architettura e luce - Architettipescara.it
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ARCHITETTURA E LUCE La luce è l’origine di tutto: dal momento in cui colpisce la superficie delle cose ne delinea i profili e producendo le ombre dietro gli oggetti, ne coglie la profondità. La luce, nella sua accezione scientifica, è definita come la porzione dello spettro elettromagnetico visibile all’occhio umano, ma il termine luce assume anche un’altra accezione che si discosta completamente dalla definizione meramente scientifica per rientrare nell’ambito spirituale, la luce è considerabile come essenza generatrice dello spazio. Questo concetto è stato approfondito nell’ambito della costruzione delle chiese o, in generale, dei luoghi dello spirito, diversificandosi nelle diverse religioni. La luce, per quanto concerne il pensiero cristiano, è "emanazione e metafora di Dio", seppure nella sua consistenza fisica di raggio luminoso, è stata e continua ad essere un tema fondamentale nella religiosità: nei luoghi sacri la luce è paradigma dell’anima dell’uomo. Un fenomeno fisico trasformato in fenomeno trascendentale attraverso l’architettura . Le chiese e le cattedrali, dunque, divengono il mezzo fisico in cui avviene questa trasformazione. La luce diventa percezione dello spazio attraverso il tatto e la vista, il primo determina la forma plastica e il secondo restituisce l’apparenza. La chiesa è un luogo di culto e di rappresentazione, e la luce ha avuto un ruolo fondamentale a cominciare dall’architettura gotica. Si sostiene che la prima chiesa gotica sia avvenuta per opera dell’abate Sugerio intorno al 1100, conosciuta coma l’abbazia di Saint-Denis, voluta e ispirata dall’abate in opposizione allo stile romanico ascetico e spoglio. L’abate Sugerio considerava la bellezza e la perfezione dell’opera d’arte come uno stimolo ad elevarsi dal terreno al divino e di conseguenza aveva concepito la sua chiesa come una raffigurazione concreta di slancio, leggerezza ed energia. Alla luce che scendeva dall’alto veniva affidata la metafora dell’elevazione; mentre nelle cattedrali romaniche l’atmosfera era di solidità e immobilità e la luce filtrava da piccole finestre. In Saint-Denis una lunga sfilata di vetrate creava uno spazio verticale teso verso il cielo. Nell’architettura gotica assistiamo ad un passaggio fondamentale che sperimenta le tecniche costruttive per ottenere uno spazio architettonico degno della funzione per la quale è realizzato. Le nervature incrociate usate per gettare le volte potevano essere sorrette dai pilastri grazie ai quali i massicci muri perimetrali lasciavano lo spazio ad ampie vetrate, in modo da far filtrare la luce, elemento vitalizzante delle loro cattedrali. La luce delle cattedrali aveva un significato spirituale ed estremamente simbolico, trascendente e mistico. La casa di Dio doveva essere il tempio della luce ma anche della rappresentazione della Gerusalemme celeste sulla terra. La chiesa doveva essere grande, simmetrica a proporzionata. Proust sosteneva che la liturgia cattolica fosse una sola cosa con l’architettura e la scultura nelle cattedrali, perché le une e le altre hanno radici in un unico simbolismo. In quest’ottica le cattedrali erano le vere detentrici della cultura, in cui risiedeva tutta la storia di un popolo che all’interno di quel luogo si sentivano protetti e alla visione della luce proveniente dalle vetrate si sentivano speranzosi. Dunque se nell’architettura gotica il significato della luce emerge chiaramente nella volontà della sua interazione con l’ambiente interno, ci sono altri esempi antecedenti in cui il significato della luce non era così delineato e simbolico, ma in cui la sua presenza era ed è tuttora determinante per cogliere lo spazio in tutta la sua bellezza, in tutta la sua profondità. Uno di questi è il Pantheon, esemplare architettura della Roma Antica, che con la sua apertura circolare al centro della cupola coinvolge in uno spettacolo unico. Entrandovi non si ha immediatamente la concezione dello spazio, ma si è turbati dal cambiamento tra la luce esterna e la luce interna. Dopo qualche secondo la luce proveniente dall’alto ci relaziona all’ambiente facendoci percepire le profondità, le superfici, le cromie. La luce diventa indispensabile