Memento Audere Semper - Liceo Classico Ugo Foscolo di Albano

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Memento Audere Semper - Liceo Classico Ugo Foscolo di Albano
Memento Audere Semper
di Francesca Leuti e Chiara Perfetti
A.S. 2013/2014 classe VD
COLLOQUI FIORENTINI XIII EDIZIONE
Premessa
Nonostante il “Superuomo” sia un argomento trattato più volte, crediamo sia opportuno continuare
ad analizzarlo, non solo come figura, ma anche come ideale filosofico o come vero e proprio stile di
vita. La vita è una sola, e cogliere l’attimo potrebbe rivoluzionarla a tal punto da farci gioire di
questa. Probabilmente “L’osare l’inosabile” voleva suggerirci questo, ma oltre a soffermarci sul
pensiero d’Annunziano, vorremmo risalire alle sue origini. Quindi, mettetevi comodi, aprite la
mente e siate pronti ad un viaggio, che, pur se breve, cercherà di indirizzarvi verso una vita
migliore, basata sul principio del “Memento Audere Semper”. D’Annunzio è un Superuomo? Lo
scopriremo presto.
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Le origini del Superuomo
Già nella lontana seconda metà del 1700, un filosofo, di nome Arthur Schopenhauer, nella sua
opera giovanile intitolata “Il mondo come volontà e rappresentazione”, sosteneva che il mondo è
ciò che l’uomo vede attraverso la sua volontà, appoggiando la teoria asceta secondo la quale
bisogna vivere tramite la volontà degli istinti vitali dell’uomo stesso.
Successivamente, nella seconda metà del 1800, un filosofo, poeta e compositore tedesco di nome
Friedrich Wilhelm Nietzsche, nell’ambito del “Nichilismo” (percorso filosofico che intendeva la
vita senza senso, senza obiettivi), affermava che esisterà un nuovo essere, capace di cambiare il
mondo: è il “Superuomo”.
Analizzando il termine nella sua lingua originale (Über-Mensch), possiamo vedere che la vera
traduzione è “oltre-uomo”, ciò sta ad indicare un essere che va ben oltre la semplice natura umana,
in quanto avrà il compito di “andare oltre la loro condizione”. Il vero Oltreuomo è, in conclusione,
colui che è in grado di vivere libero tra le restrizioni della vita.
Nella sua opera, intitolata “Così parlò Zaratustra”, Nietzsche ci fornisce una vera e propria guida,
attraverso l’ausilio di racconti fantastici. Per diventare Superuomini, basta seguire tre punti:
1) Possedere una volontà costruttiva, che sia in grado di mettere in discussione gli ideali
prestabiliti, che sia quindi in grado di rivoluzionare l’ideale umano.
2) Superare il nichilismo attraverso la gioia tragica (la tragedia era vista dal filosofo sia come
mezzo educativo all'eroica tragicità della vita, sia per l’istinto dell'uomo rinascimentale, che
sapeva tendere oltre l' "umano troppo umano”).
3) Credere nell’ “amor fati”, ovvero in un amore gioioso e salubre in ogni suo aspetto, terribile,
caotico o problematico che sia.
Ma come possiamo dimostrare l’influenza di questi due filosofi nella vita di D’Annunzio? Basta
osservarne le azioni.
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Applicazione dei principi filosofici nelle azioni d’Annunziane
“Memento audere semper”. Così citava d’Annunzio e possiamo dire che così lasciava una traccia di
sé nelle sue opere: partendo dalla volontà di agire, costui è stato in grado di compiere azioni quasi
inimmaginabili per un uomo comune. Riprendendo i punti delineati precedentemente riguardo al
pensiero di Nietzsche, possiamo paragonarli alle azioni compiute da d’Annunzio.
Iniziamo con il dire che la “volontà creativa” d’Annunziana consiste proprio nel compiere azioni
quasi provocatorie, oltremodo insolite per un uomo dell’epoca.
Era la notte fra il 10 e l’11 Febbraio del 1918, quando d’Annunzio, all’età di 55 anni, dopo l’azione
militare ricordata come Beffa di Buccari, decide di lanciare in mare dei volantini, marchiati da
questo testo: “In onta alla cautissima Flotta austriaca occupata a covare senza fine dentro i porti
sicuri la gloriuzza di Lissa, sono venuti col ferro e col fuoco a scuotere la prudenza nel suo più
comodo rifugio i marinai d’Italia, che si ridono d’ogni sorta di reti e di sbarre, pronti sempre a
osare l’inosabile. E un buon compagno, ben noto – il nemico capitale, fra tutti i nemici il
nemicissimo, quello di Pola e di Cattaro – è venuto con loro a beffarsi della taglia”.
