Giulio Falconi, con interpreti principali il soprano Claudia Muzio, il tenore Ulisse Lappas e il baritono Viglione Borghese. La serata ottiene un grosso successo, sottolineato dai lusinghieri commenti dei giornali nazionali, e l’opera viene replicata fino al 23 luglio, con l’incasso
devoluto al locale Comitato di Mobilitazione Civile.
Alla lirica seguono spettacoli di operetta, serate di prosa e proiezioni cinematografiche in teatro (quando è libero da altri eventi), che contribuiscono a dare alla stagione sanpellegrinese un esito positivo, malgrado gli eventi.
Commentando l’andamento stagionale, Banfi scrive comunque che “non si è ancora fatto, né si farà ancora tutto quello che occorre perché San
Pellegrino diventi veramente la più moderna stazione termale italiana”,38 sottolineando come la stazione possieda i requisiti per diventarlo, ma
necessiti di maggiore impegno da parte di chi è direttamente coinvolto nel comparto turistico.
LA DEFINITIVA CHIUSURA DEL GIOCO D’AZZARDO NEL 1917
L’estate 1917 sembra iniziarsi sotto buoni auspici: il 9 luglio la rappresentazione concertata della Fanciulla del West di Giacomo Puccini apre
con successo la stagione lirica del Casinò, e anche le repliche dei giorni seguenti risultano assai partecipate. Poi improvvisamente, nel pomeriggio di sabato 28 luglio, funzionari e agenti mandati dalla Prefettura appongono numerosi sigilli sulle porte della sala da gioco, in esecuzione
di un’ordinanza del ministro dell’Interno Vittorio Emanuele Orlando, che impone il divieto di praticare il gioco d’azzardo su tutto il territorio nazionale.
La decisione coglie di sorpresa i dirigenti del Casinò che non hanno nemmeno il tempo di reagire e devono prendere atto del fatto compiuto. Dalle
notizie riportate nei giorni seguenti dagli organi d’informazione locali si ha la conferma che, salvo la parentesi del 1912, al Casinò il gioco d’azzardo si era sempre praticato, per quanto limitatamente ai soci del club privato, e che periodicamente il gestore versava in beneficenza parte
Nella successiva stagione del 1916 la guerra diventa il riferimento costante anche a San Pellegrino e viene fatta oggetto delle attenzioni degli
organi di stampa locali, compreso il Giornale, diretto da quell’anno da
Giovanni Banfi che conia l’espressione “villeggiatura patriottica” per
definire l’atmosfera prevalente in paese, dove ogni manifestazione è in
qualche modo collegata con gli eventi bellici.
Il Casinò, accanto ai consueti spettacoli teatrali e musicali, ospita diverse manifestazioni patriottiche e di beneficenza, finalizzate a raccogliere fondi per sostenere i comitati sorti in paese e in provincia a favore delle famiglie dei combattenti, dei caduti, dei mutilati, degli invalidi
e degli orfani di una guerra che ormai si è svelata in tutta la sua tragicità
e si preannuncia lunga e sanguinosa.
Il 25 luglio il teatro ospita un’affollata riunione in omaggio del patriota
Cesare Battisti, con l’avvio della raccolta di fondi per la costruzione del
monumento alla sua memoria; altre conferenze patriottiche si svolgono nel mese di agosto, animate in particolare da Bortolo Belotti, costantemente presente in quel periodo a San Pellegrino.
Per il resto la stagione del Casinò vive su alcuni eventi di un certo rilievo, a cominciare, sabato 8 luglio, dall’esecuzione concertata in prima
nazionale dell’opera Madame Sans-Gêne del compositore Umberto
Giordano (presente in sala assieme al librettista Renato Simoni), diretta dal maestro Giulio Falconi, con interpreti principali il soprano Claudia Muzio, il tenore Ulisse Lappas e il baritono Viglione Borghese. La serata ottiene un grosso successo, sottolineato dai lusinghieri commenti
dei giornali nazionali, e l’opera viene replicata fino al 23 luglio, con l’incasso devoluto al locale Comitato di Mobilitazione Civile.
Alla lirica seguono spettacoli di operetta, serate di prosa e proiezioni
cinematografiche in teatro (quando è libero da altri eventi), che contribuiscono a dare alla stagione sanpellegrinese un esito positivo, malgrado gli eventi.
Commentando l’andamento stagionale, Banfi scrive comunque che
“non si è ancora fatto, né si farà ancora tutto quello che occorre perché
San Pellegrino diventi veramente la più moderna stazione termale italiana”,38 sottolineando come la stazione possieda i requisiti per diventarlo, ma necessiti di maggiore impegno da parte di chi è direttamente
coinvolto nel comparto turistico.
LA DEFINITIVA CHIUSURA DEL GIOCO D’AZZARDO NEL 1917
L’estate 1917 sembra iniziarsi sotto buoni auspici: il 9 luglio la rappresentazione concertata della Fanciulla del West di Giacomo Puccini apre con
successo la stagione lirica del Casinò, e anche le repliche dei giorni seguenti risultano assai partecipate. Poi improvvisamente, nel pomeriggio
di sabato 28 luglio, funzionari e agenti mandati dalla Prefettura appongono numerosi sigilli sulle porte della sala da gioco, in esecuzione di un’ordinanza del ministro dell’Interno Vittorio Emanuele Orlando, che impone il divieto di praticare il gioco d’azzardo su tutto il territorio nazionale.
La decisione coglie di sorpresa i dirigenti del Casinò che non hanno
nemmeno il tempo di reagire e devono prendere atto del fatto compiuto. Dalle notizie riportate nei giorni seguenti dagli organi d’informazione locali si ha la conferma che, salvo la parentesi del 1912, al Casinò il
gioco d’azzardo si era sempre praticato, per quanto limitatamente ai
soci del club privato, e che periodicamente il gestore versava in beneficenza parte degli utili derivanti dall’attività.
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
novembre 1914 il Comune di Salsomaggiore aveva promosso un convegno a Roma con la partecipazione degli amministratori di Castelgandolfo, Sanremo, Pallanza e Montecatini, da cui era uscita la richiesta
che il governo si facesse carico di un’iniziativa di legge per l’apertura
della case da gioco nelle località termali, sull’esempio di quanto era
successo in Francia. Dal governo era giunta l’assicurazione che la questione sarebbe stata attentamente valutata.36
Nei mesi seguenti furono coinvolte anche le altre località termali italiane, tra cui San Pellegrino, che aderirono all’iniziativa. In breve le prese
di posizione in favore delle case da gioco si moltiplicarono, fino alla formulazione di un disegno di legge presentato in Parlamento nel marzo
1915, a firma degli on. Raimondo e Berenini e di altri settanta deputati,
tra cui alcuni bergamaschi e il brembano Bortolo Belotti che si era impegnato personalmente, raccogliendo da solo una trentina di sottoscrizioni. È lo stesso parlamentare zognese a darne notizia al sindaco di
San Pellegrino in data 23 febbraio 1915: “Di tale legge io mi sono già preoccupato ed anzi da tempo mi sono unito ai parlamentari, per modo che
ne sono proponente anch’io che ho tanto interesse al successivo progresso di S. Pellegrino. Le dirò di più, che io ho già fatta firmare la proposta
da circa 30 colleghi della Camera, tra i quali appunto i colleghi bergamaschi che mi hanno dato tutti la loro sottoscrizione”.37
Il progetto prevedeva la possibilità di aprire case da gioco nelle località
termali sotto il diretto controllo della pubblica autorità e con la destinazione ai comuni di una parte cospicua delle risorse derivanti dalle
imposizioni fiscali, finalizzate al potenziamento dei servizi e delle strutture ricettive pubbliche.
Sembrava la volta buona per arrivare alla regolamentazione del gioco
d’azzardo, anche perché la proposta aveva avuto il via libera dello stesso Osservatore romano, circostanza non trascurabile nel contesto del
riavvicinamento in atto tra i cattolici e la classe dirigente liberale avviato dal patto Gentiloni.
Ma lo scoppio della guerra interruppe l’iter parlamentare della legge e
ancora una volte non se ne fece niente.
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degli utili derivanti dall’attività.
Non ci sono però particolari reazioni all’ordinanza ministeriale, salvo sottolineare le incongruenze dello stato che vieta il gioco d’azzardo organizzato dai privati mentre gestisce direttamente il lotto e le lotterie e rilevare che la prima conseguenza del divieto sarà il diffondersi di bische
clandestine, prive di controllo e alla mercé della malavita.
Nei mesi seguenti la questione viene messa da parte e d’altronde le notizie provenienti dal fronte inducono a ben altre riflessioni: la disfatta di
Caporetto, l’estrema difesa sul Piave e la difficile controffensiva del 1918 sono al centro dell’attenzione e fino al termine della guerra anche la
questione del turismo passa in secondo ordine.
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
7. I difficili anni del dopoguerra
34
Il Casinò ripreso
dal basso
in una cartolina
negli anni Venti
Trascorsi il 1918 e il 1919 senza avvenimenti di rilievo, il 1920 è per San Pellegrino un anno di importanti cambiamenti nella gestione delle
strutture turistiche. La Società dei Grandi Alberghi affida la gestione del Casinò, del Grand Hotel e dell’Hotel Terme e Milano alla Società Volonté
e C. di Alberto Volonté, a cui la Società delle Terme affida (ma sarà solo fino al 1923), la concessione dei Bagni e della Fonte e la gestione del
Giornale di San Pellegrino.39
La Società delle Terme focalizza le sue attenzioni sullo stabilimento di imbottigliamento dell’acqua minerale, che ha ormai assunto importanza
internazionale, e nel 1921 il presidente Pietro Corbella trasferirà la direzione e l’amministrazione nella sede di Milano.
