Scritti spirituali - Oblati di Maria Vergine

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Scritti spirituali - Oblati di Maria Vergine
Spi,0:S
Scritti spirituali (Spi)
Classe I
Scritti spirituali personali, pratiche di azione religiosa, scritti vari
Spi,2001a:S
Voto per l'Amicizia Cristiana
Pubblicato in Positio, 81.
16 luglio 1780.
Dall'originale in AOMV, S. 2,1,1:1a.
Spi,2001a:I
Il documento seguente contiene la dichiarazione di schiavitù verso la Santissima Vergine, scritta dal Ven. Lanteri nel
1781 su un piccolo pezzo di carta, da portarsi probabilmente indosso. Sullo stesso pezzo di carta, nel lato opposto, vi è
la dichiarazione del voto di impegnarsi per l'Amicizia Cristiana. Si tratta di un voto personale che mirava ad assicurare
un'attività concreta per la Società: non è quindi da confondersi con i voti richiesti dagli Statuti. Il voto, fatto per un
biennio, porta la data del 16 luglio 1780.
Seguono in basso, sempre di mano del Servo di Dio, due sigle con due date; le sigle si riferiscono indubbiamente
all'abate de Diessbach (Ab. D. D.) e all'abate Luigi Virginio (Ab. L. V.), ma non è possibile specificare a cosa si
riferiscano le due date. Rappresentano forse il ricordo di eguale voto emesso dai due sopradetti?
Spi,2001a:T
Io B. [Brunone] fo voto a Dio d'impiegarmi a favore della Società detta dell'Amitié Chrétienne per
lo spazio di due anni da incominciarsi dal giorno d'oggi, qualunque volta ciò sarà stimato dai miei
due compagni cosa necessaria, e che non vi sarà nessuno dei miei doveri che vi si opponga.
Ai 16 luglio 1780.
Ab. [Abate] D. [De] D. [Diessbach] 29 giugno 1780 J.M.
Ab. [Abate] L. [Luigi] V. [Virginio] 2 luglio 1780
Spi,2001b:S
Scrittura di schiavitudine
Originale in AOMV, S. 2,1,1:1b.
Pubblicato in Positio, 8-9, e in Esperienza, 59.
Il 15 agosto 1781, nell'imminenza dell'ordinazione al primo degli ordini maggiori, il suddiaconato, avvenuta il 22
settembre dello stesso anno, il giovane Pio Brunone Lanteri si consacrò a Maria Santissima con un caratteristico atto di
schiavitù, riflesso della tenera devozione che il Servo di Dio nutriva verso Maria Ss., alla quale era stato consacrato dal
suo padre sin dall'infanzia. È noto infatti che il Lanteri soleva spesso ripetere: “che egli non aveva altra madre, fuori di
Lei”, cioè di Maria Santissima.
In merito alla mariologia lanteriana cfr. A. Brustolon, L'azione missionaria, 295-304.
Spi,2001b:T
Scrittura di Schiavitudine
Cuneo, il 15 agosto 1781
Sappiano tutti coloro nelle mani delle quali capiterà questa mia Scrittura, che io sottoscritto B.
[Bruno] mi vendo per schiavo perpetuo della Beata Vergine Maria Nostra Signora con donazione
pura, libera, perfetta della mia persona, e di tutti i miei beni acciò ne disponga ella a suo beneplacito
come vera, ed assoluta Signora mia. E siccome mi riconosco indegno di una tal grazia prego il mio
S. Angelo Custode, S. Giuseppe, S. Teresa, S. Giovanni, S. Ignazio, S. Francesco Saverio, S. Pio, S.
Bruno acciò mi ottengano da Maria Santissima che si degni ricevermi tra i suoi schiavi. A conferma
di ciò mi sottoscrissi
Pio Bruno Lanteri.
Spi,2001c:S
Oraison après la communion du prêtre
AOMV, S. 2,1,1:1c (di mano Lanteri)
Pubblicato da A. Valentini in Lanterianum, novembre 1997, pag. 11-13.
Tre paginette di una preghiera che propone di recitare lui e ogni Amico Cristiano, subito dopo la comunione del
sacerdote alla Messa. In essa è evidente la confidente tenerezza al Verbo Incarnato, attinta da S. Francesco di Sales, dal
Bérulle, da S. Alfonso, e l'assillo di portare gli stessi sentimenti propri nel cuore di tutti gli uomini “a prezzo del proprio
sangue”.
Spi,2001c:T
*1
Oraison que je me propose de réciter chaque jour à la Sainte Messe après la
communion du prêtre.
Verbe Éternel, je Vous adore; je Vous adore, ô Fils de Dieu; Vous qui par l'effet d'une charité
immense n'avez pas dédaigné de descendre du sein de la gloire immortelle qui Vous environne dans
le Ciel, pour Vous revêtir de notre faible humanité afin de réparer l'offense faite à Votre Père
Céleste, et de sauver les hommes, Vous qui, après vous être immolé pour nous parmi les opprobres
et les tourments sur le Calvaire, venez encore de renouveler ce grand Sacrifice sur ce saint Autel, je
Vous adore profondément et j'anéantis devant vous toutes les facultés de mon être; je reconnais, ô
mon divin Sauveur, la grièveté de mes péchés, qui ont eu besoin d'un tel remède; je me repens
amèrement de les avoir commis; je reconnais la bonté ineffable de Votre Sacré Cœur, qui mérite un
amour infini, et je vous consacre entièrement le mien. Je reconnais que le plus grand bonheur qu'il
puisse y avoir, est celui de vous plaire, et j'y aspire sincèrement et ardemment.
Que ne puis-je, ô mon Dieu, pénétrer de ces sentiments les cœurs de tous les hommes, dont un si
grand nombre Vous méconnaît, ou vous outrage, ou vous oublie! Que ne puis-je vous gagner des
adorateurs en esprit et en vérité au prix même de mon sang, puisque votre plus grand désir est d'être
connu et aimé de vos créatures et de les arracher à la mort éternelle! Donnez-m'en les moyens, ô
mon Dieu, et je me propose fermement d'y coopérer.
Mais fortifiez-moi par votre sainte grâce; sans elle je ne puis rien que vous manquer de parole, vous
devenir infidèle, scandaliser mes frères et me perdre moi-même; mais avec elle je puis tout. C'est en
elle que j'espère.
Ô Sacré Cœur de Jésus, Vous ne permettrez pas que je sois confus dans mon espérance. Ainsi soitil.
Spi,2001c:*1
Il primo titolo era: Oraison que tous les Amis Chrétiens réciteront…
Spi,2002:S
Caso di un peccatore
AOMV, S. 2,1,1:2 (di mano Lanteri
Fatto di cronaca che lo impressionò; è del 1783.
Spi,2002:T
L'anno 1783 del 25 marzo, giorno della SS. Annunziata, seguì il seguente orrendo caso alle ore 7 e
mezzo della mattina in Torino poco distante dalla chiesa della SS. Annunziata ed io l'ho veduto.
Si porta un Barcherolo di Po, uomo ben robusto, d'età di 40 anni incirca, si porta, dico, nella
contrada di Po in una casa poco distante dalla chiesa della SS. Annunziata per far male con una
donna di mala vita. Mentre si avvicina al letto per commettere l'orrendo peccato, incomincia a
brancolare e a dar fuori un flebile e mesto lamento, gemito: “ah, ah”. A tal vista si perturba la
donna.
“Deh, gli dice, non mi faccia paura”. Ma in tal dire si ode l'uomo stramazzare per terra morto sul
colpo. Fu lasciato insepolto più di 24 ore. Grande è stato il concorso della gente per vederlo e l'ho
veduto anch'io, e veduto e sentito vicini atterriti da simile fatto.
Non si dicano dunque favolosi simili casi, mentre arrivano anche ai nostri tempi.
Si noti che vi era sopra il letto una bellissima statua di Maria Vergine, la quale forse lo volle
castigato per aver voluto commettere un'enormità simile in un giorno così solenne per lei e ancora
nelle sue vicinanze, e forse dopo di aver fortemente resistito a tanti suoi impulsi.
Studiava in tal tempo la morale in Torino l'anno dopo la mia laurea.
Spi,2003:S
Dopo la caduta
AOMV, S. 2,1,1:3
“Dopo la caduta”, sono le prime parole di questo documento, datato dalla Postulazione 1780-1783. Sono riflessioni,
pensieri che lo hanno colpito in meditazione? In esercizi?
Dopo una serie di massime circa la confidenza in Dio, la necessità della tentazione, del darsi tutto a Dio nell'umiltà e
nell' obbedienza alla sua volontà, propone la dinamica delle varie azioni e momenti della giornata: levata, preghiere del
mattino, preparazione e ringraziamento alla comunione, l'ufficio divino, l'incontro con il prossimo, esami.
Spi,2003:T1
Dopo la caduta
Dopo la caduta si abbia maggior confidenza di quella che si avrebbe nella comunione; più la caduta
è grave, e più confidenza; più uno è debole e maggiore appoggio ha di bisogno.
1) Separarsi dall'affetto d'ogni terreno; 2) insensibile ai piaceri dei sensi; 3) Dio solo e nient'altro.
Far uso delle tentazioni come delle ispirazioni. Qualunque cosa, se voglio, tornerà a mio prò.
Il tempo è per travagliare, l'eternità per riposare.
Val più un minimo atto buono che tutto l'universo.
Nella tentazione dei sensi la grandezza di Dio; in quella dello spirito la vanità del nostro nulla;
purità d'intenzione, pazienza, confidenza, umiltà.
Una grazia o ispirazione rifiutata è una catena di grazie perduta.
Poca umiltà, se non v'è il consenso d'essere umiliato, benché mi umili.
L'innocenza, la semplicità, la candidezza è l'idea dell'umiltà di Gesù e dei Santi.
Una a uno, niente a niente; un sol necessario.
Dio vuole la mia perfezione, mi offre perciò le sue grazie e avrò da renderne conto.
Siamo come un bastone nelle mani di Dio; sempre secondo e non mai contro la volontà del padrone.
“In manus tuas, Domine…”.
Generosità, indifferenza e.g. Dio permette che questa tentazione mi affanni, non consento; del resto
adoro la Sua volontà, né voglio essere libero se non quando Gli piacerà. Fedeltà in tutto.
Se siamo nella noia e nella tristezza, Gesù Cristo era triste nel giardino degli Ulivi, né perciò era
meno perfetto.
Che il nome di Dio sia santificato è necessario; vivere non è necessario.
Ogni nostra opera buona è un parto di madre infame, di padre nobile. “Potens est Deus suscitare de
lapidibus filios Abrahæ”.
Spi,2003:T2
Subito svegliato, ad ogni ora, perché dovrò io ora far meno di un Santo? Per mancar che manchi,
non mancherò almeno in non ricorrere subito da Voi, Deus meus et omnia; protestarsi di non voler
dichiararsi per la battaglia, quanto protestarsi di amarLo né volerLo offendere volontariamente con
negligenza.
Nella lettura figurarsi di udire Dio parlare; dire: Loquere, Domine; fermarsi negli affetti che
vengono; finire col “Confirma hoc etc.” “Sub tuum etc., o Pater”; offrire tutto a Dio, anche le azioni
indifferenti, anche i divertimenti; quanti atti faremo di più, tanti gradi di gloria di più, valendo
ciascuno di questi più di tutto il mondo.
Domandare in tutte le azioni aiuto a Dio e all'A. nelle azioni, e tutto offrire a S.M.G.
Nugæ hominum quæ negotia vocantur, rendono l'uomo pusillanime, magnanimo, di poco talento,
industrioso, pigro, sollecito, infermo, robusto e tutto occupato e tante volte non si guadagna nulla,
nell'affare della salute si guadagnerà con un solo più piccolo atto più di quello che valga il mondo,
in tutte le cose anche comunissime, persino nelle sforzate.
Nella comunione, nell'apparecchio, atto di fede: pensare a chi si riceve; atto di umiltà: pensare chi
sono io; atto di amore: pensare all'amore e al desiderio con cui viene, atto di desiderio ardente di
riceverLo, di ottenere tanto bene e d'incorporarsi con Lui ed annegarsi nel Suo sangue.
Nel ringraziamento: atto di adorazione con l'invitar tutti gli spiriti beati; atto d'amore e di
gratitudine, atto di ringraziamento con l'invitar tutti ad aiutarci; atto di domanda anche per i bisogni
speciali così particolari che generali soprattutto della Chiesa e atto di offerta e conservazione
propria al suo servizio.
Spi,2003:T3
Noi stessi
Deus meus et omnia V'amo sopra ogni cosa. Oggi sono anche destinato alla battaglia, sono fatto
spettacolo a Dio e alla Sua corte; coraggio perché stanno attenti per soccorrermi; io incomincio a
offrirVi ogni cosa; mi protesto di non volerVi offendere neppure venialmente con deliberazione né
per negligenza né per rispetto umano, e non mi lascerò abbattere per qualunque caduta. Si Deus pro
me, quis contra me? Quantunque io cada, anche se questo fosse mille volte, tutte le volte anche
nella millesima, mi rialzerò tranquillamente come la prima, riconoscendo la mia miseria e la Vostra
grande misericordia.
Quindi riflettere i punti della meditazione, il fine, e il frutto; e ciò anche vestendoci.
Recitare l'ufficio in qualità di ambasciatore e ministro pubblico della Chiesa per trattare la causa dei
bisogni di essa.
Spi,2003:T4
Il prossimo – Incontro – Coabitazione – Conversazione
Negli incontri giammai avversione ad alcuno; onorare tutti; modestia; onesta libertà; libera onestà;
giovialità. Nelle conversazioni: nulla contro Dio; cordiale, libero, modesto, dolce, docile; aprirsi
con prudenza; i vizi confessarli, mai manifestarli; con gli insolenti, nascosto; con le libere, timorato,
scoperto; con le malinconiche, alla finestra; con i grandi, onestà, libertà, cioè rispetto, amore;
maggiore però sia il rispetto; con gli uguali, libero e rispettoso; con gli inferiori, più libero che
rispettoso.
Per l'esame della meditazione: 1) rivedere il frutto, cioè i lumi, gli affetti e le risoluzioni; 2)
considerare le occasioni per mettere in pratica i propositi; se non ve ne fossero, farne nascere
alcuno; procurarsi con atti interiori o esterni; 3) esaminare i difetti, cioè le distrazioni, il tedio,
l'aridità, la desolazione, e la causa: trascuraggine di preparazione o di applicazione dell'orazione;
oppure se antecedentemente l'orazione è stata una libertà di conversare o parlare di cose vane; un
affetto o sollecitudine disordinata; e stabilire di rimediarvi nella meditazione seguente.
Spi,2003:T5
Padre nostro
Padre nostro che sei nei cieli, ecco un Vostro figlio che si rimette nelle Vostre mani e Vi dà il cuore;
sia santificato il nome Tuo: oggi nulla contro di Voi;
Padre nostro, eccoVi un figlio prodigo; quello che è passato sia passato; io voglio amarVi; Vi dono
il mio cuore; rimetto ogni mia colpa a Voi… che riterrà egli dove è la mia eredità quando finirà
questo mio pellegrinaggio.
Heu mihi quia etc. Quando veniam etc. O. in pace. Heu quam sorditas. Trahe me post te. Mundus
mihi crucifixus etc. Cupio dissolvi etc. Deus et omnia etc.
Sia santificato il Tuo nome su tutta la terra: Egli è più che giusto, si Dominus es ubi est etc. Dov'è la
Vostra gloria nell'esser continuamente posposto a Barabba? Dove il mio amore per voi se non mi
curo, per quanto sta a me, di far regnare nei miei fratelli la fede, la speranza, la carità?
Per il desiderio che vi amassero, non impegnaste forse tutto il sangue?
2) Sì, venga il Tuo regno quando sarò libero da non poter più peccare.
Sia fatta la Tua volontà: niente avviene che non vogliate o permettiate.
Del resto nulla. Dio solo. Dio solo. Vanità: Crucifixus sum mundo. Col prossimo onestà, libertà etc.
Sono niente; dunque nessuno mi è obbligato. Sono peccatore; dunque ogni ingiuria mi è dovuta. Se
alcuno mi contraria, l'amerò di più perché mi è occasione. Le tentazioni saranno come ispirazioni; le
ispirazioni sono come parole; tutto con grande volontà per un piccolo etc.
Spi,2003:T6
1. Subito svegliato, il cuore a Dio
2. L'orazione 1
3. La Messa
7-8. La lettura un quarto
5-4. L'amitié un quarto
6-5. tra l'esame e riflessione sopra me stesso un quarto
4-6. Per le massime spirituali un quarto
8-7. La visita al SS. Sacramento un quarto
9. L'esame la sera
Scrivere le massime spirituali e le dottrine consolanti.
La settimana una meditazione sull'amitié – 2, o 3 catechismo – 3 comunione, 1 confessione e la
rivista.
Spi,2004a:S
Deus meus et omnia – Riflessi
1780-1783
AOMV, S. 2,1,1:4a (di mano Lanteri)
Documento pubblicato in Lanterianum, maggio 1999, pag. 13-17.
Riflessioni sulle verità fondamentali, sulle quali costruirà tutta la sua vita interiore. Tutto indirizzare a Dio; il resto è
vanità; travagliare a conoscere e ad amare Dio; amar Dio io e farlo amare dagli altri; rapire anime al mondo e darle a
Dio; sempre operare da santo.
Spi,2004a:T1
Deus meus et omnia
1 – Sono da Dio e per Dio solo. Dio solo contiene ogni bene. Dio solo può saziarmi e rendermi
felice. Dunque a Dio solo si indirizzeranno tutte le mie forze ed azioni. Dio solo sarà il centro dei
miei desideri ed affetti. Deus meus et omnia. Tutto il resto terrò per vanità e vanità delle vanità.
Quod Deus non est, nihil est.
2 – Universa propter semetipsum operatus est Deus (Prov. 46*1). Ora operare per se vuol dire
cercare qualche suo bene. E siccome Dio contiene già ogni bene, eccetto l'essere pienamento
conosciuto e amato dalle sue creature, perciò non può operare per altro fine che per questo: farsi
conoscere e amare. Ora siccome non vi può essere maggior gloria che operare come opera Dio, così
sarà mio impegno lavorare prima io per conoscere e amare Dio; quindi per quanto posso cercare di
farLo conoscere e amare dagli altri, di rapire anime dal mondo e darle a Dio. O.A.M.D.G. [Omnia
ad majorem Dei gloriam]
Qui Domini sunt jungantur nobis.
Spi,2004a:T2,1
Mezzi
1 – Sempre pensare, parlare e operare da santo: il mio stato lo richiede e le ragioni che mossero i
santi sussistono anche per me. Perciò sempre apertamente e liberamente mi dichiarerò dalla parte di
Dio, mi pregierò a faccia scoperta di essere buon cristiano e vero ministro di Dio.
Se sarò burlato e deriso dagli uomini, sarò onorato da Dio; anzi m'intenderò di essere tenuto per
grande del suo regno, giacché si degna di pormi in capo la Sua stessa corona: mezzo ottimo, questo,
per vincere i rispetti umani.
Spi,2004a:T2,2
2 – Quindi sempre inviolabilmente fedele a Dio e costante nei miei soliti esercizi di pietà e a
qualunque prova. Perciò: 1o anche di fronte a qualunque persona autorevole, in qualunque
circostanza o avversità, praticherò la generosità di animo, la libertà e tranquillità di cuore.
Spi,2004a:T2,3,1
3 – In vista dei miei mancamenti non mi disanimerò mai, terrò per certo che ho da commetterne
molti e che servire Dio senza questi si fa solo in cielo; rifletterò che se un bambino deve imparare a
camminare, deve cadere più volte, ma alzarsi subito, altrimenti non imparerà mai a camminare;
rifletterò che il sentire travaglio nel domandare a Dio perdono di sì ripetute cadute, proviene da uno
spirito fine di superbia che non vorrebbe confondersi sì sovente davanti a S.D.M. [Sua Divina
Maestà] e riconoscere le proprie miserie, né dare a Dio la gloria di buono e di misericordioso;
mentre invece gli si dà gran gusto ed onore col chiederGli perdono. Pertanto se verrò a mancare
anche mille volte al giorno, mille volte pacificamente compunto dirò subito: Nunc cœpi, mio Dio,
mio Dio! Io l'ho fatta da quel che sono: che altro potevate aspettarVi da me? Né qui mi sarei
fermato, se Voi non m'aveste trattenuto. Fatela Voi ora da quel che siete, consigliate a noi miserabili
di non lasciarci vincere da chi è cattivo; dunque a più forte ragione dovete farlo verso di me Voi che
siete quell'Ente ottimo e perfettissimo, la stessa bontà e santità.
Spi,2004a:T2,3,2
Perdono ed aiuto a non più ricadervi.
1o Non meravigliarsi, né rammaricarsi delle nostre cadute, per molte e grandi che siano; ma invece
umiliarsi, compungersi e tranquillamente alzarsi da esse più alienato, se basta l'animo, è questa una
grande sapienza ed un mezzo ottimo per correre nel cammino spirituale della perfezione.
2o Mai non declinerò dalla minima delle solite mie pratiche a causa di qualunque aridità,
svogliatezza, disturbo, convenienza umana, cattiva disposizione d'animo o di corpo (queste cose me
le aspetto ben sovente, ma*2) rifletterò che è un tacito disprezzo posporle a qualche indisposizione
d'animo o di corpo, o a qualche compimento verso gli uomini. Perciò, buona o cattiva che sia la mia
naturale disposizione, sono risoluto a praticare sempre ugualmente gli stessi miei esercizi. Allora la
mia ragione prenderà l'impero dispotico sopra la parte inferiore e la forzerò a servire la superiore;
dovrò trovare tempo per le solite pratiche, se non potrò, per causa legittima, avere il tempo
ordinario per me. I demoni si sforzano di distogliermi da simili pratiche perché sanno che se non
tagliano allo spirito questi capelli, non possono legare questo Sansone.
Spi,2004a:T2,3,3
3o Professerò sempre una grande stima ed amore verso tutti, uniti a una grande fame della salvezza
di tutti. Giusto quel [detto] di Davide: “Zelus domus tuæ comedit me”; perciò: 1) praticherò tutti,
anche i poveri, con candidezza, affabilità, sofferenza, compassione e condiscendenza; 2)
all'occasione converserò anche con i cattivi, ma con pazienza e dolcezza, attento a render loro
qualche servizio, e mi unirò con i loro buoni angeli custodi per procurare la loro salute e occasione
per dir loro qualche buona parola edificante; 3) se vedrò commettere del male che non posso
impedire, lo soffrirò con pazienza e compassione e avrò compassione di quei tali come di persone
che hanno ricevuto ferite mortali; mi unirò al loro angelo per pregare per loro e dirò: Mio Dio,
prendeteVi guardia di me, perché io ve ne farò peggiori; oggi a lui e domani a me, se non mi
aiutate. Più alcuno mi contrarierà, mi seccherà o mi vorrà del male, mai mi lascerò vincere.
I benefici saranno le mie vendette.
Mai mi lascerò vincere da chi è cattivo, ad imitazione di Dio. Rifletterò che nulla accade contro la
volontà di Dio; che più uno mi contrarierà o mi vorrà male, maggiore è l'occasione che in se mi
procura di farmi del bene.
Spi,2004a:T2,4
4 – Ogni giorno mi assegnerò alcuni atti esterni o interni di virtù opposta a quel vizio che più
influisce nelle mie azioni. Rifletterò che vale più un minimo moto soppresso di quella tal principale
mia passione che l'acquisto di 100.000 mondi.
Spi,2004a:T2,5
5 – Ferma risoluzione: starò sempre sopra di me per non mai commettere alcun peccato anche
leggero pienamente deliberato. Del resto non mi metterò in pena finché non abbia ottenuto questo.
Spi,2004a:T2,6
6 – Mai farò caso d'alcuna tentazione e contrarietà. Supporre di certo che s'han da soffrirne molte e
molte, acciò l'uomo non viva trascurato; ma io le prenderò come tante ispirazioni e svegliarmi per
esercitare qualche atto della virtù opposta; non mi lagnerò che di me stesso che non so approfittarne
come si deve, e ne ringrazierò Dio che va procurandomi mezzi per poter meritare.
Posso obbligarmi in tal caso a fare ogni volta un atto di amor di Dio. Il merito sarà in ragione della
violenza.
Spi,2004a:T2,7
7 – Manifesterò tutte le mie tentazioni, dubbi e condotta al mio P. spirituale. È indicibile il bene che
se ne ricava: 1) per l'atto di umiltà; 2) per i lumi che si ricevono; 3) per l'avanzamento spirituale e
perseveranza nel bene. Quanto mi dirà sarà per me legge inviolabile. Penserò che in ciò che
ubbidirò non avrò da render conto, e ubbidendo faccio ciò che farebbe un angelo e Maria Vergine
stessa, se fosse al mio posto. Quale consolazione!
Spi,2004a:T3
Massime
1 – Un grado di perfezione di più vuol dire tanti lumi e grazie di più che si acquistano, tante anime
che si guadagneranno di più.
2 – Ogni minima azione naturale innalzata a grado soprannaturale con farla per Dio, vuol dire un
grado di più di gloria in cielo per tutta l'eternità.
3 – Il passato non è più nostro; il futuro è incerto; non abbiamo che il presente per acquistarci meriti
certi. Solo in questa vita si può meritare e far servizio a Dio; nell'altra non potremo più. Sono
niente; dunque nessuno niente mi deve; al niente non si deve niente; dunque nessuno mancherà mai
con me.
Sono peccatore: al peccatore ogni pena è dovuta: dunque pene interne ed esterne mi sono dovute.
Sono niente e posso nient'altro da me che peccare; e se faccio qualcosa di bene, proviene da me
come da madre cattiva e ignobile, mentre proviene da Dio come da padre buono e nobile, che facit
dona sua merita nostra.
[illeggibile]
Le verità che mi muovono ora e quelle che mossero i Santi sono e saranno sempre le stesse; il
tempo e l'inconsiderazione possono far loro perdere di forza o cangiarle, dunque come mi muovono
ora, perché non mi muoveranno sempre.
4 – Tutto è a mio pro, prospero o avverso che sia; sta in mia facoltà ritrarre da questo motivo di
bene.
5 – Sempre tutto con grande volontà e per Dio, e anche le cose piccole avranno gran peso.
Spi,2004a:*1
Sic; in realtà Prov. 16, 4.
Spi,2004a:*2
Aggiunto in interlineo.
Spi,2004b:S
Ritaglio di appunti
AOMV, S. 2,1,1:4b
Pubblicato in Lanterianum, maggio 1999, pag. 17.
“Il gran pensiero di Brunone era di amare il prossimo e di fargli nel corpo e specialmente nell'anima tutto il bene che
potesse: […] In ciascuno vedeva il suo Dio, e voleva servirlo ed amarlo” (Gastaldi).
Questi sono i sentimenti espressi in questo ritaglio di carta incluso nei fogli del documento precedente.
Spi,2004b:T
Tratterò con moderata allegria, magnanimità e fortezza, con onesta libertà e libera onestà, con
sincera semplicità, con affabilità, accomodandomi al gusto delle persone; sarò umile, dolce,
modesto, edificante; mi considererò servo di tutti e riguarderò tutti come nel Cuore di Gesù e
ciascuno come la persona di Gesù, come strumenti di Dio per il bene dell'universo; sarò persuaso
delle miserie umane; compassionevole e misericordioso, e ciò tanto più quanto più sono ingolfati
nelle miserie dei peccati; mi stimerò il peggiore di tutti; vedrò se potrò aiutarli o spiritualmente o
corporalmente.
Fare la volontà di Dio e i discorsi spirituali fanno correre per le poste.
Spi,2005:S
Propositi spirituali
AOMV, S. 2,1,1:5 (di mano Lanteri)
Pubblicati in Lanterianum, maggio 1999, pag. 18.
Foglio di quattro facciate, di cui una sola scritta, con cinque propositi di vita intima.
Spi,2005:T
Obbedire assolutamente alla volontà di Dio conosciuta.
Riferire a Dio tutte le azioni.
Invocare sovente lo Spirito Santo.
Ogni contrarietà, tristezza, svogliatezza, ogni ostacolo sia interno che esterno, è un'occasione che
Dio mi favorisce mandare perché meriti di più, e voglio approfittarne.
Ogni cosa con grande volontà. Soventi atti di virtù.
Spi,2006:S
Direttorio spirituale
È un manoscritto di ventiquattro pagine, scritto dal Lanteri negli anni 1781-1782, all'età di ventidue-ventitre anni, con
calligrafia caratteristicamente giovanile. Si tratta di un insieme di propositi spirituali raccolti dal diacono Lanteri, ormai
vicino all'ordinazione sacerdotale, sotto il titolo di “Direttorio”. Data la natura essenzialmente spirituale di questo
“Direttorio”, il testo viene abitualmente chiamato appunto “Direttorio spirituale”. E, come afferma il Frutaz: “Per noi
questo documento ha una particolare importanza in quanto, essendo il più completo ed organico dei suoi scritti intimi, ci
permette di conoscere assai bene l'intenso lavoro cui egli si sottopose, sin dalla giovinezza, onde progredire nella vita
spirituale” (Positio, 525). Il confronto tra questo “Direttorio”, e quello scritto 35 anni dopo (documento Org, 2262) a
commento della Regola del 12 agosto 1817, rivela la profonda sintonia tra i due testi, a volte quasi identici.
Il manoscritto è conservato in AOMV, S. 2,1,2:6; è pubblicato in Esperienza, 63-81, in Lanterianum, aprile 2000, 9-32,
in parte in Positio, 525-532, e interamente (benché meno criticamente) in Manoscritti, I, 17-38. La trascrizione qui è
fatta direttamente dall'originale. Le note aggiunte al testo sono del P. Gallagher. Per altri dettagli su questo “Direttorio”,
v. Calliari, Vita, I, 271-282; Gallagher, Gli Esercizi, 192, nota 12, 210-217.
Spi,2006:T
Direttorio
Spi,2006:T1
*1
Deus et omnia
[pag. 1*2]
Propongo il 6 del mese di Gennaio 1782 di leggere il presente Direttorio, fino all'Ordinazione del
Sacerdozio una volta la settimana.
La causa della dissipazione, e la porta della perdizione è l'inconsiderazione, io voglio fermarla,
onde:
Propongo di non tralasciar mai la mia meditazione e farla sempre con metodo e fedeltà. I
Sacramenti dell'Eucarestia e della Penitenza sono i canali delle grazie, io me li ero quasi chiusi con
le mie negligenze, onde:
propongo per la Comunione di preparare la sera avanti la materia della preparazione e del
ringraziamento, pensarvici subito svegliato, far tutto con metodo e fedeltà, e servirmi di quei
sentimenti fra il giorno, e nella visita del Santissimo Sacramento.
Propongo per la Confessione di praticare il metodo infrascritto*3, e pensare prima a quel che faccio.
Propongo, alla prova per un mese, di praticare ogni giorno 6 atti di generosità e notarli, e procurar
di sempre pensare, parlare, operare da Santo, come richiede in me lo spirito di vero ministro di Dio,
vrais Amis, Cf.*4.
Propongo di far ogni 15 giorni la meditazione sopra lo spirito di vero Sacerdote, Amis, Cf.; dirò in
quel giorno il Veni Creator, e sovente l'Emitte spiritum etc. ed esaminerò come le mie azioni dopo
l'ultima volta v'hanno corrisposto.
Propongo di dar tutto il tempo che potrò per formare la mia muta d'esercizi.
Propongo di promulgare la Devozione di Maria Vergine nelle occasioni, massime nei discorsi
pubblici.
Farò qualche volta la meditazione del peccato veniale del P. Huby.
Quando mi accadrà di far gli esercizi da solo, farli sul P. Huby.
Spi,2006:T2,1
Deus et omnia
Spi,2006:T2,1
Subito svegliato
[pag. 2]
Voglio quest'oggi attendere a piacere a Dio, eseguire in tutto la sua volontà, e fare ogni cosa a sua
Maggior Gloria.
La mia vita è dichiarata una battaglia. Ancora oggi vi sono destinato, e fatto spettacolo a Dio, agli
Angeli, agli uomini. Quanto mi accadrà, sia prospero, sia avverso, mi è procurato da Dio per
occasione di bottino, ne sia sempre lodato, voglio approfittarmene. Io per me posso nulla di bene,
ma posso tutto in Dio che è così premuroso della mia salute, che non mi manca mai con la sua
grazia. Propongo oggi pensare, parlare, operare da Santo e praticare atti di generosità: Deus in
adjutorium etc. Ad te dirigantur omnes vires, et actiones meæ. J.M.J.A.T.*5. Quindi pensare ai punti
e al frutto della meditazione, e ciò anche vestendosi. Coraggio, i personaggi interessati per me
sono*6.
Spi,2006:T2,2
Meditazione
1. Prevedere il giorno avanti i punti ed il frutto, e rammentarsene svegliato, per non tentare Dio al
tempo dell'orazione.
2. Giunta l'ora prefissa, procurare di essere tranquillo e raccolto, dimenticandosi delle creature per
entrare come si deve in commercio con Dio, e di schivare i difetti della meditazione precedente.
Quindi 2 passi lontano dall'Oratorio il segno della S. Croce. Profondo inchino con atto di fede della
presenza di Dio, unico mio scopo che mi vede, mi ascolta, e premuroso del mio bene mi vuol
parlare, considerandone il suo essere bontà e bellezza, e con atto di adorazione alla Santissima
Trinità, o a Gesù Cristo. Ad te dirigantur etc. Far più caso dei lumi di Dio che dei miei.
3. A suo luogo prostrarsi, riconoscersi inabile di un buon pensiero, ma fidarsi di Dio, 1o preludio
secondo la materia; 2o chiedere l'assistenza dello Spirito Santo J.M.J.A.T.*7 e grazia di ricavarne il
frutto prefisso, ed il tutto in 2 o 3 minuti.
4. Proporre la materia, atto di fede, esaminarla con autorità di Scrittura e Santi Padri, con la ragione,
con similitudini ed esempi, dilucidarla, e trarne le conseguenze certe.
5. Produrre affetti, risoluzioni, proponimenti massime particolari e riguardanti le pratiche già
proposte, e questo in ciascun punto.
6. Ringraziare Dio dei lumi, Confirma etc., la supplica del Pater, Sub tuum etc.
7. Un'occhiata ai difetti occorsi con proposito di rimediarvi, un'occhiata ai lumi, risoluzioni,
occasioni di praticarle, altrimenti procurarne atti interni od esterni.
I difetti sono distrazioni, tedio, aridità, desolazione; la causa difetto di preparazione, o applicazione
e riverenza, esser troppo attaccato ai propri lumi oppure antecedentemente libertà di conversare,
parlare cose vane, affetti, sollecitudini temporali.
Possono servire d'occasione per i proponimenti la messa, officio, immagini, chiese.
Le orazioni poi vocali della mattina innanzi, o dopo come meglio converrà.
Spi,2006:T3,1
Deus et omnia
[pag. 3]
Ciascuna settimana un quarto cena, cat., brac., disc., 3 can., meditaz. Ai*8, lettura del Direttorio,
exercices de l'Adorateur, e conoscenza persone pie e libri buoni, pensare all'Ai, notare tutto,
ospedali, prigioni, Aa.
Ogni giorno meditazione, messa, officio, lettura, esercizi, visita al Santissimo Sacramento, studio, 6
atti di generosità, esame, mortificazione a tavola per l'Aa. Fra il giorno pensare ai lumi, affetti,
proponimenti, occasioni di generosità, fare atti di fede, speranza, amor di Dio, e del prossimo,
fedele alle ispirazioni, occasioni di fare del bene al prossimo. Via ogni pensiero inutile. Sempre
apertamente, e liberamente dichiarato dalla parte di Dio, e come già formalmente consacrato a Lui,
tutto impegnato a rapire anime al mondo e darle a Dio. Sempre pensare, parlare, operare da Santo:
così richiede lo spirito di vero ministro di Dio, d'Ai, Cf., e le stesse ragioni che avevano i Santi.
Parlare di Dio come i soldati della guerra.
Lo spirito santo e vero di un sacro ministro è secondo i doni e i frutti dello Spirito Santo, e secondo
le doti della carità noverate da S. Paolo.
Spi,2006:T3,2
Sempre zelante, magnanimo, libero, fedele, semplice, candido, affabile, tranquillo, rassegnato alla
volontà di Dio, ansioso di piacere a Lui solo e guadagnarGli anime; allegro, compassionevole,
condiscendente in tutto ciò che non è offesa di Dio, mite, umile di cuore. Ogni turbazione viene da
spirito cattivo. Sentite de Deo in bonitate, non a modo nostro, ma degnamente di Dio.
Sempre tutto con gran volontà, e anche le cose piccole avranno gran peso.
Innalzare ogni azione naturale a stato sovrannaturale. Mettere quanto più si può i momenti a
fruttificare il centuplo con atti sovrannaturali, fare e soffrire per Dio, quilibet actus caritatis meretur
vitam æternam, e nell'altra vita non potremo più far servizi a Dio. Le ispirazioni sono tante voci di
Dio ugualmente onnipotenti.
Tutto è a mio pro e da tutto posso cavare ragione di merito. Un grado di perfezione o di zelo di più,
tante anime guadagnate e tanto zelo di più.
Se verrò a mancare, anche fosse mille volte, non mi perderò d'animo, non mi inquieterò, ma sempre
pacificamente subito dirò nunc cœpi. Mio Dio, l'ho fatta da quel che sono. Che altro potevate
aspettarVi da me? Né qui mi sarei fermato, se voi non mi aveste trattenuto. Fatela Voi ora da quello
che siete. Non voglio pensare così male di Voi, che mi dia a credere che Vi lasciate vincere da che è
cattivo, quando so che Vi sta tanto a cuore la mia conversione, la mia salute.
Sempre paziente con me e diffidente di me, e tutto confidente in Dio buono.
Spi,2006:T4
Deus et omnia
[pag. 4]
Sono solennemente consacrato a Dio e totalmente dedicato al suo servizio A.M.D.G. [ad majorem
Dei gloriam] dunque, non debbo mangiare e dormire che quando e quanto bisogna per vivere; non
vivo che per gloria di Dio, dunque per questo solo, impiegare debbo le facoltà tutte dell'anima e del
corpo, e quando bisogna pensare, parlare, travagliare per Dio, dare la stessa vita, vada tutto, accada
ciò che vuole: questo si deve fare, fuori di Dio non muoverei neppure un passo, neppure una paglia.
Sono niente, dunque nessuno niente mi deve, sono peccatore, dunque ogni pena mi è dovuta.
In ogni azione sia naturale sia sovrannaturale quid habes quod non accepisti, etc. superbe? bona tua
non sunt tua, tua sunt mala. Ogni azione buona viene da me come da madre cattiva e ignobile,
viene da Dio come da padre buono e nobile.
D'ordinario Dio si serve di cose vili per cose grandi, come dell'asina di Balaam, o di una sola sua
mascella; si servì di apostoli ignobili, idioti, per far conoscere l'opera essere tutta sua.
Le verità che mi hanno persuaso sono quelle che persuasero i Santi, sono e saranno sempre le
stesse, né il tempo, né l'inconsiderazione fanno loro perdere di forza, dunque come mi muovono una
volta, mi hanno sempre da muovere con l'aiuto di Dio.
Eseguire sempre e generosamente la volontà di Dio conosciuta, e farne punto quando si
trasgredisce, e non far gran caso che delle colpe certe e deliberate, giacché non abbiamo da rendere
conto a Dio che di ciò che avremo conosciuto dover fare e non abbiamo fatto.
Tutti i dì un capo del Vangelo di Gesù Cristo per lettura e comprarmi il testamentino.
Un gran mezzo facile e potente per ribattere le tentazioni è servirsi della parola di Dio così santa,
efficace ed onnipotente, ad esempio di Gesù Cristo.
La carità di Dio e la profusione delle Sue grazie non viene meno se noi non saremo ingrati,
negligenti, superbi.
Pochi sono quelli che si salvano, onde se voglio salvarmi debbo conformarmi a questi pochi e
quando qualche cosa mi parrà difficile, se i pochi la fanno, debbo farla anch'io se voglio salvarmi.
Spi,2006:T5
[pag. 5]
Esaminando la condotta particolare di provvidenza che il Signore si è degnato di tener con me sino
ad ora, di cui non potrò mai abbastanza ringraziarLo, riflettendo sulle circostanze particolari in cui
ha voluto che io mi ritrovassi per poter fare qualche cosa a Sua Maggior Gloria, e a servizio delle
anime da Lui redente, pensando finalmente allo stato presente di piena libertà in cui mi ha posto,
con il desiderio e l'occasione che mi ha dato di fare i santi esercizi in questa circostanza, non posso
[fare] a meno di confessare che Sua Divina Maestà voglia in quest'occasione qualche cosa di
particolare da me misero peccatore, suo indegno servo; e questo maggiormente lo comprendo dagli
impulsi particolari, che da qualche tempo si degna di farmi sentire, di consacrarmi tutto a Lui,
concorrendo a dimostrarmi di essere questo presentemente il mio dovere (oltre le circostanze
suddette in cui mi trovo). Le tante offese eziandio da me fatteGli, l'indolenza estrema degli uomini
in glorificarLo, il mio officio di Sacerdote, e la serie di tanti e sì particolari benefici da Lui ricevuti:
per il che troppo ingrato io Gli sarei se pensassi ora a rigettare sì bei lumi, a fare il sordo alla voce
che mi chiama, a ricusare una grazia sì grande che il Signore mi vuol fare di essere tutto Suo, e di
farmi concorrere ad assecondare gli amorosi Suoi disegni sulla salute delle anime nostre.
Pertanto, siccome io Gli ho già consacrato altra volta il mio corpo con voto di perpetua castità, così
rinnovo ora un tale voto, e di più Gli dedico a Suo servizio le facoltà che mi ha date, desiderando e
chiedendoGli la grazia di dedicarGliele, pur anche una volta, con il voto di povertà, e intanto Lo
prego di farmene conoscere
[pag. 6]
la vanità e concedermi lo spirito di povertà, e di darmi quel disprezzo che Egli aveva di tutte le cose
mondane, e frattanto non disporrò di cosa alcuna senza previa partecipazione e approvazione del
P.D.*9
Spi,2006:T6
Inoltre, dopo essermi raccomandato al Signore e pensatoci seriamente, risolvo innanzi a Dio e a
tutta la Corte Celeste di approfittarmi dello stato di libertà in cui il Signore mi ha posto per darmi
tutto a Lui senza capitolazioni e riserve, per essere nel numero di coloro che tradiderunt animas
suas propter nomen Domini nostri Jesu Christi.
E per mettere in pratica e confermare questa mia risoluzione: Omnipotens Sempiterne Deus, ego P.
B. licet undecumque divino Tuo conspectu indignissimus, fretus tamen pietate ac misericordia Tua
infinita, et impulsus Tibi serviendi desiderio, voveo coram Sacratissima Virgine Maria, et Curia
Tua Cælesti universa, Divinæ Majestati Tuæ (castitatem perpetuam etc.) obœdientiam P. meo J. N.
D. ipsi, tamen facultate relicta, hoc meum votum pro libitu interpretandi atque etiam irritandi. A
Tua ergo immensa bonitate et clementia, per Jesu Christi sanguinem, peto suppliciter, ut hoc
holocaustum in odorem suavitatis admittere digneris, et ut largitus es ad hoc desiderandum et
offerendum, sic etiam ad explendum gratiam uberem largiaris. Amen*10.
Questo voto è fatto nella sola supposizione che chi comanda, comandi in cose di servizio di Dio
puramente, o per mio maggior bene spirituale, o per maggior vantaggio delle anime, dunque obliga
quotiescumque Il comando è espresso e*11 dipende da un maturo esame ragionevole; in dubbio del
comando oppure in dubbio se il comando provenga da maturo esame, tunc notandum, che mi sono
riservati tutti i dubbi in mio favore, e notandum ubi lex et an lex vel libertas possideat.
Spi,2006:T7
Delle armi contro le tentazioni
[pag. 7]
La prima è il presupporre per cosa certissima che si hanno da patire tentazioni, acciocché l'uomo
non viva trascurato: Figlio, accostandoti al servizio di Dio prepara l'anima tua per la tentazione
(Eccli. 2).
2a Obbligarmi a fare un atto d'amor di Dio ogni volta che mi accorgerò di essere assalito da qualche
tentazione: certo che io mi voglio servire di te, e giacché non chiamata vieni in casa mia, farò che tu
mi serva di svegliatoio per amare il mio Signore. Perciò S. Paolo chiamava la tentazione stimolo,
perché fa correre più veloce a Dio, e così lo strumento di morte serve da strumento di vita e miniera
di meriti.
3a Voglio avere un amore tenero verso Maria Vergine e confidenza in lei di figlio a sua Madre, e in
grado tale, che mi paia impossibile che mi permetta di essere vinto e perisca in quella battaglia:
ricorrerò dunque a Lei come un pulcino si ricovera sotto le ali di sua madre alla voce del nibbio
vorace, e dopo l'atto d'amor di Dio dirò: “Monstra te esse matrem etc. Sub tuum præsidium etc.
Maria mater gratiæ etc. ”, e ciò farò con quella confidenza che un bambino usa con sua madre
domandandole ciò che fa di mestieri con gran sicurezza, come se fosse tenuta a concederglielo, e a
lei ricorrendo in tutti i suoi travagli, cosicché resta la madre come obbligata, e ricava quindi motivo
di voler più bene al figlio, e se le madri di quaggiù cattive qualche volta, pur non sanno negare
niente, che si dirà della Gran Madre di Dio?
Mi approfitterò di tutti i meriti, grazie e privilegi di questa mia Signora come chi sa di aver ad essi
quel diritto che hanno i figlioli alla madre, e quando dirò Messa La supplicherò di prestarmi le Sue
vesti, gioie e tutti gli abbigliamenti di casa per tale funzione, e di poter offrire tutti i suoi meriti al
benedetto Suo Figliolo per ricoprire così l'indecenza di un sì sordido albergo: il che sono persuaso
che farà con grande gusto come disse a S. Gertrude. Unirò i miei atti di fede, speranza, carità ai
meriti di mia Madre, e così inseriti in un traffico sì grande e ricco, crescerà a dismisura il povero
mio capitale.
Spi,2006:T8
[pag. 8]
Porta [Portare] un rosario al collo, recitare 9 ave, avere una Sua immagine, parlarLe, salutarLa
sovente.
4a Credere di fede che Dio (come dice S. Paolo) è fedele e non permetterà maggiore peso di
tentazione di quello che possa sopportare, e se con una mano ce la permette, con l'altra ci aiuta.
Onde quando viene più forte di ringraziarLo che mi faccia partecipe di quel pezzetto di croce, e
mirando cosa Dio pretende da me con quella tentazione, troverò che vuole costringermi a ricorrere
nelle braccia della Sua misericordia, e conosca per esperienza che capitale posso e debbo fare del
mio Dio.
5a Ricordati dei novissimi e non peccherai in eterno, meditarli in tempo di pace per farne più
facilmente uso in tempo di guerra.
6a Umiliarsi davanti a Dio e riconoscersi degno di maggiori travagli, e dire: Jesu fili David miserere
mei. Quindi ne viene che, siccome la superbia è la fonte dei pensieri vani, impuri ecc., qualsivoglia
atto d'umiltà ribatte il colpo del nemico e ne snerva la forza, giacché in sostanza la tentazione altro
non è che un peso permesso da Dio per caricare il cuore vano e leggero, acciocché si sprofondi
dentro la sua miseria e ricorra per rimedio a S.D.M. [Sua Divina Maestà].
7a La memoria dei divini benefici: come posso fare io questa ingiuria al mio Signore, Creatore,
Padre, Conservatore, Redentore, etc.
8a Guardarsi dalle occasioni diffidando di sé, riconoscendo la propria viltà e impotenza. Qui amat
periculum peribit in illo.
9a Non pigliare le tentazioni per castighi, ma stimarle favori e premi, giacché con esse Dio lo mette
in obbligo di chiederGli soccorso, di conoscere il suo pericolo e la sua infermità, di fare penitenza,
di intendere che vive in mezzo a nemici etc. Quello che mai non patisce tentazione, che notizia può
egli mai avere, dice lo Spirito Santo? Sono regalie dei suoi santi e prediletti. A Tobia disse S.
Raffaele: “Perché eri grato a Dio fu necessario che la tentazione ti provasse”. A S. Paolo, dopo
d'essere stato rapito al terzo cielo, fu dato lo stimolo della carne per perfezionare la sua virtù. S.
Giacomo disse: “Fratelli miei cari, pensate pure che tutta l'allegrezza di questa vita è posta
nell'avere tentazioni”.
Spi,2006:T9
[pag. 9]
10a Manifestare tutte le tentazioni al Padre Spirituale, e si vedono effetti miracolosi e prestissimi,
cagionati dall'efficacia di quell'atto d'umiltà e il demonio fa ogni sforzo per disturbarci, disse anche
lo Spirito Santo: Guai a chi è solo, perché se cade non ha chi gli porga la mano per levarsi in piedi.
11a Arma generale: orazione e mortificazione. Hoc genus demoniorum non ejicitur nisi in jejunio et
oratione.
12a Disprezzare il demonio, perderne affatto la paura, trattarlo con impero, giacché lo si assale in
nome di Gesù Cristo nostro capitano e Re, essendo certo che tali cani latrare possunt, mordere non
possunt. Dir per esempio: Quis sicut Deus. Is. 14: Quomodo cecidisti de cælo Lucifer etc. Tu
signaculum similitudinis plenus sapientia etc. Ezech. 18*12. Et projectus est draco ille magnus.
Apoc. 12. Ite maledicti in ignem æternum. Vidi Satanam descendentem de cælo sicut fulgur. Si in
Tyro et Sidone factæ fuissent virtutes, quæ factæ sunt in te etc. Vade retro Satanas, Dominum Deum
tuum adorabis. Finalmente secondo la diversità della tentazione far uso dei diversi passi della S.
Scrittura, farvi atto di fede espresso e confidare tutto nella santa, efficace, onnipotente parola di
Dio, ad esempio di Gesù Cristo tentato nel deserto.
Spi,2006:T10
Avvisi necessari per non errare nel cammino della perfezione
[pag. 10]
1o Entrare nel cammino dell'orazione affatto disinteressato con Dio senza pretendere grazie, lumi
particolari, riposi, rivelazioni ecc. Il modo di procedere di Dio è rovesciare consolazioni e grazie
sopra chi Lo serve senza pretenderle, così si guadagna molto e si ha sempre in tutti gli esercizi
intenzione pura e retta di compiacere in essi a Dio, sia con aridità, sia con consolazioni.
2o Studiare bene la differenza fra l'appetito sensuale e ragionevole; dividere bene distintamente se
stesso in due persone che sono i due interni irreconciliabili nemici. Quindi nasce grande luce per
combattere felicemente, scoprire la faccia del nemico, conoscere gli atti puramente spirituali senza
fare fondamento sui sensibili, perché instabili, e con ciò cessano molte ignoranze, travagli, tristezze,
pensando molti di essere in cattivo stato perché non provano devozione sensibile.
3o Entri ben risoluto di servire Dio alla buona, o cattiva disposizione che abbia a ciò la sua natura,
altrimenti, o si perde il tempo o non si persevera. La nostra carne è pigra e mal inclinata al bene,
desta e disposta a contrariare a tutto poter alla luce e libertà dell'anima, perciò raramente si muove
volenterosa e allenata per le opere virtuose, e molto meno, per quelle di mortificazione a lei
contrarie. Allora la ragione ripigli l'impero dispotico, sforzi la carne a servire lo spirito, così
approfitterà molto, e a misura della forza che farà alla sensualità.
4o Sapere cosa Dio ricerchi per non affaticarsi inutilmente impiegandosi in ciò che Dio non gli
comanda, onde poi non lo gradisca. Ciò che Dio cerca è sradicare la superbia, bruciare i desideri del
proprio ingrandimento e di essere stimato, dare gusto e piacere agli uomini: questo impedisce Dio di
operare nell'anima, onde bisogna concepirne un odio capitale e trattare di proposito a estirparlo.
Spi,2006:T11
Faccio voto
[pag. 11*13]
Faccio voto a Dio innanzi a tutta la Curia Celeste di non usare negligenza, né ammettere distrazione
pienamente volontaria nelle tre mie azioni principali della giornata: Meditazione, Messa, Officio, e
questo fino a Natale, obbligandomi sotto la gravezza della colpa che sarà in sé, riservandomi in mia
libertà tutti i dubbi che mi possano occorrere su un tale punto.
Propongo di non lasciare mai la lettura spirituale, la pratica dell'unione con Dio, l'esame di detta
virtù, e generale della giornata, e questo ogni giorno, e se potrò, aggiungerò anche la visita del
Santissimo Sacramento e confessarmi ogni settimana.
Propongo a Natale fare di nuovo un giorno di ritiro (se si stimerà a proposito) per regolare di nuovo
le mie cose fino ad un altro dato tempo.
Propongo primo, terminare le mie meditazioni degli esercizi, quindi applicarmi alla morale per
poter lavorare al più presto.
Propongo di coltivare gente per Dio, e procurare d'ispirare zelo per la gloria di Dio, nelle occasioni
che si presenteranno, e non lasciarne fuggire alcuna in [cui] possa chiaramente fare del bene.
La lettura sarà S. Teresa cominciando da capo finché sia finita. Porterò anche meco sempre il
Thomas a Kempis, o lo Scupoli per leggerlo nei tempi liberi, o quando sentirò di averne bisogno, e
ne leggerò fortuitamente un capo. La lettura poi sarà lente et attente.
A Prima, e a Vespro ripeterò l'Aperi Domine nell'officio, questo poi lo reciterò come infra.
Una (almeno) mortificazione la mattina, l'altra la sera a tavola, massime il Venerdì, le altre cose, al
solito, 2 volte la settimana.
Nella visita del Santissimo Sacramento o il 3o modo di orare, o familiarizzare con Gesù Cristo.
Se potessi far società con qualcuno per avvertirsi delle pratiche di virtù sarebbe bene.
(Nel catechismo, o altre occasioni, regalerò piuttosto libri.)
Spi,2006:T12,1
Massime generali per l'orazione e per tutti gli esercizi spirituali
[pag. 12]
1o Initium numquam per impetum, sed cum mentis elevatione ad Deum et ex fede.
Medium cum pausis, cum emphasis, cum affectu.
Finis cum affectu et reflexe.
2o Gravitas in exteriori, in gestibus, ardor in verbis, affectus in mente.
Spi,2006:T12,2
Quattro maniere di orazioni
1a 1o Considerare i benefici ricevuti, 2o le ingratitudini commesse, il male fatto, bene lasciato, o
fatto male, 3o il parallelo di essi ed eccitarsi a contrizione, pensando a cosa avresti dovuto essere e
cosa sei stato, cosa risolvi di fare presentemente, e colloquio per chiedere soccorso per l'avvenire:
optando riguardo al tempo passato, offerendo riguardo al presente, obsecrando riguardo
all'avvenire.
Di questo modo posso servirmi nell'esame particolare, generale e in quello della confessione. In
questo poi, per eccitarmi maggiormente al dolore, posso aggiungere la considerazione di una
qualche parabola v.g. il fico sterile, etc. e avrò l'avvertenza, quando mi confesserò, di badare a cosa
vado a fare, e confessarmi come se dovessi morire subito dopo. Avrò anche l'avvertenza dopo
confessato di ringraziare Dio, rinnovare il dolore, la protesta, chiederGli aiuto, fare la penitenza.
2a Proposta la materia, 1o considererò i vari sensi, quid velint, quid non, 2o ne trarrò le verità
prossime e conseguenti, o vedrò quanto facienda sit la sovra proposta, 3o Rifletterò su me stesso:
optando, offerendo, con sciogliere le obiezioni, obsecrando per le proprie miserie, per i meriti di
Gesù Cristo o dei Santi, per la gloria di Dio che ne segue. Mi ricorderò sempre dell'esame in fine
pensando all'attenzione usata, alla causa delle distrazioni, ai lumi, ai proponimenti. Il tutto in un'ora.
Vedi l'altro Direttorio. Sarebbe anche bene se potessi scriverla dopo, fatta in modo di storia.
Spi,2006:T13
[pag. 13]
L'ordine che terrò nelle meditazioni sarà il Lunedì sul fine dell'uomo; martedì su un novissimo;
mercoledì sulla vita di Gesù Cristo; giovedì sull'istituzione dell'Eucaristia; venerdì sulla Passione;
sabato considerazione (fatta nel 1o o 4o modo d'orare) o di un qualche dei principali esercizi
quotidiani, come l'ho esercitato in tutta la settimana, o su tutta la settimana in generale. Domenica
considerazione fatta come sopra su una virtù teologale o sopra lo Spirito Santo. Mediterò
particolarmente sulla Passione esercitandomi nell'umiltà e indegnità di me stesso.
3a Pregare, leggere, recitare, ma con intervalli, con sospiri, con pause, con slanci d'affetto, con
riflessioni frammezzo. Di questo modo posso servirmi nel pregare vocalmente, nel recitare l'Officio,
nel dire Messa, nella Visita del Santissimo Sacramento, nella Lettura, fra il giorno, massime
leggendo qualche cosa di Scrittura Sacra, recitando il Pater, l'Ave, il Credo, etc., e il tutto procurare
che sia con viva fede, speranza, carità.
4a Con l'esercizio delle 3 virtù Teologali, 1o fede viva nella virtù proposta, e qui i suoi motivi di
credibilità, e qui fermo a credere così, quando anche venisse un angelo a dire l'opposto, esaminarsi
come si è conformato per il passato e compungersi; 2o viva speranza dell'aiuto, perché Dio lo
comanda, lo promette, e qui i motivi di speranza, abbracciarla all'esempio dei Santi, e dire etiamsi
occideris me in te sperabo; 3o gran carità perché lo merita, lo comanda, e a mia utilità, i motivi, e
amarlo con tutto l'affetto, cuore, forze, potenze. In tutto riflettere come ci diportiamo. Optando.
Offerendo. Obsecrando.
E di questo modo di orazione posso servirmi in tutti gli altri: anzi procurerò di farmelo familiare sia
in quelli, sia nelle giaculatorie e atti di virtù fra la giornata.
Leggerò di quando in quando questi modi di orare per farne l'abito.
Nelle ore libere penserò a me, o ai bisogni del mio stato, o dirò la corona.
Spi,2006:T14,1
Nella Messa
*14
[pag. 14]
Per l'apparecchio penserò cosa va a passarsi sull'altare tra me, il Padre eterno, e il suo Unigenito,
penserò ai 4 motivi, farò 3 colloqui alle 3 persone, chiederò perdono dei miei peccati, le virtù di cui
avrei bisogno, pregherò Maria, Giuseppe a insegnarmi la maniera di trattare con Gesù, e l'Angelo
Custode ad assistermi all'altare, formerò l'intenzione e l'applicazione della Messa.
Mi vestirò attento alle orazioni prescritte, e nell'andare all'altare, mi immaginerò di vedere Simeone
che andava in Spiritu nel Tempio per la presentazione e circoncisione di Gesù, o mi immaginerò di
vedere qualche altro Santo fervente. Giuda va all'altare*15.
Nella Messa: all'introito prenderò l'affetto e il cuore del pubblicano; al Gloria quello degli Angeli;
alle orazioni quello di legato; all'Epistola e al Vangelo quello di discepolo; al Credo quello dei
Martiri; all'Oblazione quello di Melchisedec; al prefazio quello della Corte celeste; alla
consacrazione quello di Cristo; al Pater quello di mendico; all'Agnus Dei quello di reo; alla
Comunione quello di amante; all'Ite quello di apostolo. Il tutto con viva fede, speranza, carità, con
pause, enfasi, affetto.
Mi partirò come spirante fuoco dall'Altare, reciterò con enfasi il Benedicite, perché ho maggior
motivo di ringraziarLo che quei tre giovani liberati dalla fornace.
Nel ringraziamento Lo adorerò prostrato nel mio nulla. Inviterò a due a due i cori degli Angeli ad
adorarLo e ringraziarLo meco. Chiederò profusione di grazie, non poche, ma molte e grandi, perché
le profonda da Dio*16, massime la grazia di adempiere i miei voti e di praticare la virtù; quindi
pregherò per gli altri bisogni particolari e generali, massime per l'Ai. Finalmente mi consacrerò
tutto a Lui di corpo e di spirito, e chiederò la sua benedizione e conferma prima di partire.
Raccomanderò particolarmente i peccatori.
Spi,2006:T14,2
Virtù particolare
Sarà familiarizzare con Dio, con Gesù Cristo, massime rappresentatomeLo sovente paziente;
indirizzerò le cose a Lui, chiederò lume da Lui e forza, osserverò come farebbe nel caso mio, Lo
pregherò del suo Spirito nelle mie azioni, etc., noterò gli atti, li significherò al Direttore, parlerò
sovente di tale virtù e procurerò di esercitarla massime con l'esercizio delle virtù teologali. Ne
cercherò le occasioni, paragonerò i giorni, le settimane.
Spi,2006:T15
[Avvisi…]
[pag. 15*17]
5o I primi desideri sogliono essere veementi e frettolosi: bisogna guardarsi di rovinare per cagione
loro. Si desidera sbarbare in 2 giorni le radici dell'appetito e rimanere in breve puro, umile, pacifico:
questa è una dissimulata presunzione sotto coperta di santità e di fervore ben dannosa, e cagione che
si abbandoni il bene cominciato. In questo non ha da levarsi a volo chi non ha ali. Dio non vuole
che chi viene a Lui sia subito libero dalle male inclinazioni, ma anzi le mantiene, acciò abbia con
chi combattere per molti anni per sua umiltà e corona. Sia dunque l'uomo contento di avere siffatti
continui nemici, sia risoluto di soffrirli valorosamente, andando sempre armato contro di essi, non
consentendo mai a ciò che sarà contro la ragione, avendo sempre per regola il giusto, e non il gusto.
6o Apprenda di andare avanti anche con mancamenti, e non si arresti mai per essi a mezzo del
cammino; se l'uomo non sa bene quest'arte, che è la più difficile, arrischia di tornare indietro. Si
presupponga che ha da commettere dei mancamenti, poiché servire Dio senza di essi solo in Cielo si
fa. Onde si deve imparare a cadere sì, ma a levarsi subito, a domandare perdono senza meraviglia né
rammarico, né venir meno, per molti e grandi che siano, ma sebbene umiliarsi, compungersi e
alzarsi da essi più alienato, se gli basta l'animo, perché questa è una grande sapienza e mezzo ottimo
per andare avanti.
7o Procuri quanto può, e massime consigliandosi con il direttore per avere certa e chiara notizia del
cammino, e talento particolare d'orazione per cui Dio lo vuole condurre, altrimenti se piglia la
strada che Dio non vuole, erra, travaglia molto, profitta niente.
8o Cammini al passo che Dio vuole in qualsiasi esercizio, per santo che sia, non affrettandosi o
trattenendosi di più, altrimenti i demoni vi entrano come in casa propria, essi che per loro abitazione
tengono il giudizio proprio, e senza che l'uomo se ne accorga, lo faranno appoggiare a ciò che lo
farà cadere, recando ragioni apparenti, attizzando il fervore sensibile e infiammando i buoni
desideri per riempirlo di compiacenza verso se stesso, di sicurezza e propria soddisfazione nel bene
che gli pare di fare, e al contrario, di avversione e resistenza al parere altrui, nonché del Direttore.
Spi,2006:T16,1
[pag. 16]
9o Sia stabile nei santi esercizi facendone gran conto, si guardi da quel tacito disprezzo di essi con il
dire che non importa lasciare la lettura o l'esame etc., così [che vengono] lasciati ora, per compire
con gli uomini, ora, per piccola occupazione o indisposizione, perché allora appena può Dio, con
tutta la forza che fa al cuore assoggettarlo a sé. Sanno i Demoni che se non tagliano allo spirito
questi capelli mai potranno legare questo Sansone.
10o Non si misuri Dio con la nostra scarsezza, immaginandoseLo quale non è, perché gli facciamo
grande torto e oltraggio, ma a nostro costo impicciolendo la Sua misericordia, come se fosse un
Uomo miserabile come io [sono], e perciò non ardire di andarGli a domandare perdono quando si
manca nei buoni propositi tornando ai peccati di prima, avendo concetto della Divina Maestà come
se fosse di nostra condizione, che si stanchi di tanta instabilità, fiacchezza e dimenticanze, pigliando
perciò vendetta dei nostri peccati con levarci gli aiuti e lasciarci cadere in maggiori ruine, e
credendo che noi con le nostre colpe gli impediamo che ci faccia delle grazie e altre simili
scioccherie degne della nostra ignoranza. Non è tale il nostro Dio. Gli si attribuisca ciò che gli
conviene, cioè l'essere buono, misericordioso, compassionevole, padre amorevole che ci tollera e
perdona; con questo concetto dovutoGli si lascia obbligare ad usarci misericordia.
Spi,2006:T16,2
11o Fare gran conto e pregiarsi di tutte le devozioni tenere che aiutano ad amare il Signore, e
schivare lo spirito di presunzione che procura di persuadere che la devozione non consiste in esse
[né] la virtù soda, e così disprezzandole perché non è capace la sua alterigia di ricevere quelle
carezze che gustano i figli di Dio. I santi si sono serviti di esse e [le hanno] stimate grandemente,
sapendo che come foglie difendono il frutto principale, e motivi teneri alimentano le solide virtù.
12o Risolvendosi di servire Dio con perfezione non vergognarsi, mostrarlo a tutti, anzi a faccia
scoperta pregiarsi di essere buon Cristiano che tiene per Re il suo Dio e non il mondo e le sue leggi,
e se viene burlato e deriso, intenda chiaramente e con giudizio perfetto che in ciò l'onorano molto, e
gli pongono in capo una corona. Dopo dunque di aver risoluto di essere di Dio, non sia sì instabile e
villano che si vergogni di dimostrarsi tale, e che gli amici lo chiamano beato, bacchettone,
scrupoloso, li chiami pur ciechi e ignoranti, e attenda a servire Dio davvero, ringrazi di non essere
delle loro adunanze e sarà da Dio tenuto per grande del suo regno.
Spi,2006:T17
Rimedi contro dei mancamenti
[pag. 17]
1o Presupporre che se ne ha da commettere molti. Se un bambino per paura di cadere non vuole
cominciare a camminare, non imparerà mai a camminare.
2o Persuadersi che abbiamo da sentire le amarezze e le nausee delle nostre colpe, perciò non ci
arrivino nuovi tali effetti, ma impariamo a sopportarli in penitenza della colpa e non sarà senza
grande merito.
3o Anche la superbia sa pentirsi, ma un tale pentimento consiste in una tristezza inutile che non
nasce da Dio e per Dio, ma bensì dal non conoscere la nostra fiacchezza e miseria. Si avverta che
allora si perde il tempo, e talvolta per imperfezioni si commettono peccati veniali.
4o Si avverta che lo spirito cattivo dopo la colpa dimostra [che è] difficile tornare a domandare a
Dio il perdono, e quasi impossibile l'emendazione; all'opposto lo spirito buono gliela alleggerisce,
facilita il perdono, l'anima e incoraggia, persuadendolo ad un tempo che non si può stare senza
mancamenti, ma che per essi bisogna maggiormente umiliarsi e domandare perdono a Dio.
5o Si divida l'uomo in due, la parte interiore esamini le amarezze e disgusti sensibili cagionati dalle
colpe, senza avere riguardo all'uomo animale, e conoscerà che il sentire tanto travaglio nel
domandare a Dio perdono proviene perché non si vuole confondersi alla Sua Divina Maestà, né
riconoscere le proprie miserie, né dare a Dio la gloria di buono e misericordioso perdonatore che
mai si stanca di perdonare, e così si soffriranno con pazienza i tormenti.
6o Supporre per certissimo che si dà gran gusto e onore a Dio Signore Nostro chi va a domandarGli
perdono.
Spi,2006:T18
[pag. 18]
Per ottenere poi da Dio lo spirito di perseveranza, propongo esattezza nei miei esercizi spirituali
quotidiani che sono la Meditazione, la Messa, l'Officio, la lettura spirituale, la visita al Santissimo
Sacramento, se si può, e l'esame di coscienza. Propongo di praticare in questi esercizi
particolarmente la riverenza esterna secondo lo spirito di riverenza che praticava Gesù Cristo con il
suo Eterno Padre, e questo per conciliarmi più facilmente l'attenzione interna, e ricordarmi con chi
tratto e l'importanza di ciò che tratto, e di questa pratica propongo di farne l'oggetto particolare di
esame la sera.
Chiederò sovente nei miei esercizi spirituali che Gesù Cristo m'imprimi il Suo santo amore nel
cuore e mi dia il Suo Spirito nel giudicare delle cose e nell'operare.
Farò ogni mese un giorno di ritiro, due o tre volte l'anno il Triduo.
Ridurrò le massime principali che ho apprese nei santi Esercizi e le pratiche dei miei esercizi
quotidiani in un librettino portatile per averlo alla mano nelle occasioni.
Il motto sarà Tout à Tout sans réserve. Vince teipsum.
Cuore sollecito, generoso, ardente, senza capitolazione e riserva per Dio e il prossimo.
Spi,2006:T19
[pag. 19]
In buona filosofia morale, la bontà o malizia delle opere consiste principalmente nella volontà, e per
conoscere se questa sia buona o cattiva, si ha da aver riguardo principalmente al fine, il quale non è
altro se non [il luogo] dove la volontà si ferma e riposa, e questa quiete e riposo si chiama gusto
spirituale, per il quale si da giudizio delle opere buone o cattive, di modo che se questo gusto
consiste in cosa buona, l'azione è buona, e se in cosa cattiva, l'azione è cosa cattiva. Dunque il gusto
spirituale, e non il sensibile, è la regola della bontà o malizia delle opere buone o cattive,
avvertendosi però che quando il sensibile è moderato aiuta lo spirituale. Onde le angustie e i
travagli che si soffrono nelle tentazioni non sono segni sufficienti che vi sia stato diletto spirituale
deliberato e di proposito; infinita è la distanza dalla pena alla colpa, anzi sono segni di tutto
l'opposto.
Bisogna prendere il dolce per amaro, e l'amaro per il dolce; aspettare la luce quando si è in tenebre,
aspettare le tenebre, quando si ha la luce.
Spi,2006:T20,1
Deus et omnia
Spi,2006:T20,1
Comunione
[pag. 20]
Per l'apparecchio l'amor di Dio verso di me: l'istituzione, la causa impellente che è l'amor di noi e il
desiderio di unirsi a noi, il fine, cioè le intenzioni e le disposizioni mie. Atto di fede: chi si riceve.
Atto di umiltà: chi sono io. Atto d'amore per il motivo impellente e finale. Atto di desiderio di
riceverLo, ottenere tanto bene, incorporarsi con Lui, annegarsi nel Suo sangue.
Per il ringraziamento, amore di noi verso Dio. Atto di adorazione con l'invito degli Spiriti beati; di
amore e gratitudine; di ringraziamento con il detto invito; di domanda con offrire il pegno che si
possiede per i bisogni particolari e generali della Chiesa, e pregare per chi si deve, si raccomanda,
ne ha bisogno e per i Defunti; di offerta con rinnovare la propria consacrazione a Dio.
Spi,2006:T20,2
Officio Divino
Recitarlo con attenzione, devozione e confidenza, quale ambasciatore della Chiesa per la causa dei
suoi bisogni che porge suppliche dettateci da Dio, o insegnateci dalla sua diletta Sposa.
Dico ego opera mea regi, non rustico offerta*18 civi regi dico.
Spi,2006:T20,3
Messa
Ricordarsi che il Sacrificio è lo stesso del Calvario incruento. L'introito, Gloria, Sancta Maria,
Angele Dei, Evangelio, o atto di fede, o Credo, Ave Joseph, Offerta dei 4 Sacrifici, Atto di fede,
Memento dei morti, Adorazione, Memento persone e bisogni, Atto di speranza, Pater, Atto di
carità, Comunione, O Domine Jesus, Benedizione, Evangelio, Verbe Éternel.
Spi,2006:T20,4
Lettura
Figurarsi Dio che parla in una sua lettera, Loquere Domine, interrogarci di quando in quando,
fermarci negli affetti, Confirma, Sub tuum.
Spi,2006:T20,5
Visita del Santissimo Sacramento
Atto di fede, di adorazione, supplicarLo del patrocinio negli affari o meditare una domanda del
Pater, o con la sua assistenza porgere la supplica del Pater, ringraziamento, Sub tuum.
Spi,2006:T20,6
Esame di coscienza
Praxis consistit in pio suspirio, in inspectione sui, in veniæ precatione, Confiteor.
Crede, Adora, pete lumen, examina dall'ultima volta le azioni, massime contrarie all'amore del
prossimo, all'essere mite e umile di cuore, agli atti di generosità e semplicità, dole, propone, gratias
age, Pater, orazioni o Confessione. Fare gran caso delle cose certe, esaminare se ho fatto del male,
se ho omesso qualche dovere o qualche bene, con che spirito ho fatto o sofferto tutte le altre azioni e
cose o buone o indifferenti, cioè se fu spirito da Sacerdote, da Amis, da Santo. Fare quest'esame una
volta la settimana.
Spi,2006:T21,1
Ciò che non si può
[pag. 21]
Ciò che non si può esser puro, candido e ardente in effetto, esserlo con il desiderio.
Per la S. Messa tre cose si richiedono per il tempo intrinseco: 1. pronunciar bene e compitamente, 2.
fare le cerimonie con decoro e gravità, 3. applicare la mente all'attuale intelligenza ed avvertenza di
quel che si dice, e si fa. Sacerdos totus in se recollectus quantum fieri potest, proferat sacratissima
Canoni verba quantum devotissime (L. 1, stat. Carth. c. 17).
Il Sacerdote deve avere occhi solo per considerare ciò che opera, ed esser cieco per tutte le altre
cose. Ha luogo la stanchezza in tutte le occupazioni, ma non già nell'orare e meditare. Ad divina
mysteria negligenter accendens, supplicium intolerabile meretur, etsi semel in anno hoc quis
audeat (Crisostomo, hom. 60 ad pop. Ant.)
Quando sederis ut comedas cum principe, diligenter attende quæ posita sunt ante faciem tuam. Che
disposizione si ricerca oppure che posso io fare? Non sono monde le stelle al Suo cospetto. V.
Molina p. 339.
Cogitationes etc. expectate hic cum asino corpore isto, donec ego cum puero, ratione scilicet et
intelligentia postquam adoraverimus, revertemur ad vos.
Maestà e Bontà in Dio, timore e amore nel Sacerdote niente, e peccatore.
Qui semetipsum dedit, quomodo non omnia donabit.
Tamquam leones ignem spirantes, ab illa mensa recedamus facti diabolo terribiles.
Spi,2006:T21,2
Prima della messa supplicare Gesù, non che s'inginocchi ai piedi di me peccatore, perché me li lavi
e netti dal fango, ma che lo faccia con la sola parola Sua. Consideri essere vicario di Cristo.
Il Sacerdote deve tendere alla perfezione, e Dio stesso lo tira a questo, persuaso del molto che
bisogna fare, diffiderà di sè, confiderà in Dio. Summum apprehende, et medium potieris.
Alle genuflessioni, Deus meus, Dominus meus et omnia. Je vous adore Jésus, etc.
Proficientes sanctificationem in timore Dei, nec ulla in re offensionem dantes, ut non vituperetur
ministerium nostrum, sed in omnibus commendemus nos ipsos tamquam Dei ministros. 2 Cor. 4. 6.
7*19. Non loquatur os meum opera hominum; nostra conversatio in cælis est. Philip. 3. Jam non
dicam vos servos sed amicos. Ni justitia vestra abundet plus quam scribarum et pharisæorum, non
intrabitis in regnum cælorum.
Si deve avere tanta forza d'orazione, fiducia e perfezione da poter placare Dio sdegnato contro il
mondo tutto.
La messa è un'ambasceria alla Santissima Trinità di tutto il genere umano, della Chiesa militante,
purgante, trionfante per trattare i negozi più gravi e importanti del mondo, e il Sacerdote ne è il
mediatore. La Messa rappresenta la vita e l'ultima cena di Gesù Cristo è il suo stesso sacrificio; se si
offre con proporzionata devozione siamo assoluti da tutte le colpe, come se non le avessimo
commesse. Dobbiamo immaginarci di essere in cielo, non in terra; assistono migliaia di Angeli
adorando e avendo in pregio le mani del Sacerdote; offrire Gesù alla Santissima Vergine.
Spi,2006:T22
Appunti
[pag. 22*20]
Difetti nell'orazione: applicare poco alla riforma, chiedere poco a Dio le virtù necessarie.
Praticare la considerazione: massime per via di fede, speranza, carità.
Penso che è per un qualche fine che Dio mi ha posto in piena libertà; n.b. quest'epoca penso alla
condotta, provvidenza di Dio passata particolare per me che non posso ringraziare satis*21.
1. maggior inclinazione e dovere di consacrarmi tutto a servizio di Dio, per [illeggibile*22] essendo
così mutabile la mia volontà; per vincolarmi d'avvantaggio e accrescere il merito, bramerei far voto
del mio servizio.
2. non ho più chi vigili da vicino sulla mia condotta, eleggo V.P.
3. siccome è facile sbagliare nelle determinazioni, entrando così facilmente dappertutto l'amor
proprio, quindi nelle principali non farò niente senza la sua partecipazione e consenso, e questo 1o
per non errare, per vincolare la volontà, 2o per partecipare del merito dell'obbedienza e del voto,
giacché Dio non mi ha sinora chiamato in Religione.
Ho sempre provato piacere e coraggio in eseguire ciò che mi comandava*23,
siccome in ciò mi è necessaria la guida, e bramerei accrescermi il merito e assicurare di più la mia
volontà
4. in lei riconosco ogni superiorità e diritto di comandarmi e disporre di me.
5. faccio voto d'obbedienza quando mi comanda in cose di servizio di Dio, e di parteciparle le
determinazioni principali, con autorità a lei d'interpretarlo, mitigarlo a piacimento, e anche come se
non fosse fatto di annullarlo. Siccome è cosa così grande l'obbedienza che l'ha voluta praticare il
Figliolo di Dio, ed è un mezzo così comodo per non aver a rendere conto a Dio delle azioni, perciò
Confido nell'adempimento del voto, pensando che Dio non si lascia vincere in generosità.
Spi,2006:T23
[pagina senza numero]
Notare dicendo l'officio certi versicoli particolari per eccitarmi e riscaldarmi la devozione.
In ogni azione esterna di culto divino comporre l'atteggiamento degli occhi, mani, di tutto il corpo,
ricordandomi che parlo a un gran Re e tratto di grandi affari e farne l'oggetto d'esame la sera.
