Sommario - Società Tolkieniana Italiana

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Sommario - Società Tolkieniana Italiana
Sommario
Editoriale
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La Mappa de “Lo Hobbit” a cura della Redazione
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Le preghiere della Terra di Mezzo a cura della Redazione
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La compagnia della Cornamusa Fatata a cura di Nuada
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15
Dal Diario di un giovane Hobbit A cura di Merimas
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a cura di Rosaria Cozzolino e Daniele Bellucci
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19
UNA RUNA INASPETTATA a cura di Flavia Imperi
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20
CONCORSO COSPLAY HOBBITON 2012
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22
RITRATTO DI UNA AMICA SPECIALE a cura di Francesca Volpi
p.
26
Giochi di Ruolo: Passione o stile di vita? – 2ª parte – a cura di Andrea Taverna
p.
28
COSA SONO LE LINGHUE ELFICHE? a cura di Gianluca Comastri
p. 32
I CAVALIERI ALLA CORTE DI KIEV - 1ª parte - A cura di Dario Giansanti
p.
37
CAMPAGNA ANTI VANDALISMO - COTRAL
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GLI STANDS DELLA SOCIETA’ TOLKIENIANA ITALIANA
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Hobbiton 2012 vista da noi Incontro con gli autori: La stirpe di Agortos a cura di Maurizio Guccini
LA SPADA A DOPPIO FILO: unione del Maschile e del Femminile
Copertina a cura di Paola Ramella
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Società Tolkieniana Italiana
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Editoriale
HOBBITON 2012
Quando si organizza una manifestazione, si cerca
timo finesettimana di settembre, come qualcuno
di fare in modo che tutto sia perfetto, ben sapendo
pensa. Infatti, ha piovuto abbondantemente sia
che qualcosa comunque andrà storto! Ma quello
nella prima settimana di settembre, che nella ter-
che non sempre si può preventivare con esattez-
za.
za sono le condizioni meteorologiche. Pertanto,
Nonostante tutto la Hobbiton è comunque stata
quando organizziamo una Hobbiton, sappiamo
portata a termine grazie alla buona volontà e al
che una manifestazione “piovosa” ogni 3 o 4 anni,
sacrificio di tutti. Ovviamente, siamo stati costret-
è da mettere in preventivo. Come dimenticare la
ti a smontare l’accampamento e le coreografie
Hobbiton 2009 a Bassano del Grappa? Una trom-
esterne, a spostare in una sala del castello il con-
ba d’aria che in 10 minuti, tra pioggia e vento ha
certo della domenica sera, a posizionare alcuni
fatto danni immensi! Per cui quando la Hobbiton
banchetti nei sotterranei. Solo chi era attrezzato
2011 a Palombara è stata anch’essa rovinata dal
con maglioncini e cerate è riuscito a rimanere con
cattivo tempo, pensavamo, che - statistiche alla
noi fino alla fine. Tuttavia crediamo e speriamo di
mano -, avremmo potuto stare tranquilli almeno
essere riusciti anche in questa edizione, a ricreare
per altre 3-4 edizioni, ed invece...
uno “spirito tolkieniano” tra tutti i partecipanti,
Anche la Hobbiton 2012 ha preso la sua dose d’ac-
malgrado le avversità atmosferiche.
qua e vento! Evidentemente era destino... Non è
stato però colpa dello spostamento di data all’ul-
Il Consiglio di Elrond
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HOBBITON 2012
– Vista da noi –
di Maurizio Guccini
Come da quasi venti anni a questa parte anche
ghiere della Terra di mezzo” di Roberto Fontana e
lo scorso settembre la Società Tolkeniana Italiana
Dario Giansanti con la conferenza su “I cavalieri di
ha organizzato una festa per riunire tutti gli aman-
Kiev La mitologia slava e il ciclo cavalleresco russo” ti del Signore degli Anelli e del mondo di Arda.
Si sono tenute inoltre lezioni di lingua elfica e un con-
Nel suggestivo castello Savelli, a Palombara Sa-
corso HOBBITON COSPLAY, al quale sono seguite
bina, in provincia di Roma, dal 28 al 30 settembre
altre rappresentazioni teatrali del film e il concerto
2012 gli appassionati del genere si sono potuti in-
dei Morning Stars (rock-medievale) e lo spettaco-
trattenere in svariate attività. Fin dal primo gior-
lo di danze irlandesi dei Gens d’Ys, con intratte-
no si sono svolte dimostrazioni e stage di combat-
nimento del pubblico che ha preso parte dei balli.
timento, antichi mestieri e tradizioni a cura delle
Il giorno di chiusura la scuola “ La via della Spa-
associazioni partecipanti che si sono occupate di
da” ha curato la conferenza “Riforgiare la spada
allestire gli stand in tema. La sera è stata invece
spezzata: simbologia, valori e significati del Viag-
dedicata ai spettacoli, con riproduzione di alcu-
gio di un Guerriero in Tolkien”. La pioggia nel
ne scene del film a cura di “Vite in B/N” e l’esi-
pomeriggio minacciava il proseguire delle attivi-
bizione delle Green Clouds un gruppo musicale
tà ma dopo esserci spostati all’interno del castel-
di sole ragazze dedito al genere celtico-irlandese.
lo sono stati comunque possibili i corsi di elfico e
Il secondo giorno, anche se sorpresi da forti raf-
quelli di combattimento, mentre la sera è stata de-
fiche di vento che hanno complicato lo svolgersi
dicata nuovamente allo spettacolo grazie ai balli
dell’evento, ci siamo concentrati maggiormente
dei “Gens d’Ys” e al gruppo “The Shire” con la
sull’aspetto culturale con la presentazione di di-
loro musica irlandese.
versi libri come “La Stirpe di Agortos (Prima generazione)” di Alessandra Paoloni, “La compagnia
della cornamusa fatata” di Elena Bergamaschi, “La
mappa de Lo hobbit” di Paolo Gulisano, “Le pre-
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La Redazione
“La Stirpe di Agortos - Prima Generazione”
a Hobbiton 2012
A cura di Maurizio Guccini
«Nell’incontaminata terra dell’Egucron, Agor-
no con la Natura e dove la Terra regola lo stile
tos, uomo di acuto ingegno e spiccata sensibilità,
della sua esistenza.Tutto ciò lo si intuisce subito
stringe un patto con la Dea Natura giurando che,
dal prologo, dove è lo stesso Agortos a parlare:
sia lui che i suoi discendenti, si impegneranno ad
approfondire la conoscenza della parte mistica e
«Tutta la terra è un’inesauribile fonte di energia
magica di quel mondo inesplorato che li circonda. e potere. Credo di averlo sempre saputo, fin da
Saranno Anika e Airen, le sue figlie, le prime a do-
quando appresi i primi rudimenti naturali pres-
ver far fronte a quella promessa. Separate da bam-
so i monaci del monastero di Apator, nella ter-
bine, cresceranno in ambienti totalmente diversi:
ra dell’Eptacandro. Mi parlavano degli Dei e di
Airen come serva di Siderin, dispotico e spietato
come si manifestassero attraverso i doni della
signore dei monti Atrùgeti, Anika nella sua casa
Natura. Ma non si può comprendere quali vir-
natale a contatto con una natura misteriosa e in-
tù siano nascoste tra le zolle della terra se non le
contaminata. Entrambe però sentiranno ben pre-
si guarda con attenzione, al di là delle letture e
sto il richiamo di quel giuramento mantenutosi
degli insegnamenti riportati sulle pergamene e
nel tempo, e nonostante le difficoltà e gli ostacoli
sui libri miniati. Fu così che me ne andai in viag-
che troveranno sul loro cammino, adempiranno
gio alla ricerca del Potere della Terra e fu così
al volere di Agortos preoccupandosi che le ge-
che venni a conoscenza della parte magica del
nerazioni future mantengano vivo quel voto.» mondo. Aprii per la prima volta gli occhi sull’Egu-
(tratto da “La Stirpe di Agortos - Prima Genera-
cron. zione”, quarta di copertina)
Strinsi un patto con la Natura pregando gli Dei
che venisse accettato. Alessandra Paoloni inizia un ciclo di quat-
Così tutta la mia vita, e quella di coloro nelle
tro romanzi fantasy il cui fulcro non è la classi-
cui vene scorrerà il mio sangue, verrà consacra-
ca battaglia del Bene contro il Male, ma il rap-
ta alla scoperta e alla vigilanza del Potere natu-
porto tra l’uomo e una Natura incontaminata.
rale di cui il mondo è colmo. Non ci sarà uomo
Per tanto “La Stirpe di Agortos - Prima gene-
o donna che impedirà ai miei discendenti di se-
razione” assume la piega di quella che è stata
guire le mie orme, poiché verranno aiutati dal
più volte definita una “ecosaga”, omaggio a un
cielo e dalla terra e da tutto quello che li
mondo che c’è stato e che non c’è più, un Eden
forma. Io Agortos, che rinnegai mio pa-
immaginario dove l’uomo si misura ogni gior-
dre e la mia famiglia per avventurarmi lun-
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go le vie impervie del mondo, firmai quel
za che molti saranno gli impedimenti da supe-
giuramento col mio sangue. La mia stirpe ne verrà
rare. Primo fra tutti l’indifferenza del mondo, e
coinvolta,riconoscerannoisegnipoichéessisonostati
l’incapacità di esso di condividere queste forme
già tracciati sulla loro via. Non temeranno di seguirli,
di pensiero. Agortos e la sua Stirpe diventano così
e semmai esitassero nel farlo la Natura manderà loro
dei rivoluzionari, che abbattono le frontiere della
dei
messaggeri che li aiuteranno a ritrova-
mentalità del loro tempo, incuranti delle conse-
re la strada. Il destino del mondo è nelle nostre
guenze. Non posseggono alcuna forma di pote-
mani, s’intreccia con esso e ne dipende. Que-
re, se non quella della propria volontà a portare
sto è il più grande mistero che l’uomo abbia mai
avanti una promessa stretta con la Natura. Folli
ignorato.»
nei loro propositi, fermi nelle loro convinzioni.
L’Egucron è la terra immaginaria nella quale
Uomini e donne nei quali rispecchiarsi perché la
sono ambientate le vicende della
magia qui non nasce solo da stru-
Stirpe, un luogo dai paesaggi an-
menti fantastici che la letteratu-
cora inesplorati. Una terra dove
ra fantastica dell’immaginario ci
l’ignoto fa rima con mistero e dove
ha tramandato (pietre e bacchette
la Natura personificata guida le
magiche tanto per citarne qualcu-
azioni umane. Il rispetto per i fe-
no), ma scaturisce dalla volontà
nomeni naturali viene chiaramen-
che si impiega nel voler compren-
te messo in risalto nell’opera, ma
dere la magia e vivere assieme a
non è solo questo che i discendenti
essa e non solo per mezzo di essa. di Agortos ci vogliono insegnare. Natura, destino e volontà umana:
A lungo nel libro si è anche parlato
il meraviglioso racchiude tutto ciò
del tema della predestinazione, di
e fonda le basi per questo nuovo ci-
come l’uomo sia destinato a com-
clo di romanzi fantasy che porta il
piere determinate azioni in un de-
fantastico in una realtà non troppo
terminato tempo a lui assegnato. Come se l’Uni-
lontana da noi, e vi si mescola cercando di rispon-
verso (che si fa “persona” esattamente come la
dere a molte delle domande che l’uomo si pone
Natura) fosse fautore di ciò che ci attende e ci indi-
sulla propria esistenza dalla sua nascita.
chi segni evidenti del percorso che ciascuno di noi
«Il destino del mondo è nelle nostre mani,
deve seguire. Viviamo in balia del caso o siamo
s’intreccia con esso e ne dipende. Questo è il più
piuttosto regolati da “coincidenze” che in qualche
grande mistero che l’uomo abbia mai ignorato.»
modo stabiliscono la nostra esistenza? Questa è la
domanda che l’autrice pone più volte al lettore. Destino e rispetto per il mondo che ci circonda.
I protagonisti stessi dell’opera sono i primi a cimentarsi in questa sfida pur essendo a conoscen-
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(tratto da La Stirpe di Agortos - Prima Generazione)
Elisabeth Gravestone (pseudonimo di Alessandra Paoloni
La Mappa de Lo Hobbit
l’ultimo lavoro di Paolo Gulisano
A cura della Redazione
Un gradito ritorno, quello di Paolo Gulisano,
che lo scoprono solo oggi, questa sorta di “diario
che dopo qualche anno di assenza è tornato ad
di viaggio” nel mondo dello Hobbit». Una guida,
Hobbiton. Un ritorno del quale si è compiaciuto
con tanto di mappa. «Era un vecchio progetto,
in primo luogo l’interessato, che della STI fu a
che nutrivo fin da quando, anni fa, feci un lavoro
suo tempo uno dei soci fondatori, e che nel corso
analogo per i mondi del Signore degli Anelli e del
degli anni è andato accreditandosi come uno dei
Silmarillion – ha aggiunto Gulisano – Sognavo
maggiori esperti in Italia di Tolkien e della lette-
dunque di completare questa mia trilogia, e quan-
ratura fantasy, avendo pubblicato diversi volumi
do ho avuto l’occasione di incontrare Elena Vanin,
su autori quali C.S. Lewis, Oscar Wilde, George
un’artista straordinaria, ben nota nel mondo fan-
MacDonald, nonché su Re Artù, su Peter Pan, sui
tasy per essere l’autrice delle orecchie da elfo in
miti celtici.
lattice che ogni appassionato vorrebbe indossare,
Per celebrare il 75° anniversario dell’uscita
e di vedere il sacro fuoco dell’arte brillare nei suoi
dell’Hobbit tolkieniano, avvenuta il 21 settembre
occhi, ho capito che la cosa era fattibile». Gulisano
1937, Paolo Gulisano ha pubblicato il suo ennesi-
inoltre ha spiegato il suo amore per Lo Hobbit: “A
mo libro dedicato al fantastico mondo di Tolkien:
settantacinque anni esatti dalla sua uscita questo
«La Mappa dello Hobbit» (Editrice Ancora), libro
libro conserva intatto tutto il suo fascino. Tutto
più “piantina”, realizzata dalla disegnatrice Elena
quanto abbiamo conosciuto e amato nel Signore
Vanin.
