Garland o il talento spezzato

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Garland o il talento spezzato
-MSGR - 20 CITTA - 35 - 06/12/13-N:
35
Spettacoli
(C) Il Messaggero S.p.A. | ID: 00070799 | IP: 93.62.51.98
Venerdì 6 Dicembre 2013
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All’Eliseo “End of the rainbow”
protagonista Monica Guerritore
Garland
o il talento
spezzato
MUSICAL
zzecca il personaggio e ce
lo restituisce in tutta la sua
forza “maledetta”. Si gestisce benissimo in panni difficili, quelli di Judy Garland, mito di Hollywood e
diva dal tragico destino, con la guida di un regista, Juan Diego Puerta Lopez, che le evita ogni calligrafismo, spingendo piuttosto il pedale della verità. Va da un abito all’altro, dalla disperazione alla finta
euforia, dall’autoconsapevolezza
A
al desiderio di annientamento,
con la tenera bizzarrìa che deve
aver caratterizzato, nel corso della
sua breve permanenza terrena (la
Garland è morta ad appena 47 anni), ogni minuto di vita della Dorothy del Mago di Oz, incatenata
fin da piccola al proprio talento.
Parliamo di Monica Guerritore,
protagonista del musical di Peter
Quilter End of the rainbow, in scena fino al 15 dicembre all’Eliseo di
Roma. Uno spettacolo completo,
con le giuste imbottiture, che getta in braccio agli spettatori la fragilità e il genio di una donna in-
Addio a Ida Carrara
grande attrice di teatro
moglie di Turi Ferro
IL RITRATTO
i quanto fosse antica la vocazione teatrale della sua famiglia glielo dovevi tirar
fuori a forza. Come a forza
la portavi ad ammettere che, se
non avesse trascorso l’intera vita facendo da spalla al grande
Turi Ferro, suo marito, la gloria
nazionale le sarebbe arrisa molto più largamente.
Ma Ida Carrara, della stirpe
dei Carrara, attori teatrali attivi
in Italia dall’Ottocento (le prime
notizie sul clan risalgono al
1866, anno in cui nasce Giuseppe, padre di Salvatore e nonno
di Tommaso detto Masi), scomparsa ieri a Catania all’età di 85
anni, ha sempre anteposto a sé
stessa il consorte, del quale ha
riconosciuto e ammirato, prima
d’ogni altro, il valore artistico.
Sono stati insieme mezzo secolo
e solo la morte dell’attore e regista, nel 2001, ha interrotto, almeno in palcoscenico, il dialogo
della coppia.
Ida, la più piccola di quindici
figli, era nata durante uno spettacolo: sua madre avvertì i dolori del parto mentre recitava e la
bambina vide la luce in quinta.
D
TRA TEATRO E CINEMA Ida Carrara
VERGA E PIRANDELLO
CON IL MARITO, MA ANCHE
UN LATO MODERNISSIMO
DEL SUO TALENTO
IN TESTI DELLA KRISTOF
E DI CAPPELLANI
Come in quinta fu cullata e nutrita per tutto il periodo dell’allattamento. Le insegnarono a recitare che ancora non scandiva
bene le parole in italiano. Così la
vocazione, nonostante i rifiuti
opposti a copioni e viaggi della
compagnia girovaga di famiglia, le venne quasi per obbligo.
L’INCONTRO
L’incontro con Ferro fu nel
1950. «Pur essendo un bellissimo uomo - raccontava Ida - non
mi colpì subito. Mi lanciava
sguardi da pesce fritto e lo feci
penare più di anno. Poi però lo
vidi recitare. E mi innamorai».
