Cecchi-Landi-Mambrin..

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Cecchi-Landi-Mambrin..
Neri Cecchi, Fulvio Landi, Francesca Mambrini
CARTOGRAFIA STORICA, GIS E VIRTUAL LANDSCAPING: SPERIMENTAZIONI
LUNGO LA VIA FRANCIGENA*
La ricostruzione virtuale del paesaggio storico: introduzione
La ricostruzione di paesaggi storici è motivata principalmente dall’esigenza di
disporre di strati informativi a diversi tagli temporali necessari all’interpretazione del
palinsesto di ogni singolo paesaggio, individuandone gli elementi caratterizzanti e le
invarianti da tutelare. Questa operazione, sicuramente complessa, permette di
contestualizzare correttamente nello spazio e nel tempo tale patrimonio culturale,
fatto di segni materiali localizzati e di valori in un sistema di relazioni sociali che gli
conferiscono il significato di bene (Dematteis, 1998), comprendendone
contemporaneamente le dinamiche di patrimonializzazione, in un momento in cui la
progressiva evoluzione delle culture tradizionali verso un mélange culturale
globalizzato rende la percezione dell’identità locale “categoria effimera […] difficile
sempre da ridurre a dispositivo d’azione” (Sereno, 2007).
La difficoltà di produrre e rappresentare tali ricostruzioni unitamente alla
necessità di
utilizzare strategie di comunicazione efficaci in procedure di
concertazione, per applicazioni didattiche, per la valorizzazione turistica di un
territorio, nell’ambito della land evaluation analysis per la simulazione di scenari
futuri, ha suggerito l’uso combinato di tecnologie GIS e rendering 3D in quanto tali
strumenti consentono di gestire serie storiche di dati, evidenziando i processi di
trasformazione e generando ambienti immersivi di grande efficacia comunicativa.
L’analisi e la rappresentazione delle dinamiche territoriali viene realizzata grazie
alla progettazione di un geodatabase in grado di implementare dati strutturati in serie
temporali: in sostanza la tecnologia GIS, rendendo possibile la georeferenziazione di
tutti i dati, l’integrazione di fonti diverse per epoca di realizzazione e per
caratteristiche intrinseche e l’estrapolazione di tematismi vettoriali più agevolmente
analizzabili rispetto al dato di partenza, consente l’analisi e il confronto delle
informazioni offerte da ciascuna fonte reperita. È soltanto successivamente a questa
fase che entrano in gioco i software per la renderizzazione 3D, capaci di ricostruire in
maniera fotorealistica ed immersiva i paesaggi storici, mantenendo al contempo la
correttezza delle informazioni acquisite precedentemente in ambiente GIS.
Cartografia storica e virtual landscaping: nuove metodologie, vecchi
problemi
La costante diffusione delle tecnologie informatiche ha finito per rendere
possibile la realizzazione di una cartografia sempre più libera dalle consuete
limitazioni di “carta e inchiostro”. Conseguentemente, il superamento della mappa
tradizionale ha portato ad un crescente interesse per animazioni e mondi virtuali, dove
si producono immagini di paesaggi tridimensionali e l'utente è in grado di muoversi o
“navigare” attraverso il paesaggio, esplorandolo da viste ed angoli sempre diversi
(Lin, Batty, 2012).
Inoltre, se una delle questioni fondamentali relative all’uso di cartografia storica
nei GIS ruota attorno alla necessità di gestire correttamente le informazioni temporali
(al pari di quelle spaziali e degli attributi), dal momento che la cartografia prodotta
spesso non permette la visualizzazione di tali elementi, in quanto fondamentalmente
“istantanea” di un momento preciso, potenzialmente le animazioni potrebbero
facilitare il superamento di questo problema, consentendo la creazione di una serie di
snapshot montati all’interno di un filmato, in grado di mostrare i mutamenti temporali
di ciò che si sta studiando.
Tuttavia ad oggi l'uso di tali strumenti risulta ancora abbastanza limitato,
soprattutto nel campo delle ricerche geostoriche, dove invece ci si sarebbe potuto
aspettare un impatto maggiormente significativo, proprio per l'interesse intrinseco di
tale approccio ai mutamenti temporali (Gregory, Ell, 2007).