La nuova proprietà del Casinò dà il via a un complesso programma di rilancio d’immagine della struttura e di potenziamento del suo ruolo di richiamo della clientela internazionale. Il motto del cav. Volonté: “Non un giorno senza un divertimento” comporta l’allestimento di stagioni estive
ricche di manifestazioni di qualità, in grado di soddisfare le diverse esigenze degli ospiti. Nel 1920 il programma del Casinò prevede la presenza
di due compagnie di prosa, (la Compagnia di Armando Falconi e la Compagnia Carini) e l’esperimento del Teatro dei Piccoli di Giuseppe Fanciulli. Completano l’offerta il Trio Martinetti, due orchestrine che si esibiscono due volte al giorno nell’atrio
e sotto i portici della Fonte, la scuola di ballo, un concorso di bellezza infantile e
una serie di conferenze. In diverse occasioni gli spettacoli in programma sono abbinati a sottoscrizioni a favore del costruendo Tempio della Vittoria.
Così scrive la rivista milanese Lidel a proposito delle novità introdotte dalla gestione Volonté: “Il programma assai nuovo e geniale, che essa ha annunciato e va realizzando, importa addirittura in San Pellegrino le caratteristiche di splendidezza e
di fasto che illustrano le più rinomate e frequenti villeggiature di Europa. Oltre ai
concerti, che saranno dati, secondo la consuetudine, da valorosi musicisti italiani,
alle feste di ballo, ai té musico-danzanti, agli spettacoli di coreografia e di danza”.40
In quello stesso anno riprende la campagna in favore del ripristino del gioco d’azzardo che, vietato nel Casinò, continua a essere praticato in bische clandestine,
una delle quali viene scoperta nel 1920 dalla Questura di Bergamo che provvede a
farla chiudere e a denunciarne i gestori.
Nel 1921, mentre la Società Volonté provvede a far sistemare l’interno del Casinò,
sanando le crepe e le scrostature che deturpano lo scalone, il sindaco di San Pellegrino Annibale Lanfranconi si fa promotore di un convegno a Pegli a cui partecipano una quarantina di comuni italiani intenzionati all’apertura
delle case da gioco nel loro territorio. Il convegno rispolvera in sostanza la proposta di legge del 1915 e sollecita l’intervento del governo,41 ma
d’altra parte induce il Corriere della Sera a svolgere un’inchiesta sul gioco d’azzardo in Italia, che ne evidenzia gli aspetti negativi.
Chiamato direttamente in causa, Lanfranconi invia una lunga lettera al quotidiano milanese, sostenendo tra l’altro che, poiché il gioco d’azzardo è impossibile da eliminare, il male minore è la sua regolamentazione mediante l’apertura di case da gioco autorizzate e controllate, i cui
proventi, fortemente tassati, possono giovare al pubblico interesse. L’iniziativa non ottiene però l’effetto sperato e con l’avvento del fascismo il
tema delle case da gioco verrà definitivamente accantonato.
Una positiva novità del 1921 è l’inizio dell’impegno diretto del Comune nell’organizzazione della stagione turistica, a fianco della Società Volonté. A questo scopo si costituisce una commissione composta dall’assessore Emilio Tosetti per il Comune, dal prof. Carlo Biaggi per la Pro San
Pellegrino e dal cav. Giuseppe Imbastaro per la Società Volonté con il compito di predisporre e coordinare le manifestazioni estive. Tra gli interventi che riguardano il Casinò: l’apertura di un grande bar in una sala laterale del piano terra; la presenza di due compagnie di prosa (quelle
di Dina Galli e Alda Borelli); l’esecuzione di una serie di operette e le proiezioni cinematografiche nel teatro quando non sono previsti altri spet-
7. I difficili anni del dopoguerra
Trascorsi il 1918 e il 1919 senza avvenimenti di rilievo, il 1920 è per San
Pellegrino un anno di importanti cambiamenti nella gestione delle
strutture turistiche. La Società dei Grandi Alberghi affida la gestione
del Casinò, del Grand Hotel e dell’Hotel Terme e Milano alla Società Volonté e C. di Alberto Volonté, a cui la Società delle Terme affida (ma sarà
solo fino al 1923), la concessione dei Bagni e della Fonte e la gestione
del Giornale di San Pellegrino.39
La Società delle Terme focalizza le sue attenzioni sullo stabilimento di
imbottigliamento dell’acqua minerale, che ha ormai assunto importanza internazionale, e nel 1921 il presidente Pietro Corbella trasferirà la
direzione e l’amministrazione nella sede di Milano.
La nuova proprietà del Casinò dà il via a un complesso programma di
rilancio d’immagine della struttura e di potenziamento del suo ruolo
di richiamo della clientela internazionale. Il motto del cav. Volonté:
“Non un giorno senza un divertimento” comporta l’allestimento di stagioni estive ricche di manifestazioni di qualità, in grado di soddisfare
le diverse esigenze degli ospiti. Nel 1920 il programma del Casinò prevede la presenza di due compagnie di prosa, (la Compagnia di Armando Falconi e la Compagnia Carini) e l’esperimento del Teatro dei Piccoli di Giuseppe Fanciulli. Completano l’offerta il Trio Martinetti, due
orchestrine che si esibiscono due volte al giorno nell’atrio e sotto i
portici della Fonte, la scuola di ballo, un concorso di bellezza infantile
e una serie di conferenze. In diverse occasioni gli spettacoli in programma sono abbinati a sottoscrizioni a favore del costruendo Tempio della Vittoria.
Così scrive la rivista milanese Lidel a proposito delle novità introdotte
dalla gestione Volonté: “Il programma assai nuovo e geniale, che essa ha
annunciato e va realizzando, importa addirittura in San Pellegrino le caratteristiche di splendidezza e di fasto che illustrano le più rinomate e frequenti villeggiature di Europa. Oltre ai concerti, che saranno dati, secon-
do la consuetudine, da valorosi musicisti italiani, alle feste di ballo, ai té
musico-danzanti, agli spettacoli di coreografia e di danza”.40
In quello stesso anno riprende la campagna in favore del ripristino del
gioco d’azzardo che, vietato nel Casinò, continua a essere praticato in
bische clandestine, una delle quali viene scoperta nel 1920 dalla Questura di Bergamo che provvede a farla chiudere e a denunciarne i gestori.
Nel 1921, mentre la Società Volonté provvede a far sistemare l’interno
del Casinò, sanando le crepe e le scrostature che deturpano lo scalone,
il sindaco di San Pellegrino Annibale Lanfranconi si fa promotore di un
convegno a Pegli a cui partecipano una quarantina di comuni italiani intenzionati all’apertura delle case da gioco nel loro territorio. Il convegno rispolvera in sostanza la proposta di legge del 1915 e sollecita l’intervento del governo,41 ma d’altra parte induce il Corriere della Sera a
svolgere un’inchiesta sul gioco d’azzardo in Italia, che ne evidenzia gli
aspetti negativi.
Chiamato direttamente in causa, Lanfranconi invia una lunga lettera al
quotidiano milanese, sostenendo tra l’altro che, poiché il gioco d’azzardo è impossibile da eliminare, il male minore è la sua regolamentazione
mediante l’apertura di case da gioco autorizzate e controllate, i cui proventi, fortemente tassati, possono giovare al pubblico interesse. L’iniziativa non ottiene però l’effetto sperato e con l’avvento del fascismo il
tema delle case da gioco verrà definitivamente accantonato.
Una positiva novità del 1921 è l’inizio dell’impegno diretto del Comune
nell’organizzazione della stagione turistica, a fianco della Società Volonté. A questo scopo si costituisce una commissione composta dall’assessore Emilio Tosetti per il Comune, dal prof. Carlo Biaggi per la
Pro San Pellegrino e dal cav. Giuseppe Imbastaro per la Società Volonté
con il compito di predisporre e coordinare le manifestazioni estive. Tra
gli interventi che riguardano il Casinò: l’apertura di un grande bar in
una sala laterale del piano terra; la presenza di due compagnie di prosa
(quelle di Dina Galli e Alda Borelli); l’esecuzione di una serie di operette
e le proiezioni cinematografiche nel teatro quando non sono previsti altri spettacoli.
Negli anni seguenti sono poche le iniziative degne di nota: per tutti gli
anni Venti l’attività del Casinò, come quella del resto del comparto turistico sanpellegrinese proseguirà su un livello accettabile, basandosi
sui consueti spettacoli teatrali e musicali, ma senza introdurre proposte innovative in grado di far rivivere i fasti della belle époque.
Sul piano organizzativo, nel 1923 la Società delle Terme riassume la gestione diretta dei Bagni e della Fonte, questo in seguito al deteriorarsi
dei rapporti con la Società Volonté, che poi assumerà a sua volta la denominazione di Società dei Grandi Alberghi e manterrà la gestione di
Casinò, Grand Hotel e Hotel Terme e Milano.
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
Non ci sono però particolari reazioni all’ordinanza ministeriale, salvo
sottolineare le incongruenze dello stato che vieta il gioco d’azzardo organizzato dai privati mentre gestisce direttamente il lotto e le lotterie e
rilevare che la prima conseguenza del divieto sarà il diffondersi di bische clandestine, prive di controllo e alla mercé della malavita.
