SMEMORANDA. Ovvero istruzioni sul modo di trarre vantaggi

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SMEMORANDA. Ovvero istruzioni sul modo di trarre vantaggi
I
SMEMORANDA.
Ovvero istruzioni sul modo di trarre vantaggi "falsificando” il proprio
passato.
Per coloro che nutrono ambizioni politiche l'archivio della memoria non può
essere mai il luogo sacro dei ricordi. Quando il loro passato, infatti, non è
funzionale al presente, si rende necessaria la sua falsificazione. Il metodo è
ampiamente collaudato per trarre ogni genere di vantaggi, perfino dalle colpe
commesse, che vengono sistematicamente negate e ribaltate. Sfruttando
abilmente le circostanze temporali, gli umori della gente e le convenienze di chi
conta, il risultato è assicurato. Nel “gioco del controllo della realtà” gli ex
comunisti, diventati pidiessini e progressisti, (più francescanamente "ulivetani"
in linea con il codice della neolingua di orwelliana memoria), sono stati sempre
impareggiabili maestri.
Gli unici a non aver risentito del terremoto provocato de tangentopoli che ha
travolto democristiani veri e falsi e i socialisti del povero Craxi, sono proprio loro,
attori comprimari. di quel consociativismo che ha provocato i recenti mali
dell'Italia e, di cui, oggi, tutti, spudoratamente, si scandalizzano, dopo averne
beneficiato in 'tutti i modi.
Sostenere che essi continuino ad essere maestri dell'inganno e storici faziosi
lo considerano una provocazione di destra; ma chi scrive -e non lo è- non si
offende, se serve uscendo dal coro per smascherare di che pasta siano fatti
coloro che ieri sostenevano una cosa e oggi I’esatto contrario, osannati dal
popolo sovrano.
Anche nei dintorni ci si imbatte in qualche scrupoloso sostenitore di quel
gioco. Prendi, ad esempio il caso del sindaco Zacbeo. Della sua parabola intellettuale e politica…tutti sanno e tutti tacciono. Nonostante i suoi trascorsi
rivoluzionari, col soccorso di parenti e amici medici, si è rifatta una verginità di
moderato che nessuno gli contesta per paura, per pigrizia, per piaggeria, o solo
per pura convenienza.
Ex sesantottino, sovversivo per vocazione per via dei cromosomi ereditati,
dicono le cronache che sia stato strenuo difensore del proletariato, profeta
accigliato di una società più giusta, finalmente liberata da americani, papi e
democristiani. In famiglia si faceva a gara a chi stava più a sinistra. Ai tempi
dell'università, mentre consolidava la convinzione, tutta comunista, che il
filosofo non deve interpretare il mondo, ma lo deve cambiare per sé e per
gli altri, faceva la raccolta punti, di trenta e lode, sul libretto degli esami.
Chiosando Marx, Lenin e Mao con gli articoli de "L'Unità" e di "Rinascita" la
cartella era subito completa. Per lui e i compagni del Collettivo esistevano solo
due generi di individui: i comunisti di tutte le Russie, che non mangiano i
bambini, e i fascisti, tutti quelli che "se non sono con me sono contro di me".
L'appartenenza a quella schiera eletta di puri e duri, che avevano imparato bene,
la lezione, li abilitava ad ogni forma di lotta contro i detentori del potere politicoeconomico-morale: lo Stato, la Chiesa, gli industriali e le forze dell'ordine,
braccio violento del sistema repressivo.
Il Partito-Chiesa allevava con cura quei giovani militanti, rigorosi e zelanti, che
obbedivano ciecamente in nome dell'ideologia, e li guardava con ammirazione,
impaziente di farli salire in cattedra senza sforzo, subito dopo lo svezzamento.
Certo, il giovane Egidio in quei "formidabili anni" non ha mai lanciato bombe
molotov, né ha mai ucciso qualcuno con la P38 o partecipato ad espropri
proletari. Ci pensavano i cugini di Lotta Continua, di Potere Operaio e di
Avanguardia operaia, le cui esuberanze, sempre giustificate, sotto sotto lo
esaltavano oltre misura.
II
Dopo il dottorato, il Partito gli assegnò il compito di contestare, come
consigliere comunale, i costumi corrotti e la politica clientelare degli
amministratori democristiani di Campi. Lo scontro, mitico, è ancora vivo.
Il tempo passò e il nostro Zachèo, come nelle favole più belle, si ritrovò
sindaco di Campi, non per meriti propri, ma per la stupidità e i calcoli sbagliati
di qualcuno, per gli scrupoli beceri di qualche altro e per le smemoratezze di
tutti. Oggi è irriconoscibile, non c'è più traccia del suo passato. Al tempo del
rigore ideologico e dell'Utopia è subentrato il buonismo degli Anni Novanta
Perfettamente integrato nel sistema di potere, coltiva le sue ambizioni senza
limite. Smanioso di popolarità, guarda allo scanno di deputato con la stessa
bramosia di un Tantalo redivivo. Ma i giochetti sotterranei non sempre
riescono, soprattutto se non si sta in buona compagnia.