Ridurre le mie massime e il metodo dei miei esercizi spirituali in un librettino portatile, e portare
meco o il Gersone o lo Scupoli, e questo poco per volta finché sia compito.
Continuare a leggere soggetti [illeggibile*24] per formarmi lo spirito, massime S. Francesco di Sales,
S. Crisostomo, spiegazione dei sermoni di Gesù Cristo Inquit etc. sull'orazione etc.
L'esposizione di S. Crisostomo sul sermone di Gesù nell'orto può servire d'istruzioni pubbliche in
tempo di esercizi.
Non dimenticare la Vigna per condurre altri a fare gli esercizi, e farli io di un mese.
Attendere a chiedere di più nell'orazione ciò che mi manca, e scendere più alla pratica.
Con Dio mai con capitolazioni e con regretto, ma sempre sollecito e generoso.
Nella Messa ciò che si passa tra me, il Padre Eterno e Gesù Cristo, e ciò che si passa tra Gesù e me,
e perché fine viene in me. Assuefarmi agli atti di fede (qui il Pater), speranza, carità, massime nel
ringraziamento.
Sprezzare i timori vani, massime dicendo Messa non divenire ardito con Dio e tremare innanzi ai
vermini di terra; cercare soprattutto l'approvazione di Dio e della Corte celeste.
Qualche pranzo tra i Chierici e A.S.
Cercare di far il Catechismo ai grandi.
Scrivere a Padre Diessbach il voto, l'alloggio, il viaggio, l'A.C.
Esattezza negli esercizi spirituali, propormi particolarmente la riverenza esterna ed esaminarmi la
sera; negli esercizi poi chiedere sempre l'amore e lo spirito di Gesù Cristo; ogni mese un giorno di
ritiro, ogni 4 mesi un triduo. Il voto d'obbedienza, il librettino scritto.
Spi,2006:*1
Nello spazio tra le parole “Direttorio” e “Deus et Omnia” il Lanteri scrive e poi cancella: “Il
proponimento è una promessa che si fa a Dio, si consideri chi la fa, e a chi si fa; e se mi fa tanta
pena mancar di parola ad un uomo, che pena mi dovrà fare mancare a un Dio?”.
Spi,2006:*2
I numeri tra parentesi quadre indicano le pagine nello stesso manoscritto, secondo i numeri 1 a 22
che il Lanteri stesso ha posto nel suo Direttorio. Si includono qui perché solo così si riesce a
comprendere alcuni movimenti del testo. V. sotto, nota 13.
Spi,2006:*3
Il Lanteri fa alcune considerazioni sul modo di confessarsi a pag. [12], prima maniera di orazione.
V. sotto nel testo.
Spi,2006:*4
“cf.”, cioè “confrère”, membro dell'“Aa”; “amis”: membro dell'Amicizia.
Spi,2006:*5
Interpretazione del Frutaz: “Jesus, Maria, Joseph, Aloisius, Theresia”, Positio, 527.
Spi,2006:*6
Testo incompleto nell'originale.
Spi,2006:*7
Per queste sigle v. nota 5.
Spi,2006:*8
Lettura del Frutaz: “un quarto cena, cat. [catenella], brac. [braccialetto], disc. [disciplina], tre can.
[cantici?], meditazione Ai [Amitié]”, Positio, 527.
Spi,2006:*9
“Padre Diessbach”.
Spi,2006:*10
“Onnipotente eterno Iddio, io P. B. benché indegnissimo per ogni verso di apparire al tuo cospetto,
fiducioso tuttavia della tua infinita bontà e misericordia, e spinto dal desiderio di servirti più
fedelmente, faccio voto alla tua Divina Maestà, davanti alla Santissima Vergine Maria e a tutta la
corte celeste, di (castità perpetua e) obbedienza al Padre mio Giuseppe Nicolao Diessbach lasciando
tuttavia a lui la facoltà d'interpretare come crede, e anche annullare questo voto. Perciò domando
umilmente alla tua immensa bontà e clemenza, che ti degni di accettare questo mio omaggio in
odore di santità, e che come ti sei degnato di ispirare di desiderarlo ed offrirlo, così mi accordi
anche la grazia abbondante per metterlo in pratica. Amen.”
Spi,2006:*11
Forse bisogna leggere “o” invece di “e”. Il manoscritto non è del tutto chiaro.
Spi,2006:*12
Il testo si trova in Ezech. 28, 12, e non in Ezech. 18.
Spi,2006:*13
Le pag. [11] – [14] sono le quattro facciate di un foglio piegato in due, che il Lanteri ha inserito qui
in un secondo momento, interrompendo il proprio testo. Quindi, gli “Avvisi necessari…” cominciati
a pag. [10] vengono sospesi per riprendersi solo a pag. [15], dopo le quattro pagine che li
interrompono.
Spi,2006:*14
Si veda la pagina corrispondente nel Direttorio per gli Oblati (Org, 2262), scritta più di 30 anni
dopo.
Spi,2006:*15
Quest'ultima frase è un'aggiunta posteriore.
Spi,2006:*16
La trascrizione pare essere così, anche se la formulazione della frase non è del tutto chiara.
Spi,2006:*17
Qui si riprende il testo della pag. [10], ossia gli “Avvisi necessari per non errare nel cammino della
perfezione”.
Spi,2006:*18
Questa parola non è facile da leggere nel manoscritto. La frase è un'aggiunta fatta in un secondo
momento dal Lanteri.
Spi,2006:*19
Cfr. 2 Cor. 6, 3; 7, 1.
Spi,2006:*20
Questa pagina e la seguente (senza numero) sembrano essere un insieme di appunti scritti senza, o
quasi senza, elaborazioni ulteriori. Così si comprendono le frasi incomplete, ecc.
Spi,2006:*21
V. sopra, pag. [5].
Spi,2006:*22
Parola non chiara; Manoscritti, I, 37: “non errar”.
Spi,2006:*23
Con ogni probabilità il Lanteri parla qui del P. Diessbach.
Spi,2006:*24
Una sigla, forse, ma comunque difficile da trascrivere. Manoscritti, I, 38 vi legge “Spirituali”.
Spi,2007a:S
In missa
AOMV, S. 2,1,2:7 a
Mezzo foglio di protocollo scritto su doppia colonna, di mano Lanteri.
Riduzione a librettino portatile delle Massime principali apprese negli esercizi spirituali del 1782. P. Piatti lo mette
come foglio di propositi “in Missa”; l'autore nel Direttorio Spirituale da Diacono vi fa cenno parecchie volte.
Spi,2007a:T1
In missa
– Gravitas in gestibus, ardor in verbis, affectus in mente.
– Le 3 sorta d'orazione la 2a con i 3.
– L'orazion d'esame per la confessione con una parabola alla fine.
– La Domenica le virtù teologali, considerazioni con gli esercizi di esse.
– Legger qualche volta le maniere d'orare.
– Esercitarmi in tutti gli esercizi ad atti di fede ecc.
– In ogni legger orar vocale cum pausis, cum emphasi.
– Per l'esame della confessione alla fine una parabola.
– Pensar 1a ai benefici, alle ingratitudini, farne il parallelo quindi la parabola.
– Fino a Natale allora un giorno di ritiro fino a carnevale.
– Pregar per la conversione dei peccatori nella messa ed esercitar atti di fede, speranza e carità.
– 1o fine, 2o novissimo, 3o vita di Gesù. 4o Eucarestia. 5o Passione. 6o Considerazioni della
settimana. 7o Considerazioni su una virtù teologale e sullo Spirito Santo, e questo con l'esercizio
delle 3 virtù.
Spi,2007a:T2
In officio
– Orandum cum pausis, cum emphasi il che serve per formarsi giaculatorie.
– Affectio excitatur ab æstuatione orationis, a jucunditate ac varietate affectuum, ex fructu.
– S. Narcisus toto corpore, vultu, oculisque ad orationem se componebat.
– In conspectu Angelorum psallam tibi Deus meus.
– Interpolandum jaculatoriis et pausis.
– Cunctante, non Domine ad festinandum me adjuva.
– Ridir l'aperi Domine a Prima e a Vespro.
– Lectio ascetica, corona, visitatio Sancti, suspiria, examina.
– Nisi mihi loquaris, eo quod delector alloquator.
– In æternum non loquar tibi: ideo præceptum.
– In virtute obœdientiæ, studiose, devote recitandum.
– Constitue te coram Deo et Curia Cælesti cum toto corde, affectu laudante.
– Mai principiar con impeto, ma con elevazion a Dio.
– Riguardo alla lettura impreteribile, S. Teresa, e portar seco Thomas a Kempis o Scupoli e
fortuitamente leggerne dei capi lente, attente.
– Procurar libri nelle carceri, introdur libri d'interessi religiosi.
– Per l'esame particolare familiarizzar con Dio, ricordarsi sovente di qualche mistero della Passione.
– Per l'esame generale: il male, il bene, e quanto ben fatto.
– Ricordati dell'esame in fin della meditazione.
– Appender alla camicetta la corona per la virtù particolare.
– Una mortificazione la mattina e la sera a tavola.
– Cercare occasioni per l'esercizio della virtù particolare.
– Esame mattina e sera; paragonare i giorni e le settimane; per ciò notarne il numero in carte con
lapis. Significarne al direttore gli atti.
– Battere il petto quando si manca: far società per avvertirci scambievolmente: Aa M. Amante.
– Parlar sovente e stimolar altri a tal virtù.
– Nella visita al Ss. Sacramento familiarizzar con Gesù Cristo.
– Confessarmi come se dovessi morire.
Spi,2007b:S
Amar Dio: è il solo importante necessario affare
AOMV, S. 2,1,2:7 b
Foglio di quattro facciate formato 15 per 21 di cui tre sole scritte (di mano Lanteri); propositi e pensieri spirituali da
esercizi, datati dalla Postulazione 1782-1783.
Pone il fondamento “Amar Dio solo importante affare” e per realizzarlo in se determina le linee da seguire nella vita.
Spi,2007b:T1
Amar Dio è il solo importante necessario affare mio.
In confronto di quest'affare, cos'è una lite di 100.000 scudi o altro simile interesse?
Dunque in questo fine debbo tener d'ordinario la mente, fra le occupazioni non debbo divertirla in
altre, questo deve pararsi davanti la mattina, accompagnarmi la maggior parte del dì e rubarmi il
sonno.
Dunque cada il cielo, rovini il mondo, si perda la roba, l'amicizia, la reputazione, la vita, etc. Vivere
non est necesse; salvare animam meam est necesse. Il chiodo è fisso: volo, volo salvare animam
meam et amare Deum meum.
Io non ho minor motivo di quello che abbian avuto i santi, di viver in ogni momento da santo,
poiché nessuno mai fece di quel che la ragion gli dettasse, di più di quel che non fosse per ogni
convenienza dovuto a Dio.
Spacciarsi il primo per servo di Dio, nelle conversazioni frammischiar sentimenti spirituali con
possesso, come cosa che non può parere strana a qualcuno, come sarebbe tra soldati parlar di
vittorie, e questo principalmente le prime volte.
Guardarsi di soggettarsi ad una sregolata dipendenza di giudizi, gusti e detti degli uomini con
discapito del servizio di Dio, anzi praticar in pubblico all'occorrenza qualunque virtù, altrimenti [è]
indegno di spirito nobile.
Spi,2007b:T2
Il pellegrino non cerca la strada più agevole se si trova in un bivio, ma cerca quella che conduce al
termine. Lo scrivano rifiuta lo scettro, se gli si porge in luogo della penna. Dunque gli onori, le
ricchezze, i piaceri, non essendo mezzi per il nostro fine, si devono rigettar ad esempio di Gesù
Cristo e dei Santi.
È forse minor male rinunciar a un Dio sì grande, sì buono con noi, tentar di toglierGli lo scettro, la
corona e tutto il Suo assoluto e dispotico dominio, e tolto affatto dal suo essere, per rendere se
stesso indipendente, Suo nemico, preferirGli il Diavolo, il mondo, la carne, e meritarsi con ciò
l'infelice eternità dell'inferno, e questo in faccia, quando attualmente con benignità e provvidenza
paterna lo conserva e benefica, quando si trova sotto i Suoi occhi e nelle stesse Sue mani, come se
un figlio, nell'atto stesso suo padre amorosamente lo tien fra le braccia e lo stringe al seno, gli
sputasse ingiuriosamente sul viso, abusando per strumenti dei suoi stessi doni gratuiti, un solo dei
quali, se non gli fosse stato da Dio stesso donato, quale esercito di peccati, di meno si sarebbe
commesso, e tutto propter pugillum ordei et fragmenta panis, è forse tutto questo minor male che lo
scannar il proprio Padre, o precipitarsi a rompicollo dalla sommità di una torre, e se mi par ridicolo
pensare che io abbia una volta a commettere tal pazzia, non mi parrà parimenti ridicolo che io abbia
una volta di nuovo a offendere Dio.
Spi,2007b:T3
Se Dio avesse voluto far giustizia, io a quest'ora già da quanti anni sarei ad ardere nell'inferno e
soffrirvi un cumulo di tutti i mali, senza speranza d'una minima soddisfazione e di uscirvi, e questo
per sempre ora, se Dio mi graziasse d'un'ora, d'un giorno per nuovamente recuperarmi il cielo e
scamparla da laggiù, quanto non farei? E quanto farei in quel caso, perché non lo faccio adesso?
Non vi sarà forse ugual ragione? Forse perché non provai ancora cosa sia inferno? Ma se chiedo
questa prova sarà finita per me, perché ivi nulla redemptio.
Anzi, perché non ho ancor provato devo far di più, se cerco veramente il mio bene perché più son
riconoscente a Dio, se un uomo condannato a galera perpetua, vien dal Re graziato prima d'andarvi
a provare, non deve essere più riconoscente che se venisse graziato da lì a 3, 4 anni di galera.
E se l'inferno sarebbe di presente la mia dimora, avrò difficoltà a sopportar ora per amor del mio
liberatore qualunque pena, contrarietà e miseria?
Le verità che ora mi persuadono e che persuasero i santi sono sempre le stesse, nè il tempo, nè la
mia inconsiderazione fan perdere lor la forza, perché la verità è una e costante, dunque come mi
muovono ora, mi dovranno sempre muovere coll'aiuto di Dio.
Spi,2008:S
Esercizi Spirituali
AOMV, S. 2,1,2:8
Tre fogli di protocollo grande perciò dodici facciate non numerate senza data. Di mano Lanteri.
Corso intero di Esercizi Spirituali: introduzione e poi otto giorni completi di 3 meditazioni e 2 istruzioni al giorno. Il
richiamo che egli fa nella prima e seconda istruzione dell'ottavo giorno “Massime per il regolamento” che poi
nell'interno scritto non ci sono, fa pensare che questi esercizi siano quelli fatti da Diacono, quelli cioè in cui fece il suo
regolamento di vita riportato nel doc. Spi, 2006.
Dalle citazioni che ci sono del Bellecio, Neumayr, Bourdaloue, Gaudier si potrà vedere come si serve di questi autori
nella formazione del suo pensiero personale. Di notevole qui quanto dice nella seconda meditazione dell'ultimo giorno,
sull'amore di Gesù Cristo. Desiderio di conoscerLo, amarLo, servirLo, il più perfettamente che si può… e farLo
conoscere, amare e servire da tutti… nessun limite più per amar Gesù e il prossimo… far per il prossimo quanto Dio
giacché Gesù ci pareggiò nell'amore coll'eterno Suo Padre…
Spi,2008:T
Preparazione remota
Persuadersi della grazia grande che Dio ci fa con i S. Esercizi, avidità di farli e farli bene, stima
grande dei mezzi, desiderio e impegno a praticarli bene.
Spi,2008:T1,1
1o Giorno. Dies desideriorum
Pater noster, sanctificetur nomen tuum.
1a meditazione. Creato da Dio:
Per servire Dio, poiché essendo di Dio, dobbiam fruttificare per Lui, inoltre perché questo è il fine
che ci ha imposto, fine poi universale, personale, unico necessario, unico utile. [Nota:] esaminare
sovente fra il giorno quale motivo anima le mie azioni per non lasciare regnare in esse la propria
volontà; m'assueferò a dire sovente: Sia lodato Dio che non faccio a modo mio.
Frutto, risoluzione di viver per Dio e servirLo ad ogni modo.
1a Considerazione.
Sul modo da tenere per far praticamente bene i S. Esercizi vid. pag. antec.
Spi,2008:T1,2
2a Meditazione.
Servire Dio nel modo che vuol Lui: motivi, vantaggi e danni: mezzi, indifferenza per ogni cosa. Chi
non la pratica usurpa a Dio il diritto che ha, che si faccia quel che vuole in quella tal cosa. È dunque
un atto proprio di volontà, la quale ci è lasciata per procurarci puramente dei meriti con servirsene a
volere liberamente quel che vuol Lui, e non altrimenti; vid. per la 2a meditazione Gaudier e
Bellecio. Meditazione, lettura e considerazioni del 1o giorno. Frutto, indifferenza ad ogni azione, in
ogni evento e circostanza.
2a Istruzione
sulla perfezione delle azioni giornaliere (vid. Bourdaloue, et Gaudier pag. 68). Ciò che Dio vuole, è
tutto per amore, niente per forza, e tutto bene ed animato da motivo interno soprannaturale.
Spi,2008:T1,3
3a meditazione:
Ripetizione.
Spi,2008:T2,1
2o Giorno. Dies doloris et horroris
1a Meditazione: Castigo dei peccati (vid. Gaudier, vid. Bellecio).
Il peccato degli Angeli, di Adamo e di alcuni altri che sono nell'inferno fu di non aver atteso a
servire Dio, e l'origine fu la mancanza d'indifferenza: ecco come si castigano negli angioli un atto
sol di propria volontà, come fu pure castigato un simil atto in Adamo e come fu necessaria la
Passione di Gesù Cristo per espiarlo, come furono castigati molti che nel servire Dio non attesero a
praticare l'indifferenza, ma lasciarono dominare poco a poco la propria volontà, come andarono a
finire nell'inferno, esempio della visione di S. Teresa del suo posto nell'inferno.
1a Considerazione:
sul 3o punto della meditazione, ossia sul peccato veniale che nasce dal difetto di questa
indifferenza, male in sé nei suoi effetti e conseguenze. O quanti peccati di compiacenza spirituale, o
sensibile, d'attaccamento al proprio giudicare e volontà, ai beni di questa terra, di curiosità anche
spirituale, di negligenza nei doveri verso Dio e il prossimo, insomma quanti atti di propria volontà
che vuol la sua soddisfazione, almeno in parte, in tutte le azioni che fa. Di conseguenza sono tutti
peccati ed in conseguenza tutto al fuoco.
Spi,2008:T2,2
2a meditazione
Gravezza dei peccati. Bellecio, scoprendone e detestandone le radici.
2a istruzione
sulle radici dei peccati, e quali i più dominanti. Correggere l'aria di tristezza proveniente da propria
volontà.
Spi,2008:T2,3
3a meditazione. Ripetizione delle due antecedenti.
Negli Angioli pareva che vi fossero ragioni per scusarli, o per meglio dire, parevano più scusabili
dell'uomo, eppure quelli condanna subito, ed a questi esibisce il perdono. Si assume Egli la
soddisfazione, e questo perché chiarissimamente comprendiamo quanto inescusabili siamo quando
pecchiamo, e quale incomprensibile grazia sia il perdonarci. Inoltre negli Angioli ci fa comprendere
cosa merita il peccato nell'altra vita, in Adamo cosa merita in questa vita, e come per tutto questo la
giustizia di Dio non era soddisfatta se non si vedeva innanzi una vittima infinita, sicché peccato,
inferno e la Passione d'un Dio sono i tre soli oggetti proporzionati.
Quindi ho osservato il numero dei miei peccati, la mia viltà, la grandezza di Dio ho ammirato,
chiesto perdono, proposto, domandato la grazia etc. Ho finito con colloqui a S. Michele, a Maria
Vergine, a Gesù Cristo, all'eterno Padre.
Spi,2008:T3,1
3o Dies humiliationis seu cognitionis sui
1a meditazione. Morte
Gli atti della propria volontà si esercitano sui beni di questa vita che ne sono gli oggetti, e di questi
beni il Signore ne spoglia appunto l'uomo e lo distrugge affatto, sia per esercitare il Suo dominio su
di essi e sull'uomo, sia in pena dell'abuso di essi fatto dall'uomo.
Ho considerato la morte in ordine ai beni di questa terra, agli onori, ai piaceri (vid. Bellecio), ho
unito il mio capo al teschio di morte ed ho esaminato come doveva anch'io un dì essere umiliato,
annientato come Lui, spogliato di tutto, fuggito da tutti. Dove sono dunque i nostri diritti? Forse che
io, perché non sono ridotto ancora in tale stato, ho qualche diritto più di lui? Quindi ho esaminato
cos'è quel corpo che tanto ho cercato di soddisfare a costo di Dio, dell'anima, dell'eternità: ho
pregato il mio Creatore a farmi vivere morto alla roba, al mondo, a me stesso, perché questo non
può essere che opera tutta Sua.
Spi,2008:T3,2
2a Meditazione. Giudizio particolare (Bellecio).
Ho osservato quanto maggior motivo ho di umiliarmi quanto all'anima, allorché si farà lo scrutinio
delle sue azioni.
Proponimento: ricorrere ora alla misericordia di Dio, imparare a conoscermi e sperare in Dio.
1a Istruzione. Sull'esame per la confessione.
Spi,2008:T3,3,1
3a Meditazione. Preparazione alla morte (Bellecio).
Si dichiara Re: Rex sum ego. Data est mihi omnis potestas. Comanda: predicate. Promette: qui
crediderit salvus erit. Minaccia: qui non crediderit condemnabitur.
Ecco la Sua giurisdizione universale, non ristretta a tempo, luogo, persona.
Homo nobilis (sono Sue parole) abiit in regionem longinquam (dal cielo in terra) accipere sibi
regnum (Ecclesiam, animas) et reverti (in cielo frattanto costituì apostoli per travagliar alla
dilatazione di tal regno; alla fine ritornò e contro dei renitenti pronunciò) inimicos autem illos qui
noluerunt me regnare super se, adducite huc et interficite ante me.
Spi,2008:T3,3,2
1o punto
1o – i titoli per cui Gesù Cristo è nostro Re – essendo Dio ed uomo. I titoli sono: di Creazione, di
Redenzione, di Donazione ed eredità (mio ultimo fine, mio sommo bene), di Elezione.
2o – come esercitò l'autorità e dominio da Re: sugli Spiriti Angelici, i buoni ministrabant ei nella
natività, nel deserto, i ribelli scacciati clamabant: “scimus quia sanctus Dei es”;
sulla natura – nelle infermità: cæci, claudi, surdi, muti, infirmi;
– nella moltiplicazione dei pani;
– negli elementi: venti et mare obœdiunt ei
vitæ et mortis: risorgendo altri, se stesso
delegando queste facoltà
facendo da legislatore: riprovando libellum repudii, traditionem hominum, la legge vecchia;
sostituendo: altre leggi, i consigli.
Perscrutando i cuori.
Predicendo il futuro.
Potestas in cælo: in Ascensione, sedendo alla destra del Padre, ritornando a giudicare
2o punto
1o – lo scopo cioè: 1 – cos'è il suo regno; 2 – come c'invita a stabilirlo in noi, negli altri.
2o – il fine: la nostra salute, la gloria di Dio.
3o punto
1o – quali condizioni: lo stesso, vitto, povertà, vestito, umiltà, fatiche, incomodi del corpo, accidenti
tutti della vita.
2o – l'equità delle condizioni: 1 – essere onorifico per l'eccellenza del Re; 2 – vantaggioso per
perfezionarci, per salvarci; 3 – facile per l'esempio, gli aiuti; 4 – inescusabile [illeggibile; 5 –
necessario, via veritas et vita; quos prædestinavit, hic est Filius meus dilectus.
Spi,2008:T4,1
4a Dies amoris et spei
1a meditazione. Giudizio universale
dove s'impara a disprezzare il mondo e le sue massime, a non aver mai rossore di Gesù Cristo, a
ricorrere a Lui nel tempo di misericordia mentre Egli ci cerca.
1a istruzione
Mortificazione interna, esterna.
Spi,2008:T4,2
2a meditazione. Inferno (Bellecio)
v. tertium punctum in Gaudier; ho supplicato il Signore per la grazia finale.
2a istruzione. Sul tempo
Bourdaloue. Neumayr, de Ordine divino.
Spi,2008:T4,3
3a meditazione. Figliol prodigo.
Spi,2008:T5,1,1
5a Dies fervoris quanto all'effetto, devotionis quanto alle opere
1a meditazione. Regno di Cristo
(Bellecio, Neumayr pag. 218 Gaudier)
Cos'è il Regno di Cristo? Consiste nell'averci noi liberamente e perfettamente sommessi a Lui.
Questo era perturbato dagli angioli e massime da Adamo: nè mai da per noi stessi avessimo potuto
redintegrarglielo stanti gli effetti del peccato originale, e l'esperienza stessa lo dimostra, poiché
prima della venuta di Cristo non c'era che il popolo eletto, con mille stenti volto all'adorazione del
vero Dio, ed ancora quanto era da esso malamente obbedito, il rimanente del mondo massime la
sapiente Roma andava dietro a divinità ed era affatto fuori strada. Per questo venne il divin
Figliuolo e si fece come uno di noi per esserci via, veritas et vita. Egli dissipò le tenebre degli
errori, Egli ci precede con l'esempio, ci assiste con l'aiuto. Dice ad ognuno: veni, sequere me.
Figuratevi un Re che voglia ristorare il Suo Regno, perciò dica ai suoi soldati: “io voglio ristorare il
mio Regno, debellare il mio nemico che usurpò i miei diritti. Chi vuol venire mi segua. Le
condizioni sono che egli avrà lo stesso cibo, e vestito e trattamento in ogni cosa, e dovrà persistere
meco negli stessi travagli, vigilie, avvenimenti, ed a proporzioni ciascuno sarà partecipe della stessa
gloria e felicità.”
Ora questo Re è veramente Gesù Cristo che venne a bella posta per distruggere il regno del
demonio, ed invita ciascuno di noi a travagliar seco per riparare il Suo Regno in noi e negli altri:
“Veni.”
Spi,2008:T5,1,2
1o Vediamo i motivi di seguirLo:
Siamo suoi per titolo di creazione, di redenzione, di donazione, dunque dobbiamo fare quel che
vuole. Inoltre non c'è salute se noi non Lo seguitiamo (Nemo venit ad Patrem nisi per me – quos
prædestinavit etc.): dunque v'è tutta la necessità di seguirLo. Risoluzione “sequar te quocumque
ieris”.
2o Le condizioni sono di fare quello che fa Lui, avere lo stesso cibo e vestito, essere esposto agli
stessi patimenti ed umiliazioni. N.B.: nel fondo dell'uomo si cerca l'indifferenza per le ricchezze o
povertà, onori o disprezzi ecc. Quindi si domanda un animo risoluto d'abbracciare questi piuttosto
che quelli. Figuriamo che ci dica: “Numquid et vos vultis abire con i miei nemici?”.
RispondiamoGli: “Ad quem ibimus? Verba vitæ æternæ habes, sequar te, etc.”
3o Il fine: per animare e superare le difficoltà dei mezzi, esaminiamo il fine che è il procurare la
Gloria di Dio e assicurare la salute nostra. Quella si procura con il conoscerLo, amarLo, servirlo,
farLo conoscere, amare, servire, impedire la sua offesa in noi e negli altri, che è lo scopo di Gesù
Cristo medesimo: vuole che abbiamo lo stesso fine, qualcosa più grande. Inoltre la salute nostra
assicura qualcosa più utile. Ma chi vuole il fine deve prendere i mezzi. Dunque nuovamente “sequar
te”.
1a istruzione.
La passione dominante cavata dalle regole per conoscere il buono o cattivo spirito.
Spi,2008:T5,2
2a meditazione. Incarnazione di Gesù Cristo. Umiltà (Bellecio, Gaudier)
Dopo essere intervenuto al concilio della Santa [Trinità], aver ripassata la storia dell'Annunciazione,
ringraziata Maria Vergine d'aver accettato per noi questo mezzo di riparazione della Gloria di Dio e
della nostra salute, esaminerò i mezzi che adoperò il Figliuolo di Dio per tale effetto. Pondererò
quelle parole Verbum caro. Osserverò come la superbia è l'origine di ogni peccato e in che modo
Gesù Cristo operò per distruggerla. Osserverò come l'umiltà di Gesù Cristo è infinita, sostanziale ed
eterna: si osservi il carattere ancor che prese di mallevadore di peccatori per cui viene sottoposto a
ciò che si merita ogni peccatore. Darò un'occhiata a Gesù Cristo ai piedi di Giuda per gettarmi io ai
piedi di Lucifero. Osserverò Gesù Cristo posposto a Barabba morire sul patibolo in mezzo a due
ladroni. Chiederò la grazia dell'umiltà così necessaria non che per santificarmi, ma anche per
salvarmi.
Possibile che mi sia così difficile la pratica di questa virtù, mentre mi dovrebbe essere così
connaturale, per poco che io rimiri ciò che sono in corpo ed anima (toltone quel che è di Dio), non
ho che a considerare che sono niente, sono peccatore e merito ogni male.
Possibile che mi sia così poco pregievole, mentre il Figliuolo di Dio, per dimostrarcene la stima e
l'amore, si spoglia della Sua gloria, prende le nostre miserie etc.
2a istruzione. Virtù cardinali teologali
Spi,2008:T5,3
3a meditazione. Natività di Gesù Cristo (Bellecio, Gaudier, Neumayr)
Rivedere la storia, credere, adorare etc. con Maria, Giuseppe, Gesù nato che c'insegna la povertà,
compagna dell'umiltà e asprezza di vita, fuga dei comodi. Questo è anche il mezzo usato da Gesù
Cristo per ottenere il fine propostosi della Gloria di Dio e salute nostra: non c'era in cielo, venne a
cercarla in terra. Trovò modo di non essere ricoverato da nessuno in Betlemme, d'essere ridotto ad
avere una capanna per palazzo, una mangiatoia per letto, fieno per lana, panni per fasce; dipendere
da Maria per il latte: ecco il vitto, vestito, letto, abitazione che c'invita ad avere, se vogliamo
cooperare con i suoi disegni. Si noti ancora la Sua vita di falegname, la Sua predicazione
mendicando, non avendo mai un palmo di terra per sé. La Sua morte: sospeso in aria, spogliato,
nudo. Questo è un mezzo che elesse Gesù per promuovere la gloria di Dio e la salute nostra; o Lui
s'inganna, che è la sapienza stessa, o noi. Deplorare la mia cecità, chiederGli perdono dell'attacco
alla roba che può portarci alla perdizione, a rinunciare al superfluo, privarsi qualche volta dei
comodi ed essere pronto a mancare anche del necessario, dove la gloria di Dio o la salute delle
anime lo esiga.
Della roba 1o provvedere ai bisogni temporali urgenti del prossimo, quindi disporne per i bisogni
spirituali.
Ricorrere a Maria, Giuseppe etc. per ottenere l'amor alla povertà che è la divisa di Gesù: affetto ai
poveri, invenietis infantem.
Spi,2008:T6,1
6a Dies Devotionis operativæ
1a meditazione. Fuga in Egitto (Bellecio, Gaudier)
Abbandono totale alla provvidenza, indifferenza per ogni cosa di questa terra; unico amore alla
volontà di Dio conosciuta; farla prontamente, ciecamente, allegramente, qui cito dat, bis dat; la
ragione deve stare soggetta alla fede; quod hominibus altum est abominatio etc. hilarem datorem
diligit Deus. Raccomandarmi a Giuseppe, a Maria per ottenere l'amor alla virtù, che così bene
praticarono in tale occasione.
Istruzione. Mortificazione.
Meditazione
Spi,2008:T6,2
2a meditazione. Vita privata di Gesù Cristo (Bellecio).
Ho conosciuto che tutto il pregio delle azioni dipende dalla volontà di Dio, e la volontà di Dio ama
piuttosto da noi le azioni piccole, comuni, basse che le altre.
Spi,2008:T6,3
3a meditazione. L'andata a Gerusalemme e la sua dimora nel tempio.
Quale amore più giusto, più intenso di quello che Gesù portava a Maria e Giuseppe pure lo
sacrificava per fare perfettamente la volontà del Padre. In his quæ sunt Patris mei sunt oportet me
esse. Dobbiam dunque essere 1o esatti nelle solite pratiche di religione, 2o rompere qualunque
vincolo, rinunciare a qualunque affetto per fare la volontà, 3o dobbiamo nelle pratiche di religione
solum esse con tutta l'applicazione interna, esterna.
Spi,2008:T7,1
7a Dies electionis
1a meditazione. Due stendardi (S. Ignazio, Bellecio).
Osservare il caratteristico del demonio, il suo scopo, i soggetti che adopera e i mezzi che propone.
Che sono quei lacci che espone dappertutto, quanto sono questi efficaci?
Come totus mundus post eum abiit? Come l'inferno dilatat os suum? Dunque guardarsi dall'imitarlo
nei suoi segni caratteristici; guardarsi da quei mezzi che mettono sulla strada dell'inferno; adirarsi
col demonio di tanta strage; avere compassione di tante anime che precipitano nell'inferno;
risoluzione di salvarne il più che si può.
Osservare Gesù Cristo, i Suoi segni caratteristici, imitarli; indagare il fine propostosi, ammirarlo,
rallegrarsene; osservare come per ottenere quel fine non solo si adopera Lui, ma impiega anche i
Suoi ministri, e per questo stabilì la Chiesa, e fa a me, eziandio la proposizione: “Qui sunt Domini
jungantur mecum; veni sequere me.” Osservare i mezzi unici propri che adoperò Lui e propone ai
Suoi ministri per ottenere il Suo fine.
Risoluzione d'applicarmi a questi stessi mezzi e di seguirLo, e guadagnarGli anime il più che si può,
anzi fare anche gente per combattere per mano di tutti.
I colloqui secondo S. Ignazio.
1a istruzione. Sulla carità.
Spi,2008:T7,2
2a meditazione. Tre classi d'uomini.
Ho risoluto d'abbracciare seriamente tutti i mezzi efficaci e subito.
2a istruzione. Esame di coscienza.
Spi,2008:T7,3
3a meditazione. Tre gradi d'umiltà e l'elezione.
Spi,2008:T8,1
8a Dies fortitudinis
1a meditazione. Passione nell'orto.
Ho pianto i miei peccati, ho detestata la mia tiepidezza: ho risoluto di consolare il cuore di Gesù con
attendere alla perfezione.
1a considerazione.
Varie massime per il Regolamento.
Spi,2008:T8,2
2a meditazione. Disprezzi di Gesù Cristo per i Tribunali.
Ho adorato e protesto di voler adorare Gesù disprezzato. Mi guarderò dai rispetti umani, dal
desiderare la stima degli uomini, mi pregierò delle divise di Gesù Cristo. Procurerò d'imitare S.
Filippo massime quando scherzava con S. Felice in pubblica piazza tenendo il mondo affatto sotto i
piedi: spernere seipsum, spernere nullum, spernere mundum, spernere sperni.
2a istruzione.
Massime per il regolamento.
Spi,2008:T8,3
3a meditazione. Patimenti di Gesù nel corpo (Bellecio).
Desiderio di disfarsi tutto per Dio e per il prossimo, o divenire santo o morire.
Spi,2008:T9,1
9a Dies lætitiæ
1a meditazione. Risurrezione di Gesù Cristo.
Rinnovare la risoluzione d'imitarLo, confermarla per la speranza del riposo e della beatitudine
eterna (Bellecio).
1a istruzione.
Su occupazioni particolari.
Spi,2008:T9,2
2a meditazione. Amore di Gesù Cristo (Bellecio).
Desiderio di conoscerLo, amarLo, servirLo il più perfettamente che si può, e farLo conoscere,
amare, servire da tutti, nessun limite più nell'amare Gesù e il prossimo, fare per il prossimo quanto
per Dio, giacché Gesù ci pareggiò nell'amore col Suo Eterno Padre.
2a istruzione.
Seguita l'antecedente oppure sulla santità (Neumayr).
Spi,2008:T9,3
3a meditazione. Amor di Dio.
Spi,2009:S
Esercizi del 1789 – annotazioni
AOMV, S. 2,1,2:9
Tre fogli interi di cm. 21 per 15, pagina scritta alternata a pagina bianca, di mano Lanteri.
Annotazioni sulle meditazioni ed istruzioni degli Esercizi di otto giorni incominciati il 12 giugno 1789. Elementi nuovi
rispetto agli Esercizi fin qui riportati, sono la coscienza, la grazia, la pace.
La coscienza: espressione in me della volontà di Dio attraverso la sua esigenza di bene ed il rimorso: tribunale che mi
condanna della stessa condanna del giorno del giudizio.
La grazia che è la stessa vita di Dio che cavò dal nulla l'universo, e fece tutti santi.
La pace che è soggezione degli appetiti alla ragione, e della ragione a Dio.
La fede: mezzi per ottenerla: preghiera, purità di coscienza, guardarsi dalla lettura dei libri cattivi, essere inesorabili
quando si sente parlar male di essa.
Altro modo per far orazione: 1) intraprenderla con affetto, tranquillamente, 2) prendere i punti ed il frutto, 3) quis, cui,
ob quam rem, 4) proporre con la memoria la materia dei punti, 5) l'intelletto la svolge, non abbandonar finché la verità
speculativa sia chiara ed evidente, ne deduce la verità pratica, esamina in relazione ad essa la condotta passata, presente
e futura, 6) la volontà affezionata fa il suo ufficio.
Ritorna sulle tentazioni e semplifica il suo pensiero: entrare nei disegni di Dio quando le permette, per secondarli; trarne
partito, non mai darsi per vinto: allora si può dire di piacere solo a Dio e di offrirGli qualcosa di libero, che ci costa,
guardarsi dall'inquietudine; non farne l'esame subito dopo; ricordarsi che Dio spectator est, adjutor, remunerator;
“surgite eamus”.
Spi,2009:T
Esercizi del 1789
12 giugno del 1789
Spi,2009:T1,1
1o giorno
1a meditazione. Fine dell'uomo
1) Fine: cauti in minimis, negligentes in maximis. 2) Mezzi.
1a istruzione
Esame sulla volontà di salvarsi, se assoluta, efficace, costante, da qual causa ne proceda il difetto, se
da troppa sollecitudine per le cose temporali, se da difetto di riflessione, se da qualche passione
predominante. La vera volontà di salvarci come ci fa comportare con Dio, con il prossimo, con noi
stessi.
Spi,2009:T1,2
2a meditazione. Peccato mortale
Riguardato in sé e nelle sue circostanze.
2a istruzione. Coscienza
Tanto è vero che sono in questo mondo per fare la volontà santissima di Dio, che se non la faccio,
ne sono subito rimproverato dalla mia coscienza che esige come un tribunale, e nel momento stesso
mi condanna, e sarà questa stessa condanna che Dio ripeterà con tutta solennità il dì del Giudizio.
Bisogna che io mi guardi dal fare il sordo quando mi condanna, o di disprezzarla quando mi avverte
del pericolo. La cagione ordinaria di tale mancamento è un qualche timore, cioè, o che qualche bene
temporale mi manchi, o gli uomini diminuiscano la stima di me, o la pigrizia di riflettere, cioè le
passioni che molte volte sottentrano sotto specie di bene, i sensi che cercano comodi e diletti etc.
n.b. la pace, il gaudio, la generosità, familiarità con Dio: frutti di una coscienza delicata.
n.b. il detto di S. Paolo sulle cose dubbie: “si fidem habes, penes te sit”.
Spi,2009:T1,3
3a meditazione.
Peccato mortale. Effetti e castighi.
Spi,2009:T2,1
2o giorno
1a meditazione
Ripetizione delle precedenti.
1a istruzione.
Peccato veniale, male massimo considerato in sé, nei suoi effetti e castighi; considerare i dominanti,
l'origine e ciò che li fomenta. Proporre di schivare tutti i deliberati a qualunque costo, disprezzando
qualunque timore, rinunziando qualunque lusinga.
Fare l'esame di coscienza più volte al giorno, immancabilmente la sera: guardarsi dai falsi dettami,
esempi, Saulle, le vergini stolte, il servo pigro, il ricco epulone.
Spi,2009:T2,2
2a meditazione. La morte.
1) Separazione violenta da tutto il sensibile, n.b. le tre concupiscenze:
2) l'anima ritorna al suo Creatore per renderGli conto dell'operato;
3) nel tempo e nella maniera più incerta;
4) il tutto irreparabilmente.
Dunque 1o vivere, cioè possedere, servirsi delle cose come se non si possedessero etc., distaccare il
cuore dal sensibile perché quell'ora sia meno acerba. 2o Attendere a procacciarmi beni spirituali
quia opera sequuntur illos. 3o Incominciare subito: veniam Deus promisit, diem crastinum non
promisit. 4o Operare seriamente.
2a istruzione. Corrispondenza alla grazia.
Cos'è la grazia, cosa costò a Gesù Cristo per meritarcela, quale degnazione di Dio esibircela? Non
possiamo santificarci senza questa corrispondenza, non possiamo godere vera pace e tranquillità se
non abbiamo questo grado di santificazione a cui Dio ci vuole; come quella è onnipotente, è la
stessa voce e virtù di Dio che cavò dal nulla l'universo, che fece tutti i santi, si isti et istæ cur non
ego? Quale fu la nostra corrispondenza? Quale numero di grazie disprezzate, impedite che sarebbe
bastato a santificare tanti altri? Quid potui facere et non feci? Quale terribile rendimento di conto?
Pregare Dio di volerci restituire in tempo; appigliarsi alla meditazione, mezzo efficacissimo per
corrispondere alla grazia di Dio.
Spi,2009:T2,3
3a meditazione. Morte del peccatore, del trascurato, del giusto.
L'una o l'altra inevitabile, e come si vive si muore: elige ergo vitam justorum.
Spi,2009:T3,1
3o giorno
1a meditazione
Ripetizione delle precedenti
1a istruzione. Due modi per purificare l'anima.
1o l'esame, 2o la contrizione.
1o Conviene vedere se siamo tranquilli sul perdono dei peccati passati; 2. conviene che l'esame sia
serio, attento, esatto anche ad indagarne le cagioni, non però scrupoloso: la coscienza va rispettata,
va ubbidita, non però inquietata.
2o Dolore con le debite condizioni, guardarsi dalla difficoltà di farlo quando vi è qualche attacco
occulto che ci fa dissimulare facilmente la necessità di sradicarlo. Allora pregare, pregare, pensare
che non giova ingannarci, che altrimenti è inutile pensar di piacere a Dio, e non si avrà pace. Atti
semplici di fede sulla malizia del peccato perché è offesa di un Dio; rimirare le relazioni di Dio con
noi, e come il peccato disordina tutto e diviene il più gran nemico di Dio e nostro: nel giorno della
confessione farne materia di meditazione.
Spi,2009:T3,2
2a meditazione
Giudizio particolare
2a istruzione
Le passioni vanno conosciute, vanno domate; sono le radici dei nostri peccati, di ogni nostra
inquietudine, risoluzione seria di attendere a mortificarle.
Spi,2009:T3,3
3a meditazione. Inferno.
n.b. quanto il pensiero dell'eternità è efficace.
Spi,2009:T4,1
4o giorno
1a meditazione
Ripetizione dell'antecedente
1a istruzione. Sulla pace.
Est tranquillitas ordinis, gli appetiti soggetti alla ragione, la ragione a Dio; i mezzi per acquistarla
sono la mortificazione dei nostri appetiti, il continuo studio di piacere a Dio, cioè di fare la Sua
santa Volontà, il disprezzo delle cose di questa terra e il coraggio nelle difficoltà, cioè la libertà di
spirito; conviene guadagnarla faticando, guadagnata conviene cautamente custodirla: v.f.
Ogni inquietudine proviene da qualche desiderio non appagato. Chiudiamo dunque la porta ad ogni
desiderio temporale, dolcemente sottomettendosi alla sempre adorabile ed amabile volontà di Dio,
ed avremo la desiderata pace: soprattutto voglio chiederla a Dio, solus auctor pacis.
Spi,2009:T4,2
2a meditazione. Figliuol Prodigo
2a istruzione. Pratica della virtù
Tutto ciò che non proviene da esercizio di virtù può essere per lo meno umano: “nonne et ethnici
hoc faciunt?” Con le sole virtù possiamo piacere a Dio: badare che sia virtù pura per non
ingannarci, credendo virtù ciò che sottilmente viene suggerito e gustato dall'amor proprio.
Spi,2009:T4,3
3a meditazione. Incarnazione. Natività di Gesù Cristo. Umiltà, povertà.
Spi,2009:T5,1
5o giorno
1a meditazione.
Ripetizione
1a istruzione. Fede.
I mezzi per mantenerla sono la preghiera, la purità di coscienza, guardarsi dai libri cattivi, essere
inesorabile quando se ne sente parlare male, ciò che accadde ad un prelato, per altro buono, in morte
tormentato da quei sofismi che aveva letti, e che fece prendere risoluzione ad un altro prelato
assistente di non leggerne mai alcuno: lettura di libri buoni, esercizio frequente degli atti di fede.
Spi,2009:T5,2
2a meditazione. Vita privata e pubblica di Gesù Cristo.
Cioè vita interiore, ossia continuo desiderio e studio di piacere a Dio solo, ed esercizio di carità con
il prossimo e carità universale e pura senza eccezioni e restrizioni.
2a istruzione.
Spirito d'orazione, necessità, utilità, esempi di Gesù Cristo, dei Santi: la certezza di essere esauditi
se preghiamo noi e domandiamo cose di vita eterna con devozione, e umiltà, e con perseveranza.
Spi,2009:T5,3
3a meditazione.
Speranza cristiana: scopo di tutta l'economia della grande opera della Redenzione, Gesù Cristo,
Maria Vergine dataci per Madre, i Santi, la Chiesa, i Sacramenti etc. sono tutti motivi di speranza.
Spi,2009:T6,1
6o giorno
1a meditazione
Ripetizione della precedente.
1a istruzione
Meditazione – 1o Intraprenderla con affetto, con tranquillità;
2o preveder i punti, il frutto;
3o quis, cui, quam ob rem
4o proporre con la memoria la materia del punto;
5o l'intelletto la svolge, non l'abbandona sin che la verità speculativa sia divenuta chiara ed
evidente, quindi ne deduce la verità pratica, esamina relativamente ad essa la sua condotta passata,
presente, futura;
6o la volontà affezionata fa il suo officio etc. etc. etc.
Spi,2009:T6,2
2a meditazione. Passione di Gesù Cristo nell'orto, per i tribunali, sul Calvario.
2a istruzione. Tentazioni
Entrare nei disegni di Dio quando ce lo permette e secondarli e trarne partito; non darsi mai per
vinto; riflettere che allora possiamo dire di cercare di piacere puramente a Dio, di offrire a Dio
qualche atto virtuoso, libero e puro che ci costa, guardarsi dalla inquietudine e tristezza; non farne
l'esame subito dopo; ricordarsi che Dio Spectator est, Adjutor et Remunerator; l'esempio del
Redentore: Surgite eamus.
Spi,2009:T6,3
3a meditazione. Due stendardi.
Spi,2009:T7
7o giorno
1a meditazione
Ripetizione.
1a istruzione
Provvidenza di Dio amabile in tutte le cose.
2a meditazione
Amore di Dio: necessità, facilità, dolcezza.
2a istruzione
Perfezione: ciascuno in quello stato in cui Dio ci vuole.
3a meditazione. Paradiso.
Spi,2009:T8
8o giorno
1a meditazione
Ripetizione.
1a istruzione.
Fortezza cristiana contro il nemico che blanditur ut seducat, terret ut frangat. Detto di S. Giovanni
Crisostomo: “quod mundus delectabile habet video, quod terroris contemno.” Risposta dei 3
fanciulli nella fornace: “Potens est Deus eripere nos etc.; quod si noluerit scito quod statuam auream
non adorabimus”: chi confida è protetto dalla nuvola di giorno e di notte, come il popolo eletto nel
deserto.
Spi,2010a:S
Risoluzioni degli Esercizi
AOMV, S. 2,1,2:10 a
Mezzo foglio di mano Lanteri, di cm. 15 per 21 di due facciate: sulla prima porta in alto la data 1789-1791.
Risoluzioni degli esercizi. Da notare la sintesi della santità.
Spi,2010a:T1
Esercitarmi sovente a perfezionar vieppiù l'intenzione nelle azioni, ed a moltiplicare i motivi buoni
che ne sono lo spirito, e renderanno oro lo stesso fango.
In qualunque azione cercar la volontà di Dio, se la voglia, come la voglia.
Per le giaculatorie ogni giorno prefiggermi ora il Pater, ora il Credo etc. Rinunciare a tutti i comodi
del corpo che la necessità non esiga, avere sempre innanzi agli occhi Gesù Cristo che ebbe sempre
per compagni l'ignominia, la povertà, il dolore, e pretestarsi di voler essere sempre di questa
compagnia.
1o Sanctitas consistit in majore semper quærenda Dei gloria.
2o n.b. major gloria Dei est major similitudo intellectus et voluntatis cum Christo, primo in
humilitate ut basis omnium virtutum, deinde erga Deum, proximum, seipsum.
3o Virtutes Christi, quod fecerit, quod non, erga Deum amor solitudinis et orationis, erga seipsum
amor jejunii seu austeritas vitæ, erga proximum, officium, amor laboris seu opera misericordiæ.
4o Ergo sanctitas consistit in hoc quod sit circa Deum major solitudo et gratia, circa seipsum major
austeritas vitæ, circa proximum majora opera misericordiæ.
5o Exercet autem majorem orationem, austeritatem, misericordiam qui occasione utitur magis
celeriter, alacriter, fortiter contra voluntatem pigram, restrictam, infirmam.
6o Ergo is sanctus est qui celeriter, alacriter, fortiter utitur occasione orationis, austeritatis,
misericordiæ ad imitationem Christi.
Spi,2010a:T2
Difetti
Negligenza nelle cose di Dio; perciò fatte con leggerezza, con niente d'impegno, durezza, rusticità
col prossimo, poca carità; sollecitudine per il corpo e per l'anima; sollecitudine nimia per il
temporale; troppo attacco alla roba, agli onori, ai piaceri; paura d'incomodarmi, di patire nella
sanità; niente d'irascibile, cioè di coraggio nelle cose ardue e difficili: ciò che impedisce di avere
una fede viva, una grande confidenza in Dio e tutto quell'amor che debba a Dio.
Rimedi
Provarsi sovente fra il giorno, cioè con frequenti esami se veramente:
– amo Dio sopra ogni cosa;
– amo il prossimo come me stesso;
– e se attendo seriamente all'annegazione di me medesimo.
Quindi concepire: un santo impegno a contrariarmi e praticare la virtù nelle occasioni per formarne
l'abito, un distacco e disprezzo delle cose puramente temporali, indegne dell'affezione del mio
cuore, una santa ostinazione a trattare santamente le cose sante.
In somma libertà di spirito portata dal desiderio di morire a me stesso, di piacere a Dio, dal
conoscimento di Dio e delle vanità delle cose temporali, dal confronto del temporale con lo
spirituale (quid hæc ad vitam æternam).
Spirito d'orazione, figurarmi di udire sovente dal Signore “usque modo non petistis quidquam”,
esaminarmi più volte al giorno se ho domandato sovente al Signore qualche cosa.
Spi,2010b:S
Risoluzione degli Esercizi
AOMV, S. 2,1,2:10 b
Mezzo foglio di mano Lanteri, di cm. 15 per 21 con una pagina scritta l'altra bianca.
Risoluzione degli Esercizi del 1789-1791.
Nota che nel voler meglio adoperarsi per salvar l'anima e del prossimo mette per la seconda volta tra i suoi propositi di
“Trar profitto della vigna” (la Grangia?).
Spi,2010b:T1
Risoluzione del 1789 e 1791
Alle ore 5 o alle 4 e mezza in giorni festivi, levata, Prima, meditazione, Messa. Quindi al più presto
le ore piccole, lettura (alle 9 della sera Matutino, esame, punti, meditazione). Altrimenti non andare
a pranzo finché sia detto il Matutino o fatta la meditazione, Vangelo.
Riposo finché si sia fatto l'esame e un po' di lettura. Scrittura.
Fra il giorno nei momenti liberi portarsi in una chiesa, dire le ore piccole, esaminare, pregare, etc.
Con Dio grande rispetto e fedeltà, e un continuo studio di piacerGli, e fare la Sua santa volontà.
Guardarmi da negligenza nelle cose di Suo servizio, purità d'intenzione, acciò la passione.
Con me stesso mortificazioni solite, guerra ai comodi e soddisfazione dei sensi.
Con il prossimo extra tutto dolcezza e intra tutto carità, sia per lo spirituale che temporale.
Corde, ore, opere quocumque non impeditivo boni majoris, etiam cum incommodo, et tempore
importuno.
Dare all'orazione tutto il tempo che potrò, riflettere sovente sul modo di adoperarmi meglio per
salvare l'anima mia e l'altrui: trarre profitto della vigna.
Spi,2010b:T2
In tutto libertà di spirito, indifferenza ad ogni cosa. Fortezza cristiana. Sovvenirmi che la grazia non
mi arreca palme d'oliva o di vittoria, ma la spada per combattere: non arreca la vittoria, neppur
rende facile il combattimento, ma dà la forza.
Nell'esame cercherò se ho cominciate, continuate, finite le mie azioni per passione o per ragione o
per fede, se si è accompagnata la negligenza.
Christus est speculum, oportet:
1o inspicere, sed cum affectu;
2o observare nævos*1 ex comparatione memoriæ, intellectus, voluntatis, affectuum meorum cum
Christi, item mores erga Deum, proximum, seipsum, ad 3 orare, laborare, pati.
3o Eluere per reformationem
Con Dio: rispetto, fedeltà in ogni pratica di religione oportet me esse con tutta l'applicazione interna
ed esterna: non litigare con la negligenza. Confessio hebdomadarie.
Con me stesso: non litigare, ma guerra decisa; pronta guerra al superfluo, ai comodi e soddisfazioni.
Impatientia laborum, sia quanto all'applicazione interna, come agli altri incomodi corporali, ecco il
debole: difficoltà di manifestare lo spirito interno; poca risoluzione.
Ideo belli dux amasius mulier rixosa vincunt. Applicatio et austeritas vitæ.
Spi,2010b:*1
Parola di lettura incerta.
Spi,2011a:S
Esercizi spirituali
luglio 1790
AOMV, S. 2,1,2:11 a (di altra mano sconosciuta)
Scritti su fogli interi di protocollo grande di carta spessa e cuciti a quinterno. Tra la diciottesima e diciannovesima
facciata è stato cucito un altro foglio intero grande, con tre facciate scritte ed una in bianco.
Dopo l'introduzione della prima sera, sono indicati per sette giorni tre meditazioni e due istruzioni al giorno. Le une e le
altre sono sempre riportate con lo stesso schemino: la verità appena accennata, alcuni affetti e propositi in forma di
soliloquio per terminare con giaculatorie e preghiere.
Il testo sembra essere un primo abbozzo per una muta di esercizi, in forma di dialogo con la propria anima.
Spi,2011a:T
Luglio 1790
Lumi ricavati e risoluzioni fatte nel tempo del ritiramento di otto
giorni.
Spi,2011a:T0,1
La sera precedente
Spi,2011a:T0,1
Nell'introduzione
Il molto che Iddio ha fatto per me nel passato con tanti favori sì generali che particolari, e nel
presente coll'avermi concesso a preferenza di tanti altri il comodo della presente solitudine; il non
avere fin'ora mai corrisposto alle intenzioni di Dio, mi devono impegnare a fare con tutto il
possibile fervore il presente ritiramento. Così risolvo, implorando per questo la misericordia di Dio
e l'intercessione dei Santi etc.
Tre cose si debbono per questo principalmente praticare, cioè: 1o un cuore generoso ed una volontà
ferma per contentarmi, anzi determinarmi a fare volentieri tutto ciò che Iddio sarà per pretendere da
me, e volerlo costantemente. 2o Fedeltà alla distribuzione del tempo, perché questo viene da Dio, e
se perdessi un poco di tempo posso perdere i favori di Dio, che forse mi compatirebbe allora; e però
superare tutte le difficoltà. 3o La solitudine interna perché poco gioverebbe senza questa l'esterna,
ed il Signore parla nella solitudine massime del cuore. Dunque darò bando ad ogni pensiero esterno,
e lascerò a Dio la cura di quanto a me appartiene, e Dio e l'anima mia saranno l'unico oggetto dei
miei pensieri. A questo proposito mi presento a Dio con queste parole: Paratum cor meum Domine:
loquere Domine, quia audit servus tuus. Mi protesto di voler eseguire a puntino e con tutta la
perfezione quanto mi è prescritto, e di procurarmi il raccoglimento ed allontanare tutto ciò che mi
può alquanto distrarre. Amen.
Spi,2011a:T1
1o Giorno
Spi,2011a:T1,1,1
1a Meditazione. Sopra il fine dell'uomo
Il mio ultimo fine è Dio: Egli mi ha creato; ed appunto mi creò per Lui. Eppure finora che cosa ho
fatto per Lui? Sono vissuto nel mondo per il mondo, ed ho fatto stima di ciò che stima il mondo,
senza curare che non fosse ciò che Iddio da me esigeva. So pure che questo fine è il più nobile, il
più utile ed il solo necessario perché è Dio, ciò nonostante è quello a cui ho pensato più poco. Oh
mia passata cecità! Non sarà più così o mio Dio: Notum fac mihi Deus finem meum, ut sciam quid
desit mihi! Fatemelo, o mio Dio, conoscere ben bene questo fine, acciò sappia una volta cosa mi
manda e tosto pensi a farlo, e voi intanto abbiatene cura di questo mio fine. Fatemi la grazia, che io
ne sia sollecito. Oro supplex et acclinis, gere curam mei finis. Io vi protesto, o mio Creatore, e
Signore, che tutto voglio fare, e sempre per voi. Amen.
Spi,2011a:T1,1,2
1a Istruzione. Sopra la Meditazione
La meditazione è eccellente, utile e necessaria. Questa mi unisce con Dio, mi ravviva la fede, mi
ricorda i miei doveri e me li fa adempire. I Santi tutti ne erano sollecitissimi e per questo si fecero
santi. Io appunto sono stato finora attaccato al mondo, alle vanità, negligente, pigro e svogliato nel
servizio di Dio perché non ho atteso, se non pochissimo e malamente alla meditazione.
Ora però propongo, o mio Dio, di volerVi in avvenire attendere inviolabilmente almeno mezz'ora, o
un quarto d'ora al giorno. Non mi varrà la scusa del poco tempo, perché lo posso trovare come
fecero uomini più affaccendati di me; non le distrazioni perché se non sono volontarie non mi sono
imputabili; non le difficoltà perché queste, anzi, mi accrescerebbero il merito. Non mi accosterò mai
a questa senza prima prepararmi secondo l'avviso dello Spirito Santo, né mi affretterò di passare da
una cosa ad un'altra o di cercar cose nuove, ma bensì procurerò, a guisa dell'ape, di cavare il succo
dalla verità proposta e poi passerò avanti. Così prometto, perché se farò altrimenti ho tutto da
temere per la mia salute. Signore datemi la fedeltà. Amen.
Spi,2011a:T1,2,1
2a Meditazione. Sopra il fine del cristiano
Non solo io devo onorare, servire Iddio per salvarmi, perché Egli è il mio Creatore, epperò come
ultimo fine dell' uomo; ma molto più ancora perché Esso è mio Padre, avendomi adottato per
figliuolo nel S. Battesimo con avermi fatto cristiano. Oh! fine a cui così poco vi ho nel passato,
riflesso! Cristiano vuol dire un uomo consacrato a Dio sì nell'anima che nel corpo, come dimostrano
le cerimonie battesimali. Dunque il Cristiano niente mai deve permettere in sé cosa che dispiaccia a
Dio. Oh Signore, qui sì che mi confondo! Cosa ho fatto finora da cristiano? Il mio dovere era di
corrispondere all'alta dignità con l'esatta osservanza della Vostra volontà e dei miei doveri, eppure li
ho sempre calpestati: era di seguire l'esempio di Gesù che mi deste per modello, o Redentore;
eppure ho seguito il mondo, il demonio, la carne, a cui ho rinunziato nel battesimo.
Ah, mio Dio, non più, non più, troppo arrossisco. Vi ringrazio pertanto di tutto cuore del grande
favore che mi avete fatto con l'aspettarmi e farmi conoscere una sola verità. Mi protesto di volere
per l'avvenire onorarVi e glorificarVi con il vivere veramente da Cristiano, quale mi glorio di
essere, con il praticare massimamente ciò che m'insegnò e praticò Gesù; cioè una grande povertà di
spirito opposta a quel troppo attacco alla roba innanzi avuto. Una non interrotta mortificazione
interna ed esterna opposta all'eccessivo accarezzamento di me stesso avanti fatto. Una umiltà
continua e sincera opposta a quella vanagloria che tanto mi ha sempre dominato. Così sia.
Spi,2011a:T1,2,2
2a Istruzione. Sopra la Coscienza
È questa l'interprete della legge eterna di Dio.
Se questa è retta e giusta, giuste e rette saranno le azioni; se perversa, perverse; ma il male è che il
più delle volte viene depravata dai desideri perversi e dagli interessi cattivi del nostro cuore. Sì
queste furono sempre quelle due infauste cagioni che mi fecero giudicare bene quello che era male,
e quello che più mi piaceva e più desiderava mi persuadeva non essere male, appunto come dice S.
Agostino: Quodcumque volumus bonum est: quodcumque placet sanctum est.
Eppure qual male maggiore di una falsa coscienza, la quale chiamò S. Giovanni Crisostomo:
Abyssus et mare magnum in cui sunt reptilia quorum non est numerus cioè peccati? E l'esperienza
lo dimostra. Ma il peggio è che poi conduce all'accecamento del cuore, stato il più deplorabile,
perché opposto a quello di una giusta coscienza, stato il più invidiabile. Ah! mio Dio, io me lo sono
meritato questo accecamento, e avreste dovuto esaudire il profeta dicente: Excæca cor illius. Ma
Voi mi aspettaste finora; dunque piuttosto Vi prego con Davide: Cor mundum etc. Ed intanto
prometto di fare quanto potrò per non lasciarmi ingannare etc. Amen.
Spi,2011a:T1,3
3a Meditazione. Sopra l'importanza della salute
Questo è l'affare sommamente importante, unicamente importante e necessario, perché appartiene
all'uomo interamente, ed agli uomini tutti: Hoc est enim omnis homo. A questo nessuno può andare
del pari, nemmeno il salvare tutto il mondo. Porro unum est necessarium; quid prodest? etc. Oh
verità dimostrata non solo con l'esempio di tutti i santi, ma perfino dallo stesso Dio, che tradidit
semetipsum pro nobis etc. Oh da me fin'ora poco intesa! Come ho travagliato io per questo, che non
già per tutto il mondo intero, ma per un vile riguardo per un menomo piacere ho messo a rischio la
mia salvezza? Eppure quanti mezzi mi ha Dio concesso per questo? I quali essendo tali e tanti che
sarebbero bastati a convertire e salvare mille e mille altre anime, non mi bastarono fin'ora per la
mia? Guai a me se più indugio! No, mio Dio, non più. So che perduta questa una volta non c'è più
rimedio, e non volendo di più abusare della Vostra misericordia, Vi prometto di volere per
l'avvenire studiare questo unicamente a qualunque costo, e risolvo per questo con la Vostra grazia
di pensare sovente che questo è l'unico affare per cui sono al mondo, ed esaminare se ciò che ho per
le mani conduce a quello o no, per farlo o fuggirlo prontamente. Assistetemi, o Signore, che così
voglio. Amen.
Spi,2011a:T2
2o Giorno
Spi,2011a:T2,1,1
1a Meditazione. Sopra il peccato mortale
Considera quid egeris et quid amiseris diceva a questo proposito S. Bernardo. Lo stesso dico io a
me stesso. Ho fatto peccando mortalmente un vero, un sommo, l'unico male, perché male di Dio e
male dell'uomo. Dio benché onnipotente può ogni altra cosa, ma non il peccato, e quantunque
infinito niente odia e detesta fuorché il peccato, poiché al Suo cospetto tutto è buono fuorché
questo; però il peccato è un vero, sommo ed unico male; soprattuto aggiungendo il grande sterminio
che porta all'uomo, poiché di caro ed amico di Dio lo rende Suo nemico implacabile, finché un
peccato glieLo rende abominevole ed odioso. Priva l'uomo del prezioso tesoro della grazia e di
quanto bene ha mai fatto, lo rende incapace di meritare più in tale stato per il paradiso. Oh verità
quanto più vera tanto più spaventevole, e tanto meno da me intesa finora! Ecco o anima mia cosa
fin'ora hai fatto col contentare le tue passioni, i tuoi perversi desideri! Un solo peccato mortale
commesso ti dovrebbe far piangere per tutta la vita a lacrime di sangue. E poi avendone commessi
tanti, che puoi con verità dire ciò che per umiltà disse il re Davide: Iniquitates meæ multiplicatæ
sunt super capillos capitis mei? Mio Dio peccavi tibi dirò con lo stesso profeta, e fate che io lo dica
con lo stesso spirito. Sì peccavi Domino. Miserere mei Deus secundum magnam misericordiam
Tuam. Non voglio più il peccato; lo abomino, lo detesto, e vorrei pure poterlo odiare tanto quanto
Voi. Almeno lo voglio, a tutto potere, fuggire per sempre. Amen.
Spi,2011a:T2,1,2
1a Istruzione. Sopra la virtù della penitenza
Giacché ho peccato debbo per salvarmi fare frutti degni di penitenza, come comandò Gesù Cristo e
predicò il Battista. Perché la mia penitenza sia tale con tutta premura devo allontanare da me la
materia del peccato, perché non basta non voler gli effetti, ma bisogna rimuovere la causa. Onde si è
che l'apostolo S. Paolo si lamentava bensì della corrotta natura, ma insieme si affaticava per tenerla
in soggezione, e poteva dire nihil mihi conscius sum. Posso io dire lo stesso? No, mio Dio. Anzi qui
scorgo l'infausta cagione dei miei mancamenti: il non essere mai stato abbastanza sollecito di
togliere la materia del peccato, quella vanità e voglia di comparire, quell'attacco alle creature, quel
troppo riguardo al mio amor proprio ed altre silili cagioni da cui provenivano quegli effetti, che più
volte senza emendazione ho descritto. Pertanto ora risolvo di non volere più in avvenire regolarmi
coll' amor proprio, ma bensì con la retta coscienza ed adempiere alla prima parte della vera
penitenza che è il rimuovere da me il peccato. Così a Voi mi protesto, o Signore, e così stabilisco.
Amen.
Spi,2011a:T2,2,1
2a Meditazione. Sopra il peccato mortale
Al quid egeris, e quid amiseris soggiungeva S. Bernardo Quid merueris? Dunque questo stesso io ti
dirò, o anima mia, peccatrice. Rifletti un po' attentamente cosa ti sei meritata peccando, e per
comprenderlo in qualche parte pensa a ciò che si meritò Adamo, e prima di lui gli Angeli. Quello
dopo essere stato spogliato della sua felicità e ricchezza sì d'animo che di corpo, dovette per più di
930 anni fare una penitenza austerissima tanto nel sudare lavorando la terra, quanto nel soffrire
vedendo l'iniquità produrre effetti funestissimi sulla terra e moltiplicarsi, eppure non si legge che
abbia peccato più, e per una sola volta 930 anni di austerissima penitenza. Anima mia che dici, che
rispondi? Tu che più volte peccasti? Quale dovrebbe essere la tua? O quali i tuoi castighi? Ma
rivolgi ancora un poco il pensiero agli angeli prevaricatori. Oh Dio! Quale cambiamento fece in essi
un solo peccato mortale. Li fece di sublimi spiriti colmi di perfezione tizzoni orribili d'inferno
appena deciso senza mai più ravvedersi. Ecco cosa tirò addosso agli Angeli un solo mortale peccato
da quel Dio che abbonda più in misericordia che eccedere in giustizia. Anima mia! Come non ti
nascondi per vergogna e non ti disfai in pianto per dolore del mio miserabilissimo stato?
Fu grave il peccato degli Angeli è vero, per la loro malizia, ingratitudine, scandalo, ostinazione. Ma
ohime, che tali sono pure i tuoi peccati! Poiché tu ben già lo sapevi cosa era peccare; tu eri pur già
stato ricolmo da Dio di tanti singolari favori massime di quelli… Tu pure hai scandalizzato altri
inferiori di età o di condizione, od anche di uguali; tu pure sei stato finora ostinato nel ravvederti.
Dunque la tua sorte dovrebbe essere la stessa degli Angeli ribelli, poiché tale è ancora adesso la
malizia del peccato, tale l'odio che Dio li porta. Ah mio Dio! mio Dio! Peccavi Domine, miserere
mei etc.
Io non so cosa dirmi altro, se non che incomprensibile essere la Vostra misericordia che mi
sopportò tanto tempo e sì grande peccatore. La mia temerità fu eccessiva, ma non superò la Vostra
bontà. Tarderò dunque ancora ad emendarmi? No, no. Subito, detesto il maledetto peccato ed
eleggo piuttosto quanto di penoso mi potesse presentare il mondo tutto ed anche Voi, fuorché un
solo peccato mortale. Amen.
Spi,2011a:T2,2,2
2a Istruzione. Sopra la virtù della penitenza
Per fare fructus dignos pænitentiæ non basta rimuovere la materia del peccato per non commetterlo
più, ma bisogna altresì riparare gli effetti di quelli che si sono commessi: e ciò con opere che siano
non a mio capriccio, ma proporzionate, come riparare lo scandalo con azioni contrarie, restituire se
si è tolto, o roba, o fama etc. E però sarà falsa la mia penitenza se mi contenterò che sia interna e
nascosta, temendo che altri si accorga del mio cangiamento, tanto più che questa non può essere
sincera, che non sia anche manifesta; guardandomi però dal farla per riguardi umani, perché avrei
allora già la mia mercede. Sicché non mi lascerò più sedurre per l'avvenire dai rispetti umani, ma
farò secondo l'avviso dell'apostolo: Providentes bona non solum coram Deo sed etiam coram
hominibus e mi servirò del testimonio della buona coscienza, la quale se vorrò ascoltare non
mancherà di avvisarmi. A questo io debbo aggiungere la pratica fedele ed incessante dei mezzi
opportuni per tenere lontano e per risarcire il già commesso peccato, e questi sì generali e comuni,
che particolari e propri, o siano correttivi o preservativi o tutt'insieme, come sarebbero fra gli altri lo
spesso confessarmi e la fuga dell'ozio, origine di tutti i mali, essendo certo che, dove vi è l'ozio non
vi potrà mai essere la virtù. Dovrò pertanto eseguire l'avviso di S. Gerolamo: semper aliquid operis
facito, ut aut Deus aut Dæmon te semper inveniat occupatum. Ah! Anima mia dimmi tu se non fu lo
stare in ozio, che aprì l'adito a tanti peccati? Dunque io risolvo e Vi prometto, o mio Signore, di
volere d'ora innanzi godere ogni momento di tempo con azioni conformi al vostro volere, e se non
avrò o potrò far altro mi tratterò con Voi, e ciò tanto per fare penitenza del passato, quanto per non
peccare più in avvenire. Amen.
Spi,2011a:T2,3
3a Meditazione. Sopra il peccato veniale
Se non vi fosse il peccato mortale, il veniale sarebbe esso il vero sommo ed unico male. Onde si
vede che, quantunque si dica veniale e leggero, il che s'intende per riguardo al mortale, è tuttavia
dopo quello il sommo male che vi sia, perché offesa di Dio, è ciò basta perché sia degno d'odio e
d'abominazione, e sia da schivare a costo di tutti i mali del mondo, neanche si possa commettere
quando con questo si potesse vuotare l'inferno e tutti gli uomini condurre in Paradiso. Oh grande e
non curata e non conosciuta malizia del peccato veniale? E perché non conosco io ancora cosa sia
un Dio, per sapere cosa sia un'offesa di Lui anche leggerissima, se si può dire tale? Oh mio Dio
come ancora mi soffrite innanzi a Voi carico di questa schifosissima lebbra? Si considera, o anima
mia, che il peccato veniale mi rende schifoso innanzi a Dio, toglie il corso a segnalati favori,
contrista (o Dio che gran male!) lo Spirito Santo, mi infiacchisce nel divino servizio, e raffreddando
la carità di Dio (oh spavento, oh terribile effetto e castigo insieme del peccato veniale), mi dispone e
mi precipita finalmente nel peccato mortale. Qual meraviglia se di Lui si leggono castighi sì
formidabili e vi è nell'altra vita un penosissimo Purgatorio? Oh mia deplorabile cecità! Oh
insensatezza inaudita nell'aver ardito sinora commettere sì facilmente e quasi per scherzo tanti
peccati veniali, che debbo in verità dire: Iniquitates meæ supergressæ sunt capillos capitis mei!
Deh, mio Dio, Miserere mei. Li abomino, li detesto, e Vi prometto di volerli tutti fuggire. Ma Voi
aiutatemi, e soprattutto rompete per pietà, il corso agli effetti dei già commessi, e fatemi grazia che
io faccia in isconto di essi degna e proporzionata penitenza. Amen.
Spi,2011a:T3
3o Giorno
Spi,2011a:T3,1,1
1a Meditazione. Sopra la morte
Questa essere certa si sa dalla fede e dall'esperienza.
Si sa pure essere incerto il tempo ed il modo, essendo ciò a Dio riservato. Quanto dunque è questa
da temere? E giacché secondo l'avviso dello Spirito Santo essa è retta consigliera: O Mors rectum
judicium tuum, da questa debbo prendere i consigli nel mio operare; e ciò sia che ci riguardi alla
vita presente e si può dire riguardo a noi, che è l'annientamento di tutte le cose del mondo, poiché
nulla di questo ci lascia, tutto si deve abbandonare interamente, e nel mio morire tutto viene per me
distrutto.
O anima mia, e tu attaccherai il tuo cuore alle cose create, le quali o un momento o l'altro tu devi
abbandonare? Come è mai possibile riflettere a ciò ed avere attacco alcuno al mondo? Ossia che si
riguardi alla vita futura e la morte è punctum a quo pendet æternitas. Ed essendo certo che ubi
ceciderit lignum ibi erit, potrò io essere indifferente intorno questo passaggio, e non piuttosto averlo
sempre fisso in mente, aspettato ogni momento e fare o lasciare tutto ciò che vorrei aver fatto o
lasciato in quel punto?
Oh io ingannato se non vi rifletterò seriamente per timore di funestarmi il pensiero! Che sarà poi di
me in morte? Ah, mio Dio, quanto sono stato stolto non avendo se non poco pensato a quel
passaggio per cui tremarono fino i santi! Io intanto, o Signore, accetto da Voi quando vorrete la
morte, ed un sacrificio faccio ora a Voi di tutta la mia vita in soddisfazione dei miei peccati.
Datemela quando, dove, e come più Vi piace questa morte, che io sono contento. Ma Vi scongiuro
per i meriti di Gesù Cristo, di Maria Ss. e di S. Giuseppe a farmi la grazia che non mi giunga
inaspettata; e però Vi propongo io di tenerla sempre presente, e farVi ogni giorno riflessione
speciale.
Spi,2011a:T3,1,2
1a Istruzione. Sopra la mortificazione interna
Affinché la penitenza sia vera si deve aggiungere l'assoggettamento delle passioni; qui è donde
traggono origine tutti i miei peccati. E qui è dove io devo porre singolarmente lo studio di procurare
a tutto costo, se non di sradicare affatto, almeno domare e tenermi soggette le passioni; senza del
che sarò mai virtuoso, sarà inutile ogni mia fatica, né avrò mai pace. Pertanto verrò subito al taglio
delle radici e non mi contenterò di coprirle; e per fare ciò, cercherò quale sia la virtù contraria e mi
eserciterò in essa senza lusingarmi falsamente, ma soprattutto cercherò quale sia la predominante, e
contro questa volgerò tutta la mia premura, perché questa è la sediziosa e che fomenta le altre; e
domata questa, sarà più facile domare le altre, per tale effetto non mancherò di dare di piglio ai più
forti e più possenti rimedi. Facendo così, farò ciò che mi deve stare a cuore, cioè il consiglio
dell'Apostolo: Renovamini Spiritu mentis vestræ. Vi prometto di farlo, o mio Dio, assistetemi con la
grazia Vostra. Amen.
Spi,2011a:T3,2,1
2a Meditazione. Sopra la morte
Di due sorte è la morte: l'una pessima dei peccatori, l'altra preziosa dei giusti. La morte dei
peccatori è pessima per il dolore che provano nel lasciare il mondo, per la disperazione e per altri
motivi; e per tralasciare i più grandi peccatori, tale si può dire quella dei tiepidi. Questi hanno
sempre creduto, è vero, le verità della fede, ma soventi operato diversamente, frequentano i
sacramenti senza emandarsi; praticano devozioni senza fervore, vogliono partecipare dei diletti del
mondo e vi attaccano il cuore.
E però qual tormento in punto di morte, per chi così visse il lasciarli; poiché come dice S. Agostino,
si lascia con dolore ciò che si possiede con amore? Quindi è che arrivato a quel punto in cui si
risveglia la fede, si accorge di non aver operato secondo questa; e come allora poi sperare con
fondamento nella misericordia di Dio tanto abusata?
Quindi aggiungendosi i severi castighi di Dio, ahi qual morte non sarà la sua! Quella dei giusti tutto
all'opposto. Con quale contento lasciano tutto il mondo che sempre gli fu d'aggravio, ed anche quel
corpo da cattivi idolatrato, il quale essi tennero soggetto allo spirito? E come li potrà mai perturbare
l'annunzio di essa, se sempre la tennero nella mente e vi si prepararono, e già a Dio fecero più volte
sacrificio della sua vita? La virtù fedele compagna del suo vivere li conforta e segue in morte. Ed
allegri per la partenza da quest'esilio e confidandosi nella misericordia del suo Dio che con fedeltà
hanno servito e pentiti peccarono, spirano soavemente nelle braccia del Signore la loro bell'anima.
Oh morte quanto spaventosa nei peccatori, tanto invidiabile nei giusti! Ed io quale eleggerei? La
seconda. Quale mi toccherebbe? Oh mio Dio! Agghiaccio di spavento! La prima, sì la prima. Ma
quale sarà? Sia la seconda o Signore; e lo spero perché appunto finora mi avete aspettato per questo.