Nei mesi seguenti la questione viene messa da parte e d’altronde le notizie provenienti dal fronte inducono a ben altre riflessioni: la disfatta
di Caporetto, l’estrema difesa sul Piave e la difficile controffensiva del
1918 sono al centro dell’attenzione e fino al termine della guerra anche
la questione del turismo passa in secondo ordine.
35
tacoli.
Negli anni seguenti sono poche le iniziative degne di nota: per tutti gli anni Venti l’attività del Casinò, come quella del resto del comparto turistico sanpellegrinese proseguirà su un livello accettabile, basandosi sui consueti spettacoli teatrali e musicali, ma senza introdurre proposte
innovative in grado di far rivivere i fasti della belle époque.
Sul piano organizzativo, nel 1923 la Società delle Terme riassume la gestione diretta dei Bagni e della Fonte, questo in seguito al deteriorarsi
dei rapporti con la Società Volonté, che poi assumerà a sua volta la denominazione di Società dei Grandi Alberghi e manterrà la gestione di Casinò, Grand Hotel e Hotel Terme e Milano.
Qualche anno più tardi i rapporti tra le due aziende, regolati da una convenzione stipulata di fronte al commissario prefettizio del Comune, si
guasteranno a tal punto che per entrare alla Fonte e al Casinò, pur passando per un unico cancello, sarà necessario acquistare due diversi biglietti e ciò sarà causa di incomprensioni e attriti anche nei riguardi dei villeggianti.
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
8. La gestione del Casinò negli anni del fascismo
36
A partire dalla seconda metà degli anni Venti la gestione del turismo sanpellegrinese deve fare i conti con la presenza, a volte ingombrante, del
fascismo, che opera attraverso il Comune e gli organi di partito. In questo contesto, dopo un tentativo attuato tra il 1924 e il 1926 di ricostituire
la Pro San Pellegrino con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati allo sviluppo del turismo, un ruolo di rilievo assumerà l’Azienda Autonoma di Cura, Soggiorno e Turismo, istituita con decreto ministeriale dell’8 maggio 1927, ma diventata operativa solo nel 1929, come diretta
emanazione del Comune e governata dal commissario prefettizio Ettore Lanfranconi, figlio di Annibale.
L’Azienda Autonoma assumerà un ruolo di coordinamento e di attuazione delle iniziative turistiche, allestendo un calendario degli appuntamenti
mediante la costituzione di un Comitato per i festeggiamenti, composto dal podestà (o dal commissario prefettizio) del Comune, dal segretario
politico del partito, dal direttore del Grand Hotel e da un rappresentante dei villeggianti.
Nel luglio del 1927 il Casinò ospita il Ballo della Moda, patrocinato dalla rivista Lidel. Alla manifestazione XXX partecipano i nomi più conosciuti
dell’alta società bergamasca e milanese riuniti nel salone delle feste decorato per l’occasione come un variopinto angolo d’una serra. Il consuntivo che ne fornisce la rivista milanese sembra riportarci agli anni della belle époque: “Nel magnifico Kursaal di San Pellegrino si è svolto
l’annunciato Ballo della Moda. Raramente si è veduta una festa improntata a maggiore cordialità e distinzione, per il brio e l’eleganza degli intervenuti [...]. Nel ridente e delizioso soggiorno di San Pellegrino, ove impera, nume benefico e provvidenziale, il comm. Volonté, era convenuta
appositamente, per prendere parte al ballo, una schiera di gentili dame e cavalieri. Le danze, iniziatesi animatissime, furono interrotte per alcune esibizioni degli ultimissimi balli [...]. Quando poi incominciò il cotillon, la festa assunse un tono di allegria e di... rumore vivacissimo [...].
Soltanto verso l’alba gli intervenuti cominciarono a lasciare le sale”.42
L’andamento turistico di quegli anni è abbastanza buono: nell’estate 1929 si contano 7.740 arrivi, ridottisi però l’anno successivo a 6.022; la
crisi mondiale del 1929 influirà notevolmente sulle stagioni successive.
In quel periodo il ruolo del Casinò si appiattisce su iniziative di routine: le solite serate danzanti, operette, concerti vocali e strumentali, varietà,
gare da ballo, ricevimenti, che denotano l’assenza di idee innovative e investimenti adeguati.
Un grosso colpo alla potenzialità della struttura viene inferto da una grossa frana che colpisce il teatro il 28 ottobre 1928. Una gran quantità di
detriti, sassi e alberi si stacca dal pendio retrostante il teatro e ne sfonda le pareti nell’area corrispondete al palco che viene invaso da materiale
di frana. XXX I danni sono notevoli e determinano una lunga sospensione delle attività teatrali.43 I lavori di restauro saranno completati solo due
anni dopo, in tempo per l’avvio della stagione estiva del 1931.
Nel frattempo i rapporti con i gestori della Fonte diventano sempre più tesi e la Società dei Grandi Alberghi, alle prese con gravi problemi di bilancio, deve fare i conti con le forze unite di Società delle Terme e Azienda Autonoma, intenzionate a sgombrare il campo da ogni ostacolo che
limiti i loro obiettivi di riorganizzazione generale del turismo sanpellegrinese. In particolare si vuole che il Casinò acquisti un’autonomia di gestione e di funzionamento in grado di rilanciarne l’immagine e di eliminare gli inconvenienti e le lamentele di cui è oggetto da alcuni anni.
Nel 1933 si ha la misura di come il turismo locale sia sempre più legato alla politica fascista: il 9 agosto il paese viene invaso da una carovana
di un migliaio di gitanti giunti da Genova con due treni speciali messi a disposizione dal Ministero delle Comunicazioni. È la comunità più numerosa che sia mai arrivata in paese in un solo giorno.
IL CASINÒ DIVENTA COMUNALE
All’inizio del 1934 la Società dei Grandi Alberghi, malgrado il sostegno delle banche, è costretta al fallimento e viene messa in liquidazione. Il
Casinò e il Grand Hotel passano alla creditrice Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde che li affida alla gestione unica del cav. Arturo
Schisano, mentre l’Hotel Terme e Milano diventa di proprietà della Società delle Terme.
8. La gestione del Casinò negli anni del fascismo
A partire dalla seconda metà degli anni Venti la gestione del turismo
sanpellegrinese deve fare i conti con la presenza, a volte ingombrante,
del fascismo, che opera attraverso il Comune e gli organi di partito. In
questo contesto, dopo un tentativo attuato tra il 1924 e il 1926 di ricostituire la Pro San Pellegrino con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati allo sviluppo del turismo, un ruolo di rilievo assumerà l’Azienda Autonoma di Cura, Soggiorno e Turismo, istituita con decreto ministeriale dell’8 maggio 1927, ma diventata operativa solo nel 1929, come
diretta emanazione del Comune e governata dal commissario prefettizio Ettore Lanfranconi, figlio di Annibale.
L’Azienda Autonoma assumerà un ruolo di coordinamento e di attuazione delle iniziative turistiche, allestendo un calendario degli appuntamenti mediante la costituzione di un Comitato per i festeggiamenti,
composto dal podestà (o dal commissario prefettizio) del Comune, dal
segretario politico del partito, dal direttore del Grand Hotel e da un rappresentante dei villeggianti.
Nel luglio del 1927 il Casinò ospita il Ballo della Moda, patrocinato dalla rivista Lidel. Alla manifestazione partecipano i nomi più conosciuti
dell’alta società bergamasca e milanese riuniti nel salone delle feste
decorato per l’occasione come un variopinto angolo d’una serra. Il
consuntivo che ne fornisce la rivista milanese sembra riportarci agli
anni della belle époque: “Nel magnifico Kursaal di San Pellegrino si è
svolto l’annunciato Ballo della Moda. Raramente si è veduta una festa
improntata a maggiore cordialità e distinzione, per il brio e l’eleganza
degli intervenuti [...]. Nel ridente e delizioso soggiorno di San Pellegrino, ove impera, nume benefico e provvidenziale, il comm. Volonté, era
convenuta appositamente, per prendere parte al ballo, una schiera di
gentili dame e cavalieri. Le danze, iniziatesi animatissime, furono interrotte per alcune esibizioni degli ultimissimi balli [...]. Quando poi incominciò il cotillon, la festa assunse un tono di allegria e di... rumore vivacissimo [...]. Soltanto verso l’alba gli intervenuti cominciarono a lasciare le sale”.42
L’andamento turistico di quegli anni è abbastanza buono: nell’estate
1929 si contano 7.740 arrivi, ridottisi però l’anno successivo a 6.022; la
crisi mondiale del 1929 influirà notevolmente sulle stagioni successive.
In quel periodo il ruolo del Casinò si appiattisce su iniziative di routine:
le solite serate danzanti, operette, concerti vocali e strumentali, varietà, gare da ballo, ricevimenti, che denotano l’assenza di idee innovative
e investimenti adeguati.
Un grosso colpo alla potenzialità della struttura viene inferto da una
grossa frana che colpisce il teatro il 28 ottobre 1928. Una gran quantità di detriti, sassi e alberi si stacca dal pendio retrostante il teatro e
ne sfonda le pareti nell’area corrispondete al palco che viene invaso
da materiale di frana. I danni sono notevoli e determinano una lunga
sospensione delle attività teatrali.43 I lavori di restauro saranno completati solo due anni dopo, in tempo per l’avvio della stagione estiva
del 1931.
Nel frattempo i rapporti con i gestori della Fonte diventano sempre più
tesi e la Società dei Grandi Alberghi, alle prese con gravi problemi di bilancio, deve fare i conti con le forze unite di Società delle Terme e
Azienda Autonoma, intenzionate a sgombrare il campo da ogni ostacolo che limiti i loro obiettivi di riorganizzazione generale del turismo
sanpellegrinese. In particolare si vuole che il Casinò acquisti un’autonomia di gestione e di funzionamento in grado di rilanciarne l’immagine e di eliminare gli inconvenienti e le lamentele di cui è oggetto da alcuni anni.
