Batani lancia la `palazzina` del Grand Hotel

Transcript

Batani lancia la `palazzina` del Grand Hotel

Batani
lancia
la
'palazzina'
del
Grand
Hotel
Un
casinò
in
Riviera
sarebbe
l'ideale,
parola
del
patron
del
Grand
Hotel,
Batani.
Per
Cenni
del
Des
Bains
di
Riccione
sarebbe
sbagliato
limitare
un
casinò
in
un
albergo,
maglio
al
palazzo
del
Turismo
Rimini,
3
marzo
2009
‐
Cala
l’asso
Antonio
Batani,
patron
del
Grand
Hotel.
"Un
casinò
qui,
al
Grand
Hotel?
Perché
no,
sarebbe
il
luogo
ideale!".
L’imprenditore,
titolare
con
la
sua
catena
Select
hotel
di
una
decina
di
alberghi
a
3
e
4
stelle
tra
Rimini
e
Milano
Marittima,
ricorda
anzitutto
che
"da
anni
si
parla
di
un
casinò
qui
in
Riviera,
e
i
motivi
sono
evidenti.
Lo
vorrebbero
Rimini
e
Riccione,
lo
vorrebbe
Milano
Marittima.
Fa
gola
a
tutti".
Nulla
di
scandaloso,
insomma.
Anzi.
E
a
Batani,
impegnato
nei
costosi
lavori
di
ristrutturazione
del
Grand
Hotel
("siamo
quasi
a
metà,
ma
tra
qualche
giorno
fermeremo
il
cantiere
per
la
stagione
estiva"),
l’idea
rilanciata
dal
Sottosegretario
al
Turismo
Michela
Vittoria
Brambilla,
che
ha
proposto
di
aprire
nuovi
casino
negli
hotel
a
cinque
stelle,
piace
eccome:
"Se
ci
fosse
la
possibilità,
per
il
Grand
hotel
di
Rimini
sarebbe
senza
dubbio
un’opportunità
molto
interessante.
Tra
l’altro
abbiamo
lo
spazio
giusto
per
ospitare
il
casino:
la
‘dependance’
del
Grand
Hotel,
ovvero
l’edificio
che
è
dietro
a
quello
principale.
E’
immerso
nel
verde,
a
due
passi
dal
mare,
ed
è
sempre
molto
ambito
dai
nostri
clienti.
La
Rai
a
Capodanno
vuole
sempre
la
dependance
per
la
sua
squadra
di
artisti
e
tecnici.
E
anche
la
Juventus,
l’anno
in
cui
giocava
in
serie
B,
l’aveva
preferita
all’edificio
principale".
Non
la
vede
affatto
così
Attilio
Cenni,
il
titolare
del
Grand
Hotel
Des
Bains
di
Riccione,
l’altro
cinque
stelle
presente
sulla
Riviera
riminese.
"Non
sono
contrario
in
linea
di
principio
all’apertura
del
casinò,
anche
se
ritengo
sbagliato
ridurlo
negli
spazi
limitati
di
un
albergo.
A
Riccione
esiste
una
struttura
perfetta
per
ospitare
la
casa
da
gioco,
mi
riferisco
al
palazzo
del
turismo".
Cenni
teme
la
contaminazione
tra
stelle
e
tavoli
verdi:
"Non
è
coerente
tenere
insieme
il
classico
turismo
balneare‐congressuale
con
i
frequentati
del
casinò,
che
potrebbero
essere
fonte
di
disturbo
per
chi
scende
in
hotel
per
la
tradizionale
vacanza".
Va
anche
detto
che
il
Des
Bains
non
dispone
di
grandi
spazi,
"dovremmo
sacrificare
la
sala
congressi",
spiega
Cenni.
Che
indica
il
Grand
Hotel
di
Riccione
come
il
contenitore
naturale
per
il
casinò:
"Un’ottima
occasione
per
risollevare
le
sorti
di
una
struttura
fatiscente".
Conosce
bene
Rimini,
avendo
ricoperto
la
carica
di
Prefetto
dal
1999
al
2004,
conosce
altrettanto
bene
i
casinò,
essendo
stato
commissario
prefettizio
della
casa
da
gioco
di
Sanremo
(comune
del
quale
ora
è
commissario).
Umberto
Calandrella
è
quanto
mai
scettico
sull’ipotesi
di
aperture
di
case
da
gioco
negli
hotel
a
5
stelle.
"Credo
che
Rimini
abbia
il
bacino
sufficiente
per
ospitare
un
casinò.
Ma
di
qui
a
installare
una
casa
da
gioco
in
ogni
albergo
di
lusso
ce
ne
corre.
Mancherebbe
la
massa
critica
e
non
è
che
oggi
il
settore
stia
navigando
nell’oro...".
In
effetti,
stando
alle
cifre
di
Federgioco,
l’associazione
che
raccoglie
i
casinò
italiani,
i
tavoli
verdi
italiani
nel
2008
hanno
registrato
una
flessione
del
7
per
cento.
Poco
rispetto
alla
Germania,
dove
si
parla
di
un
‐21%
o
di
Las
Vegas
dove
siamo
sotto
del
30%.
Prefetto
Calandrella,
i
rischi
legati
ad
usura
e
riciclaggio
sono
sempre
presenti
attorno
a
roulettes
e
slot
machines?
"Oggi
i
sistemi
di
controllo
danno
molte
più
garanzie
che
in
passato.
E
poi
non
è
che
l’usura
compaia
solo
vicino
alle
case
da
gioco..."
Nessuna
controindicazione
dunque?
"Purtroppo
le
persone
anziane
cadono
spesso
vittime
della
‘febbre’
del
gioco.
Sovente
ci
sono
i
figli
che
chiedono
l’inibizione
dei
genitori
all’ingresso
nelle
sale
da
gioco.
Ma
la
vera
piaga
sono
bar,
ristoranti
e
sale
bingo
che
ormai
pullulano
di
slot:
e
sono
a
un
passo
da
casa,
facili
da
raggiungere
e
assai
meno
controllati
di
un
casinò".
Quanto
rende
a
un
comune
una
casa
da
gioco?
"Nel
2008
Sanremo,
al
netto
delle
tasse
ha
‘reso’
83
milioni,
il
41%
dei
quali
è
andato
al
comune".
Ma
la
legge
non
inibisce
l’ingresso
ai
casinò
ai
residenti
del
comune?
"Questo
in
passato,
oggi
entrano
tutti.
Ma
ci
vuole
una
tessera
e
questo
rappresenta
un
controllo
molto
rigoroso
al
contrario
dei
bar
e
locali
di
cui
sopra".
Manuel
Spadazzi