Ciò nonostante, proprio come una carta può divenire uno strumento efficace per
la rappresentazione di un fenomeno, a patto di essere realizzata nel rispetto delle
regole tecniche e artistiche proprie della scienza cartografica, così un’immagine
tridimensionale può divenire ulteriore elemento di corredo alla carta stessa, senza
sostituirla, né tantomeno sostituendo l’apparato di regole e criteri su cui si è basata la
sua realizzazione.
In un certo senso le ricostruzioni virtuali costituiscono una forma di
rappresentazione della superficie terrestre molto meno astratta di quanto siano le
mappe tradizionali e possono, dunque, essere utilizzate per la restituzione di paesaggi
storici, nel tentativo di capire come in passato il territorio apparisse all’essere umano
e come mai proprio quelle forme e non altre siano state prodotte dall’uomo nel tempo.
La riproposizione di un paesaggio storico può in sostanza risultare utile per indagare in
che modo questo venisse percepito dalla comunità che lo aveva creato, quale fosse
l’immagine che l’uomo aveva del suo territorio, quale la dimensione spaziale entro cui
si muoveva.
Risulta ovviamente chiaro come un tale approccio, per essere rigoroso, comporti
lo studio metodico e attento delle forme del paesaggio, le colline e le valli, i fiumi, le
vie di trasporto, la vegetazione e gli insediamenti, acquisite da tipologie documentarie
sempre diverse: dalla cartografia storica, alle fonti iconografiche, alle fotografie aree,
fino alle immagini satellitari.
Sulla base di quanto detto appare evidente come animazioni e mondi virtuali
possano costituire un dispositivo di comunicazione assai efficace per la trasmissione
delle informazioni e dei contenuti scientifici. In tal senso però, uno dei rischi principali
in cui s’incorre utilizzando queste tecnologie è costituito proprio dalle tentazioni
estetiche della riproduzione grafica, che a volte finiscono per far dimenticare i
contenuti che l'immagine, sia essa un'animazione o un mondo virtuale, dovrebbe
invece comunicare. Osservando una qualsiasi ricostruzione tridimensionale, le
domande che è necessario porsi sono: «Cosa comunica questa immagine? Quali
strutture descrive?» e non semplicemente «Mi piace questa immagine? È stata
realizzata bene?» (Id., 2007). Se la risposta è che l’immagine appare gradevole, ma
non fornisce informazioni sul soggetto rappresentato, allora non offre grande utilità
per la ricerca scientifica. Questa è in effetti un'affermazione ovvia, ma è molto facile
rimanere affascinati da una grafica di alta qualità dimenticando di curare il messaggio
che si intende comunicare e le informazioni che si desiderano rappresentare.
La ricostruzione di un paesaggio deve, inoltre, essere pensata come un modello,
da correggere e integrare, che tende ad avvicinarsi alla realtà storica, perché fondato
sull’analisi di documentazione vagliata, ma che non potrà proporsi come ricostruzione
assolutamente fedele.
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In definitiva il virtual landscaping rappresenta uno strumento in fase di
sperimentazione e il suo potenziale, senz’altro vasto, non è stato ancora
completamente sfruttato nella ricerca geostorica.
Un primo caso di studio: la via Francigena tra San Miniato e Altopascio
Le strade medievali non possedevano, come quelle romane, una nomenclatura
ufficiale, ma erano indicate con nomi diversi che derivavano dalle caratteristiche del
territorio attraversato, dall’origine o dalla meta finale del percorso e si
sovrapponevano, cambiando nel tempo e in relazione al punto di vista. Capitava ad
esempio, a causa di quest’assenza di ufficialità, che le strade a lunga percorrenza si
distinguessero per una duplice denominazione. È questo il caso di quella strada, o
meglio di quell’itinerario di rilevanza internazionale, che metteva in comunicazione le
città della penisola, e Roma in particolare, col mondo d’oltralpe. Essa veniva
generalmente chiamata con l’appellativo di «francigena» o «francesca», mentre nella
pianura padana o nei tratti alpini, zone in cui il tracciato tendeva a ramificarsi per la
varietà dei percorsi che attraversano il confine, veniva denominata «romea» data la
maggior notorietà della meta romana per quelle popolazioni (Stopani, 1986). Per il
pellegrino rappresentava la direzione e una traccia per poter raggiungere la meta
prescelta, dato che sfruttava i luoghi migliori di attraversamento anche nei punti più
ardui e difficili come fiumi, paludi o valichi montani, o percorreva i tratti col maggior
numero di strutture ricettive (Stopani, 1992).