Nel 1933 si ha la misura di come il turismo locale sia sempre più legato
alla politica fascista: il 9 agosto il paese viene invaso da una carovana
di un migliaio di gitanti giunti da Genova con due treni speciali messi a
disposizione dal Ministero delle Comunicazioni. È la comunità più numerosa che sia mai arrivata in paese in un solo giorno.
IL CASINÒ DIVENTA COMUNALE
All’inizio del 1934 la Società dei Grandi Alberghi, malgrado il sostegno
delle banche, è costretta al fallimento e viene messa in liquidazione. Il
Casinò e il Grand Hotel passano alla creditrice Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde che li affida alla gestione unica del cav. Arturo
Schisano, mentre l’Hotel Terme e Milano diventa di proprietà della Società delle Terme.
La prima conseguenza per i turisti è che l’ingresso alla Fonte e alla visita del Casinò può avvenire con un unico biglietto; unica limitazione,
l’obbligo di acquisto di un altro biglietto in occasione degli spettacoli
del Casinò, dalle ore 22 alle 24, con diritto a una consumazione al bar
interno.
La Cassa di Risparmio tiene il Casinò solo per un paio d’anni, poi, nel
1936, in seguito a una trattativa bonaria sostenuta dai buoni uffici del
prefetto, l’edificio viene ceduto al Comune, a condizioni “eccezional-
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
Qualche anno più tardi i rapporti tra le due aziende, regolati da una
convenzione stipulata di fronte al commissario prefettizio del Comune,
si guasteranno a tal punto che per entrare alla Fonte e al Casinò, pur
passando per un unico cancello, sarà necessario acquistare due diversi biglietti e ciò sarà causa di incomprensioni e attriti anche nei riguardi
dei villeggianti.
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Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
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Manifesto
pubblicitario degli
anni Trenta
PAGINA SEGUENTE
Il 28 luglio 1940
sul piazzale
del Casinò
di San Pellegrino
si svolse
un’imponente
manifestazione
patriottica
italo-tedesca,
conclusa
con i discorsi
del nazista
Schwintzer
e del fascista
Giuseppe Beratto
La prima conseguenza per i turisti è che l’ingresso alla Fonte e alla visita del Casinò può avvenire con un
unico biglietto; unica limitazione, l’obbligo di acquisto di un altro biglietto in occasione degli spettacoli
del Casinò, dalle ore 22 alle 24, con diritto a una consumazione al bar interno.
La Cassa di Risparmio tiene il Casinò solo per un paio d’anni, poi, nel 1936, in seguito a una trattativa
bonaria sostenuta dai buoni uffici del prefetto, l’edificio viene ceduto al Comune, a condizioni “eccezionalmente vantaggiose” - sono parole del Giornale - assieme ai mezzi necessari per avviare una serie di
adeguamenti alle strutture che denotano problemi di stabilità e necessitano di essere messe in sicurezza.
Nel 1937 il piano superiore del Casinò Municipale (così verrà chiamato da allora in poi) viene chiuso al
pubblico e sottoposto a lavori di sistemazione che interessano in particolare le fondamenta dello scalone
di accesso. Sotto lo scalone erano state rilevate diverse crepe che ne mettevano in pericolo la stabilità,
rendendo necessaria la posa di piloni di sostegno, previa demolizione e successivo rifacimento della gradinata.
I lavori si concludono con la riapertura ufficiale del 10 luglio che avvia una stagione ricca di concerti, veglie danzanti, varietà, serate di gala e una mostra dello scultore bergamasco Giovanni Siccardi, allestita
nella sala lettura del primo piano.
Notevole successo riscuote le veglia di ferragosto a cui partecipano circa 400 persone e che si prolunga
fino alle quattro del mattino, con grande soddisfazione del Circolo Privato Forestieri, a cui è affidata la gestione del salone delle feste. “Erano anni che il meraviglioso ambiente non accoglieva, nei suoi locali superiori, una così splendida folla per un’ancor più splendida festa - scrive il Giornale - erano anni che lo
scalone d’onore non appariva più sfolgorante di tutte le sue luci inebrianti... Era forse un decennio che il
maggior salone superiore del Casinò non accoglieva una signorile moltitudine da veglie principesche come quella di sabato notte”.44
Durante il successivo periodo di chiusura vengono eseguiti altri lavori, su progetto De Beni-Omacini: sono
relativi all’area esterna e riguardano la posa di pilastri di sostegno e l’erezione di due grossi rifianchi che
consolidano le strutture portanti; altri interventi sono eseguiti nella zona della pinetina.
Dopo questi restauri l’attività del Casinò riprende a pieno regime, quantunque le proposte elaborate dal
Comune e dall’Azienda Autonoma non siano paragonabili a quelle degli anni migliori. La clientela della
stazione termale non è più così selezionata ed elitaria come durante la belle époque e non paragonabile nemmeno a quella degli anni Venti;
adesso arrivano in paese anche le famiglie della piccola borghesia e della classe dirigente fascista che hanno ben poco da spartire con il bel
mondo italiano ed internazionale degli anni d’oro. Un segnale inequivocabile di questo declassamento che coinvolge direttamente il Casinò è la
norma fascista che impone il biglietto d’ingresso a due lire, un quota popolare, accessibile a tutti, che determina l’afflusso indifferenziato di
ogni categoria sociale e che infligge un duro colpo all’immagine esclusiva del palazzo, al punto che da più parti viene evidenziata la necessità
di intervenire per garantire “una minima decenza esteriore”, conforme al decoro dell’ambiente.
Il pubblico può frequentare in quegli anni le sale di lettura, scrittura e conversazione situate al piano superiore, può seguire lezioni di danza moderna e può divertirsi giocando a carte e partecipando a gare di minigolf a totalizzatore. Periodicamente sono in programma spettacoli teatrali
e d’operetta e ogni giorno si può prendere parte all’aperitivo danzante. Sono le ultime stagioni all’insegna dello svago e del divertimento: con il
1940 le cose muteranno radicalmente.
L’ingresso in guerra dell’Italia, nel giugno di quell’anno, impone un deciso abbassamento di tono e la parola d’ordine è di presentare un turismo
inteso come “soggiorno di raccoglimento e riposo”. Sono banditi i divertimenti, sostituiti da “onesti svaghi, assolutamente conciliabili con la
morale disciplina di emergenza”, sono vietati i balli, ma è consentito di proporre spettacoli di varietà, purché sobrii e castigati.
Le strutture ricettive del paese devono accogliere gli sfollati, il cui numero diverrà via via più numeroso, al punto da influenzare sensibilmente
la vita del paese. Nel 1942, proprio per consentire a queste persone, generalmente non facoltose, di visitare il Casinò, il biglietto d’ingresso verrà ridotto a una lira.
La guerra influisce significativamente sulla vita pubblica. Il 28 luglio 1940 il Casinò ospita un’imponente manifestazione patriottica italo-tedesca: una lunga schiera di balilla, piccole italiane, giovani fasciste, giovani italiani del littorio, massaie rurali, combattenti, mutilati, dopolavoristi, donne fasciste e gerarchi, con banda, labari e gagliardetti, raggiunge in corteo il piazzale antistante l’edificio, per ascoltare i discorsi
del nazista Schwintzer e del fascista Giuseppe Beratto.
Di lì a poco, dopo l’8 settembre 1943, San Pellegrino diverrà una piccola capitale della neocostituita Repubblica Sociale Italiana, con la presenza di ministeri e presidi militari della G.N.R. e delle Brigate Nere, ai quali si aggiungerà la Kommandantur tedesca, con milizie addestrate a dare
la caccia ai partigiani.
circa 400 persone e che si prolunga fino alle quattro del mattino, con
grande soddisfazione del Circolo Privato Forestieri, a cui è affidata la
gestione del salone delle feste. “Erano anni che il meraviglioso ambiente
non accoglieva, nei suoi locali superiori, una così splendida folla per
un’ancor più splendida festa - scrive il Giornale - erano anni che lo scalone d’onore non appariva più sfolgorante di tutte le sue luci inebrianti...
Era forse un decennio che il maggior salone superiore del Casinò non accoglieva una signorile moltitudine da veglie principesche come quella di
sabato notte”.44
Durante il successivo periodo di chiusura vengono eseguiti altri lavori,
su progetto De Beni-Omacini: sono relativi all’area esterna e riguardano la posa di pilastri di sostegno e l’erezione di due grossi rifianchi che
consolidano le strutture portanti; altri interventi sono eseguiti nella zona della pinetina.
Dopo questi restauri l’attività del Casinò riprende a pieno regime,
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
mente vantaggiose” - sono parole del Giornale - assieme ai mezzi necessari per avviare una serie di adeguamenti alle strutture che denotano
problemi di stabilità e necessitano di essere messe in sicurezza.
Nel 1937 il piano superiore del Casinò Municipale (così verrà chiamato da allora in poi) viene chiuso al pubblico e sottoposto a lavori di sistemazione che interessano in particolare le fondamenta dello scalone di accesso. Sotto lo scalone erano state rilevate diverse crepe che
ne mettevano in pericolo la stabilità, rendendo necessaria la posa di
piloni di sostegno, previa demolizione e successivo rifacimento della
gradinata.