per cogliere la magnificenza di quello spazio circolare. L’altra esemplare architettura è Hagia Sofia a Istanbul il cui interno grandioso ha decorazioni notevoli fin nelle parti più nascoste. Dalle finestre scendeva la luce ad accendere d’oro molti altri mosaici oggi scomparsi. Nella penombra che avvolge l’ambiente si ritrova la metafora della storia vissuta dalla basilica. La vista delle immagini sui mosaici dorati evoca la maestosità architettonica della basilica. La concezione della chiesa come casa di Dio, dettata dalle riflessioni post-conciliari, porta con se la definizione di un ambiente confortevole in cui ci si incontra per ricordare un evento salvifico. La luce infatti, oltre ad illuminare gli oggetti, attribuisce un significato espressivo ai diversi momenti e ai diversi luoghi: rappresenta Dio, nel ricordo della luce delle chiese gotiche. Di contro il buio crea una condizione che da una parte evoca il non ancora e dall’altro le tenebre. La luce come resurrezione. L’equilibrio tra luce e ombra può evocare il rapporto tra raccoglimento e convivialità, il rapporto tra mistero e rivelazione. Durante la liturgia, si svolge la rappresentazione dell’ultima cena, un evento contemporaneamente ordinario e straordinario per la fede cattolica. La luce, a tal proposito risulta particolarmente determinante nella resa di un ambiente naturale e soprannaturale. Pertanto la progettazione della luce dovrà essere particolarmente attenta ai valori che nella tradizione della chiesa tale elemento rappresenta, senza rendere l’atto progettuale un mero atto tecnico. Nel caso della progettazione di nuove chiese, come già richiamato dai documenti CEI, particolare attenzione dovrà essere posta nella regolazione tra il rapporto tra luce artificiale e luce naturale. Un esempio di chiesa contemporaneo emblematico per il modo in cui è stata pensata la luce è la Chiesa della Luce di Tadao Ando. Egli ritiene che sia necessario trattare la luce in maniera astratta, perché quando la luce, l’acqua o il vento vengono separati dalla natura e manipolati dall’uomo assumono un valore sacro. Non c’è la raffinata ricerca delle minuziose decorazioni della chiesa gotica, ma c’è un'unica aula, uno spazio vuoto inteso a focalizzare l’attenzione al rito che si sta per compiere. Era la paura dei monaci cistercensi all’epoca delle cattedrali gotiche, quella che gli interni e le grande vetrate potessero distogliere l’attenzione. La luce diventa il mezzo per rendere concreto il vuoto. La chiesa presenta, nella parete cui sono rivolti tutti i fedeli durante la celebrazione, una grande croce di luce che divide la parete in quattro parti. E’ forte il simbolismo. L’unica fonte di luce diretta verso i fedeli assume quello che per antonomasia è il simbolo cristiano, ovvero la croce, una croce di luce. La luce che penetra cambia continuamente, e si fa sottile e variabile. La luce diventa un esperienza cosmica. Diventa un elemento fondamentale per una architettura così rigorosa ed essenziale. E’ origine di tutto ma non è una sorgente immobile, è un interrotto divenire che reinventa il mondo. L’architettura coglie l’essenza della luce perché, sostiene Tadao Ando, configurare uno spazio architettonico null’altro è che sintetizzare e purificare il potere della luce. L’architettura delle antiche cattedrali, specie romaniche, ha impiegato massicce murature di pietra per separare gli interni dagli esterni, le esigue finestre brillavano intensamente esprimendo l’aspirazione alla luce di uomini condannati a vivere nell’oscurità. La luce produceva spazi solidi e severi. In epoca moderna l’architettura ha liberato le finestre da ogni costrizione strutturale, producendo un mondo eccessivamente trasparente e omogeneamente illuminato. Era scomparsa la concezione della luce per gli antichi, per i quali la luce era la misura del tempo. La luce nelle chiese, che è manifestazione della natura di Dio, oggi può essere sapientemente supportata dall’illuminazione artificiale. L’illuminazione oggi non richiede sforzi particolari come poteva avvenire in passato. E’ compito dell’architetto quello di dare alla luce nel progetto della chiesa un significato puro e spirituale. Poiché possono cambiare le mode e i materiali, ma non cambia l’essenza dello spazio cristiano.