degli Anelli non sarebbe stato possibile senza lo
«Da tanti anni mi occupo di Tolkien – ha esor-
Hobbit. Questa storia è molto più che un prequel
dito Paolo Guliano – lo leggo e lo rileggo, ne scri-
del Signore degli Anelli, come molti dei lettori-
vo, ne parlo, ma soprattutto mi accorgo che l’ope-
o spettatori- più recenti potrebbe credere. Non
ra di Tolkien è una miniera inesauribile. Tolkien è
è una storia- come molto spesso accade nel caso
un maestro che non smette di insegnare, e il suo
dei prequel, appunto- per spiegare a posteriori
mondo continua ad essere per me un punto di
gli antecedenti, i segreti, i misteri di un’opera.. Il
riferimento, una casa accogliente dove rifugiar-
racconto delle avventure di Bilbo Baggins e di al-
si nelle traversie della vita. C’è ancora molto da
tri personaggi ormai familiari ai lettori della saga
dire, da scoprire, da sottolineare nelle sue pagine.
dell’Anello, come Gandalf, Gollum, Elrond, nani
Così ho pensato che sarebbe stato bello consegna-
ed elfi, uscì dalla fantasia di Tolkien molto tem-
re ai lettori, quelli che da anni frequentano i mon-
po prima che le vicende della Guerra dell’Anello
di creati dal nostro amato Tolkien come da quelli
venissero immaginate. In realtà, il Signore degli
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Anelli fu concepito come il seguito de Lo Hobbit,
nella storia. Nel corso dei diversi anni di prepa-
e per molto tempo, nella corrispondenza che in-
razione del libro, tuttavia, il racconto si arricchì
tercorreva tra Tolkien e l’editore, il libro in gesta-
di elementi mitici, attinti dal bagaglio culturale
zione veniva chiamato “il nuovo Hobbit”. L’ele-
dell’autore che era docente di filologia ad Oxford.
mento più originale della storia era proprio quella
Occasione, l’incontro ad Hobbiton, anche per sen-
strana creatura, lo Hobbit, che entrò decisamente
tire raccontare da Gulisano la sua passione per il
nel cuore di Tolkien. Anni dopo ebbe a dire di
fantasy, nata nell’infanzia con Jules Verne, conti-
se stesso di essere in tutto e per tutto un Hobbit,
nuata nell’adolescenza con le saghe cavalleresche
fuorchè per la statura
medioevali, cui si aggiunse, al liceo, la passione
La
nata
per la cultura celtica e le
certamente,nelle intenzio-
leggende di Scozia e Irlan-
ni dello scrittore, come una
da, fino ad arrivare a Mary
fiaba per bambini, narrata
Stewart, Michael Ende, e
con un tono colloquiale in
soprattutto John Ronald
cui il narratore si rivolge ai
Tolkien, «un mondo in cui
piccoli lettore invitandoli
mi sono inoltrato per non
ad avventurarsi loro stessi
uscirne più».
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storia
era
Le preghiere della Terra di Mezzo
di Roberto Fontana - Edizioni Sogno
A cura della Redazione
Molto si è parlato e si è scritto su J.R.R. Tolkien, “l’autore del secolo”, come è stato definito
Caldecott (Il fuoco segreto) iii e, in Italia, Paolo
Gulisano (Tolkien, il mito e la grazia)iv.
da Tom Shippey, o “il professore che amava i draghi”, come egli stesso amava definirsi.
Per parlare, anche solo brevemente, della religiosità di Tolkien, non possiamo prescindere
All’uscita di Il Signore degli Anelli in Gran Bre-
dalla sua storia personale, specialmente durante
tagna, pochi avrebbero scommesso sul successo
l’adolescenza. John Ronald Reuel Tolkien nasce a
di questo libro. Anzi, in una recensione apparsa
Bloemfontein, in Sudafrica, il 3 gennaio 1892, da
sul Times Literature Supplement del 1955, veniva
Arthur Reuel Tolkien e Mabel Suffield, entram-
assicurato che «questa non è un’opera che molti
bi inglesi, originari di Birmingham. All’età di tre
adulti leggeranno più di una volta fino alla fine»i;
anni, nel 1895, per motivi di salute si trasferisce
e anche, sull’Observer del 1961, che il libro «è for-
con la madre e il fratello Hilary in Inghilterra, vi-
tunatamente caduto nel dimenticatoio»ii. Fortu-
cino a Birmingham. Il padre non poté raggiunger-
natamente, diciamo invece noi, queste previsioni
li perché afflitto da febbri reumatiche che lo por-
si sono rivelate sbagliate, se è vero che oggi Il Si-
teranno alla morte prima di potersi ricongiungere
gnore degli Anelli è il libro più venduto al mondo
alla famiglia. Le condizioni economiche della fa-
dopo la Bibbia.
miglia a questo punto non sono molto rosee, tanto
che i Tolkien, inizialmente ospitati dalla famiglia
In queste “Preghiere della Terra di Mezzo” non
Suffield, devono ripetutamente traslocare in cer-
ho però voluto soffermarmi sull’aspetto fantasy
ca di una sistemazione decorosa ma non troppo
delle opere di Tolkien: non è delle fatiche narrati-
cara.
ve dello scrittore che ho inteso parlare. C’è invece
una caratteristica personale di Tolkien, che emer-
I primi insegnamenti che Ronald (così veniva
ge da una attenta analisi delle opere e del pen-
chiamato in famiglia) e Hilary ricevettero furono
siero del nostro, ma che il lettore occasionale, e
quelli della loro madre, che li istruì nel leggere e
ancor più coloro che si sono accostate alla produ-
nello scrivere, anzi il “bello scrivere”, ché Mabel
zione tolkieniana solo attraverso il cinema, pos-
era particolarmente dotata nella calligrafia. Le le-
sono aver tralasciato. Parlo infatti della religiosità
zioni di francese erano meno gradite a Ronald di
di Tolkien, sapientemente messa in luce da vari
quelle di greco e latino; del tutto negato era per la
autori e saggisti: citiamo qui, fra gli altri, Stratford
musica, mentre particolare interesse mostrava per
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il suono e il significato delle parole. Ma ciò che
regolarmente la scuola. Ma l’influenza di Mabel
Ronald prediligeva erano le lezioni di disegno,
non si limitò al campo dell’istruzione: nel 1900
che Mabel impartiva ai figli all’aria aperta, nei
la donna si convertì al cattolicesimo, e a questa
prati e nella campagna vicino alla loro abitazione
religione incominciò ad accostare anche i suoi
di Sarehole, cimentandoli nella riproduzione di
figli. Iniziò a frequentare l’Oratorio di Birming-
fiori e piante, di cui insegnava loro anche nomi e
ham, sotto la guida spirituale del parroco, padre
proprietà. Tolkien divenne presto anche un lettore
Francis Xavier Morgan. Presto, la calda simpatia
dai gusti molto personali: trovò poco interessanti
di quest’uomo, unita all’infinita capacità di amare
sia L’isola del tesoro che il Pifferaio magico, men-
che racchiudeva, lo rese un amico prezioso e in-
tre amava le storie sui pellerossa e i racconti del
sostituibile per la famiglia Tolkien. Infatti, con la
ciclo arturiano; il suo preferito era però The Red
conversione alla Chiesa di Roma, immediata cad-
Fairy Book e altre raccolte di Andrew: in esse Ro-
de su Mabel la scomunica dei Suffield e ancor più
nald lesse per la prima volta le storie del lontano
dei Tolkien, ardenti battisti, e con ciò ebbe anche
Nord, di Sigurd e di Fafnir e dei Volsunghi.
termine un piccolo sussidio che Mabel riceveva
dal cognato. Le condizioni economiche della fa-
È stupefacente notare come tutti i soggetti e gli
miglia andarono sempre peggiorando, tanto che
argomenti che tanta parte avranno nella successi-
Ronald era costretto a fare a piedi tutto il tragitto
va esistenza di Tolkien, abbiano avuto la loro ori-
di sei chilometri da Sarehole alla King Edward’s
gine in questo primo periodo della sua vita: l’amo-
School, nel centro di Bimingham; per fortuna la
re per l’epica, specialmente nordica; quello per il
retta della scuola era pagata da uno zio da parte
disegno, che lo vide particolarmente versato nella
paterna.
riproduzione di soggetti naturali; l’interesse per la
botanica; e le sue maggiori passioni, quella per le
All’inizio del 1904 i ragazzi furono parecchio
lingue, in particolar modo la fonetica e la filologia,
ammalati. Gli strapazzi sia emotivi che fisici cui
e per la calligrafia, che lo porteranno all’invenzio-
Mabel si era sottoposta negli ultimi anni, inizia-
ne di linguaggi e alfabeti per il suo mondo fanta-
rono a minare la sua salute: nel mese di aprile fu
stico. È a questo periodo che risale la sua prima
ricoverata in ospedale, dove le diagnosticarono il
esperienza narrativa, guarda caso un racconto che
diabete. Le sue condizioni, che inizialmente sem-
parlava di “un verde grande drago”.
brarono migliorare, peggiorarono drasticamente
in autunno, finché nel novembre 1904 ebbe un
È anche intuibile il profondo affetto che legava
collasso e dopo pochi giorni morì.
i piccoli Tolkien alla madre, intensificato non solo
dalla loro condizione di orfani, ma anche dalla
La morte della madre segnò profondamente il
comunanza di interessi e dalla costante presenza
giovane Ronald, anche perché direttamente col-
materna nella loro vita, e tale legame non diminuì
legata nella mente del ragazzino, e non a torto,
nemmeno quando Ronald iniziò a frequentare
con l’ostracismo della famiglia e della società in
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seguito alla sua conversione al cattolicesimo, che
fu concesso il ritorno in patria. Nel 1917 nacque il
egli considererà un vero e proprio atto di eroi-
suo primo figlio John e Tolkien collaborò per due
smo. Scrive infatti: «La mia cara madre è stata
anni alla stesura dell’Oxford English Dictionary.
veramente una martire; non a tutti Dio concede
Finita la guerra proseguì gli studi all’Exeter Col-
di percorrere una strada così facile, per arrivare
lege, conseguendo nel 1919 il titolo di Master of
ai suoi grandi doni, come ha concesso a Hilary
Arts.
e a me, dandoci una madre che si uccise con la
fatica e le preoccupazioni per assicurarsi che noi
Nel 1921 diventò docente di Lettere all’univer-
crescessimo nella fede»v. Da questo momento, la
sità di Leeds. Fu soprattutto in questo periodo, tra
fede cattolica di Tolkien, già di per sé salda, verrà
il 1920 e il 1930 che la sua fervida immaginazione
ancor più rafforzata dal continuo ricordo di sua
produsse i risultati più eclatanti. Continuò a scri-
madre.
vere e a perfezionare i suoi “racconti perduti” e
il suo linguaggio inventato, già iniziati prima di
Ronald venne affidato, assieme al fratello, a
arruolarsi; nel frattempo, le leggende e le mito-
padre Francis Xavier Morgan; sotto la sua atten-
logie del suo mondo si intersecavano, e a volte si
ta guida il giovane Ronald iniziò gli studi dimo-
fondevano, con le storie inventate per i suoi figli.
strando ben presto capacità linguistiche notevo-
Finché, in una calda giornata estiva alla fine de-
li: divenne competente in molte lingue tra cui
gli anni venti, su un foglio bianco scrisse: «In un
il gotico e l’antico finnico. Importanti in questi
buco nel terreno viveva uno hobbit». Era l’inizio
anni sono anche le sue esperienze nelle associa-
di quella che diverrà la saga fantasy più nota al
zioni studentesche Società del Dibattito e TCBS.
mondo. Nel 1937 l’opera venne pubblicata con il
Proprio in questi anni iniziò a lavorare ad un lin-
titolo Lo Hobbit. Il libro riscosse grande successo
guaggio da lui inventato. A diciotto anni si inna-
tanto che Tolkien, su richiesta dell’editore, mise
morò di Edith Bratt, ma il suo tutore gli impedì di
mano a tutto il materiale, scritto e non, che aveva
vederla e di scriverle fino ai ventun anni. Tolkien
prodotto fino ad allora sulla sua Terra di Mezzo.
così si immerse anima e corpo nello studio dei
Attorno al nucleo originario di quest’opera l’au-
classici, dell’antico inglese e delle lingue germa-
tore sviluppò, nel decennio successivo, la sua
niche, all’Exeter College, finché, nel 1913, riprese
opera più importante e nota, la trilogia Il Signore
i suoi contatti con Edith, che nel 1914 si convertì
degli Anelli. Negli anni seguenti Tolkien lavorò a
alla Chiesa di Roma.
un’altra opera, Il Silmarillion (che si rifà ai Racconti Perduti già iniziati in età giovanile), che non
Durante la Prima Guerra Mondiale si arruolò
volontario nei Lancashire Fusiliers. Il 22 marzo
riuscì però a concludere, e che venne pubblicata
dopo la sua morte dal figlio Christopher.