I lavori si concludono con la riapertura ufficiale del 10 luglio che avvia
una stagione ricca di concerti, veglie danzanti, varietà, serate di gala e
una mostra dello scultore bergamasco Giovanni Siccardi, allestita nella
sala lettura del primo piano.
Notevole successo riscuote le veglia di ferragosto a cui partecipano
39
9. Il secondo dopoguerra e le iniziative culturali
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
Negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale gli amministratori di San Pellegrino si posero il problema del rilancio del
turismo locale e della valorizzazione delle strutture ricettive. Le difficoltà economiche del dopoguerra e le ristrettezze di bilancio non consentirono di predisporre progetti impegnativi, anche perché c’erano parecchie incognite circa la reale rispondenza dei potenziali utenti alle proposte
turistiche.
Quanto al Casinò, l’amministrazione presieduta dal sindaco Piero Albergoni, “attesa la disastrosa situazione di bilancio e la necessità di opere
straordinarie di pubblica utilità”, ritenne praticabile la strada della riapertura del gioco d’azzardo. Con una delibera del 28 novembre 1945 la
Giunta diede incarico al sindaco di avviare presso il governo le pratiche necessarie per ottenere, in deroga alle vigenti disposizioni di legge, l’autorizzazione a organizzare il gioco. Nel frattempo fu emesso un bando per l’individuazione di un soggetto che potesse gestire materialmente le
roulettes e gli altri giochi nelle sale del Casinò. Tra i concorrenti furono selezionati due gruppi finanziari che offrirono al Comune rispettivamente
il 58 e il 60 per cento degli incassi lordi giornalieri. Il 22 dicembre la Giunta incaricò il sindaco di individuare il
gruppo assegnatario della concessione e di stipulare con questo un accordo preliminare, in attesa di perfezionarlo una volta ottenuta l’autorizzazione ministeriale.45
Ma questa non arriverà mai. Tuttavia nell’estate del 1947 la pratica del gioco d’azzardo fu effettivamente avviata, ma venne bloccata dopo un breve periodo dall’autorità giudiziaria, in attesa di una nuova legislazione in materia che in seguito non è più stata adottata.
Le scelte degli amministratori di quegli anni si orientarono in una direzione diversa, privilegiando l’utilizzo del
Casinò per iniziative di carattere culturale e congressuale, a complemento dei consueti spettacoli di intrattenimento.
40
GLI INCONTRI DI POESIA
Il Casinò e il
Grand Hotel negli
anni Cinquanta
Sul piano culturale, tra il 1946 e il 1950, le sale del Casinò ospitarono cinque edizioni del “Premio di Poesia San
Pellegrino”, riservato a opere inedite di poeti italiani di tendenza moderna, ai quali non fossero già stati assegnati altri premi.
Promotori dell’iniziativa, il sindaco Gian Pietro Galizzi e Lionello Fiumi, fondatore della rivista di lettere e arti Misura, nata proprio nel 1946 per rilanciare il ruolo della poesia dopo lo sfacelo morale e culturale degli anni della
guerra.
Alle cinque edizioni del Premio parteciparono centinaia di giovani poeti, alcuni dei quali, come David Maria Turoldo, Corrado Govoni e Elio Filippo Accrocca, svolgeranno poi un ruolo significativo nella letteratura italiana del
secondo Novecento.
Nel 1946 vinsero ex aequo Luigi Bartolini, Giacomo Falco e Fernanda Regàlia Fassy; l’anno seguente David Maria
Turoldo, Mario Stefanile e Maria Lilith; nel 1948 Elpidio Jenco; nel 1949 Gaetano Arcangeli e Pierluigi Mariani; nel
1950 Luigi Fiorentino e Carlo Martini. Quest’ultimo anno registrò l’adesione di ben 309 concorrenti, a testimonianza del livello di popolarità raggiunto dal Premio, ma l’iniziativa venne poi lasciata cadere, “a causa del disimpegno degli enti turistici di Bergamo e di San Pellegrino, che polemicamente lasciarono l’incombenza sulle spalle dell’Amministrazione Comunale, che non poté continuare per motivi finanziari, pur con il dispiacere del sindaco- fondatore prof. Galizzi”.46
Nel 1954 le sale del Casinò tornarono alla ribalta della cultura nazionale con una singolare e fortunata iniziativa che ebbe una vasta eco e un
grosso consenso di pubblico e di critica: gli “Incontri letterari”, durante i quali una quindicina di giovani scrittori e poeti italiani furono presentati da altrettanti letterati di successo i quali, al termine di una serie di incontri, discussioni, dibattiti e letture di testi poetici e letterari inediti,
distribuiti su quattro giornate, assegnarono i premi a Rocco Scotellaro (alla memoria) e Umberto Bellistani.
In quei giorni il Casinò divenne il centro della cultura italiana, perché gli organizzatori seppero riunire i migliori autori in assoluto e quelli che
lo sarebbero diventati nella seconda metà del secolo. Tra le varie coppie: Emilio Cecchi-Giorgio Bassani; Giuseppe Ungaretti-Andrea Zanzotto;
Giovanni Comisso-Goffredo Parise; Leonida Repaci-Italo Calvino; Maria Bellonci-Luigi Incoronato; Alba de Cespedes-Lucio Paride Rombi; Eugenio Montale-Lucio Piccolo; Guido Piovene-Enzo Bettiza; Diego Valeri-Guido Lopez.
Tra gli altri ospiti illustri: Corrado Alvaro, Oreste del Buono, Francesco Flora, Alfonso Gatto, Umberto Bellistani, Rocco Scotellaro.
Un cenno a parte merita Giuseppe Tomasi di Lampedusa, venuto a San Pellegrino con il cugino Lucio Piccolo, che gli presentò Giorgio Bassani
e Maria Bellonci. Fu proprio a seguito degli stimoli ricevuti dai colleghi durante gli incontri letterari ospitati nelle sale del Casinò che Lampedusa
iniziò a scrivere il suo unico romanzo, a X cui pensava da tempo, Il gattopardo, un assoluto capolavoro della letteratura italiana, ultimato nel
1956 e pubblicato postumo da Feltrinelli nel 1958.
9. Il secondo dopoguerra e le iniziative culturali
Negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale gli
amministratori di San Pellegrino si posero il problema del rilancio del
turismo locale e della valorizzazione delle strutture ricettive. Le difficoltà economiche del dopoguerra e le ristrettezze di bilancio non consentirono di predisporre progetti impegnativi, anche perché c’erano
parecchie incognite circa la reale rispondenza dei potenziali utenti alle
proposte turistiche.
Quanto al Casinò, l’amministrazione presieduta dal sindaco Piero Albergoni, “attesa la disastrosa situazione di bilancio e la necessità di opere straordinarie di pubblica utilità”, ritenne praticabile la strada della
riapertura del gioco d’azzardo. Con una delibera del 28 novembre 1945
la Giunta diede incarico al sindaco di avviare presso il governo le pratiche necessarie per ottenere, in deroga alle vigenti disposizioni di legge,
l’autorizzazione a organizzare il gioco. Nel frattempo fu emesso un bando per l’individuazione di un soggetto che potesse gestire materialmente le roulettes e gli altri giochi nelle sale del Casinò. Tra i concorrenti furono selezionati due gruppi finanziari che offrirono al Comune
rispettivamente il 58 e il 60 per cento degli incassi lordi giornalieri. Il 22
dicembre la Giunta incaricò il sindaco di individuare il gruppo assegnatario della concessione e di stipulare con questo un accordo preliminare, in attesa di perfezionarlo una volta ottenuta l’autorizzazione ministeriale.45
Ma questa non arriverà mai. Tuttavia nell’estate del 1947 la pratica del
gioco d’azzardo fu effettivamente avviata, ma venne bloccata dopo un
breve periodo dall’autorità giudiziaria, in attesa di una nuova legislazione in materia che in seguito non è più stata adottata.
Le scelte degli amministratori di quegli anni si orientarono in una direzione diversa, privilegiando l’utilizzo del Casinò per iniziative di carattere culturale e congressuale, a complemento dei consueti spettacoli di
intrattenimento.
GLI INCONTRI DI POESIA
Sul piano culturale, tra il 1946 e il 1950, le sale del Casinò ospitarono
cinque edizioni del “Premio di Poesia San Pellegrino”, riservato a opere
inedite di poeti italiani di tendenza moderna, ai quali non fossero già
stati assegnati altri premi.
Promotori dell’iniziativa, il sindaco Gian Pietro Galizzi e Lionello Fiumi,
fondatore della rivista di lettere e arti Misura, nata proprio nel 1946 per
rilanciare il ruolo della poesia dopo lo sfacelo morale e culturale degli
anni della guerra.
Alle cinque edizioni del Premio parteciparono centinaia di giovani poe-
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
quantunque le proposte elaborate dal Comune e dall’Azienda Autonoma non siano paragonabili a quelle degli anni migliori. La clientela della
stazione termale non è più così selezionata ed elitaria come durante la
belle époque e non paragonabile nemmeno a quella degli anni Venti;
adesso arrivano in paese anche le famiglie della piccola borghesia e
della classe dirigente fascista che hanno ben poco da spartire con il bel
mondo italiano ed internazionale degli anni d’oro. Un segnale inequivocabile di questo declassamento che coinvolge direttamente il Casinò è
la norma fascista che impone il biglietto d’ingresso a due lire, un quota
popolare, accessibile a tutti, che determina l’afflusso indifferenziato di
ogni categoria sociale e che infligge un duro colpo all’immagine esclusiva del palazzo, al punto che da più parti viene evidenziata la necessità di intervenire per garantire “una minima decenza esteriore”, conforme al decoro dell’ambiente.