Moriatur dunque anima mea morte justorum. Ma prima vivat vita justorum giacché quale sarà la
vita, tale sarà la morte. Vattene o tiepidezza, o accidia. Voglio vivere bene per morire bene. Amen.
Spi,2011a:T3,2,2
2a Istruzione. Sopra il sacramento della penitenza
Io debbo concepire una grande stima di questo sacramento istituito da Gesù Cristo per condonarmi
miei peccati, essendo questo fonte perenne di grazie. Questa grande stima non mi deve allontanare,
perché così non sarebbe secondo la volontà di Dio; ma deve fare sì che io frequenti sovente questo
sacramento con le dovute disposizioni.
La prima di queste è l'esame di coscienza. In questo esame mi debbo guardare dai due eccessi: l'uno
nel farlo con poca attenzione e diligenza, l'altro dallo starvi troppo, così che manca poi il tempo per
eccitarmi al dolore. Una cosa che io debbo fare è di entrare nel mio cuore ed espiare le passioni più
dominanti e le inclinazioni, giacché da queste ne derivano i peccati; e però sarà più facile il
ricordarmi di ciò che ho fatto.
Ho sempre fatto così? O mio Dio Voi sapete quante volte trascurai di accostarmi a questo salutare
sacramento per pura codardia. Quante volte mi sono accostato senza il dovuto rispetto e le
necessarie disposizioni massime nell'esame. Non voglio più fare così. Voglio fare di questo sì
prezioso tesoro quella stima che merita, e in quel modo che merita. Mi assista la Vostra grazia.
Amen.
Spi,2011a:T3,3
3a Meditazione. Sopra il giudizio particolare
Appena separata l'anima dal corpo immantinente e nello stesso luogo dovrà comparire innanzi al
tribunale di Gesù Cristo per essere giudicata; e di lei si farà un universale, sincero ed irrevocabile
giudizio dal Giudice sapientissimo ed inesorabile.
Si, o anima mia, allora ti saranno messe sott'occhio ad una ad una tutte le azioni della tua vita, con
tutte le circostanze di luogo, di fine, e di bontà o di malizia da cui furono accompagnate, neppure
una minima eccettuata. Là compariranno quei tuoi pensieri in cui ti compiacesti, là quei desideri che
nutristi in cuore; là quelle azioni che sotto pretesto di zelo o d'altro buon fine celasti agli occhi degli
uomini, provenienti da motivi di ira, di vanagloria, della passione, insomma. Là le tante oziose
parole, là i tanti non retti giudizi; là le tante omissioni; là, in una parola, tutto ciò che ti fu
volontario. E di tutto riceverai pronta e proporzionata sentenza.
Oh che vista spaventevole sarà mai quella! Come farai più allora a scusarti, ad ingannarti? Allora sì,
che sarai costretto ad esclamare heu me miserum! Peccavi. Ma non sarai più in tempo. E la sentenza
quale sarà? Forse quale si dà ad un ingiusto che tutto si studiò di operare secondo il divino volere, e
però si sentirà dal divin Giudice invitare alla gloria? Oppure quale ad un peccatore scacciandolo
dalla Sua presenza nell'inferno? Ah Dio mio se fosse ora sarebbe al certo questa! Ma aspettandomi
Voi ancora per bontà Vostra singolare, io spero la prima; promettendoVi di volere a imitazione dei
Santi temere vivendo il giudizio per non temerlo allora.
Si esclamo adesso mentre ancora mi soffrite. Heu me miserum quia peccavi! Miserere mei! E Vi
supplico intanto di farmi grazia che io sottoponga ora a chi fa in terra le Vostre veci tutte le mie
operazioni, e ne riceva da Lui la sentenza salutare e propizia insieme alla penitenza, e da Voi l'intera
remissione a ciò in quel giorno non mi rechino più confusione. Amen.
Spi,2011a:T4
4o Giorno
Spi,2011a:T4,1,1
1a Meditazione. Sopra l'inferno
Egli è di fede, e lo credo con tutta fermezza esservi l'inferno. Questo è un luogo tormentorum come
dice la Scrittura. Là vi è un fuoco divoratore senza consumare, acceso dallo sdegno di Dio irato, e
l'anima sarà più penetrata dal fuoco, e dagli altri tormenti di quello che lo sia dall'acqua una spugna
nel mare, di quel che lo sia dal fuoco un ferro rovente e da quello che sieno penetrate dal sale le
vivande con esso condite. Quel fuoco penetrerà tutte le viscere dell'anima dannata, benché sia
spirito, e le farà provare spasimi che non si possono ora da noi capire, perché non vi è alcuna
proporzione con tutti gli immaginabili tormenti del mondo. Tuttavia questa pena detta di senso è
ancora tenue, in paragone dell'altra che si dice del danno, la quale si è la privazione di Dio e la sua
disgrazia. Sì, questa è la maggiore pena dei dannati, i quali sanno di essere stati creati per amare,
vedere e godere Dio; ne ebbero tutto il comodo di poterlo conseguire, e per loro colpa l'hanno
perduto. Ed essendo vero ciò che disse Agostino: Fecisti nos Domine ad Te, irrequietum est cor
nostrum donec requiescat in Te.
Mai più avrà requie il dannato, perché sempre in odio di Dio e da Dio lontano. Sì, sempre. Questo è
l'ultimo colmo delle pene dei dannati: la certezza di essere dannati per tutta l'eternità. Mai, mai e poi
mai più, ne usciranno o cangeranno la loro sorte.
Oh, anima mia, perché sei così delicata che temi di patire troppo nel servizio di Dio? Non sai
incomodarti, troppo pesanti trovi quei piccoli patimenti (se pure si possono chiamare tali), che Iddio
ti manda in sconto dei tuoi peccati e per meritarti il cielo? Tu dico, che sei tale, come potresti stare
nell'inferno in tanti tormenti? Tu che ti disanimi subito dal servizio di Dio e dal fare orazione perché
senti aridità, non provi questo come soffrire poi la lontananza, anzi la collera di Dio? Tu che non hai
pazienza nel soffrire e ti sembra lungo un po' di tempo nella meditazione ed in altri esercizi di pietà,
come resisteresti per tutta un'eternità nell'inferno? E per cosa si merita questo? Ah, trema e
spaventati, o anima mia, per un solo peccato mortale! Per uno solo!
Guarda a quale deplorabile stato ti sei ridotta peccando le tante volte! E se tu morivi dopo il primo
peccato, da quanti anni saresti di già là, a penare senza più speranza d'uscirvi? Eppure ancora vivi?
Ah, di pure di cuore con il salmista: Nisi quia Dominus adjuvit me, paulo minus habitasset in
inferno anima mea. Sì, se il Signore non ti tratteneva, dià da lungo tempo saresti in quelle fiamme!
Ricorri, pertanto, di cuore, a Dio con le parole di S. Chiara: A pœnis inferni libera me, Domine.
Preces meæ non sunt dignæ, sed Tu bonus fac benigne, ne perenni cremer igne. E se mai per tua
disgrazia vi fossi caduto, cosa vorresti aver fatto per non andarvi, e cosa faresti per non esservi? Vi
sarebbe forse alcuna cosa che ti parebbe grave, noiosa o incomoda? No, certamente. Perché,
dunque, non fai adesso ciò che Voi mi volete dare a soffrire in cambio dell'inferno, e mi sottopongo
a qualunque patimento per servir Vi d'ora in poi e lo spero in quella bontà che me ne ha liberato.
Amen.
Spi,2011a:T4,1,2
1a Istruzione. Sopra il sacramento della penitenza
Oltre l'esame, in questo sacramento è anche necessario, più di tutto, il dolore, il quale deve
provenire dal cuore commosso per motivi di fede, e massime dalla bontà di Dio; deve comprendere
almeno tutti i peccati mortali commessi; deve essere maggiore di quello che si proverebbe per ogni
altro sinistro accidente. Non già che sia necessaria l'esteriorità, perché potrebbe essere che i seni
venissero commossi più da altra disgrazia, ma bensì che dispiacere sia maggiore.
Io devo spendere più di tempo nell'eccitarmi a questo dolore che è dono gratuito di Dio, senza il
quale varrà nulla la mia confessione. Io ho sempre fatto così? Ah, purtroppo mi sono più e più volte
ingannato, accostandomi al confessore soltanto contento di aver fatto l'esame, ed appena fatto l'atto
di contrizione!
Ah, Signore, quanti inganni mi fate Voi conoscere! Vi ringrazio e vi voglio porre rimedio. Le
medesime qualità deve avere poi il proponimento, non essendo però necessario fingersi le occasioni
che si potrebbero presentare per non lasciarsi così intimidire dal demonio.
La confessione deve essere accompagnata dalla sincerità, figurandoci di essere ai piedi di Gesù
Cristo ed armarci così della spada di verità e di giustizia, come sarà Egli nel giudizio, al fine di non
scusarci, spiegare tutto e conoscerci colpevoli; quindi stare pronti ad eseguire ciò che ordinerà il
confessore ed accettare la penitenza ordinata.
Questa la devo fare quale mi fu data e quanto prima. E poiché è sempre minore di quanto io
meriterei, offrirò a Dio in soddisfazione tutto quanto mi occorrerà patire, soffrendolo con pazienza e
rassegnazione per questo fine. E procurerò di profittare del tesoro della Chiesa, di acquistare cioè le
indulgenze. Questo è quanto debbo e prometto di fare nella nuova vita che io voglio con la vostra
grazia, o Signore, intraprendere. Amen.
Spi,2011a:T4,2,1
2a Meditazione. Sopra la parabola del Figliuol prodigo
Finora ho meditato i severi giudizi di Dio, i quali mi debbono fare concepire un santo timore,
principio della vera sapienza, e mi devono condurre a Dio.
Ma non mi devono troppo far temere così che anche non confidi nella bontà di Lui. Per questo
effetto Gesù Cristo ci propose la parabola del Figliuol prodigo.
O anima mia, indurata nel male, se ora non ti muovi con questi pensieri, temi pure la tua durezza.
Non sei tu forse quell'ingrata che ricevuta in abbondanza la tua porzione, cioè la grazia del
Battesimo da Dio, da Lui ti partisti a scialacquarla, da Lui lontano, onde fosti ridotta all'estrema
miseria, schiava del demonio, a pascere le tue passioni? Oh estrema tua povertà molto più
deplorabile di quella del figliuol prodigo! Non sei tu che non solo mossa da te stessa, ma di più a
guisa della smarrita pecorella, fosti ricercata dal tuo celeste Padre, accettata, accarezzata e restituita
al primiero stato con mille favori e finezze, quasi che fossi qualcosa d'importante per Lui?
Come non ti si spezza il cuore di tenerezza e confusione a tali riflessi anche lontani, da quel tanto
che è in verità? Non vi forse con te più che col prodigo? Ah si che vi fu! E Voi lo sapete, o mio Dio,
che non una, ma infinite volte con sempre maggiori carezze mi accoglieste, da Voi sempre più
ingiustamente partito! Eppure? Oh insensatezza incomprensibile! Tanta bontà non valse a
trattenermi con Voi: di nuovo mi sono partito da voi, sì di nuovo, con qual fronte adunque oserò
ancora… Ma no, Voi già (o bontà infinita) Voi già mi preveniste col condurmi in questo santo
ritiro, farmi conoscere i miei inganni passati e farmi sentire in questa meditazione il Vostro
desiderio e la vostra prontezza in accettarmi. Si, coperto di confusione ma pieno di confidenza
vengo da Voi, a Voi ritorno, o celeste Padre (o nome dolce e rimproverante!): Pater peccavi in
cælum et coram te: Jam non sum dignus vocari filius tuus, sed habe me ut unum de mercenariis
tuis. Troppo ho peccato, non merito più di nome il figlio, e però fate almeno che da figlio io Vi ami
e Vi serva, ma Voi trattatemi soltanto e chiametemi servo. Amen.
Spi,2011a:T4,2,2
2a Istruzione. Sopra i mezzi per vivere bene in mezzo ai pericoli del
mondo
Tanto è sempre stato ed è perverso il mondo che fu sempre ed è deplorato da tutti i buoni, essendo
pieno di pericoli massime per cagione di quei tre mali descritti da S. Giovanni: la concupiscenza
della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita. Quindi, è che tanti lo fuggirono
per farsi santi e si nascosero. Ma non chiamando Iddio tutti allo stesso stato, anzi volendo alcuni a
travagliare alla salute degli altri o della propria, in esso vi sono prerogative necessarie per non
lasciarsi ingannare; e queste si riducono principalmente a quattro: solitudine, raccoglimento,
vigilanza ed orazione. Queste cose io debbo praticare nel mondo per vivere bene.
Io dovrò, quando mi sarà possibile, ritirarmi in solitudine come ora per conoscere come mi avanzo
nella virtù, e di nuovo conoscere i miei doveri, e prendere forza e vigore. Così dopo l'esempio di
Cristo sempre praticarono i santi. Ma non potendosi essere sempre in solitudine, vi si dovrà
aggiungere il raccoglimento, il quale debbo sempre procurare di tener meco per non lasciarmi
troppo dissipare lo spirito; epperò dovrò fuggire quei luoghi, quelle persone e quei discorsi che mi
potranno farlo perdere. E mi farò come insegna S. Francesco di Sales un santuario nel cuore per
ritirarmi sovente al giorno. Basta osservare i santi e si vede in tutti l'esatta pratica. A questo si
unisca la vigilanza come ci avvisa Gesù Cristo, vigilanza su me stesso, non permettendo ciò che non
devo e non tralasciando ciò che devo fare; vigilanza sulle occasioni cattive; vigilanza sulle azioni
quotidiane, massime con fare ciò che tanto inculcano i santi, cioè l'esame di coscienza la sera e farlo
costantemente, e con esattezza, e notare ben bene se si è profittato in quel giorno, e ringraziare
Iddio, se si è perduto e chiederne perdono, risolvere di nuovo d'incominciare l'indomani, e cercare
la cagione dello scadimento e porvi rimedio. Finalmente debbo anche pregare, vigilate et orate; la
quale orazione oltre la vocale, consiste nel rivolgere sovente la mente a Dio con giaculatorie,
raccomandandomi a Lui ed alla protezione di Maria Vergine SS., dell'angelo custode e degli altri
santi.
Oh se avessi fatto così per lo passato! Quanti peccati avrei schivato, quante virtù praticate? E quanti
meriti acquistati? Signore, la colpa è mia. Ve ne dimando perdono; Vi ringrazio del favore fattomi
adesso col farmelo conoscere. Vi propongo emendazione ed esatta osservanza coll'aiuto della
Vostra protezione. Amen.
Spi,2011a:T4,3
3a Meditazione. Sopra il Regno di Gesù Cristo nell'anima
Osserva un po', o anima mia, qual torto abbia tu fatto a Gesù Cristo scacciandolo da te, su cui Egli
solo deve regnare. Osserva quali diritti Egli abbia; quali siano i caratteri del Suo Regno, e quale il
guiderdone che dà ai Suoi veri sudditi.
Egli è stato costituito Capo della Chiesa e Re di tutte le cose dall'eterno Padre come dice S. Paolo;
ma inoltre Egli è nato, visse e morì per te, attaccando alla croce il chirografo della tua morte. Egli
ha sulle anime di tutti, e maggiori anche, quei diritti che può avere un legittimo regnante.
Dunque quale ingiustizia non hai commesso nel dire non una, ma più e più volte coi fatti insieme ai
cafarnaiti: Nolumus (oh, empia) nolumus hunc regnare super nos. E chi dunque vi che regni? Oh
barbarie! Il demonio, il mondo, la carne, le passioni, i nemici giurati di Gesù Cristo. Oh eccesso di
stupidità! Sarà ancora così? No, o mio buon Gesù offeso, ma pure pronto ad accogliermi, non più.
Io Vi dico ora di cuore: Dominare tu mei, sequar te quocumque ieris. Si sequar te quocumque,
perché so benissimo che il Vostro Regno non è de hoc mundo; ma che consiste nell'interno e che
esige da me umiltà, abnegazione di me stesso, povertà di spirito, distacco dal mondo, la pratica,
insomma, delle Vostre massime e l'imitazione dei Vostri esempi, ciò che fin'ora non ho fatto, ma
con tutto ciò dominare tu mei, sequar te quocumque ieris. È ancora troppo favore che mi vogliate
accettare, tanto più che bene mi è noto il guiderdone, che date a chi Vi serve, il centuplo cioè in
questa vita, vale a dire la pace del cuore ed altri favori invano cercati dal mondo, e la vita eterna.
O stolto, ingrato, iniquo che sono io stato ad aspettare fin ora a lasciarVi regnare in me! Abomino
quanto più so e posso il dominio di tutt'altro che non sia Voi; e Vi protesto e scongiuro, che mai più
voglio che altri abbia parte dell'anima mia, perché Voi solo voglio per mio re assoluto quale
veramente a tutti i diritti siete. Dominare tu mei, sequar te. Tanto spero. Amen.
Spi,2011a:T5
5o Giorno
Spi,2011a:T5,1,1
1a Meditazione. Sopra l'umiltà di Gesù Cristo nel mistero
dell'incarnazione
Tale è stata l'umiltà di Gesù Cristo in questo mistero che l'apostolo S. Paolo la chiamò
annientamento: Exinanivit semetipsum formam servi accipiens, e S. Giovanni per esprimerla in
poche parole disse: Et Verbum Caro factum est. Ecco, o anima mia, quale e quanto grande fu
l'umiltà di Gesù, Egli che è sempre stato Dio uguale al Padre e allo Spirito Santo si annienta col
prendere l'umana carne, e non di Signore e potente, ma di servo: formam servi accipiens, et Verbum
Caro factum est. O umiliazione incomprensibile! E tu, o anima mia, t'insuperbisci? Io che sono un
nulla, pulvis et cinis, m'insuperbisco, ho alte idee, desidero comparire ed essere stimato? Io che
sono pieno di peccati? E Gesù Dio quale sì tanto si umilia?
Quale non deve essere il mio rossore, e la mia confusione ad un tale riflesso? Ma quali sono i motivi
di tanta umiltà di Gesù Incarnato? Ne ha Egli forse bisogno? Non già, ma bensì per rendere al Suo
eterno Padre quella gloria che Gli era dovuta in riparazione dell'oltraggiata giustizia per il peccato
di Adamo.
E poiché neppure tutto il mondo non era capace di ripararGli un tale oltraggio e procurarGli tal
gloria, ecco l'eterno Verbo, benché anch'Egli offeso, prendere umana carne ed umiliarsi per l'uomo.
Oh gran bontà! Oh incomprensibile umiltà! Ed io, per cui pure si umiliò Gesù, come cerco di
glorificare Iddio? Ah, ingrato, iniquo che sono! Ben lontano dal glorificarLo col riconoscere il mio
nulla, e così stare umiliato, seguito l'esempio del superbo Lucifero e dell'ambizioso Adamo, e mi
voglio innalzare sul mio essere. Ben dunque mi starebbe il castigo del primo, eppure per i meriti
dell'umile Gesù io sono sofferto.
Ed ecco i frutti dell'umiltà di Cristo Signore. Quanti beni concesse al mondo e concederà l'eterno
Padre, tutti sono frutto dell'umiltà di Gesù; e l'essere noi adottati per figliuoli di Dio, per fratelli,
membri, seguaci, e coeredi di Gesù Cristo e simili. O i gran beni che ci partorì l'umiltà del nostro
Redentore! O i gran beni che partorisce alle anime la vera umiltà de'cristiani!
E tu, o anima mia, non pensi di ringraziare Gesù di tanti beni ed imitarLo nell'essere umile, ma di
cuore? Discite a me, quia mitis sum et humilis corde, usquequo superbis pulvis et cinis? Ah, mio
Gesù, tale è il mio rossore che appena ardisco comparirVi innanzi, vedendo Voi tanto umile e me
tanto superbo! Eppure fo coraggio, e ringraziandoVi di quelle volte che mi umiliaste, bonum mihi
quia umiliasti me, mi protesto di gloriarmi d'orinnanzi, di compatire ed essere veramente umile di
cuore a Vostro esempio, affidato ai Vostri meriti. Amen.
Spi,2011a:T5,1,2
1a Istruzione. Sopra la fede
La mia fede deve essere ferma e stabile, appoggiata non sul mio intendimento, ma sulla veracità da
Dio sapientissimo, e però non soggetto ad errore, ottimo, e però non soggetto ad ingannare. Così
farò a Lui un grato sacrificio del mio intelletto. Perché la mia fede sia così, debbo imitare i primi
fedeli ed i veri fedeli della Chiesa, i quali sebbene non sapessero, né sappiano troppo investigare ciò
che propone la Chiesa, sapevano e sanno però, credere bene.
Mi terrò per sospetti e fuggirò tutte quelle persone, quei discorsi, quei libri e quei luoghi che non
sono troppo favorevoli alla Chiesa e pretendono di mettere riforme, burlano, criticano,
disapprovano pratiche e dottrine dalla Chiesa approvate, e giustificano, consigliano e sostengono
altre che sono contrarie alla Chiesa.
Debbo tenere bene per fermo ciò che disse S. Gerolamo ad un suo discepolo, che la verità è quella
che viene dalla cattedra di Pietro, onde a quella mi conformerò nell'operare e nel credere, giacché
chi siede su quella è vicario di Gesù Cristo. Fuggirò tutti coloro che cercano cosa opporle e
falsificano od esagerano testimoni di Padri per metterLo in ridicolo, derisione e discredito.
Insomma mi guarderò, secondo l'avviso di S. Leone, dall'avere la fede dei tempi e dei luoghi; ma
quella sosterrò che è nella Chiesa perpetuamente. Per avere tutto questo io debbo procurare e
conservare in me l'umiltà e la continenza, giacché sono i due vizi opposti a questa virtù la causa
della miscredenza, come insegna l'esperienza. E non mi curerò di sapere tante cose, ma piuttosto di
credere bene. Signore, io Vi ringrazio di avvisi così importanti in questi tempi. Io Vi prometto di
metterli in esecuzione, ma la Vostra grazia conforti la mia debolezza. Amen.
Spi,2011a:T5,2,1
2a Meditazione. Sopra la vera povertà di Gesù Cristo mostrataci nel
Suo nascimento
Quale maggiore povertà poteva mai praticare Gesù Cristo nel Suo nascere, il quale come disse S.
Paolo ai suoi fedeli: quum esset dives egenus pro nobis factus est, ut ejus inopia vos divites essetis.
Chi più ricco di Lui, il quale è il Signore della gloria? Eppure chi più povero di Lui nel Suo nascere,
poiché nasce di povera madre fuori di Sua casa, in una spelonca, senza avere il necessario per
ripararsi dai rigori del freddo.
O Maria, o Giuseppe Voi ditemi quanto abbia patito il mio Bambino Gesù per la povertà, il quale
appunto perché amante di essere povero, perfino la Provvidenza volle che Egli nascesse fuori dal
proprio, benché anche povero albergo? Guarda, dunque, o anima mia, quale sia l'amore di Gesù
verso la vera povertà, quanto il distacco dalla roba del mondo? Poteva pure nascere ricco e comodo
Colui che è il padrone di tutto, ma siccome voleva poi predicare, così volle praticare cotanto la
povertà. Ora che dici, che pensi con il povero Bambino Gesù sotto gli occhi, tu che sei così, almeno
con il cuore e con la stima attaccata alle comodità e alle ricchezze del mondo?
Senti ciò che dice Gesù: Beati pauperes spiritu. Veh vobis divitibus. E guarda ciò che fa. Quindi
senti ciò che dice S. Bernardo invitando i ricchi là nella capanna. Osservate: Aut Christus fallitur,
aut mundus errat, perché Gesù nel Suo nascere canonizza ed innalza con l'esempio la povertà, ed
abomina e condanna l'attaccamento alle comodità del mondo; il mondo, al contrario. Chi, dunque,
di essi si inganna? Come fare il confronto della falsità colla sapienza? Ah, il mondo si inganna, e
con esso io mi inganno a stimare le ricchezze ed attaccarvi il mio cuore, a disprezzare, a sopportare
malvolentieri la povertà e gli incomodi del mondo, sapendo che beati i poveri e guai ai ricchi, e
vedendo che Gesù, Maria e Giuseppe ed i Santi tutti, ebbero il cuore affatto distaccato dalle
ricchezze, le disprezzavano e non le curavano, e si gloriavano nell'essere poveri di spirito e nel
vedere che i primi a visitare il nato Bambino Gesù non furono i ricchi di Betlemme, ma i poveri
pastori.
Ah, mio Gesù, quanto Vi ringrazio di questo disinganno che mi fate e di avermi messo in uno stato
in cui possa facilmente, volendo, praticare questo distacco! Sì, lo voglio, a Vostra imitazione, e fate
che lo diventi ogni volta di più e meglio per imitarVi, volendo essere, come Vi ho già promesso,
tutto Vostro, e quello di cui non posso fidarmi di avere da me stesso, lo aspetto da Voi. Amen.
Spi,2011a:T5,2,2
2a Istruzione. Sopra la fede
Questa, oltre l'essere vera e stabile, deve anche essere feconda, cioè accompagnata dalle virtù da
essa animate, perché la fede apre il Paradiso, ma non vi conduce dentro e fides sine operibus mortua
est. Pertanto io mi devo armare della fede, non solo per resistere agli eretici, agli increduli e al
demonio, perché con questi non ho sempre che fare, ma molto più per resistere al mondo, poiché
come dice S. Paolo: Hæc est victoria quæ vincit mundum, fides vestra. Come scrive S. Agostino:
Vincit mundum cum suis erroribus, cum suis rigoribus, cum suis amoribus.
Sì, il mondo è quello che mi dichiara più fiera guerra, però ho da armarmi della fede contro di lui.
Mi combatte con i suoi errori, cioè con le sue massime opposte a quelle del Vangelo, suggerendomi
non essere necessario tanto ritiro, tanti riguardi, tanta modestia; essere misero chi non è fortunato
per la roba e per i comodi, chi non si prende sollazzi e divertimenti, se non scarsi; e fortunati i ricchi
e sfaccendati. Insomma, tutte quelle cose che contrariarono o non troppo conformi alla dottrina di
Gesù, però contro queste io abbisogno della fede per vedere come lo stesso Gesù insegnò e praticò
questo, e come praticarono i Santi e pensarono massime con l'animare qualunque azione con motivi
di fede. Mi combatte con gli amori, volendomi allettare per seguirlo con le lusinghe di beni, di
comodi, di piaceri, di contenti (sognati), o almeno con il voler farmi intendere che posso stare bene,
seguire esso e stare con Gesù.
Io mi devo servire della fede per disprezzare le sue false lusinghe e tutti i suoi piaceri,
persuadendomi essere meglio e più mio dovere, servire Gesù, privo di ogni consolazione che
seguire il mondo, colmo di contentezze (seppure potesse accadere). Cosi fecero non solo Gesù e
Maria, ma innumerabili Santi, e eziandio ora fanno tante anime, i quali tutti sebbene giovani ricchi e
comodi, tuttavia rinunciarono a tutto, e rinunciano per seguire Gesù crocifisso, perché armati della
fede.
Finalmente mi combatte con i rigori, poiché è certo che i seguaci della croce furono e saranno
sempre perseguitati dal mondo che viene ripreso in tale condotta di vivere, onde S. Paolo disse che:
qui volunt pie vivere, persecutionem patiuntur, tanto più permettendolo Iddio, perché si assomiglino
al suo Capo e si possano acquistare meriti. Io devo stare sicuro di dover essere in odio del mondo
con la mia riforma del vivere, e dovrò subire dicerie, calunnie, invidie ed altre cose, forse anche
maggiori, contro le quali mi devo armare di fede perché hæc est victoria quæ vincit mundum, fides
vestra. Questa è quella che mi incoraggia con l'esempio di Gesù, Maria e tutti i Santi, i quali per
questa strada salirono alla gloria.
Anima mia, che pensi? Ti senti coraggio di fare questo? Sì, o mio Dio, lo voglio e lo prometto. Non
perché mi senta virtù di fare tanto da me stesso, ma perché confido in Voi e Vi amo, spero in Voi e
nella protezione di Maria Vergine Santissima e dei Santi. Amen.
Spi,2011a:T5,3
3a Meditazione. Sopra il mistero dell'adorazione dei Magi
Appena nato, Gesù si manifesta non solo ai Giudei per mezzo dell'annuncio fatto dagli angeli ai
pastori, ma eziandio ai Gentili, coll'apparire di una stella in Oriente. Questa osservata da tre Magi
dell'Oriente, i quali pure trovano, aspettando, il Messia; subito si avvedono del Mistero e si partono
per andarLo a visitare.
Considera, anima mia, a tua confusione ed istruzione, tre cose nei Magi: la fedeltà alla voce interna
che accompagna la stella veduta, la costanza ed il fervore. Non sì tosto videro quella stella nuova,
ed interiormente udirono la voce, che partirono senza dare ascolto a ciò che li poteva addurre per
dissuaderli, la prudenza umana: cioè che forse fosse incerta la loro opinione; che troppo lungo e
disastroso sarebbe l'incognito viaggio, ed altre cose simili. Ma essi, non temendo nulla di questo,
s'incamminarono alla cieca, vidimus et venimus.
Sono io così pronto ad ascoltare le ispirazioni del Cielo, come furono i Magi, benché Gentili, e non
ammaestrati, come lo sono io, nella scienza e nelle opere del Signore, dal quale sono allevato
cristiano? Oh, quante difficoltà per ascoltarle! Che anzi, quante volte non ne avrò forse fatto conto?
Ma già sono a Gerusalemme i Re, dove giunti smarrirono la stella. O quale cordoglio non avrà loro
recato ciò? Ma cangeranno forse pensiero? Cadranno forse d'animo massime in quella città grande?
Non già, anzi! Oh costanza ammirabile! Superano tutti i rispetti umani, che non siano per pensare
gli uomini, vanno a chiedere nuove perfino dal re Erode!
Impara, o anima mia, a non disanimarti qualora il Signore per prova ti nasconde il Suo lume, e a
non temere le dicerie del mondo per eseguire l'ispirazione, ma chiedi costante consiglio ai ministri
di Dio con premura a guisa dei Magi. Questi intendono dovere il Messia nascere in Betlemme. Ed
ecco che subito, senza lasciarsi trattenere punto dalle curiosità di Gerusalemme, si avviano là, e di
nuovo scorti dalla stella trovano finalmente una capanna con dentro un povero bambino ed una
povera donna, benché modesta e santa, con un simile buon vecchio.
Si smarriranno forse a tale vista i buoni pellegrini? Non già, bensì secondando sempre fedelmente
l'interna voce che parla ai loro cuori, niente attribuendo alle apparenze, si prostrano, adorano il
Bambino e presentano i loro devoti e fedeli cuori ai Suoi piedi, insieme con i doni misteriosi.
Ricevutane la benedizione, se ne ritornano pieni di consolazione nei loro paesi.
Oh, quante lezioni e riprensioni per te, o anima mia! Tu che ti lasci trattenere dagli oggetti esterni a
non eseguire con premura quanto vuole da te l'ispirazione, non imitando il fervore dei Magi nel
cercare Gesù! Tu che attribuisci tanto all'apparenza e sì poco alla fede, ciò che non fecero i Magi,
ancorché Gentili! Tu che sei poco sollecita di portarti ubbidiente ai piedi di Gesù a consacrarGli, ad
esempio dei Magi, ciò che significano quei doni ed il cuore docile con la volontà sottomessa al tuo
Re e Maestro Gesù Cristo. Quale confusione per un'anima cristiana, quale tu sei!
Orsù, poiché il tuo Dio ebbe tanta bontà e pazienza in aspettarti finora, e piuttosto, non ti tolse
l'occasione ed il tempo di ascoltare di più la Sua voce, starai ben sollecita nell'indagare la Sua voce
interna ed osserverai cosa pretenda da te, ad imitazione dei Magi; l'adempierai con fedeltà, costanza
e fervore, che tale è appunto il tuo dovere, e pregherai il Signore a fartela conoscere ed eseguire.
Tanto Vi chiamo e Vi prometto, e da Voi spero, o mio Buon Gesù. Amen.
Spi,2011a:T6
6o Giorno
Spi,2011a:T6,1,1
1a Meditazione. Sopra la vita privata e pubblica di Gesù Cristo
Due singolari insegnamenti mi dà Gesù Cristo nella Sua vita privata (fra gli altri, molti). Il primo è
il pregio e la necessità della solitudine e del raccoglimento.
Gesù era pure già saggio e santo, e potente fin dal Suo nascimento, perché era Dio e ciò che fece poi
nella predicazione l'avrebbe potuto fare da principio. Eppure volle stare nascosto e ritirato per 30
anni circa, quasi ché Gli fosse necessario l'apparecchiarsi alla missione, quantunque come hai già
osservato, Egli fosse venuto per la salute degli uomini. Ecco, o anima mia, quanto t'inganni nel
cercare di comparire sì presto in pubblico senza prima badare ben bene a se stessa per provvedersi
di dottrina e di santità, al che si richiede solitudine e raccoglimento.
Se così fece Gesù che non ne abbisognava, quanto più tu che ne sei affatto priva, ne punto sei a ciò
che ti credi, necessaria? Impara dunque ad amare più il ritiro e la solitudine, non cercando di uscire
ad imitazione di Gesù, se non quando ti chiama la gloria di Dio, per il che fare tu devi lasciare
qualunque cosa.
L'altro insegnamento è che la santità non consiste nel fare cose grandi, ma fare quelle che si
debbono con tutta perfezione. Certamente Gesù Cristo glorificò più l'eterno Padre con le più infime
azioni (innanzi al mondo, perché innanzi a Dio erano tutte grandi) che tutti gli uomini con le più
magnanime imprese, perché le animava col vero spirito e le faceva per glorificare il divin Padre.
Spi,2011a:T6,1,2
Vedi, o anima mia, quanto grande sia il tuo errore quando ti immagini che se fossi in altre
circostanze faresti di più, serviresti meglio Dio? Questo è inganno del Demonio per distoglierti da
ciò che devi fare, e del tuo amor proprio e dalla tua superbia per farti credere capace a maggiori
cose, quando non sei neppure capace di fare bene le piccole! Umiliati dunque alla vista di un Dio
che si occupa in azioni basse e comuni per 30 anni.
E impara a mettere tutta la tua diligenza nell'eseguire esattamente e per gloria di Dio quelle azioni,
ancorché fossero le minime, le quali Dio pretende da te, e farle per motivi di fede, credendoti quale
sei veramente inabile perfino a far bene quel poco, se Dio non ti assiste. Nella vita pubblica poi di
Gesù Cristo, quanti bei esempi, quante belle massime non mi ha lasciato!
Una sola però, che tutte le comprende, io mi farò a meditare: è la carità verso il prossimo tanto da
Lui inculcata e praticata che la chiamò Suo precetto, e la propose per contrassegno ai Suoi
discepoli. Hoc est præceptum meum ut diligatis invicem sicut dilexi vos. In hoc cognoscent omnes
quod discipuli mei estis, si caritatem habueritis ad invicem.
Questa deve essere in me come in Gesù mansueta e benigna, benefica, misericordiosa ed universale.
Osserva, o anima mia, con che benignità, con che pazienza, con che mansuetudine trattava gli
Ebrei; altri rozzi e stolti, ed anche importuni come gli apostoli, eppure gli diceva le cose, le ridiceva
e le spiegava e li sopportava; altri superbi, cavillosi e maliziosi, come i tanti che cercavano di
prenderLo in parole, eppure esso rispondeva senza alterarsi, senza rimandarli.
Spi,2011a:T6,1,3
Questa carità però non consisteva solo in parole; ma quanti favori e benefici, si spirituali che
corporali seco portava, convertiva peccatori, sanava infermi, risuscitava morti. E forse ad alcuno
soltanto? No ma ad ogni sorta di persone: Ebrei, Samaritani e Gentili anche. Pertransibat
benefaciendo et sanando omnes. Oh qual rimprovero per me il quale il più delle volte mi perturbo,
mi offendo, mi adiro, se non vedo o non sento il tutto a mio modo; non so soffrire con pace la
rozzezza ed anche la malizia del mio prossimo; e se ho da riprendere non so farlo senza di troppo
adirarmi; per me il quale sono così liberale in parole e poi non voglio incomodarmi coi fatti a
sovvenire agli altrui bisogni potendo; per me il quale so soltanto usare la carità con chi mi da nel
genio, eccettuando persone, luoghi e circostanze? Era così la carità di Gesù Cristo, ed è tale il Suo
precetto? I Santi tutti che Lo imitarono, usarono così? Ben diversamente. Guai a me se facesse così
meco Iddio!
Dunque ora che ben intendo la volontà del Signore ed il mio dovere, procurerò, come voglio, di
risarcire alla gloria che non ho tributato al mio Dio col servirLo nella mia condizione a dovere, e col
usare al prossimo una carità, non più finta, volendolo amare ora come Gesù Cristo comanda. Amen.
Spi,2011a:T6,1,4
1a Istruzione. Sopra la necessità dell'orazione
Orate sine intermissione, orate disse più volte Gesù Cristo. Egli mi comanda di pregare, e pregare
sempre. Dunque io debbo darmi all'orazione (non solo mentale, come ho già meditato, ma anche
vocale) perché con questa virtù io attribuisco molta gloria a Dio, e procuro grandi vantaggi
all'anima mia.
L'orazione è il maggior atto di religione, esercitando in essa le tre virtù teologali e riconoscendo
Iddio per mio supremo Signore.
Questa è la chiave d'oro che apre il tesoro delle grazie; a questa Gesù promise sempre le grazie di
cui abbisogno, chiedendole in suo nome, e senza di queste io non le posso sperare queste grazie,
senza le quali pure non mi posso salvare.
Se dunque tanto bene apporta l'esercizio dell'orazione, ed è tanto necessario, non mi curerò ancora
di praticarlo con tutta esattezza ciò che non ho fatto per lo passato? O a quale pericolo io mi sono
esposto sì poco praticandolo! Ah mio Dio quale misericordia mi avete mai fatto a non togliermi
questo esercizio sì poco da me curato, e concedermi insieme tanti favori! Lo praticherò e sempre
per l'avvenire. E per farlo bene io mi servirò il più sovente delle giaculatorie, delle elevazioni di
mente, degli affetti, e principalmente prometto di frequentare con devozione l'esercizio del cristiano
mattina e sera, e praticare sovente le orazioni vocali Pater, Ave ed altre dalla Chiesa istituite ed
approvate. Prenditi ben guardia o anima mia, dai moderni errori, che si cade in peccato perché
manca la grazia. Ciò non mi scusa. Frequenta come devi la preghiera ed il Signore attenderà la Sua
promessa con dartela. Ciò Vi prometto, O Dio mio. Amen.
Spi,2011a:T6,2,1
2a Meditazione. Sopra i patimenti di Gesù Cristo nell'orto
Ecco, o anima mia, la dimostrazione dell'amore di Gesù Cristo verso di te. Non si contenta di
insegnarti con la dottrina e con l'esempio a patire, ma patisce per te. Ecco il tuo Gesù Cristo là
nell'orto, coperto di sudore di sangue ed agonizzante, pieno di tristezza. Tristis est anima mea usque
ad mortem.
La Passione che è per soffrire, è la cagione forse di tale agonia? Sì, ma non la sola. I tuoi peccati ne
sono la maggiore causa dello spasimo di Gesù Cristo. Vedere la tanta malizia di tanti tuoi peccati,
che avresti commesso anche dopo il Suo patire, fu ciò che Lo rattristò, Lo fece pregare l'eterno
Padre ad allontanare l'amaro calice da Lui e Lo fece sudare copioso sangue.
E tu che fai a tale vista? O mio cuore più duro de' macigni, tu pieno di iniquità, cagione che il cuore
di Gesù Cristo è pieno di amarezza, non ti commuovi, e Gesù Cristo solo avrà per te da spasimare?
Oh durezza! Oh insensibilità! Quanto vorrai aspettare per intendere che gran male sia il peccato, e
quale debba essere la tua contrizione per quelli commessi, se non lo intendi, e lo fai ora insieme a
Gesù Cristo. O Gesù Cristo mio, e perché a Voi innocente tutto il patire, a me colpevole neppure il
compatirVi? Datemi, Vi prego, una goccia di quel sangue e cangerà in un altro questo cuore.
Spi,2011a:T6,2,2
Un altro esempio ti dà Gesù Cristo nell'orto, e si è il modo di sopportare le afflizioni tutte ed anche
di spirito. Gesù Cristo è là abbandonato dal Padre perché vestito dei tuoi peccati, e però il cuore
pieno di amarezze. Che fa ricorrere coll' orazione dal Padre, la quale, come se non ne sapesse fare
altra, ripete più volte; espone il Suo patire, Lo prega di liberarLo, ma subito si protesta di volere,
non il proprio volere, ma quello del Padre; soffre con rassegnazione e si sottomette alla di Lui
volontà e a tutte le circostanze di essa; e finalmente merita di essere consolato da un angelo.
Ecco ripresa la tua impazienza nel soffrire, nel pregare e nell'assoggettarti al volere di Dio. Ecco un
esempio di come ti devi regolare in simile occasione (non tanto penosa come quella di Gesù Cristo).
Ricorri a Dio benché ti senti arido, svogliato, esponi a Lui le tue miserie, pregaLo a liberartene, ma
aggiungi subito con Gesù Cristo non sicut ego volo ma sicut tu e non temi di replicare col tuo
Redentore sempre la stessa preghiera, che se sarai fedele, non dubitare che Iddio ti consolerà. E ché
non sei tu degno di queste afflizioni coi tuoi peccati? Non soffrì molto di più il tuo Maestro? E con
tali meriti e tali esempi t'increscerà il patire? No, mio Gesù Cristo, no. Confermate Voi con la
Vostra grazia il mio proposito e la mia volontà, acciò sia alla Vostra sempre conforme. Amen.
Spi,2011a:T6,2,3
2a Istruzione. Sopra le qualità dell'orazione
Gesù Cristo disse: Quid petieritis in nomine meo dabitur vobis. E perché dunque non sempre che ho
pregato sono stato esaudito? Lo dice l'apostolo S. Giacomo: Propterea non accipitis eo quod male
petetis. Se tu pregassi bene sempre saresti esaudito, ma perché preghi male non ottieni.
Preghi male quando ricorri a Dio per chiedere cose che non ti convengono, e le quali, se avessi, ti
serviresti male, ed allora Iddio ti usa misericordia a non esaudirti. Preghi male ricorrendo a Lui per
le cose temporali con molta premura, e poi o tardi o con poco interesse per le spirituali: queste si
devono chiedere prima e con molto calore, e poi quelle Iddio le darà per aggiunta. Preghi male
volendo che Dio faccia miracoli con darti le virtù senza che tu voglia incomodare la tua pigrizia a
fare, dal canto tuo, quanto si può.
Domanda dunque al Signore cose buone e domandale bene, ed allora le otterai. Per domandarle
bene bisogna che l'orazione abbia quattro qualità principalmente: cioè devi pregare con umiltà,
abbassandoti innanzi a Dio, presentarGli i tuoi bisogni e confessando i tuoi demeriti per le Sue
grazie. Sai pur farlo quando vuoi ottenere qualcosa dagli uomini.
Inoltre devi pregare con confidenza, con stare sicuro che Iddio può e vuole esaudirti, se ti sarà
giovevole ciò che Gli domandi; onde non ricorrere prima agli uomini o più affidarti degli uomini,
ma prima ricorrere a Dio, anzi tutto in Lui confidare, tanto più che gli uomini nulla possono senza
di Lui. E questo è il motivo principale per cui non hai ottenuto tante volte ciò che domandavi,
perché avevi poca fiducia in Lui e troppa negli uomini.
Spi,2011a:T6,2,4
Perché mai tanto poterono i Santi, fino a fare operare miracoli a Dio? Per la loro gran fiducia. Oh
quanto può questa sul cuore degli uomini dabbene! Tanto più dunque sul cuore di Dio infinitamente
migliore.
Di più ti è necessaria la perseveranza, e non disanimarti così presto. Tu domandi favori, e però Iddio
non è obbligato a farteli. E perché dunque non avrai pazienza di aspettarli come facevano i Santi,
senza mai cessare di pregare ancora più incessantemente? Osserva la Cananea cosa abbia ottenuto
con la perseveranza e confidenza nel chiedere. Povera lei se si disanimava. Così devi fare tu. E tieni
per fermo che quanto più tarda Dio ad esaudirti, tanto più copiosi saranno i favori.
Finalmente tu devi pregare con spirito di devozione, cioè col riflettere a chi e che cosa domandi, e
con gli affetti del cuore; che se tu accompagnerai le tue preghiere con queste condizioni, quanto non
otterrai dal tuo benignissimo e liberalissimo Iddio? E sarai certo di vivere bene, poiché dice S.
Agostino: qui novit recte petere, novit recte vivere.
Oh mio Dio quale torto Vi ho mai fatto sinora nel pregarVi sì poco e sì malamente! Ve ne chiedo
perdono. Quale favore mi fate Voi insegnandomi a pregarVi bene! Ve ne ringrazio. E Vi protesto,
cominciando adesso, di volermene sempre servire. Amen.
Spi,2011a:T6,3
3a Meditazione. Sopra Gesù sul Calvario, confitto in croce
Gesù dopo l'agonia nell'orto essendo stato arrestato, condotto in Gerusalemme e fatto passare per
infiniti patimenti, vien finalmente condannato a morte di croce, e già è sul Calvario, su d'essa
confitto. Ecco là in quel Dio crocefisso l'oggetto della divina giustizia, che in esso si sfoga per i
nostri peccati. Ecco là, un oggetto di misericordia per noi peccatori. Sì, mira, o anima mia, quel
sacrosanto corpo dell'innocente Gesù, straziato da capo a piedi. È la divina giustizia che per mezzo
dei Giudei si sfoga per i tanti peccati, che si addossò di soddisfare per noi; quelle piaghe, quegli
insulti che soffre, quella morte: tutto è sfogo della divina giustizia. Oh guarda cosa costino a Gesù i
tuoi peccati, da te così facilmente commessi, e sì indifferentemente sopportati e non pianti! Ma se
con Gesù mallevadore si fa così, cosa sarà con te peccatore? Si sic in viridi quid in arido? Deh
ascolta per sempre quelle piaghe aperte che ti gridano: Penitenza, penitenza, mortificazione, piangi,
detesta, correggi i tuoi peccati. Altrimenti guai a te!
Ma buon per me, che se ne voglio approfittare veggo nel Crocifisso un oggetto di misericordia. Sì
appunto, o anima mia, quel divinissimo Sacrato Cuore del tuo Gesù si sottopose animoso a tanti
patimenti per ottenerti il perdono dei tuoi peccati, per questo quelle piaghe, que' strapazzi, quelle
sofferenze.
Eccolo infatti a pregare l'eterno Padre, non perché vendichi il Suo sangue, ma perché ti perdoni.
Pater ignosce illis. Ecco che nella persona di Giovanni ti dà per tua madre la Sua, Maria, e te a Lei
per figlio. Ecco che dà il perdono e converte il ladrone. Ecco il centurione confessarLo per figlio di
Dio. Ecco gli stessi crocifissori ritornarsene percutientes pectora sua, tutti trionfi della Passione e
morte di Gesù e della divina misericordia.
A che più indugi a ricorrere anche tu a chiedere perdono? Eccomi, o mio Redentore, ai Vostri piedi
a ringraziarVi di quanto avete patito per me, della soddisfazione data all'eterno Padre per i miei
peccati; eccomi ad accettare quanto volete che io con Voi patisca per Vostro amore. Solo di questo
Vi prego, a volermi con una goccia del Vostro sangue ammollire questo durissimo mio cuore, acciò
s'intenerisca una volta alla considerazione dei vostri patimenti, ed incominci a detestare e scontare i
miei peccati con un proporzionato dolore.
E Voi, mia madre Maria, rifugio dei peccatori, ottenetemi lo stesso, e facendomi, come sono sicuro,
da Madre, fate che io la faccio con Voi da vero figlio.
Voi intanto o eterno Padre al vedere i tanti patimenti di Gesù perdonatemi. Respice in faciem
Christi tui.
Ed io Vi prometto, colla Vostra grazia, di voler profitare del Vostro perdono, ne mai più provocarVi
a sdegno. Amen.
Spi,2011a:T7
7o Giorno
Spi,2011a:T7,1,1
1a Meditazione. Sopra la Risurrezione di Gesù Cristo
Ecco, o anima mia, la glorificazione di Gesù. Osserva quel corpo glorioso di Gesù risuscitato, se
sembra quello che ieri hai meditato in croce. Guarda quanto sottile, agile, luminoso, impassibile,
immortale Egli sia. Ogni altro mistero di Gesù fu misto di gloria e di umiliazione, ma questo è tutto
di gloria! O mio Signore e mio Dio, quanto mi rallegro con Voi della Vostra gloria! Ecco il premio
del patire. Se Gesù oportuit pati, et ita intrare in gloriam suam, che devi dire tu se aspiri allo
stesso? Ma considera, o anima mia, che quanto è di fede la risurrezione di Cristo, tanto è di fede la
mia risurrezione il dì del giudizio. Christus resurrexit, ergo et nos resurgemus diceva S. Paolo. Ma
la mia sarà simile a quella di Gesù? Mysterium dico, questo è un mistero, non lo so; ma pure vi è un
segno, e questo è la vita e la morte. Se io vivo e muoio simile a Gesù, risusciterò simile a Lui; se no
risusciterò tizzone d'inferno. Oh dunque, a che più cercare, amare, stimare i comodi, i piaceri, le
vanità del mondo che m'impediscono il vivere simile a Gesù ed a risuscitare simile! Costano troppo
cari.
No, o Signore, non li voglio più, li rinunzio. Amo, e stimo di più i Vostri patimenti e la Vostra
croce, che ora accetto da Voi ed eleggo che quanto di dilettevole possa propormi il mondo. Mi
dispiace di non aver fatto così in tutto il mio vivere passato, ma Vi prego, a farmi la grazia che lo
faccia per tutto il vivere avvenire, qualunque sia per essere. Viva e muoia come Voi, per risuscitare
come Voi. Amen.
Spi,2011a:T7,1,2
1a Istruzione. Sopra l'edificazione del prossimo
Ædificamini alterutrum, scriveva S. Paolo ai suoi fedeli. Questo anche a me vien detto. Io debbo
edificare il mio prossimo e non soltanto con non dare scandalo, male, da Gesù sì abominato e
castigato spesso con orribili castighi, ma eziandio coll'edificazione positiva, col buon esempio di
santo operare, con modestia, con raccoglimento, con pazienza e simili, col giusto parlare, insomma
con vivere santamente e fare ciò che potrò, non solo per la mia, ma anche per l'altrui salute. Questo
comandò Gesù Cristo quando disse: Luceat lux vestra coram hominibus ut videant opera vestra
bona et glorificent Patrem vestrum qui in cælis est. Io devo dare buon esempio di sante opere, non
già per essere stimato dagli uomini, che sarebbe un guastarle, ma perché glorifichino Iddio. Così
facevano i Santi, di più ordinò Gesù agli apostoli; ed anche a me di esserGli testimone presso il
mondo, cioè della Sua santità, mortificazione e delle altre virtù. Dunque, io che mi sono prefisso di
volerLo imitare, debbo praticarle manifestamente e non farGli quell'ingiustizia di arrossirLo per
rispetti umani; ma bensì lo debbo confermare colla pratica e colle parole, praticando le Sue azioni a
fronto delle dicerie del mondo, dei disprezzi e dei cattivi esempi, correggere, se mi è possibile,
quelle massime che sono opposte al Vangelo, se non posso, almeno dimostrare che non le approvo
col contegno, col fuggire o in simile altro modo. Per cattivo che fosse il mondo, io sono tenuto ad
edificarlo, perché molto può sugli uomini il buon esempio. Quanti non si convertirono col pensare a
ciò che fecero i Santi? Tanto più col vedere ciò che fanno altri vivendo negli stessi luoghi e pericoli.
Mi debbo armare di uno zelo ardente dell'altrui salute. Ma zelo prudente, benigno, caritatevole, e
che mai provenga, o sia animato da amor proprio. Oh Signore mio, è ben giusto che richiediate ciò
da me, che col cattivo esempio tanti avrò indotto al male. Sì dunque voglio impegnarmi tanto che
potrò a ben edificare il prossimo, e quantunque sia un istrumento inutile, tuttavia sapendo che Vi
servite anche di vilissimi vermi per operare la Vostra gloria.
Tutto io mi consacro a Voi per la salute del prossimo, e per di lui vantaggio disponete di me come
più Vi piace, che io mi protesto affatto conforme al vostro volere. Amen.
Spi,2011a:T7,2,1
2a Meditazione. Sopra la risurrezione spirituale dell'anima
Se io voglio risuscitare glorioso con Gesù nel dì finale, debbo ora prima risorgere spiritualmente,
con una risurrezione simile a quella del mio Dio risorto. Quella di Lui fu vera, vittoriosa e visibile:
tale deve essere la mia, poiché Egli veramente risuscitò dal sepolcro col Suo corpo. Resurrexit vere
e non era un fantasma.
Io non debbo contentarmi di promettere e voler risorgere a nuova vita più corretta, più fervente, più
perfetta, ma debbo farlo veramente e praticare ciò che ne dimostra la verità, come fece Cristo della
sua. Di più la di Lui risurrezione fu vittoriosa, vincendo la morte, sciogliendosi da quei legami che
lo trattenevano nel sepolcro e sorpassando quella gran pietra che ne Lo teneva dentro.
Così io ho da rompere quei legami sì stretti e sì moltiplicati dei cattivi abiti, delle perverse
inclinazioni, degli scorretti desideri, e soprattutto, rovinare quella gran mole, voglio dire
l'indifferenza del praticare la virtù. Debbo, insomma, risorgere vittorioso di tutti gli ostacoli che si
frappongono a vivere bene.
Finalmente, per lasciare le altre, la terza qualità del risorgimento del Redentore si fu che è stato
visibile, appena risorto, ora alla Sua Ss. Madre per consolarla, ora alle donne per infervorarle, ora ai
discepoli ed agli apostoli per confermarli nella fede. Così io devo fare visibile la mia conversione
per consolare, chi la desidera, per infervorare gli amici, per incamminare il prossimo verso Dio
colle parole e colle opere.
Felice me se così risusciterò ora senza più morire! Avrò una sicura caparra della gloriosa
risurrezione estrema per il cielo. Ah mio Dio, già altre volte ho desiderato e promesso questo, e non
lo ho fatto. Ma perché non fu da dove ero, e troppo mi sono fidato su me stesso, ora però, che mi
chiamate a Voi specialmente, lo voglio e lo prometto, rinnovando quante promesse Vi abbia già
fatto in questi per me santi giorni. Ma Voi per i meriti della Vostra risurrezione rompetemi quei
legami e riducete in polvere quella pietra che m'impediscono, e fate, insomma, che incominci ora
coll'anima, per poter poi una volta col corpo risorgere glorioso. Amen.
Spi,2011a:T7,2,2
2a Istruzione. Sopra la comunione sacramentale
S. Giovanni Crisostomo dice che la comunione è un ingresso solenne che Gesù fa nell'anima
cristiana, simile a quello che fece in Gerusalemme. Dunque io posso servirmi per modello di ciò che
fecero verso Gesù allora i suoi buoni discepoli.
Essi turba discipulorum etc. come dice l'Evangelista, nel sentire che Gesù li voleva pubblicamente
venire a trovare nella città, si rallegrarono e ne diedero lodi a Dio. Gaudentes laudabant. Così, in
primo luogo, io sapendo che il Signore vuole venire nell'anima mia, esaminerò se sono un Suo vero
discepolo con avere la Sua santa grazia, con detestare tutto ciò che Gli dispiace, colla pratica della
virtù, secondo ciò che dice S. Paolo: Probet autem seipsum homo.
E ciò essendo, rallegrarmi meco che il Signore voglia tanto favorirmi, lodarLo, ringraziarLo di tanta
bontà.
Di più quelli non si contentarono di aspettarLo, ma Gli andarono incontro, così io debbo andare
incontro al mio Dio, che mansueto, nascondendo la Sua maestà e Sua gloria, viene all'anima mia
con atti di fede, riconoscendoLo per quello che è veramente, di umiltà, presentandomi spessissimo
con il centurione che non sono degno di sì grande visita, con atti di contrizione, detestando i miei
peccati e accesissimi desideri.
Spi,2011a:T7,2,3
Inoltre quelli non andarono con le mani vuote, ma portando palme che significano vittorie, e rami
d'ulivo che rappresentano la pace. Così io portarli al mio Gesù: la pace con Lui e col prossimo, cioè
la pace della coscienza e vittorie di vizi corretti, passioni soggiogate, inclinazioni e ripugnanze al
bene superate.
E non mi contenterò di portarGli le foglie, cioè i semplici proponimenti, ma i frutti. Finalmente
quelli dopo averGli coperte le strade dove passava colle proprie vestimenta Lo accompagnarono
all'albergo, si trattennero non poco con Lui, e non si partirono finché, dopo aver guariti i ciechi, i
sordi, gli storpi, e quanti erano infermi, li rimandò colla Sua benedizione.
Così io dopo averGli significato gli appetiti, gli attacchi disordinati, accompagnatoLo nel mio cuore
con sentimenti di ringraziamento, d'adorazione ed altri affetti, mi tratterrò con Lui esponendoGli i
miei bisogni, e chiedendoGli la guarigione di tanti difetti e le grazie necessarie, e mi prenderò ben
guardia d'imitare gli Ebrei, che non erano discepoli di Gesù Cristo, i quali, essendosi voluti
frammischiare per rispetti umani, agli altri ed accompagnare Gesù, tosto che Egli fu entrato lo
abbandonarono, e fecero conciliabolo per condannarLo a morte.
Spi,2011a:T7,2,4
Guai a me se imitando questi, presto abbandonassi il mio Signore per tornare ai divertimenti, ai
piaceri, alla dissipazione!
Quel giorno starò più raccolto e più in orazione del solito per rispetto al divino Ospite, e con queste
disposizioni procurerò di secondare gli inviti e i desideri del Cuore di Gesù d'unirsi spesso all'anima
mia, e procurerò di andarLo a ricevere ben sovente.
Ah mio Gesù avessi pure fatto così prima d'adesso! Ma quanti affronti non ricevesti, giacché prima,
se non di rado, a Voi mi accostavo; di poi più sovente, ma senza tali disposizioni, senza
emendazione e con dissipazione.
Eppure Voi voleste venire in me, comandandomi per mezzo dei Vostri ministri che Vi ricevessi. Vi
domando perdono delle irriverenze in ciò commesse. Vi ringrazio di tanta Vostra bontà verso di me
e Vi prometto di voler secondare le intenzioni del Vostro cuore che mi significaste, e Vi prego a
farmi sempre più note e farmele eseguire. Amen.
Spi,2011a:T7,3,1
3a Meditazione. Sopra l'ascensione di Gesù Cristo, ed il Paradiso
Ecco o anima mia, le conseguenze del patire. Gesù dopo essersi trattenuto 40 giorni su questa terra
da che risuscitò per ammaestrare i Suoi discepoli, li visita per la ultima volta, li conduce sul monte
Oliveto e là, dopo averli consolati con dirli che andava a prepararli un Regno eterno, li benedì, ed
innalzandosi alla loro vista in alto, ecco che gli sparisce d'innanzi, e se ne vola in cielo, lasciandoli
ammirati e stupefatti, finché tosto li manda gli Angeli, ad avvisarli di ritirarsi.
Tre cose io debbo imparare da ciò: che la mia patria è il cielo; che lassù sarò pienamente beato; e
quale sia la strada per andarvi. Gesù Cristo vedendo gli apostoli afflitti per la di Lui partenza,
volendoli consolare non li promette già di stare con loro visibilmente o di farli contenti su questa
terra; anzi gli dice che essi si rattristeranno e piangeranno, mentre il mondo godrà e riderà; ma però
che Esso bisognava che andasse a preparare loro un Regno e che la loro esistenza si cangerà in
gaudio.
Se dunque è così, come non capisco ancora che il solo cielo è la mia patria, e che quello è il mio
fine ultimo, come pure ho già meditato? E che il mondo non è altro che un esilio, un luogo di
passaggio da cui nulla più debbo prendere di quello che si ricerca per conseguire il mio fine? Come
dunque ancora mi attacco al mondo e in esso vivo come se fosse mia patria, e vi dovessi stare per
sempre? Lassù debbo rivolgere i miei pensieri.
Spi,2011a:T7,3,2
O paradiso, o bel paradiso, chi mai ti potrà ben conoscere finché non ti vegga? Là, o anima mia, tu
sarai pienamente beata vedendo, amando e godendo Dio. Là sarà pienamente soddisfatto il mio
cuore. Tale sarà il tuo godere che nulla ti rimarrà a desiderare. Oh se quella celeste patria rivolgessi
per la mente, vedresti quanto vile ti comparirebbe la terra anche colle sue più brillanti delizie! O
quam sordet tellus dum cælum aspicio!
Ma appunto perché poco vi pensi, poche sono le tue premure per quello; conservi ancora attacchi
per la misera terra. Metti piuttosto ogni tuo studio per ottenerlo, e poi vedrai allora se non sia vero.
Ma quale sarà la strada per andarvi? Quella che insegnò, ed ha camminato Gesù Cristo. Oportuit
Christum pati et ita intrare in gloriam suam. Quella che camminarono e camminano tutti i Santi: la
strada regia della croce e della mortificazione. Forse ti spaventa un tale nome? Ma cosa non potrà in
te dunque l'esempio di Gesù, ed un tanto premio? No, non ti devi sbigottire perché un tale tesoro,
quale si è il cielo, mai è caro a qualunque costo. E non solo dovresti accettare volontieri la croce,
ma anzi desiderarla e sospirarla ardentemente.
Ravviva dunque la fede, ed abbandonando tutto ciò che non conduce al cielo, lassù rivolgi tutti i
tuoi pensieri. Sì, o mio Dio, la credo sia la mia patria dove Voi mi aspettate e chiamate. Sono stato
troppo stolto nell'averla sì poco curata. Troppo grande è la Vostra bontà nell'aspettarmi ancora.
Accetto, anzi Vi domando le croci e la forza per portarle, affine di essere fato degno di seguirVi
lassù. Amen.
Spi,2011a:T8
La mattina dell'8o ed ultimo giorno
Spi,2011a:T8,1
Meditazione. Sopra l'amore di Dio
Il fine per cui ho fatto questi esercizi, si è per imparare ed incominciare ad amar Dio. Dunque
questa deve essere tutta la premura mia d'or innanzi. E per viepiù incitarmi debbo considerare
l'obbligo che ho di amare Dio perché lo comanda, perché lo merita la Sua bontà e lo esige la
gratitudine a tanti benefici. Iddio nulla comandò maggiormente in ogni tempo che di amarLo sopra
ogni cosa. Questo precetto lo chiama il massimo e il primo.
Non è dunque da stupire, o anima mia, che dopo un tale precetto non ami ancora Dio? Se non te lo
comandasse dovresti supplicarLo con ogni istanza a volertelo permettere, e comandandolo non lo
potrà ottenere? Questo è un mistero. Che se tu sei tanto inclinata ad amare (e quante creature
facilmente ti rapiscono il cuore?) e tanto ti alletta il giusto, il buono ed il bello, perché non rivolgi a
Dio tutti i tuoi affetti, centro d'ogni giustizia, bontà e bellezza, essendolo per essenza? Come è
possibile che creature imperfette, vili ed anche più volte a te moleste, tanto possono tuttavia sul tuo
cuore, ché sopporti facilmente incomodi e dispiaceri per loro amore, per Dio poi vera beatitudine
che ha tutti i diritti d'essere amato, può nemmeno da te ottenere quanto comanda? Di più (oh mia
confusione! Oh stolidezza) tu sei pure così sensibile ad un piccolo beneficio che ricevi dagli uomini,
gli sei pur grato, gli porti pur facilmente amore, anche singolare. E poi insensibile, ingrato e
disamorato divieni riguardo a Dio, il quale ti ricolmò di mille e mille benefici non solo comuni e
generali, ma particolari e segnalatissimi, il minimo dei quali solo dovrebbe bastare per farti amare il
benigno Iddio?
Usquequo gravi corde? Ah mio Dio il solo avermi amato fin'ora, non amandoVi, dovrebbe farmi
avvampare per sempre d'un amore infinito. Non sono capace a tanto; ma Vi voglio amare quanto è
capace di amarVi una creatura; onde Vi dirò pregandoVi e promettendoVi: diligam te Domine omni
tempore.
E Voi lo sapete che se non Vi amo tanto, almeno desidero di amarVi tanto, Tu scis quia amo, e
nulla sarà capace di separarmi dal Vostro amore, protestandomi di volere esattamente osservare la
Vostra santa legge, ciò appunto che si richiede per amarVi, e ciò che per amarVi quanto più so e
posso Vi domando. Amen.
Spi,2011a:T8,2
Istruzione. Sopra la vera devozione
Pietas autem ad omnia utilis est etc. Mio scopo sarà dunque, per frutto di questi esercizi, il praticare
la vera devozione e procurare di farla praticare.
Ma poiché questa facilmente viene frammischiata dalla falsa, me ne dovrò prendere guardia; non
però debbo cercare di prendermela troppo contro la falsa, per non mettere a pericolo di discreditare
la vera e schiantare insieme alla zizzania, anche il frumento.
La vera divozione poi non consiste in tante pratiche di pietà che sono buonissime, è vero, e lodevoli
ed anche praticabili, perché effetto della vera devozione, ma l'essenza di questa consiste nell'esatto,
fedele e costante adempimento dei miei doveri. Qui è dove devo mettere il mio zelo perché si
adempia. Questo è ciò che Iddio pretende da me.
E se io trascuro questo, Iddio non sarà mai soddisfatto da me, qualunque gran cosa io facessi, e però
non avrò mai senza queste la pace del cuore. L'avrò per lo contrario se adempirò colla maggior
perfezione i doveri propri del mio stato verso Dio, verso me e verso il prossimo.
Mi converrà, per fare questo, essere alcune volte contraddetto, deriso anche dai compagni, dovrò
negare il mio amor proprio che quasi si annoia, in parte, perché non v'è in esso di eclatante, di
strepitoso. Dovrò molte volte mortificare la curiosità e soffrire altro; ma ciò non mi deve atterrire,
tanto più che l'ho promesso più volte, e la gratitudine per un favore sì singolare, quale si è l'aver
fatto sì accuratamente questo tanto sospirato santo ritiro, mi deve impegnare a superare qualunque
difficoltà. Il che se farò anziché servo inutile, potrò dire francamente: quod debui facere feci, che è
quello appunto che Iddio da me pretende, e quello che si ricerca per ottenere la santià e perfezione a
cui aspiro di tutto cuore, e spero di giungervi una volta. Amen.
Spi,2011a:T8,3
Conclusione. Sopra la perseveranza
Poco, anzi nulla mi gioverebbero tanti proponimenti, e sì buona volontà, se non mettessi in
esecuzione e perseverassi nell'adempiere esattamente quanto io debbo.
Per questo mi servirò di alcuni mezzi opportuni.
Come vigilanza nel non mettermi in occasioni di trasgredirli, e trovatomi per necessità ricorrerò a
Dio con l'orazione. Frequenterò gli altri mezzi già promessi in questi 7 giorni, ma soprattutto il
proposto dallo Spirito Santo la memoria continua de'Novissimi; dalla quale memoria mi verranno di
nuovo alla mente quei buoni pensieri e proponimenti avuti in solitudine, e me ne servirò
all'opportuno.
Mi prenderò ben guardia d'essere infedele a questo sì gran lume. Guai a me se non sarò fedele!
Quale sarebbe la mia confusione in punto di morte, in cui mi starebbe contro questo stesso mio
scritto! Non permettetelo per la Vostra misericordia, o mio Dio; e nel mentre che Vi ringrazio
quanto so e posso del singolare beneficio ricevuto, Vi prego a farmi grazia, che io viva come
meritate Voi ed ho promesso. Amen.
Laudate Dominum omnes gentes, laudate eum omnes populi: quoniam confirmata est super nos
misericordia ejus et veritas Domini manet in æternum. Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto sicut
erat in principio, et nunc et semper et in sæcula sæculorum. Amen. Sancti Dei omnes intercedere
dignemini pro nostra omniumque salute.
A.J.M.F.A.C.
Spi,2011b:S
Risoluzioni degli Esercizi
AOMV, S. 2,1,2:11 b
Lumi e risoluzioni in tempo del ritiramento 1790.
Titoli delle prediche sviluppate nel documento precedente (della stessa mano sconosciuta).
Spi,2011b:T
1. Penitenza come virtù interna ed esterna, e comprende la mortificazione.
2. Penitenza come sacramento, la necessità, vantaggio e modo di frequentarla.
3. Sopra l'edificazione del prossimo ed i mezzi per vivere bene nel mondo, tra i quali la coscienza.
4. Sopra la fede, sua necessità e sue qualità più importanti.
5. Dell'orazione, necessità di essa, divisione e qualità perché sia fruttuosa, e la divisione.
6. Sopra la Messa e la Comunione sì sacramentale che spirituale.
Spi,2011c:S
Esercizi principiati il 20 luglio del 1790
AOMV, S. 2,1,2:11 c
Mezzo foglio di protocollo grande scritto su una sola facciata che porta per titolo “Esercizi principiati il 20 luglio
1790”.
Sono lumi e risoluzioni avuti in tre meditazioni e due istruzioni del primo giorno di questi esercizi. Sono legate a frasi o
fatti scritturali.
I titoli delle meditazioni ed istruzioni sono quelli del documento Spi, 2011 a nel primo giorno: le riflessioni sono
evidentemente di due persone diverse. Queste sono di mano del P. Lanteri.
Spi,2011c:T1
Esercizi principiati il 20 luglio del 1790
1o Giorno. Maria Vergine Protettrice
Spi,2011c:T1
Introduzione
Fidei dictamina jam modo sunt puerorum regula.
Chi fa gli Esercizi è quel cieco e muto del vangelo che il Signore duxit seorsum et sanavit. La nostra
cecità è cagionata dalle passioni, dall'immaginazione, la ragione stessa è tenebra rispetto alla fede;
siccome nella creazione del mondo, così in noi abbiamo bisogno di quella parola operativa di Dio:
Fiat Lux quindi, ma nella creazione bastava un Fiat, ora qui fecit te sine te non salvabit te sine te,
quindi appare la necessità della riflessione sulle massime eterne del Vangelo che solo ci è proposto
per lume, cioè la necessità di vivere di fede, altrimenti viviamo nelle tenebre, guidati
dall'immaginazione che ci dipinge bene il male, male il bene. Seguitiamo la prudenza umana che è
nemica della prudenza cristiana, ci inganniamo e viviamo continuamente nell'errore. Hayneuve pars
3a, pag. 153 n.b. la parabola degli invitati a un grande pranzo da un re (Agnelli introduzione) che
ricusarono di trovarsi, uno per aver comprato una villa, cioè per spirito di dominazione, l'altro
uxorem duxit per non abbandonare i piaceri del senso, il 3o juga boum emi per amor ai beni
temporali: ecco come l'immaginazione fa consistere e cercare la felicità dove non c'è, e la nasconde
dove c'è.
Propongo Quid hæc ad vitam æternam praticato costantemente in questi esercizi, così non
m'ingannerò, distinguerò il male dal bene, il vero dal falso, né le sollecitudini e i pensieri di cose
temporali non mi ruberanno un tempo così prezioso; così non solo guarirò dalla cecità, ma
acquisterò la parola, perché aprendo gli occhi alle mie miserie avrò voce da chiedere misericordia.
Spi,2011c:T2
1a Meditazione. Fine dell'uomo
Spi,2011c:T3
1a Istruzione. Meditazione
La necessità e i pretesti. Le tre vite: l'animale i bruti, quella da uomo i gentili, quella da cristiano
vita di fede. Defecit sanctus quoniam diminutæ sunt veritates a filiis hominum – Aruit cor meum
quia oblitus sum comedere panem meum – Nisi quod lex tua meditatio mea est tunc forte perissem.
Le ragioni di ciò sono le seguenti: Tu mandasti mandata tua custodiri nimis.
Spi,2011c:T4
2a Meditazione. Fine del cristiano
Nel battesimo si fanno le stesse funzioni della consacrazione della chiesa.
Spi,2011c:T5
2a Istruzione. Coscienza
La buona porta l'unione con Dio e ogni bene, la falsa ci separa da Dio e ci precipita in abissi di mali.
Conscientia mala abyssus multa quorum reptilia non est numerus (S. Aug.).
Le sorgenti della cattiva coscienza sono i desideri e gli interessi, ossia impegni del cuore; il rimedio
si è la semplicità, e l'umiltà. Beati mundo corde quoniam Deum videbunt.
Spi,2011c:T6
3a Meditazione. Importanza della salute
Porro unum est necessarium. Si oculus tuus scandalizat te etc. Quid prodest homini si universum
mundum lucretur? Quanto fece Gesù Cristo per lavorare la nostra salute deve bastare per impegnare
chiunque.
Risoluzione. Ciò che riguarda la mia salute eterna sarà il mio affare primario, il rimanente sarà
secondario, in tutte le cose vedere quid hæc ad vitam æternam.
La misura del desiderio vero dell'ultimo fine sarà l'impegno con cui si abbracciano i mezzi per
questo.
Spi,2012a:S
Esercizi spirituali
AOMV, S. 2,1,2:12 a
Due fogli interi di cm. 15 per 21 e due mezzi inseriti con nove facciate scritte e tre bianche. Di mano Lanteri.
Esercizi fatti in occasione della novena dell'Assunta del 1792 insieme al Sineo.
Spi,2012a:I
Il primo giorno lo passano tutto sul fine dell'uomo procurando di aver un'idea grande di Dio Creatore e padrone di tutte
le cose: e dell'uomo destinato a vivere in istretto commercio con Dio; dall'attendere a questo dipende l'esser felice o
infelice in questa ed altra vita.
Tutti gli stati sono come diversi impieghi di un padre di famiglia. Tutte le creature non sono buone che in quanto
giovano alla salute. Per l'istruzione citano il Gaudier dove effettivamente dalla pag. 14 alla 83 si parla di come fare gli
esercizi, ma discorsivamente, non in forma di meditazione.
Fanno la meditazione sul peccato per prenderne un orrore grande, piangere i passati, ottenerne il perdono, diminuirne la
pena e sempre più guardarsene per l'avvenire, e (notare) impegnarsi ad impedire un tanto male negli altri per quanto si
potrà con la lingua, con la penna, con le opere.
La meditazione sulla morte, la prendono dal Gaudier a pag. 124 come pure quella sul peccato veniale a pag. 140.
Interessante il confronto tra quello che si dice qui e quello che dice il Gaudier nel luogo citato nella meditazione del
sesto giorno. Il Gaudier spinge in generale a far le azioni che danno maggior gloria a Dio: e le riduce tutte a far la sua
volontà, per raggiungere il bene proprio e del prossimo.
Qui invece è messa la gerarchia delle azioni:
1. le azioni di precetto, 2. le azioni di supererogazione: tra queste prima quelle che riguardano la salute del prossimo,
poi quelle in cui si va contro l'amor proprio.
Principio questo che poi riporterà di sana pianta per gli Oblati.
Le facciate ottava e nona sono appunti e propositi per il padre spirituale e si deduce dalla materia in sé e dai quæritur
che ci sono.
Notare 7 ore di sonno – voto per l'esame, voto per la meditazione sia pure limitati nel tempo, dall'Assunta ai Santi, e
mensile.
Spi,2012a:T
1792 Esercizi fatti con Sineo cominciati il primo giorno della Novena
dell'Assunta.
Spi,2012a:T1
1o Giorno. Dies desideriorum
Questo primo giorno si è passato tutto in esaminar bene il fine dell'uomo e l'importanza di esso:
1o procurando di prendere un'idea grande di Dio creatore e padrone di tutte le cose create, come di
me stesso, come si degnò di destinarmi a stretto commercio con Lui, come mi pose in casa Sua
perché Lo conoscessi, amassi, servissi, come non vi è niente di più grande che far la Sua volontà
sempre così adorabile, santa ed ottima.
2o considerando quanto dall'attender a questo fine dipenda l'esser felice o infelice in questa e
nell'altra vita, come è un fine universale per tutti.
Tutti gli stati sono come i diversi impieghi di un padre di famiglia, di un sovrano, i quali sebbene
diversi devono corrispondere tutti e essenzialmente nel servire il padrone personale e irreparabile
per ciascuno.
Indi ho considerato il fine delle creature, ove ho cercato di esaminare le creature in sé, e ne ho
trovato tutta la vanità; che non son buone se non in quanto giovano alla salute, dunque bisogna
vivere indifferente, distaccato come un pellegrino.
Per istruzione servì Gaudier dalla pagina 14 usque 85 per eccitarmi un'idea grande e giusta degli
esercizi, e dei mezzi per farli bene.
Spi,2012a:T2,1
Il 2o giorno
fu destinato a prenderne un orrore grande del peccato mortale, per piangere sempre più i passati e
così sempre più assicurarmi del perdono e diminuire la pena, e per sempre più guardarmene in
avvenire e impegnarmi a impedire un tanto male negli altri per quanto potrò con la lingua, colla
penna, colle opere; perciò la meditazione del peccato degli angioli giovò a considerare quanto Dio
abomina e punisca un solo peccato di pensiero di superbia derivato dall'amore e dall'errore, ossia un
solo atto di propria volontà contrario alla volontà di Dio, come pure la temerità di chi ne commette,
non uno solo, ma tanti.
La meditazione del peccato di Adamo mi fece comprendere come Dio non solo punisca i peccati di
superbia, ma anche quelli di sensualità provenienti dall'amore della pelle in persone soggette alla
concupiscenza; questa medesima mi diede un'idea della pena immensa temporale, sia spirituale che
corporale che si attira e si merita un solo peccato di senso, il che poi, in sostanza, non è che un
semplice assaggio della pena eterna dell'inferno che ancora si merita, e che più distesamente
considerai nella meditazione dei castighi dati nell'inferno non più al nostro primo padre, ma a tanti
altri come me che peccarono anche solo una volta per gli stessi peccati di me, o anche meno di me.
Spi,2012a:T2,2
La meditazione dei castighi dati a Gesù Cristo.
Per la sola figura di peccatore e per riparare condegnamente, la giustizia di Dio mi finì di darmi
un'idea più terribile del peccato, osservando che è un mal maggiore di qualunque male di questa
vita, e anche della morte, maggiore dell'inferno, poiché neppur quivi è punito come si merita, ma
abbisognarsi una soddisfazione maggiore ancora, cioè infinita nella persona di Gesù Cristo.