L’analisi del tratto di 30 km di via Francigena tra San Miniato e Altopascio,
nonostante la dimensione ridotta, risulta scientificamente interessante per vari motivi:
in primo luogo perché era parte del più ampio itinerario che permetteva il
collegamento fra le due città di Siena e Lucca, importanti in epoca medievale sia
commercialmente (fu infatti precoce la ripresa delle attività economiche in entrambe),
sia per la vita religiosa e spirituale del tempo (a Siena l’ospitalità religiosa, che si
concretizza nel gran numero di spedali, a Lucca la venerazione per il Volto Santo).
Secondariamente perché il percorso della tappa si snodava attraverso alcuni passaggi
chiave che, all’interno dell’analisi geostorica dell’area, assumono particolare interesse:
l’attraversamento dell’Arno presso la mansione di «Arne blanca», la città di Fucecchio
affiancata dall’omonimo Padule, il Ponte di Cappiano che permetteva il superamento
del torrente Usciana e che, tramite il suo sistema di chiuse, regolava il flusso delle
acque palustri (Galletti, Malvolti, 1989), l’area boschiva delle Cerbaie e la struttura
assistenziale per i pellegrini rappresentata dallo Spedale di Altopascio.
Obiettivo principale di questo studio è stata dunque la realizzazione, attraverso
l’utilizzo di strumenti GIS, di una carta tematica basata su informazioni storiche
relative all’uso del suolo, col fine ultimo di mostrare, attraverso una ricostruzione
virtuale, come il territorio studiato potesse apparire durante il XIX secolo. La decisione
di concentrare l’attività su questo periodo storico, nasce non solo dalla presenza di
cartografia geodetica di buona qualità, come ad esempio il Catasto geometrico
particellare toscano o Leopoldino1 qui utilizzato, ma anche dal fatto che gli assetti
territoriali registrati in queste rilevazioni catastali risultano certamente più simili ai
1
Realizzato tra il 1820 ed il 1825, a seguito del decreto granducale di Ferdinando III (1817) che stabiliva
la formazione del nuovo catasto per i territori del Granducato di Toscana, ma iniziato come
sperimentazione nella seconda metà del Settecento su alcune Comunità del pistoiese e del senese, fu
completato nel 1826. Per quanto riguarda la cartografia relativa alla comunità di Altopascio, al tempo
sotto il Ducato di Lucca, le carte utilizzate sono quelle del Catasto Borbonico i cui lavori ebbero inizio il 17
novembre 1829 per ordine del Duca Carlo Lodovico di Borbone.
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paesaggi di epoca medievale, cui risalgono le prime testimonianze del tracciato
percorso e descritto dai viandanti nei loro diari 2, rispetto a quelli industrializzati
novecenteschi delle successive rilevazioni.
La realizzazione del progetto
I dati di maggiore interesse all’interno del progetto sono quindi quelli estratti
dalle mappe catastali e dalle Tavole Indicative associate conservate presso gli Archivi
di Stato toscani3, relativi principalmente al numero di particella e al tipo di uso del
suolo. La digitalizzazione delle informazioni catastali (sia cartografiche che testuali) è
avvenuta a seguito della costruzione di un buffer di 200 metri attorno allo shapefile
lineare della tappa. L’area di rispetto prodotta è stata così ritagliata in base alla forma
delle particelle e per ognuna di esse è stata inserita l’indicazione di uso del suolo
corrispondente nella tabella attributi: tale procedimento ha permesso la realizzazione
della carta degli usi del suolo, sulla quale sono state basate tutte le successive
elaborazioni.