Il pubblico può frequentare in quegli anni le sale di lettura, scrittura e
conversazione situate al piano superiore, può seguire lezioni di danza
moderna e può divertirsi giocando a carte e partecipando a gare di minigolf a totalizzatore. Periodicamente sono in programma spettacoli
teatrali e d’operetta e ogni giorno si può prendere parte all’aperitivo
danzante. Sono le ultime stagioni all’insegna dello svago e del divertimento: con il 1940 le cose muteranno radicalmente.
L’ingresso in guerra dell’Italia, nel giugno di quell’anno, impone un deciso abbassamento di tono e la parola d’ordine è di presentare un turismo inteso come “soggiorno di raccoglimento e riposo”. Sono banditi i
divertimenti, sostituiti da “onesti svaghi, assolutamente conciliabili con
la morale disciplina di emergenza”, sono vietati i balli, ma è consentito
di proporre spettacoli di varietà, purché sobrii e castigati.
Le strutture ricettive del paese devono accogliere gli sfollati, il cui numero diverrà via via più numeroso, al punto da influenzare sensibilmente la vita del paese. Nel 1942, proprio per consentire a queste persone, generalmente non facoltose, di visitare il Casinò, il biglietto d’ingresso verrà ridotto a una lira.
La guerra influisce significativamente sulla vita pubblica. Il 28 luglio
1940 il Casinò ospita un’imponente manifestazione patriottica italo-tedesca: una lunga schiera di balilla, piccole italiane, giovani fasciste, giovani italiani del littorio, massaie rurali, combattenti, mutilati, dopolavoristi, donne fasciste e gerarchi, con banda, labari e gagliardetti, raggiunge in corteo il piazzale antistante l’edificio, per ascoltare i discorsi
del nazista Schwintzer e del fascista Giuseppe Beratto.
Di lì a poco, dopo l’8 settembre 1943, San Pellegrino diverrà una piccola
capitale della neocostituita Repubblica Sociale Italiana, con la presenza di ministeri e presidi militari della G.N.R. e delle Brigate Nere, ai quali
si aggiungerà la Kommandantur tedesca, con milizie addestrate a dare
la caccia ai partigiani.
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Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
I CONGRESSI MEDICI E I CONVEGNI POLITICI
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L’altra destinazione del Casinò in quegli anni furono i congressi medici che vi si svolsero costantemente dal 1947 alla fine degli anni Sessanta. Oltre alla serie dei congressi delle Società Medico-Chirurgiche e Ospedaliere Lombarde, vanno segnalati i congressi delle Associazioni di Idroclimatologia
e Idrologia, il Raduno Internazionale di Radiologia, il Congresso Internazionale di Radiologia e Chirurgia Pediatrica, il Congresso di Traumatologia Infantile e il Congresso delle Società d’Igiene Italiane.
Accanto a quelli medici, una parte di rilievo ebbero i convegni politici, organizzati al Casinò per iniziativa dell’on. Giovani Battista Scaglia, allora vicesegretario nazionale della Democrazia Cristiana
e poi più volte ministro.
Di notevole importanza furono il Congresso dei Sindaci e Amministratori Italiani, presieduto dal ministro dell’Interno on. Mario Scelba, nel 1951, e il Convegno sulla Montagna, promosso nel 1953
dall’on. Tarcisio Pacati e presieduto dall’on. Mariano Rumor, che ebbe l’onore della visita del cardinal
Angelo Giuseppe Roncalli, patriarca di Venezia, presente in quei giorni a San Pellegrino.
Tra i 1961 e il 1963 il Casinò ospitò tre convegni nazionali di studio della Democrazia Cristiana, con
la partecipazione dei principali esponenti politici e di governo, da Aldo Moro ad Amintore Fanfani, a
Giovanni Leone, a Giulio Andreotti. Le relazioni e i dibattiti che si svolsero in quegli anni frono i presupposti per la decisiva svolta politica degli anni Sessanta, con l’apertura della D.C. ai Socialisti e
la nascita dei governi di centro-sinistra.
Nel frattempo l’attenzione dell’amministrazione comunale era rivolta alla conservazione delle strutture del Casinò che denotava problemi di stabilità. Negli anni Cinquanta furono effettuati una serie
Il cardinale Angelo
Giuseppe Roncalli
al Casinò
il 5 settembre 1953
in occasione
della chiusura
del Convegno
nazionale
sulla Montagna
Il leader
democristiano
Amintore Fanfani
fotografato al
Casinò in occasione
di un convegno
di studio del
suo partito
il 15 settembre 1961
I CONGRESSI MEDICI E I CONVEGNI POLITICI
L’altra destinazione del Casinò in quegli anni furono i congressi medici
che vi si svolsero costantemente dal 1947 alla fine degli anni Sessanta.
Oltre alla serie dei congressi delle Società Medico-Chirurgiche e Ospe-
daliere Lombarde, vanno segnalati i congressi delle Associazioni di
Idroclimatologia e Idrologia, il Raduno Internazionale di Radiologia, il
Congresso Internazionale di Radiologia e Chirurgia Pediatrica, il Congresso di Traumatologia Infantile e il Congresso delle Società d’Igiene
Italiane.
Accanto a quelli medici, una parte di rilievo ebbero i convegni politici,
organizzati al Casinò per iniziativa dell’on. Giovani Battista Scaglia, allora vicesegretario nazionale della Democrazia Cristiana e poi più volte
ministro.
Di notevole importanza furono il Congresso dei Sindaci e Amministratori Italiani, presieduto dal ministro dell’Interno on. Mario Scelba, nel
1951, e il Convegno sulla Montagna, promosso nel 1953 dall’on. Tarcisio
Pacati e presieduto dall’on. Mariano Rumor, che ebbe l’onore della visita del cardinal Angelo Giuseppe Roncalli, patriarca di Venezia, presente
in quei giorni a San Pellegrino.
Tra i 1961 e il 1963 il Casinò ospitò tre convegni nazionali di studio della
Democrazia Cristiana, con la partecipazione dei principali esponenti
politici e di governo, da Aldo Moro ad Amintore Fanfani, a Giovanni
Leone, a Giulio Andreotti. Le relazioni e i dibattiti che si svolsero in quegli anni frono i presupposti per la decisiva svolta politica degli anni Sessanta, con l’apertura della D.C. ai Socialisti e la nascita dei governi di
centro-sinistra.
Nel frattempo l’attenzione dell’amministrazione comunale era rivolta
alla conservazione delle strutture del Casinò che denotava problemi di
stabilità. Negli anni Cinquanta furono effettuati una serie di lavori di
consolidamento e di manutenzione straordinaria e in particolare nel
1957 fu sistemata l’esedra sinistra e nel 1958 furono compiuti lavori nel
teatro e fu installato il nuovo ascensore.
Malgrado questi interventi il Casinò diverrà negli anni successivi l’assillo costante degli amministratori, messi di fronte alla necessità di
conservare questa straordinaria struttura, ma alle prese con le croniche difficoltà di bilancio che non consentivano di mettere in atto interventi efficaci e definitivi.
10. Gli ultimi decenni del Novecento
Dall’inizio degli anni Settanta si contano progetti e opere di manutenzione a cadenza pressoché annuale. Nel 1970 viene approvato il progetto di sistemazione e ampliamento del teatro, nell’ottica del suo utilizzo principale come sala convegni, adeguandolo in tal modo alle esigenze del turismo culturale. Nel 1971 viene approvato il progetto di
impermeabilizzazione del tetto mediante la posa di una guaina elastica sopra uno strato di materiale coibente appoggiato a sua volta su un
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
ti, alcuni dei quali, come David Maria Turoldo, Corrado Govoni e Elio Filippo Accrocca, svolgeranno poi un ruolo significativo nella letteratura
italiana del secondo Novecento.
Nel 1946 vinsero ex aequo Luigi Bartolini, Giacomo Falco e Fernanda
Regàlia Fassy; l’anno seguente David Maria Turoldo, Mario Stefanile e
Maria Lilith; nel 1948 Elpidio Jenco; nel 1949 Gaetano Arcangeli e Pierluigi Mariani; nel 1950 Luigi Fiorentino e Carlo Martini. Quest’ultimo anno registrò l’adesione di ben 309 concorrenti, a testimonianza del livello di popolarità raggiunto dal Premio, ma l’iniziativa venne poi lasciata
cadere, “a causa del disimpegno degli enti turistici di Bergamo e di San
Pellegrino, che polemicamente lasciarono l’incombenza sulle spalle
dell’Amministrazione Comunale, che non poté continuare per motivi finanziari, pur con il dispiacere del sindaco- fondatore prof. Galizzi”.46
Nel 1954 le sale del Casinò tornarono alla ribalta della cultura nazionale
con una singolare e fortunata iniziativa che ebbe una vasta eco e un
grosso consenso di pubblico e di critica: gli “Incontri letterari”, durante
i quali una quindicina di giovani scrittori e poeti italiani furono presentati da altrettanti letterati di successo i quali, al termine di una serie di
incontri, discussioni, dibattiti e letture di testi poetici e letterari inediti,
distribuiti su quattro giornate, assegnarono i premi a Rocco Scotellaro
(alla memoria) e Umberto Bellistani.