Pietre miliari del suo lavoro accanto al marito, che ha fatto
grande il Teatro stabile di Catania, Il berretto a sonagli e Liolà
di Luigi Pirandello e I Malavoglia di Giovanni Verga. Innumerevoli le partecipazioni a film e
a sceneggiati televisivi. Una delle ultime apparizioni in palcoscenico, qualche anno fa, in Sicilian Tragedi, versione teatrale
dell’omonimo romanzo di Ottavio Cappellani, con la regia del
figlio, Guglielmo Ferro, ha rivelato più di sempre quanto l’attrice fosse capace di un’efficacia
particolare, priva di retorica, in
questo senso poco meridionale,
vicina a certe crudezze e a certe
essenzialità degne di Brecht e di
Bernhard. Del resto, poco più di
un anno dopo la scomparsa di
Ferro, nel monologo di Agota
Kristof La chiave (interpretato
prima in un piccolo teatro del giro off catanese, poi allo Stabile)
Ida aveva già mostrato questo
lato estremamente contemporaneo del suo talento, purtroppo
poco sfruttato. Nell’agosto di
quest’anno aveva ricevuto il premio “Memorial Mariella Lo Giudice”.
Nella vita quotidiana, fino all’ultimo giorno, Ida è stata elegante, femminile, attenta ai dettagli, senza mai dimenticare, assieme al ruolo di attrice, quello
di madre (con Guglielmo ci sono Francesca ed Enza), di nonna di cinque nipoti e di custode
della memoria del marito.
Le esequie si celebrano oggi
alle 15.30 nella Chiesa dei Martiri inglesi a Sant’Agata Li Battiati
(Catania).
R.S.
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Sala Umberto
Oblivion, un “Othello”
tra Verdi e Wagner
DIVA Monica Guerritore nel musical sulle ultime settimane di vita di Judy Garland
quieta, piena di paure, capace di
infilare un matrimonio dietro l’altro nell’illusione di trovare l’uomo
giusto e vivere finalmente serena.
LONDRA
Il testo di Quilter coglie la diva a
Londra, nelle ultime settimane
d’arte e di respiro, quando viene
spinta in scena dall’ultimo fidanzato, Mickey Deans (poi, solo per
poco, suo quinto marito) con l’aiuto di psicofarmaci e alcol. L’azione
entra ed esce dalla suite del Carlton dove Judy e Mickey si barcamenano per simulare agli occhi
del mondo un’opulenza di cui non
godono. I piccoli espedienti per rimandare il pagamento dei conti e
presentare al pubblico ogni sera
un’artista ancora rutilante e ben
vestita si alternano con le notti in
bianco, le crisi di panico, le sbornie e i malori di una donna letteralmente a pezzi.
Molto brava la Guerritore nel traslocare poco a poco da uno stato di
relativo smalto, ad inizio pièce, al
decadimento rapido che conduce
Judy alla morte. Lo strumento vincente glielo offre il regista: è la trasformazione a vista della stanza
d’albergo nel palcoscenico del teatro in cui il pubblico attende ogni
sera la Garland. Una soluzione di
continuità sostenuta abilmente
dai cambi d’abito e dai colloqui
privati e privatissimi della diva
con l’amante (Alessandro Riceci)
e con il fedele pianista gay, Anthony (Aldo Gentileschi). C’è persino una band che suona dal vivo sugli arrangiamenti musicali di Marcello Sirignano. Fantastici costumi di Walter Azzini; scene di Carmelo Giammello.
Rita Sala
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Graziana Borciani, Davide
Calabrese, Francesca Folloni,
Lorenzo Scuda e Fabio
Vagnarelli, ovvero gli
Oblivion, sono in scena al
teatro Sala Umberto di Roma
con il loro nuovo show,
“Othello... la h è muta!”, di
Davide Calabrese e Lorenzo
Scuda, fatto apposta per
esaltare le molte qualità e
l’eclettismo del gruppo.
“Otello”, la tragedia
shakespeariana musicata da
Giuseppe Verdi, che l’ha
portata alle massime altezze
diventa parodia adi buona
razza ddosso al quintetto, che
celebra così il bicentenario del
compositore di Busseto e
quello, concomitante, di
Richard Wagner. Nel giocho
entra pure Rossini, ma fa da
voyeur, mentre gli oblivion
vanno «da Otello a BalOtello in
tutti i modi, in tutti i Mori, in
tutti gli Iaghi, con musica,
passione e intrighi che
intercorrono tra un Cassio e
l’altro». Nel frattempo il letto
dell’innocente, sfortunata
Desdemona diventa «il posto
posto più morbido dove
mettere il naso».
Uno spasso. Da non perdere.