Successivamente è stato possibile esportare lo strato informativo creato nel
formato compresso .kmz, supportato da Google Earth, permettendo così di visualizzare
la carta tematica (georeferenziata) sovrapposta all'immagine satellitare odierna fornita
dal software. Oltre all’esportazione dello strato grafico è stato inoltre possibile
associare ad esso anche alcuni dati estratti dalla tabella attributi: collegando per
esempio la colonna dell’uso del suolo verrà visualizzata in Google Earth un’etichetta
sopra ogni particella catastale indicante le varie tipologie di utilizzo. Anche in assenza
di specifici programmi GIS la visualizzazione tramite il software di Google permette,
attraverso il confronto tra carta storica e immagine satellitare contemporanea, lo
svolgimento di piccole operazioni su qualsiasi computer. In questo caso, la
sovrapposizione con l’immagine satellitare mostra, oltre all’ottimo grado di precisione
nella georeferenziazione, anche gli innumerevoli cambiamenti avvenuti nel territorio, il
quale però, mantiene le stesse direttrici viarie di epoca ottocentesca: è riconoscibile
infatti, in primo luogo, proprio il tracciato della via Francigena.
L’ultimo step del progetto ha riguardato la restituzione virtuale del paesaggio,
per la cui realizzazione sia la raccolta dati che l’analisi GIS hanno rappresentato fasi
preparatorie indispensabili, da integrare necessariamente con coerenza nella
realizzazione tridimensionale. I dati rilevati, inseriti nel software di modellazione 3D,
hanno infatti permesso di elaborare un modello schematico, ma pur sempre
verosimile, del paesaggio toscano lungo la via Francigena di inizio Ottocento (Forte,
2002). Una volta importati gli shapefile in ambiente tridimensionale e settati i
parametri relativi alle quote altimetriche, ricavati dal DEM della Regione Toscana 4, è
stato possibile procedere alla texturizzazione della carta dell’uso del suolo,
all’inserimento della vegetazione tridimensionale e al posizionamento di ricostruzioni
tridimensionali dettagliate, rappresentanti alcune delle principali emergenze storicoarchitettoniche presenti sul territorio analizzato: queste ultime sono state realizzate
2
Una delle prime descrizioni della strada suddivisa in tappe, che ancora oggi caratterizza l’itinerario
cardinale può essere estrapolata dal diario di viaggio di Sigerico, Arcivescovo di Canterbury che tra il 990
e il 994 compì il pellegrinaggio verso Roma. (Il diario è oggi conservato presso la British Library di Londra,
ed è alla base del progetto europeo ‹‹Via Francigena-Itinerario Culturale Europeo del 2000››).
3
Archivio di Stato di Firenze, Catasto geometrico particellare toscano, comunità: 149 (Fucecchio), 18201827; Archivio di Stato di Pisa, Catasto geometrico particellare toscano, comunità: 088 (Castelfranco di
sotto), 345 (Santa Croce sull’Arno), 338 (San Miniato); Archivio di Stato di Lucca, Catasto Borbonico
lucchese, comunità: 005 (Altopascio).
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DEM con risoluzione 20x20 mt
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utilizzando il software gratuito di modellazione 3D Google SketchUp e basandosi sulle
rappresentazioni in pianta rilevate nei vari catasti.
La ricostruzione digitale, illustrando a partire dalle fonti storiche sia le emergenze
principali che i diversi usi del suolo dell’area interessata, rende quindi più chiari i forti
legami, tuttora esistenti, tra la via Francigena ed il territorio che attraversa, sia in
termini di persistenze di passati assetti che di trasformazioni sollecitate proprio da
quest’arteria, luogo di incontro e di scambi culturali.
Conclusioni
Uno dei possibili utilizzi del prototipo di ricostruzione 3D realizzato, potrebbe
essere rappresentato dalla sua integrazione in un’applicazione per dispositivi mobile
(che dovrebbe poter abbracciare almeno tutta la parte toscana della via Francigena),
in grado di visualizzare brevi filmati o immagini 3D delle ricostruzioni storiche ed
informazioni testuali in vari punti della strada, segnalati tramite antenna GPS (come
avviene per i POI5) ed attivabili dall’utente. È importante notare come, grazie alla
recente diffusione di smartphone, tablet e palmari di vario genere, la realtà aumentata
stia diventando una tecnologia sempre più diffusa ed utilizzata in vari ambiti della
ricerca e dell’intrattenimento: si parla in questo caso di una sovrapposizione di livelli
informativi (quali elementi virtuali e multimediali, dati geolocalizzati, ecc.)
all'esperienza reale, fruibile grazie a piattaforme mobili o a PC dotati di webcam, con
dispositivi di visione, ascolto o manipolazione in grado di aggiungere informazioni
multimediali alla realtà.