In quei giorni il Casinò divenne il centro della cultura italiana, perché
gli organizzatori seppero riunire i migliori autori in assoluto e quelli
che lo sarebbero diventati nella seconda metà del secolo. Tra le varie
coppie: Emilio Cecchi-Giorgio Bassani; Giuseppe Ungaretti-Andrea Zanzotto; Giovanni Comisso-Goffredo Parise; Leonida Repaci-Italo Calvino;
Maria Bellonci-Luigi Incoronato; Alba de Cespedes-Lucio Paride Rombi; Eugenio Montale-Lucio Piccolo; Guido Piovene-Enzo Bettiza; Diego
Valeri-Guido Lopez.
Tra gli altri ospiti illustri: Corrado Alvaro, Oreste del Buono, Francesco
Flora, Alfonso Gatto, Umberto Bellistani, Rocco Scotellaro.
Un cenno a parte merita Giuseppe Tomasi di Lampedusa, venuto a San
Pellegrino con il cugino Lucio Piccolo, che gli presentò Giorgio Bassani
e Maria Bellonci. Fu proprio a seguito degli stimoli ricevuti dai colleghi
durante gli incontri letterari ospitati nelle sale del Casinò che Lampedusa iniziò a scrivere il suo unico romanzo, a cui pensava da tempo, Il
gattopardo, un assoluto capolavoro della letteratura italiana, ultimato
nel 1956 e pubblicato postumo da Feltrinelli nel 1958.
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Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
La giuria tecnica
e i finalisti della
prima edizione
(anno 1987)
del Premio
Nazionale
di Poesia “Città
di San Pellegrino
Terme”.
Da destra:
Lucio Klobas,
David Maria
Turoldo,
Domenico Rea,
Alberico Sala,
Curzia Ferrari,
Viviane
Lamarque,
Giampiero
Benigni,
Valerio Magrelli,
Luciano Luisi,
Bonaventura
Foppolo
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di lavori di consolidamento e di manutenzione straordinaria e in particolare nel 1957 fu sistemata l’esedra sinistra e nel 1958 furono compiuti
lavori nel teatro e fu installato il nuovo ascensore.
Malgrado questi interventi il Casinò diverrà negli anni successivi l’assillo costante degli amministratori, messi di fronte alla necessità di conservare questa straordinaria struttura, ma alle prese con le croniche difficoltà di bilancio che non consentivano di mettere in atto interventi efficaci e definitivi.
10. Gli ultimi decenni del Novecento
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Il presentatore
Pippo Baudo
nel corso di uno
spettacolo
al Casinò negli
anni Settanta
Dall’inizio degli anni Settanta si contano progetti e opere di manutenzione a cadenza pressoché annuale. Nel 1970 viene approvato il progetto
di sistemazione e ampliamento del teatro, nell’ottica del suo utilizzo principale come sala convegni, adeguandolo in tal modo alle esigenze del
turismo culturale. Nel 1971 viene approvato il progetto di impermeabilizzazione del tetto mediante la posa di una guaina elastica sopra uno
strato di materiale coibente appoggiato a sua volta su un tappeto protettivo di carton feltro adatto a creare una barriera anticondensa. I lavori,
del costo di 58 milioni di lire, sono appaltati ed eseguiti due anni dopo. Nel 1974 viene deliberato un intervento per eliminare infiltrazioni d’acqua nelle due esedre; nel 1977 vengono stanziati 52 milioni per sistemare gli stucchi della sala congressi e rinnovare l’impianto elettrico; nel
1979 vengono finanziati altri interventi per il tetto e tra il 1981 e il 1983 sono completati i restauri del teatro, con una spesa di 74 milioni.
Sul piano gestionale una svolta significativa si ha nel 1987, quando a seguito della legge regionale che abolisce le Aziende Autonome, il Comune
decide di dare in gestione il Casinò a una società a capitale misto appositamente costituita. Nasce così, nel 1988, la società “Casinò municipale s.r.l.” a cui il Comune partecipa con una quota del 10 per cento, riservandosi il diritto di utilizzare gli ambienti per un certo numero di iniziative autonome.
Grazie a questa decisione, il Casinò rimane aperto tutto l’anno e la sua attività, oltre ai soliti spettacoli e ai convegni organizzati dai gestori, si
estende a feste e ricevimenti privati, banchetti matrimoniali e manifestazioni sportive, come gli incontri di pugilato ripresi dalla Rai. Per qualche anno si festeggia anche il capodanno con un fastoso cenone.
Sul piano delle attività culturali, nell’anno 1987, per iniziativa dell’assessore alla Cultura prof. Bonaventura Foppolo e del critico Lucio Klobas, con il sostegno finanziario dell’Azienda di Promozione Turistica di
Bergamo, nasce il Premio Nazionale di Poesia “Città di San Pellegrino
Terme”. Il premio, che si propone di diffondere il gusto per la lettura e
di promuovere le novità editoriali, contribuendo alla rinascita turistica
del paese, si avvale della collaborazione culturale di David Maria Turoldo, Alberico Sala e Domenico Rea, già protagonisti degli incontri poetici del dopoguerra e vive i suoi appuntamenti principali nelle sale del
Casinò, dove vengono lette le opere dei poeti finalisti e si svolge la cerimonia di proclamazione del vincitore e di consegna dei riconoscimenti. L’albo d’oro delle undici edizioni comprende autori già affermati
ed altri emergenti, sempre di grande valore e qualità: Luciano Luisi
(1987), Roberto Sanesi (1988), Elio Filippo Accrocca (1989), Sebastiana
Comand (1990), Gabriella Leto (1991), Ermanno Krumm (1992), Paolo
Ruffilli (1993), Tiziano Rossi (1994), Franco Buffoni (1995), Vivian Lamarque (1996) e Roberto Mussapi (1997).
Dal 1998 il Casinò ha ospitato, sotto la direzione artistica di Gabriele
Croci, il Festival Nazionale di Poesia “Città di San Pellegrino Terme”,
che viene affiancato da altre iniziative culturali di rilievo come la rassegna “Protagonisti della narrativa italiana” ed il Festival del Giallo italiano svoltosi nell’ottobre 2004.
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
tappeto protettivo di carton feltro adatto a creare una barriera anticondensa. I lavori, del costo di 58 milioni di lire, sono appaltati ed eseguiti due anni dopo. Nel 1974 viene deliberato un intervento per eliminare infiltrazioni d’acqua nelle due esedre; nel 1977 vengono stanziati
52 milioni per sistemare gli stucchi della sala congressi e rinnovare
l’impianto elettrico; nel 1979 vengono finanziati altri interventi per il
tetto e tra il 1981 e il 1983 sono completati i restauri del teatro, con una
spesa di 74 milioni.
Sul piano gestionale una svolta significativa si ha nel 1987, quando a seguito della legge regionale che abolisce le Aziende Autonome, il Comune decide di dare in gestione il Casinò a una società a capitale misto appositamente costituita. Nasce così, nel 1988, la società “Casinò municipale s.r.l.” a cui il Comune partecipa con una quota del 10 per cento, riservandosi il diritto di utilizzare gli ambienti per un certo numero di iniziative autonome.
Grazie a questa decisione, il Casinò rimane aperto tutto l’anno e la sua
attività, oltre ai soliti spettacoli e ai convegni organizzati dai gestori, si
estende a feste e ricevimenti privati, banchetti matrimoniali e manifestazioni sportive, come gli incontri di pugilato ripresi dalla Rai. Per
qualche anno si festeggia anche il capodanno con un fastoso cenone.
L’esperienza della gestione in concessione non sarà pienamente soddisfacente e alla scadenza dei previsti nove anni non verrà rinnovata.
Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio del decennio successivo si rendono disponibili nuove risorse per interventi di ristrutturazione dell’edificio. Tra il 1988 e il 1990 il Ministero dei Beni Culturali finanzia lavori di
consolidamento statico della struttura; nel 1991 viene rifatto l’impianto elettrico e nel 1994 si procede al restauro conservativo delle vetrate
e dei lucernari. Nello stesso periodo si completa il progetto della nuova
strada d’accesso che parte di fianco alla stazione della funicolare e arriva all’esedra sinistra.
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L’esperienza della gestione in concessione non sarà pienamente soddisfacente e alla scadenza dei previsti nove anni non verrà rinnovata.
Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio del decennio successivo si rendono disponibili nuove risorse per interventi di ristrutturazione dell’edificio.
Tra il 1988 e il 1990 il Ministero dei Beni Culturali finanzia lavori di consolidamento statico della struttura; nel 1991 viene rifatto l’impianto
elettrico e nel 1994 si procede al restauro conservativo delle vetrate e dei lucernari. Nello stesso periodo si completa il progetto della nuova strada d’accesso che parte di fianco alla stazione della funicolare e arriva all’esedra sinistra.
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
Sul piano delle attività culturali, nell’anno 1987, per iniziativa dell’assessore alla Cultura prof. Bonaventura Foppolo e del critico Lucio Klobas,
con il sostegno finanziario dell’Azienda di Promozione Turistica di Bergamo, nasce il Premio Nazionale di Poesia “Città di San Pellegrino Terme”.
Il premio, che si propone di diffondere il gusto per la lettura e di promuovere le novità editoriali, contribuendo alla rinascita turistica del paese,
si avvale della collaborazione culturale di David Maria Turoldo, Alberico Sala e Domenico Rea, già protagonisti degli incontri poetici del dopoguerra e vive i suoi appuntamenti principali nelle sale del Casinò, dove vengono lette le opere dei poeti finalisti e si svolge la cerimonia di proclamazione del vincitore e di consegna dei riconoscimenti. L’albo d’oro delle undici edizioni comprende autori già affermati ed altri emergenti,
sempre di grande valore e qualità: Luciano Luisi (1987), Roberto Sanesi (1988), Elio Filippo Accrocca (1989), Sebastiana Comand (1990), Gabriella Leto (1991), Ermanno Krumm (1992), Paolo Ruffilli (1993), Tiziano Rossi (1994), Franco Buffoni (1995), Vivian Lamarque (1996) e Roberto Mussapi (1997).