1916 si sposò con Edith, e subito dopo partì per
la trincea sul fronte occidentale, partecipando alla
Ebbe quattro figli: John, Michael, Christopher
Battaglia della Somme. In seguito si ammalò e gli
e Priscilla. Morì il 2 settembre del 1973 a Bourne-
11
mouth, dove si era ritirato dopo la morte di Edith.
za (Gollum che viene risparmiato dalla pietà di
I due coniugi sono sepolti insieme nel cimitero di
Bilbo, Gandalf e Frodo salverà, seppur involonta-
Wolvercote, nei sobborghi di Oxford: come segno
riamente, tutta la Terra di Mezzo), e della Grazia,
dell’attaccamento alla propria opera chiese ai fi-
che qui interviene tramite l’aiuto di Gandalf, un
gli di fare scolpire sulla lapide i nomi di Lúthien e
angelo, ma in scritti meno noti agisce anche come
Beren, romantici protagonisti del Silmarillion.
voce interiore che ricorda a tutti cosa è il Bene e
cosa il Maleix. Altro tema fortemente cristiano è
Pur non essendo un attivista, né uno scritto-
quello della rinuncia e del sacrificio: l’Anello, il
re politico, e pur non inserendo nei suoi racconti,
più potente talismano esistente al mondo, deve
a differenza dell’amico C.S. Lewis, espliciti rife-
essere distrutto, non trovato!
rìmenti religiosi, da tutta la sua opera traspare
chiaramente la fervente fede cristiana e cattolica
Tolkien, a tal proposito, afferma: «Il Signore
che lo animava. Nelle sue lettere, egli scrisse che
degli Anelli è fondamentalmente un’opera reli-
Il Signore degli Anelli «non ha intenzioni allegori-
giosa e cattolica; all’inizio non ne ero consapevo-
che [...] o morali, religiose o politiche»vi; d’altron-
le, lo sono diventato durante la correzione. Que-
de, sembra non disprezzare il metodo simbolico
sto spiega perché non ho inserito, anzi ho tagliato,
tipico delle parabole evangeliche, ossia il parlare
praticamente qualsiasi allusione a cose tipo la “re-
di una verità utilizzando dei simboli: «Io preten-
ligione”, oppure culti e pratiche, nel mio mondo
derei se non pensassi che fosse presuntuoso da
immaginario. Perché l’elemento religioso è radi-
parte di una persona così mal istruita, di avere
cato nella storia e nel simbolismo. Tuttavia detto
come obiettivo quello di dimostrare la verità e
così suona molto grossolano e più presuntuoso
di incoraggiare i buoni principi morali in questo
di quanto non sia in realtà. Perché a dir la verità
nostro mondo, attraverso l’antico espediente di
io consciamente ho programmato molto poco: e
esemplificarli attraverso personificazioni diverse,
dovrei essere sommamente grato per essere stato
che alla fine tendono a farli capire»vii. Ed anche:
allevato (da quando avevo otto anni) in una fede
«[...] sono un cristiano (cosa che può anche es-
che mi ha nutrito e mi ha insegnato tutto quel
sere dedotta dalle mie storie), anzi un cattolico.
poco che so»x.
Quest’ultimo fatto forse non può essere dedotto
dalle mie storie»viii.
Ma è soprattutto da alcune lettere personali che possiamo comprendere la vera forza della
Infatti, anche se non possiamo trovare specifici
fede cattolica in Tolkien. Particolarmente rivela-
elementi religiosi nelle sue opere, il lettore attento
trice è una lettera del 1963 al figlio Michaelxi: «Ci
non potrà non accorgersi di alcuni palesi concetti
vuole un’incredibile dose di scetticismo – scrive
cristiani. Senza voler condurre un’analisi estensi-
– per non credere che Gesù non sia veramente
va della sua produzione alla luce di questa carat-
esistito, e ancor più per non credere alle cose che
teristica, è evidente la presenza della Provviden-
gli vengono attribuite»; ed anche «L’unico rime-
12
dio contro il vacillare e l’indebolirsi della fede è
lerabili e anche piacevoli: è come un po’ di olio
la Comunione. Benché sia sempre lo stesso, per-
che entra negli ingranaggi della macchina».
fetto e completo e inviolato, il Santo Sacramento
non agisce completamente e una volta per tutte
La reale risposta non può però prescindere
in ognuno di noi. Come l’atto di Fede deve esse-
dal fatto che lo stesso Tolkien ha profuso tempo
re ripetuto e così accresce la sua efficacia. La fre-
e attenzione nella trasposizione in Quenya, la lin-
quenza garantisce il massimo effetto. Sette volte
gua fra quelle da lui inventate più amata e curata,
alla settimana è più efficace che sette volte dopo
di ben sei preghiere, mostrando quanto questo
lunghi intervalli». Oppure: «[…] nel mondo sem-
argomento gli stesse a cuore, quasi a saldare un
brano esserci molti dubbi […] su quale sia la vera
connubio fra le sue più ardenti passioni, la reli-
Chiesa, il tempio dello spirito morto ma vivo, cor-
gione e la linguistica. Né va dimenticata una an-
rotto ma santo, che si rigenera e rivive. Ma per me
notazione rivelatrice dell’importanza per Tolkien
quella Chiesa di cui il Papa è capo riconosciuto
della preghiera, e che ci illumina anche sui motivi
ha un merito maggiore, e cioè quello di aver sem-
profondi che stavano dietro a questa operazione
pre difeso il Santo Sacramento e di avergli sempre
di versione fantasy da lui intrapresa. In una lette-
reso onore e di averlo messo (come Cristo voleva)
ra indirizzata al figlio Christopher, datata 8 Gen-
al primo posto».
naio 1944, egli scrive: «Se già non lo fai, prendi
l’abitudine di pregare. Io prego molto (in latino):
Tornando all’analisi della presente opera, qual-
il Gloria Patri, il Gloria in Excelsis, il Laudate Do-
cuno si potrebbe chiedere perché io abbia voluto
minum; il Laudate Pueri Dominum (a cui sono
incentrare il mio lavoro sulle preghiere, anzi tra-
particolarmente affezionato) uno dei salmi dome-
durle persino in elfico: operazione che potrebbe
nicali; ed il Magnificat; anche la Litania di Loreto
parere bizzarra, anche perché la lingua elfica è
(con la preghiera Sub Tuum Praesidium). Se nel
totalmente fittizia, inventata dal genio creatore
cuore hai queste preghiere non avrai mai bisogno
del nostro. A questa domanda rispondo a volte
di altre parole di conforto… »xii.
(quasi) per scherzo che sono molto pigro, e spesso mi dimentico il mio dovere di buon cristiano di
Abbiamo detto che Tolkien ha tradotto in
pregare sovente; ma che per analizzare e tradurre
Quenya sei preghiere cristiane: il Padre nostro
le preghiere da me scelte e scrivere questo libro
(anche volto in Sindarin), l’Ave Maria, il Gloria
ho letto e riletto tante volte le preghiere, non solo
Patri, il Sub tuum presidium, le Litanie della Be-
in italiano ma in parecchie altre lingue, non ulti-
ata Vergine di Loreto (solo 11 strofe) e il Gloria in
ma il Quenya, da avere adempiuto al mio dovere
Excelsis Deoxiii. Alcuni inidizi, fra cui il tipo di
di credente non solo al presente, ma persino per
penna a sfera usata, la datazione di altro materia-
qualche anno a venire, e anche con minor fatica!
le rinvenuto assieme ad esse, la particolarità dei
Viene in mente una citazione di Andrea Gaspari-
termini utilizzati, della scrittura, delle desinenze
no: «Con la gioia tutti i doveri diventano più tol-
grammaticali, nonché la carta (sovente di recupe-
13
ro) utilizzata, hanno portato il figlio Christopher a
Ma non mi sono limitato a svolgere un’azio-
ipotizzare che esse siano databili attorno agli anni
ne di divulgazione delle opere tolkieniane: forse
1950.
un po’ presuntuosamente, ma sempre nell’ottica
di grande rispetto e di ammirazione per la mol-
Le traduzioni non sono uniche, ma constano di
teplice creatività di J.R.R. Tolkien, il discepo-
varie versioni, chiaramente succedentisi con va-
lo ha provato a proseguire sulla strada indicata
riazioni e correzioni fra una e l’altra. Nel mio libro
dal maestro. A partire dalle Litanie di Loreto, ho
ho esaminato solo le ultime versioni, che possono
provveduto a completare la traduzione iniziata
essere considerate definitive, anche se talvolta ri-
da Tolkien, e in seguito l’operazione è continua-
mangono alcuni dubbi interpretativi o indecisio-
ta anche per altre tre importanti preghiere: Salve
ni dello stesso Tolkien.
Regina, Atto di dolore e
L’analisi di ogni preghie-
Anima Christi. Comple-
ra è stata introdotta da al-
tano il quadro due canti
cune brevi note storiche,
popolari della tradizione
se
riguar-
cristiana, due carole na-
danti il testo e l’autore,
talizie molto diffuse e co-
e commentate anche dal
nosciute, Tu scendi dalle
punto di vista religioso.
stelle e Adeste Fideles.
Ho fatto quindi seguire
In questi ultimi due casi,
l’analisi della traduzio-
la particolarità che può
ne in Quenya, cercando
accrescere l’interesse del
di essere meno tecnico
lettore verso quest’opera
e pedante possibile, con
è che entrambe le versio-
lo scopo di accostare il
ni Quenya delle carole
lettore alla favella elfica
sono cantabili sulle loro
per eccellenza inventa-
melodie tradizionali, così
ta da Tolkien, attraverso
da costituire un vero e
l’atto stesso di pregare in
proprio esempio di can-
questa lingua. È notevo-
ti elfici per la nascita di
le che alcune di queste
Nostro Signore.
disponibili,
preghiere, segnatamente
l’Ataremma (Padre Nostro) e l’Aia Maria (Ave Maria) siano state a volte
utilizzate durante funzioni liturgiche.
14
La Compagnia della Cornamusa Fatata
Un progetto didattico sulla via che conduce a Tolkien
A cura di Nuada
Ogni scrittore che crei un mondo secondario, una
si sono cimentati nella scrittura di un racconto e
fantasia, ogni sub-creatore, probabilmente desidera in
hanno spalancato le porte della loro aula per tra-
parte almeno essere un creatore effettivo, o almeno spe-
sformarla in uno spazio reale totalmente invaso
ra di attingere alla realtà: spera che l’essenza propria di
dal fantastico e dalle creature che in esso vivono.
questo mondo secondario (se non ogni suo particolare)
La narrazione scritta è stata contemporaneamen-
derivi dalla realtà oppure a essa confluisca. […] La ca-
te individuale e corale, i singoli pezzi sono stati
ratteristica peculiare della “gioia” in un riuscito lavoro
ricuciti assieme dalle mani sapienti del docente
di fantasia può essere designata quale un improvviso
e rappresentati dalle tavole dell’illustratrice per
balenare della realtà o verità sottesa. Non si tratta
l’infanzia Cristina Zola.
soltanto di “consolazione” per i mali di questo mon-
Il prodotto finale di un percorso educativo, teso
do, bensì di soddisfazione, di una risposta alla famosa
a stimolare nei bambini la capacità di scrivere ma
domanda: “è vero?” La risposta che ho dato ad essa
anche quella di ascoltare e di cooperare, di condi-
poc’anzi è stata (e con piena legittimità): “Se avete co-
videre idee e valori è stato il libro “La compagnia
struito bene il vostro piccolo mondo, sì. E’ vero in quel
della cornamusa fatata”, edito da Bandecchi & Vi-
mondo”. E questo è sufficiente per l’artista. – J.R.R.
valdi e patrocinato dalla Società Tolkeniana Italia-
Tolkien-
na, da sempre impegnata a favorire esperienze di
Un bambino scrittore è il sub-creatore per
questo tipo, sostenerle e diffonderle.
eccellenza. Per un bambino il fantastico può
La storia narrata è quella di un rapimento che
diventare reale, entrare nel suo mondo e tra-
interrompe una notte di festa nella Foresta Incan-
sformarlo; lo trasmigra e i confini tra il mondo
tata e che porterà sette abitanti del Regno di Luce
della fantasia e quelli della realtà divengono la-
ad improvvisare un’eterogenea compagnia, che
bili se non addirittura abbattuti.Allo stesso tem-
avrà il compito di cercare e liberare la creatura
po così come credeva Tolkien la scrittura può far
rapita.
emergere la vita nella sua autenticità e svelar-
Il cammino sarà faticoso, costellato d’imprevi-
ne l’essenza attraverso l’uso dell’immaginario
sti e di prove.Tuttavia le forze del bene,minacciate
I piccoli scrittori della scuola Primaria “De
dalle forze del male e dell’oscurità,vedranno la
Amicis” di Pontedera (Istituto Comprensivo
vittoria finale grazie a un puro di cuore,che userà
“A.Pacinotti”), accompagnati dalla loro inse-
le sue armi più efficaci, quelle dell’umiltà e del
gnante Elena Bergamaschi, per la durata di qua-
coraggio. Il Regno delle Tenebre lascerà così lo
si un anno scolastico, una volta alla settimana,
spazio alla luce in un ritorno iniziale al bello e
15
all’armonia.
L’immaginario e il mito daranno così ancora
una volta una sorprendente risposta al reale e alla
vita stessa.
Il libro “La compagnia della cornamusa fatata”
è stato presentato il 29 settembre 2012, durante la
bambini i veri protagonisti del processo educativo e come tali più competenti, interpreti sicuri e
decisi delle loro stesse esperienze creative.
L’esperienza didattica con Tolkien prosegue
anche in questo anno scolastico, presso l’Istituto
Comprensivo “A. Pacinotti” di Pontedera.
“Hobbiton XIX” al castello Castello Savelli di Pa-
I bambini di tre anni della Scuola dell’Infanzia
lombara Sabina, dall’insegnante Bergamaschi, da
di Via Diaz, guidati dalla Insegnanti Edvige Gal-
alcuni dei piccoli scrittori della oramai ex classe
luzzi e Michela Orsini, sono i fautori di un nuovo
quinta. Sono intervenuti alla presentazione Ivan
progetto didattico grafico-sensoriale incentrato su
Sgandurra e Paolo Gori, vicepreside dell’Istituto
“Le lettere di Babbo Natale” di Tolkien. Il lavoro li
A. Pacinotti di Pontedera a cui appartiene la scuo-
ha impegnati per l’intero periodo Natalizio.
la “De Amicis”, che ha portato i saluti della Dirigente Scolastica Prof.sa Floridiana D’Angelo.
Le insegnanti sono state capaci di ripercorrere
con i bambini l’esperienza che lo stesso Tolkien
Era presente anche una delegazione di Ponte-
ebbe con i figli John, Michael, Christopher, Pri-
dera, con alunni, insegnanti, membri del Consi-
scilla, fingendosi Babbo Natale che scriveva loro
glio di Istituto, familiari e amici.
buffissime lettere; un gioco continuato per oltre
Una successiva presentazione si è svolta in No-
trent’anni. Disegni, poesie, oggettistica, costumi
vembre, durante il “Lucca Comics”, nel padiglio-
e rappresentazioni hanno arricchito il lavoro dei
ne “Lucca Junior”.
bambini che è stato apprezzato da genitori stupiti
Ancora una volta la Società Tolkieniana Italia-
e meravigliati.
na si è resa protagonista di un evento culturale
Il libro “La Compagnia della Cornamusa Fata-
significativo presso la più grande manifestazione
ta”, edito dalla Casa Editrice “Bandecchi & Vival-
italiana del fumetto, dell’animazione, dei giochi e
di di Pontedera”, sarà disponibile presso i punti
dell’immaginario fantastico.
vendita STI durante le manifestazioni.