Ho osservato come i giudizi che portiamo delle azioni peccaminose sono diversi dai giudizi che
porta Dio. Ho determinato di andare piuttosto nell'inferno che commetterlo nuovamente, e fare di
tutto per impedirlo in altri. Ho osservato la temerità di chi continua a peccare e vive nei peccati,
dacché il Signore non la perdonò né agli Angioli, sue creature primogenite, né al primogenito degli
uomini, né al suo stesso divino primogenito.
Le istruzioni. Si raggirarono nel richiamare a mente i peccati passati, nel vedere se si sono
confessati tutti e bene, nel mettere di nuovo alla prova il dolore avuto, se sarà sufficiente in affare di
tanta importanza.
Ho poi anche accresciuta l'idea della malizia del peccato considerandolo in se vid. Bellecio 158 e S.
Ignazio suo libretto.
Spi,2012a:T3,1
Il 3o giorno
fu destinato a piangere i peccati veniali, ossia la vita tiepida, considerandone la sorgente negli
attacchi ai beni di questa terra; la stoltezza di simili attacchi, e ciò nella meditazione della morte
presa dal Gaudier 124.
Nella meditazione poi del giudizio particolare ho veduto la povertà dell'anima e le funeste
conseguenze di simili attacchi; ho considerato come una tepidezza continua e volontaria può
arrivare ad essere negligenza grave della salute, e quindi far almeno temer fondatamente della
salute, benché uno non sia conscio di peccati mortali affatto deliberati (Gaudier, Bellecio).
Gli esami furono 1o sulla vita finora trascorsa con tanta tepidezza, e quindi il numero immenso dei
veniali, cercandone le radici che sono la rusticità e la poca applicazione alle opere di religione.
2o L'istruzione sui veniali (Gaudier 140 Izquierdo 27)
2o ripetizione della precedente e l'ultimo punto sul purgatorio. N.B. Avendo poi pensato meglio e
certamente per ispirazione divina, ho fatto la meditazione sul Giudizio universale, ove
primieramente mi trattenni a considerar la padronanza che Dio esercita sulle creature inanimate,
sugli elementi, sugli animali, mettendo tutto in soqquadro, sulle potestà di questa terra
perseguitandoli, percotendoli, etc., su tutti gli uomini facendoli morire, su tutto il genere umano
tutt'in un colpo facendolo risorgere a voce di tromba; indi continuai ad esaminar il rimanente
dell'istoria.
Spi,2012a:T3,2
N.B. Il meglio è certamente stato il terzo giorno nel trattenersi sulle solite meditazioni di morte,
giudizio universale e inferno, per esaminare la sorgente dei peccati mortali e le conseguenze,
trattenendosi massimamente nella morte, a considerare il dominio assoluto di Dio sui beni di questa
terra, lo spoglio acerbo di chi ne vive attaccato etc.
Nel giudicio finale notare sempre la padronanza di Dio, nella citazione osservare che non v'è più
altra distinzione che del vizio o della virtù, e che però se ne giudica ben altrimenti, nel processo il
diverso giudizio delle massime del mondo e del Vangelo, come queste prevarranno sole, e quelle
saranno derise, dannate, nella sentenza la confusione dei mondani gloriosi su questa terra, la gloria
dei giusti umiliati su questa terra.
Nell'inferno notare 1o la padronanza di Dio nel castigare i Suoi servi infedeli, la pena del senso e
del danno per i peccati di senso e per l'avversione a Dio.
Indi nel 4o giorno la 1a meditazione sul veniale, la 2a sulla morte, e giudizio del tiepido, la 3a sul
purgatorio.
Indi il 5o giorno per la necessità non solo di non far più male, ma far bene la meditazione
dell'albero del fico, del prodigo etc.
N.B. Fin qui è stato indirizzato per togliere le male affezioni dell'anima, d'ora innanzi sarà per
piantare sentimenti buoni di virtù.
Spi,2012a:T4,1
4o giorno
Meditazione sull'inferno (Izquierdo).
Mi fece grande impressione la compagnia dei dannati, pensando che sarebbe stata la schiuma dei
cattivi che furono giustiziati o si trovarono nelle prigioni, e sebbene non siano stati tutti tali,
trovansi però tutti in preda a tutte quelle più detestabili passioni che non recano nessun sollievo, ma
possono sola renderli abominevoli e terribili come l'odio, l'invidia, la disperazione etc.
Ho pure pensato come colà [illeggibile] alla morte punisce l'attacco ai beni di questa terra poiché
colà vi è una povertà perfetta, mentre che si abbisognerebbe di tutto, abbisognerebber fiumi e non
avran neppur una goccia etc.; come pure l'attacco alla stima degli uomini in morte svanisce, la si
cambia in uno stato di confusione, d'abominazione, di viltà indicibile, così i piaceri finiscon nella
morte, la si puniscono col contraccambio di tormenti relativi alli stessi piaceri: ho veduto
l'importanza, il beneficio della Passione di Gesù Cristo.
Spi,2012a:T4,2
La 2a meditazione. Ho ripetuto l'inferno ove vidi che tutto ciò che concorre al peccato vien punito,
et quidem un qualunque piacer o soddisfazione col centuplo di tormenti, e un atto momentaneo con
tormenti eterni.
La 1a considerazione fu sul modo di vincere le tentazioni! Neumayr. La 2a fu sulla massima
predominante che dovrò prendere.
Spi,2012a:T4,3
La 3a meditazione fu sulla ficaia, ove riconobbi il mio stato pericoloso di tepidità, avendo finora
vissuto con ingratitudine somma inutilmente, e di più con pregiudizio altrui. Ho osservato che Dio
non poteva far di più per farmi fruttificare, eppure expectavit ut facerem uvas, feci autem spinas, lo
stesso ben fatto quanto malamente fatto. Ho finalmente osservato la bontà di Dio nel volermi
perdonare e continuarmi (se cambio) gli stessi favori, e anche farmene dei maggiori. Ho risoluto
profittarmene tanto più che può essere l'ultima prova, che se ora non profitto e fruttifico per Lui, si
effettua la sentenza di cui, finora fu differita l'esecuzione del taglio, del fuoco, omnis arbor quæ non
facit fructum bonum excidetur.
Spi,2012a:T5,1
5o giorno
1a meditazione: Regno di Cristo
Finora si travagliò a estirpare i vizi, ora si travaglierà a piantare la virtù. Finora la risoluzione fu
generale di servire Dio ed ubbidirLo, ora la risoluzione scenderà al particolare per vedere quale sia
la volontà di Dio, nell'esecuzione della quale consiste il Regno di Dio che il suo Divin Figliuolo,
dopo averci mandato i Suoi profeti, venne Egli stesso a ristabilire, insegnandoci a debellar i nemici
comuni del demonio, mondo, carne, invitandoci a seguirLo con l'imitazione. Ove si può vedere:
1o come è giusto seguirLo per il diritto della redenzione, essendo Suoi per averci comprato a sì caro
prezzo;
2o come è glorioso essendo figlio di un gran Re e nostro Re Egli stesso;
3o come c'è del nostro interesse perché est via, veritas et vita, fuor di cui corriamo al precipizio,
all'inganno, alla morte;
4o come è inescusabile chi non Lo segue perché Egli si fece come uno di noi, fece Egli stesso tutto
ciò che dobbiamo fare noi e non vuol che facciamo niente più di Lui, e con questo ci vuol a parte
della stessa gloria di Lui. Adde che si fece Egli stesso nostro aiuto, adde gli innumerabili che Lo
seguirono e Lo seguono fedelmente: il che tutto ci rende sempre più inescusabili.
Conclusione: affezionarci a un tanto Re, ringraziarLo, consacrarsi tutto per far in tutto la Sua
volontà, seguir i Suoi desideri, seguirLo dovunque, anche al Calvario. Vide Bellecio.
N.B. In tutte le altre meditazioni per impegnarmi all'imitazione di Gesù debbo ricordarmi a
presentarmi tutti questi motivi, e così influirà in tutta la meditazione della vita di Gesù, come il fine
dell'uomo deve entrare in tutte le meditazioni della vita purgativa.
Spi,2012a:T5,2
2a meditazione sull'incarnazione secondo S. Ignazio.
Istruzione sulla povertà e castità Neumayr.
Confessione sacramentale.
3a meditazione sulla Natività,
ove vidi l'umiliazione e il disprezzo attivo e passivo del mondo, la povertà volontaria d'affetto e in
effetto; i patimenti che furono sempre i tre compagni di Gesù; i vizi contrari riportano lode dagli
uomini: queste tre virtù scesero gli angioli a annunciare la Gloria in excelsis Deo. Queste sono le
virtù che glorificano Dio e giovano all'uomo. Gaudier.
Spi,2012a:T6
6o giorno
Ripetizione della meditazione antecedente.
2a meditazione
An nescitis quia in his quæ Patris mei sunt oportet me esse, e la sua vita privata (Gaudier) ove
osservai l'ordine delle azioni: 1o le cose di precetto, indi quelle di superogazioni e tra queste, prima
quelle che riguardano la salute del prossimo, indi quelle più contrarie all'amor proprio. Tutte queste
opere poi trattarle seriamente, opportunamente che con fine puro, cercando la sola gloria di Dio,
non il piacere altrui o il mio comodo, perché Gesù Cristo trattò gli affari di Suo Padre anche con
disgustar i Suoi parenti temporali, e li trattò preferendoli al Suo comodo fino al vitto necessario:
cibus meus est facere voluntatem Patris mei.
Fare poi tutto per solo piacere a Dio, come se fossi solo in questo mondo con Dio, e far solo ciò che
conosco vuole Dio, persuaso che Dio vien glorificato nelle cose piccole come nelle grandi, e tutte le
cose prendervi il pregio e valore dalla pura volontà di Dio.
Istruzione sull'intenzione di glorificare Dio in ogni cosa (Gaudier)
Meditazione: Due Stendardi (S. Ignazio)
Spi,2012a:T7
7o Giorno
Gesù Cristo nell'orto, Gesù Cristo nei tribunali
Istruzione: Discrezione degli spiriti
2a: 3 classi d'uomini (Gaudier)
Gesù Cristo flagellato, incoronato di spine, crocifisso.
Spi,2012a:T8,1
8o Giorno
Resurrezione e Ascensione di Gesù Cristo
Istruzione. Ultimare rischiarire i proponimenti per la praxis, cioè il sistema di vita.
2a meditazione. Amor di Dio.
Trattenendomi solo sui benefici nell'ordine di natura secondo S. Ignazio.
3a meditazione sui benefici di Dio nell'ordine di grazia e di gloria. Considerazione sulla volontà di
Dio.
Quid prodest homini si mundum universum lucretur, animæ vero suæ detrimentum patiatur?
(a) Sono certi più peccati veniali e la tepidezza, e un solo non dovrebbe commetterli anche per la
conversione di tutto il mondo; malamente promuovo la salute altrui perché non vivo di massime del
vangelo.
S. Ignazio prescrisse 7 ore, ma provvide per l'orazione, e non so se l'avrebbe prescritto a ciascuno, a
dispendio dell'orazione e del suo avanzamento spritituale. Primum regnum Dei, era per un comune,
fu pur eccezione alla regola, S. Saverio, S. Luigi etc. il temperamento è già formato.
Chi medita converte, chi non medita discorre. Se non medito perdo infinitamente del tempo, perché
tutto ugualmente rimango stanco dalle fatiche, e allora né medito, né lavoro, né dormo; all'opposto
se medito non perdo tanto tempo; faccio più del bene in più poco tempo, e posso più facilmente
trovare tempo per dormire.
Spi,2012a:T8,2
La provvidenza di Dio mi assegna del lavoro e vuole la mia santificazione.
Mi dà la vita per questo o debbo preferire piuttosto la mia santificazione al restante, quid prodest
homini etc.? Che se poi è anche mio dovere impiegarmi anche pel restante, debbo impiegare la mia
vita, il rimanente datomi per Suo servizio, non per prolungarla tanto sin d'ora più che dice: “quærite
primum Regnum Dei etc.” Si noti che se non faccio così, faccio male per l'anima e l'altra cosa (a).
Chi è in religione ubbidisce e non sbaglia, e poi nella religione omnia tempus habet, v'è per il
riposo, come v'è per l'anima non solo, l'aiuto della meditazione, ma tanti altri mezzi di cui manco,
non avendo io che la sola meditazione per vincolo non avendo tempo neppur per leggere.
Voto mensuale prima di andare a pranzo.
Videndum ora se debba piuttosto differire il pranzo che anticipar la levata, credo che il primo sia
più pernicioso allo stomaco, quindi alla salute. Il secondo tosto o tardi si prende in parti, più presto
profitto dei momenti liberi per dormire che per pregare, e se non altro, se è stanca la natura sarà più
vivo lo spirito, e farò sempre più faccende, all'opposto se dormo nonostante per l'occupazione è la
mente si stanca, e allora stanca la natura per occuparsi, stanco lo spirito per difetto d'alimento: non
faccio del bene né a me né agli altri.
La cosa è praticabile, perché andrò più di buon ora a dormire; che poi una volta o due la settimana
tolga un'ora di riposo, non importa.
Spi,2012a:T8,3
Vizio dominante è l'accidia, da cui proviene la rusticità; onde rimediata quella sia rimediata questa.
Infatti tutti i miei difetti con Dio e il prossimo provengono da ciò che non ho una stima grande, un
grande amore a Dio e al prossimo e questo da ciò che non mi applico seriamente a conoscere ciò
che faccio, non mi applico perché mi rincresce la fatica di mente, cioé l'applicazione seria, dunque
ho bisogno d'un ressort per superare questa pigrizia spirituale; se io la prendo solo sotto l'aspetto di
mortificarmi, questo è come uno stato violento che non dura, conviene che lo prenda (come
l'esperienza me lo comprovò) sotto l'aspetto di libertà di spirito, di generosità d'animo, e per
procurarmi più efficacemente questa virtù, non trovo miglior mezzo che il prefiggermi di cercare in
tutto la maggior gloria di Dio, esaminandomi sovente se quel che faccio è il meglio che possa fare
per glorificar Dio, e se lo faccio nel miglior modo possibile, sempre con Gesù Cristo per esemplare,
così mi rendo superiore a me stesso e trovo un motivo nobile ed efficace per disprezzare i miei
comodi o altro fine umano nell'agire che son gli impedimenti dell'applicazione, essendo sempre
venuti i miei difetti o dal timore d'incomodarmi o di essere disprezzato.
Spi,2012a:T8,4
Per tenermi poi costante in questo esercizio, è necessario un vincolo che mi assicuri ogni giorno
frequenza d'esame e un'ora di meditazione ben fatta.
L'esame particolare secondo S. Ignazio sulla purità d'intenzione nel senso ut supra.
Meditazione quotidiana
Voto di queste due cose fino alla Natività di Maria Vergine ristretto ut sequitur. Quanto all'esame 2
volte al giorno, senza ora fissa, non vi manco, se lo dimentico, oppur se lo differisco o tralascio per
qualunque menoma causa; vi manco solo qualora avendo tutto il tempo, avendone piena avvertenza,
per pura negligenza grave, deliberatamente tralascio di farlo due volte prima di andare a dormire.
La meditazione: voto di farla prima del pranzo, eccetto che debba lasciarla per una qualche causa
grave, o almen dubbia; lasciandomi in mio favore ogni dubbio e lasciando la facoltà per qualunque
e menomo titolo al confessore di torlo a piacimento.
Spi,2012a:T8,5
Ho trovato l'affetto a 3 cose, letto libri, debbo disfarmi subito delle posate d'argento, o aspettar
un'occasione determinata, segno determinato della volontà di Dio.
Examens de prévoyance.
Avvertimenti sulla coltura delle anime e carattere dolce.
Vocazione di Maria e Joseph.
Il vangelo per materia di lezione e di meditazione Nepveu, Esprit du Christianisme.
Quæritur Il tempo libero an dandum studio, aut cognitioni librorum?
A letto 7 ore d'ordinario, una volta o due la settimana conterà diminuire alquanto, poiché è
indispensabile la domenica, gli altri giorni occorrendovi cause urgenti ciò che si toglie al mattino
procurare poi di supplirvi al dopo pranzo. Un'ora di meditazione ogni settimana fino ai Santi.
Quando a Torino se domani a sera, o dopodomani mattina.
Spi,2012b:S
Fondamenti del dubbio sullo stato di grazia
AOMV, S. 2,1,2:12 b
Di mano Lanteri.
Mezzo foglietto di cm. 15 per 10 con sulla prima facciata “Fondamenti del dubbio dello stato di grazia” e nel retro la
distribuzione delle azioni nella giornata, che poi riporterà nel Direttorio per gli Oblati.
Spi,2012b:T
Fondamenti del dubbio dello stato di Grazia.
Poca carità spirituale e temporale massime verso i poveri. Orazione omessa, parti di essa, esame,
lettura.
Errori in confessione et in conciliis defectu studii.
Negligentia in officio, missa, confessione quoad scientiam, caritatem, patientiam, custodia sensuum,
tentationibus.
Biglietti riguardo al fitto
Scritture da cercare
Debiti di P.D.
Conti da dilucidare
Lettere da rispondere
4 m S.G. [San Giorgio]
Av. Verne
Cis. Bojon
Votum penale
Quale detrimentum: gloriæ Dei, salutis animarum. Studio non così dimenticato.
Officio meglio recitato. Quarto d'ora assicurato per provveder gli affari.
Penitenza non tralasciata.
Orazione mentale, esame e lettura assicurati.
Penitenti meglio assistiti.
Poveri ammalati meglio assistiti.
Visite meglio ordinate.
La sera preparare i punti della meditazione, servirsene almeno nella preparazione e nel
ringraziamento della Messa, e fra giorno Nouet, Bail etc.; far seriamente l'esame di coscienza
almeno per strada.
Levata a 5 ore
In campagna 2 ore di orazione: 1 ora di lettura
ore pro compieta subito dopo pranzo: l'esame particolare
Mattutino prima della cena: la corona
Prima avanti e dopo la messa: l'oggetto della meditazione per strada o quid agendum
Le ore piccole prima di pranzo.
La meditazione può servire per preparazione e ringraziamento della Messa Nouet, Bail etc.
Lettura vita P. Suffren
Studio morale ascetica
Aggiustar il camerino per l'orazione, studio, affari.
Spi,2012c:S
Esami di coscienza
AOMV, S. 2,1,2:12 c
Di mano Lanteri.
Mezzo foglio di cm. 21 per 12 due facciate scritte.
Punti su cui esaminarsi in merito ai doveri verso Dio, se stesso ed il prossimo.
Spi,2012c:T1
Verso Dio
trascurato nella pratiche, superbo, vanaglorioso, orazione mentale, vocale; lettura, messa, visita del
Sacramento, esame, comunioni, confessioni; secondare le ispirazioni, cacciare le tentazioni,
custodire i sensi, affisso nella mia opinione.
Amare Dio, prima morire che inimicarseLo, essere disposto di mettersi sulla bocca dell'inferno per
impedirvi che alcuno più non vi entri, nugæ puerorum etc.
Se stesso
Immortificato particolarmente nella gola e nel sonno e nel leggere e nel temperamento, impaziente
con me stesso e di cattivo umore, girato nell'operare.
libertà
tranquillità
Il prossimo
rustico, poca compassione, pusillanime anche per i rispetti umani, nel fare del bene, impaziente,
sensibile in cose d'antigenio e perciò piccante nel rispondere, incauto nel parlare del prossimo.
M'accuso degli scandali, bugie, simulazioni
Spi,2012c:T2
Tra il giorno orazione, messa, lettura, visita al Ss. Sacramento; esame particolare del vizio di
pusillanimità sia per ragione del temperamento sia per ragione di rispetti umani, la sera l'esame
generale e una mortificazione a tavola per l'Angelo Custode.
(Tutto Vostro, non voglio né vorrò mai altri che Voi.
Già falsamente misero, eccomi perpetuamente consacrato a Voi.
Accorto, dichiarato di fare e fatto professione per rapire anime dal mondo e darle a Voi.)
La settimana privazione di cibi, un quarto cena, brac. disc. 3 com. 4 conf.
Libertà, affabilità
(fare tutto per Dio e soffrire)
(Nel tempo centuplo, quanto più potrò, mettere i momenti a fruttificare.
Né sia vero che mi lasci perdere d'animo, né piegato d'amarVi per colpa veruna, né per tristezza.
Gran libertà nell'operare, massime per Voi.)
Deus meus et omnia; non sia mai vero che Vi offenda, né per mia negligenza né per rispetto umano
sanctificetur nomen tuum etc.
Sempre affabile, tranquillo, allegro, perché ogni turbazione viene da spirito cattivo.
Spi,2012c:T3
Nugæ puerorum, sono niente, sono peccatore semplice e sordido. Fare fra il giorno l'esame della
meditazione e portarci sovente ai lumi avuti in essa, e alle occasioni di estirpare il vizio, e ciò si può
anche pranzando etc.
La mia vita è dichiarata una battaglia, le tentazioni sono le occasioni che Dio porge di riportarne la
vittoria, di far dei bottini, e deggio considerarle come tante ispirazioni di fare l'opposto.
Le ispirazioni sono tante voci di Dio, ugualmente onnipotenti di quella con cui cavò dal nulla il
mondo. Le tristezze, miserie e contrarietà sono tante occasioni di guadagnarci tanti gradi di gloria in
Paradiso, onde deggiamo ringraziarne Dio e gli uomini se ne sono la causa, ed ogni cosa tornerà in
mio pro.
Spi,2012c:T4
Travagliare per la muta degli esercizi*1
Una volta la settimana la meditazione dell'A.C. [Amicizia Cristiana]; non sapendo che cosa fare
riflettere su qualche virtù eterna o sulla propria condotta, o visitare ospedali, prigioni; per la lettura,
frequenza sacramenti, pensare per il loro uso.
Attenzione al fratello, non perdere di mira lo studio, sempre tutto con gran volontà, perché così
anche le piccole cose avranno gran peso.
Conoscenza massime pie e libri buoni e tenerne nota. In ogni azione buona non si fa altro che
accettare la grazia, del resto tutto il buono della natura è della grazia, il male è mio; nelle naturali
sono gratis.
Fissare la massima motrice, il vizio da estirpare, organizzare le pratiche, le comunioni, gli obblighi
dello Stato, le mortificazioni.
Conferire sulla correzione da farsi sotto i portici di Savigliano, fare la corona per l'estirpazione del
vizio.
In ogni azione sia naturale sia soprannaturale quid habes quod non accepistis, si autem accepistis
quid, anche d'un'asina, d'una mascella!
Spi,2012c:*1
Con il termine “muta” si intende il corso di predicazione dato mediante le missioni popolari o gli
esercizi spirituali. Esso era costituito da una serie di meditazioni e d'istruzioni, che “mutavano” ogni
giorno secondo uno schema prestabilito; da ciò il termine “muta”.
Spi,2013:S
Esercizi cominciati il 26 novembre 1793
AOMV, S. 2,1,2:13
Di mano Lanteri.
Foglio di 4 pagine di cm. 18 per 25, di cui solo la prima pagina è scritta. In essa c'è la distribuzione delle ore per gli
esercizi cominciati il 26 novembre 1793, e l'esame sulle disposizioni da portare negli esercizi: vero programma di
intensa vita interiore.
Spi,2013:T
*1
Esercizi cominciati il 26 novembre 1793
Spi,2013:T1
Dio, Anima, Eternità, e nient'altro
Spi,2013:T1
Distribuzione delle ore
Ore – Mattina
6: Levata. Orazioni. Meditazioni, esame di essa
8: S. Messa. Lettura
10: Considerazione. Ore piccole
11. 30: Meditazione esame di essa e della mattina. La corona di Maria Vergine
1: Pranzo. Ricreazione. Corona. Riposo
Ore – Sera
4: Vespro. Lettura
5: Considerazione
6: Mattutino
6. 30: Meditazione, esame di essa. Corona
8. 30: Cena
9. 30: Orazioni. Esame. Riposo
Spi,2013:T2
Disposizioni sulle quali mi esaminerò prima del pranzo e prima di
andare a letto
1 – Ampiezza di cuore e gran confidenza in Dio per vincere le difficoltà, dare a Dio quanto vuole,
non porre ostacoli ai divini favori, perché i demoni non s'attentino di disturbarmi colle loro
suggestioni.
2 – Custodia sollecita ed esatta di ciascun senso, essere cieco e sordo, muto per tutto il creato; della
fantasia: quis ut Deus, quod Deus non est nil est;
della solitudine
3 – Diligenza per osservare l'ordine ed eseguire ciascun esercizio prontamente, interamente, con
applicazione interna ed esterna, con stima, affetto, riconoscenza, con farne l'esame subito dopo.
4 – Grande quiete e tranquillità di cuore: date operam ut quieti sitis, et vestrum negotium agatis.
5 – Profonda umiltà: riconoscersi inabile ed indegno anche di un solo buon pensiero, diffidare dei
propri lumi, aver pazienza se Dio non ne dà anzi amare l'orazione fatta in povertà di spirito.
6 – Passare ogni giorno come se dovessi morire l'indomani, o come lo passerebbe chi è già
nell'eternità.
7 – Ogni giorno fare un certo numero di giaculatorie e atti di mortificazione per procurare la
presenza di Dio.
Spi,2013:T3
Fuga: a conversatione hominum ad Deum in solitudine, et tibi loquitur ad cor.
Tace: sis mutus, cæcus, surdus ut animus collectus facilius veritatibus æternis vacet.
Quiesce: ab omnibus negotiis ad animam non spectantibus et tota die nil audi, ora, lege, scribe nisi
quæ ad scopum diei pertinent.
In omnibus operibus tuis præcellens sis forti animo.
Date operam ut quieti sitis, ut vestrum negotium agatis.
Forti animo esto*2.
Spi,2013:*1
Depennato.
Spi,2013:*2
Le ultime 2 frasi sono state depennate dal Lanteri.
Spi,2014a:S
Appunti spirituali e vari
AOMV, S. 2,1,2:14 a
Mezzo foglio autografo di cm. 14 per 18 che porta la data 1804; è scritta una sola facciata.
Dopo brevi richiami per la confessione generale ed affari vari, stende un programma di vita per ogni giorno, ogni
settimana, ogni mese dove si vede che ormai ha raggiunto la maturità dell'uomo di Dio e dell'apostolo: “quod vult Deus
et quomodo vult”.
Spi,2014a:T
Confessione generale. Parlare di beneficio laicale. Restituzione p. d.
Aggiustare le scritture e riordinarle.
Ogni giorno, mezz'ora almeno di meditazione seria e preparata secondo l'ordine di S. Ignazio, e in
essa ordinare i miei affari della giornata, per fare più sicuramente in tutto la volontà di Dio e
procurargli la sua gloria non aliud sed aliter, non ex more sed ex amore.
Esame di coscienza almeno per strada, secondo il mio metodo o di Neumayr.
Entrare in chiesa per adorare il Ss. Sacramento e chiedere grazia a Gesù, a Maria.
Lettura spirituale e studio, per quanto si potrà.
Ogni settimana una mattina a giovani ecclesiastici; almeno un'ora per pensare agli affari spirituali e
temporali di A.C. [Amicizia Cristiana] e privati.
Penitenze solite.
Confessione; manifestazione dell'interno.
Voto per l'esame e meditazione o 7 e mezzo elemosina.
Av. Verne.
Ogni mese un giorno di ritiro se si può.
Ogni mese rivedere i proponimenti.
Massime:
Quid hæc ad vitam æternam?
Quod vult Deus et quomodo vult.
O.A.M.D.G.
Appropriarsi lo spirito e il Cuore di Gesù in tutto. Magister dixit, Magister fecit.
Somma custodia dei sensi.
Dolcezza anche nell'aspetto.
Vince teipsum.
Spi,2014b:S
Appunti spirituali e vari
AOMV, S. 2,1,2:14 b
Foglietto autografo di cm. 10 per 14 scritto su tutte e due i versi: in uno ci sono appunti di pratiche amministrative;
nell'altro sono brevissimi appunti degli Esercizi incominciati il 10 giugno 1806. Esame di confronto tra le sue azioni
verso Dio, il prossimo e se stesso con quelle di Gesù: se son fatte con simile umiltà, rispetto, tenore, con simile
dolcezza, beneficenza spirituale e corporale, moderazione, similmente con atti di umiltà e mortificazione interna ed
esterna; confronto eziandio sui pensieri, giudizi, affezioni, operazioni.
Il tutto mette in luce viva l'elemento cristologico del suo carisma.
Spi,2014b:T1
Tutto in testa di L. Guala
– Legato a Ag. [Agostino] Eula del censo Riboletti e discaricamento di conto della sua procura
– togliere il legato a Maddalena
– ridurre le Messe a n. 400 – poveri n. 24
– rimettere all'avv. V. [Virginio] ogni debito che si crede di avere meco
– un batale*1 di Soldati
– 4 più di Pio Operti
1o i tre voti di tertiario massime di povertà.
2o debiti di P.D. massime Susa
3o riscontro del vitalizio di Parigi.
4o Testamento olografo con le aggiunte, mutamenti opportuni, e nota a parte (a)
5o esaminare il mutuo con soldati
6o elezione del Cappellano
Confessione generale
separare scrittura A.C.
ordinare i libri – notare gli imprestati.
Spi,2014b:T2
Esercizi incominciati il 10 giugno 1806
Ogni giorno meditazione secondo gli esercizi di S. Ignazio in biblioteca.
Esame in cui Gesù Cristo [è] lo specchio e l'esemplare, le mie azioni la copia.
Notarne i difetti col confronto (a)
lavarli con l'acqua del dolore.
(a) n.b. il confronto sarà sulle azioni verso Dio (b), verso il prossimo (c), verso se stesso (d):
(b) Se sono fatte con simile umiltà, rispetto, tenore.
(c) Se l'avrò trattato con simile dolcezza, beneficenza spirituale e corporale, moderazione.
(d) Se avrò ogni giorno similmente praticato atti di umiltà e di mortificazione interni ed esterni.
(e) Confronto eziandio sui pensieri, giudizi, affezioni nil cupe nil time, operazioni.
Spi,2014b:*1
Da intendersi bataillon.
Spi,2014c:S
Foglietto di appunti
Febbraio 1808
AOMV, S. 2,1,2:14 c
Di mano Lanteri.
Spi,2014c:T
Febbraio 1808
Ogni giorno
Statutum [est] vivere come G. [Gesù] con G. per G.
La mattina orare, sagrificare, confessare
Il giorno vestire, nutrirmi, conversare
La sera raccogliermi, leggere S. Francesco di Sales, Pinamonti, Suffren: orazione, mortificazione
interna, esterna, vita interna; esaminarmi, dormire.
Ogni settimana confessione, penitenza, pensare A.C. [Amicizia Cristiana], pensare ai penitenti
Generatim confessione particolare; voto di mezz'ora di meditazione, finire P.D. etc., A.C. libri
sciolti, indulgenze.
Provvedermi facoltà da Roma.
Spi,2014d:S
Appunti spirituali e vari
1804-1810
AOMV, S. 2,1,2:14 d
Di mano Lanteri.
Spi,2014d:T
Mattina
Domenica: San Rocco – Casa
Lunedì: libertà
Martedì: libertà
Mercoledì: San Rocco – Contessa Mortiengo – Contessa Dian
Giovedì: libertà, alle ore 11 Società
Venerdì: San Rocco M. d'Orvien
Sabato: SS. Annunciata, C.sa Salmatoris, Quei*1, Guarene*2
Dopo pranzo
Domenica: casa
Lunedì e Martedì: libertà oppure visita coltivature, M.a Guerra Quei Guarene etc., etc. udienze a
casa, banchini, aggiustare le cose dell'A.C.
Mercoledì: Crocifisso
Giovedì: Marchesa S.G. [San Giorgio]
Venerdì: una settimana la Visitazione, l'altra l'Aa, contessa Castelborg
Sabato: libertà, Santa Maria
Sera
Domenica: Casa per i negozianti
Lunedì e Martedì: libertà, studio, udienza, lettere, una sera da P.D.
Mercoledì: Casa e C.C., lettere, confessarmi
Giovedì: Casa l'A.S.
Venerdì: Casa, lettere, M. Mil.
Sabato: Casa, Confessioni
Spi,2014d:*1
Madamigella Teresa Quey, morta il 4 agosto 1827, lasciò erede di tutta la sua sostanza il Lanteri e
la Congregazione (Calliari, Carteggio, IV, 118 n. 5, 417 n. 3).
Spi,2014d:*2
La figlia del conte Traiano di Piobesi di Guarene, Delfina, sposò il cav. Luigi di Collegno nel 1825
(Calliari, Carteggio, IV, 18 e 145).
Spi,2015:S
Nota di ciò che il P. Lanteri spese per la compra di libri etc.
Dal 1781 al 1794
Registro di libri comperati dal Fondatore, non si sa se solo per la sua biblioteca o se anche per l'Amicizia. Sono
interessanti per un raffronto tra il suo pensiero e quello degli autori preferiti e ciò a suffragare l'affermazione di alcuni
studiosi secondo cui sarebbe il Ven. Lanteri il più grande apologeta del suo tempo. Notare anche che vi sono ben 36
autori diversi che trattano, spiegano o commentano il libro degli esercizi di S. Ignazio (Gastaldi lo fa rilevare) e non ci
sono tutti; per esempio non sono citati il Bellecio ed il Neumayr, di cui si è sempre servito negli esercizi fatti in
gioventù. I libri sono comperati nel primo decennio del suo Sacerdozio.
Originale in AOMV, S. 2,1,3:15
Spi,2015:T1
Speso in libri
Spi,2015:T1
Bourdaloue
Bourdaloue, Sermons, vol. 15: [lire] 24
Cheminais, Sermons, vol. 4: L. 8
Chapelain, Sermons, vol. 6: L. 12
Neuville, Sermons, vol. 8: L. 16
Scaramelli, Opere 4o, vol. 2: L. 9
Quirico Rossi, Quaresimale, Panegirici 4o: L. 5
Kleppé, Dottrina 8o: L. 2
Liborio Tempesti, Mistica di S. Bonaventura 8o, vol. 2: L. 3
D. Jamin, Pensées théologiques: L. 2
Scheffmacher, Lettres, vol. 3: L. 6
Soissons, Confiance en Dieu: L. 1
Nepveu, Réflexions, vol. 3: L. 6
Nouveau Pensez-y bien du P. Baudrand: L. 1
Comte de Valmont ou les égarements de la raison, vol. 5, par l'abbé Gérard: L. 13, 10
Consolation du Chrétien du P. Roissard, vol. 2: L. 4
Esprit consolateur: L. 2
Religion véritable: L. 2
Fondements de la foi, vol. 2, par M. Aymé: L. 5
Totale*1 L. 121, 10
Spi,2015:T2
Lettres intérieures du P. Lombez: L. 2
Bergier, Apologie de la religion, vol. 2: L. 5
P. Marin, Marquise de los Valientes, vol. 2: L. 4
Poésies sacrées: L. 2, 10
Abbé Parà, Philosophie de la religion, vol. 2: L. 5, 10
Causes du bonheur public par l'abbé Gros*2, vol. 2: L. 5
Nonnotte*3, Dictionnaire philosophique en 8 v.: L. 4
Colombière, Sermons, vol. 6: L. 12
Massillon, Œuvres, vol. 13: L. 24
Judde, Retraite: L. 2, 5
Bossuet, Histoire universelle, vol. 2: L. 3, 10
Bossuet, Oraisons funèbres: L. 2, 5
Bergier, Déisme réfuté: L. 2
Villefore, Vies des Pères du désert, vol. 5: L. 15
Testament spirituel: L. 1, 10
Hespelle, Religion, vol. 2: L. 6
Madame de la Vallière, Miséricorde de Dieu: L. 1, 15
Vie de Miramion: L. 1, 10
Gilotte, Directeur des scrupuleux: L. 1, 15
Chemin royal de la croix, vol. 2: L. 4, 0
Nonnotte, Erreurs de Voltaire, vol. 3: L. 4, 10
La foi justifiée: L. 2
Totale L. 233, 10
Spi,2015:T3
Cattaneo, Opere in 4o, vol. 2: L. 7
Calino, Quaresimale in 4o: L. 3
Personio, Guida 8o, vol. 2: L. 3, 5
Vanni, Presenza di Dio: L. 0, 12, 6
Cepari, Presenza di Dio: L. 1
Diotallevi, Idea di un vero penitente: L. 0, 15
Divoti affetti d'un anima: L. 1
Motivi di amare Dio: L. 0, 15
Muratori, Esercizi: L. 1, 5
Bellati, Obbligazioni d'un marito, in 8o: L. 1, 17, 6
Bellati, Obbligazioni d'una moglie: L. 1
S. Chantal, Opere in 4o, vol. 3: L. 10, 10
Charlevoix, Histoire du Paraguay, vol. 6: L. 13, 10
Relation de la vie et de la mort de quelques religieux de la Trappe, vol. 6: L. 7, 10
Pinamonti, Opere in 4o: L. 4, 10
Œuvres spirituelles de madame de Combes, vol. 2: L. 4, 10
Histoire de la Nouvelle-France, in 4o, vol. 3: L. 26
Catéchisme philosophique de Flexier, in 8o: L. 4, 10
Chrétien par le sentiment, vol. 3: L. 7
Blanchard, Poète des mœurs, vol. 3: L. 6
Humbert, Pensées sur les vérités de la religion: L. 2, 10
Lafitau, Retraite spirituelle: L. 2
Totale L. 343, 10, 0
Spi,2015:T4
Avis Salutaires
Avis Salutaires Rauraco: L. 2
Pallu, Les Quatre fins de l'homme: L. 2, 5
Jamin, Pensées théologiques: L. 2
Nieremberg, Différence du temps et de l'éternité: L. 1, 5
La Rue, Panégyriques, vol. 3: L. 6
La religion du cœur: L. 2
Pompignan*4, Dévotion réconciliée avec l'esprit: L. 1, 10
Lefranc*5, Poésies sacrées, in 8o: L. 3
Tricalet*6, Bibliothèque des Pères in 8o, vol. 8: L. 36
Vie de Théodose le Grand par Fléchier: L. 2
Instruction pastorale de Monseigneur de Lodève: L. 2
Segaud, Sermons, vol. 6: L. 12
Rapin, vol. 6: L. 10
La Rue, Sermons, in 8o, vol. 4: L. 13, 10
Pey, La vérité de la religion chrétienne, vol. 2: L. 2, 10
Vie de S. François par le P. Chalippe, vol. 2: L. 6
Croiset, La vie de N.S. Jésus-Christ et de la très sainte Vierge: L. 1, 10
Balestrieri, Esercizi: L. 1, 10
Nieremberg, Opere in 4o, vol. 3: L. 8, 10
Tornielli, Quaresimale in 4o: L. 2, 10
Noghera, Riflessioni sulla filosofia del bello spirito: L. 1, 10
Noghera, Riflessioni sulla natura umana in 8o, vol. 2: L. 2, 10
Totale L. 465, 10, 0
Spi,2015:T5
Noghera, Riflessioni sulla potestà della vera Chiesa cristiana, 8o: L. 2, 10
– Riflessioni sulla religione rivelata: L. 2
– Riflessioni per discernere la vera Chiesa: L. 3
– Riflessioni sull'infallibilità della vera Chiesa: L. 3, 10
Siniscalchi, Esercizi: L. 1, 10
Liguori, Via della Salute: L. 1, 10
Diotallevi, La beneficenza di Dio verso gli uomini: L. 1
Sappa, Rime, in 8o, vol. 2: L. 5
Dévotion au sacré cœur de Jésus: L. 4, 10
Per un libro bianco e carta: L. 1, 17
Salazar, Conversion du pécheur: L. 1, 12, 6
Salazar, même, copie 4: L. 6
Imitation de Jésus: L. 2
Fénelon, Dialogues des morts: L. 2, 5
– Existence de Dieu: L. 1, 15
– Éducation des filles: L. 1, 15
– Direction pour la conscience d'un roi: L. 1, 10
Combat spirituel: L. 1, 2, 6
De Combes, Œuvres spirituelles, vol. 2: L. 5
Chemin royal de la croix, vol. 2: L. 4
Lafitau, Lettres spirituelles: L. 2
Confessions de S. Augustin: L. 2, 10
Marin, La comédienne convertie: L. 2
[Totale] L. 525, 7, 0
Spi,2015:T6
Vie de S. Vincent de Paul par Collet, copie 2: L. 4, 10
Goudeau, Les tableaux de la pénitence in 4o: L. 6, 10
Avila, Audi filia, 8o: L. 2, 5
Liguori, Apparecchio alla morte: L. 1, 10
Bossuet, Exposition of the doctrine: L. 0, 7, 6
Segneri, La pratica delle missioni, 4o: L. 2, 10
Bordoni, Buone morti, 4o, vol. 3: L. 10, 10
Bordoni, Detto 4o in rustico, vol. 3: L. 10
S. Teresa, 4o in rustico, vol. 3: L. 12
Turlot, Dottrina, 4o: L. 4
Calino, Quaresimale, 4o: L. 3
Tornielli, Quaresimale, 4o: L. 2, 10
Apostolo Zeno, Poesie sacre, 4o rustico: L. 6, 10
Ardia, Tromba catechistica, 4o: L. 3
Diego Stella, Dispreggio della vanità e meditazioni, 4o: L. 3, 10
Maffei, Vite di 17 confessori, 4o: L. 2, 15
Granelli, Tragedie sacre, 8o rustico, vol. 2: L. 2, 10
Neralco, Rime di Maria, 8o rustico: L. 1, 10
Vita di S. Caterina e suoi trattati, 8o: L. 2, 15
Vita di S. Luigi del Cepari, 8o: L. 1, 17, 6
Loarte, Conforto agli afflitti, 8o: L. 1, 10
Lettere di S. Francesco Saverio, 8o: L. 0, 17, 6
Filicaia, Poesie: L. 1, 12, 6
Vittorelli, Lettere Spirituali: L. 0, 17, 6
Totale L. 614, 4, 6
Spi,2015:T7
Leonardo da Porto Maurizio
Leonardo da Porto Maurizio, manuale sacro: L. 1
detto, Opere sacro-morali: L. 1
Figuera, Somma spirituale: L. 1, 2, 6
Loredano, Sensi di divozione: L. 0, 7, 6
Villegas, Soliloqui: L. 1, 2, 6
Stimolo di compunzione: L. 0, 17, 6
Mariani, Novene, vol. 3: L. 3, 10
Vita e virtù dell'imperatrice Amalia: L. 1, 2, 6
Muratori, Cristianesimo felice, vol. 4: L. 3
Gonnelieu, Ritiro: L. 0, 17, 6
Lettera pastorale di Mons. Porporato: L. 0, 10
Dottrina con due pastorali del suddetto: L. 0, 5
Vita dell'imperatrice Amalia: L. 0, 12, 6
Bossuet, Lettres de direction, vol. 2: L. 4, 10
Avis salutaires: L. 1, 5
Lombez, La foi de l'âme: L. 1, 15
Balestrieri, Esercizi: L. 1, 10
Vita del B. Stanislao Kostka del Bartoli: L. 0, 10
[Vita] di S. Giuseppe da Copertino: L. 1, 10
[Vita] di S. Francesco Saverio del Maffei: L. 1, 12, 6
[Vita] di S. Francesco Regis: L. 0, 15
[Vita] di S. Giuseppe con plancè fol. : L. 6
[Vita] di S. Giovanni della Croce, figurata: L. 7, 10
[Vita] di S. Caterina da Siena, 4o: L. 2, 5
Vie de S. François Régis, avec figures: L. 2
Lettera teologico-morale ad alcune religiose: L. 0, 15
Totale L. 661, 9, 6
Spi,2015:T8
Surin, Les fondements de la vie spirituelle: L. 2, 5
Lombez, Foi de l'âme: L. 1, 15
Maxime pour se conduire chrétiennement dans le monde par Clément: L. 2, 5
Possevino, Vita scritta dal P. Dorigny, in 8o: L. 3, 5
Vita di S. Francesco di Sales per Galizia, in 4o: L. 3
Vita del Caraffa*7 del Bartoli: L. 0, 15
Vita di S. Francesco Borgia del Sgambati: L. 0, 7, 6
Vita di S. Ignazio del Mariani, in 4o: L. 3, 10
Bartoli, Eternità consigliera: L. 0, 10
Maffei, Storia delle Indie, in 4o, vol. 2: L. 10
S. François, Lettres, vol. 6: L. 13, 10
Notti di S. Maria Maddalena, copie 3: L. 2, 5
Baudrand, Nouveau pensez-y bien: L. 1
Touron, Vita di S. Caterina da Siena tradotta dal francese: L. 2
Pietà forte, vol. 3,
Roissard, Consolation du chrétien,
Venini, Prediche, vol. 2,
Parà, Éléments de métaphysique: L. 14
Balestrieri, Esercizi, copie 2: L. 2
Cattaneo, Esercizi, copie 2: L. 1, 10
Cattaneo, Massime, copie 2: L. 1, 10
Bergier, Déisme réfuté par lui-même: L. 1, 10
Souffrances de Jésus-Christ, vol. 2: L. 4
Totale L. 732, 7, 0
Spi,2015:T9
Tornielli, Quaresimale: L. 2, 5
Vie abrégée de la mère de Chantal: L. 1, 10
Cheminais, Sermons, vol. 4: L. 9
Personio, Guida, copie 2: L. 8, 12, 6
Spirito di S. Teresa con le sue opere, in 4o, vol. 2: L. 6
Opere e lettere di S. Teresa, in 4o, vol. 3: L. 10, 10
Segneri, Manna dell'anima, in 8o, vol. 3: L. 6
Tempesti Liborio, Mistica Teologia: L. 3, 5
Masotti, Prediche, in 4o, vol. 2: L. 8
Scheffmacher, Lettere, vol. 2: L. 4
Frison, Méditations du P. Dupont, vol. 3: L. 7, 10
Lettres édifiantes, vol. 32: L. 96
Lettres de S. François Xavier: L. 3, 10
Lettres de la Vallière: L. 2, 10
Vie de S. Ignace: L. 2, 10
Vie de S. Louis par Choisy: L. 6
Vie de S. François Regis: L. 2, 10
Espérance chrétienne: L. 1, 10
Vertueuse portugaise: L. 2, 10
Voyage de Sophie et d'Eulalie, copie 2: L. 5
Segneri, Opere, in 4o, vol. 4: L. 17, 10
Godescard et Marie*8, Vies des Pères, des martyrs et des autres principaux Saints, traduites de
l'anglais: L. 60
Chapelain, Sermons, vol. 6: L. 12
Totale L. 1.010, 9, 6
Spi,2015:T10
Meditazioni della Passione
Meditazioni della Passione con figure: L. 2
Consigli della sapienza: L. 1, 5
Vallière, Lettres, copie 3: L. 6, 15
Ligorio, Via di salute: L. 1, 10
Ligorio, La vera sposa di Cristo: L. 2, 5
Ligorio, Condotta della Provvidenza: L. 1, 2, 6
Ligorio, Operette spirituali: L. 1
Ligorio, Pratica d'amar Gesù Cristo: L. 1, 5
Thomas a Kempis con figure: L. 1, 15
Valmont, Égarements de la raison, vol. 3: L. 7, 10
L'abbé Gros de Besplas, Causes du bonheur public, vol. 2: L. 5
P. Marin, Dame chrétienne, vol. 2: L. 4
Parà, Philosophie de la religion, vol. 2: L. 5
Vita di S. Francesco d'Assisi del P. Chalippe Recolletto 4o: L. 4, 10
Vanalesti, Quaresimale, 4o: L. 3
Masotti, Prediche, 4o, vol. 3: L. 8, 10
Croiset, Vite dei santi, in 4o, vol. 3: L. 11, 10
Colombière, Sermoni, 4o: L. 4, 15
Balestrieri, Considerazioni, vol. 2: L. 2
Bernini, Istoria delle eresie, vol. 3: L. 4
Sales, Introduzione alla vita devota, copie 2: L. 2
Atti dei Santi del Galizia, vol. 7: L. 8, 10
Champion de Pontalier, Trésor du chrétien, vol. 2: L. 5, 6, 8
Diotallevi, Idea di un vero penitente, copie 2: L. 1, 10
Totale L. 1.106, 8, 8
Spi,2015:T11
Chappuis, Méditations, copie 2, vol. 3: L. 15
Crillon, Mémoires philosophiques, vol. 2 in 8o, copie 2: L. 15
Avvertimenti salutari, copie 3: L. 2, 5
Culto mariano, copie 3: L. 1, 17, 6
Carte geografiche, 5: L. 3, 15
Legatura dei libri: L. 3
Trésor de la vérité, vol. 2: L. 4
Trésor du chrétien, vol. 2: L. 5, 6, 8
Librettini bianchi n. 16: L. 3, 2, 6
Vie de S. Claire par le P. Prudent de Faucogney: L. 3
S. Pietro d'Alcantara, Trattato sull'orazione, copie 2: L. 1, 10
Martineau, Recueil des vertus du Dauphin
Siniscalchi, Giorno santificato
Nieremberg, Bilancia del tempo
Colombière, Retraite spirituelle: L. 0, 16
Chrétien par le sentiment, vol. 3
Croiset, Retraite spirituelle pour un jour chaque mois
Croiset, Réflexions chrétiennes, vol. 2: L. 4, 7, 6
Librettini bianchi n. 10: L. 2, 5, 0
Per far copiare 4 cataloghi: L. 7, 10
Fabricy, Titres primitifs de la révélation, 8o, vol. 2: L. 10
Vedi di questo libro pag. 144
Totale L. 1.189, 3, 10
Spi,2015:T12
Rolandi, Cento sospiri, in 4o: L. 4, 10
Combes, Œuvres spirituelles, vol. 2: L. 5
Religion du cœur: L. 2, 5
Gossard, Motifs de pénitence: L. 0, 15
In tutto speso in libri: L. 1.201, 13, 10
Difesa di tre sommi pontefici etc.: L. 1, 2
De Rossi, Della vana aspettazione dei Giudei, in 4o: L. 1, 10
Carta per cataloghi etc. una risma: L. 3
Per copie 4 di cataloghi: L. 3
[Totale] L. 8, 12
Al 22 di luglio 1782: L. 1.208, 13, 10
In tutto speso in libri: L. 1.217, 5, 10
Spi,2015:T13
Conto nuovo Speso per i libri
Spi,2015:T13
1783 settembre
Godescard et Marie, Vies des Pères, vol. 11o, 12o: L. 12
Lettre de l'archevêque de Paris: L. 0, 15
Manoscritto della lettera del Cardinal Migazzi: L. 1, 15
Risposta al libro intitolato “Cos'è il papa”, Noghera: L. 0, 15
Rogacci, Esercizi: L. 1, 5
Siniscalchi, Esercizi: L. 1, 10
Mazzotti, Prediche, vol. 3: L. 8, 10
Honnête homme, par Maydieu, vol. 2: L. 3
Scheffmacher, Lettres d'un docteur catholique à un protestant: L. 6, 15
Calino, Discorsi, vol. 16: L. 24
Caractères de Théophraste et de La Bruyère, vol. 2: L. 4
Mme la Comtesse de Carcado, L'âme unie à Jésus-Christ dans le très S. Sacrement, vol. 2: L. 4, 10
Vita di S. Filippo Neri del Bacci: L. 3
Magalotti, Lettere: L. 2, 10
Belingan, Retraite spirituelle sur les vertus de Jésus-Christ: L. 1, 10
Bartoli, Eternità consigliera: L. 0, 5
Il cappuccino scozzese: L. 0, 7, 6
Segneri, Il penitente istruito: L. 0, 5
Totale L. 76, 12, 6
Spi,2015:T14
Huby, Considérations sur l'amour de Dieu: L. 0, 12, 6
Hugo, Pia desideria: L. 0, 15
Tornielli, Canzonette: L. 0, 10
Rezzasco, Il libro di Giobbe esposto in poesia: L. 0, 10
Rossignoli, Notizie memorabili degli esercizi spirituali: L. 0, 7, 6
Rossignoli, Giorno santificato: L. 0, 7, 6
Histoire de Théodose par Fléchier: L. 2
Per aver fatto trascrivere la vita di P. Prever: L. 15
Janette, Histoire portugaise: L. 1, 2, 6
Relation de la conversion du rabbin Keidek, copie 6: L. 1, 10
Poète des mœurs, vol. 3: L. 6, 5
Histoire du pélagianisme: L. 3
Artifices des hérétiques de Rapin,
Entretien d'un catholique avec un janséniste: L. 1, 10
Colombière, Retraite,
Vie du P. Cayron: L. 3
Histoire ecclésiastique par Morenas, vol. 10 (vedi pag. 143): L. 20
Anedoctes de Carvallo: L. 2
Vita di S. Stanislao Kostka: L. 1
Pensées théologiques: L. 2
Journal de Luxembourg: L. 40
Compendio della rettorica del P. Serra, vol. 2: L. 3, 5
Dictionnaire historique de tous les hommes etc., vol. 5: L. 30, 2, 6
Totale [lire] 211, 10, 0
Spi,2015:T15,1
Catéchisme philosophique par Flexier de Reval, in 8o: L. 6
Vie de Jésus-Christ par Ligny, vol. 3 in 8o: L. 9
Trésor de la vérité, vol. 2: L. 4
Vie de Possevin par Dorigny: L. 2
Morale du Nouveau Testament par Neuville, vol. 3: L. 8, 10
Saintes voies de la croix par Boudon: L. 1, 10
Vie cachée avec Jésus par Boudon: L. 2
Vie de Mons. de Brétigny fondateur des Carmélites par Beauvais S.J.: L. 2
Valmont, Égarements de la raison, vol. 5: L. 7
Spi,2015:T15,2
1785
Hayneuve, Méditations, in 4o, vol. 4: L. 16
Nouet, L'homme d'oraison, vol. 13: L. 15
Rodriguez, vol. 3: L. 4
Spinola, Meditazioni, vol. 4: L. 2, 10
Livre des élus: L. 2
Dictionnaire historique par Flexier de Reval, vol. 6e: L. 3, 10
Legatura in corame dell'Honnête homme, vol. 2: L. 1, 5
Parà, Métaphysique, in 8o: L. 3
Questions sur l'incrédulité: L. 1, 5
Conversion d'un pécheur: L. 1, 10
Modèle de la jeunesse dans la vie de S. Louis: L. 0, 15
Totale lire 304, 5
Spi,2015:T16
Per il Journal de Luxembourg anno 1785: L. 40
Salazar, Conversion d'un pécheur: L. 1, 10
Vanni, Strada alla salute: L. 1, 10
Via del paradiso, copie 2: L. 2
Cibo dell'anima
Bouhours, Pensieri cristiani
Pinamonti, La vera sapienza
Pinamonti, L'albero della vita
Segneri, Pater
Meditazioni sulla Passione
Nepveu, Amor di Gesù Cristo: L. 3
Per il porto da Milano di copie 24 del metodo etc.: L. 4, 15
Per il prezzo di dette 24 copie del metodo
Per 5 copie delle lettere della Vallière: L. 2, 15
Baudrand, L'âme élevée à Dieu, vol. 2: L. 4
Baudrand, L'âme fidèle: L. 2
Baudrand, L'âme sur le Calvaire: L. 2
Baudrand, L'âme embrasée: L. 2
Baudrand, Histoires édifiantes: L. 2
Croiset, vol. 18: L. 45
Combefis*9, Bibliothèque des pères in folio, vol. 7: L. 19
oltre altri libri dati in cambio
Veglie di S. Agostino, copie 6, vol. 2: L. 8
Trésor du chrétien, vol. 3: L. 5, 10
Totale L. 449, 5
Spi,2015:T17
1786
Adnotationes et meditationes in Evangelia cum imaginibus, in folio, vol. 2: L. 24
Esprit consolateur: L. 2
Panégyrique de S. Thérèse: L. 1, 10
Observations philosophiques sur les principes adoptés par l'empereur sur les matières
ecclésiastiques: L. 4, 10
Lectures chrétiennes: L. 1, 10
Lettres choisies de S. Jérôme: L. 2, 10
Lancicius*10, opera in folio, vol. 2: L. 7, 10
Vie de S. Pierre d'Alcantara: L. 2
Agnelli, Arte dell'ottimo, in 4o, vol. 4: L. 16
Vagnone, Istruzioni, vol. 2: L. 1, 10
Maffei, Esercizi, copie 2: L. 3
Giornale ecclesiastico, 2o semestre del 1785: L. 3
Institutiones juris naturalis et ecclesiastici, Zallinger: L. 2, 10
Girandeau, Évangile médité, vol. 8: L. 16
Voltaire – Recueil des particularités de sa vie et de sa mort: L. 1
Traité de l'amour de Dieu, de S. François de Sales: L. 1, 5
Epistole di S. Gerolamo, vol. 2: L. 2, 10
Pinamonti, Religiosa in solitudine, esercizi: L. 1
Marin, Angélique, vol. 2: L. 4, 10
Baudrand, Panégyriques: L. 1, 10
Giornale ecclesiastico per l'anno 1786: L. 6
Totale L. 554, 10
Dal settembre 1783 fino al novembre 1786
Totale speso in libri: L. 554, 10, 0
Spi,2015:T18
Conto nuovo delle spese in libri
Spi,2015:T18
1787
Giornale ecclesiastico per l'anno 1787: L. 6, 7, 6
Gazzette: L. 8
Confessions de S. Augustin: L. 2, 5
Gaetano da Brescia
Malagrida*11, Vita
Bolgeni, Esame della vera idea della S. Sede, copie 2
Bolgeni, Il critico corretto, copie 2
P. Onorato da S. Maria, vol. 2
Storia della Chiesa di Utrecht
Risposta al Besossi del Morondi
– altra di un anonimo: L. 17, 10
Panégyrique de S. Jeanne de Chantal: L. 1, 10
Mémoires sur la vie de Mons. d'Orléans de la Motte, évêque d'Amiens, vol. 2: L. 3
Berthier, Traduction des Psaumes, vol. 8: L. 24
Totale L. 63, 2, 6
Spi,2015:T19
Speso in libri
Spi,2015:T19
1787, 20 aprile
Cattaneo, Massime: L. 0, 15
S. Teresa, Opere, vol. 6: L. 10
Per far legare l'Évangile médité: L. 4
Guide des pécheurs par le P. Granada: L. 1, 10
Esercizi di S. Ignazio: L. 0, 5
Vita di S. Maria Maddalena de Pazzi: L. 1
Traité de l'amour de Dieu par le P. Fellon, vol. 4: L. 5
Libri bianchi n. 8 per i cataloghi: L. 1, 3
Vanni, Esercizio della presenza di Dio, copie 2: L. 0, 17, 6
Lafitau, Istoria della bolla Unigenitus: L. 2
Bellati, Arte di raccomandarsi a Dio: L. 0, 17, 6
Lezioni pastorali in 4o: L. 6, 10
Catechismo del Ferreri: L. 3
Histoires et paraboles du P. Bonaventure: L. 0, 15
Souffrances de Jésus-Christ, vol. 2: L. 4
Istoria del concilio di Trento del Card. Pallavicino, vol. 3: L. 10
Histoires et paraboles du P. Bonaventure: L. 0, 15
Boezio in carcere: L. 0, 15
Storia delle rivoluzioni della Chiesa di Utrecht del C.o Mozzi, vol. 3: L. 8
Vita di S. Vincenzo de Paoli dell'Abelly: L. 3, 10
Recueil historique des bulles etc.: L. 1, 10
Storia delle rivoluzioni d'Utrecht, vol. 3: L. 6
Osservazioni pacifiche sul sinodo di Pistoia: L. 3, 10
Legatura di 3 copie del Bordoni, vol. 5 per copia: L. 6, 5
Huby, Considération sur l'amour de Jésus-Christ: L. 0, 15
[Totale] L. 82, 13
Spi,2015:T20,1
1788, 3 giugno
Journal ecclésiastique, ou bibliothèque raisonnée des sciences ecclésiastiques pour l'an 1788: L. 24
Vie de S. Vincent de Paul par Collet, in 4o, vol. 2: L. 12
Consolation du chrétien, vol. 2: L. 4, 10
Spi,2015:T20,2
1789 gennaio
Lasciamo le cose come stanno ossia sull'immutabilità della disciplina ecclesiastica: L. 1
Rendete a Cesare etc. Dissertazione sulla potestà regolatrice della disciplina ecclesiastica: L. 1, 10
Annotazioni pacifiche confermate: L. 1
Lettera d'un pievano a mons. Ricci: L. 0, 12, 6
Defensio Trid. canonum quoad impedimenta dirimentia matrimonium: L. 1, 5
Essai sur la jurisprudence: L. 2, 10
Sentiments d'une âme pénitente par Besombez de Saint-Geniès, vol. 2: L. 3, 10
Sermoni Oliva in 4o, vol. 2: L. 6
Vie de la Motte, évêque d'Amiens (Proyart): L. 1, 5
L'uno necessario (Rogacci), vol. 3: L. 6
Bellarmini opera in folio, vol. 7: L. 50
Leçons de l'histoire (Girard), vol. 2: L. 6
Loci communes ex S. Scriptura (Balinghen) in folio: L. 7
[Totale] L. 210, 15, 6
Spi,2015:T21
*12
De hæresi Janseniana (Dechamps ) in folio
L'Asia – L'Inghilterra (Bartoli)
Vie de Jésus-Christ (Ligny), vol. 3
Lezioni della S. Scrittura (Granelli) in 4o, vol. 6: L. 24
Raccolta di varie operette del C.o Roberti, vol. 7
n.b. che forse uscirà ancora qualche vol. ricevuto in cambio del Morenas, Histoire Ecclésiastique, ut
a pag. 134
v. 10, oltre la rifatta di: L. 2, 0, 0
Histoire ecclésiastique (Bérault-Bercastel), vol. 20: L. 60
Theologia speculativa, Tournely, legato in 8o e in 4o, vol. 11: L. 39
De vi ac ratione Primatus Rom. P.P. (Ballerini) in 4o: L. 4
Giornale ecclesiastico di Roma per l'anno 1789: L. 16
Lezioni sulla S. Scrittura (Nicolai) in 8o, vol. 13: L. 36
Vita di S. Ignazio (Bartoli): L. 3
Vita di S. Pio V (Maffei): L. 2, 10
Vita di Sisto V (Tempesti): L. 5
Discours sur les protestants, vol. 2: L. 2, 10
Avertissement sur la Bulle Unigenitus (Soissons), vol. 3: L. 3, 10
Raccolta delle poesie del Sappa, in 4o, vol. 2, avuta in cambio dei 2 vol. in 8o edizione vecchia, con
la rifatta di: L. 4
Per cataloghi rescritti, legature di libri etc.: L. 3
Bianchi, opere, vol. 8 in 4o in parte regalato: L. 25, 10
[Totale] L. 440, 15, 6
Spi,2015:T22
Paradiso riacquistato (Lavini), vol. 3: L. 6
Vita del P. Leonardo da Porto Maurizio: L. 1, 10
Vita di S. Francesco di Paola in 4o
Vita di S. Antonio di Padova in 4o: L. 6, 10
Per legatura du Sentiment d'une âme pénitente, vol. 2: L. 1
Controverse pacifique (Dupuy): L. 2
Instruction pastorale (Dupuy), vol. 2: L. 4
Délices de la religion (Lamourette): L. 2
Méditations (Sept-Fonds), vol. 4: L. 10
Esprit des Journalistes de Trévoux, vol. 4: L. 10
Héroïsme de l'amitié
Trois héroïnes: L. 4
Mémoires chronologiques in 8o, vol. 2: L. 7, 10
Vie du Dauphin 12 père de Louis XV, vol. 2: L. 4
Histoire de Stanislas, vol. 2: L. 4
Besombez, Sentiments d'une âme pénitente, vol. 2: L. 5
Observations sur la Théologie de Lyon: L. 2
Œuvres (Fléchier) in 8o, vol. 10: L. 36
Véritable système de la nature (Paulian), vol. 2, ricevuto in cambio del Fabricy stimato lire 4, 10,
vedi p. 131
Traité des deux puissances in 8o, vol. 4: L. 16
[Totale] L. 562, 5, 6
Spi,2015:T23
De controversiis per Hadrianum et Petrum de Walenburch*13: L. 1, 10
Maximes spirituelles (Grou): L. 2, 5
Lettre d'un serviteur de Dieu: L. 1
Paraboles du P. Bonaventure: L. 1, 5
Auteur de la nature, vol. 3, perché mezzo regalato: L. 3
Suite des paraboles: L. 1, 5
Retraite sur les vertus de Jésus-Christ (Belingan): L. 2
Estratto degli attestati della Chiesa universale sulla Bolla Unigenitus, cop. 12: L. 9
Il buon uso della logica in materia di religione (Muzzarelli), vol. 3: L. 6
Supplemento al suddetto, vol. 2: L. 3
Lettera di un arcivescovo al vescovo di Pistoia, copie 4: L. 1
Ricerche ecclesiastiche all'occasione di una pastorale sulla dispensa da cibi quadragesimali: L. 1, 10
Il giansenismo nella sua origine, dottrina, attentati: L. 1
Lettera del Primicerio al vescovo di Pistoia: L. 1
Lettera di un pievano al vescovo di Pistoia in vari casi, copie 2: L. 1, 5
Quaresimale (Trento): L. 2
Quaresimale (Granelli), vol. 2: L. 3, 15
La voce della greggia di Pistoia al suo Pastore: L. 1, 10
Méditations (Trayssé) vol. 2: L. 3, 5
Jansenius vere auctor V propositionum: L. 0, 15
Il Redentore Poema (Gazoni): L. 2
[Totale] L. 612, 10, 6
Spi,2015:T24
1789 Marzo
Instructions sur la religion (Gobinet): L. 2, 10
Annotazioni pacifiche: L. 1, 10
Écolier vertueux (Proyart): L. 1, 10
Obstacles de la pénitence: L. 2
Traité pour connaître la vérité dans l'Église: L. 1, 10
Pastorale sur l'hérésie (Dupuy): L. 6
Philosophe bienfaisant, vol. 4: L. 8
Vie de S. François Xavier, vol. 2: L. 3, 10
Observations philosophiques sur les principes de l'empereur: L. 2
Siècles de la littérature (Sabatier*14), vol. 4: L. 6
Philosophie sociale: L. 2, 10
Vie de la V. M. Catherine de Bar: L. 3
Lettere sulla penitenza (Pallavicini): L. 1, 5
Apologia di molte verità in 12 casi, copie 4
Lettera del Primicerio, copie 4
Voce della greggia, cop. 4
Notizie storiche sul Giansenismo
Difesa dell'episcopato: L. 23
Encyclopédie théologique par Bergier, tomi 2 cioè tomo 1, parte 1; tomo 1, parte 2; tomo 2, parte 1;
tomo 2, parte 2: L. 24
[Totale] L. 700, 15, 6
Spi,2015:T25
Critica sopra l'istoria del Fleury del Marchetti: L. 3
Journal ecclésiastique, janvier, février, mars, avril, mai, juillet, août, septembre, octobre, novembre:
L. 12
Vita del Ven. Paolo della Croce, fondatore dei Passionisti: L. 3, 15
Vie de Madame de Maintenon: L. 2, 10
Vie de M. Bourdoise: L. 2
Compendio storico del Carmelo: L. 2
Lettera ad un prelato romano, copie 6: L. 2, 17
Saggio dei catechismi (Gustà): L. 2, 5
Fatti dogmatici (Bolgeni), vol. 2: L. 5
Lega della moderna Teologia con la Filosofia: L. 0, 10
Ricerche ecclesiastiche (Marchetti): L. 2, 3
Dell'autorità della Chiesa sull'erezione dei vescovi (Cuccagni): L. 2, 10
Falso discepolo di S. Agostino, Mozzi: L. 1, 10
Risposta ai quesiti di Lovanio: L. 0, 5
Principi della costituzione della Chiesa (Pey): L. 0, 12, 6
Lettere del P. Gourdan, copie 3: L. 1, 13
Risposta a 73 articoli sulle nunziature: L. 2, 10
Casi morali vol. 2o e 3o: L. 3
Lettera risponsiva di M.A.M.A.D.T. al vescovo di Pistoia: L. 0, 12, 6
Caractères de la vraie dévotion, Grou: L. 0, 12, 6
Catéchisme intérieur (Olier): L. 0, 10
Belingan, Retraite: L. 2, 10
Canzonette sui dolori di M.V. (Albitti)
Lodi a Maria (Salandri): L. 1, 15
Historia sacra in imaginibus expressa (Klauber): L. 13, 4
[Totale] L. 770, 0, 0
Spi,2015:T26,1
Martel, Retraite, vol. 2: L. 4, 10
Olier, Lettres: L. 2
Exercitia spiritualia (Gaudier): L. 1, 10
Du Sauts, Confiance en Dieu: L. 3
Vie de la bonne Armelle: L. 1, 10
Journal ecclésiastique de Paris pour l'an 1790: L. 24
Giornale ecclesiastico di Roma per l'anno 1790: L. 16
Supplemento al detto Giornale ecclesiastico di Roma per l'anno 1790, un cahier ogni due mesi: L. 6
Avrillon, Paraphrase sur le Miserere: L. 2
Anima desolata: L. 1, 10
Della frequente comunione contro Arnaldo: L. 1, 5
Spi,2015:T26,2
1791
1 gennaio
Pour le Journal ecclésiastique de Paris 1791: L. 24
Giornale ecclesiastico di Roma 1791: L. 16
Supplemento al suddetto per lo stesso anno 1791: L. 6
Marconi, Voce di Pietro: L. 2
Notizie storiche sulla frequente comunione, copie 12 regalate
Marchetti, sul concilio di Sardica: L. 2, 5
Dubbi ai professori di Pavia, copie 2: L. 0, 10
Storia della controversia di Crema: L. 1, 16, 6
Onorato da S. Maria, Risposta al Petit-Pied: L. 2, 10
Lettere del card. di Mailly, copie 2: L. 0, 14
Panegirico di S. Pietro: L. 0, 10
Saggio di un filosofo cristiano sulla potestà ecclesiastica: L. 0, 12, 6
Totale L. 890, 3, 0
Spi,2015:T27,1
Trattenimenti di una dama sui libri proibiti (Mozzi): L. 1, 6, 6
Gerdil, Confutazione di 2 opuscoli contro il Breve Super soliditate, vol. 2: L. 10
Bolgeni, Economia della fede: L. 2, 15
Bolgeni, L'anti appellante: L. 3, 2
Bergier, Dictionnaire, vol. 5: L. 6
Breve del papa ai vescovi sulla costituzione [del clero] di Francia: L. 1, 2, 6
Gazette de Paris, 2e semestre 1791: L. 25
Bérault-Bercastel, Histoire ecclésiastique, 4 derniers vol.: L. 10
Spi,2015:T27,2
5 dicembre
Biner, Apparatus eruditionis ad S. jurisprudentiam, fol.: L. 7, 10
Genér*15, Theologia, v. 4: L. 16
Houteville*16, La religion chrétienne prouvée par les faits, vol. 3 in 4o: L. 12
Storia dei viaggi del capitano Cook, vol. 5: L. 7, 10
Trionfo della religione (Bruno): L. 3
Antoine, Theologia dogmatica, vol. 2: L. 7, 10
Altra copia: L. 7, 10
Legatura di 14 vol. in 8o corame fino a soldi 17, 6 cad. cioè 8 vol. collezione di Barruel, 6 vol.
dictionnaire etc.: L. 12, 5
Legatura di vol. 20 in cartoncini bleu a soldi 3 cad.: L. 3
Sturm, Observations, vol. 3 in 8o: L. 7, 10
Gazette de Paris pour l'année 1792: L. 50
Journal ecclésiastique de Paris pour l'année 1792: L. 24
Giornale ecclesiastico di Roma per l'anno 1792: L. 16
Supplemento: L. 6
[Totale] 1.129, 4
Spi,2015:T28
Bolgeni, Sull'episcopato, in 4o: L. 7
Calino, Catechismo, vol. 5: L. 9
Esprit du christianisme, Nepveu: L. 1, 10
Cardinale Costa, 4 Pastorali, copie 4: L. 1, 10
Apostolo Zeno: L. 5
Différence du temps et de l'éternité, copie 6: L. 7, 5
Valmont, vol. 5: L. 11
Veridica immagine del papa: L. 0, 15
Tonso della subordinazione civile ed ecclesiastica
Specchio storico ossia geografia del Giansenismo
Origine ed avanzamento della setta gianseniana: L. 4
Colombière, Retraite: L. 0, 15
Lessio, De justitia et jure
Rotario, copie 3
Lubani, Prediche, vol. 2: L. 4
Nieuwenthyt*17, Existence de Dieu, in 4o: L. 6
Rogacci, L'uno necessario, vol. 4: L. 6, 15
Cabala scoperta a grandi e piccoli etc., vol. 4: L. 9
Derham*18, Théologie physique, in 8o: L. 5
Croniche di S. Francesco, vol. 4
Valmont, vol. 3 brochés: L. 10, 10
Bullet, Existence de Dieu: L. 4
Balestrieri, Esercizi, copie 4: L. 5
Maffei, Esercizi, copie 2: L. 2, 15
Pinamonti, Esercizi, copie 2: L. 1
Totale [lire] 1.230, 19, 0
Spi,2015:T29
1793
Fénelon, Existence de Dieu: L. 2, 5
Antilucrèce[?]: L. 1, 15
Pluche, vol. 9: L. 24
Dictionnaire latin et français: L. 4
Bouhours, Vie de S. Ignace: L. 2, 15
Esercizi Rogacci, copie 4: L. 4
– Siniscalchi, copie 2: L. 2, 10
– Pinamonti, copie 2: L. 2
– Caviari, vol. 2 rust.: L. 1, 5
– Avria: L. 1, 5
– Maffei: L. 1, 10
– Villacastin: L. 0, 17, 6
– Arignani: L. 0, 12, 6
– Gonnelieu: L. 1
– Barry: L. 0, 10
– Bolieu: L. 1, 5
– Izquierdo, copie 2: L. 0, 15
– Bagnati: L. 0, 10
– Ponte: L. 1, 10
– Caviari, vol. 2: L. 1, 15
– Siniscalchi, copie 3: L. 3, 15
– Pinamonti: L. 1
– Balestrieri: L. 1, 5
Totale [lire] 1.292, 19, 0
Spi,2015:T30,1
Rossignoli, Notizie d'esercizi: L. 0, 7, 6
Solitudine di Filagia: L. 0, 12, 6
Cattaneo, Massime, copie 3: L. 2, 5
Religiosa in solitudine: L. 0, 17, 6
Valmont, vol. 5: L. 6
Cleveland, vol. 8 (dati a M. d'Andrà per comparre): L. 8, 10
Mist Clerisse, vol. 12 (dati a M. d'Andrà per comparre): L. 5
Vie de S. François Xavier, vol. 2: L. 4
Calino, Catechismo, vol. 5: L. 11, 10
Mery, Thesaurus biblicus, in 4o: L. 4
Spi,2015:T30,2
24 giugno
Consolation du chrétien, vol. 2, copie 2: L. 8
Conseils de l'amitié: L. 1, 15
Legatura di 2 vol. de la Gazette de Paris in cartoncino bleu: L. 1, 10
– 2 scatole grandi di cartone con dorso in pelle: L. 2, 10
– 4 dette mezzane: L. 4
– 4 dette piccole: L. 3
Consolation du chrétien, vol. 2, copie 2: L. 9
Storia di S. Paolo in folio: L. 2, 5
Bernini, Storia delle eresie, in 4o, vol. 4: L. 15
Turchi, Omelie, vol. 2: L. 2
Reuter, Neo confessarius: L. 1, 5
Scheffmacher, Lettres, vol. 3: L. 7, 10
Totale 1.393, 16, 6
Spi,2015:T31,1
S. Thérèse, Œuvres, copie 2: L. 15
Humbert, Pensées sur la religion
Rotarius, Appar. ad Theologiam: L. 3, 10
Vita di S. Ignazio, copie 2, una in folio l'altra in 8o: L. 5, 10
Berthier, Sur Isaïe, vol. 5: L. 13, 15
Giornale ecclesiastico di Roma col supplemento per il 1794: L. 22
Vita di S. Francesco Saverio, broché: L. 1, 10
D'Argentan, Conférences spirituelles, vol. 3 in 4o: L. 22
Baudrand, Grandeurs de Dieu: L. 2
Spi,2015:T31,2
20 aprile 1794
Nouet, Lectures, vol. 3 in 4o
Ponte, Guide spirituel, vol. 2, in 8o
Saint-Jure, Retraites, vol. 2
Surin, Catéchisme spirituel, vol. 2
Surin, Dialogues spirituels, vol. 3
Surin, Fondements de la vie spirituelle
Gonnelieu, Présence de Dieu
Lombez, Traité de la joie
Lombez, Esprit d'Jounk [Young*19?]
Imitation de la S. Vierge
Liguori, Visites au très S. Sacrement
S. Louis Gonzague
La véritable sagesse
Vertus et miracles du B. Labre: [totale] L. 23
Nouet, Œuvres, vol. 10
Religion chrétienne, vol. 6
Histoires édifiantes
Conférences d'Angers sur la pénitence, sur la grâce, actes humains, vol. 4
Souffrances de Jésus-Christ, vol. 2
Saint-Jure, Connaissance de Jésus-Christ, vol. 4
Corbeville, Directeur: [totale] L. 31
[Totale lire] 1.533, 1, 6
Spi,2015:*1
Una lira valeva 20 soldi, un soldo valeva 12 danari. Il totale delle spese registrate in questo
documento ammonta a quasi 3.368 lire in 14 anni. Se stimiamo grossolanamente che 1 lira del
Settecento vale 10 euro, il P. Lanteri avrebbe speso circa 33.700 euro in libri in questo periodo,
ossia circa 2.400 euro per anno.
Spi,2015:*2
Joseph-Marie-Anne Gros de Besplas (1734-1783), teologo, pubblicò: Discours sur l'utilité des
voyages (1763); Traité des causes du bonheur public (1768); Rituel des esprits forts; Essai sur
l'éloquence de la chaire (1778).
Spi,2015:*3
Claudio Nonnotte, S.J., nato e morto a Besançon (1711-1793), conosciuto dall'odio che gli ha votato
Voltaire in seguito al suo libro Les erreurs de Voltaire, Avignone 1762. Lasciò tra l'altro un
Dictionnaire philosophique de la Religion, Avignone 1772, più volte ristampato (Hurter).
Spi,2015:*4
Jean-Georges Lefranc de Pompignan (1715-1790), vescovo di Le Puy, poi arcivescovo di Vienne,
fu fatto ministro di Luigi XVI dopo il 4 agosto 1789 (Hurter).
Spi,2015:*5
Jean-Jacques Lefranc, marchese di Pompignan (1709-1784), poeta, fratello del precedente.
Spi,2015:*6
Su Pierre Joseph de Tricalet (1696-1762), vedi Hurter.