Con l’ausilio di superlativi e vezzeggiativi sprezzanti, trasmette messaggi bellici , richiamando più
volte la sua presenza definendosi “nemico capitale”, citando imprese (Pola e Cattaro) e facendo
richiamo ai M.A.S, mezzo con cui ha compiuto l’impresa. L’acronimo M.A.S. oltre ad indicare i
motoscafi con cui si erano diretti verso il compimento dell’azione, coincide perfettamente con la
massima latina “Memento Audere Semper”, ovvero “ricordati di osare sempre”. Il desiderio di un
ricordo, il desiderio di agire, di forzare la realtà con imprese belliche e non, sono tutti concetti che
esprimono alla perfezione la “volontà creativa”, guidata quasi da un fanciullo interiore, che con la
sua creatività e con le sue invenzioni, rende possibile l’azione stessa. Un confronto continuo tra
l’essere uomo e l’essere fanciullo, tra ragione e irrazionalità, tra limite e non limite: l’abilità di
d’Annunzio sta nel valicare consapevolmente questi limiti, nel sapersi districare tra queste scelte
optando per l’ipotesi più assurda, che può rivelarsi la più adatta. La capacità di osare, il coraggio di
agire ( sottolineato anche nel volantino lanciato durante il volo su Vienna, nel 1918), permettono a
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d’Annunzio di contraddire e rivoluzionare i pensieri altrui, nonché il suo, gli permettono di
raggiungere la felicità.
A proposito della “gioia tragica”, d’Annunzio riscopre la tragedia attraverso tre avvenimenti
importanti nella sua vita, quali la conoscenza, attraverso delle traduzioni in francese, dei testi di F.
Nietzsche (in particolare de “La nascita della tragedia”), un viaggio in Grecia, dove rimase
affascinato dalle opere di Sofocle e di Eschilo (come afferma in alcune delle sue lettere), nonché il
rapporto di lavoro e amoroso con Eleonora Duse, sua musa ispiratrice. Rileggendo e riportando in
scena vecchie e nuove tragedie, d’Annunzio crea un nuovo tipo di tragedia, che sembra riflettere il
suo stile di vita, ovvero la tragedia moderna, impegnando al massimo livello d’arte tutti gli elementi
dello spettacolo: non solo testo, coro, musica e danza; ma anche costumi, scenografia e pittura,
rimanendo fedele al suo canone di esteta, affezionato alla bellezza e al lusso. L’ autore è egli stesso
un eroe tragico, poiché decide di abbracciare la rivoluzione, dando origine ad un dramma
rivoluzionario ispirato alla tragedia, caratterizzato da un singolo atto, focalizzato non solo sulla
rappresentazione, ma anche rappresentato per carpirne l’essenza e non travisarne il messaggio.
Parliamo, infine, dell’ “amor fati”. E’ comunemente noto che D’Annunzio fosse un gran donnaiolo:
le donne sono sempre state presenti nella durata della sua vita. Come il nostro autore, anche i
protagonisti delle sue opere sono soggetti all’amore, non solo come sentimento, ma anche come
passione e desiderio. Nonostante tutto, per raggiungere l’ “amor fati”, ogni protagonista deve
superare un ostacolo: l’amante stessa. Nell’ “Innocente”, il protagonista scopre una via per
raggiungere una vita senza dolore, ovvero abbandonare l’amata, che però allo stesso tempo lo
frena, poiché incinta. La donna, anzi, l’essere nella donna, presenta l’ostacolo che gli impedisce di
raggiungere la felicità. Tullio riuscirà nel suo intento solo uccidendo il figlio appena nato. Così
abbiamo una vera dimostrazione dell’ “amor fati”, rivolto al protagonista stesso, disposto a tutto per
raggiungere un amore, una felicità che secondo lui lo avrebbero realizzato.
Nel “Fuoco”, Stelio ama molte donne, poiché queste sono oggetto del suo desiderio, ma non si
perde mai d’animo: costui è un vero Superuomo. Nel protagonista di questo romanzo possiamo
identificare l’autore stesso: sa di poter cambiare la sua vita in base alle sue scelte, affiancate dal
lusso e dal desiderio, materia prima delle azioni.
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Conclusione
Come ben si sa, dietro ogni opera, dietro ogni azione, troviamo l’indole dell’autore di tali imprese.
Chi potrebbe mai descrivere così a fondo la vita di un Superuomo, se non un superuomo stesso?
Con le sue vicende d’Annunzio ci ha dimostrato di saper andare oltre non solo nella sua esistenza,
ma anche nelle sue opere, con nuove creazioni e romanzi intriganti, con stili appositamente studiati
e tematiche attuali.
Il desiderio di amare, di essere amati è oltremodo infinito. È probabilmente lo strumento, la base
che sta nelle azioni del poeta: amore per la Patria, amore per se stessi, desiderio di agire. L’infinito
desiderio dell’autore, è l’infinita volontà di agire, di osare.
L’autore stesso ha dimostrato che il suo essere Superuomo può essere trasmesso a chiunque abbia
voglia di osare, immedesimandosi più volte nei protagonisti dei suoi racconti.
Un solo uomo, ci ha mostrato che con la sola volontà possiamo cambiare il mondo, sta a noi
decidere come, dove e quando.
“Ah perché non è infinito come il desiderio, il potere umano!”
Così esclama uno dei grandi della letteratura, quasi in tono ironico, dimostrandoci attraverso le sue
opere e le sue esperienze che, attraverso il desiderio, diventando Superuomini, con l’ausilio della
sola volontà, il potere umano è oltremodo infinito.
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