Durante l’evento i giovani alunni Giulio Zucchelli e Simone Del Pivo con alcuni loro compagni, hanno letto alcuni brani del libro ed hanno
annunciato ai presenti che stanno già pensando
ad un secondo volume.
I ragazzi sono stati pronti a rispondere con
vero entusiasmo alle diverse domande che gli
sono state rivolte dai presenti. Hanno saputo dare
risposte precise e significative, a testimonianza
del fatto che le esperienze educative scolastiche
basate sul fare, oltre che sul pensare, rendono i
16
Nuada -
Dal Diario di un giovane hobbit
A cura di Merimas
Caro padre Marmadas,
ti avevo detto che saresti dovuto venire!
Sicuramente non siamo ai fasti della festa di
cui mi parlasti, quella di Bilbo Baggins, ma di sicuro lo spirito è rimasto invariato!
Tre belle birre del decumano Sud e tutti a nanna.
Il giorno dopo la festa è stata falcidiata da raffiche di vento che neanche a Collevento!
I Mangioni, i Rohirrim e tutti gli altri hanno
Il Gruppo degli Hobbit Mangioni, da anni in
penato non poco per assicurare con corde tutti i
giro per tutta la Contea, quest’anno si è fermato
banchi, ma alla fine tutto è proceduto per il me-
nel Decumano Sabino, per riunire tutti coloro che,
glio.
come noi, amano il cibo, il divertimento, la mu-
Prima della terza colazione, sono passate a tro-
sica e lo stare insieme senza troppi pensieri… in
varci alcune famiglie di Hobbit: i Paoloni, i Berga-
fondo draghi non ce ne son più!
maschi, i Giansanti, i Fontana. Ci hanno mostrato
Salito Colle Palombara, ho scoperto che la festa
i loro libri, per certi versi simili, ma meno lunghi e
si sarebbe tenuta non all’aperto, ma nell’ex fortez-
più credibili, di quelli scritti da quegli strani Bag-
za rohirrim dei Savelli, quella dove fu processato
gins…
l’ultimo sterminatore di Haradrim.
Il luogo, ai confini della Contea, ha permesso
la partecipazione di molti popoli a noi lontani.
I Gulisani hanno provato a riscrivere una mappa delle nostre terre… una l’ho tenuta per tornare
indietro.
Al mio arrivo, diversi uomini di Rohan erano
Poi sono arrivati quei soliti fanatici degli Elfi.
già impegnati a dare spettacolo e a giocarsi a fil
Altro che le ombre evanescenti nella foresta, di
di spada quei pochi soldi che non avevano speso
notte sfuggenti e diretti ai Porti Grigi… questi
alla locanda… una volta tanto, vedere dei com-
erano sì eruditi, ma sì eruditi, che la sera sfoga-
battimenti senza il pensiero di poterci rimettere le
vano le loro frustrazioni davanti a corni di birra e
penne, è divertente!
montagne di cibo. Ubriachi, avevano in continua-
C’erano fabbri, falegnami, tagliatori di cuoio,
sarti, contadini, osti e vinai.
La prima sera, degli uomini mai visti prima,
zione pizzicorii alle mani che gli impedivano di
essere precisi nella scrittura… ma ciò alla lunga li
ha resi molto più simpatici.
vestiti di bianco e di nero, hanno mimato e rac-
Certo, per lo stesso motivo alla fine non han-
contato le storie di cui si vantano quei folli dei no-
no potuto partecipare alla gara di tiro con l’arco
stri amici… sembravano quasi credibili!
organizzata da alcuni uomini di Gondor… ma in
Poi spazio a delle belle figliole, le Nuvole Verdi, che con i loro flautini e strumenti a corda han-
quelle condizioni avrebbero potuto infilzare qualcuno!
no allietato la serata.
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Poi sono arrivati alcuni saltimbanchi masche-
sembravano fanatici guerrafondai, ma poi si sono
rati… hanno provato a farsi passare per gli stre-
sciolti insieme agli elfi e a tutti gli altri davanti ad
goni, gli Hobbit e i cavalieri delle storie dei Bag-
alcuni corni di birra! Ahahahaha!
gins… abbiamo deciso comunque di farli entrare
Poi il diluvio… manco fosse Saruman!
alla festa… infondo cibo ce n’era per tutti!
Per fortuna le mura spesse della fortezza ci
Il secondo giorno si è concluso come meglio
hanno tenuto al sicuro e gli ampi saloni hanno
non si poteva… prima altri musici, le Stelle del
consentito che si potessero continuare le danze
Mattino, hanno mostrato la loro abilità, poi tut-
con musici provenienti dalla Contea ed altri spet-
ti sui tavoli e nei prati della fortezza a ballare le
tacoli di ogni tipo!
nostre canzoni preferite… alcuni, provenienti da
Quando leggerai questa mia, probabilmente
Ys, sembravano veramente bravi, altri venivano
sarò sulla via del ritorno… ti invito il prossimo
letteralmente tenuti su dai litri di birra che si era-
anno a seguirmi… i Mangioni non si fermano mai
no scolati!
e già stanno pensando all’edizione del prossimo
L’ultimo giorno alcuni guerrieri hanno provato a spiegare come fu riforgiata Narsil. Anche loro
18
anno!
Tuo Merimas
La spada a doppio filo: unione del Maschile
e del Femminile
A cura di Rosaria Cozzolino e Daniele Bellucci
Nell’arte della Spada Medievale come nella
tutta la sua potenza, seppur per pochi attimi, al
vita, è fondamentale conoscere e sperimentare
cospetto dell’Unico Anello. Non è forse lo stesso
l’equilibrio degli aspetti Femminili e Maschili in
ruolo di Gandalf reso significativo dell’esistenza
ogni “Buon Combattimento”; equilibrio manife-
dell’oscuro Saruman?
stato nella stessa forma della Spada, in cui due fili
Galadriel è lo specchio in cui i due aspetti uma-
uguali ma opposti si avvicinano fino a congiun-
ni possono scoprire al coesistenza; essa è custode
gersi ed unirsi nella punta.
della luce che sostiene lo spirito del “Viaggio”, la
Il Femminile e Maschile non come opposti, bensì
stessa pura luce in cui Gandalf rinasce dopo aver
complementari, ognuno funzio-
attraversato l’ombra della mor-
nale all’esistenza e alla crescita
te. La sua voce silenziosa rassi-
dell’altro: la forza del Femminile
cura e accompagna.
è nella fluidità quanto quella Ma-
La bellezza dell’armonia del
schile nella linearità dell’agire di-
Maschile e del Femminile trova
rezionato. Nell’Arte della Spada
infine al sua massima espres-
solo quando questi due aspetti
sione nell’incontro tra Eowin
sono in armonia tra loro l’azione
e Faramir. Eowin cura, nutre e
è precisa, potente e completa.
protegge ma allo stesso tempo
Nel “Signore degli Anel-
come il più coraggioso dei guer-
li” questa armonia permette il
rieri, decide di agire e combat-
compimento della Missione: Ar-
tere determinando le sorti del-
wen, la Stella del Vespro, è per
la battaglia. Faramir, valoroso
Aragorn la luce interiore, la luce
Capitano della Guardia Reale, è
della speranza, la forza di crede-
allo stesso tempo Uomo capace,
re al proprio cuore; è la potenza
con tenerezza, di proteggere cu-
dell’amore che cura la paura e dissolve con la fede
i fantasmi del passato per permettere ad un Uomo
di divenire Re.
Galadriel è pura luce e, seppur incorruttibile
ed immortale, la sua sacra luce non può prescin-
rare ed amare.
La Via della Spada persegue questa armonia,
perché quando il “doppio filo” della Spada si congiunge nella punta, con le braccia verso l’alto, si
può penetrare il cielo.
dere dall’esistenza dell’ombra che si palesa in
19
Una runa inaspettata
a cura di Flavia Imperi
“Tornato di fronte alla piccola porta rotonda, il
particolare l’utilizzo delle rune per incanti e ma-
Grigio Viandante vi incide uno strano segno per
gie ci da l’occasione per scoprire i molteplici livel-
poi sparire chissà dove. Quando cala la notte, il
li di lettura della storia.
segno si illumina come per magia sotto ai raggi
Un magico percorso
lunari ed indica la via ai tredici nani che accom-
Le ventiquattro rune del futhark costituiscono
pagneranno lo hobbit in quella che si rivelerà sua
non solo uno strumento di comunicazione uma-
più grande avventura.”
na, ma anche un magico e mistico sistema divi-
Tutti abbiamo gustato questa scena all’inizio
natorio e di comunicazione energetica. Oltre i
del film “Lo Hobbit, un viaggio inaspettato”, ma
significati immediati che possiamo trovare per
forse non tutti sanno che il simbolo tracciato da
ogni runa, esse nascondono una storia, un percor-
Gandalf corrisponde alla runa fehu
, arcaica let-
so che contiene la narrazione della creazione dei
tera dell’alfabeto runico della tradizione nordica.
Nove Mondi di Yggdrasil, l’Albero della Vita della
Attingere sapientemente alle antiche conoscen-
tradizione nordica, e di tutti i suoi misteri.
ze per creare un nuovo immaginario dal sapore
La runa di Gandalf
mitologico è stato uno dei più grandi doni che il
Molti si sono interrogati sul perché fehu, “la
professor Tolkien ci ha lasciato, riportando a nuo-
runa di Gandalf”, che esso stesso utilizza come suo
va vita simboli, personaggi e miti che un tempo
sigillo personale, sia stata scelta da esso. Questo
abitavano il mondo dei nostri antenati europei e
perchè nel futhark, l’iniziale runica del suo nome
che fanno parte del nostro bagaglio culturale. In
corrisponderebbe alla runa gebo
20
e non a fehu.
A questo dubbio esistono due spiegazioni: la
lum e consigliando ai protagonisti con equanimi-
prima è che a partire dalle rune, Tolkien elaborò un
tà, e forse nessuna runa poteva incarnare meglio
sistema chiamato Cirth, ed è proprio dall’Argenthas,
la sua essenza.
l’alfabeto da lui composto e descritto nelle Appen-
L’inizio del Viaggio
dici alla fine del Signore degli Anelli, che scopriamo
Infine fehu, prima runa del futhark, rappre-
come fehu nell’immaginario tolkieniano si legga “g”
senta anche
e corrisponda quindi all’iniziale di Gandalf.
passo in un viaggio di trasformazione e cono-
Ma ad una seconda lettura, sul piano simbo-
scenza.
“l’inizio del cammino”, il primo
Essa viene descritta come “l’energia
lico, fehu rappresenta una saggezza non umana,
che viene dall’alto”, la possibilità ancora indif-
un contatto primordiale e naturale che ogni cre-
ferenziata di una grande trasformazione, che
atura ha con la fonte della creazione. E’ come se
allo stesso tempo dà un segnale, permettendo ai
Gandalf abbia scelto nella storia di fare appello
nani di trovare l’hobbit e dare inizio all’avven-
a forze più grandi, quella dimensione con cui lui
tura, ma lascia anche al nostro piccolo grande
stesso, in quanto Ishtari, mantiene un filo diretto
eroe furtivo il margine della scelta personale.
in tutta la saga. Come si evince nella storia, il più
A Bilbo è difatti presentata una possibilità, un’oc-
grande potere del Grigio Viandante è forse pro-
casione imprevista, fuori dagli schemi quotidia-
prio la saggezza, ovvero la sua capacità di man-
ni e della “normalità” per qualcosa di grande
tenere una visione superpartes degli eventi, che
e straordinario. Fehu è in questo senso l’inizio
gli permette di volta in volta di valutare gli eventi
del’”Viaggio dell’Eroe” e contiene in sé la possibi-
in relazione ad un più grande disegno, così come
lità di grande ricchezze, il tesoro del drago al di
farà suggerendo a Frodo di lasciare andare Gol-
là di tutte le prove che dovranno essere superate.
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CONCORSO COSPLAY HOBBITON 2012
Una foto vale più di mille parole
La Società Tolkieniana Italiana ringrazia tutti coloro
che con passione ci hanno aiutato a realizzare
questo magnifico momento
In ordine assolutamente e volutamente casuale (così come per le foto):
SIMONE RUSSO ESTERLING
RITA ELFA NOLDOR
GAIA TRUONO GALADRIEL
FRANCESCA MARZOLA DERNHELM
LUANA FIDANI EOWYN DI ROHAN (vincitore costume femminile)
GIORGIA ARWEN WEDDING
MARIA CHIARA LYNNELDAIR ELFA NOLDOR (vincitrice miglior interpretazione)
FRANCESCO: CAVALIERE DI ROHAN (vincitore costume maschile)
MATILDE CARANNAR ELFA NOLDO (vincitore accessorio)
GIULIA ELFO
FRANCO GRUCIANI SUDRONE
GRUPPO: DAVIDE ERRIGO HOBBIT
VERONICA ERRIGO ARWEN
LUCIA BERNINI ELFO
MAURO ERRIGO HOBBIT
GIORGIA SORIGHETTI HOBBIT
LAURA e GIAMPIERO RAMINGHI DELL’ITHILIEN (vincitori miglior gruppo)
MARINA, LAVINIA, LETIZIA
e SILVIA nei panni di VARDA YAVANNA ESTE E VANA.
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Ritratto di una amica speciale
... e chi lo dice che per essere amici della S.T.I. bisogna
aver letto i libri di Tolkien?