Spi,2015:*7
Vincenzo Caraffa (1585-1649), generale dei gesuiti dal 1646. Sul P. Daniello Bartoli (1608-1685),
S.J., vedi la nota nel Carteggio, II, 123.
Spi,2015:*8
Jean-François Godescard (1728-1800), agiografo francese. Ha dato, con l'abate Marie, una
traduzione molto stimata e spesso ristampata delle Vies des Pères, des martyrs et autres principaux
saints, 1763 sgg.
Spi,2015:*9
Francesco Combefis (1605-1679), domenicano francese, studiò la patristica e curò un'edizione
critica dei padri greci.
Spi,2015:*10
Lancicius, nome latinizzato di Niccolò Leczycky (1574-1653), nato a Vilna da parenti calvinisti,
convertito al cattolicismo, entrato nei gesuiti a Cracovia. Collaborò con Orlandini per la sua
Historia Societatis Jesu; scrisse molte opere spirituali tra cui ricordiamo: De indiciis et gradibus
profectus in virtutibus, 1641.
Spi,2015:*11
Gabriel Malagrida, S.J. (1689-1761), missionario italiano nel Brasile.
Spi,2015:*12
Étienne Dechamps, S.J. (1613-1701), teologo francese antigiansenista (vedi Hurter).
Spi,2015:*13
Dei fratelli Adriano (morto 1669) e Pietro (m. 1675) van Walenburch abbiamo una compilazione in
2 tomi delle loro controversie contro i protestanti: Tractatus generales de controversiis fidei,
Colonia 1670 (vedi Hurter).
Spi,2015:*14
Antoine Sabatier de Castres (1742-1817). Opera principale: Les trois siècles de la littérature
française ou Tableau de l'esprit de nos écrivains depuis François Ier jusqu'en 1772.
Spi,2015:*15
J.B. Genér, S.J. (morto 1781), spagnolo, autore di una Theologia dogmatico-scholastica perpetuis
prolusionibus polemicis historico-criticis necnon s. antiquitatis monumentis illustrata, Roma 17671777, 6 tomi in 4 (Hurter).
Spi,2015:*16
Claude François Houteville (m. 1742), La Religion Chrétienne prouvée par les faits, précédée d'un
discours historique et critique sur la méthode des principaux auteurs qui ont écrit pour et contre le
christianisme depuis son origine, Parigi 1724; edizione rivista nel 1741 (Hurter).
Spi,2015:*17
Bernardo Nieuwenthyt, matematico e medico olandese (1654-1718), lasciò parecchie opere di
matematica. Il suo lavoro principale è stato un trattato di cui il medico Noguès ci ha dato una
traduzione sotto il titolo: L'existence de Dieu démontrée par les merveilles de la nature, 1725;
Chateaubriand se ne ispirò nel Génie du christianisme.
Spi,2015:*18
Guglielmo Derham, ecclesiastico e filosofo inglese (1657-1735). Tra le sue opere: PhysicoTheology, 1711; Astro-Theology, 1714; Christo-Theology, 1730.
Spi,2015:*19
Edward Young, poeta inglese (1683-1765). La morte della moglie gli ispirò il poema Pensieri
notturni sulla vita, la morte e l'immortalità, 1742-1746. Le Notti di Young, molto diffuse nell'Italia
e nell'Europa del preromanticismo, tendono a dimostrare l'immortalità dell'anima, la verità del
cristianesimo, la vita futura ecc.
Spi,2018:S
Trattenimenti d'un'anima al presepio
AOMV, S. 2,1,4:18
Documento pubblicato da A. Valentini in Lanterianum, novembre 1997, pag. 14-18.
Osservazioni di padre Calliari (in una nota d'archivio a proposito dei doc. S. 2,1,4:16, 17, 18):
I tre quadernetti sono tutti posteriori al 1807, essendo citata un'indulgenza concessa da Pio VII il 28 aprile 1807 (p. 14
del doc. 16).
I tre quadernetti erano in uso tra i membri dell'Aa e dell'Amicizia Sacerdotale. Erano trascritti a mano dagli stessi
chierici e sacerdoti sotto la direzione e il controllo del Lanteri, come risulta dalle brevi note apposte.
I tre quaderni in questione sono trascritti di mano dal teologo Luigi Guala, come si desume da un esame calligrafico di
altri documenti certi – e posteriori – dello stesso Guala. In AOMV le trascrizioni di mano Guala sono numerose.
Spi,2018:T
Trattenimenti d'un'anima al Presepio
Spi,2018:T1
Osservare
I. Osservare le circostanze in cui nacque Gesù. L'occasione: eravi occasione più disgraziosa per
nascere, che nascere fuori di casa sua e in tempo di viaggio, ed essere privo così anche di quei
piccoli commodi che anche la povera gente ha a casa sua? Quest'occasione fu appunto quella che
prescelse Gesù.
Il tempo: havvi in tutto l'anno stagione più rigida di quel che sia nel fine di dicembre? Ed è quella in
cui vuol nascere Gesù.
L'ora del giorno: la più incomoda, importuna e la più fredda, è la mezzanotte, e in quell'ora nasce
Gesù.
Il luogo: eravi un luogo fra quei contorni più esposto ai rumori, più mal difeso dalle intemperie, più
abietto e vile quanto la spelonca di Betlemme scavata al pié d'una rocca che era il ricovero comune
delle bestie e dei passeggeri, quando erano assaliti dalle intemperie del tempo? E in questo luogo
vuole nascere Gesù rigettato dagli uomini della propria città, costretto a ricercare un ricovero fra i
bruti.
Riflettere, come Gesù Figliuolo di Dio creatore e padrone del cielo e della terra, l'oggetto di
adorazione degli angeli e degli uomini, elegge per sé tutto ciò che vi è di più incomodo, di più
penoso, di più abietto; e noi eleggiamo tutto l'opposto. Confondersi della nostra delicatezza,
imparare da Gesù a umiliarsi, a mortificarsi.
Spi,2018:T2
II. Nella stalla poi osservare attentamente e baciare in spirito le pareti della stalla che Gesù scelse
per palazzo, la mangiatoia che Gesù ebbe per letto, i ruvidi panni che ebbe per vestito, la paglia o il
fieno che ebbe per lane su cui coricarsi.
Fare il confronto dell'abitazione di Gesù colla nostra, del suo vitto, vestito, dei suoi comodi coi
nostri e pensare che Egli è il Padrone, noi i suoi servi, Egli il Maestro, noi i discepoli.
Risolviamo di ascoltarLo e di imitarLo nello spirito di abnegazione di se stesso e di mortificazione.
Spi,2018:T3
III. Rimirare attentamente e con affetto tutte le persone che vi sono nella stalla. Gesù: le tenere
membra che prepara per la flagellazione, incoronazione di spine, l'amabilità del Suo volto e dei Suoi
sguardi, le Sue lacrime, la bellezza della Sua anima e le qualità del Suo cuore, la dolcezza, le virtù e
i Suoi disegni verso di noi, la divinità della Sua persona, le Sue perfezioni infinite.
Maria Vergine Sua Madre e S. Giuseppe: i segni di ammirazione e di rispetto che compariscono nei
loro volti, i sentimenti di umiltà, di adorazione, di amore, di riconoscenza che nutriscono in cuore.
Gli angeli che vengono a eserciti, i Serafini ad amarLo, i Cherubini ad ammirarLo, tutti gli angeli
pel loro Re non si saziano di deliziarsi in quel volto; gli uni attoniti si coprono la faccia, gli altri per
rispetto si coprono i piedi, tutti ardono di desideri di annunciarLo per tutto il mondo, e presentarGli
dei cuori.
Le divine persone che sono presenti, e particolarmente abitano in Gesù e si compiacciono di
un'anima sì bella, di un cuore sì grande e generoso, come quello di Gesù e dell'incarico che Gesù si
assume di essere nostro liberatore.
Riflettere alla figura che faccio in mezzo a tanti personaggi, quanto deve essere rispettoso il mio
esterno, quali sentimenti di umiltà, di adorazione, di amore, di riconoscenza, di fedeltà debbo
nutrire in cuore, quali atti di fede, speranza, carità debbo produrre.
Spi,2018:T4,1
Ascoltare
IV. Ascoltare attentamente quel che si dice nella stalla, tutti parlano.
Parlano Maria e Giuseppe, e figuratevi quali sentimenti manifestano a Gesù, all'eterno Padre, allo
Spirito Santo, e quali cose direbbero ancora a ciascuno di noi: impariamo con riconoscenza da
Maria e Giuseppe i nostri doveri verso Gesù.
Parlano gli angeli a Gesù e si esibiscono a gara ministri e cooperatori, nei Suoi disegni di redimere
il genere umano. Parlano a Maria, La riconoscono e La rispettano quale Madre di Dio e Regina del
cielo. Parlano a Giuseppe e si congratulano con Lui che sia stato prescelto per ministro di tanto
mistero. Parlano alla SS.ma Trinità e La ringraziano per noi del decreto di redimerci, e redimerci in
una maniera così mirabile. Parlano a noi, e vengono i Cherubini a manifestarci le perfezioni e le
grandezze della divinità di Gesù, e ci insegnano a sprofondarci nel nostro nulla, ad ammirarLo, ad
adorarLo; vengono i Serafini e ci scoprono gli abissi di bontà in Gesù, gli eccessi di amore verso di
noi, e ci suggeriscono di liquefarci in amore per Lui, di disfarci, di consumarci in riconoscenza di
tanto beneficio. Vengono i Troni, le Dominazioni, le Virtù, i Principati, le Podestà e ci avvertono
che Egli è figlio di un gran Re che verrà a giudicare i vivi ed i morti, che dobbiamo temerLo,
rispettarLo, sacrificarGli, se le avessimo, milioni di vite. Vengono gli arcangeli e gli angeli, e ci
dimostrano quale gloria e quale onore sia l'ubbidire a Gesù, e con quale fedeltà e prontezza ed
allegrezza dobbiamo ubbidire ad un tanto Padrone.
Spi,2018:T4,2
Parlano le divine persone. Parla l'eterno Padre al suo divino Figliuolo e si compiace in Lui come
della sua perfetta immagine, lo ama infinitamente e come se stesso, e Gli dice: Filius meus es tu,
ego hodie genui te. Parla l'eterno Padre a Maria, si compiace in essa fra tutte le Sue creature, l'ama
come Sua Figlia. Parla a Giuseppe, Lo costituisce Suo vicario, Gli consegna in custodia il Figlio e
la Madre. Parla ai Suoi angeli e si compiace in vederli adorare Gesù per Dio, venerare Maria per
Sua Madre e loro Regina, e in vederli solleciti cooperatori di Gesù per la grande opera della
redenzione del genere umano. Parla l'eterno Padre a noi, e ci dice che Egli è il Suo Figliuolo
primogenito uguale a se stesso, che ce lo dona, e ce lo sacrifica per riscattarci dalla morte, dal
demonio, dall'inferno, che Lo ascoltiamo, che Lo imitiamo.
Parla lo Spirito Santo e si compiace con Gesù della grande opera del Suo amore; si compiace con
Maria Sua sposa; si compiace con Giuseppe degno sposo di Maria e custode di Gesù; si compiace
cogli angeli che concorrono con Lui e con Gesù per salvare il genere umano. Parla a ciascuno di
noi, e vorrebbe impossessarsi del cuore di ciascuno per presentarlo a Gesù.
Spi,2018:T4,3
Parla Gesù e parla all'eterno Padre, Lo adora, si offerisce vittima pel genere umano e si sottomette
ad ogni suo divino volere, e gli dice: In capite libri scriptum est de me ut facerem voluntatem tuam.
Parla allo Spirito Santo e Gli manifesta l'amore infinito con cui Gli corrisponde, e si prepara a
consumarsi per accendere il fuoco del suo divino amore in tutti i cuori. Parla a Maria e la riconosce
per Madre, Le manifesta il Suo cuore affezionato ed ubbidiente. Parla a S. Giuseppe, Lo ama e si
sottomette alla Sua custodia. Parla finalmente a noi, ossia parla per Lui la figura di bambino che
prese, parlano le Sue lacrime, i Suoi sguardi che partono dal cuore, parla la stalla, la mangiatoia,
parlano le fasce, la paglia, tutto ci chiede amore e corrispondenza.
Ascoltare da tutti in ginocchione ciò che si dice, corrispondervi con affetti proporzionati, detestando
la poca stima che si ebbe finora di un tanto mistero d'amore e di beneficenza verso di noi,
piangendo la freddezza, l'ingratitudine nostra verso Gesù, proponendo di stimarLo sempre ed
amarLo sopra ogni cosa.
Spi,2018:T5
Ringraziare
V. Ringraziare tutti quelli che abbiamo trovato nella stalla nominalmente.
L'eterno Padre per averci dato il suo divino Figliuolo, e per i tanti e sì grandi benefici nell'ordine di
grazia e di gloria che indi ne nacquero. Lo Spirito Santo per aver cooperato a un sì grande mistero
d'amore. Il Verbo divino per essersi degnato di unirsi ipostaticamente all'umanità di Cristo, ed
abbassatosi tanto per liberarci dal peccato, dal demonio, dalla morte eterna.
La Beatissima Vergine Maria per aver accettato di essere Madre di Dio e di avere partorito il nostro
Fratello primogenito, ed essere divenuta per questo anche nostra Madre.
S. Giuseppe per aver servito e provvisto a Gesù nato, e in tutta la sua infanzia, come pure a Maria
sua diletta Sposa. Gli angeli perché vennero a fare corte a Gesù, e supplirono per noi riparando con i
loro ossequi i rifiuti che ricevette Gesù dagli uomini, perché cantarono Gloria in excelsis Deo, e
condussero i pastori alla capanna.
Spi,2018:T6
VI. Avvicinarsi più da vicino al presepio coll'intercessione di Maria, e chiedere a Gesù grazie per
tutti; per noi la remissione dei peccati, quanto alla colpa e quanto alla pena, un continuo
avanzamento nella virtù e nella santità. EsporGli tutte le nostre necessità sì spirituali che temporali.
Per i nostri parenti ed amici, raccomandandoli secondo i loro bisogni sì spirituali che temporali.
Per la Chiesa, la diminuzione del numero dei peccatori, la conversione degli infedeli, ebrei, eretici,
scismatici, l'umiliazione dei Suoi nemici; chiedere che si moltiplichino i grandi Santi, che conceda
ai Suoi ministri gran santità e gran zelo, acciò attirino a Gesù molte anime con le loro parole e coi
loro esempi.
Per le anime del Purgatorio, acciò provino anch'esse del sollievo e vengano liberate da quel carcere
in virtù della nascita di Gesù, e raccomandarGli più particolarmente le anime dei parenti e
conoscenti.
Chiedere anche all'eterno Padre le suddette grazie, in grazia di Gesù Bambino, offerirGli per tale
effetto la Sua umiliazione, la Sua povertà, i Suoi patimenti, avendo un menomo Suo sospiro valore
di merito infinito.
Spi,2018:T7
VII. Non partire dal presepio senza offrire a Gesù qualche regalo, massime di quei, ch'Egli più
desidera, come sarebbe la risoluzione ferma di mai più commettere peccato deliberato, né mortale
né veniale.
La risoluzione di non usare mai più negligenza volontaria nelle orazioni. La risoluzione di non
parlare mai male, o sospettare del prossimo, ma bensì di aspirare alla perfezione della carità con
esso, trattandolo con dolcezza e vero amore.
La risoluzione di essere superiore ad ogni rispetto umano. La risoluzione di non lamentarmi dei
miei disgusti, di rassegnarmi in tutto alla volontà di Dio, di fare tutto per piacere a Dio.
Partirsi dal presepio con Gesù nella mente e Gesù nel cuore.
Spi,2018:T8
Compendio
I. Osservare le circostanze in cui nacque Gesù.
II. Osservare la stalla e tutto ciò che vi è preparato per Gesù.
III. Rimirare con affetto le persone che vi si trovano.
IV. Ascoltare attentamente quel che si dice da tutti.
V. Ringraziare tutti quei personaggi che abbiamo ritrovato.
VI. Chiedere grazie al Bambino Gesù.
VII. OfferirGli buone risoluzioni.
Spi,2019:S
Notizie sulla vita del P. Diessbach
In questo breve manoscritto il Lanteri traccia schematicamente la vita della sua guida spirituale, il P. Diessbach. È un
documento d'interesse non solo per le notizie biografiche che contiene, ma ancora perché ci presenta il Diessbach come
lo vede lo stesso Lanteri, che da lui ha attinto una gran parte della sua formazione spirituale e apostolica (Gallagher,
Esperienza, 29).
Originale in AOMV, S. 2,1,5:19
“La notizia è molto schematica e forse si tratta di semplici appunti in previsione di una nota biografica più dettagliata.
Non vi è alcuna indicazione cronologica che permetta di stabilire una data certa allo scritto del Lanteri” (Frutaz).
Seguiamo il testo curato dal Frutaz (Positio, 76-81), riprodotto anche in Esperienza, 29-31.
Spi,2019:T1
Il Padre Giuseppe De Diessbach
Il Padre Giuseppe De Diessbach, Patrizio del Cantone di Berna, nacque da genitori calvinisti in
Berna, educato dai medesimi nella setta di Calvino. Dotato di grandi talenti, aveva ricevuto ottima
educazione. Ancora giovinetto profittò nelle dogmatiche della sua setta. Era capitano nel
reggimento di Berna di fanteria che apparteneva al suo zio Diessbach. Aveva un fratello colonnello
delle Guardie Svizzere al servizio della Francia. Leggeva molto, e da calvinista divenne incredulo.
Detestava i preti ed i frati, e al solo vederli si commuoveva internamente dicendo a se stesso: “Ecco
quegli impostori che ingannano tutto il popolo”. Questo lo raccontò più volte egli stesso; però non
fu mai apostolo di empietà.
L'origine della sua conversione fu in Nizza ove era di guarnigione. La cagione ne fu la lettura di un
libro (si crede Les égarements de la raison) trovato in casa del console di Spagna Saint-Pierre che
egli frequentava, ed ove era ben veduto per le sue ottime qualità, ma compianto per essere eretico:
libro postovi ad arte, per aver rimarcata la sua avidità di conoscere e leggere libri.
Era un uomo riflessivo che non si decideva senza riflettere bene. Si recò pertanto da un gesuita per
esporre le sue difficoltà. Questi lo consigliò a prendere congedo per due mesi e andare a Torino per
poter fare ivi l'abiura con minore difficoltà.
Giunto in Torino e recatosi al collegio dei Gesuiti, fu sorpreso delle buone maniere con le quali
venne ricevuto perfino dal portinaio. Ivi trovò chi pienamente lo soddisfece in tutte le sue difficoltà.
Fece in seguito la sua abiura, si confessò e ricevette dalle mani di Monsignor Arcivescovo la santa
comunione e il sacramento della Confermazione.
Fatto cattolico, cangiò reggimento ed entrò capitano nel reggimento di Ziethen, poi detto Brem, indi
Royal Allemand con l'uniforme di Ziethen. Carlo Emanuele III, Re di Sardegna, si pregiava nella di
lui persona [come di] un abile generale.
Spi,2019:T2
Si maritò con la figlia del suddetto Saint-Pierre console di Spagna, la quale morì essendo egli di
guarnigione in Alessandria. Visse quindi da fervente cattolico.
Morta la moglie, si consacrò a Dio nella Compagnia di Gesù, dicendo che, siccome dopo Dio
doveva la sua conversione a Casa Saint-Pierre, indi ai Gesuiti, così pensava aver soddisfatto verso
tutti alla sua riconoscenza.
Fatto Gesuita, coltivando i suoi talenti, si rese caro a Dio ed agli uomini, fece gran bene nelle
Missioni in Piemonte, e gran bene in Svizzera; convertì moltissima gente, anche tra i protestanti
fece conversioni segnalate. Predicava talvolta nello stesso giorno in diverse chiese in italiano, in
francese e in tedesco. Era eruditissimo e al corrente di tutti gli avvenimenti, osservando subito il
rapporto che avevano con la gloria di Dio. Aveva il dono della parola, e il suo conversare era dolce,
manieroso, cordiale, riservato e prudente. Sapeva guadagnarsi i cuori di tutti, onde tutti lo
ricercavano e lo gradivano. Profittava poi di tutte le occasioni per impedire qualche offesa di Dio,
né aveva requie finché fosse venuto nel suo intento, esponendosi talvolta ad insulti per tale effetto,
come infatti talvolta questo seguì.
Ebbe per molti anni una gamba tutta piaghe, per cui non poteva reggersi in piedi e dire messa, con
tutto ciò non lasciava di accostarsi alla sacra mensa, e se occorreva qualche ammalato che avesse
bisogno di lui, in qualunque ora, anche di mezzanotte, subito si alzava per andarlo ad assistere.
Qualunque occasione fosse occorsa di procurare la gloria di Dio, non tralasciava alcun mezzo per
profittarne. Intraprendeva viaggi lunghissimi anche in cattivo stato di salute, o senza denaro,
fidandosi totalmente alla divina Provvidenza, dalla quale veniva mirabilmente assistito.
Si trovò un dì in un'osteria del Piemonte, ove ancora ufficiale protestante aveva fatto cessare di
cantare le litanie di Maria Vergine, solo perché questo l'annoiava. Ivi fece richiamare i padroni
dell'osteria che aveva per ciò fortemente sgridati, chiese loro perdono dello scandalo, e si diede una
forte disciplina per ripararlo.
Spi,2019:T3
Istruì la principessa di Savoia Carlotta, figlia del re Vittorio, ammogliata con il Principe di Sassonia,
l'anno ottavo della Rivoluzione*1, e la premunì con un suo scritto contro gli errori dei protestanti, il
quale non si sa se sia stampato.
Andò più volte a Parigi, ove era in relazione con le persone più colte e zelanti: il suo oggetto
principale era la conversione del suo fratello, colonnello nelle guardie Svizzere, e vi fece del bene,
come ne faceva dovunque andasse.
Ebbe in cura di istruire nella fede cattolica Elisabetta di Württemberg, prima moglie di Francesco
arciduca d'Austria, poscia Imperatore. Non solo il volgo, ma persone di alto grado, prelati, cardinali,
principi, ed anche sovrani si reggevano con i suoi consigli.
Andò più volte in Germania. La prima volta si portò a Vienna passando per Württemberg, poiché
era molto in conoscenza del principe Luigi, fratello dell'allor Regnante, e che regnò anche egli in
seguito, sebbene per poco tempo*2; indi si restituì in ritorno nel Piemonte nel 1788.
Vi ritornò poi, richiesto per l'arciduchessa Elisabetta, prima moglie di Francesco Imperatore, nel
1791, ma la trovò morta pochi giorni prima.
Vi ritornò la terza volta nel 1798, e vi morì ai 23 [è il 22] dicembre di quell'anno in concetto di
santità e [vi] fu sepolto.
Il conoscere i libri buoni in ogni materia di religione, e adoperare tutti i mezzi per promuoverne
presso ogni classe di persone la lettura, era, dirò così, la sua passione, massimamente memore del
gran bene che ne ricavò egli stesso. Vastissima era la sua erudizione in questo genere e finissimo il
suo criterio, con una grande memoria.
Spi,2019:*1
Nota del Frutaz: “Qui il Servo di Dio sembra incorso in qualche errore, poiché Maria Carola
Antonia, figlia di Vittorio Amedeo III, si sposò nel 1781 con il Principe Antonio Clemente di
Sassonia e morì il 28 dicembre dell'anno seguente. L'anno ottavo della Rivoluzione (supposto fosse
quello della Rivoluzione Francese) ci porterebbe al 1799-1800”.
Spi,2019:*2
Nota del Frutaz: “Il Principe Luigi Eugenio di Württemberg regnò due anni (1793-1795) e morì il
20 maggio 1795”.
Spi,2116b:S
Saggio di biblioteca per una dama che attende al proprio avanzamento
spirituale e all'educazione della propria famiglia
1815-1816
AOMV, S. 2,1,7c:116b
Spi,2116b:I1
Pubblicato in Carteggio, III, 51-95.
Il P. Calliari scrive: Questo documento è importante per la sua bibliografia in quanto ci fa vedere da una parte quali
erano le letture abituali e preferite in una famiglia cattolica del ceto borghese o nobile, e quindi di una certa elevatura
culturale, nei primi decenni dell'Ottocento, e dall'altra quali erano gli autori e i titoli delle opere più familiari al Lanteri e
ai suoi collaboratori nell'apostolato dei “libri buoni”. Infatti una grandissima parte dei titoli compresi in questo “Saggio
di biblioteca per dama” si ritrova – e non per una coincidenza casuale – negli elenchi che ci sono rimasti dell'Amicizia
Cristiana. E siccome molti degli autori e dei titoli qui riportati ritornano in altre lettere del Lanteri o al Lanteri, abbiamo
pensato di esaminare da vicino questo elenco bibliografico, e una volta per sempre, anche per ovviare a future ricerche
che un eventuale biografo del Lanteri dovrà certamente affrontare.
Abbiamo qui complessivamente 480 titoli di opere diverse scritte da circa 400 autori, appartenenti quasi tutti alla
seconda metà del Settecento, e in gran parte (per le opere di carattere letterario o ascetico) di scrittori gesuiti italiani,
francesi e qualche spagnolo. Il “saggio” comprende solo libri scritti originariamente, o in seguito tradotti nelle due
lingue italiana e francese: escluse le altre lingue europee e la lingua latina. Questo particolare ci fa pensare che la
“dama” appartenesse alla nobiltà torinese o piemontese, dove la lingua francese, accanto e a preferenza della lingua
italiana, era molto in uso. Sono esclusi anche i libri che trattano espressamente di teologia, di morale, di controversia
teologica, di apologetica o di altre questioni di scienza ecclesiastica riserbate a specialisti: il Lanteri aveva di tali opere
una biblioteca fornitissima e continuamente aggiornata. I titoli elencati in questo “saggio” non corrispondono perciò a
tutta la bibliografia dell'Amicizia Cristiana o del Lanteri.
Spi,2116b:I2
Il “saggio” è scritto tutto di mano Lanteri, e deve risalire a prima del 1816 – anno della beatificazione di S. Alfonso M.
de Liguori – perché il “Ven. Liguori, o Ligorio” è stato più tardi corretto con “B. Ligorio”.
Abbiamo cercato di collocare ogni autore qui elencato nel suo giusto ambiente bio-bibliografico, ma la cosa non è stata
sempre facile, sia perché alcuni nomi non sono dati completi o con esattezza (alcuni saranno corretti da noi), sia perché
i nomi e le opere di alcuni di essi, forse in voga duecento anni fa, ma di scarso valore letterario e di scarsa importanza
storica, oggi appariscono in una luce molto scialba e sono caduti in quasi completa dimenticanza. Una qualche traccia la
si trova, talvolta ma non sempre, nelle storie letterarie o in alcuni dizionari biografici di quel tempo o della prima metà
dell'Ottocento. Di qualche diecina di nomi e di titoli, malgrado accurate ricerche, non siamo riusciti a trovare traccia.
Per gli scrittori gesuiti ci è stato di grande aiuto l'opera monumentale del P. Carlos Sommervogel.
Spi,2116b:T
Biblioteca ascetica
Catalogo di libri utili per l'educazione, e direzione spirituale delle giovani damigelle, il quale può
anche servire loro di norma per formarsi una piccola ed opportuna biblioteca, massime entrando nel
mondo.
Spi,2116b:T1,1
I. Libri utili per l'educazione
Spi,2116b:T1,1
1. Morali
Binet, Quel est le meilleur gouvernement, le rigoureux ou le doux pour les Supérieures*1
Valmont, Les égarements de la raison, v. 5 (N.B. Quivi si tratta dell'educazione, e si confutano le
perverse massime del gran mondo, ma è alla portata di poche*2)
Blanchard, Poète des mœurs, ou maximes de l'honnête homme, v. 3 (il 3 vol. va dato con qualche
riserva*3)
Fénelon, Éducation des filles
Fénelon, Dialogues des morts*4
Mme de Beaumont, Magazin des enfants
Mme de Beaumont, Magazin des adolescentes*5
Marin, Adélaïde, ou la pieuse pensionnaire
Marin, Virginia (trad. dal fr.*6)
Reyre, Mentor des enfants
Reyre, École des jeunes demoiselles*7
Paraboles du P. Bonaventure
Proyart, Les trois héroïnes, vies de 3 jeunes demoiselles*8
Mme Loquet, Voyage de Sophie au palais du vrai bonheur
Palafox, Il pastor della notte buona*9
Guida angelica per la gioventù
Mme de Beaumont, Éducation complète, ou principes d'histoire
Mme de Beaumont, Les Américaines
Favole di Clasio*10
Graziano, Il Criticon (trad. dallo spagnolo*11)
Muratori, La filosofia morale*12
Spi,2116b:T1,2
2. Catechismi
S. Filippo, Catechismo piccolo
Bellarmino, Dottrina cristiana*13
Calini, Catechismo ragionato, v. 5*14
Ferreri, Istruzioni in forma di catechismo, in 4o (per i domestici in sala*15)
Reggio, Spiegazione del catechismo, vol. 3*16
Exposition abrégée du Symbole tirée de S. François Xavier
Bougeant, Esposizione della dottrina cristiana in 4o (trad. dal fr.*17)
Fiérard, Ristretto della dottrina cristiana*18
Abelly, Le verità principali della fede (trad. dal fr.*19)
Monsignor de Biord, évêque d'Annecy, Catéchisme*20
Gustà, Saggio de' catechismi (ottimo per discernere i buoni dai cattivi*21)
Spi,2116b:T1,3
3. Storia Sacra
Mozzi, Trattenimenti famigliari (ottimo per conoscere i libri giansenisti proibiti*22)
Petavio, Breve compendio della Storia Sacra*23
Abrégé d'histoire de la morale de l'Ancien Testament
Lhomond, Histoire abrégée de la religion avant J.C.*24
Fleury, Mœurs des Israélites*25
Giuglaris, Le donne illustri dell'antico Testamento*26
Pellegrini, Sopra Tobia*27
Granelli, Lezioni sopra la S. Scrittura*28
Quirico Rossi, Lezioni sopra la S. Scrittura
Zucconi, Lezioni sopra la S. Scrittura*29
Mattei, Il Salmista toscano*30
Picquigny, Spiegazione delle epistole di S. Paolo (trad. dal fr.*31)
Berthier, Réflexions sur les Psaumes, v. 8
Berthier, Réflexions sur Isaïe, v. 5*32
Pertusati, La scuola perfetta della morale sulle parabole di G.C.*33
La Luzerne, évêque de Langres, Explication des Évangiles, v. 5*34
Duquesne, L'année apostolique, v. 12*35
Spi,2116b:T1,4
4. Storia ecclesiastica
Lhomond, Histoire abrégée de l'Église
Bérault-Bercastel, Storia ecclesiastica*36
Locatelli, Storia ecclesiastica*37
Orsi, e continuatori, Storia ecclesiastica*38
Morenas, Abrégé de l'histoire ecclésiastique*39
Muratori, Il Paraguay*40
Crasset, Il Giappone*41
Histoire de la France
Histoire de l'Église de France
Spi,2116b:T1,5
5. Storia universale
Hardion, Histoire universelle, vol. 18 (si trova tradotto) (il v. 1 e 2 sono cattivi)
Foresti, Mappamondo istorico, vol. 14 in 4o*42
Bossuet, Discours sur l'histoire universelle (è trad. in ital., ma il 2o vol. è all'indice e di altro
autore*43)
Valmont, Leçon sur l'histoire universelle, v. 11*44
Rollin, Histoire ancienne, v. 16
Rollin, Histoire romaine, v. 4*45
Crevier, Histoire des Empereurs jusqu'à Constantin, v. 12*46
Le Beau, Histoire depuis Constantin, v. 24*47
Ottieri, Conquiste*48
Spi,2116b:T1,6
6. Storia naturale
Pluche, Spettacolo della natura (trad. dal fr., v. 14*49)
Leçons de la nature, v. 5 (è anche tradotto in Firenze)
Auteur de la nature, v. 3
Sturm, Considérations sur Dieu, v. 3 (ediz. torinese perché corretta*50)
Spi,2116b:T1,7
7. Geografia
La Croix, Géographie, v. 2*51
Spi,2116b:T1,8
8. Poeti
Tornielli, Canzonette sacre*52
Clasio, Canzonette sacre
Sappa, Rime
Sappa, Il pellegrino fortunato*53
Presepio presepi, Anacreonte cristiano
Granelli, Tragedie
Marchese, Tragedie sacre
Metastasio (ma le sole sacre stampate a parte*54)
Cotta, Dio*55
Lamene, Dio, e poesie sacre*56
Filicaia*57
Apostolo Zeno*58
Neralco, Maria
Coppola, Maria Concetta*59
Razzano, Giobbe
Gajoni, L'uomo redento
Triveri, La Redenzione
Redi, Salmi di Davide*60
Mattei Lorenzo, Il Salmista toscano*61
Mattei Saverio, Traduzione de' Salmi*62
Lavini, Il Paradiso riacquistato*63
Diodata Saluzzo, Poesie*64
Spi,2116b:T2,1
II. Libri per lettura spirituale
Spi,2116b:T2,1
1. In genere
Segneri, Opere*65
Saint-Jure, L'errario della vita cristiana*66
Granata, Guida de' peccatori*67
Vanni, Strada alla salute*68
Pertusati, Pensieri cristiani, v. 2 (trad. dal fr.)
Cattaneo, Lezioni*69
Giulio, Notti di S. M. Maddalena
Giulio, Veglie di S. Agostino*70
Scaramelli, Direttorio ascetico*71
Rodriguez, Esercizio di perfezione*72
Diario spirituale: scelta di detti, e fatti de' Santi etc.*73
Personio, Guida degli uomini alla salute, v. 2 in 8o*74
Roberti, Opere*75
Trésor du Chrétien
Bourdaloue, Pensées
Avrillon, Pensées*76
Suffren, L'année chrétienne, in 4o v. 4*77
Conseils de la Sagesse
Triomphe de la Religion, v. 3 in 8o*78
Marin, La marquise de los Valientes
Bossuet, Lettres spirituelles
Lafitau, Lettres spirituelles*79
Grou, Morale tirée de S. Augustin, v. 2*80
Cousin, Cour sainte, v. 5 in 8o (è anche tradotto)
Baudrand, L'âme élevée à Dieu, v. 2*81
Trésor de la vérité
Maydieu, L'honnête homme*82
Spi,2116b:T2,2
2. Sermoni
*83
Quirico Rossi, Quaresimale*84
Granelli, Quaresimale*85
Tornielli, Quaresimale*86
Vanalesti, Quaresimale*87
Trento, Quaresimale*88
Massotti, Prediche, v. 3 in 4o
Bordoni, Buone morti, v. 6 in 8o*89
Turchi, Omelie*90
Segneri, Quaresimale
Griffet, Sermons, v. 3*91
La Rue, Sermons, v. 3*92
Colombière, Sermons*93
Cheminais, Sermons, v. 4*94
Bourdaloue, Sermons
Massillon, Sermons*95
Neuville, Sermons*96
Baudrand, Panégyriques
Spi,2116b:T2,3
3. Massime eterne
Rapin, Importance du salut*97
Salazar, Conversion du pécheur
Salazar, Il ritorno del cuor umano a Dio (trad. del Salazar*98)
Cattaneo, Massime
Nieremberg, Bilancia del tempo e dell'eternità
Nieremberg, Différence du temps et de l'éternité*99
Humbert, Pensées sur les plus importantes vérités*100
Granata, Guida de' peccatori
Ven. Liguori, Via della salute*101
Baudrand, Pensez-y bien
Pinamonti, La vera Sapienza
Pinamonti, L'inferno aperto*102
Spi,2116b:T2,4
4. Motivi di credibilità
Gerdil, Breve istruzione sopra i caratteri della Religione
Gerdil, Discorso sopra la divinità della Chiesa*103
Marchetti, Trattenimenti d'un padre di famiglia, v. 2*104
Segneri, L'incredulo senza scusa
Conversione del Cav. de Ramsay*105
Diessbach, Il cristiano solitario
Aymé, Fondements de la foi, v. 2*106
Jamin, Pensées (ediz. di Torino con la correzione presa da S. Francesco di Sales*107)
Chrétien par le sentiment, 3 v.
Baudrand, L'âme affirmée dans la foi
De la Palme, Principes de la religion catholique
Valmont, Les égarements de la raison, v. 5
Marin, La république des incrédules
Conversions remarquables de quelques protestants
Diessbach, Le chrétien catholique, v. 3
Spi,2116b:T2,5
5. Virtù teologali
Dell'importanza d'accrescere in noi e negli altri la fede
P. Trona, Sopra le virtù teologali
Diessbach, Zelo meditativo
Baudrand, L'âme embrasée de l'amour de Dieu
Avrillon, Sentiments sur l'amour de Dieu
Huby, Pratiques sur l'amour de Dieu*108
S. François de Sales, Traité sur l'amour de Dieu
Feller, Traité sur l'amour de Dieu*109
Spi,2116b:T2,6
6. Sopra Dio
D'Argentan, Considérations sur Dieu (ed. Torinese v. 2*110)
Baudrand, L'âme contemplant les grandeurs de Dieu
Avrillon, Réflexions sur les attributs de Dieu
Boudon, Dieu inconnu, et Dieu seul
Boudon, Dévotion à la S. Trinité*111
Cepari, Esercizio della presenza di Dio*112
Vanni, Esercizio della presenza di Dio
Franc, Méthode pour converser avec Dieu*113
Spi,2116b:T2,7
7. Sopra G.C.
Belingan, De la connaissance et de l'amour de J.C.*114
Imitazione di G.C.
Ven. Liguori, Pratica d'amar Gesù
Pertusati, Soliloqui sui patimenti di G.C. (trad. dal fr., vol. 4); Les souffrances de J.C., v. 2
Saint-Jure, La connaissance de J.C., v. 4
Saint-Jure, Le livre des élus*115
Nouet, Entretiens sur J.C., v. 3 in 4o*116
La science du Crucifix
L'amant de J.C.
Nepveu, Sur l'amour de J.C.
Nepveu, Esprit du Christianisme*117
Boudon, L'amour de N.S.J.C.
Baudrand, L'âme fidèle animée de l'esprit de J.C.
Baudrand, L'âme sur le Calvaire
Spi,2116b:T2,8,1
8. Ss. Eucarestia
Ormea, Anno eucaristico
Bigiogero, Amore degli amori
Cacciaguerra, Trattato della Comunione*118
L'anima divota del SS. Sacramento
Vaubert, Traité de l'Eucharistie, v. 2*119
Mme De Carcado, L'âme unie à J.C., v. 2
Griffet, Exercices pour la Communion
Boudon, L'amour de J.C. dans le très S. Sacrement
Lanzi, Il divoto del SS. Sagramento*120
Spi,2116b:T2,8,2
8 bis. S. Cuor di Gesù
Monsignor di Fumel, Divozione al Sacro Cuore di Gesù, v. 2, in 8o*121
Gallifet, Divozione al Sacro Cuore di Gesù*122
Nepveu, Divozione al Sacro Cuore di Gesù
Griffet, Dévotion au Sacré Cœur de Jésus
Baudrand, Dévotion au Sacré Cœur de Jésus
Derouville, Esercizio di meditazioni, ed atti per il S. Cuore di Gesù*123
Spi,2116b:T2,9
9. Sopra M.V.
Derouville, Imitazione di M.V.
Segneri, Il divoto di M.V.
Ven. Liguori, Le glorie di M.V.
Crasset, Divozione a M.V.
Il mese di Maria (è anche tradotto in fr.*124)
Duquesne, Grandeurs de Marie, v. 2
Vaubert, La dévotion à la S. Vierge
D'Argentan, Les grandeurs de Marie
Spi,2116b:T2,10
10. Angioli Custodi
Boudon, Dévotion aux S. anges
Mattei, Novena sopra gli angioli custodi*125
Spi,2116b:T2,11
11. Purgatorio
Boudon, Dévotion aux âmes du purgatoire
S. Caterina da Genova, Trattato sul purgatorio*126
Spi,2116b:T2,12
12. Preghiera
S. Pietro d'Alcantara, Trattato dell'orazione*127
Ven. Liguori, Sopra il gran mezzo della preghiera
Nepveu, Méthode d'oraison
Crasset, Metodo per meditare
Boudon, Le règne de Dieu dans l'oraison
Diessbach, Actes pour les plus éminentes vertus
Baudrand, L'âme seule avec Dieu seul
Instructions en forme de Dialogues sur divers états d'oraison suivant Bossuet
Spi,2116b:T2,13
13. Vocazione
Pinamonti, La vocazione vittoriosa
Natale, Il paradiso in terra*128
Spi,2116b:T2,14
14. Doveri particolari
Bellati, Doveri d'una moglie verso il marito*129
Nepveu, Conduite dans le monde
Clément, Maximes pour se conduire dans le monde
– (Avis à une personne engagée dans le monde) [depennato*130]
Baudrand, L'âme sanctifiée
Mme De Combes, Œuvres spirituelles, v. 2*131
Ven. Ligorio, La vera sposa di G.C.
Marin, Agnès de St. Amour, ou la fervente novice
Marin, Angélique, ou la religion selon le cœur de Dieu
Marin, La parfaite religieuse
Baudrand, L'âme religieuse
Spi,2116b:T2,15
15. Perfezione
S. Teresa, Opere
S. Francesco di Sales, Opere
Avila, Audi filia*132
Lombez, Lettere spirituali*133
Scupoli, Combattimento spirituale*134
Scaramelli, Direttorio ascetico
Rodriguez, Esercizio di perfezione
Diario spirituale
Imitazione di G.C.
Surin, Fondements de la vie spirituelle*135
Grou, Maximes spirituelles
Berthier, Réflexions, v. 5
Fénelon, Œuvres spirituelles, v. 4
L'esprit de S. Thérèse
Vie de la bonne Armelle
Spi,2116b:T2,16
16. Letture consolanti
S. Francesco di Sales, Opere (massime le Lettere)
S. Gertrude, Vita ed opere*136
Blosio, Consolazione de' pusillanimi*137
Stadiera, Inganni della vita spirituale*138
Rogacci, L'uno necessario (soltanto la 2a parte)
Figuera, Somma spirituale*139
Pertusati, La consolazione del cristiano (trad. dal francese)
Languet, Della confidenza nella misericordia di Dio (trad.*140)
Vallière, Lettere (traduzione del C.e Pertusati*141)
Bellati, L'arte di raccomandarsi a Dio
Lombez, Lettere spirituali
Lombez, Dell'allegrezza spirituale
Premoli, L'anima timorosa
Quadrupani, Documenti per tranquillare un'anima*142
Vittorelli, Lettere*143
Avvertimenti d'un filosofo cristiano (trad. dal fr.*144)
Ven. Ligorio, Operette
Lettere d'un cappuccino a religiose
Diotallevi, Beneficenza di Dio*145
Le Moyne, La divozione facile in ogni stato*146
Brignon, Pensieri consolanti*147
Nouveau Combat spirituel
Esprit consolateur
Du Sauts, De la confiance en Dieu*148
Grou, Caractère de la vraie dévotion
Avis spirituels d'un philosophe chrétien*149
L'anima desolata
Délices de l'amour de Dieu (trad. dall'ital.)
Spi,2116b:T2,17
17. Per tribolati
Pinamonti, La croce alleggerita
Bouhours, Parole cavate dalla S. Scrittura per conforto degli afflitti*150
Loarte, Conforto degli afflitti*151
Cacciaguerra, Trattato della tribolazione
Spi,2116b:T2,18
18. Per ammalati
Lettere consolatorie ad un'inferma
Crasset, Consolazione per gli ammalati
Binet, Consolazione per gli ammalati e persone afflitte*152
Spi,2116b:T2,19
19. Apparecchio alla morte
Crasset, Morte dolce e santa
Crasset, Apparecchio alla morte
Picquigny, Metodo efficace per ben morire
Lallemant, La morte de' giusti
Lallemant, Santi desideri della morte*153
Ven. Ligorio, Apparecchio alla morte
Vanalesti, Apparecchio per ben morire
Baudrand, L' âme se préparant à l'éternité
Nouet, Retraite pour se préparer à la mort
Spi,2116b:T2,20
20. Soggetti particolari
Avrillon, La dignité de l'âme
Caraccioli, De la grandeur de l'âme
Caraccioli, De la gaieté*154
Segneri, Sul Miserere
Avrillon, Commentaire sur le Miserere
Diotallevi, Idea d'un vero penitente
Diego Stella, Dispreggio delle vanità del mondo*155
Spi,2116b:T2,21
21. Politica
Hardion*156
Valmont, Leçons
Bossuet Discours [sur l'histoire universelle]
Rollin, Histoire ancienne, v. 16
Rollin, Histoire romaine, v. 4
Crevier, Histoire des empereurs jusqu'à Constantin, v. 12
Le Beau, Histoire depuis Constantin, v. 24
Histoire de France par le P. Daniel*157
Histoire de Louis XIII par le P. Griffet
Histoire de la révolution d'Espagne par le P. D'Orléans*158
Ottieri, Storia delle guerre d'Italia
Spi,2116b:T3,1
III. Libri di meditazioni
Spi,2116b:T3,1
1. Soggetti diversi
Da Ponte, Meditazioni, v. 4*159
Crasset, Considerazioni, v. 4
D'Orléans, Compendio del Da Ponte
Segneri, Manna dell'anima, v. 4
Spinola, Meditazioni, v. 4*160
Avancini, Vita di G.C.*161
Médaille, Meditazioni (trad. dal fr.*162)
Bouhours, Pensieri cristiani (trad. dal fr.)
Nepveu, Pensieri cristiani
Buseo, Meditazioni*163
Ven. Liguori, Via della salute
Affetti divoti
Le Clerc, Considerazioni
Nepveu, Réflexions, v. 4
L'Évangile médité, v. 12
Sept-Fonds, Méditations, v. 4
Grosez, Journal des saints avec méditations*164
Baudrand, L'âme élevée à Dieu, v. 2
Avrillon, L'année affective
Spi,2116b:T3,2
2. Misteri
Nepveu, Sur les mystères de J.C.
Avrillon, Conduite pour l'Avent
Siniscalchi, Discorsi, e considerazioni sopra il S. Natale*165
Avrillon, Conduite pour le Carême
Avrillon, Conduite pour la Pentecôte
Olivardi, L'anno doloroso
Baudrand, L'âme sur le Calvaire
Crasset, Trattenimenti sulla Quaresima
B. Ligorio, Meditazioni sopra la Passione di G.C.
Meditazioni sopra la Passione di G.C. per ciascun giorno del mese
Avrillon, Pratiques sur la divine Enfance
Siniscalchi, Settimana eucaristica
Ormea, Anno eucaristico
L'anima divota del SS. Sagramento
Mad. de Carcado, L'âme unie à J.C., v. 2*166
Spi,2116b:T3,3
3. Soggetti particolari
Pinamonti, Lo specchio che non inganna
Pinamonti, Il cuore contrito
Pinamonti, La vera sapienza
Pinamonti, L'inferno aperto
Diego Stella, Meditazioni sopra l'amor di Dio
Motivi d'amar Dio
Spi,2116b:T3,4
4. Esercizi
Cattaneo, Esercizi
Rogacci, Il cristiano raggiustato in 10 giorni d'esercizi
Balestrieri, Esercizi di S. Ignazio*167
Segneri Juniore, Esercizi di S. Ignazio*168
Gonnelieu, Esercizi di S. Ignazio*169
Guizzardi, Esercizi di S. Ignazio
Pinamonti, Esercizi di S. Ignazio
Crasset, La manna del deserto
Pertusati, Il cristiano in ritiro (trad. dal francese)
Il ritorno del cuore a Dio (trad. del Salazar)
Nouet, Retraite
Bourdaloue, Retraite
Judde, Retraite
Nepveu, Retraite
Belingan, Retraite
Huby, Œuvres spirituelles
Avrillon, Retraite
Belingan, Retraite sur les vertus de J.C.
Spi,2116b:T3,5
5. Giorno di ritiro
Prola, Giorno di ritiro
Croiset, Ritiramento per un giorno ciascun mese
Spi,2116b:T3,6
6. Novene
Bigiogero, Novene
Mariani, Novene*170
Ven. Ligorio, Novena del S. Natale
Siniscalchi, Considerazioni sopra il S. Natale
Avrillon, Sur la divine Enfance
Siniscalchi, Il Cuor tra le fiamme, Novena allo Spirito Santo
Avrillon, Conduite pour la Pentecôte
Baudrand, Neuvaine du S.C. de Jésus
Novena del S. Cuor di Gesù Cristo per le monache (dell'ab. Borgo*171)
Apparecchio di 9 giorni per la solennità del SS. Sagramento
Siniscalchi, Martirio del Cuor di Maria
Pinamonti, Il Cuor di Maria
Fiérard, Vita e morte dell'uom giusto (novena di S. Giuseppe)
Novena al glorioso S. Giuseppe, Firenze 1809
Lovat, Novena di S. Teresa*172
Mattei, Novena di S. Ignazio
Mattei, Novena di S. Francesco Saverio
Mattei, Novena di S. Stanislao
Mattei, Considerazioni per le sei domeniche di S. Luigi
Spi,2116b:T3,7
7. Libri di preghiera
Marchisio, Indirizzo spirituale
Pertusati, Trattenimenti dell'anima con Dio (trad. dal francese)
Ven. Ligorio, Visite al SS. Sagramento
Pertusati, Soliloqui sui patimenti di G.C. (trad. dal francese v. 4)
Villegas, Soliloqui*173
Loredano, Sensi di divozioni
Sanadon, Prières et Instructions*174
Actes des plus éminentes vertus (Diessbach)
Archimbaud, Soliloques d'un pécheur avec J.C. mourant
Sentiments affectueux de l'âme envers Dieu par le Chevalier de…
Baudrand, Réflexions et pratiques de piété
Cheminais, Sentiments de piété
Ven. Ligorio, Visites au très S. Sacrement
Croiset, Heures et prières
Vallière, Sentiments d'une âme pénitente
Spi,2116b:T4,1
IV. Storia (v. prima parte, n. 3-5)
Spi,2116b:T4,1
1. Storia particolare
Maffei, Storia delle Indie*175
Muratori, Cristianesimo felice
De Solis, Storia della conquista del Messico*176
Bartoli, L'Asia
Bartoli, L'Italia
Bartoli, L'Inghilterra
Strada, Storia della guerra di Fiandra
Davila, Storia delle guerre civili di Francia
Muratori, Annali d'Italia
Novaes, Elementi della storia de' Sommi Pontefici*177
Lettere edificanti e curiose d'alcuni missionari gesuiti
Lettres édifiantes de quelques missionnaires jésuites*178
Crasset, Histoire du Japon
Charlevoix, Histoire du Paraguay
Charlevoix, Histoire de la Nouvelle-France*179
D'Orléans, Révolutions d'Angleterre
D'Orléans, Révolution d'Espagne
Baudrand, Histoires édifiantes
Viaggi di Pietro Della Valle*180
Viaggi del Cap. Cook (la sola traduzione ed edizione di Torino)
Spi,2116b:T4,2
2. Vite (raccolta)
Ribadeneira*181
Croiset, v. 12
Ven. Ligorio, Vittorie de' martiri, v. 3
Giulio, Pietà forte, v. 3
Godescard et Marie, v. 12 in 8o
Griffet, L'année chrétienne, v. 12
Villefort, Vies des Pères du désert, v. 5*182
Marin, Vies des solitaires d'Orient
Vies des Pères de la Trappe, v. 5
Spi,2116b:T4,3
3. Vita di G.C.
Compans, Vita di G.C. (trad. dal francese del C. Pertusati), v. 2*183
Ligny, Vie de J.C.*184
Croiset, Vie de J.C.
Montreuil, Vie de J.C.*185
Spi,2116b:T4,4
4. Vita di M.V.
Croiset, Vie de la S. Vierge
Spi,2116b:T4,5
5. Vite particolari di santi
Bartoli, Vita di S. Ignazio
Bartoli, Vita di S. Francesco Borgia
Bartoli, Vita di S. Stanislao Kostka
Calippe, Vita di S. Francesco d'Assisi (trad. dal francese)
Gallizia, Vita di S. Francesco di Sales
Bacci, Vita di S. Filippo Neri
Cepari, Vita di S. Luigi
Cepari, Vita di S. Francesco Saverio
Vita di S. Vincenzo de Paoli
Vita del Ven. P. Paolo fondatore de' Passionisti
Compendio della vita del B. Ligorio
Bouhours, Vie de S. Ignace
Bouhours, Vie de S. François Xavier
D' Orléans, Vie de S. Louis Gonzague
D'Orléans, Vie de S. Stanislas Kostka
Marsollier, Vie de S. François de Sales, v. 2*186
Spi,2116b:T4,6
6. Vite particolari di sante
Vita di S. Giovanna di Chantal
Touron, Vita di S. Caterina da Siena*187
Vita di S. Teresa
Vita di S. Maria Maddalena de Pazzi
Marsollier, Vie de S. Jeanne de Chantal
Vie de S. Thérèse, v. 2 in 8o
Languet, Vie de la Vén. S. M. Alacoque, traduzione dal francese
Spi,2116b:T4,7
7. Vite edificanti
Vita dell'imperatrice Amalia
Vita dell'imperatrice Eleonora*188
Vita di Donna Eleonora Ramirez
Vita dell'Infanta d'Austria Religiosa scalza di S. Chiara
Vita della Sig.ra M.sa Serponti
Vita della Sig.ra Contessa Pertusati*189
Vita della Sig.ra M.sa Alconati
Vita della Sig.ra C.sa Cravenna*190
Bouhours, Vie de Madame de Bellefond
Vie de Madame Miramion*191
Vie de Madame Montmorency*192
Proyart, Vie de Madame Louise de France
Proyart, Vie de trois jeunes Demoiselles
Proyart, Histoire du Dauphin père de Louis XV
Proyart, Histoire du Dauphin père de Louis XVI*193
Spi,2116b:*1
Étienne Binet, S.J. (1569-1639). L'opera francese fu tradotta in italiano: Idea del buon governo per
Superiori Religiosi, descritta da Renato Francese, predicatore del Re…, Venezia 1655, Roma
1682… . Torino 1843 (trad. di Antonio Bresciani, S.J.). Del Binet abbiamo anche: Consolations et
réjouissances pour les malades et personnes affligées, en dialogue; trad. ital., tedesca e irlandese.
Spi,2116b:*2
Jacques-Christophe Bomare de Valmont, n. Rouen 17 settembre 1731, m. a Parigi il 24 agosto
1807. Studiò a Rouen dai gesuiti. Si specializzò in scienze naturali e medicina. Citato sotto alla nota
44.
Spi,2116b:*3
Blanchard Jean-Baptiste, S.J., n. Vouziers 1731, m. 1797. Dopo il 1764 (soppressione della
Compagnia in Francia) si ritirò nel Belgio e si dedicò all'educazione della gioventù pubblicando
alcune opere educative: Le poète des mœurs ou les Maximes de la Sagesse, Namur 1772, 2 voll. in
12; ristampato col titolo: Les Maximes de l'honnête homme; Le temple des Muses fabulistes
français, Liège 1766, 2 voll. in 12.
Spi,2116b:*4
François de Salignac de La Mothe Fénelon, n. nel castello di Fénelon (Périgord) il 6 agosto 1651,
m. a Cambrai (dove era vescovo) il 7 gennaio 1715. Della sua vasta produzione letteraria qui
interessa particolarmente il suo celebre Traité de l'éducation des filles, pubblicato nel 1687, dove è
delineato un metodo educativo fondato sull'amorevolezza e sulla serenità: non bisogna instillare
nelle tenere menti infantili “vaines craintes des fantômes et des esprits”, ma tendere invece a
delineare sempre “une idée agréable du bien et une idée affreuse du mal”. La natura non va
conculcata ma aiutata. L'autorità può ben convivere con una saggia libertà. Tra le opere minori di
Fénelon ricordiamo, accanto al qui ricordato Dialogues des morts, anche Traité de l'existence et des
attributs de Dieu (1718), Lettres sur l'autorité de l'Église, Lettres sur la religion, ecc.
Spi,2116b:*5
Jeanne la Princesse de Beaumont, n. Rouen nel 1711, m. ivi 1780. Fu educatrice in case private,
nobili, in Polonia, in Inghilterra e in Francia. A Londra diede vita al periodico Magazin des Enfants,
che poi si diramò in Magazin des Pauvres, des adolescents, ecc. contenente in forma di dialogo un
trattato completo di educazione infantile sulla religione, la morale, la storia, la geografia, e perfino
la ginnastica e l'igiene. A parte, estratto dal Magazin, fu stampato il Mentor des enfants, che ebbe
molta fortuna. Lo stile è talvolta scadente, ma il fine nobilissimo. Tutte le opere della Beaumont
sono state stampate in 70 volumi.
Spi,2116b:*6
Marin Michel-Ange, n. a Marsiglia da famiglia nobile oriunda da Genova il 23 dicembre 1697, m. a
Avignone il 3 aprile 1767. Era religioso dell'Ordine dei Minimi, dove entrò nel 1714. Insegnò molti
anni filosofia e teologia a Avignone. Direttore spirituale, inculcava ai laici la pratica degli Esercizi
spirituali, e per agevolare le giovinette istituì le Sœurs de la Retraite con regole informate allo
spirito di S. Ignazio e di S. Francesco di Sales. Fu uomo dotato di molta fantasia e facilità di parola.
I molti scritti ascetici e morali si presentano in forma di romanzo storico o di racconto: Adélaïde de
Witsbury ou la pieuse pensionnaire, Avignon 1744, (molte volte ristampato fino al 1800 inoltrato);
Le baron de van Hesden ou la république des incrédules, Toulouse 1762, 5 voll. in 12; Agnès de St.
Amour ou la fervente novice, Avignon 1762, 2 voll. Marseille 1829; La Marquise de los Valientes
ou la Dame chrétienne, Avignon 1765, 2 voll.; Lettres ascétiques et morales, postume 1769,
Avignone, in 2 voll.; Les vies des Pères du désert d'Orient (l'opera sua più importante), 3 voll. in 4,
Avignon 1761-1764, ivi 1764 in 9 voll., Lione 1824 (G. Moretti, in Enc. Catt. VIII, 155).
Spi,2116b:*7
L'école des jeunes demoiselles ou lettres d'une mère vertueuse à sa fille avec les réponses de la fille
à sa mère, recueillies et publiées par M. l'abbé Reyre auteur du Mentor et du Fabuliste des enfants,
ouvrage où l'on trouve tout ce qui a rapport à l'éducation des jeunes personnes et tout ce qui peut
servir à former leur esprit et leur cœur, Cinquième édition, Paris 1808 (da un foglietto volante
trovato tra la corrispondenza del Lanteri).
Spi,2116b:*8
Proyart Liévain-Bonaventure, n. Arras nel 1743, m. ivi il 23 marzo 1808. Sacerdote educatore,
insegnante al Collegio Louis le Grand in Paris dopo la cacciata dai gesuiti (1763), si sforzò di
continuarne i metodi e la pietà. Fu anche vice rettore del collegio. Passò poi al collegio di Puy-enVelay, che egli riformò e portò a una discreta celebrità. Nel 1789 fu fatto canonico a Arras. Durante
la rivoluzione organizzò la resistenza e dovette fuggire in Fiandra. Sollecitato dal gen. Dumouriez a
diventare vescovo costituzionale, si rifiutò. Poi passò in Germania, ospite del principe HohenloheBartenstein che lo fece suo consigliere ecclesiastico. Dopo il Concordato rientrò in Francia, dove
attese alla compilazione delle sue opere, polemiche il più delle volte: L'Écolier vertueux, 1772,
(molto diffuso nei collegi); Le modèle des jeunes gens, Vie de Souzi le Pelletier; Vie du Dauphin,
Père de Louis XVI, 1777, in 2 voll. nel 1782; Vie de Robespierre (pubbl. in Fiandra); Louis détrôné
avant d'être roi; Louis XVI et ses vertus; parecchie biografie di persone religiose; Il libro Louis XVI
et ses vertus aux prises avec la perversité de son siècle, uscito a Parigi nel 1808, lo fece internare
nella Bicêtre, dove le privazioni lo stremarono e prese l'idropisia al petto. Fu ricondotto a Arras
sotto scorta e vi morì poco dopo il 23 marzo 1808. Tutte le opere del Proyart furono stampate a
Parigi nel 1819 in 17 voll. “Se talvolta il quadro che egli fa è un po' carico, le espressioni forti, il
tono vivo, bisogna perdonarlo a chi aveva visto i sinistri effetti delle dottrine perniciose e
antireligiose, e la cui viva immaginazione era stata colpita dallo spettacolo di tanti eccessi e di tanti
furori” (Feller).
Spi,2116b:*9
Antonio Palafox y Croy, vescovo di Cuenca nella Spagna dal 1800 al 1802, si rese benemerito per
l'istituzione di scuole popolari nella sua diocesi e lasciò molti scritti pastorali e pedagogici. (Da non
confondere col celebre Mons. Palafox y Mendoza Juan (1600-1659) vescovo di Puebla de los
Angeles (Messico) e poi di Osma, che i giansenisti volevano far beatificare con l'appoggio dei
Borboni).
Spi,2116b:*10
Clasio, pseudonimo di Luigi Fiacchi, sacerdote e professore all'università di Pisa, n. a Scarperia di
Mugello (Firenze) nel 1754, m. ivi nel 1825. Ricordato nella storia della letteratura per le sue 100
favole scritte in un linguaggio semplice e melodioso, con scopi altamente educativi e morali, e per
l'edizione da lui curata come ottimo filologo di molti testi di scrittori antichi, tra cui i trentacinque
codici delle opere di Lorenzo il Magnifico. Il Clasio era un'antica conoscenza del Lanteri e il suo
nome apparie spesso tra i membri dell'Amicizia Sacerdotale di Firenze (cfr. Bona, 242, 250, 393).
Spi,2116b:*11
Graciàn Balthasar, S.J., n. a Calatayud (Spagna) nel 1601, entrato nella Compagnia nel 1619, m. a
Tarragona il 6 dicembre 1659, fu insegnante di lettere, S. Scrittura, teologia, e poi predicatore
apostolico. Pubblicò (sotto il nome del fratello Lorenzo) diversi lavori a carattere apologetico con
titoli molto “secenteschi”: El Heroe (1640), El Politico (1640), El discreto (1645), Oraculo manual,
arte de la prudencia (1647), e l'opera sua principale, qui ricordata: El Criticon, 3 voll. 1650, 1653,
1653, il cui contenuto è meglio spiegato nel titolo della traduzione italiana: Il Criticon overo Regole
della Vita Politica Morale di Don Lorenzo Gracian. Tradotte dallo Spagnolo in Italiano da Gio.
Pietro Cattaneo divisa in tre Parti, Venetia 1685 appresso Nicolò Pezzana; 2a ed. ivi 1709; 1720;
1730; 1745 ecc. (Sommervogel, III, 1.646).
Spi,2116b:*12
Ludovico Antonio Muratori, n. a Vignola nel 1672, m. ivi 1750, è celebre come storico sommo, ma
ha lasciato anche buon numero di operette ascetiche, apologetiche e morali (di cui una è citata
nell'elenco) e che ricorderemo volta per volta quando le incontreremo.
Spi,2116b:*13
S. Roberto Bellarmino, S.J., n. a Montepulciano il 4 ottobre 1542 m. a Roma il 17 settembre 1621,
canonizzato nel 1930, dichiarato dottore della Chiesa nel 1931. Celebre per le sue Controversie, in 4
voll. (1586-1593). Il Bellarmino esercitò un grande influsso nella diffusione dell'istruzione religiosa
e catechistica nel suo tempo e in quelli seguenti. Tre sono le opere da lui composte direttamente a
questo scopo: Dottrina cristiana breve, Roma 1597; Dichiarazione più copiosa della dottrina
cristiana, Roma 1598; Dichiarazione del Simbolo, Roma 1604. Il catechismo del Bellarmino, più
volte ed anche recentemente approvato dall'autorità ecclesiastica (Leone XIII e Pio XI), ebbe ben 56
traduzioni. Si segue abitualmente la forma a dialogo. Il Bellarmino, insieme con S. Carlo Borromeo,
è designato come celeste patrono di tutte le istituzioni di istruzione religiosa (Tixeront-Calliari,
Patrologia, Torino Lice 1950, II, 105).
Sulla fortuna del Catechismo del Bellarmino in Piemonte scrive lo Stella: “L'uso del Bellarmino
nella catechesi venne proposto e incoraggiato – in Piemonte – soprattutto nel Seicento-Settecento
(prima metà), prima che la critica antigesuitica, tendenze territoriali più o meno ispirate al
gallicanesimo e protette dall'assolutismo, favorissero il prevalere di catechismi diocesani. Sinodi
che in Piemonte nel Settecento indicarono il Bellarmino sono: Alba (1702), Ivrea (1713), Torino
(1729), Vercelli (1749), Ivrea (1753), Torino (1755), San Benigno di Fruttuaria (1785)” (P. Stella,
Alle fonti del catechismo di Pio X, p. 45).
Spi,2116b:*14
Ferdinando Calini, S.J., n. a Brescia il 25 maggio 1713, m. dopo il 1773; ci ha lasciato: Catechismo
ragionato, o sia la dottrina della Chiesa sopra le materie più necessarie a sapersi circa il dogma e
circa il costume, per instruire e convincere chiunque colla divina grazia cerca di conoscere la
verità… del Sig. ab. Ferdinando Conte Calini, Venezia 1787, 5 voll. in 8o; Compendio di Storia
Ecclesiastica, 4 voll., ivi 1798 (Sommervogel, II, 542).
Spi,2116b:*15
Pietro Maria Ferreri, S.J. n. 1677, m. 1737. Istruzioni in forma di catechismo per la pratica della
dottrina cristiana, in 4 parti, Novissima edizione, corretta ed accresciuta dal medesimo autore,
Palermo 1732; Bassano 1768. Il P. Ferreri ci ha lasciato anche un Quaresimale. Il gesuita F. Gustà
(Sui catechismi moderni, ecc. pp. 80-84), difende il catechismo del Ferreri dalle critiche dei
giansenisti italiani (Sommervogel, III, 686 ss.).
Spi,2116b:*16
Reggio Ottavio, S.J. (1678-1752), Spiegazione del catechismo, Palermo 1728, Milano 1742
(Sommervogel, VI, 1.589, s.).
Spi,2116b:*17
Guillaume-Hyacinthe Bougeant, S.J. n. a Quimper il 4 novembre 1690, in Compagnia nel 1706, m.
a Parigi 7 gennaio 1743. Fu insegnante di retorica. Scrisse molto, tra cui: Exposition de la doctrine
chrétienne par demandes et réponses, divisée en trois catéchismes, I, Historique, II, Dogmatique,
III, Pratique, Paris 1741, 4 voll. in 12, Paris, 1746, 1853, 1860, 1875… Trad. tedesca, Augsburg
1741; Trad. italiana, Venezia 1750, Milano 1815 (in 4 voll.), Torino, da Marietti, 1864 in 3 voll.
(Sommervogel, I, 1.873-1.885).
Spi,2116b:*18
Fiérard Joseph, S.J. n. a La Flèche 3 settembre 1707, m. a Milano 23 settembre 1773. Dopo la
soppressione della Compagnia in Francia (1763) si ritirò in Italia e attese alla compilazione delle
sue opere, tra cui: Ristretto della dottrina cristiana composto dal P. Giuseppe Fiérard d.C.d.G.,
Bergamo 1773, per Francesco Locatelli, in 8o pp. 298, Venezia 1799, ivi 1822, ivi 1834; adottato
come testo ufficiale nella diocesi di Feltre e di Belluno 1826; tradotto in polacco (Sommervogel, III,
718-720).
Spi,2116b:*19
Louis Abelly, (1604-1691), figlio spirituale di S. Vincenzo de Paoli, di cui fu il primo biografo;
Vicario Generale di Mgr Francesco Fouquet (1640-1643) vescovo di Bayonne, poi a Parigi direttore
spirituale dell'ospedale. Ci lasciò una quarantina di opere che trattano di teologia, di morale (la
morale dell'Abelly è lodata da S. Alfonso, ma il poeta Boileau lo chiama “le moelleux Abelly”), di
storia, di spiritualità e di ascetica, tutte molto lodate e più volte ristampate e tradotte (I. Cecchetti, in
Enc. Catt. I, 68-69).
Spi,2116b:*20
Jean-Pierre de Biord (1719-1785) fu vescovo di Ginevra con sede a Annecy.
Spi,2116b:*21
Francesco Gustà, S.J. nato in Spagna nel 1744, ma dopo la soppressione della Compagnia vissuto
sempre in Italia, e m. a Palermo nel 1816 (rientrato nella Compagnia). Scrisse molto di apologetica
antigiansenista, di catechetica, ecc. tra cui ricordiamo: Sui catechismi moderni, saggio criticoteologico, Ferrara 1788 (“prende in esame molti testi catechistici pubblicati in Francia, Olanda,
Italia, da giansenisti, e globalmente o singolarmente condannati dalla S. Congregazione dell'Indice
con decreto del 21 novembre 1757”, Savio, 11 ss.); Difesa del catechismo del card. Bellarmino
contro alcune imputazioni che leggonsi in un catechismo stampato a Prato, Ferrara 1787.
Spi,2116b:*22
Luigi Mozzi dei Capitani, S.J., n. a Bergamo 26 maggio 1747, m. Oreno (Milano) 2 luglio 1815.
Entra nella Compagnia nel 1773 (anno della soppressione), è ordinato sacerdote a Bergamo dopo la
soppressione della Compagnia, canonico, esaminatore prosinodale, arciprete del capitolo della
cattedrale di Bergamo. Ha un'attività intensa come polemista contro i giansenisti (1777-1792), e
come organizzatore di opere sociali a favore dei giovani lavoratori. Nel 1797, cade in sospetto del
governo giacobino per le simpatie che riscuoteva nel campo giovanile, e deve lasciare Bergamo.
Egli si dedica alle missioni popolari. Nel 1804 Pio VII lo nomina prefetto del Caravita a Roma.
Ricostituita la Compagnia a Napoli nel 1806, domanda di rientrarvi, ma, dispersa nuovamente la
Compagnia, deve rinunciare al suo proposito. Fu in diverse città d'Italia, finché, accolto dal suo
amico conte Scotti di Milano nella sua villa di Oreno, vi morì assistito dal suo amico S. Vincenzo
Strambi.
Lasciò molti scritti di carattere apologetico e polemico: Lettere a un amico su una certa
dissertazione pubblicata a Brescia sul ritorno dei Giudei nella Chiesa, Lucca 1777 (l'autore della
dissertazione, uscita nel 1772, era un religioso giansenista); Lettera famigliare d'un teologo a un
teologo (sullo stesso argomento), Vienna 1778 (a cui fu risposto con un'altra Lettera d'un teologo
agli autori delle Effemeridi Letterarie di Roma, 1778); Il Falso discepolo di S. Agostino e di S.
Tommaso convinto d'errore, Venezia 1779 (risposta a un libro francese tradotto in italiano
pubblicato a Parigi dal titolo: La Doctrine de St. Augustin et de St. Thomas victorieuse de celle de
Molina et des Jésuites, par les armes que présente Mgr l'archevêque de Paris dans son Instruction
Pastorale du 28 octobre 1763); Polemica col P. Vittore da Coccaglio, Cappuccino bresciano; Storia
compendiosa dello scisma di Utrecht, Genova 1785; Storia della rivoluzione della Chiesa di
Utrecht, 3 voll. Venezia 1787; Il culto dell'amore divino (sul S. Cuore), 2 voll. Bologna 1792 (opera
di Mons. Fumel tradotta in italiano e annotata dal Mozzi); Lettera a Mons. Ricci, Foligno 1792;
Regole e Statuti per la Congregazione di S. Luigi Gonzaga (da lui fondata), 1795 e 1800;
Trattenimenti familiari sulla proibizione de' libri, Assisi 1790, ecc. (Sommervogel, V, 1.371-1.373;
S. Cividini, in Enc. Catt. VIII, 1.506 – Il Cividini ha fatto la tesi di laurea sul Mozzi, Il P. L.M.
antigiansenista, inedita nel Seminario Lateranense).
Spi,2116b:*23
Dionisio Petau, latinizzato in Petavio (1583-1652), è il principale esponente della teologia detta
positiva, il cui capolavoro, Theologica Dogmata, in 4 grossi volumi stampati tra il 1644 e il 1650,
rimane ancora fondamentale. Tra le sue opere minori ricordiamo anche quella accennata nel
catalogo.
Spi,2116b:*24
Lhomond – oppure L'homond – Charles-François, n. a Chaulnes (Noyon) nel 1727, m. a Parigi il 31
dicembre 1794 a 67 anni. Sacerdote diocesano, passò tutta la vita nell'insegnamento per cui aveva
una particolare disposizione. Durante la rivoluzione, rifiutando di prestare il giuramento richiesto,
fu imprigionato nella chiesa di Saint-Firmin trasformata in prigione; fu salvato poco dopo da un suo
antico discepolo. Morì due anni dopo nel 1794. Tra le molte opere, che ebbero molta diffusione
anche in questo secolo, ricordiamo: Epitome historiæ sacræ (usato per moltissimi anni nelle classi
di latino); Histoire abrégée de l'Église, où l'on expose ses combats, ses victoires dans le temps de
persécution, d'hérésie et de scandales, et où l'on montre que sa conservation est une œuvre divine
ainsi que son établissement, in 12, Paris 1790, e altre opere didattiche e apologetiche (Feller, VIII,
121-123).
Spi,2116b:*25
Claude Fleury (da non confondere col card. André-Hercule), n. a Parigi il 6 dicembre 1640, m. ivi il
14 luglio 1723, amico di Bossuet e di Bourdaloue, fece rapidamente una splendida carriera.
Precettore dei principi di Condé (1672), del conte di Vermandois (1680), dei figli del duca di
Borgogna, di Berry e d'Angiò (1689), fu fatto accademico di Francia nel 1696 e nel 1710 confessore
del giovane re Luigi XV. La sua fama è legata alla sua Histoire Ecclésiastique, dalle origini al 1414,
in 20 voll. Parigi 1691-1720, scritta con ampio disegno, con acume critico, ben documentata,
indipendente nei giudizi, di ottimo stile, che ebbe numerose edizioni e anche traduzioni in lingue
straniere. L'opera non è scevra da tendenze gallicane, che suscitarono critiche numerose, talvolta
serene, talvolta anche forti e astiose. (F. Gacquière, La vie et les œuvres de Claude Fleury, Paris
1925; Zaccaria da S. Mauro, in Enc. Catt. V, 1.450). Tra le opere minori ci ha lasciato: Les mœurs
des Israélites, Paris 1681; Les mœurs des Chrétiens, ivi 1782, due scritti eccellenti e originali di
edificante storia spirituale, poi riuniti in tre voll., Paris 1802; estratti a cura di Cherel, ivi 1912.
Spi,2116b:*26
Luigi Giuglaris, S.J. n. a Nizza Marittima nel 1607, m. a Messina il 15 novembre 1653. Entrò nella
Compagnia nel 1622. Fu educatore di Carlo Emanuele di Savoia e predicatore molto celebre ai suoi
tempi. Sue opere: Avvento, Venezia, presso Paolo Baglioni, 1668; Panegirici, Venezia 1649; La
scuola della verità, Venezia 1665; Quaresimale, in Milano presso Ludovico Monza, 1665, molte
edizioni successive; Elogia Patriarcharum ac Christi Jesu, Cracoviæ 1643 (Sommervogel, III,
1.470-1.477, dove però non è citata l'opera ricordata nel nostro elenco, che probabilmente è opera
compilata da altri su opere dello stesso Giuglaris).
Fu definito “un famigerato esponente dei cattivi predicatori del Seicento”. I suoi Panegirici e
Discorsi sull'Avvento offrono la quintessenza del “barochismo”, né molto più composto è il
Quaresimale, dove tuttavia si nota l'arte di tener desta l'attenzione (v. Enciclopedia Ecclesiastica,
Milano 1950, IV, 119-120). Però: a) i contemporanei del Seicento (e dopo) pare che lo giudicassero
diversamente; b) e così pure il Lanteri.
Spi,2116b:*27
Pellegrini Giuseppe Luigi, S.J. n. a Verona il 21 gennaio 1718, entrato nella Compagnia nel 1733,
m. a Verona il 13 aprile 1799. Fu predicatore e esegeta. Predicò anche a Vienna alla presenza di
Maria Teresa. Membro dell'Arcadia. Pubblicò: Canto di Tobia, ragionamento di Giuseppe Luigi
Pellegrini d.C.d.G., Venezia 1772, 2 voll., Milano 1788 (dedicato a Maria Teresa), Venezia 1800,
ivi 1818 (il Canto di Tobia fu pubblicato anche nella Raccolta di poesie bibliche tradotte da celebri
Italiani, Milano 1832; l'opera intera forma il tom. VIII de L'istoria Santa del P. Granelli S.J. (v.
nota seguente), Brescia 1832, in 8, voll. 12); Prediche e Panegirici, Parma 1796 (Sommervogel, VI,
446-448).
Spi,2116b:*28
Giovanni Granelli, S.J., n. a Genova il 15 aprile 1703, m. a Modena il 3 marzo 1770. Fu predicatore
apostolico e arcade col nome di Creniso Paronatide. Di lui ci restano: Lezioni morali, Historiche,
Critiche e Cronologiche sul Genesi, sull'Esodo, de' Numeri, del Deuteronomio, di Giosuè, de'
Giudici, de' Re, in Parma 1765 e ss. 4 voll. in 16 (Sommervogel, III, 1.673-1.676).
Spi,2116b:*29
Ferdinando Zucconi, S.J., n. a Monte Cassiano (Macerata) il 17 ottobre 1647, m. a Firenze il 4
maggio 1732. Fu accolto nella Compagnia nel 1663 e per 37 anni insegnò esegesi a Firenze.
Pubblicò le sue Lezioni sopra la S. Scrittura, Firenze 1701-1705, 5 voll., spesso ristampate
(Sommervogel, VIII, 1.530-1.533).
Spi,2116b:*30
Loreto Mattei, n. a Rieti il 4 aprile 1622, m. il 24 giugno 1705. Era di famiglia nobile. Sposato,
rimasto vedovo, si fece prete. Fu poeta arcadico di molto successo, ma il Tiraboschi giudica il suo
stile non abbastanza puro né curato. Fu uno dei primi membri dell' Arcadia. Ci lasciò: Il Salmista
toscano, ovvero parafrasi dei Salmi di Davide, Macerata 1671, spesso ristampato; Il Cantico dei
Cantici in 8 egloghe, Vienna 1686; Parafrasi degli inni del Breviario Romano, Bologna 1689.