In tale ottica di sviluppo è giusto ribadire come una ricostruzione virtuale di
questo tipo debba essere fondata su di una selezione ampia di fonti cartografiche,
iconografiche e documentarie in grado di consentire una ricostruzione filologica del
paesaggio che si vuole rappresentare: in tal maniera sarà possibile contribuire ad una
conoscenza del territorio che tenga veramente conto delle dinamiche che lo hanno
interessato nel tempo e dei valori storici sedimentati nelle forme attuali del paesaggio,
anche ai fini dell’attivazione di politiche di sviluppo locale realmente sostenibili e
durevoli.
Le tecnologie informatiche utilizzate inoltre, oltre a facilitare lo studio diacronico delle
fonti storiche reperite, ne permettono “l’attualizzazione”, rendendole di fatto
maggiormente compatibili con quelle moderne. Compatibili nel senso di interpretabili
dal linguaggio geografico contemporaneo, ormai necessariamente impostato su
elementi informatizzati e automatizzati, interconnessi in reti, infrastrutture virtuali e
sviluppato in maniera tale da produrre un’informazione consultabile e confrontabile ad
una scala sempre meno locale o regionale, ma nazionale ed europea.
Bibliografia:
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un turismo sostenibile, Firenze, Plan, 2004.
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Favretto A., Strumenti per l’analisi geografica. GIS e telerilevamento, Bologna, Patron,
2006.
Forte M., I Sistemi Informativi Geografici in archeologia, Roma, MondoGIS, 2002.
5
Punti di interesse (point of interest) per navigatori satellitari.
5
Gregory I., Ell P., Historical GIS. Technologies, Methodologies and Scholarship,
Cambridge, Cambridge University Press, 2007.
Lin H., Batty M. (a cura di), Virtual Geographic Environments, Redlands, ESRI Press,
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Sereno P., Paesaggio, geografia, politiche territoriali, in Dansero E., Di Meglio G.,
Donini E., Governa F. (a cura di), Geografia, società, politica. La ricerca in geografia
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Rombai L., Geografia storica dell’Italia. Ambienti, Territori, Paesaggi, Firenze, Le
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Romby G. C. (a cura di), Fra terra e acqua, la bonifica del padule di Fucecchio fra ‘800
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Stopani R., Le grandi vie di pellegrinaggio del Medioevo, le strade per Roma, Firenze,
Centro Studi Romei, 1986.
Id., La via Francigena: una strada europea nell'Italia del Medioevo, Firenze, Le Lettere,
1992.
Id., Guida alla via Francigena. Storia e itinerari, Firenze, Le Lettere, 2008.
Galletti G., Malvolti A., Il ponte mediceo di Cappiano, storia e restauro, Fucecchio (FI),
Edizioni dell'Erba, 1989.
Sitografia:
http://www.archeogr.unisi.it/repetti
http://arcscripts.esri.com/details.asp?dbid=14273
http://www.associazioneviafrancigena.com
http://castellitoscani.com/italian/fucecchio.htm
http:// www.comune.altopascio.lu.it
http://www.francigenaintoscana.org
http://www.lavaldinievole.com
http://www.padule.org
http://www.paduledifucecchio.it
http://www.viafrancigena.eu
http://www.viafrancigena.com
http://www.zoneumidetoscane.it/files/padamb.html
http://web.rete.toscana.it/castoreapp
* Seppur nell’impostazione generale comune e nella condivisione dei temi trattati, a
Fulvio Landi sono da attribuire i paragrafi 1, 2 e 5, a Francesca Mambrini il paragrafo
3, a Neri Cecchi il paragrafo 4.
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