A cura di Francesca Volpi
Conosco Genni da tanti anni, da quando con
attività completamente differenti, fare la musici-
Paolo ci siamo arrampicati sulle colline sopra
sta e la tessitrice; da quando ne sono uscita sono
Lucca per cercare una casa che ci ospitasse duran-
di tutt’altro parere. Perché la melodia scaturisce
te il periodo di Lucca Comics. Ci siamo presentati
da ogni cosa creata con il cuore; ed è proprio con
dicendo che cercavamo una sistemazione ma non
il cuore che Genni compone al telaio. Mi fa notare
avevamo a disposizione finanze adeguate; la sua
che, in fondo, un’arpa e un telaio non sono troppo
risposta è stata “ditemi voi quanto potete darmi”.
diversi a livello strutturale “forse ho incontrato
E da lì è nata la mia grande simpatia per Genni.
l’arpa per arrivare al telaio, è questo il mio vero
Simpatia trasformata in ammirazione quando ho
destino” mi dice.
saputo della sua attività di musicista, diventa-
Non segue uno schema fisso, parte con un’idea
ta pura stima dopo il nostro incontro di venerdì
“un po’ come la base per la musica” che si com-
scorso.
pie sempre con una sorpresa, perché non sa mai
Genni Tommasi, conosciuta a livello europeo
quale sarà il risultato del suo lavoro. E a lavoro
come pioniera dell’arpa jazz, ha da poco aperto
finito scopre che una parte di lei, che sembrava
un negozio dal nome inequivocabile: “Antiche
nascosta e dimenticata, come per magia è tornata
tessiture lucchesi”. Vengono venduti stole, sciar-
attuale, si è ricomposta attraverso i fili intrecciati
pe, vestiti e accessori creati dalla stessa Genni e da
del suo tessuto. Ogni lavoro è un viaggio interio-
un gruppo di donne, tessuti su antichi telai perfet-
re, che forma cambia e fa pensare, e in ogni cosa
tamente funzionanti. Il negozio ha i mattoni rossi
esposta c’è una parte di lei che in questo modo
a vista, se non fosse per la musica nell’aria sem-
raggiunge le case degli amanti delle cose belle di
brerebbe di stare in un’antica bottega di artigiani
tutto il mondo. Mi dice che ha raggiunto una sod-
tessitori. Un consiglio spassionato, la prossima
disfazione che neanche la musica riusciva a darle,
volta che passate per Lucca andate a trovarla; il
una pienezza che appaga in modo totale. E tra-
negozio si trova in via dell’anfiteatro n. 85 (www.
spare il messaggio che Genni ci porge in ogni sua
antichetessiturelucchesi.it).
creatura: l’amore, in questo caso attraverso il la-
L’ho trovata intenta a lavorare al suo telaio.
voro, riesce a migliorare noi stessi e le nostre vite,
Le sue composizioni musicali, ora, non le scrive
e ci aiuta a superare i momenti difficili e a vivere
sul pentagramma, ma nell’intreccio dei suoi filati.
serenamente. Giorno per giorno, filo per filo.
Sono entrata nel negozio pensando che sono due
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27
Giochi di ruolo: passione o stile di vita?
– 2ª parte –
A cura di Andrea Taverna
Cari Amici di Terra di Mezzo eccoci con il no-
quante volte vi siete immaginati nei panni di un
stro nuovo appuntamento della rubrica sui giochi
personaggio di un romanzo “Se fossi stato in lui
di ruolo, rubrica che come avete potuto notare
avrei agito in maniera differente”. Ed ecco che a que-
sarà un punto fisso della nuova Terra di Mezzo e
sto punto si inseriscono i Giochi di Ruolo (GdR),
vedrà alternarsi diversi relatori, che da anni “gio-
il cui scopo non è quello di far vivere in prima
cano” e seguono questo affascinante mondo.
persona le varie avventure ad un gruppo di gio-
Nella prima parte abbiamo avuto il piacere
catori che dovranno sopravvivere alle trappole ed
di conoscere il “Geko” grande autorità del sot-
agli agguati architettati dal Game Master (GM)del
tore giochi di ruolo che ci ha fornito un esausti-
gioco, ma vivere le stesse sensazioni (almeno con
vo escursus su questo affascinante modo visto e
l’immaginazione) che si proverebbero a vivere re-
interpretato da diversi punti di vista, io il buon
almente quelle situazioni.
“Ranius” Andrea Taverna invece vorrei entrare
Il Master, che non si limita solo ad arbitrare,
più nello specifico, iniziando ad analizzare me-
ma agisce direttamente cooperando ed interpre-
glio il mondo creato dal nostro autore del cuore il
tando lui stesso un ruolo, non è l’antagonista cat-
grande Professore JRR Tolkien, e far comprende-
tivo dei giocatori, ma il narratore ed artefici di
re come è stato possibile estrapolare le sue idee e
una storia.
permettere di “giocarle”.
La vita dell’opera di Tolkien non è stata facile
Ogni giocatore crea e sviluppa un personag-
prima di essere apprezzata, parliamo della prima
gio con l’ausilio delle regole e con l’aiuto del GM,
uscita del 1955, dovette attendere fino al 1965 pri-
Ogni personaggio giocante cosi creato è caratte-
ma di essere riconosciuta, ma a quel punto diven-
rizzato da una serie di caratteristiche e abilità. Tali
ne immediatamente un Cult, con un esplosione di
punteggi dipendono dal modo in cui il giocatore
appassionati in tutto il mondo, ma perché, perché
ha intenzione di sviluppare il proprio personag-
dopo 20 dalla scomparsa del Professore il suo li-
gio (Guerriero, mago, ecc.) , e quantificano la pro-
bro sembra sempre più attuale, semplicemente
babilità di eseguire correttamente le varie azioni
perché negli scritti di Tolkien possiamo ritrovare
di gioco.
valori ormai persi e dimenticati, senso del mistero, esaltazione dell’eroismo e dell’avventura.
Oltre a questo entrano in gioco le caratteristiche tipiche di ogni razza, e già nella terra di mezzo
Ma a volte, vivere queste avventure, in ter-
ne conosciamo molte, Hobbit, nani elfi, uomini di
za persona, può essere non del tutto appagante:
diverso lignaggio, orchi troll e molti altri. Ognu-
28
no di queste razze gode di particolari peculiarità,
la parete, il mio PG ha quindi superato una pro-
tradotte nel gioco di ruolo da una certa predispo-
va e guadagna dei punti che raggiunti una certa
sizione nel fare determinate attività o abilità (es.
soglia mi consentiranno di ottenere alti punti da
un nano sarà più portato nell’utilizzo di una arma
distribuire nelle mie caratteristiche ed abilità e di-
a due mani come una grossa ascia, grazie alla sua
venire sempre più… forte….
forza fisica, cosa che difficilmente potrà fare un
elfo, che a differenza del nano godrà di un agilità
e velocità unica ecc…)
Il livello e la traduzione della saggezza piuttosto che della forza raggiunta dal vostro PG.
Sotto vi è la scheda dedicata alla caratteristiche
primarie che vengono determinate da un tiro di
Qui di seguito vi proporrò un esempio di sche-
dadi, come potete cedere vi è una colonna “Razza”
da per giocatore, in modo da rendere più chiara
questa determina una serie di punteggi che age-
la descrizione delle varie abilità e caratteristiche
volano o penalizzano la varie razze, riprendendo
, noterete degli spazzi vuoti, sono stati lasciati di
l’esempio di prima dell’elfo e del nano, il nano
proposito per consentire al giocare di inserire ciò
avrà certamente un bonus in forza e costituzione
che ritiene più opportuno, e personalizzare cosi la
a sottolineare la sua forza e resistenza, mentre un
propria scheda.
elfo sarà a vantaggiato nell’agilità e prontezza a
Iniziamo con il nome del proprio personaggio,
sottolinearne la velocità e scaltrezza.
anche se di fantasia sarebbe opportuno attenersi a
Poi abbiamo la più grande scheda dedicata ai
quanto descritto da Tolkien e rendere i nomi dei
gradi di abilità, zona che viene dedicata alla scelta
propri PG coerenti con la propria razza (difficil-
delle abilità del proprio PG che lo diversificheran-
mente un nano potrà chiamarsi Glorinferd, piut-
no dagli altri personaggi del gruppo
tosto che Thorin….) Nella stessa casella ci sono i
In fine la zona dedicata a gli incantesimi, ora
dati fisici propri della razza che avete scelto ma
sappiamo tutti bene che negli scritti del nostro
che potete scegliere in un range ben descritto e
Professore non è mai stata utilizzata la magia in
peculiare del personaggio scelto.
modo esplicito e chiaro, a sempre permeato il
Nella casella Punti esperienza vanno riportati i
modo della Terra di Mezzo ma celata, confusa
punti che servono al vostro PG per progredire di
quasi con gli eventi atmosferici, e per quanto che
livello, qui merita spendere due parole in più per
un buon giocare dovrà essere attento a non dar vi-
rendere più chiaro il concetto. Per determinare il
sta a incantesimi di alta difficoltà, in pubblico ma
progredire del vostro PG, progredire in senso di
mantenere la più grande discrezione nell’utilizza-
esperienza, conoscenza e consapevolezza, vengo-
re al magia… L’occhio non dorme mai…..!!!!!
no forniti dei punteggi per ogni azione che viene
Nella prossima parte inizieremo ad analizzare
svolta (es. Devo scalare una parete rocciosa, effet-
le peculiarità di ogni razza della Terra di mezzo,
tuo il tiro con i miei dadi e lo sommo alla mia ca-
con un esempio pratico di partita!
ratteristica di arrampicarsi, il risultato sottratta la
Restate con NOI!!!
difficoltà decisa dal GM mi consente di superare
29
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31
COSA SONO LE LINGUE ELFICHE - 1ª parte
A cura di Gianluca Comastri
Cosa sono le lingue elfiche
conclusione è altrettanto formidabile: “Una tale
Per dare una prima idea di cosa si intenda per
parola allora sarebbe esistita per lui, e la conosce-
“lingue elfiche” è senz’altro il caso di rifarsi alle
rebbe”. (LR:342)
parole con cui le definisce lo stesso Christopher
Tolkien. In una sua nota tratta dl volume The
Questo significa che le lingue degli Elfi della
Lost Road della History of Middle-earth, di cui al
Terra di Mezzo non sono, come in opere di altri
momento non esiste una traduzione italiana uf-
autori, meri accostamenti di sillabe esotiche com-
ficiale, si legge: “Quelle lingue furono concepite,
binate per ottenere un puro e semplice effetto
senz’altro, fin dalle primissime origini in un per-
grafico e sonoro teso ad abbellire la narrazione di
corso profondamente ‘storico’... Ogni elemento
qualche episodio, bensì vere e proprie costruzio-
nei linguaggi, ogni elemento in ciascuna parola, è
ni che sin da principio procedevano di pari passo
in principio storicamente ‘esplicabile’ - così sono
con la storia dei popoli che le parlavano. Dunque,
gli elementi nelle lingue che non sono ‘inventati’ -
le lingue elfiche sono parte integrante (o, come di-
e le successive fasi della loro intricata evoluzione
cevamo sopra, in un certo senso predominante)
furono la delizia del loro creatore... Egli immagi-
dell’intera narrazione dell’epopea elfica. Questo
nò le lingue non come ‘pure strutture’, senza un
giustifica l’affermazione secondo cui il loro stu-
‘prima’ e ‘dopo’, bensì come un divenire, nel tem-
dio permette una comprensione più profonda e
po” (LR:341). Alla pagina seguente, poi, descrive
piena delle opere, in senso generale: d’altro canto,
con un frasario formidabile la strategia di suo pa-
ciò consiglia di introdurre la trattazione nel det-
dre come creatore di lingue: “Egli, dopotutto, non
taglio di ciascuna lingua premettendo cenni della
‘inventò’ nuovi termini e nomi arbitrariamente:
sua evoluzione nel tempo, sia nel contesto della
in principio, li concepì entro la struttura storica,
narrazione che per quanto riguarda le modifiche
procedendo dalle ‘basi’ o radici primitive, ag-
apportate da Tolkien nel sempiterno processo di
giungendo suffissi o prefissi o formando combi-
messa a punto degli apparati linguistici. Per cui,
nazioni, decidendo (o, come avrebbe detto, ‘sco-
analogamente a quanto riporta il sito Ardalam-
vando’) quando il vocabolo entrò nel linguaggio,
bion, prima di illustrare gli aspetti grammaticali e
seguendolo attraverso le modifiche regolari nelle
lessicali di Quenya e Sindarin ho ritenuto di dedi-
forme cui sarebbe stato sottoposto, e osservando
care alcune pagine ai cenni storici di ciascuna lin-
le possibilità di influenze formali o semantiche
gua, pagine che non sono strettamente necessarie
da altri vocaboli nel corso della sua storia.” La
all’apprendimento della lingua stessa ma che ne
32
mettono in luce quegli aspetti peculiari ed affasci-
regola è invece che le esplosive sorde rimangono
nanti che la legano alla razza elfica e alla relativa
di solito invariate, così nella lingua Alto-elfica si
cultura.
ottengono le forme lempë (dalla radice LEPENforse attraverso le forme intermedie successive
Per offrire un esempio del metodo seguito da
*lepne e *lenpe?, ma ciò è oggetto di discussio-
Tolkien e descritto pocanzi, prendiamo in consi-
ni e studi più tecnici che non rientrano in questa
derazione i numerali elfici e in partricolare le ra-
sede, pertanto si fa menzione di questo caso solo
dici primitive per le parole che indicano i numeri
al fine di far notare a quale livello si spinse la ri-
1-10, oltre a quelle derivate da queste radici come
cerca tolkieniana; conseguentemente, traspare an-
appaiono in Quenya (precedute dalla Q nell’elen-
che a quale livello può spingersi la ricerca degli
co seguente) e Sindarin (contraddistinte dalla S): studiosi dei tempi nostri per afferrare pienamen-
1: MINI: Q minë, S min
te l’evoluzione linguistica della Terra di Mezzo),
2: AT(AT): Q atta, S tad
enquë (o meglio. enkwe) e nertë. In Quenya vi è
3: NEL(ED): Q neldë, S neledh
però anche una regola per cui la i corta finale di-
4: KÁNAT: Q canta, S canad
viene e alla fine delle parole, così abbiamo minë
5: LEPEN: Q lempë, S leben
da MINI. Il Sindarin per contro fa cadere la vocale
6: ÉNEK: Q enquë, S eneg
finale, per cui il risultato ultimo è min. Queste,
7: OTOS/OTOK: Q otso, S odog
così come altre regole per le variazioni fonetiche,
8: TOL-OTH/OT: Q tolto, S toloth
furono delineate in modo tale che i linguaggi che
9: NÉTER: Q nertë, S neder
ne risultarono avevano il genere di “musicalità”
10: KAYAN/KAYAR: Q cainen, S caer
che Tolkien cercava: l’uno prossimo alla fonologia
Per dovere di completezza preciso che vi erano
“finnica” o finlandese, precisamente il Quenya,
anche radici per i numeri 11 e 12, poiché gli Elfi
mentre l’altro, il Sindarin, suonava alla fine molto
apparentemente usavano un sistema di conteggio
simile al gallese.