Spi,2116b:*31
Bernardino de Picquigny, cappuccino, n. a Picquigny nel 1633, m. a Parigi nel 1709, fu un celebre
esegeta. Di lui abbiamo: Epistolarum D. Pauli triplex expositio, 1709; Triplex expositio in
Evangelia, 1726; Opera Omnia in 5 voll., 1870-1901 (H. Dunand, Introduct. alle Opera Omnia, I,
1870).
Spi,2116b:*32
Guillaume-Joseph Berthier, S.J. n. a Issoudun il 7 aprile 1704, m. a Bourges il 15 dicembre 1784.
Entrò nella Compagnia nel 1784. Svolse un'intensa attività letteraria. Continuò l'Histoire de l'Église
Gallicane dei confratelli Longueval e Brumoy, di cui pubblicò i voll. XI e XII lasciati da essi e vi
aggiunse di suo i voll. XIII-XVIII (Parigi, 1744-1749). Dal 1745 al 1762 diresse le Mémoires de
Trévoux, contro Voltaire e i giansenisti. Dopo il 1762, soppressa la Compagnia in Francia, fu
precettore dei figli del Delfino, futuri Luigi XVI e Luigi XVIII. Tra le opere ascetiche ricordiamo:
Le Psautier traduit… avec des notes et des réflexions, 8 voll. Paris 1785 (ripubblicato dal Migne,
Corpus S. Scripturæ); Réflexions Spirituelles, ivi 1790, in cui difende gli autori mistici; cfr.
Doctrine spirituelle du P. Berthier, estratto dalle sue opere a cura del sulpiziano Lasausse, Paris
1797 (Sommervogel, I, 1.377-1.386).
Spi,2116b:*33
Il conte Francesco Pertusati, n. a Milano il 19 maggio 1741, m. ivi il 22 maggio 1823, fu grande
amico del Diessbach e del Lanteri, la colonna dell'Amicizia Cristiana Milanese e molto benemerito
nel movimento di resistenza cattolica durante la rivoluzione e il periodo napoleonico. Di lui il P.
Calliari, Carteggio, ha pubblicato le lettere al Lanteri, e vi ha premesso una breve biografia (t. II,
pag. 241). Si devono a lui 34 pubblicazioni, in parte produzioni originali, in parte traduzioni dal
francese fatte in collaborazione con la moglie contessa Maria Olgiati (di cui egli stesso scrisse la
vita), di cui parecchie sono ricordate in questo catalogo. Sul Pertusati cfr. G. Baraldi, Notizie
biografiche sul conte F. Pertusati, in Memorie di religione, di morale, di letteratura, 3 (1823) 303336; Bona, 142 ss.
Spi,2116b:*34
César-Guillaume de La Luzerne, n. a Parigi il 17 luglio 1738, m. il 21 luglio 1821. Fu consacrato
vescovo di Langres il 10 settembre 1770, dimesso nel 1801, creato cardinale da Pio VII il 28 luglio
1817, nuovamente vescovo di Langres il 1 ottobre 1817 (HC, VI, 263).
Spi,2116b:*35
Dell'abate Duquesne, n. a Parigi nel 1733, m. ivi il 29 marzo 1792, abbiamo tre opere ascetiche che
ebbero larga diffusione fino al nostro tempo: L'Anno Apostolico, in 12 voll., trad. ital. Venezia
1792; Il Vangelo meditato; Le grandezze di Maria. Nella prefazione all'Anno Apostolico, stampato a
Venezia, si legge: “Il celebre abbate Duquesne, Sacerdote di vita consacrata totalmente al travaglio,
e alle funzioni del Ministero, essendo sempre state le uniche sue giornaliere occupazioni l'orazione,
lo studio, la direzione delle anime, principalmente nel lunghissimo tempo in cui fu Confessore
ordinario delle Religiose della Visitazione a Parigi, e la cura spirituale dei carcerati…”
Spi,2116b:*36
Bérault-Bercastel Antonio Enrico (1720-1794), Autore di una Histoire de l'Église in 24 voll.
Spi,2116b:*37
Locatelli Paolo Maria, n. a Faleggio (Bergamo) nel 1728, m. a Milano nel 1797. Sacerdote, scrisse
di filosofia, di apologetica e di storia: Esposizione della dottrina cristiana, Milano 1789, spesso
ristampato; De historica in persequendis scientiis methodo, Milano 1773.
Spi,2116b:*38
Giuseppe Agostino Orsi, O.P., cardinale (1692-1761) scrisse una famosa (ai suoi tempi) Istoria
Ecclesiastica (1747-1762), comprendente solo i primi sei secoli del cristianesimo, contro il Fleury.
Spi,2116b:*39
Morenas François, n. a Avignone nel 1702, m. a Monaco nel 1774. Di famiglia molto povera, fu
soldato, poi cordelier, e infine, uscito dall'ordine, libero scrittore. Nel 1733 era redattore del Journal
d'Avignon. Nel 1768, all'entrata delle truppe francesi in Avignone, il Morenas si ritirò a Monaco
Principato dove attese alla compilazione delle sue opere, tra cui ricordiamo: Entretiens historiques,
18 voll., 1743-1748; Abrégé de l'histoire Ecclésiastique de Fleury, 10 voll., 1750, opera molto
lodata; Dictionnaire des cas de conscience, 1758; Dictionnaire historique et géographique, 1759;
Dictionnaire portatif de géographie, 8 voll., 1760-1762, ecc. (Feller, IX, 310).
Spi,2116b:*40
L. A. Muratori: Il Cristianesimo felice nelle Missioni de' Padri della Compagnia nel Paraguay,
descritto da Ludovico Antonio Muratori bibliotecario del Serenissimo Signor Duca di Modena, 2
voll., Torino 1824, dalla Tipografia Bianco, pp. 285, 264 (Bona, 364).
Spi,2116b:*41
Jean Crasset, S.J., n. a Dieppe 3 gennaio 1618, m. a Parigi il 4 gennaio 1692. Delle sue opere
ascetiche, molto diffuse, più volte ristampate e tradotte in tutte le lingue europee, ricordiamo:
Méthodes d' oraison avec une nouvelle forme de méditation, 2 voll., Parigi 1672 (la “nouvelle
forme” è l'uso delle giaculatorie come iniziazione alla vita d'unione mistica); Considérations
chrétiennes pour tous les jours de l'année, 3 voll., Parigi 1683; Entretiens de dévotion sur le S.
Sacrement de l'Autel, ivi 1678; La douce et sainte mort, ivi 1689, ecc. (Sommervogel, II, 1.6231.646).
Spi,2116b:*42
Foresti Antonio, S.J., n. a Carpi, m. a Parma il 25 agosto 1692. Insegnò a Ferrara, Brescia e
Mantova. Scrisse il Mappamondo istorico, cioè ordinata narrazione dei quattro Sommi Imperii del
mondo, dedicata all'Altezza Serenissima di Ranuccio II Duca di Parma, Piacenza etc., in Parma,
dalla tipografia di Galeazzo Rosati MDCXC (1690), in 4 voll., Venezia 1695, 4 voll., e sei parti, ivi
1701, ecc. È uno dei primi tentativi di storia universale e non dei peggio riusciti. Il Foresti pubblicò
anche alcuni opuscoli ascetici (Sommervogel, III, 880-887).
Spi,2116b:*43
Bossuet Giacomo-Benigno (1627-1704), celebre vescovo di Meaux, ci ha lasciato, oltre le opere
oratorie, anche altri studi di ascetica, di filosofia e di storia, tra cui ricordiamo: Discours sur
l'histoire universelle, La connaissance de Dieu et de soi-même, Élévations sur les mystères,
Méditations sur l'Évangile, ecc.
Spi,2116b:*44
Jacques-Christophe Bomare de Valmont, v. nota 2. Era nato a Rouen il 17 settembre 1731, m. a
Parigi il 24 agosto 1807. Ci lasciò tra l'altro un Dictionnaire raisonné universel de l'histoire
naturelle, 5 voll., in 8, Paris 1764, ristampato ivi nel 1768-1769 in 12 voll., nuova edizione Lyon
1791.
Spi,2116b:*45
Charles Rollin, n. a Parigi il 30 gennaio 1661, m. ivi il 14 settembre 1741. Dopo una carriera
splendida come insegnante nei principali collegi e università, scrisse la sua Histoire ancienne, 12
voll., Paris 1730-1738 che ebbe un successo superiore a qualunque aspettativa (ristampata a Parigi
nel 1846-1849 in 10 voll.); la sua Histoire Romaine, 9 voll., Parigi 1738, ebbe meno successo, però
anche questa ebbe diverse ristampe, Paris 1862 in 10 voll. Il Rollin era un giansenista molto acceso,
ma ciò non traspare nella sua storia dell'antichità, e per questo il Lanteri lo ammette nella biblioteca
della dama.
Spi,2116b:*46
Crevier Jean-Baptiste-Louis, n. a Parigi nel 1693, m. ivi il 1 dicembre 1765, è il continuatore della
Histoire romaine del Rollin, facendo un lavoro molto meglio distribuito. Scrisse inoltre: Histoire
des Empereurs, 6 voll., Paris 1750-1756, ristampata nel 1824, in 8 voll., e altre opere.
Spi,2116b:*47
Le Beau Charles, n. a Parigi nel 1700, m. ivi nel 1778. Era membro dell'Accademia delle iscrizioni,
per conto della quale scrisse la sua Histoire du Bas-Empire, 24 voll. (non finita), continuazione di
quella del Rollin, molto lodata per contenuto, critica e stile. Il Le Beau è ricordato anche come
cattolico praticante ed esemplare (Feller, II, 151-152).
Spi,2116b:*48
Otter Giovanni, n. a Christianstadt (Svezia) nel 1707, m. a Parigi a 41 anni nel 1748. Di una
famiglia di commercianti e di religione protestante luterana, si convertì al cattolicesimo mentre si
trovava a Parigi. Diseredato dalla famiglia, fu preso sotto la protezione del card. Fleury che lo
mandò in Oriente con incarichi del governo (1734) e vi rimase 20 anni. Tornato in Francia insegnò
lingua e letteratura araba e fu membro dell'Accademia delle iscrizioni e delle lettere (1748). Tra le
sue opere ricordiamo: Voyage en Turquie et Perse, 2 voll., Paris 1748; Mémoires sur la conquète
d'Afrique par les Arabes, 2 voll., di cui il secondo volume è rimasto incompleto (Feller, X, 89).
Spi,2116b:*49
Pluche Noël-Antoine n. a Reims nel 1688, m. a Varenne-Saint-Maur (Parigi) il 19 novembre 1761.
Era sacerdote, addetto all'insegnamento. Rifiutando di accettare la bolla Unigenitus fu destituito
dall'insegnamento. Tra le sue opere: Spectacle de la nature, Paris 1732, 8 tomi (“dice poco in molte
parole”), tradotte in quasi tutte le lingue d'Europa e spesso ristampato anche in estratti e in riassunti;
Histoire sainte (in latino); Harmonie des Psaumes, Paris 1764.
Spi,2116b:*50
Sturm Cristoforo Cristiano, autore protestante tedesco, di cui l'Amicizia Cristiana aveva curato:
Considérations sur Dieu, sur son existence et ses attributs, extraites des œuvres de M.C.C. Sturm,
rédigées par un Théologien Catholique, Turin 1795, chez François Bernard Bertalero, libraire vis-àvis l'église S. Roch, Bernardin Tonso libraire en Dora Grossa à côté de l'église de la Très Sainte
Trinité, 3 voll. (Bona, 195).
Spi,2116b:*51
Pherotée de La Croix, n. a Lione nel 1640, m. ivi nel 1715. Di famiglia molto pia e religiosa. Opere:
Abrégé de la morale, Lyon 1675; Nouvelle méthode pour apprendre facilement la géographie
universelle, Lyon 1690, 4 voll., ivi 1705, 5 voll.; Relation universelle de l'Afrique ancienne et
moderne, Lyon 1688, 4 voll.
Spi,2116b:*52
Del P. Gerolamo Tornielli, S.J., abbiamo anche: Opere in versi e in prosa del conte don Gerolamo
Tornielli novarese, Vercelli, Tip. Patria 1780; Sette canzonette in aria marinaresca sopra le sette
principali feste di Nostra Signora, del Padre Tornielli, d.C.d.G., terza edizione, Milano 1766,
pubblicate dal can. Giuseppe Albetti (1729-1812), novarese, amico del Tornielli, v. nota 86.
Spi,2116b:*53
Conte Alessandro Sappa dei Milanesi, patrizio alessandrino, n. a Alessandria nel 1717, m. ivi il 13
marzo 1783. Uomo di profonda religiosità – ebbe un figlio, Giuseppe, sacerdote e vescovo d'Acqui
(1758-1834) e due figlie monache di clausura a Pozzolo Formigaro – la esprime in modo elegante, a
conforto soprattutto delle anime afflitte, nella sua poesia che ai suoi tempi fu molto lodata e
apprezzata: Rime del cav. Don Alessandro Sappa, Patrizio Alessandrino, arricchite di note da un
accademico Immobile con aggiunta di alcune poesie di altri accademici, Alessandria, Ignazio
Vimercati, 1772, 2 voll.; Rime del cav. Don Alessandro Sappa… dedicate a Vittorio Amedeo III,
Alessandria, Ignazio Vimercati 1787-1788; Poesie scelte del cav. D. Alessandro Sappa… Pavia,
Baldassare Comino 1795; molto lodate anche da Carlo Denina (F. Guasco, Tavole genealogiche di
famiglie nobili Alessandrine e monferrine dal sec. IX al sec. XX, Casale Monferrato 1928, vol. IV).
Spi,2116b:*54
Metastasio, pseudonimo di Pietro Trapassi (Roma 1698-Vienna 1782), poeta cesareo alla corte di
Maria Teresa, scrittore fecondissimo e facilissimo, massimo esponente della letteratura arcadica, tra
gli altri drammi di argomento classico ci lasciò anche molti drammi ispirati alla Bibbia, dove l'amor
profano non ha tanta parte, e per questo sono consigliati dal Lanteri.
Spi,2116b:*55
Cotta Giovanni Battista, n. a Tenda il 20 febbraio 1668, m. ivi il 31 maggio 1738. Entrò negli
agostiniani a Genova all'età di 17 anni. Nel 1693 è mandato a Firenze, insegnante di logica, e là
conosce il Filicaia, il Salvini e altri poeti e artisti. Più tardi fu mandato come predicatore a Roma.
Nel 1733 tornò in patria. È ricordato come religioso molto pio e molto dotto. Di lui ci rimangono:
Dio, sonetti ed inni, Genova 1709, in 8, Venezia 1722, più volte ristampati col titolo: Sonnetti ed
inni del P. Giambattista Cotta, agostiniano, con aggiunta di altre sue poesie, e de varie lettere
d'uomini illustri, scritte allo stesso autore, Nizza 1783 (P. Giacinto della Torre, Elogio storicocritico di Giambattista Cotta, in Piemontesi Illustri, vol. I – N.B. Il della Torre, agostiniano, è il
futuro arcivescovo di Torino).
Spi,2116b:*56
Lamene Francesco, conte, n. a Lodi nel 1634, m. a Milano il 24 luglio 1704. Poeta arcadico. Di lui
scrive il Tiraboschi: “Il conte Lamene ha osato per primo esporre in sonetti e in canzoni i più
augusti e i più profondi misteri della religione rivelata, ma per quanto lo stile non sia sempre
coltivato, e si possa desiderare un'ispirazione più viva, tuttavia i meriti di questi versi non sono
pochi, soprattutto se si tien conto delle difficoltà del soggetto”. Di lui abbiamo: Poesie diverse,
1698, 2 voll.; La sposa Francesca, commedia, 1709 (G. Tiraboschi, Storia della Letteratura
italiana, VIII, 376).
Spi,2116b:*57
Vincenzo da Filicaia, n. a Firenze il 30 dicembre 1642, m. ivi il 14 settembre 1707. Frequentò le
scuole dei gesuiti, a Pisa si laurò in giurisprudenza. La moglie Anna Capponi fu anche poetessa. La
Canzone in occasione dell'assedio e della liberazione di Vienna (1683) lo rese famoso: Cosimo III
lo nominò senatore, governatore di Volterra e poi di Pisa; Cristina di Svezia gli affidò per
educazione i suoi figli. Il Filicaia fu sepolto a Santa Croce. Tra le molte poesie religiose ricordiamo:
Canzoni alla Beatissima Vergine; Fede in Dio nelle disgrazie; Sopra la Provvidenza divina;
Memoria della morte, etc. Il Filicaia vi dimostra un delicato senso di fede, corrispondente del resto
alla religiosità della sua vita. Benedetto Croce e Francesco de Sanctis lo chiamano “un retore
verseggiatore”. Il Foscolo invece lo loda, e il Leopardi, pur accusandolo di monotonia, dice che il
Filicaia “parlando sempre di cose della nostra religione ha tolto a imitare quel sommo sublime delle
Scritture e per questo sommo sublime si fa pregiare”. Edizioni: Poesie toscane, Firenze 1707;
Poesie e lettere, ivi 1864 (G. Fallani, in Enc. Catt. V, 1.296).
Spi,2116b:*58
Apostolo Zeno, n. a Venezia l'11 dicembre 1668, m. ivi l'11 novembre 1750. Visse interamente
dedito agli studi. La sua biblioteca a Venezia era famosa: egli vi raccolse il frutto delle sue erudite
ricerche. Dal 1719 al 1731 fu a Vienna “poeta e storico di S. Maestà Cesarea”. Pubblicò moltissimo
di storia, letteratura, critica. Fu amico del Muratori, a cui cedette il suo materiale storico per il
medioevo, e di molti altri letterati del tempo. Tra le sue opere poetiche molte hanno per tema
racconti biblici: Sisara, Tobia, Giuseppe, Davide, Isaia, Il Battista, Gionata, Daniello, Gesù Cristo
presentato al tempio, La Gerusalemme convertita (in forma di oratorio): alcuni di questi drammi
furono musicati da Benedetto Marcello e da Alessandro Scarlatti. Scrisse pure una raccolta di
Poesie sacre drammatiche, Venezia 1735 (G. Fallani, in Enc. Catt. XII, 1.790).
Spi,2116b:*59
Coppola Giovanni Carlo, n. a Gallipoli nella prima metà del Seicento, vescovo di Muro Lucano nel
1643. Era amico del Campanella. Di lui abbiamo: Maria Concetta, poema, Firenze 1635; Le nozze
degli dei, ivi 1635.
Spi,2116b:*60
Redi Gregorio, n. a Arezzo nel 1676, m. ivi nel 1748, nipote del celebre Francesco Redi (16261698), apparteneva all'Ordine Equestre di Santo Stefano, sacerdote, poi prelato di Benedetto XIV.
Gli scritti in versi e in prosa furono pubblicati postumi a Venezia nel 1751, 4 voll. (G. Tiraboschi,
Storia della Letteratura italiana, VIII).
Spi,2116b:*61
Mattei Lorenzo, v. nota 30: si deve leggere Mattei Loreto non Lorenzo.
Spi,2116b:*62
Mattei Saverio, n. a Montepavone (Calabria) il 19 ottobre 1742, m. a Napoli il 31 agosto 1815. Era
amico del Tanucci che ne favorì la carriera. Uomo molto erudito nelle lingue antiche. Di lui
abbiamo: I libri poetici della Bibbia tradotti dall'Ebraico originale e adattati al gusto della poesia
italiana con note e dissertazioni, Padova 1780, 8 voll., in 8; ristampata spesso col titolo: I Salmi
tradotti dall'ebraico originale e adattati alla poesia italiana e alla musica da Saverio Mattei, 2
voll., Vercelli, Tipografia Patria 1785; Dissertazioni sopra i Salmi penitenziali, Milano 1783;
Offizio della B. Vergine tradotto, Napoli 1787.
Spi,2116b:*63
Lavini Giuseppe, n. nel sec. XVIII, umanista, canonico della cattedrale di Osimo nelle Marche. Il
poema apologetico Il Paradiso riacquistato gli diede una certa fama. Lasciò altri volumi di rime di
vario argomento e vario valore. Da non confondere con Lavini – o Lavino – Giuseppe, patrizio
romano e canonico della cattedrale di Fano, autore di lodate Lezioni sacre e morali, Ancona 1769.
Spi,2116b:*64
Diodata Saluzzo Roero, poetessa, conosciuta personalmente dal Lanteri e dagli Amici Cristiani, essa
fu collaboratrice dell'Ape di Firenze, e poi dell'Amico d' Italia di Torino, in corrispondenza col
D'Azeglio e col Manzoni (cfr. lettera del 30 luglio 1824 in Carteggio di A. Manzoni a cura di G.
Sforza e G. Gallavresi, II, 156) (Bona, 251, 393, 395).
Diodata Roero Saluzzo era sorella del Cavaliere Cesare Saluzzo, militare, poeta e, più tardi,
governatore dei figli di Carlo Alberto, e la sua famiglia veniva da Settime d'Asti. L'Amico d' Italia
pubblicò altre due composizioni della Saluzzo: La penisola di Sant' Ospizio, polimetro, (vol. III
[1823] 1,-9) e: Ipazia, ovvero della filosofia, poema in 20 canti, considerato il suo capolavoro, ma
dice il Gambaro, “esaltato oltre il merito” (vol. XII [1827], 336-340) (A. Gambaro, Sulle orme del
Lamennais in Italia, I, 86-87).
Spi,2116b:*65
Paolo Segneri senior, S.J., n. a Nettuno il 20 marzo 1624, m. a Roma il 9 dicembre 1694. Educato
nel Collegio Romano, si fece gesuita nel 1637, fu ordinato nel 1653 e fu addetto alla predicazione, a
cui si preparò accuratamente, e a cui attese per 27 anni con molto frutto, chiamato “il Bourdaloue
italiano”, che però superò per fantasia e sentimento. Tutte le sue opere furono stampate molte volte
e tradotte in altre lingue: Quaresimale, Firenze 1679; Panegirici sacri, Bologna 1664, Venezia
1675; Prediche al Palazzo Apostolico, Roma 1694; Il cristiano istruito nella sua legge, 3 voll.,
Firenze 1686; La manna dell'anima, 4 voll., Bologna 1673-1680; Il penitente istruito, Brescia 1672;
Il devoto di Maria Vergine istruito ne' modi e ne' mezzi che lo conducono a servirla, Bologna 1677;
Il Parroco istruito, Firenze 1692, ecc. (Sommervogel VII, 1.059 ss.; C. Testore in Enc. Catt. XI,
239-241).
Spi,2116b:*66
Saint-Jure Jean-Baptiste, S.J., n. nel 1588, m. nel 1657. È contemporaneo di Louis Lallemant S.J.
(1588-1635) e della sua scuola: De la connaissance et de l' amour du Fils de Dieu Notre Seigneur
Jésus Christ 1634, è la sua prima e migliore opera, che dimostra una profonda conoscenza della
teologia mistica.
Spi,2116b:*67
Luigi da Granata, O.P., n. a Granata 1505, m. a Lisbona 1588. S. Francesco di Sales lo chiama “il
principe degli scrittori spirituali”. Negli ultimi anni fu confessore di Caterina di Portogallo e
dell'Infante Enrico. Opere: La guia de pecadores, 1556; El memorial de la vida cristiana; Libro de
oraciòn y de meditaciòn; Obras de Luis de Granada, 14 voll., 1906.
Spi,2116b:*68
Vanni Pietro, Il catechismo in pratica, ovvero istruzioni familiari sopra le materie più necessarie a
sapersi, e praticarsi dal cristiano, Venezia 1736, 2 voll. Secondo il Gustà il catechismo del Vanni
si distingue per “semplictà di stile, metodo chiaro, ricordi opportuni”, ma “i di lui insegnamenti non
sono sempre esatti, anzi dai parrochi intelligenti e zelanti devesi levare dalle mani degli ignoranti,
affinché non contribuisca esso a fomentare le ree dottrine dei Novatori de' nostri giorni” (F. Gustà,
Sui catechismi moderni, Ferrara 1788, 75 ss.).
Spi,2116b:*69
Carlo Ambrogio Cattaneo, S.J., n. a Milano il 7 dicembre 1645, m. ivi il 19 dicembre 1705.
Consacrò la maggior parte della sua vita alla predicazione degli Esercizi Spirituali e alle
congregazioni della buona morte. Le sue opere furono pubblicate postume: Esercizi Spirituali,
Venezia 1711; Esercizio della buona morte, Milano 1713; Lezioni sacre, 2 voll., ivi 1713-1714;
Panegirici e discorsi varii, ivi 1714, tutti ripetutamente stampati. Le Lezioni sacre, qui citate,
meritano tutta l'attenzione per lo stile incisivo, arguto, ricco di fatti, condito di un fine umorismo,
che fa dell'autore uno dei modelli più efficaci delle prediche morali e didascaliche. Una sua
asserzione (Lezioni sacre, la lezione, 44) sulla liceità, in determinate circostanze, della restrizione
mentale suscitò un'aspra polemica, offensiva e difensiva (cfr. Sommervogel, II, 892-894), che però
non nocque alla buona causa difesa (C. Testore, in Enc. Catt. III, 1.164). L'edizione Torinese degli
Esercizi Spirituali del Cattaneo, Torino 1829, fu curata personalmente dal Lanteri, che vi premise
gli “Avvertimenti per i Santi Esercizi” pp. 5-10.
Spi,2116b:*70
Gian Domenico Giulio (1747-1831), sacerdote torinese, autore di libri ascetici, amico del Lanteri e
collaboratore dell'Amicizia Cristiana, v. Calliari, Carteggio, II, 38, nota 18 alla lettera del P.
Virginio al Diessbach del 1 aprile 1783.
Spi,2116b:*71
Scaramelli Giovanni Battista, S.J., n. a Roma il 23 novembre 1687, m. a Macerata l'11 gennaio
1752. Entrato nei gesuiti nel 1705, insegnò a Loreto e al Collegio Germanico a Roma. Sacerdote nel
1716, si dedicò alla predicazione e alla direzione spirituale restando quasi sempre nelle Marche e
nell'Umbria. Le numerose opere ascetiche furono pubblicate tutte postume: Il discernimento degli
spiriti, Venezia 1753; Direttorio ascetico, 2 voll., ivi 1754; Direttorio mistico, ivi 1754. Il
Direttorio ascetico è la più diffusa delle sue opere, 20 edizioni italiane, 8 inglesi, 5 tedesche, 21
francesi, 4 spagnole, 3 latine; parecchi estratti o riassunti sono ristampati ancor oggi. Il Direttorio
mistico incontrò qualche difficoltà da parte dei revisori dell'Ordine, anche per la polemica allora in
corso coi gansenisti. Fu pubblicato come per caso e incontrò subito un grande favore. Caratteristica
di questi due trattati è la praticità. Lo Scaramelli stesso dice: “Dopo 30 anni di ministero ho
costatato che quasi in ogni luogo si trovano anime che Dio conduce per strade straordinarie ad
un'alta perfezione, ma molto rari sono i confessori esperti” (A. M. Lanz, in Enc. Catt. XI, 16-17;
Sommervogel, VII, 689-694).
Spi,2116b:*72
Alfonso Rodriguez, S.J., n. a Valladolid nel 1537, m. a Siviglia nel 1616. Professore di morale in
diversi collegi, maestro dei novizi, e direttore spirituale per oltre 40 anni. Opere: Ejercicio de
perfecciòn y virtudes cristianas, 3 voll., 1609, tradotto in 20 lingue (ital. nel 1617) e ristampato fino
a questi ultimi tempi, esercitò un grandissimo influsso sulla spiritualità di quel tempo e in seguito;
l'autore ha una tendenza prevalentemente ascetica e dimostra una certa diffidenza per la mistica
(Sommervogel, VI, 1.946-1.963).
Spi,2116b:*73
Il Diario Spirituale è pubblicato spesso anonimo, ma deve la sua prima redazione al barnabita
milanese Canale Bartolomeo, al secolo Antonio, n. a Milano il 10 dicembre 1605, m. a Monza il 27
gennaio 1681 (il Canale era maestro dei novizi al Carrobiolo di Monza): Diario Spirituale overo
meditazioni per tutti i giorni dell'Anno diviso in tre parti, utile a Religiosi Claustrali et a chiunque
desidera vivere secondo lo spirito… in Milano 1670, nelle stampe di Francesco Vigone, ivi 1674,
ivi 1693, ivi 1711, ecc. Le ristampe si seguono fino a questi ultimi tempi, con ritocchi e correzioni
dell'originale, ma sempre anonimo (G. Boffito, Scrittori barnabiti, I, Firenze 1935, 400-406). Un
altro Diario Spirituale, pubblicato nella seconda metà del secolo XVIII, si deve al lazzarista P.
Antonio Franzini, n. a Mariana (Corsica) il 12 gennaio 1696, m. a Napoli il 27 aprile 1764, entrato
nei lazzaristi a Roma il 27 ottobre 1723 dopo che era già sacerdote, e stato per diversi anni maestro
dei novizi. Nel 1778 egli pubblicò a Napoli; Diario Spirituale, fatti edificanti tratti dalle vite dei
Santi legati tra loro da considerazioni ascetiche. Trad. francese del sulpiziano Lasausse col titolo:
L'heureuse année, ou l'année sanctifiée par la méditation des sentences et des exemples des Saints,
Rouen 1798 (A. Bugnini, in Enc. Catt. V, 1.702).
Spi,2116b:*74
Personio, nome latinizzato di Parsons Robert, S.J., n. a Nether Stoney, Somersetshire, Inghilterra, il
24 giugno 1546, m. a Roma il 15 aprile 1610. Fece gli studi a Oxford e a Padova (medicina e
diritto), si fece gesuita a Roma nel 1575, lavorò in Inghilterra con molto frutto. Scrisse molto, quasi
sempre in inglese, le sue opere furono tradotte in diverse lingue. In italiano abbiamo: Guida degli
uomini alla loro eterna salute, in due parti, tradotta dall'originale Inglese nell'Idioma Italiano,
dedicata alla Santità di N.S. PP. Clemente XIII da Franc. Giuseppe Morelli, sacerdote fiorentino,
in Roma 1736 (pp. 530), ivi 1737, Padova 1738, Venezia 1758, in Torino 1770, presso Giuseppe
Davico Librajo in Dora Grossa in 8, pp. 44, 472, Parma 1822, ecc.; Delle tribolazioni ostacolo che
impedisce in molti di servire Iddio…, Roma 1768, per il Barbiellini, in 12, pp. 95 (Sommervogel,
VI, 292-315).
Spi,2116b:*75
Roberti Giovanni Battista, S.J., n. a Bassano il 4 marzo 1719, m. ivi il 29 luglio 1786. Gesuita nel
1736, insegnò per 18 anni S. Scrittura a Bologna. Dopo il 1773 si ritirò in famiglia e attese alla
pubblicistica: il Sommervogel cita più di 80 titoli delle sue opere che trattano di tutto un po' (il
Roberti era amico del Goldoni e di altri letterati). Noi ricordiamo: Trattatello sopra le piccole virtù,
Bologna 1778, tradotto in diverse lingue; Ragionamenti sulla devozione al S. Cuore di Gesù,
Bassano 1786 (postuma); Raccolta di varie operette… dell' abate conte G.B. Roberti, in Bologna
1785; Istruzione cristiana a un giovanetto Cavaliere, in Parma 1787; Opere dell'ab. G.B. Conte
Roberti, 2a ed. veneta, Bassano, Remondini, 1797, 16 voll., in 16 (Sommervogel, VI, 1.906-1.920).
Spi,2116b:*76
Avrillon Jean-Baptiste Élie, dei Minimi, n. a Parigi il 1 gennaio 1652, m. ivi il 16 maggio 1729. Per
quasi tutta la vita si dedicò alla predicazione. Opere: Retraite de dix jours, Paris 1714; Réflexions
théologiques, morales et affectives sur les attributs de Dieu pour tous les jours du mois, Paris 1705;
Commentaire affectif sur le Psaume Miserere, ivi 1728 (tradotto subito in italiano), ecc. L'Avrillon
segue prevalentemente la scuola berulliana che dava molta importanza alla tendenza affettiva (G.
Moretti, in Enc. Catt. II, 557).
Spi,2116b:*77
Suffren Jean, S.J., n. a Salon il 30 novembre 1571, m. a Flessingue (Paesi Bassi) il 15 settembre
1641. Gesuita nel 1586, insegnò filosofia e teologia, poi si diede alla predicazione in cui divenne
famoso: predicatore di corte, fu dimesso perché troppo franco e sincero nel denunziare certi abusi.
Opere: L'année chrétienne, ou le saint et profitable emploi du temps pour gagner l'Éternité…, Paris,
1640, 2 voll., ivi 1641, ivi 1643, ivi 1644, trad. tedesca; Avis et exercices Spirituels, 1642; Pratique
et exercices de dévotion pour bien employer les fêtes solennelles et autres saints jours de l'année,
Paris 1645 (Sommervogel, VII, 1.697-1.700).
Spi,2116b:*78
Non sono riuscito a trovare l'autore di quest'opera, Triomphe de la Religion, in 3 voll. Due opere,
pubblicate negli ultimi decenni del Settecento, portano un titolo affine: La religione vincitrice
relativa ai libri dei fondamenti, 2 voll., Padova 1776, del domenicano P. Antonio Valsecchi
(Verona 1708 – Padova 1791), e Il trionfo della S. Sede e della Chiesa contro gli assalti dei
novatori, Venezia 1799, del camaldolese P. Mauro Cappellari, futuro papa Gregorio XVI (Belluno
1765 – Roma 1846): due opere che furono tradotte in diverse lingue.
Spi,2116b:*79
Lafitau Pierre-François, S.J., n. a Bordeaux nel 1685, m. a Sisteron nel 1764, ebbe molta parte nella
lotta antigiansenista in Francia e nella difesa della bolla Unigenitus. Tra le sue opere: Histoire du
Jansénisme (tradotta subito in italiano, Roma); Lettres spirituelles, 2 voll., Paris 1754-1757;
Sermons, 4 voll., Lyon 1747; La vie et les mystères de la T. Sainte Vierge, 2 voll., Paris 1759;
Catéchisme évangélique, 3 voll., ivi 1769; Histoire de la Constitution Unigenitus, 3 voll., tradotta in
italiano; Storia della Costituzione Unigenitus Dei Filius tradotta da Innocenzo Nuzzi, edizione
novissima, corredata da Annotazioni, Appendice storica e Documenti, Roma 1794-1796, 3 voll.
(Sommervogel, IV, 1.363 e seg.).
Da non confondere col fratello, parimenti gesuita, Joseph-François (1681-1745), missionario in
Canadà e parimenti scrittore. Passò gli ultimi anni in Francia e scrisse molte opere, tra cui: Mœurs
des sauvages américains comparées aux mœurs des premiers temps, 2 voll., Paris 1723, Rouen
1724 in 4 voll. (Sommervogel, IV, 1.362-1.363).
Spi,2116b:*80
Grou Jean-Nicolas, S.J., n. a Calais il 24 novembre 1731, m. a Lullworth (Inghilterra) il 13
dicembre 1803. Gesuita nel 1746, insegnò lettere classiche (si deve a lui una traduzione di Platone),
e dopo il 1763, chiamato a Parigi dal vescovo de Beaumont (1766), attese alla redazione di scritti
ascetici. Opere: Morale tirée des Confessions de St. Augustin, Paris 1786; Maximes Spirituelles, ivi
1789; La science pratique du Crucifix dans l'usage des Sacrements de la Pénitence et de
l'Eucharistie, ivi 1789. Costretto a esulare in Inghilterra nel 1792, vi rimase fino alla morte e là
scrisse: Méditations en forme de retraite sur l'amour de Dieu, Londra 1796, trad. ital. Torino 1919;
L'intérieur de Jésus et de Marie, Londra 1796, trad. ital. Milano 1861; Manuel des âmes intérieures,
opera postuma ricavata dai suoi manoscritti, Paris 1833, trad. ital. Torino 1918 (Sommervogel, III,
1.868-1.882; A. Lanz, in Enc. Catt. VI, 1.185-1.186).
Spi,2116b:*81
Baudrand Barthélemy, S.J., n. a Vienna nel Delfinato il 18 settembre 1701, m. a Lione il 3 luglio
1787. Gesuita nel 1721, fu prefetto spirituale al collegio di Aix-en-Provence, che diresse anche
dopo la soppressione della Compagnia (1763). Passò gli ultimi anni a Lione dove scrisse numerose
opere ascetiche molto apprezzate ai suoi tempi e in seguito: alcune sono state ristampate (in
italiano) anche recentemente. Le Œuvres complètes du R.P. Baudrand, d.C.d.J. sono state
pubblicate dal Migne in 2 voll., in 4, Paris 1855. Il nostro catalogo riporta parecchie opere del
Baudrand; noi le ricordiamo qui una volta per sempre, in base all'edizione del Migne: Histoires
édifiantes et curieuses, tirées des meilleurs auteurs; L'âme élevée à Dieu par les réflexions et les
sentiments; L'âme contemplant les grandeurs de Dieu; L'âme éclairée par les oracles de la Sagesse;
L'âme pénitente, ou Pensez-y bien; Gémissements d'une âme pénitente; L'âme affermie dans la foi;
L'âme se préparant à l'éternité; L'âme fidèle, animée de l'esprit de Jésus-Christ; L'âme sur le
Calvaire; L'âme intérieure; L'âme religieuse; Neuvaines aux sacrés Cœurs de Jésus et de Marie;
Paraphrase des sept psaumes de la pénitence, ecc.
Spi,2116b:*82
Maydieu Jean, canonico di Troyes, m. durante il Terrore a Toeplitz, in Germania, dove si era recato
in esilio volontario, e dove attese all'educazione della gioventù. Ci lasciò alcuni racconti educativi,
tra cui l'Honnête homme, romanzo, Paris, 1781, 2 voll., in 12.
Spi,2116b:*83
Non sembri strano che in una “biblioteca per una dama” siano inseriti anche molti “Sermoni” sacri,
quaresimali etc. Tale letteratura fino a qualche decennio fa era largamente diffusa anche tra il
popolo, e non solo tra il clero o le persone religiose, il che spiega le frequenti ristampe, edizioni e
traduzioni di tali opere.
Spi,2116b:*84
Rossi Quirico, S.J., n. a Lonigo nel 1696, m. a Parma nel 1760. Fu ai suoi tempi uno dei maggiori e
più apprezzati oratori sacri italiani: Panegirici e discorsi, Parma 1764, Firenze 1848; Lezioni sacre
sulla Bibbia, 4 voll. Parma 1740-1752; Quaresimale (postumo) Parma 1762, Venezia 1762
(Sommervogel, VII, 175-178).
Spi,2116b:*85
Giovanni Granelli, S.J., v. nota 28.
Spi,2116b:*86
Tornielli Gerolamo, S.J., Prediche del P. Gerolamo Tornielli d.C.d.G., in Biblioteca Classica dei
Sagri Oratori greci, latini, italiani, francesi, antichi e recenti, vol., XIII, Venezia dalla Tip. di
Giuseppe Antonelli, 1840, v. nota 52.
Spi,2116b:*87
Vanalesti Saverio, S.J., n. a Napoli l'8 dicembre 1678, m. a Napoli 1 marzo 1741. Fu per tutta la vita
predicatore e missionario. Opere: Atti da farsi per apparecchio a ben morire, Brescia 1728;
Panegirici, Venezia 1742, ivi 1744 ecc.; Prediche quaresimali, ivi 1742, 1751, 1762, 1772, Napoli
1849; Esempio della buona morte, Venezia, 1744, Napoli 1782 (Sommervogel, VIII, 434-435).
Spi,2116b:*88
Trento Gerolamo, S.J., a Padova il 31 gennaio 1713, m. a Venezia il 12 aprile 1784. Gesuita nel
1728, attese alla predicazione per 38 anni. Opere: Prediche quaresimali del Sig. Conte abate
Gerolamo Trento nobile Padovano, in Venezia, 1785, presso Tommaso Bettinelli, in 4, pp. 388, ivi
1786, ivi 1789, ivi 1826… ivi 1841 (pubblicate postume dall'ex gesuita P. Tolomeo Marsigli,
tradotte in tedesco, spagnolo, polacco); Panegirici e discorsi morali, Venezia 1786, molte edizioni e
traduzioni (Sommervogel, VIII, 215-216).
Spi,2116b:*89
Bordoni Giuseppe Antonio, S.J., n. il 22 febbraio 1682, m. a Torino nell'ottobre 1742. Gesuita a 14
anni, insegnò retorica a Torino e a Genova. Dopo un viaggio in Inghilterra al seguito del marchese
di Triviero fu incaricato della Compagnia della Buona Morte a Torino, dove rimase fino alla morte
(1719-1742). Sua opera principale: Discorsi per l'esercizio della buona morte, del P. Giuseppe
Antonio Bordoni d.C.d.G., 3 voll., Venezia, 2a ed. 1749-1751, più volte ristampati in seguito,
Milano, presso Ernesto Oliva, 1855 in 2 voll. Sono meditazioni brevi e pratiche, in buono stile, e
divise sempre immancabilmente in tre brevi punti, terminando sempre con una preghiera-colloquio.
Celebre in Liguria il detto: “Chi non sa bordonare (cioè imitare il Bordoni nella chiara divisione
dell'argomento) non sa predicare” (cfr. Sommervogel, I, 1.790-1.791).
Spi,2116b:*90
Turchi Adeodato, cappuccino, n. a Parma il 5 agosto 1724, m. ivi il 2 settembre 1803. Cappuccino a
Carpi nel 1739, fu vescovo di Parma dal 1788 alla morte. Uno dei più celebri oratori del suo tempo,
predicò in tutte le principali città d'Italia e combattè in modo speciale il filosofismo e il naturalismo
francese. Opere (in tutto sono 493) principali: Quaresimali, Omelie, Prediche alla corte, Orazioni
funebri, Lettere pastorali, Panegirici, ecc. ristampate nella collezione completa di Modena, 10 voll.,
1818-1820, e di Venezia in 20 voll., 1832-1834 (cfr. P. Savio, Devozione di Mons. A. Turchi alla S.
Sede, Roma 1939; F. da Mareto, in Enc. Catt., XII, 616).
Spi,2116b:*91
Griffet Henri, S.J., n. a Moulins nel 1698, m. a Bruxelles nel 1771. Professore di lettere al Collegio
Louis le Grand, dopo la soppressione della Compagnia in Francia (1763) si ritirò a Bruxelles.
Opere: pubblicazione dell'Histoire de la France del confratello P. Gabriel Daniel (v. nota 157),
Paris 1750, 17 voll. (tre tomi, 13, 14, 15, sono del Griffet); L'Année chrétienne, in 18 voll.;
Insuffisance de la religion naturelle, 2 voll., Liège 1769.
Spi,2116b:*92
La Rue, Charles de, S.J., n. a Parigi nel 1643, m. ivi il 27 maggio 1725. Un poemetto latino da lui
composto per celebrare le vittorie di Luigi XIV, tradotto in francese da Pierre Corneille, lo rese
celebre e favorito alla corte. Egli aveva chiesto di andare nelle missioni del Canadà, ma i superiori
lo tennero in Francia, insegnante nel collegio Louis le Grand e predicatore popolare. Lasciò molte
opere: Sermons du Père De La Rue, Paris 1719, 4 voll. in 8o, 4a ed. Lyon 1736, ed. Migne 1847;
Panégyriques des Saints avec quelques autres sermons sur divers sujets, Paris 1740, 2 voll. in 12o.
I suoi discorsi funebri per il duca di Borgogna e per Bossuet, e la predica sulla morte del peccatore
furono considerati dei veri capolavori.
Spi,2116b:*93
Colombière Claudio, beato, S.J. (1641-1682), direttore spirituale di S. Margherita M. Alacoque,
grande apostolo della devozione al S. Cuore.
Spi,2116b:*94
Cheminais de Montaigne Timoléon, S.J., n. a Parigi il 3 gennaio 1652, m. ivi il 15 settembre 1689.
Attese quasi sempre alla predicazione. Opere: Sermons, 3 voll., Paris 1690-1691, ivi 1691, 16941695, 1729, 1741, 1788… 1819-1822, tradotti in diverse lingue, trad. ital.: Sermoni del P.
Cheminais d.C.d.G. predicatore ordinario del Re, tradotti dal francese in italiano, distribuiti in tre
tomi, in Venezia, appresso Cristoforo Zane, 1735, in 12o, 3 voll.; Sentiments de piété, Paris 1691,
1693, Bruxelles 1702; trad. it.: Sentimenti di pietà del P. Cheminais d.C.d.G. con l'aggiunta degli
Esercizi per accostarsi ai SS. Sacramenti e udire la S. Messa, Milano, presso Francesco
Sambrunico-Vismara, succ. di Pietro Agnelli 1837, in 64o, pp. 216 (Sommervogel, II, 1.108-1.111).
Spi,2116b:*95
Massillon G. Battista (Hyères 1663 – Parigi 1742), dell'Oratorio, fu predicatore di corte: celebre il
suo discorso per la morte di Luigi XIV (1715). Lasciò: Prediche quaresimali, moltissime volte
ristampate in francese e nelle traduzioni.
Spi,2116b:*96
Neuville Charles Frey, n. il 23 dicembre 1693, m. a Saint-Germain-en-Laye il 13 luglio 1774. Fu
predicatore di corte. Opere: Sermons du P. Charles Frey de Neuville, 2e éd. Paris 1777, 8 voll.
(postuma), trad. tedesco, olandese, italiano: Quaresimali di Carlo Frey de Neuville, tradotti dal
francese, Venezia 1793-1795, 2 voll. in 4o; Panegirici e orazioni funebri, ivi 1774, 1798;
Esortazioni e Ritiramenti Spirituali, ivi 1786. (Sommervogel, V, 1.686-1.692). Il Panegirico sulla
Cattedra di S. Pietro, del P. De Neuville, fu fatto stampare dall'Amicizia Cristiana di Torino nel
1805, e alcune copie furono presentate a Pio VII a mezzo di Mons. Giuseppe Bartolomeo
Menochio, agostiniano, sacrista di S. Santità: “Avendo alcuni dei nostri Amici in prova del loro
attaccamento verso la S. Santità all'occasione del suo ritorno da Parigi, trovato opportuno far
tradurre e ristampare la 2a parte del panegirico di Neuville sulla Cattedra di S. Pietro, per risvegliare
negli animi altrui gli stessi sentimenti di rispetto, e sommissione, si è pure pensato essere cosa ben
fatta, di presentarne alcune copie a Mons. Menochio, e per mezzo suo procurarne a V.S. Ill.ma
pochi esemplari. Si è giudicato profittare di questa occasione perché potesse più facilmente V.S. in
un con M.Z. [Marchese d'Azeglio] abboccarsi col medesimo, e trattar seco lui confidentemente del
nostro affare ove l'opportunità si presenti e la prudenza lo consigli… Torino, li 23 aprile 1805”.
Spi,2116b:*97
Rapin René, S.J., n. a Tours il 3 novembre 1621, m. a Parigi il 27 ottobre 1687. Gesuita nel 1639,
scrisse molto di materie letterarie e ascetiche. Ricordiamo: L'importance du salut, Paris 1675, ivi
1677, ivi 1683, trad. ital. L'importanza della salute, trad. da Gerolamo Andreazzi, 1678,
(Sommervogel, VI, 1.443).
Spi,2116b:*98
Salazar, Francesco de, S.J.: La conversion d'un pécheur réduite en principes, traduit de l'espagnol
sur la treizième édition, Nouvelle édition, Avignon, Seguin 1818, ristampato per conto dell'Amicizia
Cattolica da Marietti col titolo: Principes de la sagesse, ou la conversion du pécheur, Torino 1823
(Bona, 578, 581).
Spi,2116b:*99
Nieremberg Juan Eusebio, S.J., n. a Madrid nel 1595, m. ivi il 9 aprile 1658. Sacerdote nel 1623, fu
per parecchi anni insegnante di umanità e si distinse per la direzione spirituale. Scrisse 73 opere
ascetiche tra le quali: Aprecio y estima de la divina gracia, Madrid 1638; Diferencia entre lo
temporal y lo eterno, ivi 1640; Hermosura de Dios, ivi 1641; Pratica del catecismo romano, ivi
1640 ecc. tradotte in tutte le lingue e stampate anche con altri titoli (Sommervogel, V, 1.740-1.742;
C. Testore, in Enc. Catt., VIII, 1.873).
Spi,2116b:*100
Humbert Pierre-Hubert, n. nel Doubs 1685, m. a 92 anni nel 1778. Di famiglia contadina, povera e
numerosa. Fu sacerdote diocesano, membro della società missionaria diocesana Missionnaires de
Beaupré, di cui fu anche superiore: attese al ministero della predicazione per 60 anni, definito “il
primo predicatore della Franca Contea”. Tra le sue pubblicazioni: Vie chrétienne, 1732; Pensées sur
les vérités les plus importantes de la religion, 1753, ristampato nel 1826 dalla Société catholique
des bons livres, e molte altre volte; Règle de conduite pour la jeunesse, 1753, ecc. (Feller, VII, 114).
Spi,2116b:*101
S. Alfonso M. de Liguori, n. a Marianella (Napoli) il 27 settembre 1696, m. a Pagani il 1o agosto
1787; sacerdote nel 1726, fonda i Redentoristi nel 1732, vescovo di Sant'Agata dal 1762 al 1775;
beatificato da Pio VII nel 1816, canonizzato da Gregorio XVI nel 1839, dichiarato dottore della
Chiesa da Pio IX nel 1871. Oltre che teologo sommo nella sua Theologia Moralis, è anche autore di
molte opere ascetiche che ebbero ed hanno una vasta diffusione popolare: molte di esse sono
ricordate in questo elenco (cfr. G. Cacciatore, in Enc. Catt., I, 866-868).
Spi,2116b:*102
Pinamonti Giovanni Pietro, S.J., n. a Pistoia nel 1632, m. a Orta (Novara) il 25 giugno 1703.
Gesuita nel 1647, fu compagno di predicazione del Segneri per 26 anni, poi direttore spirituale della
Duchessa di Modena e del Granduca Cosimo III di Toscana. Lasciò diversi scritti ascetici in
italiano, tradotti in altre lingue, tra cui: Esercizi Spirituali, opera principale, più volte ristampata;
Direttive per la via della salvezza; La sinagoga disingannata; La vera sapienza; Lo specchio che
non inganna; La religiosa in solitudine; La croce alleggerita; Il Sacro cuore di Maria Vergine;
Breve compendio delle cose principali che debbono insegnarsi nello dottrina cristiana, Bassano
s.d.: tutte le opere del Pinamonti sono state stampate a Venezia, Stamperia Pezzana, 1742, e a
Monza in 8 voll., 1836 (Sommervogel, VI, 763-792; C. Testore, in Enc. Catt., IX, 1.482).
Spi,2116b:*103
Gerdil Giacinto Sigismondo, barnabita, n. a Samoens (Savoia) il 23 giugno 1718; m. a Roma il 12
ottobre 1802. Barnabita nel 1736, insegnò a Macerata, a Casale Monferrato, all'università di Torino.
Fu precettore dei figli di Vittorio Amedeo (1764-1776), poi chiamato a Roma da Pio VI (fu lui che
redasse l'Auctorem Fidei per la condanna del sinodo di Pistoia). Nel 1798 si ritira in Piemonte. Nel
conclave del 1800 fu papabile, ma impedito dal veto dell'Austria. Lasciò molte opere filosofiche,
apologetiche, teologiche. Ricordiamo: Introduzione allo studio della religione, Torino 1755;
Necessità della religione per la felicità dell'uomo, Bassano 1778; Caratteri della religione, Torino
1767 (diffusissima e assai tradotta); De l'homme sous l'empire de la loi, Torino 1774; Saggio
d'instruzione teologica, Roma 1776, ecc. Opera Omnia in 20 voll. in 4o, Roma 1806-1821 (G.
Boffito, Scrittori Barnabiti, II, 183-186; A. Lantrua, G. S. Gerdil, Firenze 1950).
Spi,2116b:*104
Marchetti Giovanni, n. a Empoli nel 1753, m. ivi nel 1829. Futuro vescovo di Ancira e segretario
della S. Congregazione dei Vescovi Regolari, avrà molto da fare col Lanteri. Il Marchetti è un
personaggio oggi un po' dimenticato e meriterebbe di essere meglio valutato. Fu uno scrittore e un
apologeta instancabile. Le sue opere si trovano spesso elencate nei cataloghi dell' Amicizia
Cristiana: Trattenimenti d'un padre di famiglia, 2 voll., Roma 1800, Foligno 1824, Torino 1823
(Bona, 367); Il cristianesimo dimostrabile sopra i suoi libri, 1795; I tre capitoli e l'unità
dell'Episcopato, Roma 1796; Il denaro che va a Roma; Che importa ai preti; L'autorità del S.
Pontefice dimostrata da un sol fatto; Dei paralogismi circa i rapporti delle due Potestà, ecc.
Spi,2116b:*105
Ramsay Andrea Michele (1686-1743), anglicano convertito da Fénelon al cattolicesimo; il Ramsay
divenne segretario di Fénelon fino alla morte di Mme Guyon. La personalità del Ramsay è oggi
abbastanza discussa, pare che abbia sfruttato a suo vantaggio la conversione. Cfr. A. Cherel,
Histoire de l'idée de tolérance, Un aventurier religieux au XVIIIe siècle, A. M. Ramsay, Paris 1926;
G. D. Henderson, Chevalier Ramsay, London 1952. Già nel 1780 l'Amicizia Cristiana faceva
stampare La conversione del cav. Ramsay, e riflessioni relative alla Religione (Bona, 51): la
traduzione dal francese fu curata dal Giulio (Sommervogel, III, 1.480).
Spi,2116b:*106
Aymé, canonico di Tours e poi di Arras in Francia, ci ha lasciato un Catéchisme raisonné sur les
fondements de la foi, Paris 1775, in 12o, ivi 1822, 1825 (Hurter, V, 58).
Spi,2116b:*107
Jamin Nicola, O.S.B., è un autore frequentemente citato nei cataloghi dell'Amicizia Cristiana,
specialmente per i suoi Pensées philosophiques sur la nature, l'homme, la religion, stampati a
Torino nel 1797, e per i suoi Pensées théologiques relatives aux erreurs du temps (Bona, 194-197),
ma essendo l'autore infetto da gallicanesimo, le sue opere erano state rivedute e corrette. “Il minore
osservante P. Luigi da Missaglia, nel 1819, presentando una sua traduzione dei Pensieri teologici di
N. Jamin (Carmagnola 1819) nota che la sua versione fedele ‘fa vedere qual sia il sentimento
dell'erudito autore P. Jamin in certi punti, che presso i teologi sono tuttora posti in controversia’ (op.
cit., p. 3). Ora Jamin in fatto di costituzione della Chiesa e di relazione tra Chiesa e principe è
gallicano, come si può vedere nell'op. cit., pp. 158, 223-255” (P. Stella, Giurisdizionalismo ecc.,
Torino 1958, p. 81).
Spi,2116b:*108
Huby Vincenzo, S.J., n. nel 1608, m. a Vannes nel 1693, celebre missionario, autore fra l'altro de La
retraite de Vannes, 1679.
Spi,2116b:*109
Feller, Francesco Saverio de, S.J., n. a Bruxelles nel 1735, m. ivi nel 1802. Scrisse una ventina di
opere, di cui alcune assai voluminose, contro Voltaire, Febronio, Giuseppe II (prese parte attiva
nell'insurrezione del Brabante del 1787), il conciliabolo di Ems, Buffon, ecc. La sua fama è legata
soprattutto al Catechismo filosofico, che ebbe parecchie edizioni (ultima quella del Migne) e al
Dizionario Storico, in 6 voll., più volte ristampato e accresciuto. Ultima edizione, Parigi 1832, in 13
voll. (da noi spesso utilizzata).
Spi,2116b:*110
D'Argentan François-Louis, O.F.M. Cap. – nato Jean Yver – n. nel 1615, m. verso il 1680,
cappuccino nel 1630, ci ha lasciato: Le chrétien intérieur, Paris 1659; Les exercices du chrétien
intérieur, ivi 1662; Conférences théologiques et spirituelles du chrétien intérieur, ivi 1671;
Conférences théologiques et spirituelles sur les grandeurs de Dieu, Rouen 1675; Conférences
théologiques et spirituelles sur les perfection de la S. Vierge, Mère de Dieu, Paris 1678, ecc. quasi
tutte tradotte in diverse lingue ed anche in italiano (Marianus a Floriano, De Viris illustribus Ord.
Minorum, Roma 1914, 188-189).
Spi,2116b:*111
Boudon Henry-Marie, n. 1624, m. 1702.
Spi,2116b:*112
Cepari Virgilio, S.J., n. a Panicale del Trasimeno nel 1563, m. a Roma il 14 marzo 1631. Insegnò
teologia a Padova e a Roma, fu rettore a Firenze e a Roma. Si interessò delle cause di beatificazione
di diversi santi gesuiti e della fondazione delle Vergini di Gesù Cristo a opera di tre nipoti di S.
Luigi Gonzaga (1622). Tra gli scritti: Vita di S. Luigi Gonzaga primogenito di don Ferrante
Gonzaga, Principe dell'Impero, Marchese di Castiglione, Roma 1606; Esercizi della presenza di
Dio, Roma 1621 (molto stimato); Ristretto della vita del b. Francesco Borgia ecc., Roma 1624, e
molte altre (Sommervogel, II, 957-965; C. Testore, in Enc. Catt., III, 1.307).
Spi,2116b:*113
Franc Antoine, S.J., della provincia gesuitica di Lione, m. a Paray-le-Monial nel 1730 (dopo 15 anni
di cecità). Ci ha lasciato: Méthode pratique pour converser avec Dieu, 2e éd. Avignon, chez les
frères Delorme 1721, in 18o, pp. 256, 3e éd. Lyon 1724, trad. ital. Metodo pratico per conversare
con Dio, Napoli 1845 (Sommervogel, III, 922-924).
Spi,2116b:*114
Belingan Jean-Baptiste Pinguet de, S.J., n. a Amiens il 31 ottobre 1666, m. a Parigi il 9 marzo 1743.
Attese alla predicazione. Opere: Retraite spirituelle, Paris 1731… 1857; De la connaissance et de
l'amour de N.S.J.C., Paris 1734, 1735, Bruxelles 1734, Paris 1863 (Sommervogel, I, 1.149-1.150).
Spi,2116b:*115
J.-B. Saint-Jure, S.J. (1588-1657) v. nota 66.
Spi,2116b:*116
Nouet Jacques, S.J., n. a Le Mans il 25 marzo 1605, m. a Parigi il 21 maggio 1680. Gesuita nel
1623 a Rouen, sacerdote nel 1639, si applicò sempre alla cura d'anime e alla direzione spirituale
nelle zone di Alençon e di Arras. Combattè con gli scritti Arnauld, Lenoir e Pascal, e fu un apostolo
della Comunione frequente. Tra le sue opere, oltre la Réponse aux Provinciales (di Pascal), diversi
libri ascetici stampati tra il 1674 e il 1678: Méditations sur la vie de Jésus-Christ, 7 voll.;
Méditations et Entretiens pour tous les jours de l'année, 6 voll., Paris 1675; L'homme d'oraison et
sa conduite dans les voies du salut, 5 voll., Paris 1695, l'opera sua più lodata e tradotta in diverse
lingue, ecc. (Sommervogel, V, 1.813-1.828; A. Lanz, in Enc. Catt., VIII, 1.965).
Spi,2116b:*117
Nepveu François, S.J., n. a Saint-Malo nel 1639, m. a Rennes nel 1708. Gesuita nel 1654, insegnò
retorica e filosofia. Scrisse di ascetica e di morale: De la connaissance et de l'amour de N.S.J.C.,
Nantes 1681 (ristampato più volte); Méthodes d'oraison, Paris 1691, 1698 (trad. in ital. dal P.
Segneri); Retraite selon l'esprit et la méthode de St. Ignace, Paris 1687, 1716, trad. latina Ingolstadt
1707; La manière de se préparer à la mort, Paris 1693; Pensées et réflexions chrétiennes pour tous
les jours de l'année, 4 voll., Paris 1699, trad. latina, Monaco 1709, trad. ital., Venezia 1715, 4 voll.;
L'esprit du christianisme, ou la conformité du chrétien avec Jésus-Christ, Paris 1700, ecc.
Spi,2116b:*118
Cacciaguerra Bonsignore, n. a Siena nel 1495, m. a Roma nel 1566. È una figura strana di
viaggiatore e di mistico sul quale non è ancora concorde il giudizio degli storici. Dopo una gioventù
dissipata si convertì e fece un pellegrinaggio a S. Giacomo di Compostella. Fu a Palermo, poi a
Roma, poi a Milano, dove si incontrò con S. Antonio M. Zaccaria e stette con lui alcuni mesi e fu
consacrato sacerdote. Si recò poi a Napoli e si diede alla predicazione e alla direzione spirituale,
lottando fortemente contro le infiltrazioni protestanti e acquistando un grande ascendente sul
popolo. Nel 1546 passò a Roma continuando la sua lotta contro protestanti e valdesi e subendo da
loro diverse persecuzioni. Passò gli ultimi anni della vita scrivendo operette ascetiche che ebbero
grande fortuna: Trattato della Comunione, Roma 1557, moltissime volte ristampato; Trattato delle
tribolazioni, ivi 1559; Lettere spirituali, Venezia 1563; Dialoghi spirituali, ivi 1563 (R. Zappetti, in
Dizionario biografico degli italiani, vol. 15, Roma Treccani 1972, 788-790).
Spi,2116b:*119
Vaubert Luca, S.J., n. a Noyon il 18 ottobre 1645, m. a Parigi il 5 aprile 1716. Gesuita nel 1663,
scrisse di ascetica e di morale: Exercices de piété pour les Associés de l'adoration perpétuelle du
Saint Sacrement, Paris 1699, ristampato molte volte; Instruction sur la fréquente Communion,
1706, rielaborazione del precedente; Le saint exercice de la présence de Dieu, Paris 1732, trad. ital.
Milano 1846; il Vaubert corresse e pubblicò Les Entretiens avec Jésus-Christ dans le T. Saint
Sacrement de l'Autel, del P. Du Sault, O.S.B., di San Mauro, Tolosa 1701, 1703, edizione del
Vaubert, Parigi 1752, Lyon 1832 (Sommervogel, VIII, 492-496).
Spi,2116b:*120
Lanzi Luigi Antonio, S.J., n. a Macerata nel 1732, m. a Firenze nel 1810, sepolto a Santa Croce. Fu
archeologo e poeta. Opere ascetiche: Il devoto del SS. Sacramento istruito nelle pratiche di tal
devozione…, Firenze, presso il Ciardetti, 1806, in 12o, 2a ed. Roma 1807 in 2 voll. in 12o, pp. 172,
162, ivi 1816, Roma 1816, Milano 1835 ecc.
Spi,2116b:*121
Mons. De Fumel, vescovo di Lodève, grande apostolo della devozione al S. Cuore, pubblicò nel
1774 il suo Le culte de l'amour divin ou la dévolution au S. Cœur de Jésus, che fu violentemente
attaccato dai giansenisti.
Spi,2116b:*122
Gallifet Giuseppe Francesco, S.J., n. a Aix-en-Provence nel 1663, m. a Lione nel 1749. Discepolo
del B. de la Colombière, apostolo del S. Cuore, antigiansenista. Ci ha lasciato: De cultu SS. Cordis
Dei ac D.N.J. Christi, 1726; De cultu Immaculati Cordis Mariæ (Sommervogel, III, 1.124-1.131;
A. Hamon, Histoire de la dévotion au S. Cœur de Jésus, IV, 1931, 5-60).
Spi,2116b:*123
Derouville Alexandre-Joseph, S.J., n. a Lione il 24 giugno 1716, m. in data imprecisa, forse durante
la rivoluzione francese. Attese alla predicazione: dopo il 1763 prese il nome d'abbé d'Hérouville. Di
lui diverse operette ascetiche: L'imitation de la Très Sainte Vierge sur le modèle de l'Imitation de
Jésus-Christ, Paris 1778, Lyon 1814, Paris 1825… 1856, trad. tedesca, inglese, spagnola, italiana:
Imitazione della SS. Vergine, sul modello di quella di G.C., esposta da un religioso d.C.d.G.,
Padova 1772, Napoli 1782, Parma 1788, Napoli 1832, Milano 1842, Torino, Marietti 1843, Napoli
1865, ecc.; Le chrétien dévoué du S. Cœur de Jésus, Paris 1862; Neuvaine à l'honneur du S. Cœur
de Jésus, Avignon et Paris 1770; Exercices de Piété pour passer saintement la veille et le jour de la
fête du S. Cœur de Jésus et le premier vendredi de chaque mois…, Avignon 1770 (Sommervogel,
VII, 240-247).
Spi,2116b:*124
“Il mese di Maria”, celebre opera del P. Alfonso Muzzarelli, S.J., condotta sulla traccia degli
Esercizi di S. Ignazio, stampata a cura dell'Amicizia Cattolica e del Lanteri a Torino nel 1829, e
spessissime volte ristampata anche recentemente.
Spi,2116b:*125
Mattei, o De Matthæis, Pasquale, S.J., n. a Lecce il 4 aprile 1705, m. a Roma, esule, il 20 febbraio
1779. Gesuita nel 1720, fu rettore e provinciale più volte a Napoli; amico e consigliere di S.
Alfonso; il ministro Tanucci gli propose di abbandonare la Compagnia prima della soppressione,
ma il Mattei rifiutò e si ritirò a Roma negli Stati pontifici. Opere: La devozione ai SS. Angeli
Custodi ravvivata in alcune Considerazioni, Preghiere, Ossequi prattici, ed Esempi, opera postuma,
in Roma dal Casaletti del palazzo Massimi, s.d. in 12o, pp. 142, in Torino 1790, Roma 1836, Napoli
1839; Il mese d'Ottobre dedicato ai SS. Angeli Custodi, Modena 1860, Prato 1885; Considerazioni e
pratiche per celebrare con frutto le sei domeniche di S. Luigi Gonzaga, Roma 1766, ivi 1766,
Venezia 1790, Bassano 1805, Torino, Marietti 1841, trad. tedesca, ungherese, olandese, francese,
latina, ecc. (Sommervogel, V, 727-736).
Spi,2116b:*126
S. Caterina Fieschi, da Genova, n. 1447, m. ivi 1510. A otto anni già manifestava una grande
inclinazione alla pietà e alla penitenza. Sposata contro voglia a Giuliano Adorno, ebbe molto a
soffrire e si diede alquanto alla mondanità, ma senza gravi eccessi. Nel 1473 Dio le toccò il cuore e
da allora in poi visse una vita intensamente mistica e contemplativa, alimentata dall'Eucarestia, di
cui era devotissima, e dalle opere di carità a favore dei malati del Pammatone. Rimase molti anni
senza direttore spirituale, negli ultimi anni la diresse don Cattaneo Marabotto, che fu anche il suo
primo biografo. S. Caterina ottenne anche la conversione del marito. Tra le sue opere la più celebre
è il Trattato del Purgatorio, opera stupenda in cui la Santa si sforza di descrivere, attraverso la
sofferenza delle anime purganti, le sue sofferenze mistiche (cfr. P. Umile da Genova, Capp., L'Opus
catherinianum et ses auteurs, in Revue d'Ascétique et Mystique, t. XVI, 351-380; Id., in Dict. de
Spiritualité, VIII (1938), 290-325; Id., S. Caterina da Genova, Torino-Roma 1954, 2 voll.; L.
Sertorius, Katharina von Genua, München 1938).
Spi,2116b:*127
S. Pietro d'Alcantara, n. a Alcantara, Estremadura, nel 1499, m. a Arenas, presso Avila, il 19 ottobre
1562. Francescano, nel 1540 diede inizio alla sua celebre riforma, che prese consistenza con la
fondazione del convento di Pedroso (1555) seguita da altri e che fu poi approvata da Paolo IV nel
1559. Beatificato nel 1622, canonizzato nel 1669. Pochi gli scritti: il Tratado de la oraciòn y
meditaciòn, ricordato nel catalogo, è controverso se appartenga veramente al d'Alcantara, alcuni lo
attribuiscono al P. Luigi da Granata, con cui ha molta somiglianza e di cui questo sembra un
riassunto. L'opuscolo, in due parti, presenta abbastanza chiari i caratteri della spiritualità
francescana, nell'affettività, nella concretezza plastica dei quadri e nella praticità dell'insegnamento:
ebbe larga fortuna e fu tradotto in tutte le lingue, l'ultima (in italiano) a Roma nel 1952, a cura del P.
Valugani (A. Ghinato, in Enc. Catt., IX, 1.396-1.398).
Spi,2116b:*128
Natale Antonio, S.J., n. a Palermo il 3 aprile 1648, m. ivi il 17 ottobre 1701. Gesuita nel 1663, fu
maestro dei novizi e missionario. Operette ascetiche: Il Paradiso in terra spalancato a chi vuole, ed
è libero a scegliere il più sicuro stato di vita, Palermo 1699, spesso ristampato anche in estratto (per
es., il Dialogo di S. Stanislao Kostka col fratello Paolo); Esercizio devoto in onore di S. Ignazio,
Venezia 1799 (Sommervogel, V, 1.590-1.593).
Spi,2116b:*129
Bellati Antonio Francesco, S.J., n. a Camporeggiano (Modena) il 2 novembre 1665, m. a Piacenza il
1 marzo 1742. Gesuita nel 1681, fu oratore molto apprezzato. Opere: Le obbligazioni di un marito
cristiano verso la moglie esposte in una lettera all'Ill.mo Sig. Marchese N.N., in Padova, nella
Stamperia del Seminario appresso Giovanni Manfré 1711, in 8o, pp. 119, 2a ed. ivi s.a., Parma
1712, Padova 1790, Modena 1870… (Sommervogel, I, 254-259).
Spi,2116b:*130
Clément Denis-Xavier, n. a Digione il 6 ottobre 1706, m. ivi il 7 marzo 1771. Era predicatore del re
di Polonia e confessore delle zie di Luigi XV. Ci ha lasciato: Maximes pour se conduire
chrétiennement dans le monde, Paris 1749, 1753, Lilla 1812, Tolosa 1820, Avignone 1826, ecc.;
Méditations sur la Passion de N.S.J.Ch., 3 voll. in 12o, Paris 1762-1763.
Spi,2116b:*131
De Combes des Morelles Perette-Marie, n. a Riom il 19 maggio 1728; Méditations sur les
événements de la vie, Œuvres Spirituelles, 1778, 2 voll. in 12o: queste opere contengono anche
poesie e canti.
Spi,2116b:*132
Juan de Avila, santo, n. a Almodòvar del Campo (Spagna) nel 1499 o 1500, m. a Montilla il 10
maggio 1569. Sacerdote secolare, predicatore, grande maestro di spiritualità e promotore della
restaurazione cattolica. Tra i suoi amici e confidenti S. Giovanni di Dio, S. Francesco Borgia e S.
Teresa di Gesù. Il capolavoro dell'Avila è Audi Filia, gioiello della letteratura mistica spagnola.
Altri scritti sono l'epistolario, le prediche intorno all'Eucarestia, allo Spirito Santo e alla Madonna,
ecc. (L. Sala Balust, in Enc. Catt., II, 550-551).
Spi,2116b:*133
De Lombez Ambrogio, cappuccino, 1708-1778: Traité de la paix intérieure, opera che fino ai nostri
giorni fu ristampata in nuove forme, e il cui moralismo differenziato contiene un tratto
discretamente mistico. Nel nostro catalogo, poco sotto è dato col titolo: Dell'allegrezza spirituale.
Spi,2116b:*134
Scupoli Lorenzo, teatino, n. a Otranto verso il 1530, m. a Napoli il 28 novembre 1610. Entrato nei
teatini a Napoli nel 1569, ordinato sacerdote a Piacenza nel 1577, fu successivamente a Milano
(1578), a Genova, a Venezia (1588) con frequenti contatti con Padova, dove conobbe il giovane
studente Francesco di Sales. Accusato ingiustamente presso i superiori, fu ridotto allo stato di
fratello laico. Lo Scupoli accettò l'immeritata punizione, condonatagli negli ultimi anni di vita che
passò nella casa di San Paolo Maggiore a Napoli. Principale sua opera è il Combattimento
Spirituale, uscito anonimo a Venezia nel 1589. La 50a edizione, col nome dell'autore, uscì a
Bologna nel 1610, pochi giorni dopo la sua morte: libro letto con frutto anche oggi. “Uno dei
migliori scritti ascetici del secolo XVI. Un esemplare dall'autore dato a S. Francesco di Sales a
Padova (1590), stampato l'anno prima a Venezia (1589), in soli 24 capitoli, che poi nelle altre
edizioni crebbero a 33, a 40 e infine agli attuali 66: in questi rimaneggiamenti l'ordine dei capitoli è
stato sconvolto e lo stile ha perduto un po' della sua ingenua grazia. Dedicato al ‘Supremo Capitano
e gloriosissimo Trionfatore Gesù Cristo’, il Combattimento Spirituale si apre con la ricerca ‘in che
cosa consista la perfezione cristiana’; poi dimostra che per acquistarla bisogna combattere e che
quattro cose sono necessarie a tale battaglia: la diffidenza di noi stessi, la confidenza in Dio,
l'esercizio della virtù e l'orazione. Poi passa a parlare delle difese: difesa dell'intelligenza contro
l'ingoranza e la curiosità, della volontà contro le ‘molte volontà’ che le fanno una continua guerra; il
‘combattimento’ vero e proprio deve indirizzarsi contro i mali del senso, contro le viziose passioni,
contro le arti e gli inganni del demonio. La legge di questo combattimento è dura, bisogna accettarla
tutti i giorni ‘e chi non vi combatte resta morto per sempre’” (U. Bonzi da Genova, in Enc. Catt.,
IV, 38-40).
Spi,2116b:*135
Surin Jean-Joseph, S.J., n. a Bordeaux il 29 febbraio 1600, m. ivi il 22 aprile 1665. Di famiglia
agiata e religiosissima, una sorella era carmelitana, la mamma rimasta vedova seguì la figlia nel
monastero. Gesuita nel 1616, fu discepolo di Luigi Lallemant di cui sentì l'influsso per tutta la vita.
Il nome del Surin è legato agli esorcismi del convento delle Orsoline di Loudun (1634) dove per
liberare la madre Giovanna degli Angeli egli chiese a Dio di essere indemoniato egli stesso, e
rimase in quello stato per 20 anni, liberato solo negli ultimi 8 anni di vita. Tra le molte opere
ascetiche da lui scritte ricordiamo: Catéchisme spirituel, Paris 1657; Les fondements de la vie
spirituelle, ivi 1674; Dialogues spirituels, ivi 1695; Lettres spirituelles, 1695-1696, etc. (A. Lanz, in
Enc. Catt., XI, 1.583-1.584).
Spi,2116b:*136
S. Gertrude la Grande, cistercense (1256-1301) del monastero di Helfta in Sassonia, mistica, scrisse
gli Esercizi, sette in tutto, e le Rivelazioni, in 5 libri. Precorse la devozione al S. Cuore di Gesù
Cristo (cfr. Esercizi e Rivelazioni, ed. ital. a cura di R. Medici, Praglia 1923, 1924).
Spi,2116b:*137
Blosio – latinizzato da De Blois – François-Louis, abate benedettino e scrittore ascetico, n. a
Donstiennes (Hainaut) nell'ottobre 1506 da famiglia nobile, m. a Liessies il 7 gennaio 1566. Fu il
riformatore del monastero di Liessies di cui fu eletto abate nel 1530, ed ebbe successo malgrado le
molte difficoltà che incontrò, durando la riforma per più di tre secoli, fino alla dispersione dei
monaci al tempo della rivoluzione francese. Tra le sue opere ascetiche: Speculum monachorum,
Lovanio 1538; Paradisus animæ fidelis, ivi 1540; Institutio spiritualis, ivi 1553; Consolatio
pusillanimum, ivi 1555; Conclave animæ fidelis, ivi 1558, ecc. (A. Mancone, in Enc. Catt., II,
1.721-1.723).
Spi,2116b:*138
Stadiera Francesco, S.J. (anche Stadieri), n. a Bologna nel 1574, m. ivi il 12 luglio 1630 curando gli
appestati. Gesuita nel 1591, fu sempre operarius e in cura d'anime. Abbiamo di lui: Gl'inganni della
vita spirituale, in Bologna presso Francesco Cattanio 1632 (postumo), in 4o, pp. 1.140, ivi 1735,
Venezia 1644, Roma 1651, Venezia 1732, ecc. (Sommervogel, VII, 1.467).
Spi,2116b:*139
De la Figuera Gaspar, S.J. n. a Bilbao nel 1579, m. a Valladolid il 22 marzo 1637: Suma espiritual
en que se resuelven todos los casos y dificultades que hay en el Camino de la Perfecciòn,
Valladolid 1635, trad. ital. Somma Spirituale… trad. da un religioso d.C.d.G., Bologna 1650, in
12o (Sommervogel, III, 723).
Spi,2116b:*140
Languet, cioè Jean-Joseph de Villeneuve de Gergy de Languet (1677-1753), vescovo di Soissons,
traslato a Sens, ci ha lasciato: Della falsa felicità delle persone del mondo e della vera felicità della
vita cristiana, tradotto dal francese, in Roma 1824 (a cura dell'Amicizia Cattolica di Roma, cfr.
Bona, 606-607); Trattato della confidenza nella misericordia di Dio, per consolazione di quelli che
sono disanimati dal timore…, opera di Mons. Gio. Giuseppe Languet vescovo di Soissons, tradotto
dall'idioma francese dal P. M. Lorenzo Fusconi, minore conv. di S. Francesco, Roma, Tip. di
Bernardo Morini 1866, in 16o, pp. 280.
Spi,2116b:*141
Luisa de la Vallière, dopo una vita dissipata alla corte di Versailles (fu l'amante di Luigi XIV), entrò
nel Carmelo di Parigi che era stato fondato qualche anno prima dalla celebre Madame Acarie.
L'elogio funebre della La Vallière fu tenuto da Bossuet.
Spi,2116b:*142
Quadrupani Carlo Giuseppe, barnabita (1740-1806), v. la bibliografia lanteriana del P. Calliari nel
primo volume del Carteggio del Ven. P. Lanteri, pag. 187-188.
Spi,2116b:*143
Vittorelli Ignazio Mario, S.J., n. a Napoli il 30 novembre 1677, m. ivi il 5 settembre 1756. Scrisse:
Vita e virtù di Suor M. Aurelia Cecilia di S. Giuseppe dell'Ordine delle Eremitane di S. Agostino, in
Napoli 1743; Lettere spirituali, ed istruttive dirette ad alcune Religiose claustrali, del P. Ignazio M.