Dal 1998 il Casinò ha ospitato, sotto la direzione artistica di Gabriele Croci, il Festival Nazionale di Poesia “Città di San Pellegrino Terme”, che viene affiancato da
altre iniziative culturali di rilievo come la rassegna “Protagonisti della narrativa
italiana” ed il Festival del Giallo italiano svoltosi nell’ottobre 2004.
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11. Il sogno continua
L’arch. Walter Milesi,
progettista e direttore
dei lavori di restauro
del Casinò,
con una giovane
restauratrice nel 2010
Significative novità hanno riguardato il Casinò nel primo decennio del nuovo millennio, nell’ambito dell’avviato rapporto di collaborazione tra il Comune e la Provincia di Bergamo, finalizzato al rilancio turistico della località termale come opportunità di sviluppo per il territorio.
Nel 2000 la Provincia ha acquistato con una sua società il Grand Hotel che è stato
poi ceduto al Comune per una quota del 95 per cento, in cambio della proprietà
dell’Istituto Alberghiero.
Nel marzo del 2006 Comune e Provincia hanno promosso con la Regione Lombardia
un accordo di programma per “la realizzazione degli interventi di riqualificazione e
valorizzazione delle strutture termali, per il rilancio turistico, per la formazione e lo
sviluppo occupazionale”. Accordo che è stato sottoscritto il 31 gennaio 2007 con il
coinvolgimento di un operatore privato, il Gruppo Percassi con le società Sviluppo
San Pellegrino s.r.l. e S.P. Resort s.r.l. e che prevede il rilancio turistico-termale di
San Pellegrino da realizzare attraverso una serie di interventi tra cui, in primo luogo, il restauro del Casinò e la ristrutturazione dell’annesso teatro, oltre alla realizzazione del nuovo Centro Termale e al recupero del Grand Hotel.
L’accordo prevede inoltre che la gestione del Casinò e del nuovo Centro Termale sarà affidata per trent’anni all’operatore privato.
Nello specifico, il Casinò è stato oggetto in questo decennio di ben cinque grandi interventi di ristrutturazione che hanno riguardato il consolidamento statico, la sistemazione architettonica, il rifacimento degli impianti tecnologici e il restauro conservativo dello splendido apparato artistico. Attualmente è in corso il rifacimento totale del teatro.
Su queste premesse è auspicabile che nell’immediato futuro si possa aprire per il paese e per il Casinò una nuova fase di rilancio che sappia
rinverdire i fasti dei primi anni del Novecento.
Significative novità hanno riguardato il Casinò nel primo decennio del
nuovo millennio, nell’ambito dell’avviato rapporto di collaborazione
tra il Comune e la Provincia di Bergamo, finalizzato al rilancio turistico
della località termale come opportunità di sviluppo per il territorio.
Nel 2000 la Provincia ha acquistato con una sua società il Grand Hotel
che è stato poi ceduto al Comune per una quota del 95 per cento, in
cambio della proprietà dell’Istituto Alberghiero.
Nel marzo del 2006 Comune e Provincia hanno promosso con la Regione Lombardia un accordo di programma per “la realizzazione degli interventi di riqualificazione e valorizzazione delle strutture termali, per il
rilancio turistico, per la formazione e lo sviluppo occupazionale”. Accordo che è stato sottoscritto il 31 gennaio 2007 con il coinvolgimento di
un operatore privato, il Gruppo Percassi con le società Sviluppo San Pel-
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G. Maironi da Ponte, Dizionario odeporico della Provincia di Bergamo, Bergamo, 1819.
Giornale della Provincia di Bergamo, 5 agosto 1824.
Achille Filippini Fantoni, Nuove considerazioni teorico
pratiche delle acque di San Pellegrino, 1846.
G.B. Cremonesi, in Giornale della Provincia di Bergamo,
28 luglio 1850.
La metamorfosi di San Pellegrino in Corriere di San Pellegrino, 23 luglio 1908.
T. Bottani, E. Locatelli, B. Milesi Liberty a San Pellegrino
(dattiloscritto), San Giovanni Bianco, 1979.
Ibidem.
L’edilizia nella Valle Brembana, in Giornale di S. Pellegrino, 19 agosto 1906.
Argus, Il Kursaal, in Giornale di S. Pellegrino, 2 settembre 1906.
Ibidem.
Ibidem.
Ibidem.
Ibidem.
Marco Milesi, San Pellegrino, il Liberty italiano e l’Estetismo in Gabriele D’Annunzio, Seminario Vescovile “Giovanni XXIII”, Bergamo, a.scol. 1994/95, dattiloscritto.
La festa di beneficenza in Giornale di San Pellegrino, 28
luglio 1907.
Ibidem.
Intorno per S. Pellegrino in Corriere di San Pellegrino, 30
agosto 1907.
Ugo G. Foresta, L’architetto Romolo Squadrelli, in Giornale di San Pellegrino, 20 luglio 1907.
legrino s.r.l. e S.P. Resort s.r.l. e che prevede il rilancio turistico-termale
di San Pellegrino da realizzare attraverso una serie di interventi tra cui,
in primo luogo, il restauro del Casinò e la ristrutturazione dell’annesso
teatro, oltre alla realizzazione del nuovo Centro Termale e al recupero
del Grand Hotel.
L’accordo prevede inoltre che la gestione del Casinò e del nuovo Centro Termale sarà affidata per trent’anni all’operatore privato.
Nello specifico, il Casinò è stato oggetto in questo decennio di ben cinque grandi interventi di ristrutturazione che hanno riguardato il consolidamento statico, la sistemazione architettonica, il rifacimento degli
impianti tecnologici e il restauro conservativo dello splendido apparato artistico. Attualmente è in corso il rifacimento totale del teatro.
Su queste premesse è auspicabile che nell’immediato futuro si possa
aprire per il paese e per il Casinò una nuova fase di rilancio che sappia
rinverdire i fasti dei primi anni del Novecento.
19 Ibidem.
20 Ugo G. Foresta, Eugenio Quarti, le decorazioni e l’arredamento del Grand Kursaal, in Giornale di San Pellegrino
11 agosto 1907.
21 Il Giornale di San Pellegrino, 20 luglio 1907.
22 Ibidem.
23 Fausto Grego, Il Grand Kursaal di S. Pellegrino, in Giornale di S. Pellegrino, 20 luglio 1907.
24 Da una guida del tempo.
25 Al Grand Kursaal , in Giornale di San Pellegrino, 14 giugno 1908
26 Archivio Comunale (A. C.) San Pellegrino Terme, delibera del Consiglio Comunale del 6 luglio 1910.
27 Idem.
28 Ibidem, delibera della Giunta Municipale del 19 agosto
1910.
29 Ibidem, delibera del Consiglio Comunale del 23 dicembre 1910.
30 Ritornando a San Pellegrino, in Giornale di San Pellegrino, 9 luglio 1911
31 Lettera del 20 giugno 1911, pubblicata sul Giornale di
San Pellegrino del 2 luglio.
32 A. C. San Pellegrino Terme, delibera del Consiglio Comunale del 17 aprile 1912.
33 Idem.
34 A. C. San Pellegrino Terme, delibera del Consiglio Comunale del 29 settembre 1912.
35 Ibidem, delibera del Consiglio Comunale del 22 febbraio 1913.
36 A. C. San Pellegrino Terme, cart. 89, 2.1, 2068.
37 Idem.
38 Il successo della stagione 1916, in Giornale di San Pellegrino, 24 settembre 1916.
39 La società A. Volontè e C. si era costituita nel 1919 come Società in Accomandita per Azioni (S.A.p.A) dall’unione di vari soci, tra cui la Società Anonima delle
Terme. Scopo della Società è la compravendita e l’affittanza di stabili e l’esercizio di diversi alberghi. Cfr.
Michela Giupponi, Milano - San Pellegrino Terme: il
centro termale bergamasco attraverso le pagine della rivista milanese “di gran lusso” «Lidel», in Quaderni
Brembani 10, Centro Storico Culturale Valle Brembana, 2011, pag. 113 e segg.
40 Giuseppe Imbastaro, San Pellegrino, in «Lidel», n. 8, agosto 1920, pp. 50-51, cit. in Michela Giupponi, Milano San Pellegrino Terme...
41 A. C. San Pellegrino Terme, La regolarizzazione dei giuochi in Italia, cart. 89, 2.1, 2067.
42 Il ballo di LIDEL a San Pellegrino, in «Lidel», n. 8, agosto
1927, p. 25, cit. in Michela Giupponi, Milano - San Pellegrino Terme...
43 Adriano Epis, Percorsi, III, Tip. Di Liddo, San Pellegrino
Terme, 2010, pag.65 e segg.
44 La grande veglia di gala al Casinò Municipale, in Giornale di San Pellegrino, 21 agosto 1937.
45 A. C. San Pellegrino Terme, cart. 89, 2.1, 2111.
46 Bonaventura Foppolo, La storia del Premio di Poesia dal
1946 al 1997, in “Cinquant’anni di poesia a San Pellegrino”, Comune di Bergamo, 1999.
Storia di un sogno: il Casinò di San Pellegrino Terme
11. Il sogno continua
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STORIA DI UN SOGNO
Il Casinò
di San Pellegrino
Terme
CORPONOVE - Bergamo - Novembre 2011
www.corponoveeditrice.it
[email protected]