duodecimale fin quasi dal primo momento in cui
Christopher Tolkien nota come suo padre prese
vennero al mondo. Tuttavia le prime dieci sono
in considerazione “la possibilità di influenze for-
più che sufficienti per lo scopo prefisso: in esse
mali o semantiche da altri vocaboli nel corso della
si può osservare come Tolkien dapprima cambiò
loro storia”. Cerchiamo di capire cosa intendesse:
le radici originali secondo le regole da lui stesso
i numerali, che abbiamo pocanzi menzionato, ci
fissate, per poi inserire quelle forme nel compu-
forniscono un esempio lampante di tale concetto.
to delle successive lingue elfiche. Una di tali re-
Secondo le Etimologie (una raccolta di radici di
gole, per proseguire nell’esempio citato, è che in
base e delle corrispondenti parole che derivano
Sindarin le consonanti sorde p, t, k divengono b,
da ciascuna di esse nelle principali lingue elfiche,
d, g sonore quando compaiono di seguito ad una
redatta da Tolkien attorno alla metà degli anni
vocale: così si ottiene leben dalla radice LEPEN,
Trenta e reperibile nel già citato The Lost Road) il
eneg da ÉNEK e neder da NÉTER. In Quenya, la
termine Sindarin per “tre” era originariamente ne-
33
ledh come peraltro risulta nell’elenco precedente,
“Quando si inventa un linguaggio, più o meno lo
ma più tardi divenne neled poiché la sua pronun-
si acchiappa nell’aria. Si dice boo-hoo e ciò signifi-
zia fu influenzata da quella di canad “quattro”.
ca qualcosa.” Naturalmente non era proprio que-
Per capire il senso di questa affermazione, provia-
sto che intendeva realmente dire; il concetto che
mo ad immaginare un Elfo dei tempi antichi che
intendeva realmente esprimere era tutt’altro. Egli
conta: min, tad, neledh, canad... Poi un bel giorno,
spiegò, stavolta con più attenzione alla formula-
invece, egli dice di punto in bianco neled, canad...
zione del concetto, d’aver ideato sì parole basate
e da lì prende il via quella che poi diventa una
su predilezioni personali, ma guidato dal pensie-
“regola” generale utilizzata da tutti. Non è forse
ro che fossero foneticamente adatte (Lettere:375).
vero che questo processo sia straordinariamente
Su quanto “personali” fossero tali associazioni si
simile a quanto avviene ai nostri tempi, quando
potrebbe discutere. Alcune parole Elfiche, in cer-
nell’uso comune si diffonde un modo diverso di
to qual modo, sembrano affatto adattarsi al loro
pronunziare una data parola al punto che poi tutti
significato: elen “stella”, menel “cielo”, vanya
la usano istintivamente nella sua versione modi-
“bello”, wen o wendë “principessa”, lótë “fio-
ficata?
re”, masta “pane”. Molti saranno probabilmente
d’accordo su questo fatto, ma ovviamente si può
Un argomento su cui non si riuscirà probabil-
anche esserne in disaccordo: ad esempio, H. K.
mente mai a fare piena chiarezza è stabilire fino a
Fauskanger trova che MOR, la ben nota radice per
che punto l’origine di nomi e parole sia arbitraria e
“nero” e per tutte le parole che hanno a che fare
da che punto comincino invece le influenze cultu-
con oscurità e tenebra, evochi alla mente invece il
rali delle lingue conosciute: per Tolkien come per
“bruno” e che carnë, che significa “rosso”, “suo-
tutti noi, vale l’asserto per cui ogni cosa che per-
ni” invece come verde. Molti lettori italiani invece
cepiamo giorno dopo giorno fissa piccole modifi-
hanno messo in rilievo che, essendo la carne ros-
che nel nostro patrimonio conoscitivo, figuriarsi
sa o comunque rossastra, potesse esservi qualche
quindi con quale intensità questo processo può
correlazione in questo senso, ma naturalmente si
avvenire in una fervida mente creativa pronta a
tratta più che altro di speculazioni e impressioni
cogliere ed elaborare ogni dettaglio. Ma per quan-
proprie non necessariamente documentate.
to Tolkien giocasse con variazioni di suoni e non
solo, come anche “inventando” arbitrariamente
Lo stesso Tolkien, peraltro, in certi casi spiegò
nuovi nomi e termini, le parole così “inventate”
le basi di alcune delle sue predilezioni. Un esem-
dovevano comunque provenire da qualche par-
pio per tutti: “L’elemento (n)dor ‘terra’, probabil-
te. Si narra che quando Tolkien fu intervistato dal
mente deve qualcosa a nomi come Labrador (un
Daily Telegraph nel 1968, nel rileggere una versio-
nome che potrebbe, quanto a stile e struttura, es-
ne preliminare dell’intervista come da lui stesso
sere Sindarin)” (Lettere:383-4). Chi ha letto con un
richiesto prima che fosse mandata in stampa, egli
minimo di attenzione Il Signore degli Anelli o il
letteralmente inorridì nello scoprire di aver detto:
Silmarillion si sarà presto reso conto che GON(O),
34
GOND(O) è la radice Elfica per parole come “roc-
Thingol, come si apprende dal Silmarillion); ma
cia, pietra” (in Gondor “terra rocciosa”, Gondolin
Garm è uno dei nomi dei mostruosi Fenris-wolf,
“musica delle pietre”): alla tenera età di otto anni,
ossessione della mitologia norvegese. Non solo
un giovanissimo John Ronald Reuel Tolkien les-
il norvegese antico, ma anche le moderne lingue
se un libro in cui si affermava che nulla è noto
scandinave sembrano essere rappresentate da
dei linguaggi delle tribù dei periodi preceltici e
analoghi corrispondenti nel vocabolario elfico: il
preromani, eccetto la possibilità che ond stesse
Quenya varya “proteggere” è sospettosamente si-
per “pietra”: facendo tesoro di questa rivelazione,
mile al norvegese verge, verje; “freccia” è pil nella
il piccolo linguista in erba ritenne questa parola
favella scandinava e pilin in Quenya e, laddove il
“adatta al suo significato”, la inserì nel suo ideale
Quenya mat- e il Sindarin medi significano “man-
archivio di lavoro e decenni dopo la adoperò nei
giare”, il norvegese/svedese mat e il danese mad
suoi linguaggi “fatti in casa” in cui troviamo per-
significano “cibo”. Assodato che una delle prici-
tanto il Sindarin gond o gonn e il Quenya ondo.
pali influenze nei linguaggi di Tolkien fu quella
(Lettere:410). Per inciso, il libro da cui Tolkien
finnica, non deve meravigliare che Quendi come
attinse il vocabolo ond alla fine fu identificato e
nome degli Elfi abbia qualcosa a che fare con kve-
menzionato nel numero 30 di Vinyar Tengwar,
ner, un vecchio nome scandinavo delle popolazio-
una pubblicazione statuninense specializzata in
ni finlandesi. Ma non si creda che ad imprimere
linguistica tolkieniana (vedere la sezione dei rife-
segni indelebili nell’ispirazione linguistica tolkie-
rimenti bibliografici per saperne di più): si trat-
niana siano state solamente le lingue nordiche: se
ta di Celtic Britain del Professor John Rhys, che
è evidente l’origine ebraica di pé “bocca”, lá “no,
secondo Carl F. Hostetter e Patrick Wynne, che
non” è analoga ad un termine arabo e nér “uomo”
per l’appunto sono i curatori di Vinyar Tengwar,
deriva da ricostruzioni della lingua indoeuropea,
“consiste di oltre 300 pagine fitte che non trala-
laddove invece ken- “vedere” mostra inequivo-
sciano alcuna discussione etimologica, alcun pas-
cabile somglianza al cinese kan e roch “cavallo”
saggio latino intradotto, alcuna parola greca non
ha reminiscenze dal verbo ebraico râkháv “caval-
traslitterata”. Questo è un assaggio delle letture
care”. Se mai vi fosse qualche indizio che mostri
predilette da Tolkien all’età di otto anni, tanto per
“dall’interno”, per così dire, quanto le lingue di
rendere l’idea dell’autore di cui stiamo parlando.
Tolkien debbano alla fantasia creativa, quanto
al legame con le “vere” lingue parlate in epoche
Vi è un’ampia varietà di parole in lingue elfi-
storiche e contemporanee e quanto invece siano
che le quali mostrano candidamente l’impronta
frutto di ricerca linguistica, dev’essere il fatto che
delle fonti che le hanno, a vario titolo e in varie
alcune di queste “prese a prestito” possono esse-
maniere, ispirate. La radice ÑGAR(A)M “lupo”
re rintracciate sui vocabolari in commercio. Ma
fornisce, oltre al Quenya narmo e al Sindarin ga-
Tolkien, in base a taluni scritti, ammette candida-
raf, la parola garm in Doriathrin (una variante del
mente che non tentò di evitare l’influenza delle
Sindarin parlato nella Prima Era nel reame di re
parole delle lingue parlate nel mondo primario.
35
Sebbene il suo scopo principale fosse quello di cre-
stampati”, egli si prese un po’ di tempo per an-
are linguaggi belli e ben congegnati per suo puro
dare alla ricerca di un loro possibile significato
diletto e sebbene si possa ritenere che non inten-
- evidentemente “a ritroso”, in questo caso, cioè
desse di certo burlarsi dei suoi lettori, lasciando
partendo dalla conformazione della singola pa-
intendere che le sue carte narrassero di idiomi re-
rola per analizzare in quale modo sarebbe stata
almente parlati in qualche “altrove” nello spazio
plasmata nel sistema linguistico in uso e che che
e nel tempo, l’espediente di prendere ispirazione
significato avesse la radice da cui si originava. Ma
da parole antiche rintracciabili nella storia delle
per il nome di Eöl, un elfo scuro del Silmarillion,
lingue mondiali sortisce un duplice effetto: da un
anche tale procedimento si rivelò inapplicabile, al
lato concede maggior agio all’opera della messa a
punto che sempre in The War of the Jewels, poche
punto di una lingua, in quanto per la mente è as-
pagine dopo la citazione precedente, si trova an-
sai più comodo abbandonarsi a schemi conosciuti
che questa singolare conclusione: “ In realtà non
piuttosto che lanciarsi in una minuziosa ricostru-
è assolutamente necessario che i nomi abbiano si-
zione da zero che addirittura inventi nuovi mec-
gnificato”.
canismi allo scopo di eliminare ogni traccia delle
influenze storiche; dall’altro consente di rendere
Ben presto Tolkien comprese che per sviluppa-
il “gioco” dei ruoli assai più intrigante, prefigu-
re compiutamente e coerentemente le lingue degli
rando scenari in cui sia addirittura l’antica lingua
Elfi in un modo simile, avrebbe dovuto ricorrere
elfica la progenitrice delle lingue umane, in alcuni
alla ricostruzione (o almeno all’abbozzo) di un
vocaboli e termini delle quali resterebbero dun-
linguaggio primitivo, un antenato comune a tutte
que remote reminiscenze della favella primordia-
le lingue così come vennero ad evolversi nelle fasi
le trasmessa ai primi Uomini quando cammina-
successive, che desse modo all’autore di estende-
vano al fianco degli Immortali, in epoche ancora
re la storia del linguaggi Elfici indefinitamente
più remote delle più remote leggende classiche..
nel passato - in particolare, fino al momento in
cui egli si figurò che la storia degli Elfi dovesse
Nonostante però Tolkien insistesse sul fatto
avere un inizio ben definito nel tempo e nello spa-
che “tutti i nomi nel libro, e i linguaggi, sono ov-
zio, rappresentato dal risveglio dei Quendi sulle
viamente costruiti, e non a caso” (Lettere:219), vi
rive di Cuiviénen - episodio narrato ancora una
sono alcuni esempi di nomi che apparentemen-
volta nelle pagine del Silmarillion. Tutte le forme
te ebbero un’origine “casuale” o comunque non
dell’Elfico dovevano pertanto discendere da quel
così ponderata e integrata nel sistema di costru-
primitivo idioma “Cuiviéneniano” che iniziava a
zione sin qui tratteggiato. Una nota riprodotta
formarsi già ai primissimi albori dell’epopea de-
in The War of the Jewels suggerisce che Tolkien
gli Elfi, grazie al loro innato dono di dar voce e
non sapeva cosa significassero i nomi Amloth ed
forma udibile ai pensieri che concepivano.
Ecthelion quando li adoperò la prima volta, ma
siccome essi “suonano gradevolmente e sono stati
36
(continua)
I CAVALIERI ALLA CORTE DI KIEV
– 1ª parte –
A cura di Dario Giansanti
Se le avventure di re Artù e dei cavalieri della
città di Kiev era la madre di tutte le città russe.