Vittorelli d.C.d.G., in Napoli 1748 presso Stefano Abate, in 8o, pp. 191 (Sommervogel, VIII, 857858).
Spi,2116b:*144
È la traduzione in ital. dell'opera (anonima) apparsa in francese col titolo “Avis Salutaires d'un
philosophe chrétien”, v. nota 149.
Spi,2116b:*145
Diotallevi Alessandro, S.J., n. a Rimini il 24 settembre 1648, m. ivi il 19 settembre 1721. Novizio
nel 1663. Opere: La beneficenza di Dio verso gli uomini e l'ingratitudine degli uomini verso Dio,
Considerazioni…, in Venezia, alle stampe di Andrea Poletti 1716, in 12o, pp. 671, trad. tedesco e
spagnolo; L'idea di un vero penitente ravvisata nel penitente re Davide, Venezia, Poletti 1716,
molte edizioni…, Milano, Pirotta 1842; Il Cuore addolorato di Maria, Venezia, Poletti, 1716;
Istruzioni ad un confessore di monache, s.d.; Trattenimenti spirituali per chi desidera d'avvanzarsi
nella servitù, e nell'amore della Santissima Vergine, Venezia, Poletti, 1716, moltissime edizioni
(Sommervogel, III, 87-91).
Spi,2116b:*146
Le Moyne Pierre, S.J. (1619-1671): La dévotion aisée, Paris 1652, molte edizioni, trad. italiana.
Non fa che paragrafare alcuni capitoli della Filotea di S. Francesco di Sales, con lo stesso spirito e
dottrina, per quanto con meno unzione (Bremond); Les peintures morales, où les passions sont
représentées par tableaux, par caractère etc., ivi 1632.
Spi,2116b:*147
Brignon Jean, S.J., n. a Saint-Malo nel 1620, m. a Parigi il 17 giugno 1712. Gesuita nel 1646.
Tradusse in francese il Combattimento Spirituale dello Scupoli, Parigi 1688, che ebbe molte
edizioni; e inoltre: Instruction spirituelle et pensées consolantes pour les âmes affligées ou timides,
ou scrupuleuses, traduit du latin de Louis Blosius, Abbé de Liessies, avec quelques sentiments d'une
âme pénitente, à Paris… chez P. A. L. Mercier 1706, ivi 1711, 1726 (è l'adattamento dell'opera
sopra citata del Blosio); Les avantages qu'on peut tirer des afflictions et des maladies, par le P.
Dupont (De La Puente S.J.), traduit de l'espagnol par…, Paris 1714 (Sommervogel, II, 166-180).
Spi,2116b:*148
Du Sauts Nicolas, S.J., Traité de la confiance en Dieu, par le R.P. Nicolas Du Sault d.C.d.J.,
nouvelle édition corrigée et augmentée, Turin 1798, chez François Bernard Bertolero… pp. XVI436.
Spi,2116b:*149
In AOMV si conserva una copia anonima di quest'opera dal titolo: Avis Salutaires d'un philosophe
chrétien, distribués pour chaque jour du mois… Ouvrage composé sur le modèle de l'Imitation de
Jésus-Christ, Nouvelle édition corrigée, Turin 1796, chez François Bernard Bertolero, librairie visà-vis de l'église de Saint-Roch, 31 capitoli per ogni giorno del mese (il titolo riportato nel catalogo è
leggermente errato).
Spi,2116b:*150
Bouhours Dominique, S.J., n. a Parigi il 15 maggio 1628, m. ivi il 27 maggio 1702. Gesuita nel
1644, insegnò retorica, fu istitutore presso famiglie nobili e finalmente aggregato agli scriptores del
collegio Louis le Grand di Parigi. Scrisse di filosofia, di filologia, di stilistica, di ascetica, ecc. Lo
stile è un po' manierato, almeno così appare oggi. Fu un antigiansenista convinto. Tra le opere
ascetiche: Paroles tirées de l' Écriture Sainte pour servir de consolation aux personnes qui
souffrent (postumo), Paris, chez L. Mercier, 1704, ivi 1705, Strasbourg 1727, Paris 1801, Rennes
1871, trad. ital. Milano 1820; Vie de St. Ignace, Paris 1679; Vie de St. Fr. Xavier, ivi 1683
(Sommervogel, I, 1.886-1.919).
Spi,2116b:*151
Loarte Gaspar S.J., n. a Medina del Campo (senza anno), m. a Valenza l'8 ottobre 1578. Gesuita nel
1552. Fu rettore a Genova e a Messina. Scrisse: Conforto degli afflitti, dove si tratta dei frutti, e
rimedi delle tribolazioni utile così per secolari, come per religiosi, massime confessori; d'onde
potranno cavare conforti, e medicine d'applicare ai penitenti, in Roma, appresso Vincenzo Accolto
1574, in 12o, pp. 167, Venezia 1574, 1579, 1585, Padova 1739, ecc.
Spi,2116b:*152
Binet Étienne, S.J., Digione 1569-Parigi 1639: Consolations et réjouissances pour les malades et
personnes affligées, Rouen 1614, molte edizioni posteriori. Altri scritti del Binet: La fleur des
Psaumes de David, Rouen 1615; Abrégé de la vie éminente de St. Ignace de Loyola, Paris 1622;…
de la vie admirable de St. François Xavier, ivi 1622; Vie du Bx Stanislas Kostka, ivi 1622; De l'état
heureux et malheureux des âmes souffrantes en Purgatoire, ivi 1626, molte edizioni (Sommervogel,
I, 1.488-1.505). Vedi nota 1.
Spi,2116b:*153
Lallemant Pierre, dei Canonici di Santa Genoveffa in Parigi. Scrive il Sommervogel, III, 1.400:
“Les Saints Désirs de la mort sont à tort attribués à P. Lallemant Jacques Philippe, S.J. (16601748)”, mentre sono di P. Lallemant, génovéfien.
Spi,2116b:*154
Caraccioli Luigi Antonio, n. a Parigi da famiglia napoletana che si era rovinata col sistema di Law
nel 1721. Studiò a Mans e a 18 anni – nel 1739 – entrò nella Congregazione dell'Oratorio di
Francia, ma ne uscì qualche anno dopo e viaggiò molto in Italia, Germania, Polonia; in Polonia fu
fatto governatore dal principe Rewski e nominato colonnello. Tornato in Francia si stabilì prima a
Tours, poi a Parigi dove si mise a scrivere per vivere, ma le sue opere non sono né profonde né
brillanti. Ricordiamo: Conversation avec soi-même; Le véritable Mentor; De la grandeur de l'âme;
diverse biografie sacre e profane (però senza nessun interesse storico o letterario). Intervenne anche
nella polemica gesuitica con la pubblicazione delle (presunte) Lettres du Pape Clément XIV, che per
un certo tempo furono ritenute autentiche (Feller, III, 209).
Spi,2116b:*155
De Estella Diego, O.F.M., portoghese (1524-1578), è uno dei più validi rappresentanti della
spiritualità francescana spagnola, assai apprezzato anche da S. Francesco di Sales. Tra le sue opere
più celebri: Meditaciones de l'amor de Diòs; Vanidad del mundo; Commento al Vangelo di S. Luca
(per qualche tempo messo all'Indice, poi corretto, ebbe ancora vasto successo).
Spi,2116b:*156
Hardion Jacques, n. a Tours il 17 ottobre 1686, m. a Versailles il 1 ottobre 1766. Laico. Ci lasciò:
Histoire universelle sacrée et profane, composée par ordre des Mesdames de France, Paris 1754,
1769, 20 voll., in 12o (i due ultimi volumi sono di Linguet); Nouvelle histoire politique… à l'usage
des Mesdames de France, 3 voll. in 12o, Paris 1751.
Spi,2116b:*157
Daniel Gabriel, S.J., n. a Rouen l'8 febbraio 1649, m. a Parigi il 23 giugno 1728. Novizio nel 1667,
insegnò filosofia e teologia. Scrisse molto, tra cui: Histoire de France depuis l'établissement de la
monarchie française dans les Gaules, dédiée au Roi, Paris 1713, 3 voll., ivi 1721, in 16 voll., 17551760 in 17 voll., Amsterdam 1755-1758 in 24 voll., tradotta in diverse lingue, pubblicata anche in
abrégé, trad. ital.: Storia della Francia in compendio… Venezia, Nicolò Pezzana, 1737, 3 voll.
(Sommervogel, II, 1.796-1.816).
Spi,2116b:*158
D'Orléans Pierre-Joseph, S.J., n. a Bourges il 3 novembre 1641, m. a Parigi il 31 marzo 1698.
Gesuita nel 1659, si dedicò alla predicazione. Scrisse di ascetica e di storia: Pratiques chrétiennes
pour les actions ordinaires de la vie, Paris 1676, molte edizioni; vite di santi gesuiti, S. Luigi, B.
Carlo Spinola, P. Pierre Coton…; pubblicò senza molta critica le opere del P. Louis Lallemant e di
P. Luigi Da Ponte; Histoire des conquérants tartares qui ont subjugé la Chine, Paris 1688; Histoire
des révolutions d'Angleterre, ivi 1689, trad. ital. Venezia 1724 in 2 voll.; Histoire de la révolution
d'Espagne, Paris 1734, 3 voll., trad. ital., Venezia 1737 in 3 voll. (Sommervogel, V, 1.937-1.944).
Spi,2116b:*159
Da Ponte – cioè De La Puente – Luigi, S.J., n. a Valladolid nel 1554, m. ivi nel 1624. Gesuita nel
1574, fu insegnante di teologia e maestro dei novizi, ma di salute debole, attese molto allo scrivere:
Meditaciones de los misterios de nuestra fé, 1604, trad. ital. Roma 1620; Guia espiritual, 1609,
trad. ital. Roma 1628; De la perfecciòn del cristiano en todos sus estados, 1612; Compendium
meditationum, 1612; Opere complete in 5 voll., 1690 (Sommervogel, VI, 1.271-1.295).
Spi,2116b:*160
Spinola Fabio Ambrogio, S.J., n. a Genova da famiglia nobile il 3 ottobre 1593, m. ivi il 28 luglio
1671. Fu gesuita nel 1610, insegnò filosofia e S. Scrittura al Germanico di Roma, di cui fu anche
rettore, predicatore e scrittore: Vita del P. Carlo Spinola S.J. morto per la santa fede in Giappone,
Roma 1649 (poi beatificato); Meditazioni per tutti i giorni dell'anno, Genova 1652, 1653, poi
ridotte in compendio, Venezia 1673, moltissime edizioni fino a questi ultimi tempi; Prediche
quaresimali, Genova 1667 (Sommervogel, VII, 1.448-1.452; A. M. Lanz in Enc. Catt., XI, 1.127).
Spi,2116b:*161
Avancini Nicola, S.J., n. a Brez in Val di Non (Trento) nel 1611, m. a Roma il 6 dicembre 1680.
Insegnò lettere a Trieste, Lubiana, Vienna, filosofia a Vienna, teologia a Graz e a Vienna; visitatore
in Boemia, provinciale in Austria, finalmente assistente per la Germania nella curia generalizia di
Roma. Scrisse molte opere di diverso argomento, ma la più celebre è: Vita et doctrina Jesu Christi,
1665, tradotta in tutte le lingue e più volte ristampata fino a questi ultimi anni (Torino 1938).
Succinta, e un po' arida, serve tuttavia a una buona meditazione (Sommervogel, I, 668-680; A.
Fiocchi, in Enc. Catt., II, 506).
Spi,2116b:*162
Médaille Pierre, S.J. n. 1638, m. a Tolosa l' 8 settembre 1709. Si dedicò alla predicazione. Opere:
Méditations sur les Évangiles de l'année, et pour fêtes de la Ste Vierge et des Saints, Toulouse et
Lyon 1703, Paris 1709, Lyon 1733, Paris 1744, Tulle 1750, ecc. (Sommervogel, V, 856-860).
Spi,2116b:*163
Buseo – cioè Buys – Jean, S.J., parente di S. Pietro Canisio (ebbe altri due fratelli gesuiti), n. a
Nimega nel 1547, m. a Bamberga il 30 maggio 1611. Insegnò teologia a Magonza per 20 anni.
Scrisse molto: Stimuli virtutum adolescentiæ christianæ, Colonia 1594; Manuale di pie meditazioni,
composto prima in latino dal P. Gio. Buseo d.C.d.G. poi trasportate nell'idioma francese…, in
Roma nella Stamperia della Propaganda Fide 1684, Roma e Macerata 1695, Bologna 1701, Cuneo
1701, Venezia 1716, Pavia 1736, Venezia 1745, Piacenza 1789…
Spi,2116b:*164
Grosez Jean-Étienne, S.J., n. a Arbois il 5 ottobre 1642, m. a Dole 2 settembre 1718. Gesuita nel
1649, fu predicatore e missionario popolare: Journal des Saints ou Méditations pour tous les jours
de l'année, 2a ed. Lyon 1673, molte edizioni e traduzioni, trad. ital.: Giornale de' Santi Meditazioni
per tutti i giorni dell' anno, in Venetia 1707, appresso Lorenzo Basegio, con licenza de Superiori, 3
parti, pp. 311, 297, 302.
Spi,2116b:*165
Siniscalchi Liborio, S.J.: La scienza della salute eterna, ovvero gli Esercizi Spirituali, in 12o, in
Venezia 1770, presso Tommaso Bettinelli, con licenza de' Superiori e privilegio.
Spi,2116b:*166
Poncet de La Rivière, contessa di Carcado, n. a Sables-d'Olonne nel 1731, m. ivi il 22 aprile 1776.
Donna molto pia, con espressioni di religione che rasentano la mistica, scrisse il libro qui ricordato,
L' âme unie à Jésus-Christ dans le T. Saint Sacrement, pubblicato postumo e altre volte ristampato.
Abbiamo sotto gli occhi l'edizione stampata a Parigi nel 1828 (preceduta da un profilo biografico)
nella Bibliothèque catholique pour la propagation des bons livres. Nel castello di Carcado, nel
Poitou, trovarono asilo alcuni preti durante la rivoluzione tra i quali anche l'abbé Pierre Perreau (cfr.
Elogio storico della Sig.ra Poncet de La Rivière contessa di Carcado… tradotto dal francese dalla
Sig.ra contessa D.M.P.N.M.O., Bergamo, Locatelli, 1789: la traduttrice è la moglie del conte
Pertusati, cioè Donna Maria Pertusati Nata Marchesa Olgiati).
Spi,2116b:*167
Balestrieri Ortensio, Pratica di ben morire del P. Ortensio Balestrieri, Esercizi Spirituali di S.
Ignazio per ritiro di dieci giorni, Venezia 1754, presso Gio. Battista Recurti.
Spi,2116b:*168
Segneri Paolo junior, S.J., nipote del P. Segneri senior, n. a Nettuno il 18 ottobre 1673, m. a
Senigallia il 15 giugno 1713. Gesuita nel 1689, fu predicatore popolare in Italia centrale e
settentrionale con grande frutto. Di lui abbiamo: Dell'amor di Dio e dei mezzi per conquistarlo,
Lucca 1707, più volte ristampato, è la versione, con aggiunte, dell'opera del P. Nepveu (v. sopra);
Esercizi Spirituali, pubblicati da L. A. Muratori (intimo amico del Segneri) col titolo: Esercizi
Spirituali esposti secondo il metodo del P. Paolo Segneri Juniore d.C.d.G. da Lodovico Antonio
Muratori, bibliotecario del Serenissimo Signor Duca di Modena, in Venezia 1739, presso Gio.
Battista Recurti, con licenza de' Superiori e privilegio, volume unico: a quest'opera si ricollegano le
aspre discussioni tra il Muratori e i dottori dell'università di Salisburgo e molti altri teologi, tra cui
parecchi gesuiti, i quali accusavano il Muratori di sostenere che la devozione a Maria non era
necessaria alla salvezza; diversi Esami sull'amor di Dio, sul buon uso della confessione, sulla carità,
sulla povertà, ecc. (C. Testore, in Enc. Catt., XI, 242).
Spi,2116b:*169
De Gonnelieu Jérôme, S.J., n. a Soissons l'8 settembre 1640, m. a Parigi il 28 febbraio 1715.
Gesuita nel 1657, si dedicò alla predicazione: Les exercices de la vie intérieure ou l'esprit intérieur
dont on doit animer ses actions durant le jour, Châlons, vers 1689, 7 ed., Paris 1689, ivi 1691, ivi
1693…; Considérations pour réformer l'intérieur du chrétien, ivi 1684; Méthode pour bien
entendre la Ste Messe, ivi 1698; Pratique de la vie intérieure, ivi 1694; Nouvelle Retraite pour huit
jours,, ivi 1736 (postumo), trad. ital. Ritiro di otto giorni per le persone del chiostro e del secolo,
Verona 1755 (Sommervogel, III, 1.560).
Spi,2116b:*170
Mariani Antonio Francesco, S.J., n. a Bologna il 23 agosto 1680, m. ivi il 16 marzo 1751. Novizio
in Savoia nel 1695, insegnò filosofia a Brescia, a Parma, a Mantova, poi ammalato si ritirò a
Bologna e scrisse alcune opere ascetiche: Pratica devota per li Dieci Venerdì per la novena di S.
Francesco Saverio, Bologna 1725; Pratica divota in onore di S. Francesco Borgia, ivi 1751;… per
le Dieci Domeniche di S. Ignazio, ivi 1741;… per il Beato Gianfrancesco Regis, ivi 1758;… in
apparecchio alla festa di S. Luigi Gonzaga, ivi 1727, ivi 1733, Roma 1737, Napoli 1841, ecc.;… in
apparecchio alla festa di S. Stanislao Kostka, Bologna 1727;… di S. Giuseppe, ivi 1728;… dei SS.
Angeli Custodi, ivi 1729, ecc. (Sommervogel, V, 367-374).
Spi,2116b:*171
Borgo Carlo, S.J., n. a Vicenza il 26 luglio 1731, m. ivi nel 1794. Gesuita nel 1746, insegnò
matematica e storia naturale: Novena in apparecchiamento alla festa del S. Cuore di Gesù Cristo ad
uso delle persone religiose, in Ferrara 1786, per gli eredi di Giuseppe Rinaldi, in 12o, pp. 82,
Piacenza 1788, ivi 1805, Torino, presso i fratelli Scotto 1806, in 16o, pp. 126, con illustrazioni,
Roma presso Franc. Burlié 1814, Torino, Marietti 1840 (Sommervogel, I, 1.790-1.791).
Spi,2116b:*172
Lovat Giuseppe Maria, S.J., n. a Genova il 7 febbraio 1734, m. ivi il 28 agosto 1811: La perfezione
religiosa considerata nel suo dovere e nelle sue facilità; Novena a S. Teresa (Sommervogel, V, 5657).
Spi,2116b:*173
De Villegas Bernardino, S.J. n. a Oropesa nel 1592, m. a Madrid il 30 dicembre 1653. Scrisse:
Soliloquios divinos, Madrid 1632, molte edizioni, trad. ital. del P. Flori S.J.; La esposa de Cristo…
Imprenta real 1625: La sposa di Gesù Cristo ammaestrata con la vita di S. Lutgarda monaca di S.
Bernardo, de P. Bernardino Vigliegas d.C.d.G., in Venetia 1641, con licenza de' Superiori e
privilegio (Sommervogel, VIII, 778-780).
Spi,2116b:*174
Sanadon Nicolas, S.J., n. a Rouen il 14 dicembre 1651, m. a Parigi il 21 luglio 1720. Gesuita nel
1674, per 24 anni diresse i ritiri della casa professa di Parigi. Opere: Prières et Instructions
chrétiennes, Paris 1701; Prières… pour bien commencer et bien finir la journée, pour entendre
saintement la Messe haute et basse, et pour approcher avec fruit des Sacrements de Pénitence et d'
Eucharistie, Paris et Bruxelles 1722, Paris 1723, 1731, Lyon 1734, 1789, trad. ital. Maniera di
ascoltare la S. Messa, Firenze 1844; Retraites spirituelles… propres aux communautés religieuses,
Paris 1728; Méditations sur la Passion de N.S. Jésus-Christ, ivi 1748; il P. Sanadon scrisse a
Fénelon una lettera per invitarlo a sottomettersi, pubblicata tra le opere di Fénelon (Sommervogel,
VII, 507-508).
Spi,2116b:*175
Maffei Giovanni Pietro, S.J., n. a Bergamo circa il 1533, m. a Tivoli il 20 ottobre 1603. Novizio
gesuita a Roma nel 1565, ma prima era stato professore di eloquenza a Genova e segretario della
repubblica genovese. Insegnò eloquenza al Collegio Romano. Tra le sue pubblicazioni: Joannis
Petri Maffeii Bergomatis e S.J. Historiarum Indicorum libri XVI…, Florentiæ 1588…, Lione 1589,
Colonia 1590, ivi 1593, trad. ital. Le storie delle Indie Orientali scritte in latino dal P. Gio. Pietro
Maffei d.C.d.G., Firenze, Filippo Giunti 1589, Bergamo 4 voll. in 4o, presso Pietro Cancellotti
1749, Milano 1806, 3 voll., Genova 1830, 10 voll., Milano 1830, 2 voll.
Spi,2116b:*176
De Solis Antonio, n. il 18 luglio 1610, m. a Madrid il 19 aprile 1686. Studiò a Salamanca, fu amico
di Calderòn e scrisse anche lui commedie e farse. La reggente Maria Anna d'Austria lo nominò
cronista mayor, cioè storiografo delle Indie. Nel 1667 improvvisamente si decise per lo stato
ecclesiastico, abbandonò la poesia e la letteratura profana e scrisse drammi sacri. Poco prima della
sua morte pubblicò la Historia de la conquista de Mexico, Madrid 1684, in fol., spesso ristampata in
diversi volumi, tradotta in inglese e in italiano: “L'ultima delle opere buone che ci ha dato la
Spagna” (Sismondi).
Spi,2116b:*177
Di G. De Novaes abbiamo: Elementi della storia de' Sommi Pontefici da S. Pietro sino al
felicemente regnante Papa Pio VII, vol. 13-16, Roma 1822.
Spi,2116b:*178
Lettres édifiantes et curieuses, écrites des Missions étrangères, par quelques missionnaires de la
Compagnie de Jésus, 28 recueils qui forment 28 volumes, à Paris chez H.L. Guérin et L.F. de la
Tour, rue Saint-Jacques vis-à-vis des Mathurins.
Spi,2116b:*179
Charlevoix Pierre-François-Xavier, S.J., n. a Saint-Quentin il 29 ottobre 1682, m. a La Flèche il 1
febbraio 1761. Insegnante di retorica e filosofia in Francia e in Canadà (Quebec). Opere: Histoire
de l' établissement… du christianisme dans l'empire du Japon, 3 voll., Rouen 1715; Vie de la Mère
Marie de l' Incarnation, Paris 1724; Histoire et description générale du Japon, ivi 1736, 2 voll.;
Journal historique d'un voyage à la Nouvelle-France, 3 voll., ivi 1755; Histoire du Paraguay, 3
voll., ivi 1756, ivi 1757, trad. ted. Wien 1835, trad. inglese London 1769, trad. latina Venezia 1779
(Sommervogel, II, 1.075 ss.).
Spi,2116b:*180
Della Valle Pietro, n. a Roma il 2 aprile 1586, m. ivi il 20 aprile 1652. Di famiglia nobile e antica,
viaggiò quasi tutta la vita, in Terrasanta, al Cairo, a Aleppo, a Ispahan, ecc. Nel 1626 è di nuovo a
Roma, Urbano VIII lo nomina suo cameriere d'onore. Ci lasciò: I viaggi descritti in lettere
familiari, Roma 1650-1653, 3 voll., scritti in stile vivo, facile, naturale. Interessante la parte che
tratta della Persia. Tradotti in francese, olandese, tedesco (G. Tiraboschi, VIII).
Spi,2116b:*181
De Ribadeneira Pietro, S.J., n. a Toledo nel 1526, m. a Madrid nel 1611. A 14 anni ricevuto nella
Compagnia dallo stesso S. Ignazio, studiò a Parigi, Lovanio, Padova; insegnò a Palermo e al
Collegio Germanico di Roma; introdusse la Compagnia nei Paesi Bassi. Opere: Vita Ignatii de
Loyola, 1572; Vida del P. Francisco de Borja, 1592; Vida del P. Laynez, 1592; Flos Sanctorum, o
Libro de la vida de los Santos, 2 parti, 1599-1601; Tratado de la tribulaciòn, 1589, ecc.
(Sommervogel, VI, 1.724-1.758).
Spi,2116b:*182
Villefore (non Villefort) Joseph-François Bourgoin de, n. a Parigi il 24 dicembre 1652, m. ivi il 2
dicembre 1737. Visse sempre ritirato, attendendo agli studi e alla preghiera nella sua abitazione che
era nel chiostro di Notre-Dame di Parigi. Opere: Vie de St. Bernard, Paris 1704; Vie des Pères du
désert et des Saints solitaires d'Orient et d'Occident, 4 voll. in 8o, ivi 1706-1708; Vie de Ste
Thérèse, ivi 1712, 2 voll.; Vie de la Duchesse de Longueville, ivi 1738.
Spi,2116b:*183
Compans Jean, n. a Dalon nel 1771, m. ivi il 7 febbraio 1835. Discepolo dei lazzaristi nel seminario
diocesano di Cahors, si fece anche lui lazzarista e fu in seguito incaricato dell'insegnamento della
filosofia in diversi Seminari di Francia. Durante la rivoluzione dovette fuggire dalla Francia,
rifugiandosi prima nella Spagna, poi a Roma, e dopo 12 anni di esilio potè finalmente tornare in
Francia e stabilirsi a Tolosa fino al 1830. È ricordato per la sua opera: Histoire de la vie de JésusChrist, scritta su richiesta di Madame Louise, figlia di Luigi XV.
Spi,2116b:*184
De Ligny François, S.J., n. a Amiens il 4 maggio 1709, m. a Avignone nel 1788. Dopo la
soppressione della Compagnia in Francia si ritirò ad Avignone (che era Stato estero dipendente dal
Papa) e si diede a scrivere libri ascetici, tra i quali ricordiamo: Vie de St. Ferdinand roi de Castille
et de Léon; Histoire de la vie de Jésus-Christ, 2 voll., Paris-Lyon 1823, più volte ristampata.
Spi,2116b:*185
De Montreuil Bernardin, S.J., nel sec. XVIII fu eccellente predicatore e direttore di coscienza. La
sua Vie de Jésus-Christ, ottimo lavoro, fu ritoccata e pubblicata dal confratello gesuita P. Brignon in
3 voll., Paris 1741. “L'auteur a conservé, autant qu'il a pu, cette onction divine qui est au-dessus de
tous les vains ornements de l'esprit” (Feller, IX, 289).
Spi,2116b:*186
Marsollier Jacques, n. a Parigi nel 1647, m. a Uzès il 30 agosto 1724, era canonico regolare di Santa
Genoveffa, poi secolarizzato e nominato arcidiacono della cattedrale di Uzès. Scrisse molto e i suoi
libri furono ristampati e letti fino al secolo scorso. Tra essi ricordiamo: Vie de la Mère de Chantal, 2
voll., Paris 1715, ivi 1779, ivi 1826, ecc.; Vie de St. François de Sales, 2 voll., ivi 1701, trad. ital. di
Salvini, Firenze 1714, molte volte ristampata.
Spi,2116b:*187
Touron Antoine, n. a Castres il 5 settembre 1686, m. a Parigi il 2 settembre 1775, domenicano.
Scrisse di ascetica e di storia dell'ordine domenicano: Vita di S. Tommaso d' Aquino, 1773; di S.
Domenico, 1739 pag. 176; Vita di S. Carlo Borromeo, 1761; Histoire des hommes illustres de
l'Ordre de St. Dominique, 6 voll., Paris 1745-1749 (tra cui anche il profilo di S. Caterina da Siena
ricordato nel catalogo), tradotta in spagnolo, italiano, ecc., opera molto letta e stimata.
Spi,2116b:*188
Eleonora d'Austria, n. a Lovanio nel 1498, m. a Talavera (Spagna) nel 1558, figlia di Filippo I e di
Giovanna di Castiglia, era perciò sorella di due imperatori, Carlo V e Ferdinando I (per questo nel
testo è detta impropriamente imperatrice). Fu successivamente regina del Portogallo e della Francia.
Nel 1519 sposò Emanuele, re di Portogallo, e rimasta vedova, nel 1530 sposò Francesco I, re di
Francia (che era rimasto vedovo nel 1524). Essa cercò di mettere pace tra Francesco I e Carlo V, ma
con poco successo per le frequenti e facili infedeltà coniugali del marito, il quale spesso diede retta
a consigliere ben diverse. Dopo la morte di Francesco I si ritirò nei Paesi Bassi e poi a Talavera
nella Spagna, dedita alla pietà e alle opere di carità (Feller, V, 34).
Spi,2116b:*189
Sulla contessa Maria Pertusati, Amica Cristiana di Milano, v. la sua lettera al Lanteri del 6
dicembre 1811 e le note relative in Calliari, Carteggio, II, 308-309. La biografia della Pertusati fu
scritta dal marito, conte Francesco e pubblicata nel 1812.
Spi,2116b:*190
La biografia della contessa Carolina Cravenna, Amica Cristiana di Milano e collaboratrice del conte
Pertusati, fu scritta da Mons. Gerolamo Mascarana, prevosto di San Giorgio in Palazzo. Vedi
Calliari, Carteggio, II, 309, nota 1 alla lettera della contessa Pertusati al Lanteri del 6 dicembre
1811.
Spi,2116b:*191
Maria Bonneau, madama de Miramion, n. a Parigi nel 1629, m. ivi in concetto di santità nel 1696, è
considerata la seconda fondatrice delle Figlie di S. Genoveffa. Nel 1645 sposò Jean-Jacques de
Beauharnais, signore di Miramion, che morì lo stesso anno. Rimasta vedova e richiesta
ripetutamente in matrimonio, rifiutò sempre, anzi, essendo stata rapita da Bussy-Rabutin a questo
scopo, ne ammalò mortalmente per il dolore, e guarita si diede alle opere di carità per i malati e i
carcerati, soccorrendo i poveri durante la guerra civile di Parigi. Per le ragazze pericolanti e perdute
fondò il Refuge e la Casa di Santa Pelagia. Nel 1661 fondò l'istituto della Santa Famiglia per
l'istruzione delle fanciulle, unito poi a quello di S. Genoveffa che aveva lo stesso scopo. La vita di
madama de Miramion fu scritta dall'abate de Choisy, Parigi 1706 (Feller, IX, 187).
Spi,2116b:*192
Madama de Montmorency è un personaggio storico realmente esistito, ma la sua esistenza appare
sfumata nel romanzo e nella leggenda. Jeanne-Marguerite de Montmorency, n. a Parigi nel 1649 da
una delle più antiche e nobili famiglie della Francia, m. nel 1700 in luogo ignoto mentre si recava a
Roma per acquistare il giubileo, è conosciuta col nome di La solitaire des rochers, perché fuggita
dalla famiglia a 15 anni si era ritirata in luoghi solitari e selvaggi dei Pirenei, dandosi alla preghiera
e al lavoro manuale di falegnameria e di scultura, per cui aveva particolari capacità (nel Settecento
si ammiravano ancora alcuni suoi capolavori di scultura e intaglio). Le ricerche della famiglia
risultarono sempre vane. La biografia della Montmorency fu scritta e pubblicata anonima nel 1787
col titolo: Vie de la Solitaire des rochers. L'autore anonimo si fa vedere un giansenista fanatico,
seguace dei convulsionari di S. Medardo, e si sforza di far passare la sua eroina come una
giansenista. Di qui la reazione sarcastica del Bérault-Bercastel (Histoire de l'Église, tom. 23, parte
prima e seguenti) che scrive: “Sarebbe stato senza dubbio un bel motivo di trionfo che una giovane
Montmorency, toltasi spontaneamente da tutti gli splendori del secolo, fosse andata in un deserto
per diventare giansenista!… La Chiesa di Port-Royal e di Utrecht, nell'impossibilità di produrre dei
veri santi, si sforzano in ogni occasione di rubarli alla Chiesa romana…”. Della Montmorency sono
rimaste alcune Lettere al suo direttore P. Luca de Bray (Feller, IX, 280-281).
Spi,2116b:*193
Sul Proyart v. nota 8. Ecco il titolo completo dell'ultima opera ricordata, nell'edizione torinese
curata dall'Amicizia Cattolica: “Vie du Dauphin, Père de Louis XVI, écrite sur les Mémoires de la
Cour, présentée au Roi et à la Famille Royale, augmentée de plusieurs traits intéressants et de
l'éloge du même Prince par M. l'abbé Proyart, sixième édition, 2 voll., Turin 1824, De l'imprimerie
Bianco, pp. 222, 233”.
Spi,2368b:S
Documenti per chi vuole servire a Dio in spirito e verità
AOMV, S. 2,16,6b:368-2
Di mano Guala.
Il testo è indirizzato a una donna che si riconosce nella spiritualità di S. Francesco di Sales, forse una visitandina.
Spi,2368b:T
Documenti per indirizzo della mente e del cuore di chi brama servire il
Signore in spirito e verità, come Egli comanda.
Spi,2368b:T1,1
Ubbidienza
Bisogna porre a capo di ogni documento la necessità ed il pregio dell'ubbidienza ritenendo le
seguenti cose.
1. Chi ubbidisce al sacerdote del Signore non ubbidisce ad un uomo, ma a Dio, che ha detto: Chi
ascolta voi, ascolta me.
Spi,2368b:T1,2
2. Nessun vero ubbidiente si è dannato, nessuno disubbidiente è salvo.
Spi,2368b:T1,3
3. Dice S. Bernardo che chi segue i propri lumi, timori contro i consigli dell'ubbidienza, non ha
bisogno di Demonio che lo tenti, perché egli è Demonio a se stesso.
Spi,2368b:T1,4
4. Non bisogna temere che il Direttore si inganni, o che non ci conosca, o che non ci siamo
bastantemente dichiarati. Con questi timori resterebbe delusa, o sospesa ogni ubbidienza. Se il
Direttore non v'avesse bastantemente conosciuta e intesa, o voi non vi foste bastantemente spiegata,
egli v'avrebbe interrogato di più; d'altro lato Iddio ha promessa la sua assistenza ed i suoi lumi a chi
fa le sue veci nell'indirizzo delle anime, e tanto basta per ubbidire con prontezza e con semplicità,
come comanda la Santa Scrittura.
Spi,2368b:T1,5
5. Dio non manifesta lo stato dell'anima nostra a noi stessi, ma a chi deve guidarci in suo luogo. Vi
basti dunque sapere dal vostro Direttore, che si cammina bene e che si trova in noi la misericordia e
la grazia di Gesù Cristo. Dovete ubbidire in tutto, e molto più in questo, talché dice S. Giovanni
della Croce: il non appagarsi di ciò che dice il confessore è superbia, e mancamento di fede.
Spi,2368b:T1,6
6. L'anima ha obbligo d'ubbidire, dunque ha obbligo di disprezzare i timori che le nascono di
peccato, ed operare francamente. Vi sembrerà, dice S. Bonaventura, d'operare contro coscienza, ed
invece operate conforme l'ubbidienza; vi sembrerà di peccare, ed invece acquistate gran merito.
Spi,2368b:T1,7
7. Non basta eseguire l'ubbidienza coll'opera esterna, ma bisogna eseguirla ancora colla volontà e
coll'intelletto, volendo quello che l'ubbidienza vuole, e credendo quello che l'ubbidienza dice di
credere, anzi nella sommissione della volontà e dell'intelletto è posto singolarmente il merito della
santa ubbidienza.
La vostra ubbidienza sia semplice, pronta, franca, universale. Primo: semplice, perché non dovete
ragionare, ma fare questo solo riflesso: devo ubbidire. 2o Pronta, perché ubbidite a Dio. 3o Franca
perché chi ubbidisce a Dio non puo errare, onde si allontanino tutti i timori di operare male, o di
aver operato male. 4o Universale, perché l'ubbidienza si estende a tutto.
Spi,2368b:T2,1
Tentazioni
1. Se siamo tentati, è segno che Dio ci ama, dice lo Spirito Santo. I più amati da Dio furono i più
tentati. Disse l'Angelo a Tobia: Perché eri accetto al Signore fu necessario che la tentazione ti
provasse.
Spi,2368b:T2,2
2. Non domandate d'essere liberata dalla tentazione, ma domandate la grazia di Dio e la sua
santissima volontà: chi ricusa di combattere, ricusa d'essere coronato. Fidatevi di Dio, e Dio sarà in
voi, e con voi, e per voi.
Spi,2368b:T2,3
3. Le tentazioni sono dal Demonio e dall'Inferno, ma l'afflizione che in esse provate è da Dio e dal
Paradiso. Le madri sono di Babilonia, ma le figliuole di Gerusalemme. Disprezzate dunque le
tentazioni, ed abbracciate l'afflizione con cui Dio vuole purificarvi e coronarvi.
Spi,2368b:T2,4
4. Lasciate che soffi il vento, e non crediate che il rumore delle foglie sia lo strepito delle armi. È
certo che un padre infinitamente amoroso, quale è Dio, non permette che i suoi figliuoli siano
tentati, se non per loro merito e corona.
Spi,2368b:T2,5
5. Quanto più dura la tentazione, tanto più è segno che non avete consentito. Dice pur bene S.
Francesco di Sales: Se il Demonio seguita a battere alla porta del vostro cuore, è segno che non c'è
entrato. Il nemico non fa strepito d'armi, né muove battaglia intorno a quella fortezza, che è già in
suo potere.
Spi,2368b:T2,6
6. Voi temete d'essere vinta nell'atto che siete vincitrice. Nasce il vostro timore dal confondere il
senso col consenso, l'immaginazione colla volontà; il sentire la tentazione, col consentire alla
tentazione; l'immaginazione d'ordinario non dipende dal nostro volere. Era S. Gerolamo nel deserto,
e la sua fantasia lo portava sforzatamente a vedere le donne romane che danzavano, aveva il corpo
freddo per le penitenze, e portava nel seno un molesto incendio per il fuoco della concupiscenza.
Ma il Santo in queste feroci battaglie pativa, ma non peccava, era afflitto, ma non colpevole, anzi
quanto più pativa, tanto più meritava.
Spi,2368b:T2,7
7. Diceva perciò S. Antonio abate: Vi vedo, ma non vi guardo. Vi vedo, perché la fantasia
rappresenta ancora quello che non si vuole, ma non vi guardo, perché la volontà non lo accetta, né
le gradisce. Il peccato, dice S. Agostino, è tanto volontario, che se non è volontario, non è peccato.
Il diletto del senso, e la forza della fantasia sono talvolta sì veementi, che sembrano assorbire
l'assenso della volontà. Ma non è così. La volontà patisce, ma non consente, è combattuta, ma non
vinta.
Questa è la legge dei membri, di cui parla S. Paolo, la quale ripugna alla legge della mente.
Spi,2368b:T2,8
8. Più volte Iddio non vi lascia conoscere di non avere acconsentito alle tentazioni, affinché stiate a
quanto vi dice l'ubbidienza. Quando adunque il Direttore vi dice che non consentite, o non avete
consentito, dovete crederlo immancabilmente, e tranquillarvi senza temere o che egli non v'abbia
ben intesa e conosciuta, o che non vi siate interamente spiegata. Questi sono artifici del Demonio
per sottrarvi al merito dell'ubbidienza; se si dovesse badare a questi timori, ogni atto di ubbidienza
sarebbe deluso, incerto, né più si guarderebbe Dio nella persona del Direttore.
Spi,2368b:T2,9
9. Per commettere peccato mortale, ci vogliono tre cose: 1o materia grave, 2o piena cognizione
dell'intelletto, 3o piena malizia della volontà. Questi riflessi serviranno a tranquillare il vostro
cuore, quando vi verra timore d'aver peccato, perché in un'anima, che teme Iddio, non si combinano
queste condizioni, ma la tranquillità più stabile deve trarsi dall'ubbidienza.
Spi,2368b:T2,10
10. Nelle tentazioni contro la fede e la purità non vi trattenete a fare atti contrari direttamente, ma
data un'occhiata amorosa a Dio, occupatevi in cose esterne, e proseguite a fare ciò che avete alle
mani, senza punto turbarvi, né rispondere al nemico, come non foste tentata. Così conserverete la
pace del cuore, ed il Demonio sarà confuso, ancorché le tentazioni durassero tutta la vita, non vi
turbate; crescerà la vostra corona, siate solo ferma nel disprezzare la tentazione ed il tentatore.
Notano i più dotti Teologi e padri di spirito, che il disprezzo della tentazione è un atto contrario di
opera.
Leggete con attenzione il capo terzo ed il quarto della parte quarta della Filotea, che vi daranno gran
lume e consolazione.
Spi,2368b:T3,1
Orazione
1. Bisogna amare la meditazione, farla spesso sulla Passione di Gesù Cristo, cavandone soprattutto
umiltà, pazienza, carità.
Spi,2368b:T3,2
2. Se nella meditazione, o in altre preghiere abbiamo aridità, non bisogna turbarsi, né credere che
Dio sia sdegnato con noi, anzi l'orazione avida d'ordinario è la più meritoria, piace meno a noi ma
piace di più a Dio. Ricordiamoci che anche Gesù Cristo ha orato all'orto tra le agonie di morte. Si
legga su ciò la Filotea parte II, cap. IX.
Spi,2368b:T3,3
3. Vi parva talvolta d'essere in chiesa, e nell'orazione come una statua ed un candeliere. Ma
ricordatevi che anche le statue sono di ornamento nelle case dei principi, come voi lo siete nella
casa di Dio, ed i candelieri sono d'ornamento sull'altare. È sempre grande onore e felicità il solo
potersi presentare davanti a Dio.
Spi,2368b:T3,4
4. Quando voi con cognizione e con malizia non ammettete attualmente le distrazioni, non dovete
fare ulteriori esami sulla cagione di esse per non inquietarvi inutilmente. Da qualunque parte
vengano, cavatene invece motivo di merito coll'abbandonarvi tra le braccia di Dio. S. Francesco di
Sales domandato come la passasse nell'orazione, rispose: Non ve lo saprei dire, perché non ci
rifletto. Ricevo in pace quello che mi manda il Signore. Se sono consolato, bacio la destra della sua
misericordia, se arido e distratto, bacio la sinistra della sua giustizia. Questo è il metodo migliore,
perché come dice il Santo: Chi ama l'orazione deve amarla per amor di Dio, e chi l'ama per amor di
Dio non ne vuole né più, né meno di quello che vuole Iddio, e quello che a noi avviene è appunto
quello che è voluto da Dio.
Spi,2368b:T3,5
5. Bisogna ritenere la seguente istruzione di S. Francesco di Sales; sarà fare bene orazione il tenersi
in pace ed in tranquillità nella presenza di nostro Signore, o sotto i suoi occhi senz'altro desiderio,
né pretenzione, che d'essere con lui, e di contentarlo; ed altrove non fate forza a voi stessa per
parlare col divino amore, perché basta parlare col rimirarlo e farsi vedere.
Spi,2368b:T3,6
6. Eccovi un'altro importantissimo documento del nostro Santo. Molti non fanno differenza tra Dio
ed il sentimento di Dio, tra la fede ed il sentimento della fede, il che è un grandissimo difetto. Pare
loro, che quando non sentono Dio, non siano alla sua presenza, e questa è una grande ignoranza,
perciocché una persona che va a patire il martirio per Dio, non penserà in quel tempo a Dio, ma solo
alla sua pena, ed ancorché non abbia il sentimento della fede, non lascia però di meritare in virtù
della sua prima risoluzione, e fare un'atto di grandissimo amore. Vi è gran differenza tra l'avere la
presenza di Dio, e l'avere il sentimento della sua presenza: fin qui il Santo.
Spi,2368b:T3,7
7. Le orazioni vocali devono essere poche, ma fervorose. Non è il molto cibo, ma il cibo ben
digerito che dà vigore. Più vale un solo Pater noster od un breve salmo detto tranquillamente e con
affetto, che molte corone ed offici recitati così affrettamente ed ansietà.
Spi,2368b:T3,8
8. Se recitando orazioni vocali, che non sono d'obbligo, Dio v'invita invece a meditare, seguitene
l'impulso, perché fate un cambio migliore.
Spi,2368b:T3,9
9. Bisogna andare all'orazione con raccoglimento e con pace, ma senza ansietà. Quindi così scrive
S. Francesco di Sales ad un'anima santa ma troppo ansiosa. La grande ansietà che avete
nell'orazione di trovare qualche oggetto che consoli il vostro spirito, basta per fare che non troviate
mai quel che cercate. Quando uno cerca con gran fretta ed avidità una cosa perduta, la toccherà
colle mani, la vedrà cogli occhi cento volte, e non se ne accorgerà mai. Da questa vana ed inutile
ansietà non ve ne può derivare altro che una grande stanchezza di spirito, e da questa una grande
freddezza e stupidità dell'anima.
Spi,2368b:T3,10
10. Non aggravate mai il vostro spirito con la troppa orazione sia vocale o mentale. Quando lo
spirito sente noia o stanchezza, bisogna, se si può, interrompere o sospendere l'orazione, e sollevarsi
alcun poco con qualche altra occupazione o discorso, od altro mezzo opportuno, e dopo ricondursi
all'orazione. Questo è un gran documento che danno San Tommaso ed i Padri più illuminati, che
bisogna praticare stabilmente. Dalla stanchezza di spirito, come udiste, ne viene noia, freddezza e
stupidità nell'anima.
Spi,2368b:T3,11
11. Non ripetete mai le orazioni, sebbene vi sembra d'averle dette colla mente svagata; non potete
credere a che angustie può condurvi quest'uso di ripetere, che assolutamente vi proibisco. Voi avete
abitualmente desiderio d'essere raccolta nell'orazione, e questo basta. Dio premia il desiderio
ugualmente che l'opera.
Spi,2368b:T3,12
12. Non dovete pur ripetere l'orazione, ancorché vi vengano pensieri contrari a quello che dite o
meditate o contrari a Dio, anzi seguitela tranquillamente, come se nulla fosse, senza punto
rispondere a cani d'Inferno, che possono latrare, ma non mordere: il Demonio è un formidabile
gigante, con chi lo teme, ed un fanciullo imbelle con chi lo dispregia.
Spi,2368b:T3,13
13. Sebbene passaste tutto il tempo dell'orazione nel ritirare la mente dalle tentazioni, e svagamente
senza poter concepire un santo pensiero, voi, dice il nostro Santo, avete fatto un'orazione tanto più
meritoria quanto più fu dolorosa per voi, la quale vi rese simile a Cristo orante nell'orto, e sul
Calvario. Ricordatevi che è sempre meglio il pane senza zucchero che lo zucchero senza pane; che
dobbiamo cercare il Dio delle consolazioni, non la consolazione di Dio; che per essere grandi in
Cielo, bisogna ora patire con Gesù, e per Gesù.
Spi,2368b:T4,1
Presenza di Dio
1. La presenza di Dio è un mezzo da Dio stesso perfetto. Bisogna però procurare questa santa
presenza con dolcezza, e senza sforzo o legame. Iddio della pace vuole tutte le cose fatte
pacificamente, e per via di amore.
Spi,2368b:T4,2
2. Solo in Cielo penseremo continuamente a Dio, ma nel mondo non è possibile: le occupazioni, le
indigenze, la fantasia ce ne distraggono. Non bisogna dunque voler essere Angeli e Beati prima del
tempo.
Spi,2368b:T4,3
3. Credono alcuni di non avere la presenza di Dio, perché non pensano a lui; questo è un errore, se
non pensate a Dio, operate per Dio in virtù del precedente indirizzo: è l'opera più pregevole del
pensiero. Mentre il mendicante e lo speziale appresta la medicina per l'infermo, forse non pensa
all'infermo, pure per lui opera e fatica, e la sua opera più giova e più piace all'infermo, che non il
suo pensiero. Mentre voi studiate, leggete, mangiate, discorrete, non pensate a Dio, ma operate per
Dio, e tanto basta per essere tranquilli, e meritare in ogni cosa. S. Paolo non dice di mangiare, di
bere, e di operare col pensiero a Dio, ma coll'intenzione a Dio di glorificarlo ed ubbidirlo, il che si
fa coll'indirizzo della mattina, o con altri atti di religione.
Spi,2368b:T4,4
4. Bisogna spesso usare le orazioni giaculatorie. Queste suppliscono alla mancanza di tutte le altre
orazioni, e tutte le altre non suppliscono alla mancanza di queste. Leggete con attenzione la Filotea
parte 2a, cap. 13 “Delle aspirazioni ed orazioni giaculatorie, e buoni pensieri”.
Spi,2368b:T4,5
5. Le vostre giaculatorie poi siano d'ordinario di confidenza, e di amore, e senza sforzo.
Spi,2368b:T4,6
6. Se passa del tempo notabile senza ricordarvi di Dio, o aspirare a lui, non vi turbate. Il servo ha
fatto il suo dovere con merito quando ha fatto il volere del padrone, benché non abbia pensato al
padrone. Ritenete sempre che più si pregia l'opera del pensiero, e che il pensiero è fatto per l'opera,
non l'opera per il pensiero.
Spi,2368b:T5,1
Speranza
1. Beato l'uomo che spera in Dio, dice lo Spirito Santo; la mancanza della speranza produce la
mancanza della virtù.
Spi,2368b:T5,2
2. Ritenete questo gran documento, chi nulla spera nulla ottiene; chi poco spera, poco ottiene; chi
nulla spera, nulla ottiene; chi molto spera molto ottiene; e chi tutto spera, tutto ottiene.
Spi,2368b:T5,3
3. La misericordia di Dio è infinitamente maggiore di tutti i peccati del mondo. Non bisogna dunque
fermarsi nelle nostre miserie, ma sempre salire alla divina misericordia.
Spi,2368b:T5,4
4. Dice per bene San Tommaso da Villanova: “Di che temete? Il Giudice che vi deve condannare è
Cristo Gesù, che è morto in croce per non condannarvi”.
Spi,2368b:T5,5
5. Le nostre miserie e peccati ci devono dispiacere, ma non spaventare, né far perdere il coraggio.
Perciò quando Pietro disse a Cristo, che si allontanasse da lui perché egli è peccatore, Cristo gli
rispose di non temere. Noli timere nelle divine Scritture dice S. Agostino. La speranza e l'amore
sempre si preferiscono al timore.
Spi,2368b:T5,6
6. Anzi le nostre miserie, dice San Francesco di Sales, formano il trono della divina misericordia,
onde Cristo ha detto d'essere venuto al mondo non per i giusti, ma per i poveri peccatori.
Spi,2368b:T5,7
7. Sebbene Dio non ami le vostre mancanze e venialità, ama però la vostra persona. Ad una madre
amorosa dispiace la debolezza ed infermità del figlio, ma ama il figlio, e lo compassiona, e lo aiuta;
anzi quanto maggiore è l'infermità del figliuolo, tanto maggiore è l'aiuto che gli presta.
Spi,2368b:T5,8
8. Non vi turbate sul destino di vostra predestinazione, egli è nelle mani di Dio, e perciò è più sicuro
che se fosse nelle mani vostre.
Spi,2368b:T5,9
9. Abbiamo un'amoroso Pontefice, dice S. Paolo, che sa compatire le nostre infermità. Questi è
Gesù fatto nostro fratello e mediatore.
Spi,2368b:T5,10
10. Perciò S. Bernardo tentato di disperazione rispose al Demonio tentatore: “Io non merito il
Paradiso, ma Gesù Cristo l'ha meritato per me. Egli non ha bisogno dei suoi meriti: li ha adunati per
me, li cede a me, ed io mi salverò in lui, e per lui”.
Spi,2368b:T6,1
Confessione
1. La confessione è un Sacramento di misericordia, onde bisogna accostarsi con animo lieto e pieno
di fiducia. Insegna S. Francesco di Sales, che a chi si confessa ogni otto giorni basta un quarto d'ora
d'esame, e meno ci vuole per il dolore. Basta anche più poco per chi si confessa più spesso; così il
Santo.
Spi,2368b:T6,2
2. Ancorché si dimentichino, o non si dicano alcune mancanze nella confessione, restano queste
cancellate. Ecco un gran documento del Santo. Non bisogna inquietarsi quando non ci sovvengano i
nostri mancamenti per confessarsi, perché non è credibile che un'anima, che fa spesse volte il suo
esame, non lo faccia bene per ricordarsi i mancamenti che sono d'importanza. Non bisogna poi
essere così teneri a volersi confessare di tante minute imperfezioni, dei piccoli e leggeri difetti; un
abbassamento di spirito, un sospiro è bastante per cancellarli. Non dite dunque di avere peccati
occulti, di cui non vi confessate: questa è arte del Demonio per inquietarvi.
Spi,2368b:T6,3
3. Siate certa che quanto più vi esaminerete, tanto meno troverete. D'altro lato il molto esame stanca
la mente, ed illanguidisce l'affetto.
Spi,2368b:T6,4
4. Dopo la confessione rimanetevi tranquilla, e si proibisce assolutamente il dare luogo a qualunque
timore per conto dell'esame o del dolore, o di qualunque altro motivo. Questi timori nascono dal
nostro nemico, che cerca di amareggiarci un sacramento di conforto ed amore.
Spi,2368b:T6,5
5. Dei peccati bisogna pentirsi, ma non turbarsi; il pentimento è effetto d'amore di Dio. Il turbarsi è
effetto d'amor proprio; anzi nell'atto che ci pentiamo dei peccati di vero cuore, dobbiamo ringraziare
Iddio di non aver fatto di peggio per sua misericordia; promettiamo poi una stabile emenda. Affidati
solo alla divina Bontà, benché si cadesse mille volte al giorno, si deve sempre sperare e promettere
una vera emenda. In un momento può fare Iddio, che le pietre diventino veri figliuoli d'Abramo,
cioè gran Santi.
Spi,2368b:T6,6
6. Il dolore dei peccati, e posto nella decisione della volontà che detesta le reità passate, etc. e non
vuole più ammetterne in avvenire. Per la vera contrizione dunque non fanno bisogno né lacrime né
sospiri né sensibile commozione, anzi può essere in noi una santa e giustificante contrizione in
mezzo alle più grandi aridità, che a noi sembrerà anzi insensibilità. Non entrate dunque in timore su
questo punto.
Spi,2368b:T6,7
7. Non fate mai sforzo alcuno per destare la contrizione, lo sforzo produce confusione ed
oppressione di spirito, e non contrizione, anzi mettete il vostro cuore in gran pace. Dite
amorosamente al vostro Dio che vorreste non averlo offeso, che col suo aiuto non volete offenderlo
più: eccovi contrita. La contrizione è un effetto d'amore, e l'amore opera sempre tranquillamente.
Spi,2368b:T6,8
8. Dice S. Francesco di Sales che l'atto di contrizione si fa in un momento, cioè con due rapide
occhiate: l'una a noi, detestando il peccato, l'altra a Dio, promettendo emenda e sperandola dal suo
aiuto.
Spi,2368b:T6,9
9. Voi dite che vorreste avere la contrizione, ma non la potete averle. Risponde S. Francesco di
Sales: 1o è un gran potere il poter volere; 2o il desiderio della contrizione è segno che vi è la
contrizione. Il fuoco che è sotto la cenere, non si sente, non si vede, ma il fuoco esiste.
Spi,2368b:T6,10
10. Dio non vi lascia conoscere la vostra contrizione per darvi il merito dell'ubbidienza, che vi dice
di vivere tranquilla. Credete dunque umilmente, ubbidite generosamente, ed avrete una doppia
corona. I Santi più grandi talvolta credevano di non avere né contrizione, né amore, ma nelle loro
tenebre seguivano la luce dell'ubbidienza con eroica sommissione.
Spi,2368b:T6,11
11. Non crediate di non essere contrita, né di confessarvi male, perché ricadete nelle stesse
mancanze. Bisogna distinguere le mancanze. Quelle che nascono da una maliziosa volontà che ama
il peccato, che vuole peccare, e continuare nel peccato si hanno da togliere vigorosamente. Ma le
mancanze che nascono da sorpresa, da debolezza, da infermità, ci accompagneranno in qualche
parte sino alla morte: di certi difetti, dice il nostro Santo, sarà molto il poter esserne privi un quarto
d'ora prima di morire; ed altrove, bisogna soffrire i difetti del prossimo, ma anche i difetti nostri, ed
aver pazienza nel vedersi imperfetti. Cerchiamo l'emenda, ma con pace e senza ansietà, perché non
si può divenire Angeli prima del tempo. Leggete il cap. 9 della parte 3a della Filotea.
Spi,2368b:T6,12
12. Nelle vostre confessioni aggiungete sempre qualche colpa, in genere della vita passata, su cui
avete speciale dispiacenza. Dico in genere: per esempio, mi confesso dei peccati d'impurità, o degli
odi, o delle vendette della vita passata, così viepiù si rassicura la materia necessaria per la validità
del Sacramento.
Spi,2368b:T6,13
13. Allontanate il timore d'aver omessi dei peccati nelle confessioni generali o particolari, o di non
averli dichiarati a dovere. Eccovi ciò che dice un grande Teologo. La Chiesa che è interprete dei
voleri di Cristo, nelle nostre confessioni ricerca una integrità sacramentale, non materiale; la prima
consiste nel confessare tutti i peccati, dei quali ci ricordiamo dopo un ragionevole esame
proporzionato allo stato attuale dell'anima nostra. La integrità materiale consiste nella materiale
dichiarazione di tutti i peccati da noi commessi, e del numero loro, e delle circostanze senza nulla
omettere. La Chiesa esige la prima integrità, perché questa non supera le nostre forze, ma non esige
la seconda, sapendo benissimo, che per quanto ci esaminiamo, sempre si fugge alcuna cosa, o sopra
i peccati stessi, o sul numero, o sulle circostanze. Insomma ella non domanda ai fedeli, che una
dichiarazione umile e sincera di tutto quello che loro viene in mente dopo un'opportuno esame,
intendendo che la buona volontà dei penitenti supplisca allora all'involontario difetto di memoria.
Fin qui il saggio Teologo.
Spi,2368b:T6,14
14. Voi avete soddisfatto abbondantemente all'integrità sacramentale, onde cacciate tutti i timori e
dubbi, come vere tentazioni.
Spi,2368b:T6,15
15. Ritenete ancora, che quando a voi sembrasse di non aver fatte le opportune diligenze per
l'esame, il confessore prudente ha supplito colle sue interrogazioni.
Spi,2368b:T7,1
Comunione
1. La comunione frequente è il modo più efficace, onde unirsi a Dio. Chi mangia la mia carne, dice
Cristo, vive in me, ed io in lui.
Spi,2368b:T7,2
2. Onesto sacramento è chiamato da S. Bernardo, l'amore degli amori; desiderate dunque di spesso
parteciparne per essere ripiena di questo divinissimo amore.
Spi,2368b:T7,3
3. Dice S. Francesco di Sales che due classi di persone devono spesso comunicarsi: i perfetti, per
accostarsi all'origine della perfezione, e gli imperfetti per poter giungere alla perfezione. I forti
acciò non diventino deboli, ed i deboli acciò diventino forti; gli infermi per essere guariti, ed i sani
acciò non s'infermino. Voi direte che come imperfetta, debole, ed inferma avete spesso bisogno di
comunicarvi colla vostra perfezione, vostra fortezza, e vostra medicina.
Spi,2368b:T7,4
4. Alla sera che precede la comunione, raccoglietevi alcun poco nel pensare al gran dono che vuol
farvi Iddio, e destate in voi una piena fiducia di essere santificata.
Spi,2368b:T7,5
5. Non crediate di comunicarvi inutilmente, perché vi pare di non crescere nella virtù, giova se non
altro per conservarvi nello stato di grazia. Ogni giorno si mangia, non si cresce ogni giorno in forze,
altrimenti si diverrebbe altrettanti Sansoni; sarà egli per questo inutile il cibo? Non già, perché se
non ci dona forze maggiori, ci conserva quelle che abbiamo: applicatelo a questo cibo dell'anima.
Spi,2368b:T7,6
6. Non crediate d'essere indisposta, o di abusare del Sacramento, perché vi trovate fredda,
indifferente, e quasi stupida nel riceverlo. Queste sono prove che vi dà Iddio per viepiù meritare.
Qui ricorrono le stesse riposte che vi ho date sull'aridità dell'orazione. Abbiate però il desiderio
delle più fervide disposizioni dei Santi. Dio premia il desiderio ugualmente che l'opera.
Spi,2368b:T7,7
7. Se lasciate di spesso comunicarvi, perché non siete degna, e non dovrete comunicarvi giammai,
perché non mai sarete degna. Anzi non mai venire alla chiesa, né mai orare, perché l'uomo misero
non è degno di entrare nella casa di Dio, né di parlare a Dio, siccome orando si fa. Non bisogna
dunque fermarsi nella nostra miseria, ma nella divina misericordia. Gli invitati alla mistica cena,
figura dell'Eucaristia, non furono i nobili e i grandi, ma i ciechi e gli zoppi, figura di noi miserabili;
chi ha la veste nuziale, simbolo della grazia, non si esclude da questo convito.
Spi,2368b:T7,8
8. Chi si accosta alla comunione col merito dell'ubbidienza, si accosta con una delle disposizioni
delle più grate a Dio.
Spi,2368b:T8,1
Penitenza
1. Insegna S. Tommaso tre essere le parti della penitenza: digiuno, orazione, elemosina sì corporale
che spirituale. Non bisogna dunque credere di non fare penitenza, perché non macerate la carne, o
non fate molti digiuni. Le altre due parti cioè orazione ed elemosina suppliscono a questo dovere
del cristiano.
Spi,2368b:T8,2
2. Il ricevere con rassegnazione i travagli, infermità, aridità, disgrazie è una penitenza tanto più
grata a Dio, quanto meno eletta da noi.
Spi,2368b:T8,3
3. Insegna S. Gerolamo che quando il Demonio non può ritirare dal bene un'anima, cerca di
sollecitarla a troppi rigori e penitenze, onde resti oppressa e perda la sanità. In questo inganno sono
cadute molte anime virtuose e sante.
Spi,2368b:T8,4
4. Dice però S. Francesco di Sales: “Io vi esorto a custodire la sanità, che questo è volere di Dio, ed
a custodire le vostre forze per impiegarle a gloria di Dio, essendo sempre meglio che le forze
abbondino di quello che manchino, perché perdute una volta, è troppo difficile il rimetterle; date
dunque al vostro corpo quella misura di cibo e di bevanda, che è accomodata alla conservazione
delle vostre forze e della vostra sanità.
Spi,2368b:T9,1
Rassegnazione
1. In tutto ciò che avviene, riconoscete sempre il volere di Dio: tutta la malizia degli uomini e dei
Demoni non possono fare che ci avvenga cosa non voluta da Dio. Perciò in ogni evento,
nell'infermità, nelle tentazioni, nelle ingiurie bisogna risalire alla divina volontà, e dire sempre fiat
voluntas tua; questo riflesso basta ad impedire ogni inquietudine d'animo.
Spi,2368b:T9,2
2. Anzi con ciò le cose difficili ed amare, ci si rendono facili. Diceva S. Maria Maddalena de Pazzi:
“Non sentite voi la dolcezza che racchiude questa nuda parola: volontà di Dio? Come il legno
mostrato a Mosè addolcì le acque amare, così ella addolcisce le più amare cose”.
Spi,2368b:T9,3
3. Si ritenga però, che un desiderio tranquillo e sottomesso d'essere liberato dai mali che ci
molestano, non si oppone alla rassegnazione. Questo desiderio viene da natura, Cristo stesso per
mostrare d'essere vero uomo, dice il Grisostomo, domandò che passasse il calice da lui…
Spi,2368b:T10,1
Conversazioni
1. Nelle conversazioni bisogna trovarsi con uno spirito santamente allegro. Il vostro umore poi sia
stabilmente uguale e lieto; la santa allegrezza e giocondità rendono grata la devozione, ed i devoti.
S. Antonio abate, tuttoché sì penitente, fu sempre visto con un volto sì lieto che consolava i
riguardanti.
Spi,2368b:T10,2
2. Conversando, bisogna fuggire il troppo parlare e il troppo tacere. Chi troppo parla, sembra
inconsiderato e meno rispettoso; chi troppo tace, sembra non gustare l'altrui compagnia, o voler
imporre alle persone con cui conversa.
Spi,2368b:T10,3
3. Siccome sarebbe ridicolo colui che camminando volesse contare i passi, cosi lo è chi parlando
sembra voler contare le parole. Una graziosa e moderata giocondità e santa libertà deve
predominare nella nostra conversazione.
Spi,2368b:T10,4
4. Se sentite di parlare male del prossimo, non vi turbate. Il male può essere bastantemente pubblico
e vero, benché voi non lo sappiate.
Che se poi sappiate di certo quella essere mormorazione, o perché dice il falso, o perché svela
l'occulto o perché ingrandisce il vero, allora dite col buon garbo, quanto basta per giustificare il
prossimo, o mostrate il vostro dispiacere con un esemplare silenzio, o volgete altrove il discorso
secondo le circostanze delle persone, e del luogo. Avvertite però per vostra quiete, che non si
partecipa mai dell'altrui mormorazione, se non quando si approva, o si applaude il mormoratore,
non siate tra quelli che per scrupolo vogliono fare apologia ad ogni peccato e al peccatore. Il vero
male deve essere ripreso, ed i colpevoli che possono essere singolarmente nocivi, o col loro
esempio, o colle loro dottrine devono essere detestati. Gridare al lupo, dice il nostro Santo, è carita
alle pecore.
Spi,2368b:T10,5
5. Nelle conversazioni non molto copiose, quando lo potete fare comodamente e senza affettazione,
usate qualche atto di buona grazia con quanti più potete, o dirizzando parzialmente il discorso, o
domandando alcuna cosa, o dicendo quello che può onestamente piacere. S. Francesco di Sales
colla sua dolce ed urbanissima conversazione si aprì la strada a guadagnare tanti eretici; agli
ecclesiastici sempre si mostri per il loro grado preferenza di stima.
Spi,2368b:T10,6
6. Le dispute, i sarcasmi, la intolleranza, la durezza sono il veleno della gioconda convivenza.
Spi,2368b:T10,7
7. Generalmente non sembra doversi approvare chi fugge le società oneste ed analoghe al suo stato.
Dio, che è maestro di virtù, è anche autore delle società. Quando la persona è viziosa, sta bene
lontana dagli altrui occhi, ma quando è divenuta buona, si rende inutilmente visibile. D'altro lato
deve conoscere il mondo, che per seguire il vangelo non c'è bisogno di rendersi invisibili: che chi
vive a Dio, sa convivere cogli uomini che sono le sue immagini.
Spi,2368b:T10,8
8. Fuori delle ore impiegate in onesta ricerca non siate mai ozioso; l'ozio è radice di mormorazione,
di noie, ed altre più pericolose tentazioni.
Spi,2368b:T11,1
Carità
1. Dice Cristo che i suoi discepoli si conosceranno dalla vicendevole carità. Scrive Tertulliano che i
primi cristiani s'amavano per modo che rimanevano stupiti agli stessi gentili: l'uno voleva patire per
l'altro.
Spi,2368b:T11,2
2. Sovvenite voi il vostro prossimo dove potete, secondo però il vostro stato e le leggi della
prudenza. Nel resto supplisce il desiderio.
Spi,2368b:T11,3
3. Compatite il prossimo, e non date cattive intenzioni alle sue opere. Un'azione dice, S. Francesco
di Sales, può avere cento faccie, l'uomo caritatevole la mira della faccia più bella.
Spi,2368b:T11,4
4. Chi però ha autorità sopra gli altri, deve più volte sospettare per prevenire il male, o per curarlo.
Spi,2368b:T12,1
Mansuetudine
1. Cristo è esemplare di ogni virtù, ma singolarmente della mansuetudine, onde disse: “Imparate da
me che sono mite ed umile di cuore”.
Spi,2368b:T12,2
2. Bisogna dunque essere mansueto nell'interno del cuore, e negli atti esteriori. Non dico che non
sentiate la collera, che questo non è in nostra mano, ma che non consentiate.
Spi,2368b:T12,3
3. Per la tranquillità interna giova molto l'operare con pace e senza ansietà; merita in ciò di essere
letto il cap. 10 della parte terza della Filotea.
Spi,2368b:T12,4
4. Per la mansuetudine esteriore è opportunissimo il patto che fece S. Francesco di Sales colla sua
lingua, cioè che la lingua non parli quando lo spirito è in collera. Essendo in collera, vi sembrerà di
voler parlare dentro i confini di ragione, ma in pratica non vi riuscirete. Chi è in collera non può
essere medico agli altri colla correzione, perché egli stesso è un infermo che ha bisogno di medico.
Aspettate dunque, che il vostro cuore sia in pace, ed allora parlerete con frutto.
Spi,2368b:T12,5
5. Dovendo fare qualche correzione, pregate prima Iddio che parli al cuore della persona, cui voi
parlate all'orecchio.
Spi,2368b:T13,1
Scrupoli
1. Alcuni riguardano lo scrupolo come una virtù, anzi è un difetto dei più pericolosi. Dice Gersone
che talvolta produce più male una coscienza scrupolosa, cioè più stretta del dovere che una
coscienza rilasciata.
Spi,2368b:T13,2
2. Lo scrupolo oscura la mente, turba la pace, produce diffidenza, allontana dai Sacramenti, altera la
sanità del corpo, guasta lo spirito. Quanti perfino hanno cominciato collo scrupolo, e finito colla
dissolutezza, ed altri colla pazzia. Quanti ancora hanno cominciato collo scrupolo, e finito colla
pazzia. Così S. Antonino. Fuggite dunque questo orribile veleno colla pietà, e dite con S. Giuseppe
da Copertino: “Scrupoli e malinconia non voglio in casa mia.”
Spi,2368b:T13,3
3. Lo scrupolo è un vano timore di peccare dove non vi è motivo di temere, ma lo scrupoloso non
crede scrupoli i suoi timori e dubbi, ma verità. Bisogna perciò che creda alla sua guida, quando gli
dice essere scrupoli.
Spi,2368b:T13,4
4. Lo scrupoloso non crede in se stesso, che i continui peccati, e in Dio non vede che sdegno e
vendetta. Bisogna dunque avvezzarsi a considerare in Dio l'attributo, di cui si fa maggior mostra,
che è la misericordia. Questo deve essere l'oggetto dei suoi pensieri, meditazioni, affetti.
Spi,2368b:T13,5
5. L'unico rimedio per gli scrupolosi è un'intera e generosa ubbidienza. Diceva S. Francesco di
Sales che la nostra segreta superbia produce la continuazione degli scrupoli, perché si vuole
preferire la nostra opinione a quella della nostra guida. Ubbidite dunque, conclude il Santo, non
facendo altro raziocinio che questo: devo ubbidire; e sarete sanata da questa spaventevole infermità.
Spi,2368b:T13,6
6. I figli mesti ed angustiati fanno un gran torto al celeste Padre, quasi mostrando che sia un cattivo
servire a un Dio d'amore, e di bontà infinita.
Spi,2368b:T14,1
Rispetti umani
1. Bisogna rispettare gli uomini, ma non le loro passioni. Le loro parole non hanno punto a ritirarvi,
né a ritardarvi nella pietà.
Spi,2368b:T14,2
2. Sia pure noto a tutti che voi cercate la sola gloria di Dio, il bene dei prossimi, e le leggi
dell'onestà. Questo però si faccia con una decisione franca, ma insieme modesta ed urbana.
Meritano d'essere letti i capi 1o e 2o della parte quarta della Filotea.
Spi,2368b:T15,1
Umiltà
1. Pochi hanno una giusta idea di questa virtù, perché la confondono colla debolezza e
coll'avvilimento.
Spi,2368b:T15,2
2. L'umiltà è posta nell'attribuire a Dio quello che è Dio, cioè ogni bene, e nell'attribuire a noi quello
che è nostro, cioè ogni male.
Spi,2368b:T15,3
3. Naturalmente più piace la lode che il biasimo; questo non è male alcuno, perché è voce del nostro
indeclinabile appetito. Basta solo riferirla a chi va, cioè a Dio, i cui doni si lodano in noi, e per cui
crescono i nostri doveri con lui.
Spi,2368b:T15,4
4. Alcuni per essere umili non vogliono riconoscere in se stessi alcuna abilità; anzi, dice S.
Tommaso, la conoscenza dei doni produce riconoscenza al donatore.
Spi,2368b:T15,5
5. L'anima veramente umile è la più generosa. Quanto più diffida di se stessa, tanto più confida in
Dio che l'avvalora, dicendo con S. Paolo: “Tutto posso nel Signore che mi conforta”. Perciò mostra
S. Tommaso che l'umiltà cristiana è principio della magnanimità.
Spi,2368b:T15,6
6. Il Creatore si glorifica singolarmente colla umiltà della creatura. Bisogna dunque domandare
spesso con S. Agostino di conoscere noi stessi, cioè il nostro nulla e la nostra malizia, e di
conoscere Dio, cioè la sua grandezza e beneficenza. Noverim me, noverim te. In queste due pratiche
cognizioni è posta tutta la santità.
Spi,2368b:T15,7
7. Si avverta però, che la cognizione della nostra malizia, che nasce dall'umiltà, è sincera e vivida,
ma insieme tranquilla e piena di fiducia, perché non si arresta nella propria infermità, ma si porta
subito alla Bontà di Dio, ed in quella si riposa.
Spi,2368b:T15,8
8. Ricordatevi che il vero umile, cadendo in qualche mancanza, si pente davvero, ma al tempo
stesso ringrazia Dio di non aver fatto di peggio.
Spi,2368b:T16,1
Allegrezza e diporto
1. Dopo il peccato non v'è maggior male della malinconia, dice S. Francesco.
Spi,2368b:T16,2
2. Alcuni per menare una vita raccolta menano una vita malinconica: grande errore. Il
raccoglimento nasce dallo spirito e dall'amore di Dio, la malinconia dallo spirito di tenebre.
Spi,2368b:T16,3
3. Tenete fermo il gran principio di San Francesco di Sales, che ogni pensiero che inquieta non è
mai da Dio, che è Re della pace, ed abita nei cuori pacifici.
Spi,2368b:T16,4
4. Bisogna pure prendere qualche onesto ricreamento, altrimenti lo spirito resta oppresso, o troppo
concentrato.
Spi,2368b:T16,5
5. Il divertimento nella vita deve essere come il sale nelle vivande: troppo sale rende le vivande
insopportabili, nessun sale le rende estremamente insipide.
Spi,2368b:T16,6
6. Quando sentite entrare nel vostro cuore la malinconia, distraetevi in altro, cercate compagnia, se
non altro, dei vostri domestici, leggete cose indifferenti, o liete passeggiate, cantate, fate di tutto,
perché si precluda l'adito a questo terribile nemico. Il pensiero malinconico è come il suono della
tromba che invita i Demoni a combatterci.
Spi,2368b:T17,1
Lezione spirituale
1. Rendetevi famigliare la lettura di S. Francesco di Sales, cioè delle lettere della Filotea, e dello
spirito del Santo scritto da Mons. Giovanni Pietro Camus vescovo di Belley.
Spi,2368b:T17,2
2. Facendo la lezione spirituale, bisogna leggere le materie contenute, come cose scrittevi da Dio.
Spi,2368b:T17,3
3. Guardatevi da una grande quantità di libri ascetici e vite dei Santi, che sono scritti con
pochissima esattezza, onde nascono dei timori e dubbiezze inopportune, si esaltano le cose singolari
più in là del dovere, si piglia una guasta idea del vizio e della virtù. Da questi libri nasce in gran
parte la pochezza di quelli che insegnano, e praticano una pietà veramente illuminata.
Spi,2368b:T17,4
4. Abbiamo per fermo, che le pratiche singolari sono sempre sospette, e ravvolgono facilmente una
segreta vanità. Perciò dice San Bernardo che la virtù è posta nel fare le cose comuni, ma non
comunemente se bramiamo singolarità, cerchiamo di averla nel segreto del cuore e davanti a Dio,
cioè nella retta intenzione e nell'amore del Signore, ma quegli sarà singolare, che crede di non avere
neppure le cose più comuni.
Spi,2368b:T18,1
Metodo nei proponimenti
1. Non bisogna abbracciare molte pratiche virtuose a un tempo solo, ma separatamente e
successivamente, cominciando dal vincere la passione che sembra in voi la dominante.
Spi,2368b:T18,2
2. Quella si dice passione dominante in cui si cade più spesso, ed è come radice delle vostre
mancanze. Tolto la radice, sono tolti gli altri germogli.
Spi,2368b:T18,3
3. Bisogna combattere la passione dominante, come il prode capitano combatte la piazza nemica,
cioè grado a grado.
Spi,2368b:T18,4
4. Per esempio, se la vostra passione dominante è la collera, proponete in prima di non parlare,
quando vi sentite in collera, e questo proponimento rinnovatelo due, o tre volte al giorno,
domandando perdono, se avete mancato.
Spi,2368b:T18,5
5. Quando vedete d'eseguire questo proponimento con facilità, passate ad un altro, come sarebbe
d'allontanare con prontezza ogni pensiero d'inquietudine, o di sdegno; poi non dolersi delle persone
che ci sono moleste, indi usare buon garbo con chi ci è contrario. Per ultimo riconoscere la volontà
di Dio anche nelle cose a noi contrarie, e ringraziarlo, che ci faccia partecipi del prezioso suo calice
e della sua croce amorosa.
Spi,2368b:T18,6
6. Alcuni Santi consigliano di usare qualche piccolo atto di mortificazione, o di fare l'atto di
speranza, o d'amore di Dio quando si conosce d'aver mancato nel proponimento, se questo si fa, non
conviene crederlo un dovere, né farsene un legame, né credere di mancare quando si lascia.
Spi,2368b:T18,7
7. Quel metodo progressivo che si tiene per vincere le passioni, si vuole pure tenere per acquistare
le virtù. Bisogna cominciare dal proporre ed eseguirle le cose più facili. Indi salire gradatamente
alle più difficili.
Spi,2368b:T18,8
8. I proponimenti di cose troppo generali d'essere castigato nella lingua, paziente, casto, pacifico,
d'ordinario concludono poco, o nulla.
Spi,2368b:T18,9
9. Pure dice S. Francesco di Sales il nostro amor proprio è un grande imbroglione, che vuole sempre
abbracciare molto, e nulla poi perfeziona. Ma la regola della prudenza e dei Santi si è abbracciare
poco per volta, e quel poco perfezionarlo gradatamente.
Spi,2368b:T19,1
Perseveranza nella pratica di questi documenti
1. Su questi documenti non vi ha parte alcuna chi li ha scritti, sono tutti tratti dai più dotti Santi, e
gran maestri della Chiesa, e perciò certissimi siate dunque immutabile nella loro persuasione e
pratica.