Egli ha imparato ben presto a comportarsi come un inappuntabile borghese in
doppio petto (ma Marx non chiamava quelli come lui "piccoli borghesi"?).
Con un abile intervento di lifting è riuscito a mascherarsi da uomo equilibrato e
benpensante. Nei suoi interventi ha assunto un tono rassicurante e perbenistico,
come si usa nelle migliori Famiglie.
Nell'intento di occupare il Palazzo di città fingendo di uscire dal partito per
prepararsi all'età dell'innocenza, ha lavorato in silenzio per qualche anno,
alacremente, con determinazione e con la benedizione, per interposta persona,
del solito inossidabile potente, che dall'alto del cielo dopo aver protetto i gaglioffi,
impegnati a gettare sul lastrico la gente con garanzia d'impunità, ha avuto pure il
tempo per sostenere il nuovo corso, marcato "Seconda -Repubblica".
Con promesse allettanti, e non mantenute, ha circuito sedicenti democristiano-popolari e vanesi socialisti; ha chiamato a raccolta i soliti professionisti,
sornioni e opportunisti, felici di cambiare partner di letto; ha sollecitato le
frustrazioni dei radicalchic di facciata e gli spiriti goderecci di quella fascia della
gioventù privilegiata, mai perdente, dei figli di papà viziati, presuntuosi e
saccenti.
Ha saputo coltivare soprattutto l'orto dell'associazionismo cattolico, zona
incontaminata e riserva di animali in via di estinzione, frequentata da giovani
inquieti e da fanciulle in fiore, con il certificato di verginità da esibire a richiesta e
con possibilità di controllo, tutti in attesa del novello messia, annunciato dal
parroco e dintorni. Zacheo ha conciliato tutti, santi e peccatori. Ha convinto i
nuovi seguaci che la verità è figlia del tempo: ciò che dico oggi lo negherò
domani; avevo torto ieri, ho ragioni da vendere stamani.
Grazie al suo progetto, elaborato con le forze sane del paese, Campi, dopo
quarant’anni di malgoverno e di ignoranza, è uscita dall'età delle caverne, e
rinata. Ristabilita la legalità, è diventata la capitale della Cultura, l'ombellico
dell’Italia intellettuale.
La rivoluzione planetaria, la liberazione dei popoli oppressi dall'imperialismo
capitalista non sono che un ricordo opaco. Non ha mai inneggiato a Ho Chi Min,
a Pol Pot, alle Guardie Rosse e alla Rivoluzione culturale cinese. II sogno
del proletariato riscattato, i cortei in eskimo e col pugno chiuso in nome del bel
Che Guevara o in sostegno dei feddayn palestinesi, perfino l’odio anticattolico, appartengono all'archeologia storica, forse non sono mai accaduti. Solo
Gramsci non ha riposto in soffitta, avendogli insegnato i trucchi del mestiere.
Oggi Zacheo ha come compagni di cene e di divertimenti quegli stessi borghesi
contestati fino a ieri, sempre più furbi e arroganti, che votano a sinistra ma che
disprezzano la plebaglia democratica.
III
Se i vecchi comunisti, forse dai modi rozzi ma coerenti e perciò degni di
rispetto, con i calli sulle mani e i problemi di sempre, continuano a frequentare
quel di casalabate, il sindaco Zacheo soggiorna nelle località turistiche rinomate,
non per disprezzo delle masse, ma per non offendere la dignità del ruolo di cui
è investito. Oggi si preoccupa dell'ordine pubblico ed è intenzionato a mettere a
guardia di ogni cittadino un carabiniere. Ama inaugurare mostre ed esposizioni,
organizzare conferenze e tavole rotonde. Si diverte con l'arciprete a istituire
tronfie e fumose commissioni, con nomi altisonanti pur di accalappiare i gonzi, e
a elargire , con munificenza di signore rinascimentale, soldi all'ateneo leccese;
per pura vanità concede onori e privilegi a eccentrici personaggi, con
cerimonie sfarzose, non certo riservate al canagliume della strada da sputare,
ma a coloro, per citare Longanesi, che hanno abitudini di intelligenza e di
cultura e che sono imbecilli.
Dopo aver dichiarato Monumento nazionale Piazza Libertà con le sue Chiese,
ha dirottato il popolo verso zone accoglienti; ben arredata la Villa comunale,
dove i suoi parenti intrattengono tutti, con modi discreti e raffinati, offrendo caffé
e aperitivi.
Non si separa mai dal telefonino, pronto a rispondere alle chiamate urgenti dei
suoi amati concittadini, e scorrazza con l'autista per l'Italia per propagandare
Campi; solo di rado dirotta in quel di Pisa, a far visita all'erede, sempre a spese
del Paese.
Per non sminuire l'importanza del mandato istituzionale, ha pensato di
riqualificarlo economicamente, raddoppiando l'indennità di carica per sé e per gli
assessori. Non ha, comunque,, dimenticato il popolo; ha previsto l'aumento delle
tasse e dei balzelli, un modo semplice e democratico per farlo partecipare alle
responsabilità amministrative Così popolo assiste guarda a bocca aperta; non
ha più di che lamentarsi.