Tavola Rotonda sono universalmente conosciute,
Allora regnava sulla Santa Rus’ il gran principe
se quelle dei paladini al servizio di Carlo Magno
Vladimir, detto «Piccolo Sole». La Rus’ era al si-
rievocano piacevoli ricordi ariosteschi, il grande
curo, a quel tempo, e nulla potevano i peceneghi
pubblico ha poca o nessuna familiarità con il ciclo
e i cumani e i tatari e tutti i feroci neri popoli del-
dei cavalieri russi, a meno di non essere specializ-
la steppa, e nemmeno i giganti e le streghe e le
zati in filologia slava o di non essere incappati in
creature pagane, perché il gran principe Vladimir
qualche fortunato libro per ragazzi. Eppure si trat-
si circondava di una schiera di valenti cavalieri, i
ta di un materiale leggendario assai affascinante,
bogatyri, i quali proteggevano validamente il ter-
che mescola a tratti l’epica e la fiaba. Non sappia-
ritorio e le frontiere da tutti i nemici.
mo se queste storie fossero note a J.R.R Tolkien,
I nomi dei bogatyri sono ricordati nelle stari-
che pure era un esperto conoscitore del materiale
ne: Čurila Plenkovič, Djuk Stepanovič, Suchman,
mitico germanico, celtico e finnico: lasceremo a
Mikhajlo Potyk, Samson Kolyvanovič, Godenko
esperti e appassionati il piacere di indagare questo
Bludovič, Vasilij Kasimirovič, Dunaj Ivanovič, ma
nuovo mondo per individuare possibili relazioni
la fama di tutti è superata dai tre che furono i più
con il Signore degli Anelli. Da parte nostra, ripor-
grandi e famosi:
tiamo un sunto narrativo del «Ciclo Kievano»,
Il’ja Ivanovič della grande città di Murom.
il più vasto e articolato dei vari cicli leggendari
Dobrynja Nikitič della grande città di Rjazan’.
russi. Il tempo è il Medioevo, l’epoca turbolenta e
Alëša Popovič della grande città di Rostov.
sanguinosa della Rus’ di Kiev. Protagonisti, sono
E questa è la loro storia.
i cavalieri al servizio del principe Vladimir, tutti
protesi a difendere i confini della Santa Rus’ dai
SVJATOGOR
nemici interni ed esterni, proteggendo con valore
Maestoso titano di un tempo antico, ai tempi
e umanità il popolo russo e la sua anima.
del gran principe Vladimir il vecchio Svjatogor
si muoveva ancora per i confini della Santa Rus’,
IL GRAN PRINCIPE DI KIEV
nonostante la fede ortodossa fosse ormai giunta
E I SUOI CAVALIERI
dalla Grecia e gli antichi dèi pagani non avesse-
Tanto tempo fa, o fratelli, prima che Mamaj ar-
ro più il potere di un tempo. Relitto di un tempo
rivasse dall’oriente per portare pianto e afflizione
scomparso, Svjatogor guidava il suo cavallo per
sull’umida terra di Rus’, la grande e splendente
l’aperta ampia steppa. Così gigantesca era la sua
37
corporatura che era costretto addirittura cammi-
dall’alba al tramonto, e avrebbe davvero avuto bi-
nare sulle cime dei monti per evitare che la terra
sogno di un paio di braccia in più che l’aiutassero
sprofondasse sotto il suo stesso peso.
nel suo lavoro, ma purtroppo il povero Il’ja non
Ma nonostante il suo tempo fosse ormai tra-
poteva aiutarlo, essendo nato paralitico. Non sa-
scorso, Svjatogor ancora traboccava di orgoglio
peva camminare, né disporre delle mani. Ed era
per la propria potenza, che sentiva diffondersi per
ben triste per i genitori assistere questo povero
le membra e i tendini come argento vivo. — Se la
ragazzo che trascorreva tutta la sua fanciullezza
terra avesse un anello, — si vantava, — potrei ro-
su un giaciglio all’interno dell’izba, intristito per
vesciarla su un fianco!
essere di peso alla sua famiglia, con il rimpianto
Mentre così andava per l’aperta ampia steppa,
di una intera vita di occasioni perdute.
vide al suolo abbandonata la piccola bisaccia per-
Il’ja aveva trent’anni, l’estate in cui tre vecchi
duta da un pellegrino. La toccò con la punta della
pellegrini bussarono alla sua porta e per tre volte
lancia ma non gli riuscì a spostarla. Allora si chi-
gli chiesero: — Àlzati, Il’ja, Il’ja Ivanovič. Dacci da
nò dal cavallo per afferrarla, ma la bisaccia non si
bere, che abbiamo sete. Dacci da bere a sazietà!
staccò da terra.
Non vi era nessuno in casa, i genitori di Il’ja era-
— Molti anni ho viaggiato per il mondo ma
no fuori a lavorare nei campi, e per tre volte rispose
non ho mai trovato un simile portento — disse
il giovane dal suo giaciglio: — Volentieri vi darei
Svjatogor. — Una piccola bisaccia che non si muo-
da bere, vi darei da bere fino a inebriarvi. Ma per
ve dal posto dove si trova!
trent’anni di lunga vita non seppi camminare sui
Allora Svjatogor scese maestosamente da ca-
miei piedi e non seppi disporre delle mani.
vallo, si chinò e afferrò la bisaccia con entrambe
E dissero allora i pellegrini: — Àlzati, Il’ja, Il’ja
le mani e tirò con tutte le sue forze. La bisaccia si
Ivanovič. Con i tuoi piedi tu sai camminare, delle
sollevò fino all’altezza dei suoi ginocchi... ma fino
tue mani tu sai disporre!
ai ginocchi era sprofondato Svjatogor nella nera
E circonfuso di una strana forza, Il’ja si alzò
terra. Sul pallido viso del gigante non scorsero
prodigiosamente sulle bianche gambe e levò gli
lacrime, ma sangue. Lì Svjatogor s’incastrò, l’or-
occhi verso l’icona. — Oh, gloria al Signore! Iddio
goglioso titano dei tempi andati, e, dicono alcuni,
mi ha concesso di camminare, ha infuso forza nel-
dovette restarvi finché giunse la sua morte.
le mie mani, il Signore!
Ma altri narrano in altro modo la storia della
sua fine, come poi vedremo.
E corse nelle cantine e portò da bere ai pellegrini, i quali dissero: — E ora, o Il’ja, scendi di nuovo nelle cantine, porta su una coppa colma fino
GUARIGIONE E PRIME IMPRESE
DI IL’JA MUROMEC
Il giovane Il’ja era nato a Karačarovo, un pic-
all’orlo e bevi anche tu alla tua salute!
Il’ja fece come gli era stato detto e bevve. E
d’incanto sentì sorgere in sé una forza smisurata.
colo villaggio presso la grande città di Murom. Il
— Che cosa senti dentro di te, Il’ja?
padre Ivan era un contadino che lavorava la terra
— Sento una grande forza in tutte le membra.
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Se sull’umida terra ci fosse un anellino, rovescerei
IL BRIGANTE SOLOVEJ
la terra sul fianco!
Il’ja Muromec partì dal suo villaggio, diretto
— Allora, o Il’ja, scendi ancora una volta nelle
alla grande città di Kiev. Indossava un abito sem-
cantine, porta su un’altra coppa colma fino all’or-
plice e pratico, e aveva con sé una spada, una
lo e bevi ancora!
lancia, un arco e una clava pesante novanta pud.
Il’ja ubbidì e dopo ch’ebbe bevuto una seconda
Salutò i genitori e promise loro che durante il
volta, constatò: — Ora la forza in me è calata fino
viaggio non avrebbe sparso sangue: solo una vol-
alla metà.
ta giunto alla meta avrebbe sguainato la spada e
Allora i vecchietti lo benedissero e lo saluta-
mostrato il suo valore.
rono con queste parole: — Vivi, Il’ja, per essere
Ben deciso a giungere a Kiev nel volgere di un
guerriero! In terra morte non t’è destinata, in lotta
giorno, Il’ja partì al galoppo per le aperte ampie
morte non t’è destinata!
steppe. Ma giunto nei pressi della grande città di
E subito Il’ja corse nei campi dai genitori, i qua-
Černigov, si avvide che era assediata da un’orda
li si stupirono molto nel vederlo arrivare sulle sue
di tatari ben decisi a massacrare tutti gli abitanti
gambe e lodarono Dio per il miracolo che aveva
e a radere al suolo le chiese. Pregando Dio di li-
compiuto. E Il’ja dimostrò loro la sua forza sradi-
berarlo dal voto, Il’ja spronò il cavallo e calò sul-
cando una quercia smisurata e gettandola di tra-
le schiere pagane, sbaragliandole. Infilzò con la
verso sul fiume Nepra. In questo modo Il’ja fece
lancia, scagliò dardi, tirò frecce, tagliò con l’aspra
un ponte per passare dall’altra parte del fiume e
spada e tutti calpestò i tatari pagani. Allora si apri-
comprese che l’aprire strade sarebbe stato sempre
rono le porte di Černigov e gli abitanti della città
e dovunque il suo destino.
uscirono a fargli festa e gli proposero di divenire
— Tu adesso padre, e anche tu madre, datemi
la vostra benedizione. Io intendo partire per la
loro voevod. Il’ja rifiutò, e si limitò a chiedere la
strada per giungere a Kiev.
grande città di Kiev, dal principe Vladimir, il pic-
Rispose la gente di Černigov: — Da trent’anni
colo sole, per mettere la mia forza al suo servizio.
nessuno transita più per la strada per Kiev, or-
— O figlio diletto — risposero i genitori. —
mai bloccata da cespugli ed erbacce, poiché nei
Parti dunque per la grande città di Kiev. Grande
boschi di Brjansk, presso il fiume Smorodina, su
forza ti ha dato Dio, ma tu vivi in grande umiltà e
sette querce ha fatto il suo nido il brigante Solovej.
tieni a freno il tuo fervido cuore.
Appena trilla Solovej come un usignolo, tutte le
E allora Il’ja condusse fuori di primo mattino il
suo cavallo grigio. — Ora, mio Sivko, bianca cri-
erbe dei prati s’intrecciano, gli alberi si sradicano
e quanti sono nei pressi cadono morti a terra!
niera, ruzzola un po’ nella rugiada del mattino,
Bisognava prendere un’altra strada, più lunga
affinché il pelo si ricambi. Da oggi galopperai nel-
e tortuosa, ma Il’ja si era ripromesso di arrivare
le aperte ampie steppe e servirai il prode Il’ja, Il’ja
a Kiev in giornata. Così imboccò per i boschi di
Ivanovič di Murom!
Brjansk, facendosi strada attraverso l’intricata vegetazione. Arrivato al fiume Smorodinka, il bri-
39
gante Solovej si sporse dall’alto della sua quercia
— Ti vuoi prendere gioco di me! — esclamò
e gli lanciò un fischio lacerante, tanto che il bravo
Vladimir. — Da trent’anni nessuno transita più
cavallo Sivko si paralizzò dal terrore.
per i boschi di Brjansk,. Presso il fiume Smorodin-
Subito Il’ja trasse l’arco. — Parti fischiando,
ka ha il suo nido il terribile brigante Solovej!
dardo rovente, come lama affilata di coltello, col-
— O gran principe, piccolo sole, Solovej il bri-
pisci Solovej e fallo cadere dall’albero! — E scoccò
gante è adesso nel tuo cortile, legato alla sella di
la freccia. Colpì Solovej in un occhio e il brigante
cuoio circasso del mio cavallo.
piombò giù dall’albero. Allora Il’ja lo afferrò, lo
Allora Vladimir e tutti i suoi boiari, increduli e
legò al pomo della sella di cuoio circasso e riprese
perplessi, si recarono in cortile, e qui trovarono il
la via per Kiev.
brigante Solovej legato alla sella di Sivko. Subito co-
Ma non si avvide, Il’ja, di passare accanto al
nido di Solovej, nel quale vivevano le tre figlie del
minciarono a ridere ed a prenderlo in giro: — Trilla,
adesso, Solovej, come un usignolo! Trilla, Solovej!
brigante con i loro mariti. Non appena le figlie vi-
Ma Solovej dichiarò, con la bocca incrostata di
dero il padre legato alla sella di Il’ja, chiamarono i
sangue, che avrebbe obbedito solamente a colui
mariti perché intervenissero. Questi si affacciaro-
che l’aveva catturato. Allora Il’ja gli diede da bere
no dal nido e chiamarono Il’ja: — Vieni, robusto
un secchio di vodka e gli ordinò di fischiare, ma
bravo giovane, sii nostro ospite nel nido. Ti offri-
solo a mezza forza, per non far danni.
remo cibi prelibati e dolci bevande, e ti doneremo
doni preziosi.
Solovej pensò però che non aveva più niente da perdere e fischiò con quanto fiato aveva in
Ma Il’ja Muromec non si fece ingannare. Non
gola. Esplosero le finestre di cristallo del palaz-
appena fu entrato nel nido, trasse la spada e fece
zo, i cavalli scapparono, si sradicarono gli alberi e
tutti quanti a pezzi. Poi, sempre col brigante lega-
molte persone caddero morte a terra. Il gran prin-
to alla sella, riprese il viaggio. Giunto che fu alle
cipe Vladimir si salvò per miracolo.
porte d’oro della grande città di Kiev, Il’ja entrò
Allora Il’ja afferrò Solovej per i capelli e lo con-
nel palazzo del gran principe e s’inchinò di fronte
dusse nella steppa, dove gli mozzò il capo. Metà
a tutti i nobili e i boiari e, ancora di più, di fronte
del corpo lo diede in pasto ai lupi grigi, metà ai
al gran principe Vladimir.
corvi neri, e questa fu la fine del brigante.
Vladimir lo accolse con garbo: — Da dove vieni, robusto bravo giovane? Chi è tuo padre, chi è
IL’JA MUROMEC INCONTRA SVJATOGOR
tua madre, qual è la tua stirpe?
Divenuto bogatyr’ alla corte di Kiev, Il’ja di
— O gran principe, piccolo sole, io provengo
dal villaggio di Karačarovo, presso la grande città
Murom si trovò a riflettere sulla predizione dei
santi pellegrini che l’avevano guarito.
di Murom. Sono Il’ja Ivanovič e sono giunto alla
— Vivi, Il’ja, per essere guerriero! — gli ave-
grande città di Kiev attraverso i boschi di Brjansk,
vano detto. — In terra morte non t’è destinata, in
per servirti in fede e verità, proteggere la Santa
lotta morte non t’è destinata!
Rus’ e difendere la chiesa ortodossa.
40
— Che specie di guerriero son io? — si doman-
dava Il’ja. — In terra morte non m’è destinata, in
Allora il gigante trasse di tasca Il’ja e lo esa-
lotta morte non m’è destinata! Cavalcherò dunque
minò, e finalmente si avvide che era un cavaliere.
verso i monti e cercherò il più possente e più antico
— Ah, dunque fosti tu che osasti colpirmi per tre
dei bogatyri, il grande Svjatogor. Lui mi consentirà
volte! Chi sei, buon valoroso prode?
di mettere alla prova la mia forza con la sua e da lui
saprò che cosa significa essere un vero bogatyr’.
Così Il’ja lasciò Kiev e partì per i Monti Santi.
E mentre vagava per quelle terre deserte, ecco che
— Sono Il’ja Ivanovič della grande città di Murom — si presentò Il’ja. — Volevo far conoscenza
con te e con te misurare la mia forza, o famoso
Svjatogor.
vide avanzare un cavallo gigantesco, in groppa al
Svjatogor rise. — I tuoi colpi mi son parsi pun-
quale si trovava un cavaliere che col pennacchio
ture di zanzara. Buon per te che non ti ho colpito,
dell’elmo sfiorava le nuvole. Era Svjatogor. Allora
altrimenti ti avrei polverizzato gli ossicini. Ebbe-
Il’ja spronò il bravo Sivko e prese la rincorsa. Bal-
ne, prode Il’ja Muromec, sii il mio fratello minore.
zò fino alla testa del gigante e gli vibrò un enorme
Io sarò per te il maggiore.
colpo della sua mazza ferrata. Ma Svjatogor nemmeno se ne accorse.