Spi,2368b:T19,2
2. Se volete applicare a voi tutto ciò che leggete o udite nei discorsi e prediche, non avete mai pace
di cuore. Chi vi dirà a destra, e chi a sinistra, dice S. Francesco di Sales, la dottrina è una sola, ma i
ministri e scrittori sono diversi: ad alcuni manca una dottrina estesa, ad altri pratica, ad altri
chiarezza e precisione, la maggior parte poi, parlando alla moltitudine, esaltano in genere le materie
che trattano, mortificazione, digiuno, penitenza, senza indicare il modo di praticarle, ed i motivi
delle giuste e necessarie dispense, perché questo più volte è relativo a ciascheduna persona.
Spi,2368b:T19,3
3. Voi dunque pregiate tutti i buoni Ministri ed i libri buoni, ma per la vostra pratica ascoltate solo
la vostra guida, e chi vi ha consigliato secondo la scienza dei Santi.
Spi,2368b:T19,4
4. Perciò dice S. Francesco di Sales di scegliere guida e consigliere: uno ha dieci, mille, ed attenersi
poi immobilmente ai suoi consigli.
Spi,2368b:T19,5
5. Senza tale fermezza, i libri e le prediche saranno per voi sorgente di dubbiezze spinose ed
inquietudini amare, e perciò di vero danno al vostro spirito, perché applicherete a voi quello che non
è per voi.
Sarà bene leggere ogni giorno due, o tre di questi documenti a modo di lezione spirituale. Leggetele
come cose scrittevi da Dio, e prima di leggere, dite con fede ed affetto: “Gesù mio vengo a
consultare la vostra divina volontà per eseguirla fedelmente”.
Spi,2368b:T20,1
Appendice. Libertà di spirito
1. La libertà di spirito tanto raccomandata dai Santi, consiste nel rinunziare alle proprie inclinazioni,
tuttoché buone per seguire unicamente la volontà di Dio, e nell'operare con una santa confidenza,
franchezza ed ilarità. Eccovi ciò che scrive S. Francesco di Sales su questa importante materia.
Parte 1a lib. 2 lettera prima.
Spi,2368b:T20,2
2. Il cuore che ha questa libertà, non attacca la sua affezione agli esercizi spirituali, se l'ubbidienza e
la carità, o l'infermità, o la malizia, ce lo impedisce; non si turba ancorché si devono molto amare,
non per questo non bisogna attaccarvisi.
Spi,2368b:T20,3
3. Un'anima che è attaccata all'esercizio della meditazione, interrompendola, voi la vedete uscire
con rammarico ed inquieta. Un'anima che avrà una vera libertà, uscirà con un volto uguale, e con un
cuore grazioso verso chi l'ha importunata, perché è una cosa stessa, o servire Dio nella meditazione,
o nella sofferenza del prossimo, l'uno e l'altro è la volontà di Dio, ma in quella congiuntura di tempo
il sopportare il prossimo è quello che è necessario.
Spi,2368b:T20,4
4. Da questa santa libertà di spirito nasce una pronta sommissione in tutto e tranquilla generosità. S.
Ignazio di Lojola nel mercoledì santo mangiò carne per un semplice ordine del medico, che lo stimò
espediente per un poco di male che aveva. Uno spirito scrupoloso, o poco docile si sarebbe fatto
pregare tre giorni, dice S. Francesco di Sales.
Spi,2368b:T20,5
5. Di qui pure viene una consolante fiducia in Dio sui peccati passati, sullo stato presente dell'anima
sua, e sulla sua esterna salute. Egli sa che non ha meritato per noi il Paradiso. Gli parebbe perciò di
fare gran torto alla sua bontà, se non si promettesse perdono del passato, assistenza per il presente e
salvezza in futuro. Più spera per la misericordia di Dio, che non tema per le proprie mancanze.
Spi,2368b:T20,6
6. Io vi esorto a non fare mai voti particolari sulla lusinga di operare con maggior merito, cosa che
si può ottenere per tante altre viepiù facili, e meno pericoloso si trovano poi nel duro e frequente
cimento di violare i voti, e perciò di peccare gravemente, se non altro si opera con timore, ed ecco
perduta la pace di spirito sì necessaria per la nostra perfezione.
Spi,2368b:T20,7
7. Vi hanno dei Direttori facili a consigliare questi voti; scusatevi umilmente, ma insieme
efficacemente, dicendo di non sentirvi questa straordinaria virtù per la loro esecuzione. S. Francesco
di Sales riprovò, e dichiarò nulli i voti della Chantal, tuttoché fatti coll'insinuazione di un confessore
dotto e stimato. Quasi tutte le persone vincolate da voti particolari, le ho trovate inquiete e talvolta
in pericolo di grandi cadute.
Spi,2368b:T20,8
8. Non vi lasciate indurre a questi voti sull'esempio di qualche Santo o Santa. Il voler aspirare a
certe pratiche straordinarie dei Santi, d'ordinario non è ispirazione, ma tentazione e temerità. Diceva
S. Francesco di Sales: “Datemi lo spirito di S. Bernardo ed allora farò quello che faceva S.
Bernardo”. Imitiamo i Santi nelle loro virtù, non nei loro voti.
Spi,2368b:T21,1
Fuggire la fretta e l'ansietà
1. Voi dovete vegliare per fuggire la fretta e l'ansietà di cui era tanto nemico San Francesco di
Sales. Questo impedisce la memoria di Dio, e ci rende facili alla collera per ogni piccolo
impedimento che s'incontra. Chi serve al Dio della pace, deve sempre operare pacificamente.
Spi,2368b:T21,2
2. Marta era occupata in una cosa santissima, cioè nell'allestire vivande per Cristo, pure perché
troppo sollecita fu da lui ripresa. Non basta fare il bene, dice il nostro Santo, ma bisogna fare bene
lo stesso bene, cioè amorosamente e tranquillamente; se si aggira il fuso con troppa fretta, il fuso
cade, ed il filo si rompe. Leggete il capo X della parte terza della Filotea.
Spi,2368b:T21,3
3. San Francesco di Sales non fu mai veduto darsi fretta in cosa alcuna, onde ad una persona che gli
richiese di ciò [in] una particolare occasione, rispose: “Voi mi domandate come ho fatto, vedendo
ognuno affrettarsi, e non affrettarmi, né mettermi mai in pena. Che volete che io vi risponda? Io non
sono venuto al mondo per portare degli intrighi, non ve ne sono forse abbastanza?”
Spi,2368b:T21,4
4. Bisogna poi fuggire anche la soverchia, lentezza, perché tutti gli estremi sono viziosi.
Spi,2374:S
Profezia su l'avvenire degli Oblati di M.V.
AOMV, S. 2,16,8:374
Preziosissimo. Parte di altro scritto serbato privatamente dai primi padri e andato smarrito per eccesso di devozione.
Autografo ultimi anni (N.d. Postulazione).
Spi,2374:T
Mi fece pur anche intendere il Signore di dover far sapere ai carissimi figli di Maria gli Oblati aver
loro questa gran Regina ottenuto lo spirito di fortezza, e saranno invincibili ai loro nemici,
trionferanno nei loro patimenti e molti di loro avranno la felice sorte di spargere il sangue, e di dare
la vita per la fede di Gesù Cristo. Non dover essi temere gli artifici degli uomini perversi, ministri
del Demonio, ma stare fermi nella loro vocazione, essendo fedeli a Dio, Dio sarà fedeli a loro*1.
Spi,2374:*1
“Attesto io sottoscritto che quanto leggesi nella parte superiore di questa pagina è tutto scritto di
propria mano dal R.mo nostro padre e fondatore Pio Brunone Lanteri di venerata memoria.
In fede Torino il 13 marzo 1854.
Luigi Dadesso Oblato di M.V., Segretario della Congregazione.”
Spi,4442:S
Proponimenti, lumi, massime spirituali
AOMV, S. 4,2,3:442
Cartolarino autografo dei primi anni.
Spi,4442:T1
Mio Dio, voi mi donaste…
Mio Dio, voi mi donaste questo cuore onde già egli è vostro ed ora voi me lo domandate, mi offrite
il vostro in contraccambio e giungete a pregarmene; e questo per mio unico bene. O Dio, e ve lo
negherò! Ah egli è vostro, è tutto, tutto vostro, vostro per creazione, vostro per redenzione; sì v'ha
costato tutto il sangue, tutta la vita. Deh prendetevelo, non lo voglio più: sta troppo bene nelle
vostre mani, troppo male nelle mie. Ma, o mio Dio, che mi chiedete? Un cuore così perfido, così
ingrato. E voi giungete a tale eccesso d'amore verso di me. Ed io ricuserò perfidamente di darlo a
voi per darlo… aimè al Demonio, a un Dannato dell'inferno? Ah mio Dio, eccomi disposto a
morire, se mai sono per farvi tale affronto, e se vivo, non vivo più che per voi solo, né voglio più
servire ad altro padrone che a voi solo. Mi protesto e mi dichiaro ora per sempre solo per vostro
servo, e figlio della vostra serva e Madre Maria, d'oravanti la vostra volontà io voglio fare in tutto
ciò che la conoscerò. Gesù, deh, ratificate col vostro sangue la mia promessa. Maria, Maria pregate
e soccorretemi.
Voglio essere senza volontà.
Prendete possesso del mio cuore.
Loquere, quoniam audit etc.
Maniera di conversare col prossimo.
Huby 297
Il prossimo è nel petto di Gesù.
Spi,4442:T2
Condotta
Se subito svegliato, ho donato il mio cuore a Gesù, rassegnatomi in tutto al suo divin volere per
quanto di bene o di male occorrerà alla giornata, con ferma risoluzione di fare niente contro Dio, ed
ubbidire ad ogni segno conosciuto per sua volontà. Del resto terrò ogni cosa per vanità e sterco; sarò
indifferente per ogni cosa; mi considererò come pellegrino, come morto, come crocifisso al mondo,
e il mondo crocifisso a me con un totale abbandono in Dio.
Tutto il bene che si presenterà, sia piccolo sia grande, lo farò con grande volontà, perché questa sola
dà il valore ad ogni opera, di più non v'ha difficoltà, che l'offertaci grazia di Dio non superi tutto
con confidenza in Dio, e diffidenza in me, con generosità, con libertà, semplicità, affabilità e
rassegnazione, con umiltà, carità, zelo e purità d'intenzione, tutto A.M.D.G. [ad majorem Dei
gloriam] e con fedeltà mortificandomi sempre.
Nelle tentazioni dobbiamo lagnarsi di noi stessi che non sappiamo approfittarcene, e non delle
tentazioni, anzi ringraziare Iddio, che va procurandoci mezzi da poter meritare.
Spi,4442:T3
Manière de corriger les défauts d'autrui. S. Grégoire d'après le P. De Lombez p.
328
Humilions-nous au-dedans de nos fautes, tandis qu'au-dehors nous reprenons celles des autres:
pensons que celles-ci sont beaucoup moindres que celles-là. Parlons peu: une parole qui part du
fond de la modestie, recueillement et charité, dite sans trouble et avec patience, dit tout, fait
beaucoup. Regardons-les plutôt avec compassion qu'avec indignation, et avec plus d'humilité que de
sévérité, comme nous devons aussi regarder nos propres fautes, selon S. Francois de Sales.
Spi,4442:T4
Assurance intérieure contre les tentations de blasphème. P. De Lombez p. 241
Reconnaissez à ces traits, sans vous émouvoir, la malice du Démon, et non la corruption de votre
cœur. Rappelez-vous que le Fils de Dieu fait homme a été tenté du plus énorme de tous les crimes,
qui est celui d'adorer le Démon et de le reconnaître pour son Dieu, et qu'il répondit tranquillement
au tentateur: “Il est écrit: Vous adorerez le Seigneur ton Dieu et vous ne servirez que lui seul” sans
qu'il fasse comme vous, faible créature pétrie de corruption.
Spi,4442:T5
Assurance dans les tentations contre la pudeur
Ne vous troublez pas, ni ne vous donnez des agitations corporelles semblables à des convulsions,
puisque ce les ferait naître de plus [belle].
Tournez-lui le dos (à l'ennemi), oubliez qu'il soit derrière vous, ne répondez rien à ses propos
honteux, ne vous apercevez pas qu'il frappe votre oreille intérieure, occupez votre esprit de
quelques sainte et consolante pensée et votre corps de quelque exercice modéré, et soyez tranquille.
Lorsque l'ennemi se sera retiré, ne le rappelez pas pour savoir les coups qu'il vous a portés, et si
vous les avez écartés assez tôt et assez bien; oubliez et l'espèce, l'occasion, la durée du combat, et
les perplexités mêmes qu'il vous occasionne.
S'il faut se tranquilliser, pensez qu'on n'aime jamais ce qu'on craint d'aimer; ce qui fatigue ne plaît
pas; ce n'est pas le sentiment mais le consentement qui fait le péché; plus le débat est violent, plus la
résistance est manifeste; ce que nous souffrons de l'impression du mal est un sujet de mérite; et que
pour les timorées et accoutumées à discerner le péché, un doute, si on a consenti, est une
présomption et presque certitude qu'elle n'eût point succombé du moins jusqu'au mortel, et les
véniels sont plutôt sujets de gémissements et précautions, que d'examens.
Si cor nostrum non reprehenderit nos fiduciam habemus ad Deum (Joan. ep. 1, c. 3, v. 21).
Spi,4442:T6
Al niente nulla si deve, ed al peccatore si devono tutti i tormenti, dunque né delle offese, né dei
patimenti ho ragione di lamentarmi.
Quilibet caritatis actus meretur vitam æternam (S. Thomas).
Signore, i miei peccati sono frutti del mio orto (S. Caterina da Genova). Qualis arbor talis fructus.
Non parlare mai né in bene, né in male di noi.
Se alcuno cade, compatiamolo come un piagato, meravigliamoci che non facciamo peggio di lui;
diciamo oggi a te, domani a me se il pietoso Iddio non m'aiuta, e non mi ritenesse quasi per forza.
Io sono il più grande peccatore di tutti, perché peccai con resistere a maggiori grazie e lumi, e se le
grazie che ho ricevuto, fossero state concesse ad altri, sarebbero divenuti grandi santi.
Etiamsi omnes virtutes possideam servus inutilis ero, feci enim quod debui facere.
Numquid servo obligationem habet Dominum propter debitum impletum.
Quando si esercita qualche virtù (non si deve aver riguardo alcuno, perché è nostro dovere) o che gli
uomini non badano, o se badano, ci vedono delle imperfezioni, né dobbiamo vanagloriarci di
un'opera, di cui per nostra imperfezione e negligenza avremo forza da rendere conto a Dio.
Quid habes quod non accepistis, etc.
Quum augentur dona, etiam rationes crescunt donorum: tanto ergo humilior esse debet, et ad
serviendum Deo promptior quisque ex munere, quanto se obligationem conspicit in reddenda
ratione.
Quantis gratiæ donis abutimur et non utimur: quanta auxilia gratiæ et inspirationes negligimus et
quantis non respondemus (S. Gregorius).
S. Gregorius: Cauta trepida consideratione ne aut his in quibus laudaris, et non sunt, majus Dei
judicium invenias, aut de his in quibus laudaris et sunt, competens præmium perdas.
Erubesce ergo contristare in laudibus aliorum, et in bona opinione.
Homo probatur ore laudantis (Prov. 17).
In vilibus te exerce et delectare, imitans Jesum libenter lavantem pedes discipulorum.
Pallio excusationis pie oblevare cura.
Non opera attendenda sed defectus et imperfectiones, et quia multis scatent defectibus, et multa illis
desunt, ideo non laude, sed vituperio digna sunt.
Nonnumquam sancti viri de bona sua opinione gaudent, sed quum per hanc ad meliora proficere
audientes pensant, nec jam de opinione sua, sed de aliorum gaudent utilitate, quia aliud est favores
quærere, aliud de profectibus exultare (S. Gregorius).
Spi,4442:T7
Nil sum, insipiens sum, abortivus sum, infimus omnium, indignus nomine Apostoli; si ita Paul: quid
ego?
Attendamus virtutem ejus qui operari vult in nobis, et per nos quæ commisit nobis, in eo solo
gloriemur qui etiam per mandibulam asini Philistæos subruit, per os asinæ loquitur, et prophetam
redarguit (Almeno né la mandibola, né la bocca dell'asino gli fu così ingrata come sono io).
Discite a me, quia mitis etc.
Deus superbis resistit etc.
Videant te Magistrum in præsepio, in fæno, ut peccatorem in circumcisione, immundum in
baptismo, fugitantem laudes regem volentium te eligere, præcipientem ne sanitatis restitutæ
miraculum prædicent, et transfigurationem taceant, incurvatum ad pedes discipulorum, abluentem,
abstergentem, exosculantem, humilitatisque exemplar testamento eis legantem.
Nil sum, nil possum, nil mereor. Et ut scivi, quoniam aliter non possem esse continens, nisi Deus
det, et hoc ipsum erat sapientiæ scire cujus esset hoc donum, adii Dominum, et deprecatus sum
illum ex totis præcordiis meis (Sap. 8).
O Dio, se in un ladrone e nel maggiore di tutti i peccatori aveste impiegate le grazie, lumi ecc.
impiegati in me, a quest'ora quegli sarebbe più grato di me e migliore di me, ed all'opposto, se
aveste sottratto la vostra mano, avrei commessi mali maggiori e sarei divenuto peggiore di tutti. Il
niente non può operare, il peccatore non può meritare. Nisi Dominus ædificaverit domum, in vanum
laboraverunt qui ædificant eam, nisi Dominus custodierit etc. Non enim sumus sufficientes cogitare
aliquid ex nobis quasi etc. Nisi quia Dominus adjuvit me paulo minus habitasset in inferno etc.
Nec malum conscientiam sanat præconium laudantis, nec bonam vulnerat convitiantis opprobrium.
Senti de Augustino quicquid libet, sola me in oculis Dei conscientia non accuset.
Comunque vada, non sarò migliore per la stima degli altri, né peggiore perché non mi stimano.
Imperfectum meum viderunt oculi tui.
Quare posuisti me, contrarium mihi, et factus sum mihimetipsi gravis.
Dunque se parliamo delle opere buone, per fare queste, anche si suole servire Iddio della mandibola
dell'asino, della bocca dell'asina; se poi delle grazie e virtù queste sono dono di Dio, senza di cui
resto abisso di peccati, tutt'altro avrebbe profittato più di me, né ho occasione che di umiliarmi,
perché avrò anche a renderne maggior conto, né la stima degli altri mi garantirà al dì del giudizio,
anzi mi servirà d'accusa l'essermene compiaciuto. Orsù mi pento del passato, voi non ponete peso
insopportabile, onde colla vostra grazia risolvo di vincermi.
Spi,5221:S
Cinque ricevute Lanteri a diversi
Quietanze amministrative varie
Originali in AOMV, S. 5,2,7:221
Spi,5221:T1
Confesso d'aver ricevuto da mio cugino D. Agostino Eula la somma di franchi 88 interessi
dell'annata ora decorsa del mio censo presso il Sig. Avv. Alessandro Riboletti come da istrumento
rogato Ruffino 13 novembre 1782, più la somma di franchi settantacinque semestre scadente,
decorso il 26 giugno – 26 dicembre corrente anno dovutomi da suo fratello e mio cugino Avvocato
Tommaso Eula, come da suoi pagherò del 26 giugno 1812. In tutto dunque franchi 163 per i quali
quitto il medesimo e chi spetti
[senza data]
Spi,5221:T2
Confesso d'aver ricevuto dal carissimo mio cugino D. Agostino Eula la somma di Lire ottantacinque
soldi dieci, importare del semestre corrente fino a tutto giugno venturo, della quale somma, Lire
quarantaquattro sono per il suddetto o semestre del censo Destefani, e Lire quarantuna e mezza per
il medesimo semestre del credito con l'amato mio cugino Avvocato Tommaso Eula, per la quale
somma di Lire 85, 10 quitto il medesimo e chi spetta.
Torino il 24 aprile 1825
Teol. Pio Bruno Lanteri
Carissimo cugino
Spi,5221:T3
Confesso d'aver ricevuto da mio cugino D. Agostino Eula la somma di fr. ottantotto interessi
dell'annata ora decorsa del mio censo presso il Sig. Avvocato Alessandro Riboletti come da
istrumento rogato Ruffino 13 novembre 1782, più la somma di fr. settantacinque semestre scadentedecorso il 26 giugno – 26 dicembre corrente anno dovutomi da suo fratello e mio cugino Avvocato
Tommaso Eula, come da suoi pagherò del 26 giugno 1812. In tutto dunque fr. 163 per i quali quitto
il medesimo e chi spetti.
Spi,5221:T4
Confesso d'aver ricevuto da mio cugino D. Agostino Eula la somma di L. 44 – quarantaquattro –
importare del semestre corrente del censo sulla casa una volta Riboletti come da istrumento rogato
Ruffino 13 novembre 1782, per la quale somma di L. 44 quitto il medesimo d'oggi retro
Pinerolo il 20 maggio 1828
P.B.L.
Ricevetti detta somma dai Sig. Fratelli Giay Neg.ti che l'ebbero per il canale del Sig. Pastore
il 10 luglio 1828, il 23 novembre 1828 ricevuto: ricevuto il detto semestre
Spi,5221:T5
Sono fr. 195, 12, 6 che io sottoscritto (in qualità di Procuratore Generale del Sig. T. Giacinto
Compayre) confesso d'aver ricevuto dal Sig. T. Pio Bruno L. [Lanteri], quali sono per il semestre
scaduto il 16 aprile – 16 ottobre corrente anno sul capitale portato da istrumento del 15 germile an.
12, rogato Borghese, per quali fr. quitto il medesimo d'oggi retro.
[senza data]
Spi,5223:S
Serie di appunti spirituali del P. Lanteri a suor Crocifissa
Raccolta del P. Loggero, AOMV, S. 5,2,7:223
Spi,5223:T1
1. Esercizi
Dobbiamo aspettarci in essi degli alti e bassi, cioè da soffrire, permettendolo Iddio per tenerci umili,
e darci più abbondanti le grazie, e questo per il nostro più grande avanzamento spirituale (massima
generale. Lett. 8 dicembre 1815).
Spi,5223:T2
2. Mortificazione e discrezione
Mortificazione
Mortificarci talvolta nelle cose non necessarie. Il più delle volte servirvene con riconoscenza a Dio
che ve le dà (massima particolare, lett. 8 dicembre 1815).
Discrezione
Quanto alla pratica delle virtù, mortificazioni, ispirazioni, siate discreta, non voglio che le seguitiate
tutte, basta farlo di quando in quando (5 dicembre 1818).
Quando non lo fate, ringraziate il Signore che vi permette quel sollievo N.N., o fate un atto d'umiltà
con dirgli che se foste più mortificata, sapreste pure vincervi in quella cosa e domandategli la grazia
di vincervi sempre più (ut supra massima generale).
Mortificazione
Penitenze esteriori non amo, che ne facciate alcuna particolare. Attenetevi alla vita comune. Questa
vi basta per ogni altra penitenza (15 gennaio 1819, massima particolare).
Spi,5223:T3
3. Meditazione
Cominciarla con desiderio ed amore. Non lasciarla mai, né diminuirla per noia o distrazioni
(massima generale).
Vale più un'oncia di orazione fatta in pazienza, che 100 libbre d'orazione con fervore sensibile per
gli atti eroici che si praticano nella prima, il pericolo della vanità nella 2a (massima di S. Francesco
di Sales, lett. 8 dicembre 1815).
Ella può servire per preparazione e ringraziamento alla Comunione (ut supra).
Spi,5223:T4
4. Scoraggiamento
Vedi n. 12 e 19 e metti tutto assieme
Mai turbarci in qualunque stato ci paia di essere, come d'incredulità, d'indifferenza, insensibilità, od
ostinazione, o qualsivoglia altro difetto o mancamento, ma con semplicità, umiliandoci innanzi a
Dio, dirle con coraggio che vogliamo essere suoi tali quali siamo, anche più difettosi di quel che ci
conosciamo; persuasi che appunto per i peccatori venne dal Cielo in Terra, e che secondo la sua
promessa, farà abbondare i suoi aiuti e grazie dove abbondò il peccato (massima generale, lett. 8
dicembre 1815).
Il secondare la malinconia, lo scoraggiarsi è secondare lo spirito del tentatore, poiché lo spirito di
Dio ci porta alla confidenza e tranquillità (ut supra).
Orazione
Non vi stupite di trovarvi arida, questa è una soggezione umana, e ci guadagnerete sopra colla
pazienza e perseveranza, procurando di evitare le negligenze volontarie (15 gennaio 1819, massima
generale).
Che se vi occorrono negligenze volontarie, traetene partito coll'umiliarvene innanzi a Dio, e
rinnovare la risoluzione di cominciare sempre (ut supra).
Spi,5223:T5
5. Tentazioni
Stare attenti a non fare segni esterni per ributtarle. Un atto di amore di Dio, o di disprezzo della
tentazione basta (massima generale lett. 8 dicembre 1815).
Disprezzare pure il dubbio di non aver usata diligenza nello scacciarle (massima particolare, lett. ut
supra).
Quand'anche vi fosse stata negligenza o mancamento, un atto d'amore di Dio rimedia a tutto senza
tanti esami e turbazioni (massima particolare, ut supra).
Quanto ai sentimenti di superbia che vi assalgono, non dovete scoraggiarvene, ma disprezzarli sulla
persuasione che ne siamo impastati, e chiedete a Maria Ss. l'umiltà (massima generale 15 gennaio
1819).
Se volete conoscere il nemico, anche quando vi si presenta con apparenza di vero, fate attenzione se
ciò che vi suggerisce, vi scoraggia insieme, perché è segno certo di tentazione nascosta (10 aprile
1819, massima generale).
Spi,5223:T6,1
6. Nei mancamenti
Quando avete dubbio se sia stato grave o no, decidetevi francamente in vostro favore, perché il
dubbio non può stare colla perfetta avvertenza e pieno consenso (massima particolare, lett. 8
dicembre 1815; vedi pure 5 dicembre 1818).
Nei mancamenti dire: bonum mihi quia humiliasti me, sul riflesso che Iddio li permette per nostro
profitto e nostro più sodo avanzamento (massima generale, ut supra).
In essi non turbarci, né avvilirci, anzi avvivare la speranza dicendo: quare tristis es… spera in Deo,
perché le umiliazioni vi sono necessarie, e sono regali di Gesù Cristo Crocifisso (massima generale
ut supra).
Servite Dio con fiducia, alla buona, e con semplicità, alla buona senza badare alle vostre buone o
cattive disposizioni, e raddoppiate la fiducia e semplicità nel chiedergli perdono dei mancamenti,
persuasa che solo in cielo se ne va esenti dal cadervi (massima particolare, lettera 28 ottobre 1816).
Iddio non vi chiede se non che vi correggiate dei difetti che conoscete, degli altri non ve ne chiede
conto (massimo generale, lettera 24 giugno 1817).
Quanto al passato, tutto è perdonato (massima particolare, ut supra).
Spi,5223:T6,2
Ogni qual volta vi resta un qualunque menomo dubbio d'aver mancato gravemente, sempre decidete
di no. Ricordatevi, che per mancare gravemente, ci vuole avanti l'azione piena avvertenza, cioè
certezza totale che l'azione è gravemente peccaminosa, inoltre pieno consenso, cioè darvi
pienamente per vinta, e volere ciò, nonostante sappiate di certo sia peccato grave, voler continuare,
per quanto sta a voi in quella cosa gravemente peccaminosa. Un menomo dubbio che abbiate su
tutto questo, dovete decidere di no (massima particolare, lett. 5 dicembre 1818).
Quando vi accadono dei difetti, senza tanto riflettervi, e secondare così l'amore proprio umiliato,
ringraziate il Signore, ma di cuore di non avervi lasciato fare peggio, e sperate con tanto più di
semplicità e fermezza in Dio (10 aprile 1819, massima generale).
Gesù Cristo vostro sposo sa che siete una sposa povera e ben difettosa, e si è preso tuttavia
l'impegno di santificarvi, non con esimervi da ogni difetto, ma in mezzo ai medesimi mediante la
vostra invincibile speranza che sempre più vi unisce a Lui.
Spi,5223:T7
7. Vocazione alle Turchine di Genova
È stata volontà di Dio l'intraprendere il viaggio per esplorare il Monastero. Mi sarei (il Teol.)
opposto, se non avessi veduti segni evidenti di questa volontà di Dio. Le inquietudini a questo
riguardo sono tentazioni (massima particolare 8 dicembre 1815).
È evidente ai miei occhi, che questa è la volontà di Dio, e sarete tanto più contenta, quando avrete
rinnovata la vostra professione (ut supra 28 ottobre 1816).
Persuadetevi, che in pratica le difficoltà non saranno sì grandi come ve le fa parere l'immaginazione
e il nemico (ut supra).
Questi timori e perplessità serviranno a farvi esercitare atti generosi di virtù, e sono necessari per
farvi santa, come Dio chiama da voi (ut supra).
Quanto alla vostra vocazione, io non posso averne alcun dubbio, tutte le dubbietà su tale proposito,
non posso a meno di crederle tentazioni del Demonio (lett. 5 dicembre 1818, massima particolare).
Io non ho tralasciato di riflettervi seriamente, e raccomandare di cuore l'affare a Dio, contuttociò
non mi è mai venuto alcun dubbio sulla volontà di Dio, già manifestatavi altre volte (7 marzo 1819).
Credete che tutte le difficoltà, che si suscitano a questo riguardo nel vostro spirito, sono vere
tentazioni del Demonio. Dunque guardatevene… disprezzate ogni timore, e rinnovate l'unione già
fatta col vostro celeste sposo, il quale a ciò v'invita, vi stimola, e vi promette tutte le grazie etc. Vi
prevengo però, che questi aiuti sono sostanziali ed efficacissimi, ma non consolazioni, sebbene
anche queste ve le darà al bisogno, ed oltre il bisogno (ut supra).
L'affare della salute, con tutto ciò che lo accompagna e lo promuove, non va rimirato colla sola
ragione, ma va rimirato e trattato con i principi della fede, e massime del Vangelo ecc., non
coll'ascoltare le ritrosie della serva ecc. (massima generale, ut supra).
Date dunque un calcio ai riflessi della natura, e per la 2a volta attaccatevi a Gesù Cristo Crocifisso,
ecc. (massima generale, ut supra).
Spi,5223:T8
8. Comunione frequente
Quando il confessore ve ne priva, coll'ubbidienza e desiderio non ci si perde niente, anzi ci si
guadagna coll'umiltà ed abnegazione (massima generale, lett. 8 dicembre 1815).
Se il confessore esige che non commettiate peccato alcuno deliberato, non è per impedirvi la
comunione, ma acciò stiate in guardia (ut supra).
Basta non avere volontà di continuare a mancare, ma rimediarvi subito che vi si riflette, con un atto
d'amore di Dio (ut supra).
Spi,5223:T9,1
9. Confessione
Non fate conto alcuno dei dubbi che sopravvengono dopo le vostre confessioni, quel che è fatto è
fatto, non più ritorni sopra voi stessa (massima particolare 5 marzo 1816).
Non vi mettete in pena se il dolore sia filiale, o servile; l'essenziale si è che vi dispiaccia d'aver
offeso Dio o nell'una, o nell'altra maniera (massima generale, ut supra).
Andate con semplicità, e fate atti d'abbandono in Dio di tutti i timori ed ansietà. Questa è la regola
che vi prescrivo per il passato e l'avvenire (massima particolare, lettera 5 marzo 1816).
Riguardo al passato, regolatevi sempre secondo le massime che vi ho date, né vi occorre di
scrivermi niente, anzi neppure di pensarvi, come già vi ho proibito (massima particolare 7 marzo
1819).
Siate sicura che con tutto ciò di più, che vorreste dirmi, non mi fareste cangiare in menoma cosa il
regolamento che vi ho dato (ut supra).
Siate tranquilla che vi conosco abbastanza, ubbidite (ut supra).
Spi,5223:T9,2
Quando fate materia di confessione i peccati più gravi della vita passata assieme ai veniali dopo
l'ultima confessione, non siete tenuta ad avere il dolore e proponimento, che del passato più grave;
quando vi confessaste solo dei veniali presenti, basta avere un dolore e proponimento in genere
(vuol dire in generale); nè mai si commette il sacrilegio senza pienamente conoscerlo avanti, e
pienamente volerlo (massima generale 27 giugno 1819).
Nel vostro esame non perdeteci gran tempo, né state tanto a riflettere se siano volontari o no i
mancamenti sul riflesso che (massima particolare, ut supra).
Non è neppure necessario il proponimento di evitare tutti i veniali, ma basta il proponimento di
evitarne almeno alcuno, o almeno di non commetterli con tanta frequenza, e questo vale anche
quando non aveste che peccati veniali presenti per materia di confessione (massima generale, ut
supra).
Riterrete sempre la regola di disprezzare tutti i dubbi, e continuare sempre la comunione; e
continuerete sempre, sebbene non vi confessiate così frequentemente come fanno le altre,
sprezzando ogni timore che si scandalizzino (ut supra).
Avete fatto benissimo ad abbandonare tutto il passato alla misericordia di Dio senza dilucidarlo, e
fate sempre così, non potete fare cosa più grata a Dio, né più utile a voi, né temete di fare così anche
per procurarvi tranquillità: questa è buona tranquillità e piace a Dio (10 agosto 1819, massima
particolare).
Potete parlare nel confessionario di cose temporali, il decreto contrario riguarda l'abuso di ciance
inutili (massima generale, ut supra).
Spi,5223:T10
10. Ufficio
Non v'è dubbio che potete supplire coll'ufficio grande quel che non dite coll'ufficio piccolo di Maria
Vergine (massima generale 5 marzo 1816 per chi ha dispensa dall'ufficio grande).
Non v'è inconveniente di meschiare l'uno coll'altro (ut supra).
È in vostra libertà dire il grande, o il piccolo, né mai potete essere obbligata a dirne due (lett. 15
gennaio 1819, massima generale per chi è dispensato).
Ho veduta la vostra dispensa, e va molto bene. Servitevene sempre che vi piace; la difficoltà vostra,
riguardo alla debolezza di stomaco, non sussiste, né voi avete da fare altro che lasciarlo sopra di me
(lett. 10 aprile 1819, massima particolare).
Spi,5223:T11
11. Digiuno
Prendete sempre la mattina un pezzo di pane. La sera potete mangiarne anche cinque once senza il
resto, fatela abbondante senza scrupolo (massima generale).
Se ciò nonostante vi sentite indebolire lo stomaco, parlatene subito col confessore prima che ne
abbiate sofferto, e chiedetegli se non giudica di dispensarvene almeno per qualche giorno della
settimana (massima generale, lettera 5 marzo 1816).
Quanto all'avvento, ed in tutto il rimanente dell'osservanza, rimettetevi ciecamente al volere della
Superiora come una figlia con sua madre.
Spi,5223:T12,1
12. Scoraggiamento
State di buon animo, perché il Signore è con voi, e vi ama (massima particolare, lett. 28 ottobre
1816).
Lungi ogni pusillanimità, che è la tentazione più fina del Demonio (massima generale, ut supra).
Iddio è vostro Padre, Sposo, ed aiuto, che volete di più? (ut supra).
Fidatevi più del vostro Celeste Sposo e di Maria Vergine, vostra cara Madre (e più specialmente
vostra) quali io sono certo che vi vogliono perseverare da ogni colpa grave: non vi lasciate dunque
turbare (lett. 5 dicembre 1818, massima particolare).
Avete da farvi santa, ma questo non si può, senza superare grandi difficoltà… Non sarete sola a
sormontarle, ma Gesù sarà con voi (lett. 7 marzo 1819, massima generale).
Io vi trovo sempre la stessa, cioè facile a scoraggiarvi, ed è questo il vostro principale difetto, quale
se voi secondate, ve ne cagiona poi molti altri. Dunque qui è dove dovete particolarmente
fortificarvi, con fissarvi di voler essere sempre invincibile nella speranza, qualunque cosa vi
accada, e comunque vi conosciate miserabile; perché per parte nostra il fondamento della speranza è
appunto la nostra miseria, e per parte di Dio la Sua misericordia, la quale non è altro che una
cordiale compassione della nostra miseria (10 aprile 1819 generale).
Spi,5223:T12,2
Vi raccomando di rinnovarvi più che mai, e ben sovente in quella santa presunzione di voler dal
Signore la grazia di giungere a quella perfezione, alla quale sareste giunta, se foste sempre stata
fedele alle sue grazie, guardatevi nello stesso tempo dallo scoraggiamento, e diffidenza,
impegnandovi a fare tutto bene quel che fate, ma humano modo… grosso modo, non pensando che
alla giornata… ricordandovi che septies cadit justus et resurgit, onde vi conviene cominciare non
solo ogni giorno, ma ogni ora (27 giugno 1819, massima generale).
Ditele che hanno da farsi Sante, e che hanno da avermi dell'obbligazione, ma risoluzione ci vuole
per non dare luogo al nemico. Colui fa il suo ufficio, facciamo il nostro, con la nostra cara Mamma,
e con Gesù dalla nostra parte decisivamente e sicuramente che abbiamo da temere? (lett. del T.
Lanteri a D. Loggero riguardo a Crocifissa e Cecilia 23 agosto 1819).
Spi,5223:T13
13. Turbazioni
Non si devono mai prendere risoluzioni in tempo di esse, ma pacatamente, dopo mature e tranquille
riflessioni. Massime trattandosi di cosa importante e da cui possa dipendere la salute (massima
generale, lett. 24 giugno 1817).
Spi,5223:T14
14. Voti
Le vostre difficoltà sono affatto insussistenti. Voi potete benissimo attenervi alla spiegazione che ve
ne ho fatta. Abbiate pure nel rinnovare i voti, l'intenzione giusta, la spiegazione datavi. Siate sicura
di non mancare, anzi ancorché non esprimiate quest'intenzione datavi, la cosa viene da sé, e non
siete tenuta di più, né voi che volete specificare quest'intenzione, né le altre, che neppure vi
pensano. Perché sempre s'intende, che la religiosa s'obbliga ai voti secondo la consuetudine,
altrimenti ne nascerebbero grandi inconvenienti (massima generale, lett. 5 dicembre 1818).
Spi,5223:T15
15. Regole e costituzioni
Ella è cosa comune, che né le regole, né le costituzioni obbligano sotto peccato neppure veniale,
poiché sono esse piuttosto indirizzi che la religiosa amante di perfezionarsi e di farsi santa, ama da
se stessa di seguire (ma s'intende sempre secondo la consuetudine e l'uso) (massima generale, lett. 5
dicembre 1818).
Quanto al disprezzo che teme di provare riguardo alle regole, ditele per parte mia, che non voglio,
che mai si esamini su questo punto, e senza alcun esame, quantunque le sembri certo d'aver avuto
questo disprezzo, decida sempre di no, e lo lasci su mia coscienza. La vostra risposta è buona (la
mia risposta è che non è disprezzo delle regole quando si lascia, o si fa una cosa contraria alle
regole per pigrizia, per proprio maggior comodo, per rispetto umano, per propria soddisfazione, o
solo perché non obbliga a peccato; che il disprezzo bisogna che sia positivo, cioè che, per così dire,
si trasgrediscano le regole per dispetto contro di esse, o disapprovandole con pensieri, o parole
ingiuriose e sprezzanti, insomma che disprezzino come cose approvate dalla Chiesa; oppure che la
trasgressione volontaria e prevedendolo, porti un grave sconcerto o scandalo nella comunità), ditele
in conseguenza, che mai s'accusi su questo punto; e non vede ella che questo non è altro che
tentazione del nemico, e non sapete voi darle in mano il bastone di S. Ignazio, con cui è da cacciarsi
una simile bestia, invece di temerla? (lett. a D. Loggero riguardo a N.N. del 23 agosto 1819).
Spi,5223:T16
16. Timore di morte
Gesù Cristo solo può, e vuole assistervi quale sua Sposa in vita ed in morte; sì in morte
massimamente, se i suoi ministri vi mancheranno, non vi mancherà già il vostro Sposo, se essi non
vi conoscono, vi conoscerà tanto più Gesù, e farà con voi ciò che non possono fare i suoi Ministri.
Essi possono parlare all'orecchio, Gesù al cuore. Essi possono suggerirvi, Gesù vi farà fare atti di
religione, e vi darà l'assoluzione plenaria di tutte le colpe, e di tutta la pena ecc. (7 marzo 1819,
massima generale).
Spi,5223:T17
17. Ritorni sopra se stesso
Nel parlare, nello scrivere, praticate tutta la semplicità, né andate più cercando se è vero, o no quel
che dite, o scrivete questi: sono veramente quei ritorni che sempre vi ripeto di disprezzare (così
s'intende nel pensare e nei chi sa ecc. Riflessione di D. Loggero) (massima particolare e generale 10
agosto 1819).
Spi,5223:T18
18. Impieghi
Nell'impiego che voi avete di aiutante al lavorerio e dispensiera, fate bene di non tirare tanto, e di
pensare prima a quelle che sono, che a quelle che verranno. La Provvidenza che veglia per le
presenti provvederà alle future.
Spi,5223:T19
19. Scoraggiamento
Tenete lontano lo spirito di tristezza e malinconia, facendo l'allegra, anche quando non lo siete per
cagione del fisico, guardandovi allora più che mai dai ritorni su voi stessa, e pensando al Paradiso,
perché è vostro (massima generale 27 giugno 1819).
Spi,5223:T20,1
20. Assistenza alle inferme
Usategli tutta l'attenzione, perché fate cosa grata a Dio (3 aprile 1813).
Fatele coraggio a soffrire volentieri, perché tutto finisce, e ne saranno grandemente ricompensate in
cielo (25 dicembre 1812).
Il cielo vi ricompenserà largamente dell'assistenza alle inferme; operate liberamente e cordialmente
senza tanta paura di farle soffrire d'avvantaggio: questa è una tentazione del nemico per
scoraggiarvi, e farvi più facilmente mancare. In ogni caso rettificate sovente l'intenzione di piacere
primariamente a Dio, e questo non vi mancherà mai, e sarete sempre sicura di ottenerne l'intento,
che è quanto principalmente ci deve stare a cuore. Il timore poi di soffrirne nella sanità è pure una
tentazione del nemico, perché ove possiamo meglio impiegare la nostra sanità, che in fare opere di
carità? Prendete tutte le precauzioni, salva sempre la carità; voi volete farvi santa, e il Signore lo
vuole ancora più di voi, e ve ne somministra questo mezzo d'esercitare la carità non umana, ma
puramente cristiana, ne vi è mezzo più proprio per la vostra santificazione, perché non scelto da voi,
ma procuratovi da Dio; e i difetti che commettete, vi serviranno a tenervi umile, cosa pure
necessaria per farvi santa. Tutto il punto sta a non scoraggiarvi né dei vostri difetti, né di alcuna
difficoltà, e sperare tutto da quel Dio che tanto vi ama, e vi vuole santa (4 marzo 1812).
Spi,5223:T20,2
Dite a N. che soffra volentieri per Dio, perché non sempre avrà tale grazia di poter soffrire per lui (8
gennaio 1813).
Dite a N. che se Dio la chiama a sé, vada pure tranquilla e contenta, perché va a trovare un sì buon
Padre che tanto l'ama, e che merita tutto, gli faccia con coraggio ed allegria il sacrificio di se stessa,
e ne sarà ben ricompensata (1812).
Dite a N. che è pure impegno di quel Padrone, che sa regalarle i dolori, di regalarle pure la pazienza
e rassegnazione necessaria, che Dio merita tutto, e che vuole farla soffrire in questo mondo, per
compensarla tanto più in cielo: ditele che in mezzo ai suoi dolori, vada ripetendo: Paradiso,
Paradiso (3 settembre 1811; tutto generale).
Spi,5223:T21,1
21. Comunione
Continuate sempre a tenere la regola di non lasciare la comunione, sempre che non siate certa di
poter giurare d'aver commesso peccato mortale. Senza questa regola il Demonio ci guadagna
sempre più con vostro detrimento notabilissimo, perché maggiormente vi scoraggiate, e vi private
del rimedio ed aiuto più efficace per vincervi (20 dicembre 1819 – p.).
Avete fatto bene a dimostrare al confessore, che desideravate la comunione, quantunque forse la
vostra serva non ne avesse voglia, fate sempre così (1815).
Se vi hanno tolta la Santa Comunione, obbedite umilmente, ed impegnatevi a supplirvi colla
spirituale con tutto il fervore possibile, e contentatevi di chiederla qualche volta, però mai con
impegno, quando troverete qualche motivo ragionevole per domandarla; che se anche vi viene
negata, prendetevi con umiltà e tranquillità la negativa, e così farete cosa grata al Signore (30
ottobre 1815).
Quanto alla comunione quotidiana, se v'accorgete che questo rechi troppa ammirazione nella
comunità, significatelo al confessore, e regolatevi a puntino secondo il suo avviso; dal canto vostro
però, dimostratevi sempre ansiosa di farla il più che si può (quand'anche la serva qualche volta non
ne avesse voglia, la quale non si deve ascoltare mai), e non la lasciate mai sotto qualunque pretesto,
sempre che vi si accorda (20 agosto 1815).
Spi,5223:T21,2
Non lasciate la Santa Comunione come tante volte vi ho raccomandato, e certamente non senza
serio riflesso; e quanto ai vostri mancamenti, se fossero certamente gravi (il che spero non sarà
mai), confessatevi, in dubbio decidete di no, fondata sull'obbedienza, e colla contrizione cancellate
quanto può aver fatto dispiacere a Dio, continuando a comunicarvi.
Quanto alle distrazioni ecc. o sono volontarie, e correggetevi, chiedendone perdono a Dio e
comunicatevi, o non sono volontarie, e allora non impediscono in alcun modo il frutto della
comunione (6 febbraio 1813).
Mi rincresce che lasciate le comunioni, perché così ride il nemico, e voi ci perdete: e perché non
attenervi alla regola di non mai lasciarla, eccetto che siate sicura d'aver commesso con piena
deliberazione peccato mortale certo? Siate sicura che i vostri sfoghi e rabbie non sono tali (24
maggio 1812).
Spi,5223:T22,1
22. Confessione
Quand'anche abbiate passata tutta la settimana a vivere di bile, in confessione, però dite solamente i
peccati veniali certi conosciuti, perché questi soli sono materia del Sacramento, il rimanente è tutto
imperfezione, da cui dovete pure cercare d'emendarvi, ma sempre con quiete e coraggio, ostinata
sempre a volervi fare Santa, e persuasa che il naturale deve servire di mezzo per la santificazione,
perché senza di esso potreste essere buona, ma non virtuosa, con esso potete essere ad un tempo
difettosa (ciò che è necessario per l'umiltà), e anche virtuosa, soltanto che non gettiate le armi per
combattere, e non vi diate per vinta allo scoraggiamento (e questo è quello che tanto contribuisce a
farsi santo), perché i Santi si formano non per via di bontà naturale, ma per via di atti di virtù, tanto
più poi, che il Signore non esige da noi, che già siamo perfetti e santi, ma bensì che sempre
travagliamo per divenirlo (20 dicembre 1819).
Riguardo poi ai veniali… vi do per consiglio di confessarvi dei soli veniali deliberati, e non dei
dubbi (27 settembre 1819).
Va benissimo il vostro espediente di accusarvi di ciò che vi fa pena anche solo in confuso, ma
coll'aggiungervi che ve ne accusate come siete colpevole innanzi a Dio; ma intanto voi tenete
sempre per principio, che non è mai colpa se non ciò che sapete di certo essere proibito da Dio, e
che voi volete, nonostante ben deliberamente, non essendo tutto il resto che imperfezione (15
dicembre 1819).
Spi,5223:T22,2
Per la confessione particolare esaminatevi sui peccati più deliberati, più esterni, più frequenti,
lasciando sempre tutto ciò che non sapete se sia deliberato, ed il tutto con libertà, perché non ne
avete obbligo alcuno, e questo anche quando non fate particolare confessione, ma solamente ve l'ho
detto, perché questi specialmente dovete avere in mira per correggervi (1815).
Le colpe non deliberate, cancellatele coll'acqua santa, o con un atto allegro d'amore di Dio (1815).
Non mettetevi in pena, se il confessore vi abbia intesa o no, perché questo è affare suo, non vostro
16 settembre 1815).
Non voglio sentire parlare assolutamente di confessione generale, vi prego di non lasciar ragionare
tanto il vostro spirito, ma la vostra obbedienza sia cieca, perché sia più meritoria (31 marzo 1811).
Spi,5223:T23
23. Digiuno
Si può mangiare spinaci coll'olio cotto ecc., e tutto ciò che dà la comunità senza scrupolo (lett. di D.
Loggero 6 marzo 1820, d'ordine del Teol. Lanteri).
Spi,5223:T24,1
24. Esercizi e ritiro
Fate i vostri esercizi con tutta tranquillità, ma con vero impegno (1815).
Incominciate innanzi a domandarne a Dio la grazia di farli bene, e indirizzando particolarmente a
questo fine i vostri atti d'umiltà, pazienza e di dolcezza (29 ottobre 1812).
Ringraziate Dio della buona volontà che avete sentito nel ritiro, poiché è tutto dono suo; che dopo
poi vi siate trovata la medesima di prima, questo non toglie punto del merito che vi siete fatto in
quel giorno, solamente vi avverto, che non dovete contentarvi di questo, ma dovete continuare
sempre a pregare, a farvi violenza e ad alzarvi, se cadete senza mai scoraggiarsi: è finita, conviene
soffrire in noi gli alti e bassi, e massimamente ne è soggetto chi non è abbastanza umile, e la prova
di poca umiltà si è lo stupirsene. Prendete dunque il partito di cominciare sempre con una santa
ostinazione, e ve ne troverete bene (27 giugno 1811).
Spi,5223:T24,2
Il vostro ritiro non sarà certamente senza ricompensa, quantunque l'abbiate fatto male. Siate pure
ostinate a rinnovare sempre, anche ogni giorno, e più volte al giorno ancora i vostri proponimenti,
quantunque sempre gli stessi, e quantunque pochissimo eseguiti, perché escluderete almeno la
volontà di continuare nei vostri difetti; ed è appunto quello che il Signore vuole da voi, e quello in
cui consiste la perfezione, di cui siamo capaci in questa vita, consistendo essa non in non più
mancare, ma in non mai perseverare nella volontà di mancare, anzi questa stessa ostinazione di
incominciare sempre, ha dell'eroismo, siate dunque in pratica sempre persuasissima di avere molto a
mancare ogni giorno, ciò nonostante costante a rialzarvi subito ogni volta, e così praticherete
l'umiltà e la confidenza ferma in Dio, virtù necessarie per avanzarvi molto nel servizio di Dio.
Perseverate nell'impegno di fare le cose non con impeto, e ne ricaverete del frutto, che non sarà già
frutto di vostra industria, ma benedizione di Dio, che ricompenserà la vostra industria, e questo
certamente se vi mettete la perseveranza (29 settembre 1811).
Spi,5223:T24,3
Mi piace la risoluzione fatta di riconoscere in tutto la volontà di Dio… anche nelle cose spiacevoli;
né stupitevi, se non vedete durarla sempre nella risoluzione, questa è la natura degli atti umani, ed
accade a tutti, poiché in cielo soltanto troveremo la costanza dei nostri atti. Voi non avete che a
rinnovarli tranquilmente e con impegno, quando vi sentite raffreddare, come voi vi lavate
nuovamente la faccia, o le mani ecc. né pretendete vi stiano sempre nette, così abbiate pure
pazienza di fare intorno alle cose dell'anima, poiché è tale l'ordine della Provvidenza divina, anche
per nostro maggior bene, perché colla replica dei vostri atti, vi moltiplicate i meriti, ecc.… vorrei
che la intendeste una volta per sempre questa ragione.
Spi,5223:T25,1
25. Impieghi
Quanto agli impieghi, qualora gliene dessero non due, ma dieci, li accettino pure tranquillamente,
dopo bensì d'avere con umiltà e rassegnazione, e moderazione rappresentate le loro difficiltà, e se
non possono adempirli tutti con quell'esattezza con cui adempirebbero uno solo, questo non
importa, basta che li adempiano humano modo, e con libertà di spirito al meglio che sanno, colla
rettitudine d'intenzione contenteranno sempre il Signore, se non contentano gli altri, e quando si
fanno le cose per ubbidienza, il Signore non permetterà mai, che se ne provi pregiudizio, ed il B.
Alfonso de Liguori soleva dire, che chi serve alla comunità, prega. Tanto meno devono turbarsi
delle mancanze al loro officio provenienti dai contrasti, opposizioni ed inesattezza altrui, perché la
pace e la carità colle sorelle deve preferirsi a qualunque esattezza d'officio, né mai si stupiscano di
niente. Scusino sempre l'intenzione, se non possono l'azione: la carità aggiusterà sempre tutto. Se
non saranno considerate nemmeno dalle giovani, tanto meglio, sarà sempre questa una grazia, ed un
regalo distinto del Crocifisso, cui già sono consacrate, e la strada più corta e sicura per farsi sante
(lett. scritta a D. Loggero 18 agosto 1819).
Spi,5223:T25,2
Una qualche occupazione mi pare necessaria ed anche utile, perché la vita puramente contemplativa
non è totalmente fatta per voi, onde non ci sarebbe male, che questa venisse temperata colla vita
attiva, come bramava S. Teresa (23 dicembre 1816).
Riguardo agli impieghi approvo ne abbiate alcuno, poiché il fine d'operare per obbedienza è
eccellente, altronde il Signore vi attacca anche le sue grazie per superare le vostre noie e difficoltà,
e fare bene il vostro impiego, e farvi maggiori meriti, che se vi occorrerà qualche mancamento,
questo sarà anche buono in un altro senso, e basterà che diciate: bonum mihi quia humiliasti me,
ricordandovi che il Signore fa anche entrare nell'ordine della sua Provvidenza i nostri difetti per il
nostro più sodo avanzamento spirituale; badate solo a non mai abbandonarvi allo scoraggiamento e
tristezza, ma bensì a dire con Davide: Quare tristis es anima mea, et quare conturbas me? Spera in
Deo.
Ricordatevi che qualche umiliazione per voi è opportuna, e ne avete bisogno, ma ricordatevi pure
che sono regali, e che vi rendono più somigliante al vostro Sposo Gesù Crocifisso; naturalmente la
vostra serva borbotterà non poco, ma voi sapete il caso che avete da fare (8 dicembre 1815).
Spi,5223:T26,1
26. Mancamenti
Nelle vostre mancanze non lasciatevi avvilire, nè scoraggiatevi, anzi neppure stupitevi delle vostre
debolezze… ciò facendo, come vedete, le vostre cadute non sono più da temersi, anzi diventano
miniere di atti di virtù e di meriti (1 aprile 1820).
Oh, se sapeste come quelle ripugnanze vi fanno vivere di fede, e come quei continui mancamenti
interni ed esterni vi stabiliscono nella cognizione di voi stessa, cosa così necessaria, perché il vostro
celeste Sposo possa accordarvi tante altre grazie maggiori che vi ha preparato! Eh non sapete ancora
che Gesù vuole farvi Santa, senza che ve ne accorgiate? E quando ai vostri mancamenti che voi
credete, che tanto si oppongono al vostro avanzamento spirituale, ricordatevi che non dovete
perdere tempo neppure per esaminarvene un momento, ma bensì guadagnare tempo con fare subito
un atto semplice d'amore di Dio, il quale atto vi reintegra, e vi rifà abbondantemente d'ogni scapito
che abbiate fatto nei vostri difetti (10 febbraio 1820).
Il Signore non esige che già siamo perfetti, ma bensì che sempre travagliamo per divenirlo. Per
riuscirvi meglio vi do per regola di rinnovare sovente la risoluzione di voler evitare di commettere
con piena avvertenza le imperfezioni certe circa la carità col prossimo, non mettendovi in pena del
resto, e finite pur sempre a fare, o lasciare di fare ciò che vi pare bene o male, poiché la sola
disposizione vostra interna, ed anche tacita di non voler fare ciò che conoscete dispiacere a Dio, vi
rende ogni cosa meritoria, ancorché la sbagliaste, perché il Signore guarda il cuore più che l'azione,
oltre che sa anche compatirci quando manchiamo (20 dicembre 1819).
Spi,5223:T26,2
Quanto al vostro amor proprio che può esservi sottentrato, ed aver nascosto i vostri difetti, il
disprezzo e la libertà di spirito è il miglior rimedio (27 settembre 1819).
La vostra santificazione, la quale però se ha da operarsi, come lo spero fermamente, e non ne dubito
punto, dovete però contentarvi, che si operi in mezzo alle vostre stesse rabbie, e con questo vostro
naturale, come mezzo il più acconcio per riuscirvi, perché nelle mani di Dio, e colla Sua santa
grazia i mezzi, che sembrano più contrari, diventano appunto i più propri ed acconci (15 novembre
1819).
Riappacificate il vostro cuore e fatevi coraggio, perché Gesù vostro Sposo vi vuole Santa, ma Santa
con difetti, intendiamoci bene, non senza difetti, siate sicura che piace più a Dio una virtù debole,
ma umile, che una virtù forte, ma superba (9 novembre 1816).
Ricordatevi che la nostra santificazione non s'acquista in 24 ore, né senza continui difetti e
mancamenti, giovando anzi moltissimo per santificarvi, la massima d'avere ancora a commettere
molti, ma molti mancamenti, perché questo vi stabilisce nella cognizione di voi stessa e nell'umiltà,
una delle basi fondamentali della nostra santificazione, essendo l'altra base fondamentale una
speranza invincibile nella misericordia divina, siate dunque attenta a non lasciarvi scoraggiare per
difetto alcuno, e sempre pronta ad incominciare in ogni momento. Siate solo fedele a questo, e vi
prometto la vostra santificazione (26 gennaio 1816).
Spi,5223:T26,3
Vi lodo di disprezzare le vostre malinconie ed inquietudini, anche quando siete stata più del solito
infedele a Dio, e di continuare le vostre comunioni. Ricordatevi di fare sempre così, senza timore
d'ingannarvi, manco male che la malinconia ed inquietudine non può essere segno certo d'aver
mancato gravemente (lettera 1815).
Ricordatevi che un solo atto d'amore di Dio cancella i nostri mancamenti giornalieri più facilmente,
e più presto di quel che la stoppa sia facile a prendere fuoco.
La cagione dello stato di inedia e svogliatezza a fare il bene, credo possa provenire dallo occuparvi
voi di troppo, e d'essere troppo sollecita per le cose di questa vita. Osservate dove si raggirano
comunemente fra il giorno e la mattina subito svegliata i vostri pensieri, perché i pensieri seguono
gli attacchi del cuore (per rimediare vedi presenza di Dio, 27 dicembre 1813).
Spi,5223:T26,4
Il Signore per operare in noi abbisogna l'umiltà, la quale non è altro infatti, che la cognizione chiara
della nostra assoluta inabilità, impotenza ed indegnità, e questo stesso non possiamo averlo da noi
stessi… Il nemico di vostra salute vi fa vedere questo stato vostro sinistramente come un male, e voi
gli credete, e quindi ne segue appunto ciò che egli vuole, cioè il dispetto e la rabbia con voi stessa,
lo scoraggiamento e diffidenza con Dio, e il fare come per forza, e senza nessun impegno di piacere
a Dio i vostri esercizi spirituali. Voi dunque prendete il partito che vi suggerisce l'Angelo buono,
cioè di umiliarvi alla vista delle vostre miserie, accettare un tale stato miserabile dalla mano paterna
di Dio, e per quella parte che dispiace a voi e vi umilia, ditegli: bonum mihi, ecc. per quella parte
poi che dispiace a Dio, consolatevi, che vi abbia posto in mano un rimedio così facile e così pronto,
come è quello di un atto d'amore di Dio, fatto anche senza alcun gusto (19 dicembre 1813).
Il mancare quotidianamente è nostro partaggio, perciò il Signore ci insegna a dire ogni giorno:
Dimitte nobis debita nostra, perché ogni giorno pecchiamo, e nostra quotidiana sollecitudine deve
risorgere sempre subito, cento volte il giorno, anche se bisogna per secondare così i disegni di Dio
con praticare l'umiltà e la speranza cristiana (7 giugno 1813).
Spi,5223:T26,5
Ricordatevi d'aver pazienza con voi stessa nei vostri difetti, non lasciateli soltanto regnare nel
vostro cuore, il che è facilissimo, perché nell'istante che manifestate umilmente a Dio il
rincrescimento e li ritrattate nel vostro cuore, subito vi sono perdonati con l'aggiunta ancora d'un
grado di più d'amicizia con Dio, e di gloria in Cielo, e più presto voi lo fate, maggior piacere fate a
Dio, il quale tanto più ama di vedervi presto senza macchia, e presto arricchirvi di quel diamante di
più della sua grazia, e questo non per una sola volta al giorno, ma tutte quante le volte. Oh, se
sapeste quanto piacciono a Dio le due virtù dell'umiltà e della speranza cristiana! (21 febbraio
1813).
Quand'anche vi paia talvolta di essere indifferente al male, e che nulla vi importa, non sgomentatevi
per questo, vivete di fede, regolatevi secondo la fede, i di cui principi siamo tenuti a seguire,
piacciano o non piacciano, egli è quando meritate ancora di più, facendo più onore alla parola di
Dio (6 febbraio 1813).
Farete ogni settimana una meditazione seria sul peccato veniale, per rassodarvi nella risoluzione di
non commetterne mai alcuno deliberato; aggiungete a questa il proponimento di risorgere subito, se
vi accade commetterne alcuno, e questo proponimento l'eseguirete con dire: Mio Dio, l'ho fatta da
quella che sono, fatela ancora voi da quel che siete; mi pento, perdonatemi, aiutatemi, voglio
sempre amarvi con tutto il mio cuore (29 gennaio 1800).
Spi,5223:T27
27. Mortificazioni e penitenze
Quanto all'uso delle mortificazioni esterne e la pratica dell'orazione, prendete per protettore e
consigliere S. Luigi Gonzaga, per quanto però la vostra sanità ve lo permette, e non diversamente.
Spi,5234b:S
Frammento di lettera ad ignoto
1826?
Minuta in AOMV, spostata dalla S. 5,2,7:234 nella S. 5,5,4:367
Spi,5234b:T
[…] Accidentalmente ho veduto il Catalogo.
Ho sentito che il P. giudicava che non ci fosse gran cosa interessante, se ne riservò pertanto
pochissimi libri, che non sono dei più interessanti, abbandonò il restante che pare il più grande e più
in buone condizioni, chiedendo soltanto che gliene diano qualche somma, qualunque sia e a
discrezione. Si pensava quindi farne una libreria pubblica per gli Ecclesiastici in Centallo,
piccolissimo paese, con pochissimi Ecclesiastici, che a mio giudizio non si può permettere, perché
vi sarebbero libri per appestarli (non si può). Forse due terzi sono buonissimi, tra i quali molti
necessari, e tanti eccellenti classici rari. Molti indispensabili per i maestri di ogni scuola. La compra
di pochi di questi paga tutte le spese, e non può essere così considerabile. Molti interessanti in ogni
scienza, e tra questi molti rari, molte opere classiche. Molti cattivi che non si possono lasciare, in
Teologia, in costumi, in massime.
Scriva a M.M. se non ha niente in contrario, che, ben pensato avete determinato di ritirare la libreria
in collegio per secondare, come è giusto, la volontà del Testatore*1, che scrivete pure per dare ordine
al P.P. di assegnare un locale e di mandarla a prendere al più presto di concerto col Marchese. Non
temere di passo falso quanto a S.E. il Marchese, perché gli ho parlato, gli parlerò, e lo prevengo di
quanto scrivo, ed ha piacere che si faccia tutto bene. Non lasciate capire da chi venga, perché non
amo essere compromesso dal P.P.*2, tanto più che già si sono perdute dai Gesuiti, per pura
trascuranza, due altre insigni librerie, una in Torino, l'altra in Genova, da quanto sento dal Teologo
Guala.
[manca la parte finale]
Spi,5234b:*1
Parola di difficile lettura.
Spi,5234b:*2
Parola di difficile lettura.
Spi,5234c:S
Noticina di libri
AOMV, S. 5,2,7:234 (spostato nella S. 5,5,4:367)
Spi,5234c:T
40 Pensateci bene
20 Gerdil
20 Manuale
6 Salazar
Catéchisme
6 Robiano
6 Fénelon
6 Stolberg
20 Piva
6 Laval
6 Pensateci bene francesi
40 Orazioni per la buona morte.
Spi,5238:S
Quadernetto rubrica di massime spirituali del P. Lanteri
1830
AOMV, S. 5,2,7:238
I titoli non sono nell'originale.
Spi,5238:T1
Umiltà – Noverim me
Non si tratta di diventare umili, ma solo di conoscerci quali siamo.
L'umiltà è fondata sulla verità, e non è un atto di virtù, di supererogazione, ma un atto di giustizia.
La giustizia esige che si renda a ciascuno il suo, conviene dunque esaminare e conoscere quello che
è nostro, quello che ci è dovuto, e quello che è di Dio e quello che gli è dovuto, indi dare a ciascuno
il suo.
Onde siccome non ha umiltà colui che si crede di avere del suo e non di Dio qualche bene, e sì
vanagloria, così ha falsa umiltà colui che non vuole riconoscere in sé i beni di cui Dio lo ha
favorito, e quindi non gli è grato, non lo glorifica.
Spi,5238:T2,1
Confidenza – Noverim te
Gesù est sol justitiæ.
Si tolga il sole dal mondo, ed ecco tolta ogni bellezza, ogni splendore, ogni allegria, cessare di
fruttificare, di crescere, di vivere le piante, succedere le tenebre, l'orrore, il gelo. Così tolto Gesù dal
mondo, ecco tolta la Chiesa, tolti i Sacramenti, i Sacerdoti, i sacrifici, il Mediatore, tolte tutte le
grazie, ogni merito, ogni speranza di salute, tolti i libri santi, la parola di Dio, ecco svanire quanto vi
ha di bello e di buono creato in Cielo e in Terra, cessare ogni santità, sostituirsi ogni genere di
peccato, di miseria, vuotarsi il Cielo di abitatori, riempirsene l'Inferno.
Jesus Christus per quem omnia, propter quem omnia; per ipsum, et cum ipso, et in ipso est tibi Deo
Patri omnipotenti in unitate Spiritus Sancti, omnis honor et gloria. Il di Lui nome est nomen quod
est super omne nomen, in quo omne genu flectatur, cælestium, terrestrium, et infernorum.
Questi è quegli che fu ab æterno predestinato, promessoci dalla creazione del mondo, quegli che
sospirarono i Patriarchi, predissero i Profeti, ardentemente aspettavano i Santi tutti dell'antica legge,
quegli che per quattromila anni fu presignato in tante figure, di cui parlavano tutti i sacrifici, tutte le
cerimonie, tutti i libri. Non vi è apice della legge che non indichi Gesù, non v'è figura che non lo
rappresenti, non v'è profezia che non lo denoti.
Spi,5238:T2,2
In quei quattromila anni nessuno si salvò che per la fede nel venturo Messia, già fin d'allora tutte le
grazie si diffondevano nel genere umano per i meriti di Gesù venturo.
L'Eterno Padre comanda agli Angioli e agli uomini di adorarlo. Et adorent eum omnes Angeli ejus
(Ps. 63);
Omnis terra adoret Te et psallat Tibi (Ps. 96).
La Santa Madre Chiesa, che non pensa, che non dice di Gesù? Vorrebbe essere infinita nel lodarlo,
usa tutti i titoli che sa e che può adunare, e titoli non vani, ma reali.
Magnum principium, Deus fortis, Dominator, Princeps pacis, Rex regum, Dominus dominantium,
Rex cui nomen æternum, Rex gloriæ, Pater futuri sæculi, cujus regni non erit finis. Adorabunt eum
omnes gentes, omnes reges terræ servient ei. In ipso salus, vita et resurrectio nostra, per quem
salvati et liberati sumus. Illustre quiddam cernimus, quod nesciat finem pati, sublime, celsum,
interminum, antiquius cælo et chao. Hic ille Rex est gentium etc.
Christus Jesus splendor Patris, et figura substantiæ ejus, portans omnia verbo virtutis suæ,
purgationem peccatorum faciens. Jesus gaudium Angelorum, Rex patriarcharum, inspirator
prophetarum, Magister Apostolorum, fortitudo martirum, lumen confessorum, puritas virginum,
corona sanctorum omnium.
Finalmente confessa la Santa Chiesa di non essere sufficiente a lodare abbastanza Gesù, invita però
i suoi figli a lodarlo quanto possono, poiché non possono lodarlo quanto dovrebbero.
Lauda Sion Salvatorem, lauda Ducem et Pastorem. In hymnis et canticis, quantum potes, tantum
aude, quia major omni laude, nec laudare sufficis.
Spi,5238:T2,3
Di più non fa niente la Chiesa che non principi per Gesù e non termini in Gesù. Se chiede qualche
grazia dalla divina Maestà o se l'adora, egli è per Gesù; se lo ringrazia, se gli offre qualche cosa è
per Gesù. Tutte le sue orazioni le finisce colla clausola: Per Dominum nostrum Jesum Christum, nel
solo sacrificio della Messa ripete detta clausola per lo meno quindici volte.
Di più crede che da Gesù proviene la virtù d'ogni nostra azione, da Lui ogni merito, ordinandoci di
fare ogni cosa a nome di Gesù, di ringraziare l'Eterno Padre per mezzo di Gesù.
Omnia quodcumque facitis in verbo aut in opere, omnia in nomine Domini nostri Jesu Christi
facite, gratias agentes Deo et Patri per ipsum (Col. 3, 17).
Continuamente si occupa di Gesù: ora lo loda nelle ore canoniche, ora se ne serve per Mediatore
nella Messa, nei sacramenti lo adora, da per tutto lo predica, comanda ai suoi ministri che non
parlino che di Gesù, e di Gesù Crocifisso, che sempre c'inculchino le sue parole, i suoi detti, poiché
dice che egli è: Via, Veritas, et Vita.
Quindi sempre intenta a formare in noi l'immagine di Gesù, la forma in noi nel Battesimo, la
corrobora nella Cresima, la nutre nell'Eucarestia, la riforma nella Penitenza, la perfeziona nella
Estrema Unzione.
Filioli mei, quos iterum parturio, donec formatur Christus in vobis (Gal. 4, 19).
Continuamente, in ogni luogo, in ogni tempo, si serve di Gesù come Sacerdote, come Vittima nel
Sacramento dell'Altare.
Continuamente celebra e ci rappresenta sotto gli occhi i misteri della vita e della morte di Gesù.
In ogni luogo gli consacra templi e altari senza numero.
In ogni luogo innalza statue, immagini, Croci: nelle chiese, sugli altari, per le contrade, nelle stanze.
Tre volte il giorno ci avvisa del mistero dell'Incarnazione col suono di campana.
Insomma, è sempre intenta perché Gesù mai non ci parta dal cuore, né dalle labbra il nome di Gesù,
perché continuamente pensiamo a Lui, ci ricordiamo della sua Passione, ci serviamo della sua virtù,
lo amiamo, lo aspettiamo, finché venga un dì in Gloria in qualità di Giudice.
Spi,5238:T3,1
Obbedienza
Obbedienza v. Rogacci 3 p. c. 7, n. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, cap. 8
Sia indifferente nella elezione, risoluta nell'esecuzione, cioè nell'elezione. Dobbiamo avere nessuna
volontà, nell'esecuzione tutta la volontà più ostinata. L'avere della volontà nell'elezione si è farla da
padrone, l'averla solo nell'esecuzione si è riconoscere il dominio in chi lo ha, e considerarci noi
come veri servi.
L'indifferenza nell'elezione deve estendersi non solo riguardo alla cosa comandata, ma anche
riguardo al mezzo che si adopera per avere quest'elezione, il quale dev'essere semplicemente quello
che la Provvidenza ci ha ordinato, e non quello che vorremmo noi, come fa un viandante bramoso
di sapere la vera strada: non gli importa che colui che gli capita per indicargliela sia nobile o plebeo,
paesano o straniero, dotto o ignorante, grazioso o rustico; o siccome a chi unicamente pretende di
eseguire la volontà del principe tanto è l'udirla da lui stesso, quanto dal suo messaggero, e tanto è
l'essere questi uno dei principali, o dei più bassi ministri di corte.
I gradi d'ostinazione di volontà nell'esecuzione vanno del pari con i gradi dell'amore di Dio. Nota
bene che la volontà di Dio è Dio stesso, dunque deve ugualmente amarsi che Dio. Nota bene i pregi
della volontà di Dio. Deve dunque in pratica contenere i frutti dello Spirito Santo: Caritas,
gaudium, pax etc.
Spi,5238:T3,2
L'obbedienza è un atto di fede dei più puri, perché crede ciò che non vede, crede Dio nella creatura,
riconoscendo in essa la sua autorità, credendola come vicaria di Dio, appoggiato solo sulla parola di
Dio.
È uno dei maggiori atti d'ossequio a Dio, rispettando la sua invisibile maestà e autorità perfino nella
persona dei suoi ministri.
È uno dei sacrifici più preziosi, poiché sacrifica l'uomo, non cose distinte da sé, ma se stesso, e ciò
che ha di più suo, e di cui è più geloso, cioè la sua volontà.
N.B. In due modi può il Signore manifestare la sua volontà per mezzo del superiore, cioè o
ispirando al superiore hic et nunc in particolare ciò che vuole dal suddito, oppure dichiarandosi di
volere dal suddito quanto mai di azioni non malvagie, ancorché per suo proprio istinto e senza
speciale ispirazione divina, gli ordinerà il superiore. Ora quest'ultimo è appunto il modo tenuto da
Dio, come pure sogliono fare i Sovrani quando mandano dei Vice Re; perciò convengono tutti che
chiunque, in materia dove non appare peccato, si lascia regolare dai superiori legittimi, ha infallibile
certezza d'esservi regolato da Dio, certezza che non ha più, se si regola a modo suo.
Cornelio mandato a S. Pietro
Saulo mandato ad Anania
Habes Moysem, et prophetas audi illos
Le cose fatte per obbedienza hanno doppia paga (vedi Rogacci p. 3, c. 7, n. 15 ecc.).
Spi,5238:T4,1
Carità verso il prossimo
Rispetto al prossimo.
Imaginis honor ad exemplaris transfertur honorem (S. Basil.) exemplar autem est quod imaginem
efformat, et ex quo quod deducitur fit.
In imagine regis species et forma apparet, et in rege imaginis species, quia quod videtur in imagine,
videtur in rege, et quod in rege, videtur in imagine, ita ut imago et rex unum sunt, illa in rege, rex in
illa (S. Athan.).
Duplex est motus animæ in imaginem (S. Thomas 3 p. q. 25 a. 3), unus quidem in ipsam imaginem
secundum quod res quædam est; alius autem in imaginem secundum quod est imago alterius;
primus motus in imaginem ut est res quædam differt a motu qui est in rem quæ scilicet
repræsentatur; secundus motus qui est in imaginem, in quantum est imago, est unus et idem cum
illo qui est in rem repræsentatam. Sic imagini Christi ut est res quædam e.g. lignum sculptum [vel]
pictum, nulla reverentia exhibetur, sed ei exhibetur ut est imago, et sic sequitur quod eadem
reverentia exhibeatur imagini Christi et ipsi Christo. Non propterea (ib. ad 3) in homine qui est
imago quædam Dei parem adorationis exhiberi cultum, ac ipsi Deo, nam posset esse erroris occasio,
ut scilicet motus adorantis sisteret in homine, in quantum est res quædam, et non referretur in Deum
cujus est imago. Quod non potest contingere de imagine sculpta, vel picta in materia sensibili.
N.B. Quanto ai Superiori come rappresentano essi più da vicino l'autorità di Dio, anzi come
veramente la posseggono per partecipazione da Dio, unde Eph. 6, 1: “Filii, obœdite parentibus
vestris in Domino”; v. 5: “Servi, obœdite dominis carnalibus in timore et tremore, in simplicitate
cordis vestri sicut Christo; non ad oculum servientes, quasi hominibus placentes, sed ut servi
Christi, facientes voluntatem Dei ex animo, cum bona voluntate servientes, sicut Domino, non
hominibus.” Coloss. 3, 22 et seq.: “Servi… quodcumque facitis ex animo operamini sicut Domino
et non hominibus, scientes quod a Domino accipietis retributionem hæreditatis. Christo Domino
servite.”
Spi,5238:T4,2
Amore al prossimo.
Il Signore desidera comunicarsi in tutte le creature per quanto ne sono capaci, e infatti si comunica
pro modo suo a tutte le creature irragionevoli, tanto più poi desidera comunicarsi all'uomo che è
fatto a imagine sua; perciò incomincia ad essere l'uomo (anche peccatore) non solo immagine, ma
anche aliquid Dei nell'ordine naturale, siccome però è fatto capace da Dio d'un ordine
sovrannaturale, quivi è che Dio tanto più desidera comunicarsi, se l'uomo non gli mette
impedimenti. Quindi il giusto si dice consors divinæ naturæ, onde con tutta ragione può dirsi
porzione di Dio per la Bontà e Natura divina comunicatagli da Dio medesimo. Nota bene come
possa dunque amarsi Dio nel prossimo, e il prossimo in Dio. (Quivi la definizione della grazia.)
Nota bene come quindi risulta l'amore di compiacenza, ossia d'amicizia verso il prossimo. A questo
dobbiamo aggiungere l'amore di desiderio, quale deve essere affettivo ed effettivo. Affettivo perché
se amiamo veramente le immagini di Dio, dobbiamo desiderare che rassomiglino sempre più al
prototipo. Effettivo perché il nostro amore affettivo non sarebbe sincero se, potendo, non
procurassimo effettivamente di contribuire alla perfezione di dette immagini per via delle opere di
misericordia spirituale, per cui possiamo procurare beni soprannaturali e spirituali al nostro
prossimo.
Nota bene il pregio di tale operare, poiché così imitiamo Dio, operiamo da Dio, partecipiamo della
sua Bontà ed Onnipotenza, creando, direi, così anche noi nuovi beni sovrannaturali, e partecipandoli
ai nostri fratelli.
Dobbiamo poi anche esercitarci in opere di misericordia corporale, sia perché anche così imitiamo
Dio, sia perché si fa veramente a Dio ciò che si fa al prossimo, e perché Gesù dirà nel dì del
Giudizio: “Nudus etc., infirmus eram et visitastis me etc.”
Nota bene come i peccatori devono amarsi, perché diventino anch'essi aliquid Dei. Vide Sporer.
Motivi, pratica, condizioni dell'amore del prossimo e suoi esempi, vide Rogacci p. 3, c. 13, 14.