Consapevole della propria ignoranza, il popolo si vergogna di se stesso e si
affida alla saggezza di uno scrittore di dotti volumi e di severe memorie, che tutti
ammirano in libreria senza toccare e leggere (beninteso solo per sacro rispetto).
Gli artigiani e i commercianti non protestano più, gli operai senza salario e i
disoccupati neppure gli pseudo intellettuali, gli insegnanti, i professionisti si
sentono appagati. L’opposizione, domata è inoffensiva e rispettosa, la si lascia
parlare ma è ben educata. Si è realizzato perfino il compromesso storico
casereccio.
Si aprono negozi chic e pizzerie per gente dai gusti raffinati, che sa come
vivere alla faccia della solidarietà terzomondiale!
Il Grande Fratello veglia ormai su tutti. I mali annosi del paese sono un brutto
ricordo. Con I’omologazione morale e culturale si è realizzata l'uguaglianza dei
cittadini, facendo giustizia delle diversità d'un tempo. Per incanto non c’è più il
problema del traffico, dell'inquinamento, dei depositi della spazzatura fuori e
destro il paese, dell'abusivismo;non si permettono più storture architettoniche.
Non c'è più criminalità, non ci sono scippi, non si spaccia droga, ne si muore di
AIDS. Le periferie sono paradisi di convivenza, con le strade sistemate e tanta
acqua negli scantinati, Tutti si amano e festeggiano all'aperto al suono della
banda ( pardon: orchestra) comunale.
Il sindaco, dunque, ha diritto di essere elogiato e vezzeggiato, di non essere
mai contraddetto ne contestato.
Novello protettore dei credenti, frequenta le solenni funzioni religiose
.compunto; partecipa in pompa magna alle processioni, amoreggia con il
parroco, laicamente ed ecunenicamente ; restaura perfino le chiese, che un
tempo non lontano -solo per intemperanza giovanile- avrebbe raso al suolo con
sacro furore ateo.
IV
Si dice che in cuor suo (ma è una calunnia) disprezzi, cordialmente
ricambiato, i laici di sinistra, compagni di cordata, noti più per i molti vizi privati
che per le poche pubbliche virtù! E che tratti come servitorelli senza storia gli
alleati di governo: tanto i furbastri rampolli della vecchia borghesia liberale, nelle
cui ville giganteggiano i ritratti di alti gerarchi fascisti; quanto i cattolici popolari,
tenuti sotto spirito dal parroco (degli integralisti sciocchi si son perse le tracce),
egli non sa se ammirane di più la dabbenaggine o la vocazione al martirio. La
diceria su questi ultimi, forse, non è senza fondamento, essendo stati
considerati, già in altre occasioni, degli zombi, eternamente destinati ad
essere spernacchiati come utili idioti da vetrina.
II capolavoro di Zacheo, che merita di entrare negli annali delle cronache
locali, però, è un altro. È riuscito, senza scandalo per nessuno, a ricevere
l'omaggio degli storici nemici, organizzando per loro, con la magnanimità di un
antico sovrano vincitore, una sviolinata di esaltante classicità! Che
commozione vedere gli antichi rivali, tra le luci e gli addobbi della sala consiliare,
con il codazzo degli amici e servi ipocriti e degli osannatori a cottimo, sorridersi
e stringersi la mano, come se nulla fosse stato! La cultura ha trionfato sull’odio
antico e sul rancore. Il disprezzo reciproco ostentato sui palchi dei comizi è un
ricordo da risata. Gli invidiosi hanno mormorato -ma sono stati subito zittitiche il miracolo è stato possibile perché il, primo, Zacheo, ha ceduto alla vanità e
ha sciolto un voto per grazia ricevuta; i secondi, perché avevano da svendere il
resto della propria dignità. Se questa è la novità culturale, allora, io, laico
fottuto, grido senza vergogna con Tolstoi: "Perisca la cultura, trionfi la
giustizia!" Tra i presenti alla cerimonia c’era un tale che si rodeva il fegato per la
rabbia di non aver dato ascoltato, un tempo, Ennio Flaiano. Lo scrittore, a
proposito di chi ha ambizioni, annotava: “chi vuole i vantaggi deve iscriversi al
Partito Comunista: non c'è modo migliore per essere rispettati, per avere ampie
possibilità per il futuro; per non temere alcuna perdita in caso di interferenza del
sistema; per aver ascolto tra i giovani e guadagnarsi I’ammirazione del ceto
borghese; per fare rapida carriera e, nei casi disperati, per ammantarsi dell'alone
di martirio”. Quest’ùltima annotazione, in verità, il malcapitato la pensava ad
occhi chiusi, per prudenza. "se quel diavolo di Zacheo, diceva tra sé e sé, mi
legge nel pensiero, ne approfitta. Con i tempi che corrono c’è il rischio di
trovare nella Chiesa Madre, accanto alla statua di Sant'Oronzo anche quella di
Sant'Egidio Zacheo martire, ateo da venerare, nominato coo-protettore da Don
Gigi, suo devoto!".
Gondrano della Masseria
TESTI ORIGINALI, RECAPITATI E DISTRIBUITI IN VARIO MODO.
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