— Cos’è successo alla mia forza prodigiosa?
— si domandò Il’ja, perplesso. — Fino a qualche
giorno fa abbattevo interi eserciti, e adesso...
Il’ja accettò e i due bogatyri andarono insieme
per molti e valli, scambiandosi i racconti delle
loro imprese.
Sarebbe molto lungo narrare le avventure
che vissero insieme Svjatogor e Il’ja Muromec.
Provò a vibrare un colpo ad una quercia e
Dell’amata fanciulla che Svjatogor custodiva in
quella andò in pezzi. Dunque aveva ancora la sua
una teca di cristallo e di come Il’ja la sedusse,
forza. Il’ja tornò all’attacco e picchiò un altra pos-
del fabbro che batteva sull’incudine i destini del
sente mazzata al capo di Svjatogor. Ma nemmeno
mondo, del possente padre di Svjatogor e di come
stavolta il gigante parve molto turbato.
strinse tra le mani una clava arroventata creden-
Il’ja tentò una terza volta e, facendo appel-
do che fosse la mano di Il’ja.
lo a tutte le sue forze, colpì Svjatogor sul petto.
Un giorno, mentre i due compagni vagavano
Questa volta il gigante oscillò leggermente, poi,
sul monte Eleon, s’imbatterono in un immenso sar-
muovendo la mano come se dovesse schiacciare
cofago di pietra. Il’ja provò ad entrarvi, ma il sarco-
una zanzara, afferrò Il’ja per i capelli e se lo ficcò
fago era troppo lungo e troppo largo per lui.
distrattamente in una tasca.
Dopo non molta strada il cavallo di Svjatogor
cominciò ad incespicare.
Lo redarguì Svjatogor: — Che ti succede, possente destriero? Ti si piegano le zampette e inciampi?
E il cavallo: — Mi si piegano, sì, le zampette e
inciampo! Due bogatyri in groppa su di me, bravo
cavallo, sono un pesante fardello!
— Non è per te il sarcofago, è chiaro — disse
Svjatogor. — Piuttosto sembra della mia misura.
Fammi entrare e prova a chiudere il coperchio.
Il’ja tentò di dissuaderlo ma il gigante non gli
diede ascolto. Si distese nel sarcofago e Il’ja gli
mise sopra il coperchio.
Poi Svjatogor chiese di uscire. Il’ja fece per
smuovere il coperchio, ma quello si era saldato
41
al sarcofago. Inutilmente Il’ja tentò di infrangerlo
Dobrynja divenne grande, la fama della sua forza
con la mazza: il coperchio resisteva ai suoi colpi
superò le mura della città e si sparse intorno per
più possenti.
la nera umida terra di Rus’.
— Prendi la mia spada — gli consigliò Svjatogor
E venne un giorno a Rjazan’ il prode bogatyr’
dal sarcofago. — Con quella riuscirai a infrangere
Il’ja Muromec, che aveva avuto notizia delle pro-
questo sarcofago!
dezze del piccolo Dobrynja ed era ben deciso a
— Inutile — disse Il’ja. — Non riesco nemmeno
a sollevarla da terra.
— Allora avvicìnati a questa fessura — disse
Svjatogor. — Ti aliterò la mia forza, così potrai sollevare la mia spada.
sperimentarne la forza. Non entrò dalle porte della città ma balzò direttamente oltre il muro di cinta. Poi vide alcuni bambini giocare e chiese loro
dove abitasse il piccolo Dobrynja.
Lo udì la madre di Dobrynja e si affacciò alla
Il’ja avvicinò il volto alla fessura e dall’interno
finestra. — Non è in casa l’amato mio figlio. È
Svjatogor gli alitò tutta la sua forza. Il’ja sentì allo-
andato a cavalcare per l’aperta ampia steppa per
ra il suo vigore moltiplicarsi e sollevò la spada del
quiete imprese di primavera: per cacciare oche e
gigante con uno sforzo minimo. Ma ad ogni colpo
bianchi cigni, e pennute anatrelle grige.
che menava contro il sarcofago, magicamente ap-
— Tu menti, Mamelfa! — gridò Il’ja.
parivano cerchioni di ferro ancora più robusti.
— Ahimé, Il’ja Muromec! Tu troverai il figlio
Svjatogor si rese conto alla fine che non poteva
sfuggire al suo destino. — Desisti, Il’ja, compagno
mio amato e lo ucciderai! Non farlo, abbi pietà!
Non rovinare la casa di una povera vedova!
mio. Qui finisce la vita di Svjatogor. Prendi il mio
Non mise tempo in mezzo, Il’ja Muromec, ma
buon cavallo e legalo qui accanto, perché perisca
galoppò subito per l’aperta ampia steppa. E vide
accanto al suo padrone e nessun altro lo possieda.
da lungi il giovane Dobrynja cavalcare a sua volta
Il’ja fece come gli era stato chiesto e tristemen-
gridando: — Non esiste un rivale che possa stare
te se ne andò. E questa fu la fine di Svjatogor.
alla pari con me!
Tanta vanagloria non piacque affatto al vecchio
DOBRYNJA NIKITIČ
cosacco, che subito attaccò il giovane Dobrynja. Si
Viveva un tempo, nella grande città di Rjazan’,
scontrarono nella steppa i due bogatyri, si colpi-
il nobile Nikita Romanovič.
rono con la clava, ma senza che uno dei due ri-
Morendo, il nobile Nikita, lasciò una giovane
uscisse ad abbattere l’altro. E allora si colpirono
vedova, Mamelfa, e a lei, quale unico diletto, la-
con le spade affilate, ma senza che uno dei due
sciò un bambino, Dobrynja.
riuscisse a prevalere sull’altro. E allora smontaro-
A cinque anni, il piccolo Dobrynja giocava con
no da cavallo e si afferrarono, provando ciascuno
i suoi coetanei e già manifestava una forza prodi-
la sua forza contro quella dell’altro. E urlarono,
giosa: se a uno prendeva la mano destra, gli stac-
e sprofondarono in terra fino alle ginocchia. Ma
cava la mano destra; se a uno prendeva il piede
d’un tratto cedette a Il’ja il piede sinistro, cedette
sinistro, gli staccava il piede sinistro. E quando
a Il’ja la mano destra, e il vecchio cosacco si rove-
42
sciò sull’umida terra.
distrutte. Dunaj infiammò di rabbia a quella vi-
Dobrynja lo schiacciò sotto di sé e gli chiese: —
sta, protese la lancia e per un attimo fu sul punto
Ehi, tu, bravo robusto cavaliere! Qual è la tua città,
di trafiggere il giovane Dobrynja. Ma poi pensò
quale il paese? Di quale padre, di quale madre?
che non era leale uccidere un avversario indife-
— Se stessi io sopra il tuo bianco petto, non
chiederei la famiglia e la razza. Invece il bianco
so, quindi balzò sul cavallo di Dobrynja e svegliò
l’eroe con l’asta della lancia.
petto ti aprirei e guarderei nel tuo focoso cuore! —
Vestito solo di una bianca camicia e senza stivali
rispose fieramente Il’ja. — Io sono della città di Mu-
di tiglio, Dobrynja balzò in piedi, afferrò la clava e
rom, sono il forte cosacco Il’ja Ivanovič Muromec.
cominciò a parare i colpi dell’avversario. Dunaj a
Allora Dobrynja si rialzò e aiutò Il’ja a rialzarsi a
cavallo e Dobrynja a piedi, combatterono per tre
sua volta. — Perdonami, Ilejuška, di averti atterra-
giorni e tre notti, mentre il frastuono del combatti-
to. Se avessi saputo chi eri, non ti avrei mai colpito.
mento si udiva come un temporale sulle steppe e la
I due divennero fratelli-di-croce e Il’ja condusse
Dobrynja alla corte di Kiev, dove il gran principe
Vladimir chiese chi mai fosse quel bravo giovane.
Rispose Il’ja Muromec: — Il suo nome è Dobrynja Nikitič!
madre umida terra tremava sotto i loro piedi.
Avvertì quel fracasso il vecchio cosacco Il’ja
Muromec, che sellò il suo cavallo e corse sulla
vetta della montagna, dove trovò i due guerrieri
che si battevano. Allora Il’ja afferrò Dobrynja col
braccio destro e Dunaj col sinistro, dividendoli. —
DOBRYNJA NIKITIČ INCONTRA
Oh, voi, possenti guerrieri! Perché mai vi battete
DUNAJ IVANOVIČ
e combattete?
Un giorno il valoroso bogatyr’ Dobrynja
Dunaj rispose: — Come posso non battermi e
Nikitič, mentre vagava per le steppe della Sacra
combattere? Avevo nella tenda tavole imbandite e
Rus’, trovò una tenda di nera tela, chiusa sul da-
cibi in bella mostra. E questo Dobrynja Nikitič ha
vanti da un lucchetto, sul quale stava scritto:
versato a terra tutto e tutto con i piedi ha calpestato!
Dobrynja rispose: — Come posso non batter-
CHI NELLA TENDA ENTRERÀ
mi e combattere? È lui, cane e brigante, che mise
MAI PIÙ VIVO NE USCIRÀ
la falsa scritta: «Chi nella tenda entrerà, mai più
Avvampò il cuore nel petto del guerriero e Do-
vivo ne uscirà». Ed io uscire voglio e vivo uscire!
brynja spezzò il lucchetto con un pugno. All’in-
Allora Il’ja Muromec li esortò a domare il loro
terno della tenda vi erano lunghe tavole imban-
focoso cuore di guerrieri e diventare fratelli-di-
dite. Còlto dall’ira, Dobrynja non pensò neppure
croce. E così li placò e li calmò, ed essi cessarono
a mangiare quel ben di Dio. Gettò tutto a terra,
di battersi e di combattere.
spaccò i piatti e pestò le vivande. Infine, preso dal
sonno, cadde addormentato.
La tenda apparteneva al bogatyr’ Dunaj
Ivanovič, il quale trovò Dobrynja addormenta-
I tre eroi si recarono poi a Kiev, dove Dunaj
Ivanovič entrò al servizio del gran principe Vladimir, piccolo sole.
(continua)
to in mezzo alle tavole rovesciate e alle stoviglie
43
Campagna anti vandalismo sui mezzi
pubblici a cura della COTRAL
A cura della Redazione
Si è svolta a Palombara Sabina (RM), nei giorni
Il nostro responsabile territoriale Maurizio
28/29/30 settembre 2012 la manifestazione orga-
Guccini, in qualità di rappresentante della So-
nizzata dalla nostra associazione, la “Società Tol-
cietà Tolkieniana Italiana, si è recato il giorno
kieniana Italiana”, con il Patrocinio della Regione
27/09/2012 presso gli uffici della Koi Adv, in via
Lazio - Assessorato ai Trasporti e alla Mobilità e
dei Banchi Vecchi 58, agenzia che si occupa della
con il Patrocinio del Comune di palombara Sabi-
distribuzione del materiale della COTRAL relati-
na (RM), nonchè con il contributo della Cotral –
vo alla campagna antivandalismo, ed ha preleva-
Lazio, presso il castello Savelli.
to cartoline, dei roll up ed un dvd contenente il
Molto della riuscita di questa edizione è
video relativo alla campagna in oggetto.
dovuta alla disponibilità ed alla sensibilità di tut-
Il giorno 28/09/2012, in occasione dell’apertu-
ta l’amministrazione comunale di Palombara, dal
ra dell’evento, come da accordi con COTRAL, è
Sindaco fino al personale dei vari assessorati coin-
stato distribuito il materiale a tutti i partecipanti
volti, senza dimenticare ovviamente gli Assesso-
e, dopo un’introduzione da parte delle autorità
ri. Molto si deve anche alla disponibilità dell’Ente
presenti (l’Assessore al Comune di Palombara Sa-
gestore del Castello.
bina Alessandro Palombi, l’Assessore al Comune
Un grandissimo ringraziamento non può non
di Palombara Sabina Lorenzo Anniballi, la resp.
andare a tutte le aziende che hanno partecipato
prov. Dell’Asi Ciao Alina Baciu, il pres. dell’ass.
sono forme diverse, a cominciare dalla Cotral,
Rosa dei Nirb
fino all’ultimo degli standisti, permettendoci con
i loro contributi economici, la realizzazione di
questa XIX edizione.
La manifestazione in definitiva è riuscita a
Angelo Ranaldi, il dir.art. dell’evento Maurizio
Guccini) in cui è stato spiegato il senso della campagna, è stato proiettato il video.
mantenere intatto il suo programma iniziale, no-
Durante i tre giorni della festa (28-29-30 set-
nostante alcuni spostamenti di orari e di sale do-
tembre 2012) il materiale è stato distribuito da
vuti ad alcuni ritardi dei relatori.
persone dello staff presenti all’ingresso, a tutti i
Per quel che concerne la manifestazione realizzata all’interno della Hobbiton denominata “Cam-
partecipanti (stimati in almeno 2500) fino ad esaurimento dello stesso.
pagna per la sensibilizzazione dei giovani contro
I roll up sono stati posizionati in modo fisso
il vandalismo sui mezzi pubblici” a cura della Co-
nella sala convegni ai lati del tavolo dei relatori, in
tral, tutto si è svolto secondo programma.
evidenza e visibili da tutti i presenti. La domenica
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sono stati posizionati invece nell’area ludica.
citario stampato con inserito il logo della Cotral,
Il video è stato trasmesso prima di ogni evento
a cui farà seguito, appena approntato, cd-rom
segnalato nel programma ed il Cotral ringraziato
contenenti tutte le foto della Festa, nonché copia
più volte dai presentatori e dagli artisti.
di cartolina, programma e manifesto con logo Co-
Di tutto questo si allegano fotografie a dimo-
tral.
strazione di quanto riportato e materiale pubbli-
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Gli stands della
Società Tolkieniana Italiana
Lucca Comics & Games 2012:
Panoramica dello stand
Lucca Comics & Games 2012:
Artista a lavoro, bozzetti a cura di Marina Sussa
Lucca Comics & Games 2012:
Paola Ramella, verifica di stampa
Calendario 2013
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Lucca Comics & Games 2012: Megalomania Presidenziale !
Cartoomics 2013 a Milano presso l’area “la Foresta Magica!”
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